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Ultimo Aggiornamento: 15/05/2016 18:45
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  L’acqua benedetta. Un sacramentale in disuso
dal Numero 35 del 8 settembre 2013
di Clara Rossetti

Un elemento tanto “umile, prezioso e casto” è l’acqua. Ancor più impreziosita dalla benedizione del sacerdote, che ne fa un sacramentale, una piccola sorgente di grazia per sé, per le anime purganti e un potente aiuto contro il maligno. Perché non attingervi fervorosamente?

«Laudato, sii, mi Signore, per Sora Aqua, la quale è molto utile et umile et preziosa et casta» (FF 263). 
San Francesco d’Assisi attribuisce all’acqua molta importanza e molte virtù; innanzitutto ringraziando il Signore per averla creata, la definisce molto utile. Noi ci accorgiamo della sua vitale importanza e preziosità, solo quando abbiamo molta sete, o nei periodi di siccità, o quando ci viene a mancare; invece, ne dovremmo sempre tener gran conto e non sprecarla. Ma forse è proprio perché è umile, nascosta e pronta subito a donarsi, che ne sottovalutiamo l’importanza. Ci dice che è preziosa: senza di essa l’uomo non può sopravvivere, e la terra perde la sua fertilità, divenendo una landa desolata. Sorella Acqua è casta: avete mai visto una sorgente di alta montagna? La sua acqua è purissima, di una casta freschezza.

Il Serafico san Francesco ha ringraziato l’Altissimo e Onnipotente Bon Signore di questo grande dono, un dono prezioso per la vita materiale, ma ancor più per quella spirituale: benedetta, infatti, dal sacerdote diventa l’acqua benedetta, un sacramentale oggi in disuso, ma non nel Medioevo...
È possibile immaginare con quale fervore egli avrà pensato all’acqua uscita dal Costato di Cristo, quell’acqua fonte della nostra Salvezza: «E subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19,34). Lo stesso fervore che lo accomuna alla sua parva plantula, santa Chiara d’Assisi, e che ci viene ben descritto da Sora Angeluccia, nel Processo di Canonizzazione: «Avendo una volta la preditta Madre madonna Chiara udito cantare dopo Pasqua vidi aquam egredientem de templo ex latere dextro, tanto se ne rallegrò e lo tenne a mente, che sempre, dopo mangiare e dopo Compieta se faceva dare a sé et alle Sore sue l’aqua benedetta, e diceva ad esse Sore: “Sorelle e figliole mie, sempre dovete recordare e tenere nella memoria vostra quella benedetta aqua, la quale uscì dal lato destro del nostro Signore Iesu Cristo pendente in croce”» (FF 3111).

L’uso di questo sacramentale è andato in disuso, tanto che nelle chiese le acquasantiere sono vuote e, purtroppo, trasandate. Invece, proprio oggi, in cui il mondo è posto ancor più sotto il maligno, ci dovrebbero essere nei luoghi sacri, non acquasantiere, ma vere e proprie botti, con file interminabili di fedeli, pronti ad attingere quest’acqua di vita soprannaturale. 
Purtroppo i sacerdoti contemporanei, sottovalutando l’efficacia della sua potenza, che proviene da Dio e non dall’uomo, benedicono frettolosamente Sorella Acqua Benedetta, quando acconsentono alla richiesta di qualche devoto.

L’acqua, benedetta con il sale esorcizzato e la sua formula speciale, invece, è un potentissimo aiuto contro il maligno, per neutralizzarlo e tenerlo lontano. Si dice che prevenire è meglio che curare una malattia, quanto più nelle malattie dell’anima.

Una volta in tutte le case cristiane, erano appese delle acquasantiere, quasi immancabili nelle stanze da letto; la sera e la mattina, ogni buon cristiano si faceva il Segno della croce con l’acqua benedetta. E le mamme benedivano i loro figli prima che uscissero per andare a scuola, o se partivano per qualche viaggio.
In occasione dei Battesimi, delle Prime Comunioni, delle Cresime o dei Matrimoni, invece di regalare cianfrusaglie o chincaglieria, sarebbe una santa cosa regalare una bella acquasantiera! 
Santa Teresa d’Avila aveva una grande venerazione per l’acqua benedetta; così scrive: «Ho sperimentato molte volte che non c’è mezzo più efficace dell’acqua benedetta per scacciare gli spiriti cattivi, e per impedire che ritornino. Essi fuggono davanti alla croce, ma poi ritornano. Vuol dire che l’acqua benedetta ha una forza speciale e straordinaria. Per me in particolare essa è sempre portatrice di una grande consolazione e la sento in me ogni volta che la uso. Questa non è immaginazione. L’ho provato molte volte e ho esaminato il fatto con attenzione. È come quando uno è bruciato da un’ardente sete e beve un bicchiere di acqua freschissima».

