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Omelie del Papa da Santa Marta Anno del Giubileo (5)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 15:44
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20/09/2016 21:23
 
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Francesco: nunzi siano “uomini in uscita”, in dialogo con il mondo


Papa Francesco con i nunzi a Santa Marta - OSS_ROM

Papa Francesco con i nunzi a Santa Marta - OSS_ROM





17/09/2016 




Uscire da se stessi per annunciare il Vangelo in ogni angolo del mondo. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto ai nunzi apostolici che, stamani, hanno partecipato alla Messa mattutina a Casa Santa Marta, in occasione del Giubileo. Il Pontefice ha ringraziato i nunzi per la loro disponibilità a ricominciare il loro impegno in un Paese diverso con gioia ed entusiasmo.

Francesco ha preso spunto dalla parabola del Seminatore per soffermarsi su come i nunzi apostolici seminino la Buona Notizia in ogni parte del mondo. Il Papa ha riconosciuto che spesso la vita dei nunzi è una “vita da zingari” per i loro continui spostamenti:

"Quando si è imparata bene la lingua, uno squillo da Roma e … 'Ah, senti, come stai?' – 'Bene …' – 'Tu sai, il Santo Padre, che ti vuole tanto bene … ha pensato …' – perché queste chiamate, queste telefonate si fanno con zucchero, no? – '… ha pensato a te per questo …'. E fare le valigie, e andare in un altro posto, lasciare amici, lasciare abitudini, lasciare tante cose che uno ha fatto … Uscire da se stesso, uscire da quel posto per andare in un altro. E lì, incominciare'".

"Quando si arriva in un nuovo Paese - ha proseguito Francesco - il nunzio deve compiere un’altra “uscita”: “uscire da se stesso per conoscere, il dialogo, per studiare la cultura, il modo di pensare”.

Seminare la Parola di Dio senza farsi prendere dalla mondanità
Anche, ha detto scherzando, “uscire da se stesso per andare ai ricevimenti, tante volte noiosi”, ma anche “lì si semina”, “il seme è sempre buono, il chicco è buono”. Qualcuno, ha osservato, può pensare che sia un lavoro “troppo funzionale, un lavoro amministrativo pure” che potrebbero fare i laici:

“L’altro giorno, parlando su questo argomento, ho sentito il Segretario di Stato che diceva: “Ma, guardate, nei ricevimenti tanti che sembrano superficiali cercano ‘il colletto’”. E tutti voi, sapete bene che cosa avete fatto in tante anime. In quella mondanità, ma senza prendere la mondanità, ma prendere le persone come sono, sentirle, dialogare … questa è anche una uscita da se stesso del nunzio, per capire la gente, dialogare … E’ croce”.

Gesù, ha soggiunto, “dice che noi, il seminatore semina il chicco, semina il grano e poi si riposa perché è Dio che lo fa germogliare e crescere”. E anche il nunzio, ha affermato, “deve uscire da se stesso verso il Signore che fa crescere, che fa germogliare il seme; e deve uscire da se stesso davanti al tabernacolo, nella preghiera, nella adorazione”.

Ricominciare sempre con gioia ed entusiasmo, anche nelle difficoltà
E’ una “testimonianza grande”, questa, ha ribadito, “il nunzio solo adora Colui che fa crescere, Colui che dà vita”:

“Queste sono le tre uscite di un nunzio: l’uscita fisica, fare le valigie, la vita da zingaro. L’uscita – diciamo – culturale: imparare la cultura, imparare la lingua … ‘Dimmi’ – in quella telefonata – ‘dimmi, tu quali lingue parli?’ – ‘Io parlo l’inglese bene, il francese, me la cavo con lo spagnolo …’ – ‘Ah, bene, bene … Ma senti: il Papa ha pensato di inviarti in Giappone, eh!’ – ‘Ma neppure conosco una lettera, di questi giapponesi!’ – ‘Ma, imparerai!’. Io sono rimasto edificato da uno di voi che prima di presentare le credenziali, in due mesi aveva imparato una lingua difficile e aveva imparato in quella lingua a celebrare: ha ri-incominciato questa uscita con entusiasmo, con gioia. E la terza uscita: la preghiera, la adorazione”.

Grazie ai nunzi per il servizio alla Chiesa, siate sempre in uscita
Questo, ha affermato, “è più forte nei nunzi emeriti”. E’ anche un compito di “fratellanza”, il “nunzio emerito prega di più, deve pregare di più per i fratelli che sono lì, nel mondo”. Ma anche il nunzio che è in carica, ha ripreso, non deve dimenticare questa adorazione, “perché il Padrone faccia crescere quello che lui ha seminato”:

“Tre uscite e tre modi di servire Gesù Cristo e la Chiesa. E la Chiesa ringrazia voi per queste tre uscite. Ringrazia tanto. E anche io, personalmente, voglio ringraziarvi. Tante volte ammiro, quando ricevo, al mattino presto, le vostre comunicazioni: guarda questo come fa bene … Che il Signore vi dia la grazia di essere sempre aggiornati in queste tre uscite, queste tre uscite da voi stessi”.



