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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Il ritrovamento di Gesù adolescente al Tempio Lc 2, 41-52

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2016 11:41
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GESÙ TRA I DOTTORI NEL TEMPIO: «FIGLIO, PERCHÈ CI HAI FATTO QUESTO?»

Una domanda che ci possiamo porre è come interpretare più precisamente, anche da un punto di vista psicologico, questo fermarsi di Gesù tra i dottori nel tempio. Che cosa può essere successo esattamente? E perché?

Autore Giovanni Cavalcoli OP
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Giovanni Cavalcoli OP




[…] Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.  Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» [Cf. Lc 2, 41-52. Testo intero QUI].



Albrecht Durer, Gesù tra i dottori (1506)
Albrecht Durer, Gesù tra i dottori(1506)

Uno degli episodi della vita di Cristo di più difficile interpretazione, ma ricco di insegnamenti, è quello del suo colloquio con i dottori nel tempio di Gerusalemme, dopo essersi sottratto improvvisamente per ben tre giorni, senza preavvertire, alla custodia di Maria e di Giuseppe [Cf. Lc 2, 41-51]. Scomparso Gesù, la prima cosa che viene in mente a Maria e a Giuseppe è di cercare Gesù tra «i parenti e i conoscenti» [v.48]: un’idea di umano buon senso, ma che non è all’altezza di capire dove potesse essere veramente Gesù: a Gerusalemme, nel tempio! E di fatti, ecco che questa idea arriva, e Gesù è ritrovato. Dove infatti maggiormente Cristo può abitare se non nel tempio? Nel Tabernacolo della Santissima Eucaristia? Lì siamo certi di trovarlo. Se dunque scompare, lì andiamo a cercarlo.

La prima domanda che possiamo porci in questo problematico episodio a proposito della condotta apparentemente strana e conturbante di Gesù, è come mai Egli non ha pensato di avvertire i genitori che si sarebbe fermato a lungo – tre giorni – al tempio per intrattenersi con i dottori. Non possiamo supporre in Gesù una volontaria scorrettezza o alzata di testa nei confronti dei genitori, come potrebbe fare un qualunque ragazzo indisciplinato e sconsiderato. D’altra parte, le parole della Madre, «angosciata», sanno di rimprovero: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» [v.48].Tuttavia, sarà meglio interpretare questa domanda come ― direbbe Santa Caterina da Siena ― una semplice seppur “ansietata” richiesta di spiegazioni. La domanda, del resto, non nasce da sdegno, ma appunto da angoscia, sentimento naturalissimo, che prova una madre normale per la per prolungata assenza del figlio improvvisamente scomparso senza alcun avviso. Ella, conoscendolo come figlio buono, premuroso e obbediente, non pensa ad un atto sconsiderato di irriverenza verso i genitori, ma è portata a temere che gli sia successa una disgrazia. Non si può escludere, peraltro, nei genitori, un elemento di ansietà per il timore che al Figlio potesse essere capitata qualche disavventura.

Galleria degli Uffizi - Disputa di Gesù con i dottori del Tempio
Galleria degli Uffizi – Disputa di Gesù con i dottori del Tempio

La chiave interpretativa, che illumina il senso del misterioso episodio, come è da attendersi, è data dalla risposta di Gesù stesso in forma di contro-domande: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Anche queste parole a tutta prima sanno di rimprovero. Ma non è pensabile che Gesù rimproveri i suoi genitori. Semplicemente richiama alla loro memoria cose che con ogni probabilità aveva già detto loro e che avrebbero potuto ricordare al momento della sua scomparsa e durante la sua prolungata assenza. Cose delle quali però evidentemente si erano dimenticati. Quali cose? Probabilmente appunto l’avvertimento che sarebbe potuto accadere quello che poi è effettivamente è successo al pellegrinaggio a Gerusalemme. È come dunque se Gesù avesse detto loro: “Non dovevate cercarmi. Avreste dovuto ricordarvi che io devo occuparmi delle cose del Padre mio. Io non sono solo figlio dell’uomo, ma anche dell’Altissimo. Infatti, vi avevo preavvisato che sarebbe potuta accadere una cosa del genere. Dovevate attendere tranquillamente che io tornassi da solo, per conto mio”. Invece, con le parole «tuo padre e io ti cercavamo» [v.48], è evidente che Maria non ha in mente la paternità celeste del Figlio. Avverte in questo momento se stessa come mamma e sposa. È chiaro che qui per lei adesso «tuo padre» è Giuseppe. Ma Gesù in questo momento ignora questa paternità umana e ne invoca un’altra: quella che maggiormente gli interessa: «il Padre mio», ossa il Padre celeste. Maria e Giuseppe, che, ritrovando Gesù, si erano «stupìti» (v.48), adesso rimangono interdetti. Non capiscono.

