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Il Segreto ammirabile del Rosario di San Luigi M. Grignion de Montfort

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2016 11:45
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 Cari Amici, dopo avervi offerto il Trattato della vera Devozione a Maria con la scheda per la preparazione mensile all'Atto di Consacrazione a Maria - vedi qui - veniamo ora ad un altro piccolo libretto del santo che quest'anno ricordiamo per i 300 anni dalla morte (28 aprile 1716): il segreto ammirabile del Santo Rosario.

 Il Segreto Meraviglioso del Santo Rosario

Ne 'Il Segreto Meraviglioso del Santo Rosario' San Luigi Maria Grignon de Montfort, parla di questa  mirabile preghiera, coinvolgendoci sempre di più nell’amore per la Madonna. 

Il testo del libro comprende una introduzione nella quale il Montfort si rivolge ai sacerdoti, ai peccatori, ai devoti e ai bambini per intessere le lodi della preghiera del santo rosario e invitare tutti a recitarlo.

Successivamente, come il Rosario, il testo è diviso in decine. Ciascuna decina si compone di dieci "rose". Di rosa in rosa,  il nostro santo  traccia, attraverso racconti tratti da vari autori, l’origine di questa forma di devozione e descrive l’atmosfera miracolosa in cui essa si sviluppò nel corso dei secoli.
Il Montfort comunica così la bellezza, il potere e l’efficacia del Rosario e propone dei Metodi per recitarlo bene.

La lettura di questo libretto potrà aiutare molte persone a pregare il Santo Rosario  in modo più consapevole e gioioso.

Per rendere, questo sussidio, maggiormente fruibile, in occasione della Festa della Madonna di Fatima, Regina Mundi ve ne presenta una versione AUDIO letta dai visitatori del sito, in MP3 scaricabile, da poter essere ascoltata nei tempi e nei luoghi a voi più confacenti.

Murillo Madonna del Rosario

INTRODUZIONE

ROSA BIANCA

AI SACERDOTI

[1] Ministri dell'Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire.
Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi; essa è veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l'ha data, e l'ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell'altra. I santi l'hanno messa in atto ed i sommi Pontefici l'hanno autorizzata.
Felice il sacerdote e direttore d'anime al quale lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell'anima grazie in abbondanza per far di lui strumento della loro gloria; con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicando in parecchi anni.

[2] Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri; dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria dell'eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò. Imitiamo l'Apostolo che conosceva e predicava soltanto Gesù, il Cristo Crocifisso. Noi lo faremo predicando il santo Rosario che, come vedrete in seguito, non è una serie di Pater e di Ave ma un compendio divino dei misteri della vita, della passione, della morte e della gloria di Gesù e di Maria.
Se sapessi che l'esperienza personale concessami dal Signore circa l'efficacia della predicazione del Rosario per convertire le anime, potesse persuadervi a divenirne apostoli, nonostante la tendenza contraria dei predicatori, vi racconterei le conversioni meravigliose che ho ottenuto predicando il Rosario; ma mi limito a riferirvi, in questo compendio, qualche fatto antico e ben provato. Solo ho inserito, per vostra utilità, parecchi testi latini, presi da buoni autori, che comprovano ciò che spiego al popolo in lingua Volgare.



ROSA ROSSA

AI PECCATORI

[3] A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa, rosa, arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.
Empi e peccatori impenitenti gridano continua-mente: Coroniamoci di rose (Sap 2,8). Anche noi cantiamo: coroniamoci con le rose del santo Rosario.
Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre, Le loro sono i piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite è corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né mai s'infradiceranno. Tra cento, mille anni la loro bellezza splenderà come oggi.
Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono col pentimento all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.

[4] Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna: 1) per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di Gesù nell'incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la sua corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in cielo dalla SS. Trinità; 2) per ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte, la corona di gloria in paradiso.
Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l'enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché - lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio - diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati. Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi peccatori convertiti per virtù del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.
Dio solo.



ROSETO MISTICO

ALLE ANIME PIE

[5] Anime devote ed illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia ch'io vi offra un piccolo rosaio mistico, venuto dal cielo, perché lo trapiantiate nel giardino della vostra anima; esso non nuocerà ai fiori odorosi delle vostre contemplazioni. E', molto profumato e tutto divino: non guasterà affatto l'ordine delle vostre aiuole: purissimo e ben ordinato esso porta tutto all'ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo si innaffia e lo si coltiva a dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si estende tanto che non solo non ostacola tutte le altre devozioni, ma le conserva e le perfeziona. Voi che siete spirituali mi capite! Questo rosaio è Gesù e Maria nella vita, nella morte, nell'eternità.

[6] Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di Gesù e di Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in bocciolo ricordano l'infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate rappresentano Gesù e Maria nella sofferenza, le rose completamente schiuse mostrano Gesù e Maria nella gloria e nel loro trionfo. La rosa rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù e Maria nei misteri gaudiosi; punge con le sue spine: eccoli nei misteri dolorosi; dà gioia con la soavità del profumo: eccoli infine nei misteri gloriosi.
Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina; piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario; coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all'apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l'adorabile Gesù al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.
Dio solo.



BOCCIOLO DI ROSA

AI BAMBINI

[7] A voi bambini, offro un bel bocciolo di rosa. E', uno dei piccoli grani della vostra corona che a voi sembra una cosa da poco. E invece quant'è prezioso questo grano! quanto è ammirabile questo bocciolo! e come si aprirà interamente se recitate con devozione l'Ave Maria! Consigliarvi di recitare un rosario tutti i giorni sarebbe domandarvi l'impossibile; ma almeno dite con molta attenzione e ogni giorno la corona di cinque decine che e come una ghirlanda di rose che ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella storia e non dimenticatela.

[8] Due sorelline stavano sull'uscio di casa a recitare devotamente il rosario, quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la condusse con sé. La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra piangente in casa per avvertire che hanno rapito la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, fin che alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che la Signora, alla quale diceva il suo Rosario, l'aveva condotta in un bel luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano l'accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay (ANTOINE BOISSIEU, S.J., Le chrétien prédestiné par la dévotion à la Ste Vierge, p. 752; QN, pp. 189-190).
Bambini, imitate le due sorelline; come loro recitate ogni giorno il Rosario e meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l'eternità. Così sia.

Che i sapienti e gli ignoranti, i giusti e i peccatori, i grandi e i piccoli lodino, dunque, e salutino giorno e notte Gesù e Maria col santo Rosario. “Salutate Maria che ha faticato molto per voi”(Cf Rm 16,6).

 

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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PRIMA DECINA


L'ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELL'ORIGINE E NEL NOME

ROSA PRIMA

[9] Il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione vocale. La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre. La vocale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater, meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario.
Nella prima parte di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque misteri gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i cinque misteri gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da preghiere vocali e da meditazione per onorare e imitare i misteri e le virtù della vita, della passione e morte e della gloria di Gesù Cristo e di Maria.

ROSA SECONDA

[10] Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica - il Pater e l'Ave - e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.

[11] Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate psalterii.
San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: “Sai tu, caro Domenico, di quale arma si servì la SS. Trinità per riformare il mondo?” - “Signora mia - le rispose - voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi che l'arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio”.
Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All'inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l'uditorio. Il loro spavento crebbe quando videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.
Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.

ROSA TERZA

[12] Questo prodigioso stabilirsi del santo Rosario, che ricorda un poco. il modo con cui Dio promulgo la Legge sul Sinai, mostra con chiarezza l'eccellenza di questa sublime pratica. San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con l'esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo Rosario, ch'egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione.

[13] Un giorno - ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista - il Santo stava in una cappella dietro l'altare maggiore della cattedrale di Notre-Dame a Parigi e recitava il santo Rosario per prepararsi a predicare. La Vergine gli apparve e disse: “Domenico, la predica che, hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che ti pre-sento”. San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in cui è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia la Vergine santa. All'ora della predica sale sul pulpito e, dopo aver detto in lode di san Giovanni Evangelista soltanto ch'egli aveva meritato di essere il custode della Regina del cielo, dichiara all'illustre uditorio dei grandi e dei dottori abituati a discorsi singolari e forbiti, che avrebbe continuato non con le dotte parole della sapienza umana, ma con la semplicità e la forza dello Spirito Santo. E li intrattenne sul Rosario, spiegando loro, parola per parola come avrebbe fatto parlando a fanciulli, il Saluto angelico, servendosi dei pensieri e degli argomenti molto semplici letti sul foglio che gli era stato consegnato dalla Madonna.