Papa: ogni mafia è oscura, non copriamo la luce di Dio

Francesco a Santa Marta - ANSA

Francesco a Santa Marta - ANSA

19/09/2016 

Custodire la luce della fede e portarla avanti, non lasciare che venga coperta. E’ l’esortazione che Francesco ha levato stamani durante la Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia da tutta una serie di comportamenti che rischiano di spegnere questa luce ricevuta da Dio: dall’invidia alle liti, dal tramare contro il prossimo al rimandare il bene. Tramare il male, ha detto il Papa, “è mafioso”. “Ogni mafia – ha ammonito – è oscura”.

Lasciare che la luce della fede venga fuori, farla risplendere davanti agli uomini. Papa Francesco ha preso spunto dal passaggio del Vangelo odierno, per soffermarsi sulla luce della fede e sui pericoli che rischiano di spegnerla. “Custodire la luce – ha detto – è custodire qualcosa che ci è stata data come dono e se noi siamo luminosi, siamo luminosi in questo senso: di aver ricevuto il dono della luce nel giorno del Battesimo”. Il Papa ricorda dunque che “nei primi secoli della Chiesa”, come “anche in alcune Chiese orientali” ancora oggi “il Battesimo si chiama l’Illuminazione”.

Ogni mafia è oscura, non rimandare il bene e non approfittarsi del prossimo
Questa luce, è il suo ammonimento, “non va coperta”. “Se tu copri questa luce”, infatti, “divieni tiepido o semplicemente” un “cristiano di nome”. La luce della fede, ha detto ancora, “è una luce vera, quella che ci dà Gesù nel Battesimo”, “non è una luce artificiale, una luce truccata. E’ una luce mite, serena che non si spegne più”. Francesco si è dunque soffermato su tutta una serie di comportamenti che rischiano di nascondere questa luce, rammentando i consigli che il Signore ci offre proprio perché questa luce non diventi oscura. Innanzitutto, ha esortato, “non fare aspettare colui che ha bisogno”:

“Mai rimandare: il bene … il bene non tollera il frigo: il bene è oggi, e se tu non lo fai oggi, domani non ci sarà. Non nascondere il bene per domani: questo ‘va, ripassa, te lo darò domani’ copre fortemente la luce; anche è un’ingiustizia… Un altro modo – sono consigli, questi, per non coprire la luce: non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. Ma quante volte la gente ha fiducia in una persona o in un’altra e questo trama il male per distruggerlo, per sporcarlo, per farlo venire a meno … E’ il piccolo pezzetto di mafia che tutti noi abbiamo alla mano; quello che si approfitta della fiducia del prossimo per tramare il male, è un mafioso! ‘Ma, io non appartengo a …’: ma questa è mafia, approfittare della fiducia … E questo copre la luce. Ti fa oscuro. Ogni mafia è oscura!".

Non invidiare i potenti, il potere e le gelosie coprono la luce
Il Papa ha quindi messo l’accento sulla tentazione del litigare sempre con qualcuno, il piacere di litigare anche con chi non ci ha fatto “nulla di male”. “Sempre – ha constatato – cerchiamo qualcosina per litigare. Ma alla fine stanca, litigare: non si può vivere. E’ meglio lasciar passare, perdonare”, “far finta di non vedere le cose … non litigare continuamente”:

“Un altro consiglio che dà questo Padre ai figli per non coprire la luce: ‘Non invidiare l’uomo violento e non irritarti per tutti i suoi successi, perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia – del Signore – è per i giusti’. E tante volte noi, alcuni, abbiamo gelosie, invidie per quelli che hanno cose, che hanno successo, o che sono violenti … ma ripassiamo un po’ la storia dei violenti, dei potenti … Mah, è tanto semplice: gli stessi vermi che mangeranno noi, mangiano loro; gli stessi! Alla fine saremo tutti uguali. Invidiare, ah! il potere, avere gelosie … questo copre la luce”.