Questo episodio mostra con chiarezza come Maria e Giuseppe hanno fatto un cammino di fede, per il quale, pur sapendo che Gesù era il Figlio dell’Altissimo, solo gradualmente hanno imparato a scoprire il mistero del loro Figlio. Benché Maria avesse avuto dall’Angelo la rivelazione che Ella sarebbe stata Madre dell’Altissimo, qui non pare essere all’altezza della situazione. In tal modo Maria è al nostro fianco nei nostri passi incerti, tentennanti, deboli e dubbiosi; Ella, ci prende per mano e ci guida maternamente là dove Ella è ormai arrivata.

Dalle parole di Maria possiamo capire dunque che i genitori non hanno capito la spiegazione data da Gesù: «Ma essi non compresero le sue parole» [v.50]. Stiamo attenti che quel «non compresero» non significa «non ci capirono nulla», come potrebbe capitare a me se qualcuno mi parlasse in cinese o mi dicesse cose senza senso, dove non c’è nulla da capire. Queste parole invece si riferiscono al mistero della divina Figliolanza di Gesù: una verità certamente oscura, perché trascende i limiti della ragione umana; eppure, nel contempo, luce salvifica della ragione. Quindi quel «non capirono» non è l’atteggiamento dispiaciuto, scettico e infastidito, per non dire offeso, tipico di genitori davanti a scuse inconsistenti addotte da un figlio scapestrato, che si lancia in una scappatella da casa senza alcun preavviso o ragionevole motivo. Al contrario — e questo emerge esplicitamente dal comportamento di Maria — Ella, come ormai era sua abitudine davanti ai misteriosi e preziosi fatti del Figlio [2,19], «serbava tutte queste cose nel suo cuore» [v.51]. Maria è il modello della Chiesa, che, lungo la storia, conserva fedelmente il tesoro di verità e di grazia, che le ha affidato lo Sposo.

Gaspare Landi - Gesù disputa con i dottori nel Tempio. Palazzo Farnese
Gaspare Landi – Gesù disputa con i dottori nel Tempio. Palazzo Farnese

Come osserva Santa Edith Stein, grande indagatrice e maestra delle qualità della donna, è virtù tipicamente femminile la custodia delle cose e dei segreti propri dell’uomo che ama. Quando ella è fecondata, custodisce nel suo seno il germe ricevuto, fino a farlo diventare quell’essere umano, che un giorno darà alla luce. Analogamente a Maria, la Chiesa custodisce nella storia e spiega sempre meglio agli uomini i tesori della Parola di Dio. Ecco il progresso dogmatico.

In questo custodire nel cuore e meditare la Parola di Dio, Maria è il modello anche del teologo e dell’anima contemplativa, che si rinsalda nelle sue convinzioni di fede, le approfondisce, ricava nuove conclusioni, formula nuovi propositi e nel contempo rimane aperta, come dice il Santo Padre Francesco, alle «sorprese di Dio», che si possono in un primo momento scontrare con la nostra limitatezza, ma poi, davanti alla nostra fiduciosa accoglienza, manifestano la loro infinita sapienza.

Una domanda che ci possiamo porre è come interpretare più precisamente, anche da un punto di vista psicologico, questo fermarsi di Gesù tra i dottori nel tempio. Cosa può essere successo esattamente? E perché? Leggiamo: «lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte» [vv. 46-47].