[14] Il fatto è stato tolto, almeno in parte, dal libro del beato Alano della Rupe: De Dignitate Psalterii, e così riferito dal Cartagena: Il beato Alano afferma che san Domenico gli disse un giorno in una rivelazione: “Figlio mio, tu predichi, e sta, bene; ma perché tu non abbia a ricercare la lode umana più che la salvezza delle anime, ascolta quanto mi accadde a Parigi. Dovevo predicare nella grande chiesa dedicata alla beata Vergine Maria e volevo parlare in modo ingegnoso, non per orgoglio ma per riguardo alla qualità elettissirna degli uditori. Mentre pregavo, come ero solito per un'ora circa prima del discorso, recitando il Rosario, fui rapito in estasi: vidi la divina Madre, mia amica, porgermi - un libretto e dirmi: "Domenico, per quanto sia ben fatto il discorso che conti di tenere, io te ne porto uno molto migliore". Tutto lieto prendo, il libro, me lo leggo per intero e, come ella aveva detto, vi trovo ciò che bisognava predicare. La ringraziai di cuore. Venuta l'ora di predicare, avevo davanti l'intera Università di Parigi ed un gran numero di signori, informati o testimoni essi pure, delle meraviglie operate dal Signore per mio mezzo. Salgo all'ambone. Era la festività di san Giovanni evangelista, ma dell'apostolo io mi limito a dire che meritò di essere prescelto come custode della Regina del cielo. Poi passai a dire così all'uditorio: "Signori e Maestri illustri; voi siete abituati ad ascoltare discorsi eleganti ed elevati, però oggi non voglio rivolgervi le dotte parole della sapienza umana, ma rivelarvi lo Spirito di Dio e la sua forza"”. E allora, nota Cartagena insieme al beato Alano, S. Domenico, spiegò, con paragoni e similitudini familiari, la salutazione angelica.

[15] Lo stesso beato Alano della Rupe, come riferisce ancora il Cartagena, racconta di parecchie altre apparizioni di Nostro Signore e della Vergine Santa a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più a predicare il santo Rosario perché il peccato sia distrutto e i peccatori e gli eretici si convertano. Ad un certo punto il Cartagena scrive: “Il Beato Alano racconta che la Madonna gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico, e gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che non ti appoggi sulla tua personale sapienza, che lavori con umiltà alla salvezza delle anime e non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti predicatori, invece, usano fin dal principio tuonare contro i peccati più gravi, ignorando che prima di somministrare un rimedio disgustoso bisogna disporre il malato a riceverlo e a profittarne. Per questo devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la preghiera e specialmente il salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare così, senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno. Predica dunque il mio Rosario”.

[16] Ed altrove dice: “Tutti i predicatori, all'inizio del discorso, fanno recitare ai fedeli la salutazione angelica per ottenere il favore divino. Questa usanza proviene da una rivelazione. fatta dalla Vergine a san Domenico: "Figlio mio - gli disse - non meravigliarti se non riesci nella tua predicazione: tu lavori su un terreno non ancora irrigato dalla pioggia. Sappi che quando Dio volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia, cioè la salutazione angelica: in tal modo il mondo fu riformato. Nelle tue prediche esorta dunque a recitare il Rosario e raccoglierai grandi frutti per le anime”. Così fece sempre san Domenico e ciò spiega il pieno successo della sua predicazione".

[17] Mi sono permesso di riferire parola per parola questi passi (tradotti dal latino) di buoni autori per comodità dei predicatori e delle persone istruite che potrebbero mettere in dubbio la meravigliosa efficacia del santo Rosario.
Finché, sull'esempio di san Domenico, i predicatori propagarono la devozione al Rosario, la pietà ed il fervore fiorirono negli ordini religiosi fedeli a questa pratica e nel mondo cristiano. Ma da quando si incominciò a trascurare questo dono venuto dal cielo, si constatò dovunque peccato e disordine.

ROSA QUARTA

[18] Siccome ogni cosa, anche la più santa, quando dipende soprattutto dalla volontà degli uomini, è soggetta a mutamento, non bisogna meravigliarsi se la Confraternita del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio la malizia e l'invidia del demonio che volle arrestare il corso delle grazie di Dio attirate sul mondo da tale devozione.
Infatti la giustizia divina colpì tutti i, regni d'Europa, nel 1349, con la più orribile peste che fosse mai venuta; partita dal Levante si diffuse in Italia, in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria; quasi tutti questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini appena uno sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio seguirono altri due: l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.

[19] Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la Vergine Santa ordinò al Beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan, in Bretagna, di rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario; così, per disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota Confraternita, toccò a un religioso della stessa provincia dove essa era nata.
Per compiere quest'opera il beato Alano incominciò a lavorare nel 1460, specialmente dopo che Nostro Signore - come egli stesso riferisce - gli disse, dall'Ostia Santa mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il Rosario: “Ma come, di nuovo tu mi metti in croce?”.
“Che dite mai Signore?”, rispose il beato Alano, spaventato.
“Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono - soggiunse Gesù - e preferirei venire crocefisso un'al tra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente offeso dai peccati che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e quanto occorre per predicare il Rosario della mia Madre e con questo mezzo istruire, tenere lontane dal peccato tante anime in modo da salvarle ed impedire molti altri mali, ma tu non lo fai e così sei colpevole dei peccati che si commettono”. Questi tremendi rimproveri decisero il beato Alano a predicare senza posa il Rosario.

[20] Anche, la Vergine santa, gli disse un giorno per animarlo sempre più a predicare il Rosario: “Tu sei stato un grande peccatore in gioventù, ma io ottenni da mio Figlio la tua conversione, ho pregato per te ed avrei perfino desiderato, se ciò fosse stato possibile, di soffrire ogni sorta di pene per salvarti, perché i peccatori convertiti sono la mia gloria e per renderti degno di predicare dovunque il mio Rosario”.
S. Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni per mezzo di questa bella devozione gli disse: “Vedi il frutto che ho colto predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e tutti quanti amate la Madonna, se volete attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per mezzo di questo eccellente esercizio del Rosario”.
Ecco, in breve, quanto. la storia ci insegna riguardo alla istituzione del santo Rosario per mezzo di S. Domenico. e al suo ristabilimento per opera del beato Alano della Rupe.

ROSA QUINTA

[21] Strettamente parlando c'è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150 Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti persone che praticano questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del Rosario comune o ordinario, quella del Rosario perpetuo, e quella del Rosario quotidiano.
La Confraternita del Rosario ordinario ne esige la recita una volta alla settimana; quella del Rosario perpetuo, una sola volta all'anno, quella del Rosario quotidiano chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150 Ave Maria.
L'omissione di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale, poiché l'impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è prescritto dagli statuti, senza peraltro venire meno agli obblighi del proprio stato. Perciò, quando un'azione imposta dal dovere di stato coincide o contrasta con la recita del Rosario, deve essere preferita anche se è meno santa del Rosario. Quando, in caso di malattia non lo si possa recitare né intero, né in parte senza aggravare il male, non vi è obbligo di recitarlo. Quando, per obbedienza legittima, o per dimenticanza involontaria, o per urgenza, non è stato possibile recitarlo non v'è peccato, neppure veniale; in tal caso non è mancata nemmeno la partecipazione alle grazie ed ai meriti dei confratelli e delle consorelle che, nel mondo, recitano il Rosario.
Cristiano, se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la partecipazione alle preghiere, alle buone opere, ai meriti della confraternita. Inoltre a causa delle tue infedeltà nelle cose piccole e di libera scelta, cadrai insensibilmente nell'infedeltà alle cose grandi e di stretto obbligo perché “chi disprezza il poco cadrà presto” (Sir 19,1).

ROSA SESTA

[22] Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante: 
1) perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il Verbo Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente; 
2) come la realtà supera la figura e il corpo l'ombra, così il salterio della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l'ombra e la figura.
3) perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il salterio della Vergine ossia il Rosario composto dal Pater e dall'Ave.

Ecco quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena: “L'illustrissimo scrittore d'Aix-La-Chapelle (J. Beyssel) dice nel suo libro La corona di rose dedicato all'imperatore Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano sia di recente invenzione, ma sorse e si diffuse con la Chiesa stessa. Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti celebravano le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di David. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione... Essi pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio (del Rosario) sono inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto.
Per questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di Salutazioni, premettendo ad ogni decina l'orazione. domenicale come avevano visto fare da chi recitava i salmi”

[23] Il Salterio o Rosario della Vergine si compone di tre corone ognuna composta di cinque decine, allo scopo: 
1) di onorare le Tre Persone della SS. Trinità; 
2) di onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo; 
3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante; 
4) di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva; 
5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla' morte e di gloria nella eternità.

ROSA SETTIMA

[24] Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.