Portare avanti la luce della fede ricevuta gratuitamente da Dio
Di qui, ha detto il Pontefice, il consiglio di Gesù: “Siate figli della luce e non figli delle tenebre; custodite la luce che vi è stata data in dono il giorno del Battesimo”. Ancora, “non nasconderla sotto il letto”, ma “custodire la luce”. E per custodire la luce, ha ribadito, ci sono questi consigli, da mettere in pratica tutti i giorni. “Non sono cose strane – ha sottolineato – tutti i giorni vediamo queste cose che coprono la luce”:

“Che lo Spirito Santo, che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo, ci aiuti a non cadere in queste abitudini brutte che coprono la luce, e ci aiuti a portare avanti la luce ricevuta gratuitamente, quella luce di Dio che fa tanto bene: la luce dell’amicizia, la luce della mitezza, la luce della fede, la luce della speranza, la luce della pazienza, la luce della bontà”.




 

Papa: guerra è vergogna, ad Assisi preghiamo il "Dio di pace"

Papa Francesco alla Messa in Casa S. Marta - OSS_ROM

Papa Francesco alla Messa in Casa S. Marta - OSS_ROM

20/09/2016 

In ginocchio a pregare il Dio della pace, insieme, “oltre le divisioni delle religioni”, fino a sentire la “vergogna” della guerra e senza “chiudere l’orecchio” al grido di dolore di chi soffre. Lo spirito col quale il Papa è partito per Assisi è stato spiegato da Francesco stesso all’omelia della Messa celebrata prima della partenza in Casa S. Marta. 

“Non esiste un dio di guerra”. La guerra, la disumanità di una bomba che esplode facendo morti e feriti, tagliando la strada “all’aiuto umanitario” che non può arrivare a bambini, anziani, malati, è solo opera del “maligno” che “vuole uccidere tutti”. Per questo, è necessario pregare, anche piangere per la pace, tutte le fedi unite nella convinzione che “Dio è Dio di pace”.

Non chiudiamo l’orecchio
Il grande giorno di Assisi, 30 anni dopo Giovanni Paolo II, parte dalla piccola cappella di Casa S. Marta. “Oggi, uomini e donne di tutte le religioni, ci recheremo ad Assisi. Non per fare uno spettacolo: semplicemente per pregare e pregare per la pace”, sono le prime parole del Papa all’omelia. E ovunque, ricorda Francesco – come da lui chiesto in una lettera “a tutti i vescovi del mondo – oggi sono organizzati “raduni di preghiera” che invitano “i cattolici, i cristiani, i credenti e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di qualsiasi religione, a pregare per la pace”, giacché – esclama nuovamente – “il mondo è in guerra! Il mondo soffre!”:

“Oggi la Prima Lettura finisce così: ‘Chi chiude l’orecchio al grido del povero, invocherà a sua volta e non otterrà risposta’. Se noi oggi chiudiamo l’orecchio al grido di questa gente che soffre sotto le bombe, che soffre lo sfruttamento dei trafficanti di armi, può darsi che quando toccherà a noi non otterremo risposte. Non possiamo chiudere l’orecchio al grido di dolore di questi fratelli e sorelle nostri che soffrono per la guerra”.

La guerra parte dal cuore
Noi la guerra “non la vediamo”, sostiene Francesco. “Ci spaventiamo” per “qualche atto di terrorismo” ma “questo non ha niente a che fare con quello che succede in quei Paesi, in quelle terre dove giorno e notte le bombe cadono e cadono” e “uccidono bambini, anziani, uomini, donne…”. “La guerra è lontana?”, si chiede il Papa. “No! E’ vicinissima”, perché “la guerra tocca tutti”, “la guerra incomincia nel cuore”:

“Che il Signore ci dia pace nel cuore, ci tolga ogni voglia di avidità, di cupidigia, di lotta. No! Pace, pace! Che il nostro cuore sia un cuore di uomo o di donna di pace. E oltre le divisioni delle religioni: tutti, tutti, tutti! Perché tutti siamo figli di Dio. E Dio è Dio di pace. Non esiste un dio di guerra: quello che fa la guerra è il maligno, è il diavolo, che vuole uccidere tutti”.

Sentire la vergogna
Di fronte a questo non possono esserci divisioni di fede, ribadisce Francesco. Non basta ringraziare Dio perché magari la guerra “non ci tocca”. “Sì, ringraziamo per questo – dice – ma pensiamo anche agli altri”:

Pensiamo oggi non solo alle bombe, ai morti, ai feriti; ma anche alla gente – bambini e anziani – alla quale non può arrivare l’aiuto umanitario per mangiare. Non possono arrivare le medicine. Sono affamati, ammalati! Perché le bombe impediscono questo. E, mentre noi oggi preghiamo, sarebbe bello che ognuno di noi senta vergogna. Vergogna di questo: che gli umani, i nostri fratelli, siano capaci di fare questo. Oggi giornata di preghiera, di penitenza, di pianto per la pace; giornata per sentire il grido del povero. Questo grido che ci apre il cuore alla misericordia, all’amore e ci salva dall’egoismo.




 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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