Come avviene nei fenomeni mistici di alta intensità, Gesù nel tempio è stato probabilmente rapito dalla bellezza dei misteri di suo Padre e si è dimenticato persino dei suoi genitori e che passavano non solo le ore, ma i giorni. Che stima di Gesù per i dottori della legge! Quelli stessi, anche se probabilmente non le stesse persone, che un giorno pronunceranno la sua condanna. Allo stesso modo, il fascino divino di questo misterioso ragazzo deve aver colpito ed impressionato profondamente quei buoni, onesti e sapienti dottori, per cui al contatto reciproco tra queste anime sante ed innamorate di Dio, scoccò, se così posso esprimermi, una divina scintilla, che sprigionò un incendio mistico di divino amore. Si scatenò così una travolgente e irrefrenabile dialettica, una circolarità spirituale, per la quale Gesù e i dottori andavano a gara nello stimolarsi vicendevolmente nelle elevazioni celesti. Chi poteva più badare al tempo e alla realtà circostante?

Gesù tra i dottori del tempio - Giovanni Battista Beinaschi
Gesù tra i dottori del tempio– Giovanni Battista Beinaschi. Castello di Racconigi.

Gesù dava segni di un’intelligenza straordinaria e lo si può ben capire. Facciamo invece fatica a comprendere come Egli potesse fare delle domande ai dottori, Egli, Sapienza incarnata. Forse che già da allora li metteva alla prova, come avrebbe fatto in età adulta? O forse che proprio era desideroso di conoscere la loro opinione? O si dilettava di vedere in quelle menti elette un riflesso della divina sapienza? O forse che intendeva sollecitarli a riconoscere il Messia? Un cosa ci pare certa: che in questo sacro colloquio non emerge nulla di polemico come invece apparirà degli scontri di Gesù adulto con i farisei e dottori della legge.

Nella sobrietà di linguaggio del racconto lucano, quale meraviglioso esempio troviamo di dialogo spirituale ridotto all’essenziale: la domanda e la risposta! Volesse Dio che anche nei nostri dibattiti teologici e religiosi si respirasse questo clima di profonda comunione e ad un tempo di libera differenziazione nell’atmosfera arricchente, rasserenante, entusiasmante, pacificante e beatificante della verità! L’episodio misterioso, che ha messo alla prova Maria e Giuseppe, si conclude nella quotidiana normalità: Gesù “partì dunque con loro, tornò a Nazareth e stava loro sottomesso” [Lc 2,51]. Come un qualunque buon ragazzo obbediente in via di formazione, “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” [ibid.].

La divinità torna a nascondersi dietro l’umanità, dopo che l’umanità è scomparsa davanti alla divinità, in una continua alternanza di momenti infinitamente distanti tra di loro, tanto da sembrare contradditori e incompatibili, un fenomeno unico in tutta l’umanità, caratteristico invece della persona e della vita terrena di Cristo. Anche nella nostra vita cristiana succede che Cristo improvvisamente ed inspiegabilmente si sottragga e sembri scomparire, senza che possiamo comprendere o immaginare dove Egli possa essere e quindi come cercarlo e come raggiungerlo, né sapere quando, come e dove riapparirà.


Varazze, 27 dicembre 2015

Festa della Santa Famiglia





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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DALLE “SCAPPATELLE” DI GESÙ AL NATALE MUTATO DA SACRO MISTERO IN SENTIMENTALISMO SOCIALE

Lungi dal fare una scappatella tipica degli adolescenti e chiedendo per essa, forse, persino scusa ai genitori, già a dodici anni Gesù manifesta uno stile di vita che richiede la nostra comprensione. Per comprendere è però necessario partire da un fondamentale dato di fede: Egli è il Verbo di Dio fatto uomo, non un ragazzino turbolento.

Autore Padre Ariel
Autore
Don Ariel S. Levi di Gualdo




I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme [Lc 2, 41-52. Testo intero QUI]

Presepe donato da papa Francesco a Lampedusa
Giuseppe e Maria raccolgono un profugo sulla barca. Presepe donato dal Sommo Pontefice Francesco a Lampedusa [vedereQUIQUI]

Lungi dal fare una scappatella tipica degli adolescenti e chiedendo per essa, forse, persino scusa ai genitori [cf. QUI, min. 6,30], già a dodici anni Gesù manifesta uno stile di vita che richiede la nostra comprensione. Per comprendere è però necessario partire da un fondamentale dato di fede: Egli è il Verbo di Dio fatto uomo, non un ragazzino turbolento.