[25] Il fratello Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù, recitava il Rosario con tale ardore che vedeva non di rado uscire dalla sua bocca ad ogni Pater una rosa vermiglia e ad ogni Ave Maria una rosa bianca, uguale in bellezza e fragranza, diversa solo nel colore.
Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa.
Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando di molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli, Angeli raccoglievano le rose, una dopo l'altra e le ponevano sul capo della Madonna che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta.
Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine.
Il Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é come un piccolo serto di pic-coli fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria.
Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra, le devozioni.

ROSA OTTAVA

[26] Non è possibile dire quanto la Vergine santa stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnanima nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo recita e, al contrario, quanto sia terribile contro chi lo avversa.
S. Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare la Vergine, predicare la sua grandezza, animare tutti a onorarla col Rosario. A sua volta, la potente Regina del cielo non cessò mai di versare benedizioni a piene mani su questo santo; ne coronò le fatiche con mille prodigi e miracoli, gli ottenne sempre da Dio ciò che egli chiedeva per intercessione di lei; come sommo favore lo rese vittorioso sull'eresia degli Albigesi e lo fece patriarca di un grande Ordine.

[27] E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa devozione? La Vergine santa l'onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote, religioso perfetto ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni dei demoni che lo riducevano ad una estrema tristezza, quasi alla disperazione, ella lo consolava, dissipando, con la sua soave presenza, nubi e tenebre. Fu lei che gli insegnò il metodo per dire il Rosario, l'istruì sulla eccellenza e sui frutti; lo insignì del glorioso titolo di suo novello sposo, e come pegno del suo casto affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei suoi capelli e gli diede una corona.
L'abate Triteme, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarra ed altri parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita del Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle, nelle Fiandre, l'8 settembre 1475.

[28] Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San Giovanni, esimio predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica, gli causò con i maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata dai medici senza speranza di guarigione. Una notte credette di morire quando il demonio gli apparve sotto orride sembianze. Egli alzò lo sguardo verso un'immagine della Vergine posta a capo del letto, e gridò con tutte le forze: “Aiutami, soccorrimi, o mia dolcissima Madre”.
Aveva appena pronunciato queste parole quando la Vergine, dalla sacra immagine, tese la mano e stringendogli un braccio disse: “Non temere, Tommaso, figlio mio, eccomi in tuo aiuto; alzati e continua a predicare la devozione al mio Rosario, come hai incominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi nemici”. Alle parole della Vergine il demonio fuggì, il malato si alzò, perfettamente guarito, ringraziò la Madonna versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario con meraviglioso successo.

[29] La Vergine santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con magnificenza anche chi, con l'esempio, attira gli altri a questa devozione.
Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per incitarli con il suo esempio, senza ch'egli, tuttavia, si obbligasse a recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già morto, ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l'accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il Figlio per intercedere in favore del re. Si prese allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re; la Madonna gettò sull'altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente: “Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali bene e fai penitenza”.
Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.
Che i devoti della Vergine santa si studino di at-tirare il maggior numero possibile di fedeli nella con-fraternita del santo Rosario, ad esempio di questi san-ti e di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna. Chi mi mette in luce avrà la vita eterna (Sir 24,31).

ROSA NONA

[30] Vediamo ora che ingiustizia sia di impedire il progresso della Confraternita del Rosario e con quali castighi Dio ha punito gli infelici che hanno disprezzato e voluto distruggerla. Benché la devozione al Rosario sia stata autorizzata dal cielo con molti prodigi e sia stata approvata dalla Chiesa con bolle pontificie, non mancano neppur oggi libertini, empi e spiriti forti che si adoperano a screditare la Confraternita del Rosario o almeno ad allontanarne i fedeli. E' -facile constatare che le loro lingue sono infette di veleno infernale e che essi sono mossi dallo spirito maligno; nessuno infatti, potrebbe disapprovare il Rosario senza condannare quanto la religione cristiana ha di più pio, cioè l'orazione domenicale, la salutazione angelica, i misteri della vita, della morte e della gloria di Cristo Gesù e della santa sua Madre.
Questi spiriti orgogliosi che non possono soffrire la recita del santo Rosario, cadono, spesso senza avvedersi, nello spirito riprovevole degli eretici che detestano la corona e il Rosario. Avere in orrore la Confraternita è allontanarsi da Dio e dalla vera pietà, dal momento che Gesù Cristo ci assicura di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome. Neppure è da buon cattolico trascurare le tante e grandi indulgenze che la Chiesa accorda alla Confraternita. Ed infine è agire da nemico della salvezza delle anime il distogliere i fedeli dalla Confraternita del Rosario poiché con questo mezzo essi lasciano il peccato e si danno alla pietà.
San Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla Madonna morirà nel peccato e si dannerà (S. BONAVENTURA, Psalterium, lect. 4). Quali castighi non devono attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri dall'esserle devoti!.

[31] Mentre San Domenico predicava questa devozione in Carcassona, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori, allora, lo condussero dal Santo affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato quell'infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi dal castigo e dalla forza del Rosario.

[321 Il dotto Cartagena, dell'Ordine di san Francesco, riferisce con molti altri autori, che nel 1482, quando il venerabile Padre Giacomo Sprenger ed i suoi religiosi lavoravano con grande zelo per ristabilite la devozione e la Confraternita del Rosario a Colonia, due celebri predicatori, gelosi dei grandi frutti che quelli traevano da questa pratica, presero a screditarla nei propri discorsi, e poiché erano di grande talento e godevano larga stima, distoglievano molti dall'entrare nella Confraternita. Uno dei due, anzi, per meglio riuscire nel perverso intento, compose un appropriato discorso da tenere in domenica. Venuta l'ora della predica egli non comparve; lo si attese, lo si cercò e fu trovato morto senza che nessuno l'avesse potuto assistere.
L'altro predicatore, persuase che l'accaduto fosse dipeso solo da cause naturali, decise di supplirlo nella triste impresa di far abolire la Contraternita. Ma all'ora. della predica Dio lo colpì di paralisi che gli tolse il movimento e la parola. Riconoscendo allora la propria colpevolezza e quella del collega, ricorse in cuor suo alla Vergine santa, promettendole di predicare ovunque il Rosario con lo stesso zelo con cui l'aveva combattuto; la supplicò di rendergli a tale scopo le forze e la parola. La Vergine santa l'esaudì; ed egli guarito improvvisamente, si alzò come un novello Saul cambiato da persecutore in apostolo del Rosario. Fece riparazione pubblica della sua colpa e predicò in seguito con zelo ed eloquenza l'eccellenza del santo Rosario.

ROSA DECIMA

[33] Sono certo che gli spiriti forti e critici del nostro tempo, leggendo questi racconti, ne metteranno in dubbio l'autenticità, come sempre usano fare. Eppure io altro non ho fatto che trascriverli da buoni autori contemporanei e in parte da un recente libro del padre domenicano Antonino Thomas, intitolato Il Roseto mistico. Tutti sanno, del resto, che esistono tre specie di fede da prestate ai vari racconti. Agli avvenimenti narrati dalla Sacra Scrittura dobbiamo una fede divina; ai racconti profani che non ripugnano alla ragione e che sono scritti da seri autori, una fede umana, ai racconti pii riferiti da autori ponderati, non contrari alla ragione né alla fede o alla morale, anche se talvolta sono straordinari, dobbiamo una fede pia.
Convengo che non bisogna essere troppo creduli, ma neppure troppo critici e in tutto occorre tenere il giusto mezzo se si vuole scoprire dove sia la verità e la virtù. E sono anche convinto che come la carità crede facilmente tutto ciò che non è contrario alla fede e ai buoni costumi: la carità tutto crede (1Cor 13,7), così l'orgoglio induce a negare quasi tutti i fatti soprannaturali, anche se accertati, col pretesto che non si trovano nelle Sacre Scritture.
E questo è il tranello teso dal demonio nel quale sono caduti gli eretici che negano la Tradizione e in cui cadono senza accorgersene i critici odierni, che non credono ciò che non capiscono o che non conviene loro, a motivo del loro orgoglio e della pretesa sufficienza del loro spirito.

 

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/01/2016 11:13
 
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SECONDA DECINA

ECCELLENZA DEL ROSARIO
NELLE PREGHIERE CHE LO COMPONGONO

ROSA UNDECIMA

[34] Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul Crocifisso della corona, essendo il compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio.
Chi s'accosta a Dio deve credere (Eb 11,6): chi si accosta a Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio.
Non mi dilungherò in spiegazioni sulle formule del Simbolo Apostolico; non posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: Credo in Dio - le quali contengono gli atti di tre virtù teologali, fede, speranza e carità - hanno una meravigliosa efficacia per santificare le anime e vincere il demonio. Quanti Santi con questa professione di fede hanno vinto le tentazioni, specialmente quelle contro quelle virtù, sia in vita sia nell'ora della morte! Esse sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva col dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un eretico, stava per spirare.

