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Non esiste il diritto ad avere un figlio ma si ha il dovere di tutelarlo nei suoi diritti

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2017 19:35
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Sesso: Femminile
30/01/2016 00:48
 
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Adozioni gay: il ‘No’ di una figlia cresciuta da due ‘papà

 
 

Quando si parla di unioni civili, inevitabilmente, si parla di bambini. Sì, perché il vero obiettivo delle lobby Lgbt sono le adozioni gay: arrivare alla possibilità di “mettere al mondo” (lo mettiamo tra virgolette perché per fare un bambino servono, e serviranno sempre, due persone di sesso diverso!) e crescere un bambino già orfano di madre o di padre.

Le conseguenze della privazione di una delle due figure genitoriali di riferimento (ne abbiamo parlato qui e qui) sono, in Italia, un tema ancora abbastanza sconosciuto, dal momento che i piccoli cresciuti da coppie omosessuali non hanno ancora raggiunto l’età per poter raccontare la loro esperienza.

All’estero, però, le testimonianze di ragazzi e ragazze cresciuti in coppie omogenitoriali sono molte. Il portale Aleteia ha recentemente ospitato il racconto di Dawn Stefanowicz (della quale avevamo già parlato qui), residente in Canada, dove il matrimonio gay è consentito dal 2005.

La donna è autrice del libro Out From Under: The Impact of Homosexual Parenting, in virtù del quale “Più di 50 figli adulti cresciuti da genitori LGBT si sono messi in contatto con me e hanno condiviso le mie preoccupazioni sul matrimonio e la genitorialità omosessuali. Molti di noi lottano con la propria sessualità per via dell’influenza dell’ambiente familiare in cui sono cresciuti“.

Dawn Stefanowicz lamenta la forte restrizione di libertà di parola che si è verificata in Canada da quanto è stato introdotto il matrimonio gay: dirsi contrari è diventato pressoché impossibile, pena “[…] conseguenze disciplinari o il licenziamento o si può essere perseguiti dal Governo“.

Ma le parole che più colpiscono sono quelle che narrano gli aspetti che l’hanno interessata più da vicino, nella sua intimità di bambina. Scrive infatti la donna: “I bambini non sono beni da poter staccare in modo giustificabile dai genitori naturali. Nelle famiglie omosessuali, i bambini negheranno spesso il proprio dolore e fingeranno di non sentire la mancanza di un genitore biologico, sentendosi pressati a esprimersi positivamente per via della politica che circonda le famiglie LGBT. Quando i bambini perdono un genitore biologico per morte, divorzio, adozione o tecnologia riproduttiva artificiale, sperimentano un vuoto doloroso. È lo stesso per noi quando il nostro genitore gay porta nella nostra vita il/i proprio/i partner dello stesso sesso, che non potrà/potranno mai sostituire il nostro genitore biologico […] Le madri e i padri apportano doni unici e complementari ai propri figli. Contrariamente alla logica del matrimonio omosessuale, il genere dei genitori conta per il sano sviluppo dei figli. Sappiamo, ad esempio, che la maggior parte degli uomini in carcere non ha avuto il padre in famiglia. I padri, per loro natura, assicurano identità, instillano direzione, danno disciplina, confini, e costituiscono un esempio per i figli, ma non possono far crescere i figli nel proprio grembo o allattarli.Le madri allevano i figli in modi unici e benefici che non possono essere sostituiti dai padri. […] Il matrimonio omosessuale non solo priva i bambini dei propri diritti alla genitorialità naturale, ma dà allo Stato il potere di non tener conto dell’autorità dei genitori biologici, il che significa che i diritti genitoriali vengono usurpati dal Governo“.

I bambini hanno naturalmente bisogno di avere una mamma e di un papà. E ne hanno tutto il diritto. Così come tutti i cittadini dovrebbero avere il diritto di parlare del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna senza timore di essere tacciati quali “omofobi” e di subire conseguenze anche pesanti solo in virtù del loro pensiero.

Coloro che oggi, in Italia, parlano di matrimonio gay, stepchild adoptioin e utero in affitto si basano forse troppo sui propri desideri e, di contro, negano i diritti altrui e il dato di natura. Tuttavia dall’estero arrivano già tutti i segnali di cui ci sarebbe bisogno per capire che il Bel Paese, più che arretrato è fortunato: può sfruttare l’esperienza altrui per dire “No”, e fermarsi in tempo. Anche se il timore della nostra Redazione è che, a breve, dovremmo anche noi dire col Morandotti che “La storia insegna che la storia non insegna nulla“…

Chiudiamo ancora con le parole di Dawn Stefanowicz, che vogliono essere un appello alla coscienza di ciascuno: “Sono una dei sei figli adulti di genitori gay che di recente hanno presentato degli amicus brief alla Corte Suprema statunitense chiedendole di rispettare l’autorità dei cittadini di mantenere la definizione originaria del matrimonio: un unione tra un uomo e una donna con l’esclusione di tutti gli altri, di modo che i figli possano conoscere i propri genitori biologici ed essere cresciuti da loro“.