Nel mondo ebraico di cui Gesù è figlio devoto, all’inizio dell’adolescenza comincia l’età degli obblighi di Legge, il primo dei quali è quello di prestare ascolto al Signore, che ha la priorità assoluta su ogni altro ascolto; con buona pace degli uomini che, dopo avere ascoltato solo se stessi, scambiano infine la propria volontà per volontà di Dio, imponendola spesso come tale.

Come mai Gesù non dice nulla a Giuseppe e a Maria dell’obbedienza a Lui richiesta da parte del Padre? Forse perché essi devono sperimentare in questa circostanza un senso di angoscia, come se attraverso di essa Dio avesse voluto saggiare la loro fede. Ogni uomo sarà messo alla prova dal Signore, come recita il Salmista: «Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte» [Sal 118].

gesù bambino profugo
Una volta, sopra il Divino Infante, troneggiava nel presepe la scrittaGloria in excelsis Deo! Ma ecco che l’immancabile Don Vitaliano Della Sala l’ha sostituita così: “Ora sono profugo, perché non mi accogli?”[vedere QUI]

La domanda rivolta da Maria: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo», non va letta come un rimprovero, neppure tenero, ma come una domanda che richiede una luce come risposta. Maria, che circa tredici anni prima aveva ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele [Cf. Mt 1, 18-25. Lc 1,26-37] sa bene chi è suo Figlio, per questo domanda luce chiedendogli il motivo della sua scelta di rimanere in Gerusalemme. Gesù risponde alla tipica maniera dei Maestri della Legge, ossia con un domanda: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». E qui bisogna notare che nella cultura ebraica dell’epoca, solo coloro che erano rivestiti di autorità e autorevolezza, sapienza e scienza, potevano permettersi di rispondere con delle domande ad una domanda a loro posta, non certo un figlio adolescente a un quesito a lui rivolto da un genitore. E, comprendendo sia l’amore sia l’umana apprensione dei genitori, Gesù li invita a riflettere che il suo vivere e agire sarà sempre una espressione di compimento della «volontà del Padre mio» [Cf. mia meditazione sulla volontà del Padre,QUI]. Tra il Padre e Gesù Cristo non vi sono mediatori umani, c’è la consustanzialità, come recitiamo nella professione di fede, c’è il mistero del figlio generato non creato della stessa sostanza del Padre.

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… e una barca carica di profughi approda anche nel presepe del Seminario di San Miniato [vedereQUI]

Maria presta ascolto anche se sul momento non comprende la risposta del Figlio. Forse la Beata Vergine Maria, l’Immacolata Concezione, colei che dallo Spirito Santo fu toccata attraverso un dono di grazia unico nella storia del genere umano, acquisirà comprensione piena solo sotto la croce, dove la sua anima è trafitta da una lancia, mentre la lancia di metallo del centurione squarcia il petto di suo figlio.
Sotto la croce Maria non domanderà più, ascolta e fa la volontà del Padre che Gesù le manifesta, divenendo Madre dell’umanità, ed appresso, nella Pentecoste dello Spirito Santo, Madre della Chiesa che fonda il proprio essere ed esistere sul mistero della risurrezione del vero Dio e vero uomo, che oggi è il bimbo di Betlemme, domani il giovane appena adolescente che discute con i dottori nel tempio [cf. Lc 2, 41-45], poi il Gesù alle rive del fiume Giordano dinanzi Giovanni il Battista [cf. Mc 1,9-11. Mt 3,13-17. Lc 3,21-22]. Poi il Gesù che compie il miracolo del vino a Cana [cf. Gv 2,1-11], che risuscita dalla morte l’amico Lazzaro [cf. Gv 11, 1-44], che scaccia con virile severità i mercanti dal tempio [cf. Mc 11,15-19. Mt 21,12-17. Lc 19, 54-48. Gv 2, 12-25], che perdona la peccatrice pentita che stava per essere lapidata [cf. Gv 8, 1-11], che istituisce nell’ultima cena il sacerdozio e il mistero del suo corpo e del suo sangue [cf. Mt 26,20-30. Mc 14,17-26. Lc 22,14-39. Gv 13, 1-20], che si offre come agnello immolato per lavare il peccato dal mondo [cf. Gv 1,29].