[35] Le fede è l'unica chiave che ci apre la comprensione dei misteri di Gesù e di Maria espressi dal santo Rosario; perciò all'inizio occorre recitare il Credo con grande attenzione e devozione, poiché - lo ripeto - più viva e forte è la nostra fede e più il Rosario sarà valido. E questa fede deve essere ardita ed animata dalla carità: in altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna essere in grazia di Dio o per lo meno decisi di riacquistarla; deve essere una fede robusta e costante e cioè: nel Rosario non dobbiamo ricercare il nostro gusto sensibile, la nostra spirituale consolazione, disposti ad abbandonarlo quando fossimo molestati da tante. distrazioni involontarie o da uno strano disgusto nell'anima o da opprimente noia o torpore prolungato nel corpo. Nella recita del Rosario non c'è alcuna necessità, di gusti o di consolazioni, di slanci o sospiri, di lacrime; neppure si richiede una continua applicazione dell'immaginazione: bastano la fede pura e la retta intenzione. E' sufficiente la sola fede! (Inno Pange lingua).

ROSA DODICESIMA

[36] Il Pater o orazione domenicale trae tutta la sua eccellenza dall'autore che non è un qualunque uomo non è un angelo, ma è il Re degli Angeli e degli uomini, Cristo Gesù. “Era necessario - dice san Cipriano - che chi veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse anche come celeste Maestro il modo di pregare” (S. CIPRIANO, De oratione dominica, n. 1-2, PL 4, 537). La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell'ordine, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, è accessibile ai semplici mentre è colma di mistero per i dotti.
Il Pater contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. “E' 'il compendio dei
Vangeli”, dice Tertulliano (TERTULLIANO, Liber de Oratione “Evangelii Breviarium”, c. 1, PL 1, 1255). “Supera tutti i de-sideri dei santi” - dice Tommaso da Kempis (TOMMASO DA KEMPIS, Enchiridion Monachorum, e. 3) - contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei Salmi
e dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo eccellente ed eleva l'anima dalla terra al cielo e l'unisce strettamente a Dio.

[37] San Giovanni Crisostomo (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Homilia XIX in Mattb_ e. 6, PG 57, 278) dice che chi non prega come ha pregato ed insegnato il Maestro, non è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato più che con preghiere formulate dalla sapienza umana, con quella insegnataci da suo Figlio.
Dobbiamo recitare l'orazione domenicale con la certezza che l'eterno Padre la esaudirà perché è la preghiera del Figlio che sempre Egli esaudisce e del quale noi siamo membra. Potrebbe, infatti, un Padre buono rifiutare una richiesta bene concepita e appoggiata sui meriti e sulla presentazione di un così degno Figlio? Sant'Agostino (S. AGOSTINO, Sermo 182 De tempore; o meglio: De Civitate Dei, L. 21, e. 27, PL 41, 748) assicura che il Pater recitato bene cancella le colpe veniali. Il giusto cade sette volte al giorno, ma con le sette domande contenute nell'Orazione domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi contro i suoi nemici.
Questa preghiera è anche breve e facile affinché, fragili e soggetti come siamo a tanti guai, ci sia possibile recitarla più spesso e con più devozione e quindi ricevere più presto l'aiuto desiderato.

[38] Disingannatevi, dunque, anime devote che trascurate l'orazione composta dal Figlio di Dio e da Lui ordinata a tutti i fedeli; voi che stimate solo le preghiere composte dagli uomini, come se l'uomo, anche il più illuminato, sapesse meglio di Gesù come dobbiamo pregare; che cercate nei libri degli uomini il modo di lodare e di pregare Dio quasi vi vergognaste di usare il metodo prescrittoci dallo stesso suo Figlio voi che siete persuasi che le preghiere contenute nei libri sono per i sapienti mentre il Rosario è buono soltanto per le donne, i bambini e la gente del popolo, come se le preghiere che leggete fossero più belle e più gradite a Dio di quelle contenute nell'orazione domenicale! Lasciar da parte la preghiera raccomandata da Cristo Gesù per servirsi di preghiere composte dagli uomini è pericolosa tentazione!
Non disapproviamo le preghiere composte dai Santi per eccitarci a lodare Dio, ma non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla bocca della Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in cerca di ruscelli, che si sdegni l'acqua limpida per bere quella torbida. Sì, perché insomma il Rosario, che si compone della preghiera domenicale e del saluto angelico, è quest'acqua limpida e perenne che sgorga dalla sorgente della Grazia, mentre le altre preghiere cercate qua e là nei libri, sono i rivoli che da essa scaturiscono.

[39] Felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore; meditando attentamente ogni parola, vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno e tutto quanto può desiderare. Con quest'ammirabile preghiera prima di tutto ci cattiviamo il cuore di Dio invocandolo col dolce nome di Padre.
Padre nostro: il più tenero dei padri, onnipotente nella creazione, ammirabile nel conservarla, sommamente amabile nella sua Provvidenza e infinitamente buono nell'opera della Redenzione. Dio è nostro Padre! ma allora noi siamo tutti fratelli, il cielo è nostra patria e nostra eredità. Non basta, forse, questo per ispirarci l'amore di Dio, l'amore per il prossimo, il distacco da tutte le cose della terra?
Amiamo, dunque, un tale padre e ripetiamogli mille volte: Padre nostro che sei nei cieli: tu che riempi la terra e il cielo con l'immensità della tua essenza e dappertutto sei presente; tu che sei nei Santi con la tua gloria, nei dannati con la tua giustizia, nei giusti con la tua grazia, nei peccatori con la tua pazienza sopportatrice, fa' che ci ricordiamo sempre della nostra celeste origine, che viviamo come veri tuoi figli e che tendiamo sempre verso Te solo con tutto l'ardore dei nostri desideri.
Sia santificato il tuo nome! Il nome del Signore è santo e terribile - dice il re-profeta - ed il cielo risuona delle lodi incessanti dei serafini alla santità del Signore Dio degli eserciti - esclama Isaia. Con queste parole chiediamo che tutta la terra conosca e adori gli attributi di Dio tanto grande e santo; che Egli sia conosciuto, amato, adorato dai pagani, dai turchi, dagli ebrei, dai barbari e da tutti gli infedeli; che tutti gli uomini lo servano e lo glorifichino con fede viva. con ferma speranza, con ardente carità, rinunciando ad ogni errore: in una parola, che tutti gli uomini siano santi perché Santo è Egli medesimo.
Venga il tuo regno. Regna, cioè, o Signore, nelle nostre anime con la tua grazia in questa vita affinché meritiamo di regnare con Te dopo la morte, nel tuo regno che è la suprema felicità che noi crediamo, speriamo ed attendiamo, felicità che la bontà del Padre ci ha promesso, che i meriti del Figlio ci hanno acquistato e che i lumi dello Spirito Santo ci rivelano.
La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Nulla certamente sfugge alle disposizioni della divina Provvidenza che ha tutto previsto e tutto disposto ancor prima che qualcosa accada. Nessun ostacolo può deviarla dal fine che si è prefisso; e perciò, quando chiediamo a Dio che si compia la sua volontà non temiamo - dice Tertulliano - che qualcuno possa efficacemente opporsi all'attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto quanto gli è piaciuto di ordinare a nostro riguardo e ci dichiariamo disposti a compiere sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a noi nota nei comandamenti, con la stessa prontezza, amore e costanza con cui gli Angeli e i Santi obbediscono in cielo.

[40] Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Il Signore Gesù ci insegna a chiedere a Dio il necessario alla vita del corpo e dell'anima; con queste parole confessiamo umilmente la nostra miseria e rendiamo omaggio alla Provvidenza dichiarando che aspettiamo dalla sua bontà tutti i beni temporali. Con la parola “pane” chiediamo a Dio lo stretto necessario per la vita; il superfluo ne è escluso. Questo pane lo chiediamo per oggi, cioè limitiamo al giorno presente ogni nostra sollecitudine fiduciosi nella Provvidenza per l'indomani. Ancora: chiedendo il pane di ogni giorno ammettiamo che i nostri bisogni rinascono continuamente e proclamiamo il nostro incessante bisogno della protezione e del soccorso di Dio.
Perdona a noi le offese come noi le perdoniamo a chi ci ha offesi. I nostri peccati - dicono sant'Agostino e Tertulliano - sono debiti contratti con Dio, debiti dei quali la sua giustizia esige il saldo sino all'ultimo centesimo. E noi tutti abbiamo di questi tristi debiti! Però, nonostante le numerose nostre colpe, accostiamoci a lui con fiducia e diciamogli con sincero pentimento: Padre nostro che sei nei cieli, perdona i peccati del nostro cuore e della nostra bocca, i peccati di azione e di omissione che ci rendono assai colpevoli agli occhi della tua giustizia; sì, perdonali perché anche noi, figli di un Padre clemente e misericordioso, perdoniamo per obbedienza e per carità a coloro che ci hanno offeso.
E non permettere che per la nostra infedeltà alle tue grazie noi soccombiamo alle tentazioni del mondo e della carne, ma liberaci dal male che è il peccato, dal male della pena temporale e della pena eterna da noi meritata.
Amen! Espressione molto consolante - dice san Girolamo -; è come il sigillo posto da Dio alla conclusione delle nostre domande per assicurarci che ci ha esauditi; sì, l'avete ottenuto. E' il senso della parola Amen.