 

Redazione Papaboys (Fonte www.provita.it)





Il tracollo mentale profetizzato da Chesterton

Il problema di oggi non è la decadenza morale, ma è quella caratteristica del pensiero unico profetizzata da Chesterton: «Le cose vengono decise tramite associazioni di idee invece di ricorrere ad argomentazioni basate sulla realtà»

di GIUSEPPE ZOLA

Il genio spesso è anche profetico. L’ho pensato rileggendo un passo del grande Chesterton, laddove scrive che «il mondo moderno ha subito un tracollo mentale, molto più consistente del tracollo morale. Le cose vengono decise tramite associazioni di idee invece di ricorrere ad argomentazioni basate sulla realtà». Il nostro G.K.C. sosteneva circa novanta anni fa ciò che sta avvenendo ai nostri giorni, nei quali pare che si sia perso proprio il ben dell’intelletto: oggi non si ragiona più sulla base di dati di fatto, ma solo con slogan che allontanano dalla verità della realtà.

Un caso esemplare è dato dall’uso assolutamente irrazionale che si sta facendo della parola “diritti”. Il “diritto” dovrebbe riguardare aspetti attinenti alle dimensioni essenziali della vita di ogni uomo e di ogni donna, come la vita, l’educazione, il lavoro, l’abitare, la salute. Per «associazioni di idee», invece, oggi ogni desiderio o, peggio ancora, ogni capriccio viene fatto assurgere a diritto e pertanto la nostra vita sociale si è riempita di “diritti”, con i quali, senza più pudore, si pretende di sconvolgere l’ordine naturale delle cose. E non solo, si pretende di sconvolgere la mente di interi popoli, che credono di diventare moderni per il solo fatto di adeguarsi a quelli che i salotti culturali (?) chiamano, appunto, diritti.

Così, è diventato diritto delle donne quello di interrompere il corso di una vita nascente già in essere, mettendolo al posto del dovere di custodire con delicatezza quella stessa vita. E’ diventato diritto quello di avere a tutti i costi un figlio, anche quando la struttura biologica di una persona non lo permetterebbe, abbandonando così sia la realtà che il buon senso. Sta diventando diritto, secondo la pazzia del momento, la possibilità di scegliere il proprio sesso, indipendentemente dal proprio assetto fisico ed in questo caso tale diritto sfida non solo la realtà, ma lo stesso Creatore: è la bestemmia più moderna. Che fare di fronte a questa valanga di pseudo-diritti?

Ancora Chesterton ha scritto che «la fede cattolica, che preserva sempre le virtù fuori moda, in questo momento è sola nel difendere l’intelligenza indipendente della persona». C’è, allora, una strada: quella di porre resistenza a questa invasione di sedicenti diritti, ponendosi, credenti e non credenti, alla sequela di quella esperienza bimillenaria che, pur tra molti errori e molti peccati, preserva comunque sempre la verità e la realtà della persona. Il cristianesimo non bara. Non illude la gente e, soprattutto, non la prende in giro. Dice pane al pane e vino al vino. Non scambia i capricci dell’istinto dell’uomo con i diritti civili.

Molti si lamentano dell’epoca attuale, mostrando nostalgia per i “nostri tempi” e si lamentano soprattutto degli aspetti morali della nostra decadenza. Probabilmente sbagliano, perché ha ragione Chesterton: il tracollo è «mentale» prima che morale. E’ dalle idee e dalla testa che nascono tutte le cose buone, ma anche tutte le pazzie che si intromettono nella storia umana. E’ culturale il vero problema e si sbaglia a sottovalutare tale dimensione della vita: e, in questo, rischiano di sbagliare sia i cattolici che i liberali. Personalmente, cerco di sbagliare il meno possibile e, per questo, sabato prossimo 30 gennaio, sarò a Roma al Family Day, per dare il mio piccolo contributo (ma se siamo in tanti il contributo sarà grande) ad evitare al mio Paese un grave «tracollo mentale».



[Modificato da Caterina63 30/01/2016 12:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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