Questo Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo, il Cristo glorioso che oggi siede alla destra del Padre e che un giorno tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti [cf. Simbolo di fede]. Un mistero che prende vita a Natale e che si manifesta attraverso la vita pubblica del Signore Gesù che rivela in modo corporeo e fisico il mistero della sua divinità nella risurrezione e ascensione al cielo. Questo è il Cristo Dio che avremmo dovuto annunciare come mistero della fede in questi giorni, se il Natale, fuori, ma purtroppo anche dentro la Chiesa, non fosse stato mutato in altro: in festa della pacedella solidarietà,dell’incontro tra i popolidella fratellanzadel dialogo tra uomini di diverse religioni e via dicendo …

vignetta presepe
… e chi più ne ha, più ne metta.

… negli scorsi giorni al Natale sono stati dati i titoli più disparati, mentre persino dalle cattedre di certi nostri vescovi, oggi tanto sociali e tanto di “periferia”, in pochi hanno annunciato il sublime mistero della incarnazione del Verbo di Dio fatto uomo. Altro che la festa dei profughi,della legalità, della lotta contro le mafie!

Oggi, festa della Santa Famiglia, dovrei forse parlarvi della famiglia? Semmai della famiglia europea, o di quella della società occidentale in generale? Quale famiglia, dunque? Le famiglie delle convivenze di prova che costituiscono ormai l’ottavo “sacramento”, che è il “sacramento” del rifiuto delle assunzioni di responsabilità? Ma si, dai, proviamoci, così vediamo se và, in fondo, prima è bene provare a giocare al marito e alla moglie; come se il gioco alla irresponsabilità e alla mancata assunzione di responsabilità avesse mai maturato e fatto crescere qualcuno. O dovrei forse parlarvi della famiglia costituita a tal punto sull’amore e sulla fiducia che per prima cosa, gli sposi, firmano subito per la separazione dei beni? Ora, cerchiamo di capire: mica si sa come va a finire, perché un conto è giocare a fingere l’amore eterno, un conto dire sei la donna della mia vita, altra faccenda il correre invece certi rischi patrimoniali. E l’amore eterno verso la donna della propria vita per molti uomini finisce sempre dove comincia la pelle del loro portafoglio.

Poi ci sono le famiglie allungate, quelle allargate, quelle annacquate … ci sono persino le parodie luciferine della famiglia: le famiglie alternative, quelle gay-lesbo, quelle multisessuali-creativo-sessuali e via dicendo …

bara
ciò che resta della famiglia europea?

La famiglia occidentale pare un cadavere dentro la bara che marcia verso il cimitero, con i maschietti sui tacchi a spillo mascherati da fatine appresso al carro funebre assieme alle lesbiche incattivite vestite da maschiacci, tutti quanti radunati in un grande gay-pride a suonare la marcia funebre al funerale della famiglia. Un po’ come il funerale del Natale sulle parole del canto “Tu scendi dalle stelle”, mutato anch’esso in marcia funebre, visto che dalle stelle pare sia disceso di tutto: l’amico dei poveril’amico dei profughil’uomo della pacedella solidarietàdel dialogo tra le religioni, di un non meglio precisato amore da telenovela sentimentale … tutto è disceso da queste benedette stelle, proprio di tutto, meno che il Verbo di Dio fatto uomo che su questa terra ha fondato per mistero di grazia una sola Chiesa affidata a Pietro [cf. Mt 16,14-18] la cui unica fede noi professiamo attraverso un solo battesimo.

E che la grazia di Dio assista in modo particolare noi preti ed i nostri vescovi, nella fiduciosa speranza che un giorno possa avere pietà di noi, sempre più colpevoli di spegnere la luce per “accendere” le tenebre del nulla; le tenebre di quella banale e demagogica stupidità che da sola si parla, da sola si risponde, di se stessa si compiace, convinta di essere il Divino Verbo, mentre giorno dietro giorno dimentica l’annuncio del Mistero del Verbo di Dio Incarnato.

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Testo tratto in parte dall’omelia del 27 dicembre 2015

Festa della Santa Famiglia





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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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