ROSA TREDICESIMA

[41] Ogni parola dell'orazione domenicale onora le perfezioni di Dio. Onoriamo la sua fecondità chiamandolo Padre: Padre che generi da tutta l'eternità un Figlio che è Dio come te, eterno, consustanziale, che è una stessa essenza, una stessa potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te: Padre e Figlio che amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi, tre adorabili Persone che siete un solo Dio.
Padre nostro! cioè Padre degli uomini per mezzo della creazione, della conservazione, della redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico dei giusti, Padre magnifico dei beati.
Che sei. Con queste parole ammiriamo l'infinità, la grandezza e la pienezza dell'essenza di Dio che con tutta verità si chiama Colui che è, cioè colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed eternamente; che è l'Essere degli esseri, la causa di tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se stesso le perfezioni di tutti gli altri esseri; che è in tutti con la sua essenza, con la sua presenza, con la sua potenza senza esservi racchiuso. Onoriamo la sua sublimità, la sua gloria e la sua maestà con le parole: che sei nei cieli, cioè come assiso sul trono intento a esercitare la tua giustizia su tutti gli uomini.
Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo la sua santità; ne riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue leggi auspicando che il suo regno arrivi e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci il pane di ogni giorno, crediamo alla sua Provvidenza; chiedendogli la remissione dei nostri peccati, invochiamo la sua clemenza; scongiurandolo di non lasciarci soccombere alla tentazione, ricorriamo alla sua potenza e sperando che ci libererà dal male ci affidiamo alla sua bontà.
Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel mondo per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con questa preghiera che si compiacque Egli stesso di dettare. Dobbiamo perciò recitarla spesso, con at-tenzione e nel medesimo spirito con cui Egli la com-pose.

ROSA QUATTORDICESIMA

[42] Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti delle più nobili virtù cristiane quante sono le parole che pronunciamo.
Alle parole: Padre nostro che sei nei cieli, facciamo atti di fede, di adorazione, di umiltà. Desiderando che il suo nome sia santificato e glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta obbedienza. Chiedendogli il pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di spirito ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di perdonare i nostri peccati, facciamo un atto di contrizione. Perdonando a coloro che ci hanno offeso, esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando l'aiuto nelle tenta-zioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di for-tezza. Aspettando che ci liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente domandando tutte queste co-se non soltanto per noi ma anche per il prossimo e per tutti i membri della Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo nella sua carità che abbraccia tutti gli uomini ed adempiamo al comanda-mento di amare il prossimo.

[43] Detestiamo, poi, tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di Dio, quando, nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di profondo rispetto per la divina presenza e, presi da giusto timore, respingiamo l'orgoglio e ci abbassiamo fino al nulla.
Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d'aver ricevuto da Dio la nostra esistenza per mezzo dei genitori e l'istruzione per mezzo dei maestri i quali tutti - genitori e maestri - quaggiù fanno le veci di Dio e di Lui sono immagini viventi; allora sentiamo anche l'obbligo di onorarli, o per meglio dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e dal contristarli.
Ancora: quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben lontani dal profanarlo; quando consideriamo il Regno di Dio come nostra eredità, rinunciamo ad ogni attacco ai beni di questo mondo; quando chiediamo sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo per noi stessi, rinunciamo all'odio, alle discordie e all'invidia. E quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo la golosità, la voluttà che si nutrono di abbondanza; quando imploriamo con sincerità il perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha offesi, reprimiamo la nostra collera. le nostre vendette, rendiamo bene per male ed amiamo i nostri nemici; quando supplichiamo Dio di non lasciarci cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci. Infine, quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il principio della sapienza: il timore di Dio fa evitare il peccato.

ROSA QUINDICESIMA

[44] Il saluto angelico è tanto sublime e nobile che il beato Alano della Rupe giudicò che nessuna creatura può capirlo: “Solo Gesù Cristo - asseriva - nato dalla Vergine Maria, é in grado di spiegarlo”.
Esso trae la sua eccellenza principalmente dalla Vergine santa alla quale fu rivolto, dallo scopo dell'Incarnazione del Verbo in vista della quale fu portato dal Cielo e dall'arcangelo Gabriele che primo lo pronunciò.
Il saluto angelico riassume nel modo più conciso tutta la teologia cristiana sulla Vergine santa. Ci sono una lode ed un'invocazione. La lode racchiude tutto ciò che costituisce la vera grandezza di Maria e l'invocazione tutto ciò che le dobbiamo chiedere e possiamo attendere dalla sua bontà a nostro riguardo.
La SS. Trinità ne rivelò la prima parte; santa Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vi aggiunse la seconda, e la Chiesa, nel primo Concilio di Efeso (a. 431) ne suggerì la conclusione dopo aver condannato l'errore di Nestorio e definito che la Vergine è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che la Madonna venisse invocata sotto quel glorioso titolo con le parole: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte”.

[45] La Vergine Maria è l'avventurata persona alla quale fu rivolto questo divino saluto per concludere l'affare più importante e più grande del mondo: l'Incarnazione del Verbo eterno, la pace fra Dio e gli uomini e la redenzione del genere umano. Ambasciatore di questo annuncio fu l'angelo Gabriele, uno dei più alti principi della corte celeste.
Il saluto angelico contiene la fede e la speranza dei patriarchi, dei profeti e degli apostoli. E' la costanza e la forza dei martiri, la scienza dei dottori, la perseveranza dei confessori e la vita dei religiosi (Beato Alano). E' il cantico nuovo della legge di grazia, la gioia degli angeli e degli uomini, il terrore e la confusione dei demoni.
Grazie al saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio, le anime dei giusti furono liberate dal limbo, le rovine del cielo vennero riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu perdonato, la grazia ci fu data, i malati sono guariti, i morti risuscitati, gli esiliati richiamati, la Trinità Santa fu placata e gli uomini ottennero la vita eterna. Insomma, il saluto angelico è l'arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia da Dio concesse al mondo (B. Alano).

ROSA SEDICESIMA

[46] Quantunque nulla vi sia di più grande della Maestà di Dio, nulla di più abietto dell'uomo se considerato come peccatore, questa Suprema Maestà non disdegna i nostri omaggi e si tiene onorata quando noi cantiamo le sue lodi. E il saluto dell'Angelo è uno dei cantici più belli con cui noi possiamo glorificare l'Altissimo: “Ti canterò un canto nuovo”.
Questo canto nuovo che Davide predisse sarebbe stato cantato alla venuta del Messia, è appunto il saluto angelico.
C'è un cantico antico e c'è un cantico nuovo.
Il cantico antico è quello che gli Israeliti cantavano in riconoscenza per la creazione, per la conservazione, per la liberazione dalla schiavitù, per il passaggio del Mar Rosso, per la manna e per tutti gli altri favori del cielo.
Il cantico nuovo è quello che i cristiani cantano in ringraziamento per l'Incarnazione e per la Redenzione. Ora questi prodigi si compirono per mezzo del Saluto angelico; perciò noi ripetiamo questo medesimo saluto per ringraziare la SS. Trinità dei tanti e inestimabili suoi benefici. Lodiamo Dio Padre perché amò talmente il mondo da dargli il suo unico Figlio per salvarlo. Benediciamo Dio Figlio perché discese dal cielo sulla terra, si fece uomo e ci redense. Glorifichiamo Dio Spirito Santo perché formò nel seno della Vergine SS. quel corpo purissimo che fu la vittima dei nostri peccati. E' con tali sentimenti di riconoscenza che dobbiamo recitare il saluto angelico, facendo, cioè, atti di fede, di speranza, di amore, di ringraziamento per il beneficio della nostra salvezza.

[47] E' vero che questo nuovo cantico si rivolge direttamente alla Madre di Dio e contiene elogi per lei, tuttavia esso è molto glorioso per la SS. Trinità, perché tutto l'onore che rendiamo alla Vergine ritorna a, Dio, causa di tutte le perfezioni e virtù di Lei. Dio Padre è glorificato perché onoriamo la più perfetta delle sue creature; Dio Figlio è glorificato perché lodiamo la purissima sua Madre; Dio Spirito Santo è glorificato perché ammiriamo le grazie di cui ha colmato la sua Sposa. Come un giorno la Santa Vergine, col suo bel cantico, il Magnificat, rimandò a Dio le lodi e le benedizioni datele dalla cugina Elisabetta per la sua eminente dignità di Madre del Signore, così oggi, ella rimanda prontamente al Signore gli elogi e le benedizioni che noi le diamo con il saluto angelico.