I santi hanno sempre fatto grande uso dell’acqua benedetta, per sé, per benedire le persone, gli oggetti, gli alimenti e per dare un po’ di refrigerio alle anime sante del Purgatorio. In alcuni monasteri, vige ancora oggi l’uso di benedire con l’acqua tutto ciò che la Provvidenza fa arrivare dentro le loro sacre mura, di aggiungerla agli impasti dei dolci che verranno offerti ai benefattori. Sono “santi usi” che sarebbe bene riprendere in ogni famiglia, soprattutto quando qualche membro bestemmia o si è incamminato su strade sbagliate. 
 

Un altro “santo uso” di questo sacramentale, consiste nel versarne qualche goccia, con l’intenzione di dare un po’ di refrigerio alle anime del Purgatorio. In alcuni cimiteri del Nord, vengono poste all’entrata due acquasantiere, con dei rametti di cipresso o di pino; le persone che si recano per far visita ai loro defunti, fanno un Segno di croce con il rametto, con l’intenzione di spargere l’acqua benedetta su tutte le anime dei defunti presenti in quel camposanto. Durante i funerali, poi, o nella camera ardente, vi è sempre un’acquasantiera e tutti quelli che vanno a salutare la salma la benedicono aspergendola con l’acqua santa.
Purtroppo, noi post-moderni sottovalutiamo l’importanza delle benedizioni, e di tutto il bene ad esse legato, e così non siamo capaci di apprezzare le benedizioni dei sacerdoti.

La mistica Caterina Emmerich così scrive: «La benedizione del sacerdote penetra nel Purgatorio e porta refrigerio alle anime come rugiada celeste. Se qualcuno potesse vedere questo, come è capitato a me, certamente farebbe di tutto per procurare loro questo beneficio».

Benedizioni quindi per le anime sante del Purgatorio, ma anche benedizioni per le anime nostre, di noi pellegrini su questa terra; quando incontriamo un sacerdote, chiediamogli sempre una benedizione, personale o per i nostri cari. E possiamo farlo anche quando ci capita di sentirlo al telefono, o attraverso i mezzi di comunicazione, lettere, internet, ecc. La benedizione del sacerdote è efficacissima, le sue mani sono state consacrate per questo; infatti, durante l’Ordinazione sacerdotale il Vescovo le consacra con la seguente formula: «Benedici e santifica, Signore, con la tua unzione queste mani. Tutto ciò che queste mani benediranno sia benedetto, e quello che consacrano sia consacrato e santificato nel nome del Signore Gesù Cristo».

Ad una mistica tedesca che parlava con le anime del Purgatorio, apparve un giorno l’anima di un sacerdote defunto; aveva le mani completamente nere e si trovava in quello stato, perché si era rifiutato di dare benedizioni. Veniva dalla mistica a chiedere preghiere, invitandola a esortare i sacerdoti a non fare il suo stesso errore. Oggi, quante “mani nere” ci saranno in Purgatorio?

Ritornando a Sora Aqua Benedetta, è da notare che in molte apparizioni mariane, la Madonna ha fatto scaturire delle fonti di acqua dalle proprietà miracolose e curative. Il Signore ha voluto riporre nelle sue mani torrenti di grazie materiali e spirituali: «Ecco, io farò scorrere verso di essa [la Madonna], come un fiume di prosperità [le grazie]; come un torrente in piena la ricchezza [la Salvezza] dei popoli» (Is 66,10-14). L’acqua di Lourdes, ad esempio, questo fiume di acqua sgorgato dalla grotta di Massabielle; e tutti i fiumi di grazie scaturiti da quel santuario dei Pirenei, sono gli stessi fiumi di grazie sgorgati alle nozze di Cana, quando l’acqua si è miracolosamente trasformata in ottimo vino, grazie all’intervento, all’intercessione della Madre di Gesù.
A Cana, a Lourdes, a Fatima, in ogni luogo, e soprattutto vicino ad ogni Tabernacolo c’è la Madre di Gesù; noi dobbiamo solo ascoltare ciò che Lei dice: «Fate tutto quello che vi dirà» (Gv 2,5). Allora fiumi di acqua viva inonderanno la nostra anima, e lo Spirito Santo c’insegnerà ogni cosa, cambiando l’acqua in vino buono.