[48] Se il saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso è anche la lode più perfetta che noi possiamo rivolgere a Maria. Santa Matilde desiderava conoscere il modo migliore per testimoniare la tenerezza della sua devozione alla Madre di Dio. Un giorno, rapita in estasi vide la Vergine santissima che portava sul petto a caratteri d'oro le parole del saluto angelico. E le disse: “Sappi, figlia mia, che nessuno può onorarmi con un saluto più gradito di quello che l'adorabile Trinità mi rivolse per mezzo dell'Angelo e col quale mi elevò alla dignità di Madre di Dio. Con la parola Ave, che è il nome di Eva, appresi come Dio con la sua onnipotenza mi avesse preservata da ogni macchia di peccato e dalle miserie alle quali andò soggetta la prima donna. Il nome Maria, che significa Signora della luce, fa capire che Dio mi riempì di sapienza e di luce perché illuminassi, come astro lucente, il cielo e la terra. Le parole piena di grazia mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò talmente di grazie da poter renderne partecipi in abbondanza quanti le domandano per mia intercessione. Dicendomi: Il Signore è con te, si rinnova nel mio cuore l'ineffabile gioia che provai quando il Verbo eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le parole: tu sei benedetta fra tutte le donne, lodo la misericordia di Dio che mi elevò a così alto grado di felicità. Infine, alle parole: e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, tutto il cielo si rallegra con me di vedere mio figlio Gesù adorato e glorificato per aver salvato A mondo”.

ROSA DICIASETTESIMA

[49] Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine Santa al beato Alano della Rupe - e noi sappiamo che questo grande devoto di Maria confermò sotto giuramento le rivelazioni avute - tre sono di maggior rilievo: la prima, che è segno probabile e prossimo di riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l'avversione per il saluto angelico che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la terza che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare la Vergine Santa e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad amarla e servirla finché suo Figlio per mezzo di Lei non li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.

[50] Gli eretici, figli tutti del demonio che portano segni evidenti della loro riprovazione, hanno in orrore l'Ave Maria. Imparano, magari, il Pater, ma l'Ave Maria no: preferirebbero portare sopra di sé un serpe piuttosto che la corona o un rosario. Anche fra i cattolici coloro che purtroppo recano il marchio della riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta.
Quand'anche non prestassi fede alcuna alle rivelazioni fatte al beato Alano, basterebbe la mia personale esperienza per convincermi di questa terribile e pur consolante verità. lo non so, e nemmeno vedo chiaramente come avvenga, che una devozione di così poco valore in apparenza, possa essere segno infallibile di eterna salvezza e il non averla sia segno di riprovazione. Tuttavia, nulla di più vero: vediamo, invero, i seguaci delle nuove dottrine condannate nel nostri tempi dalla Chiesa, trascurare assai, nonostante l'apparente loro grande pietà, la devozione al Rosario e adoperarsi con i più speciosi pretesti a levarla dalla mente e dal cuore delle persone che li avvicinano. Certo, essi si guardano bene dal condannare apertamente, come usano i Calvinisti, la corona, il Rosario, lo scapolare, ma il loro modo di procedere per riuscire nell'intento è tanto più dannoso quanto è più scaltro. Ne parleremo in seguito.

[51] La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera preferita, è la mia pietra di paragone sicura per distinguere quelli che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono nell'illusione dello spirito maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed erano, invece, disgraziatamente ingannate dal demonio; ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l'Ave Maria ed il Rosario ch'essi rigettavano come non meritevoli della loro stima.
L'Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell'anima di un predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di virtù. E più l'anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico.
L'Ave Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli non sia dotato di molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la Vergine santa - come ho già detto - suggerì a san Domenico e al beato Alano come la più efficace per convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata l'abitudine di chi predica - l'afferma sant'Antonio - di recitare un'Ave Maria all'inizio del discorso.

ROSA DICIOTTESIMA

[52] Questo divino saluto attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e di Maria: è infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. “Io amo coloro che mi amano... per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri”. E' quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: “Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro scrigni”. “Chi Semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”
Orbene, recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e glorificare Gesù e Maria?
In ogni Ave Maria rivolgiamo una benedizione a Gesù e una a Maria: “Tu sei benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù!” Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola per bocca dell'Arcangelo. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l'Ave Maria? Sarebbe, forse, la Regina del cielo - si chiedono san Bernardo e san Bonaventura - meno riconoscente, meno giusta delle persone autorevoli ed educate di questo mondo? Tutt'altro: ella le supera anzi in questa virtù come in tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l'onoriamo con rispetto e che ella non ci renda in centuplo. “Maria - soggiunge san Bonaventura - ci saluta con la grazia se noi la salutiamo con l'Ave Maria” (Psalterium, Lect. 4).
Ed allora, chi mai potrà farsi un'idea delle gra-zie e benedizioni che il saluto e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?
Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo ed il bambino che portava in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle benedizioni scambievoli della Vergine Santa, noi pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si riverserà nell'anima nostra.

ROSA DICIANNOVESIMA

[53] Sta scritto: “Date e vi sarà dato” (L, 6,38). Prendiamo il paragone del beato Alano: “Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand'anche tu fossi un mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni favore possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della grazia e della gloria, saluta la Vergine Santa, onora la tua buona Madre!” Chi riverisce la madre è come chi accumula tesori.
Presentale ogni giorno almeno cinquanta Ave Maria; ciascuna contiene quindici pietre preziose, a Lei più gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa non potrai allora aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre, nostra amica; è l'imperatrice dell'universo e ci ama più di quanto tutte insieme le madri e le regine abbiano mai amato un uomo mortale, poiché - dice sant'Agostino - la carità della Vergine SS. sorpassa tutto l'amore naturale di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.

[54] Un giorno Nostro Signore apparve a santa Geltrude. Vedendolo contare monete d'oro, la santa osò chiedergli che stesse conteggiando: “Conto - rispose Gesù - le tue Ave Maria; è questa la moneta con cui si acquista il mio paradiso”.
Il pio e dotto Suarez, della Compagnia di Gesù, stimava talmente il saluto angelico che soleva dire: “Darci volentieri tutta la mia scienza per il valore di un'Ave Maria ben detta”

[55] Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: “Colui che ti ama, o divina Maria, ascolti e si rallegri: il cielo è nell'esultanza, la terra nell'ammirazione ogni volta che io dico: Ave Maria; ho in orrore il mondo, l'amore di Dio regna nel mio cuore quando io dico: Ave Maria; i miei timori svaniscono, le mie passioni si spengono quando dico: Ave Maria; cresco nella devozione, trovo la compunzione quando dico: Ave Maria; si conferma la mia speranza, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave Maria; si allieta il mio spirito, scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria. E' tanto grande la dolcezza di questo amabile saluto, che parola d'uomo non riesce ad esprimerla, e dopo averne detto meraviglie, essa rimane così nascosta e impenetrabile che sfugge ad ogni indagine. E' breve nelle parole ma grande nei misteri! E', più dolce del miele, più preziosa dell'oro. Bisogna averla di continuo nel cuore per meditarla, in bocca per dirla e ripeterla devotamente”.
Lo stesso beato Alano della Rupe riferisce, nel capitolo 690 del suo Salterio, che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a una consorella e le disse: “Se potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche senza molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo tutti i violenti dolori sofferti prima di morire, pur di avere il merito di questa preghiera!”. Si noti ch'ella aveva sofferto atrocemente per anni e anni.

[56] Michele de Lisle, vescovo di Saluzzo, discepolo e collega del beato Alano della Rupe nel ripristinare la pratica del santo Rosario, afferma che il Saluto angelico, devotamente recitato in onore della Vergine Santa, è il rimedio di ogni male che ci potrebbe affliggere.

ROSA VENTESIMA

Breve spiegazione dell'Ave Maria
[57] Ti trovi nell'infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina Maria; dille: Ave, che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza peccato e senza miserie! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.
Sei nelle tenebre dell'ignoranza o dell'errore? Rivolgiti a Maria e dille: Ave Maria, che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà partecipe dei suoi lumi.
Sei smarrito? fuori della via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo ed Ella ti condurrà al porto dell'eterna salvezza.
Sei nell'afflizione? Supplica Maria. Maria vuol dire: mare amaro, colmo di amarezza quand'era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in gioia e le tue afflizioni in consolazioni.
Hai forse perduto la grazia? Onora l'abbondanza delle grazie di cui Dio riempì la Vergine Santa e di' a Maria: Piena di grazia! e dei doni tutti dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.
Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: Il Signore è con Te più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu sei quasi una cosa sola con Lui. Egli, infatti, è tuo Figlio, la sua carne è carne tua. E poiché gli sei Madre, tu hai una perfetta rassomiglianza col Signore ed un reciproco amore. Dille ancora: La SS. Trinità è tutta con te, essendone Tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la custodia del Signore.
Sei forse diventato l'oggetto delle divine maledizioni? Di' a Maria: Benedetta sei tu più di tutte le donne e da tutte le nazioni a causa della tua purezza e fecondità: grazie a Te la maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella ti benedirà.
Hai, forse, fame del pane di grazia, del pane della vita? Avvicinati a Lei che portò il pane vivo disceso dal Cielo; e dille: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, che tu concepisti restando Vergine, portasti senza fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto Gesù che riscattò il mondo schiavo, guarì il mondo ammalato, risuscitò l'uomo morto, ricondusse in patria l'uomo esiliato, giustificò l'uomo colpevole, salvò l'uomo perduto. Senza dubbio l'anima tua sarà saziata del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell'altra. Amen.

[58] Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: Santa Maria, santa nel corpo e nell'anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione al servizio di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una santità eminente quale conviene a tale infinita dignità.
Madre di Dio, che sei anche Madre nostra e nostra Avvocata e Mediatrice, Tesoriera e Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con la Divina Maestà.
Prega per noi, peccatori, tu che hai tanta compassione per i miseri, tu che non disprezzi né respingi i peccatori, senza dei quali tu non saresti la Madre del Salvatore! Prega per noi, ora, durante questa breve, caduca e misera vita; adesso, perché di sicuro abbiamo solo il momento presente; adesso, perché giorno e notte siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.
E nell'ora della nostra morte, così terribile e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite, quando il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal dolore e dal timore; nell'ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli sforzi a fine di rovinarci per sempre; l'ora in cui si deciderà la nostra sorte per tutta l'eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi poveri figli, Madre pietosa, avvocata e rifugio dei peccatori. Allontana da noi, in quell'ora, i demoni, nostri accusatori e nostri nemici, il cui aspetto terribile ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle tenebre della morte. Guidaci al tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per noi affinché ci perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna. Amen. Così sia.

[59] Chi non ammirerà l'eccellenza del Rosario composto di queste due parti: l'Orazione domenicale ed il Saluto angelico? Esiste, forse, preghiera più gradita a Dio e alla Vergine santa? più facile, più soave, più salutare per gli uomini? Teniamo continuamente nel cuore e sulle labbra quelle preghiere per onorare la SS. Trinità, Cristo Gesù nostro Salvatore e la santissima sua Madre.

Al termine di ogni posta sarà bene aggiungere il Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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30/01/2016 11:14
 
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TERZA DECINA

ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELLA MEDITAZIONE DELLA VITA E
DELLA PASSIONE DI N.S. GESÙ CRISTO

ROSA VENTUNESIMA
I quindici misteri del Rosario

[60] Cosa sacra che difficilmente si può comprendere è un mistero. Le opere di Cristo Gesù sono tutte sacre e divine, perché Egli è uomo e Dio insieme; quelle della Vergine sono santissime, perché ella è la più perfetta fra tutte le pure creature. Ben a ragione le opere di Gesù e della sua santa Madre sono dette “misteri” perché sono ricolme delle innumerevoli meraviglie, perfezioni, delle sublimi e profonde istruzioni che lo Spirito Santo rivela agli umili ed ai semplici che le apprezzano.
Queste opere di Gesù e di Maria possono essere chiamate fiori stupendi, il profumo e la bellezza dei quali sono noti soltanto a coloro che si avvicinano ad essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con una attenta e seria meditazione.

[61] San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa in quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali azioni; sono quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e di guida nel nostro modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai nostri passi in questo mondo; quindici specchi luminosi adatti per conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi stessi e per accendere nel nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici fornaci per consumarci totalmente nelle loro celesti fiamme.
Fu la Madonna ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare quando gli ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per far rivivere nei cuori l'amore per Gesù Cristo. L'insegnò anche al beato Alano della Rupe: “La recita di centocinquanta Ave Maria è una preghiera molto utile - gli aveva detto - ed è un omaggio che gradisco immensamente. E questa recita del saluto angelico mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno la meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù Cristo, poiché tale meditazione è l'anima di questa preghiera”. Infatti, senza la meditazione dei sacri misteri della nostra redenzione, il Rosario sarebbe quasi come un corpo senz'anima, una materia eccellente priva di forma, poiché è proprio la meditazione che distingue il Rosario dalle altre devozioni.

[62] La prima parte del Rosario contiene cinque misteri: il primo è l'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine, il secondo è la Visitazione di Maria a santa Elisabetta, il terzo è la Nascita di Gesù Cristo, il quarto è la Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Purificazione della santa Vergine, il quinto, il Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori. Si chiamano gaudiosi questi misteri a causa della gioia che recarono all'universo intero: la Vergine santa e gli Angeli furono inondati di gioia nel felice istante in cui il Figlio di Dio si incarnò; santa Elisabetta e san Giovanni Battista furono ripieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria; il cielo e la terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore; Simeone fu consolato e ripieno di letizia quando ricevette Gesù fra le braccia; i dottori erano rapiti di ammirazione nell'ascoltare le risposte di Gesù. E chi saprà esprimere la gioia di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni di assenza?

[63] La seconda parte del Rosario si compone anch'essa di cinque misteri, detti Misteri dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di piaghe, carico di obbrobri, di dolori e di tormenti. Il primo di tali misteri è la preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi; il secondo, la sua Flagellazione; il terzo, la sua Incoronazione dì spine; lì quarto, la salita di Gesù al Calvario, carico della croce; il quinto, la sua crocifissione e morte sul Calvario.

[64] La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria. Il primo è la Risurrezione di Cristo Gesù il secondo, la sua Ascensione al cielo; il terzo, la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli; il quarto, l'Assunzione della gloriosa Vergine Maria; il quinto, la sua Incoronazione.
Sono questi i quindici fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime pie amano soffermarsi come api sagge per coglierne il succo mirabile e come porre il miele di una solida devozione.

ROSA VENTIDUESIMA
La meditazione dei misteri ci rende conformi a Gesù

[65] Precipua cura dell'anima cristiana è di tendere alla perfeziono: Fatevi, dunque, imitatori di Dio quali figli carissimi (Ef 5,1), ci dice il grande Apostolo.
E' un obbligo, questo, contenuto nell'eterno decreto della nostra predestinazione, essendo l'unico mezzo ordinato per giungere alla gloria eterna.
San Gregorio Nisseno dice graziosamente che noi siamo dei pittori: l'anima nostra è la tela preparata su cui passano i pennelli; le virtù sono i colori che servono per dar risalto alla bellezza dell'originale da riprodurre: Gesù Cristo, immagine viva e rappresentazione perfetta dell'eterno Padre. Come, dunque, un pittore per eseguire il ritratto dal vero si pone davanti all'originale e ad ogni pennellata lo osserva, così il cristiano deve sempre tenere presente la vita e le virtù di Gesù Cristo per dire, pensare e fare soltanto ciò che è conforme ad esse.

[66] Per aiutarci nell'importante opera della nostra predestinazione, la Vergine santa ordinò a san Domenico di esporre ai devoti del Rosario i sacri misteri della vita di Gesù Cristo non soltanto perché adorino e glorifichino Nostro Signore, ma soprattutto perché regolino la loro vita sulle opere e virtù di Lui. Come i bambini, infatti, imitano i loro genitori osservandoli e conversando con loro e ne imparano il modo di esprimersi ascoltandoli parlare; come un apprendista impara l'arte guardando lavorare il maestro, così i fedeli confratelli del Rosario, meditando devotamente le virtù di Gesù Cristo nei quindici misteri della sua vita, diventano somiglianti al divino Maestro con l'aiuto della sua grazia e per l'intercessione della Vergine santa.

[67] Se Mosè ordinò al popolo ebreo da parte di Dio stesso di non dimenticare mai i benefici di cui l'aveva colmato, con maggior ragione il Figlio di Dio può comandarci di imprimere nel nostro cuore e di avere costantemente davanti agli occhi i misteri della sua vita, passione e gloria, poiché questi sono altrettanti benefici dei quali ci favorì e con i quali ci mostrò l'eccesso del suo amore per la nostra salvezza.
“Voi tutti che passate per la via - ci dice - considerate e osservate se ci sono dolori simili ai dolori ch'io ho sofferto per amor vostro. Ricordatevi della mia povertà e del mio annientamento, pensate all'assenzio e al fiele che presi per voi nella mia passione” (Cfr. Lam 1,12; 3,19). Queste parole e molte altre che si potrebbero ricordare, convincono abbastanza dell'obbligo che abbiamo di non contentarci di recitare vocalmente il Rosario in onore di Cristo Gesù e della Vergine santa, ma di recitarlo meditandone i sacri misteri.