22 gennaio inizia la Novena a san Giovanni Bosco

IL MERAVIGLIOSO SCHERZO DI SAN GIOVANNI BOSCO AI PRETI CHE VOLEVANO CHIUDERLO IN MANICOMIO

Il meraviglioso scherzo di san Giovanni Bosco ai preti che volevano chiuderlo in manicomio

Non solo le autorità civili molestavano il povero don Bosco e tentavano d’impedire lo sviluppo della sua Opera, ma anche i suoi colleghi sacerdoti. Anzi, costoro si erano messi in testa che don Bosco stesse dando i numeri, e che tutto questo affaccendarsi appresso ai ragazzi fosse una vera mania.

Alcuni, infatti, andarono a trovarlo e, con tutta carità, presero a dirgli:

– Caro don Bosco, tu, capiscilo, comprometti il carattere sacerdotale! Con le tue stravaganze, con l’abbassarti a prendere parte ai giochi di quei monelli, con l’accompagnarti con loro per le vie e per le piazze, perdi il tuo decoro, desti ammirazione, ti fai ridere appresso!

E siccome don Bosco, sicuro dell’Opera sua, dava segno di non essere persuaso della logica di quegli avvisi, essi andavano continuando:

– Ma tu hai perso la testa! Non ragioni più! Povero e caro don Bosco, non bisogna ostinarsi…Tu non puoi fare l’impossibile! Non vedi che anche la Provvidenza è contraria alla tua opera e che non trovi nessuno che ti voglia affittare un locale?

– Oh la Provvidenza! – esclamò a questo punto don Bosco alzando le mani al cielo -, la Provvidenza mi aiuterà! Lei mi ha inviato questi ragazzi e io non ne respingerò neppure uno, ritenetelo bene! Voi siete in errore, la Provvidenza farà tutto ciò che è necessario. E poiché non mi si vuole affittare un locale, ne fabbricherò uno io con l’aiuto di Maria Santissima. Vi saranno vasti edifizi, con scuole, laboratori, officine, di ogni specie, spaziosi cortili e porticati…una magnifica chiesa. E poi, anche chierici, catechisti, assistenti, professori, capi d’arte, e numerosi sacerdoti. Vedrete, vedrete…

All’udire tali parole, quei suoi amici si sentirono profondamente commossi. Essi vi vedevano una prova certa della pazzia del loro amato collega, e se ne andarono crollando il capo e ripetendo fra loro:

– Poveretto! Davvero gli ha dato di volta il cervello! Occorre subito provvedere.

Don Bosco attendeva gli eventi, pronto a ogni più dura lotta.

Quei tali, presi gli accordi con la Curia Vescovile, andarono a parlare col direttore del manicomio. Ottenuto un posto al creduto pazzo, due di loro, i più svelti e coraggiosi, accettarono di eseguire il pietoso disegno.

Presero a nolo una vettura chiusa, si recarono all’abitazione di don Bosco e, fatti i primi convenevoli, lo invitarono a una passeggiata dicendogli:

– Un po’ d’aria ti farà bene, caro don Bosco; vieni, abbiamo qui una carrozza che ci aspetta.

Il Santo si avvide subito del gioco che gli volevano fare, ma accolse l’invito esclamando:

– Corbezzoli!…una carrozza!…Evviva la carrozza!….Veramente non ci sono assuefatto, ma via!…andiamo.

Giunti alla vettura, lo invitarono a entrare per primo; ma egli si scusò dicendo:

– No! Sarebbe una mancanza di rispetto per parte mia. Favoriscano loro per primi.

Quelli salirono senza alcun sospetto, persuasi che don Bosco li avrebbe seguiti; ma egli, appena li vide dentro, chiuse con fragore lo sportello, gridando al cocchiere:

– Presto!…al manicomio!!!Il vetturino sferza il cavallo, e più veloce che non si dica, giunge alla mèta ove, trovato il portone spalancato e gli infermieri pronti in attesa, entra di corsa.

Il custode chiude prontamente il portone; gli infermieri circondano la carrozza, aprono gli sportelli e invece di un pazzo ne vedono due.

Quantunque entrambi protestassero energicamente, furono condotti al piano superiore, ed essendo assenti medici e direttore, perché era l’ora del mezzogiorno, dovettero adattarsi a pranzare coi ricoverati. Solo verso sera, chiarito l’equivoco, poterono essere messi in libertà.

La cosa fece in un baleno il giro della città, e da quel giorno si corressero le idee nei riguardi del Santo, e l’ammirazione verso di lui s’accrebbe assai.





[Modificato da Caterina63 22/01/2016 12:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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