ROSA VENTITREESIMA
Il Rosario, memoriale della vita e della morte di Gesù

[68] Gesù, il divino sposo dell'anima nostra, l'amico dolcissimo, desidera che ricordiamo i suoi benefici e li stimiamo sopra ogni cosa. Egli prova una gioia sovrabbondante, come la Vergine e tutti i Santi del Paradiso, quando noi meditiamo devotamente e con affetto i misteri del Rosario che sono gli effetti più evidenti del suo amore per noi e i doni più ricchi ch'egli potesse farei, poiché è proprio per tali doni che la Vergine stessa e tutti i Santi godono della gloria eterna.

La beata Angela da Foligno un giorno pregò Nostro Signore che le insegnasse con quale esercizio avrebbe potuto onorarlo meglio. E Gesù le apparve appeso alla croce e le disse: “Figlia mia, osserva le mie piaghe”. E così ella apprese dall'amabilissimo Salvatore che nulla gli era più gradito quanto la meditazione sulle sue sofferenze. Poi Gesù le mostrò le ferite del capo, le rivelò parecchi particolari dei tormenti patiti, e soggiunse: “Tutto questo ho sofferto per la tua salvezza; che cosa puoi fare tu che uguagli il mio amore per te?”.

[69] Il santo Sacrificio della Messa onora infinitamente la Santissima Trinità perché è rappresentazione della Passione di Gesù Cristo ed è offerta da parte nostra dei meriti della sua obbedienza, delle sofferenze e del sangue suo. L'intera Corte celeste ne riceve, anch'essa, sovrabbondanza di gloria; parecchi autori, con san Tommaso, ci parlano, per lo stesso motivo, della gioia degli Angeli nel vedere i fedeli accostarsi alla comunione sia perché il SS. Sacramento è il memoriale della Passione e della Morte di Cristo Gesù, sia perché con tale mezzo gli uomini partecipano ai frutti della redenzione e assicurano la propria salvezza.
Ora, il santo Rosario, recitato con la meditazione dei misteri, è un sacrificio di lode a Dio per il beneficio della nostra Redenzione; è un devoto ricordo della sofferenza, della morte e della gloria di Gesù Cristo. E' vero, perciò, che il Rosario dà gloria e gioia di sovrabbondanza a Gesù Cristo, alla Vergine santa e a tutti i beati poiché essi nulla desiderano di più importante, per la nostra felicità eterna, che vederci impegnati in un esercizio tanto glorioso per il nostro Salvatore e tanto salutare per noi.

[70] Il Vangelo ci assicura che un peccatore che si converte e fa penitenza procura gioia a tutti gli Angeli. Se per rallegrare gli Angeli basta che un peccatore lasci le vie del peccato e ne faccia penitenza, quale gioia, quale giubilo sarà per l'intera Corte celeste, quale gloria per Gesù stesso vederci qui in terra meditare devotamente e con amore le sue umiliazioni, i suoi tormenti, la sua morte crudele e ignominiosa? Vi può essere, forse, qualcosa di più efficace per commuoverci e indurci a sincera penitenza?
Il cristiano che non medita sui misteri del Rosario dà prova di molta ingratitudine verso Cristo Gesù e rivela d'avere poca stima per quanto il divino Salvatore ha sofferto per la salvezza del mondo. Il suo contegno sembra dire ch'egli ignora la vita di Gesù, che si preoccupa ben poco di sapere ciò che Gesù fece e sofferse per redimerci. Un tale cristiano deve temere assai che, non avendo conosciuto Gesù Cristo o avendolo dimenticato, Egli lo respinga nel giorno del giudizio con quel rimprovero: “In verità ti dico, non ti conosco” (Mt 25,12).
Meditiamo, dunque, la vita e le sofferenze del Salvatore nel santo Rosario, impariamo a conoscerlo bene, a riconoscere i suoi benefici affinché Egli ci riconosca per suoi figli e amici nel giorno del giudizio.

ROSA VENTIQUATTRESIMA
La meditazione dei misteri del Rosario, grande mezzo di perfezione

[71] I santi facevano oggetto principale di studio la vita di Gesù Cristo e ne meditavano le virtù e patimenti: è così che giunsero alla perfezione cristiana.
San Bernardo incominciò da tale esercizio e vi perseverò sempre e fedelmente: “Dall'inizio della mia conversione - egli dice - io feci un mazzetto di mirra, composto dei dolori del mio Salvatore e me lo posi sul cuore pensando ai flagelli, alle spine e ai chiodi della passione e impegnandomi con tutto l'animo a meditare ogni giorno su questi misteri”.
Questo era anche l'esercizio dei Martiri: noi ammiriamo il modo con cui seppero trionfare dei più crudeli tormenti. Ma “donde poteva venire - osserva san Bernardo - la mirabile costanza dei martiri se non dalle piaghe di Gesù Cristo, sulle quali essi frequentemente meditavano? Dov'era l'anima di questi generosi atleti, quando il loro sangue colava e i loro corpi erano straziati dai supplizi, se non nelle piaghe di Gesù Cristo? E quelle piaghe li rese invincibili”.

[72] Anche la santissima Madre del Salvatore meditò durante tutta la sua vita, sulle virtù e le sofferenze del Figlio. Quando, alla nascita di Lui, udì gli Angeli cantare l'inno di gioia, quando vide i pastori adorarlo nella stalla, la sua anima, rapita di ammirazione, meditava su tutte quelle meraviglie: ella paragonava le grandezze del Verbo incarnato al suo profondo abbassamento; la paglia e la mangiatoia col trono e il seno del Padre; la potenza di Dio con la debolezza di un bambino, la sapienza di lui con la semplicità.
La Vergine disse un giorno a santa Brigida: “Quando contemplavo la bellezza, la modestia e la sapienza di mio Figlio, l'anima mia era fuori di sé per la gioia, e quando consideravo che le sue mani e i suoi piedi sarebbero stati trafitti dai chiodi, versavo copiose lacrime e il cuore mi si spezzava per la tristezza e il dolore”.

[73] Dopo l'Ascensione di Gesù, la Madonna trascorse il resto della vita nel visitare i luoghi santificati dal Salvatore con la sua presenza e i suoi tormenti. E ivi meditava sull'eccesso della sua carità e sui rigori della passione. Lo stesso esercizio fece santa Maria Maddalena nei trent'anni che visse solitaria nella grotta della “Sainte-Baume”. San Girolamo dice che questa era anche la devozione dei primi fedeli: “da tutti i paesi del mondo - egli scrive - venivano in Terra santa per imprimersi più profondamente nel cuore l'amore e il ricordo del Salvatore degli uomini, alla vista degli oggetti e dei luoghi consacrati dalla nascita, dalle fatiche, dalle sofferenze e dalla morte di Lui”.

[74] Tutti i cristiani hanno una sola fede, adorano un solo Dio, sperano la stessa felicità nel cielo; tutti conoscono un solo Mediatore, Gesù Cristo; tutti, dunque, devono imitare questo divino modello e perciò considerare i misteri della sua vita, delle virtù e della sua gloria.
E' un errore credere che la meditazione delle verità della fede e dei misteri della vita di Gesù sia solo per i sacerdoti, i religiosi e per coloro che si sono ritirati dai fastidi del mondo. Se i religiosi e gli ecclesiastici hanno l'obbligo di meditare sulle grandi verità della nostra santa religione perché rispondano degnamente alla loro vocazione, i secolari vi sono altrettanto obbligati a causa dei pericoli di perdersi nei quali si trovano ogni giorno. Devono, perciò, armarsi del ricordo assiduo della vita, delle virtù e delle sofferenze del Salvatore che i quindici misteri dei Rosario presentano.

ROSA VENTICINQUESIMA
Tesori di santificazione racchiusi nelle preghiere e nelle meditazioni del Rosario

[75] Nessuno mai potrà comprendere i tesori mirabili di santificazione contenuti nelle preghiere e nei misteri del Rosario. La meditazione dei misteri della vita e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo è sorgente dei più meravigliosi frutti per chi vi si applica. Oggi si vogliono cose che colpiscano, che com-muovano, che producano nell'animo impressioni profonde. Ma esiste mai al mondo una storia più commovente di quella stupenda del Redentore che si dispiega al nostro sguardo in quindici quadri che ricordano le grandi scene della vita, morte, gloria del Salvatore del mondo? Quali preghiere sono più eccellenti e più sublimi dell'orazione domenicale e dell'Ave dell'Angelo? In esse sono racchiusi tutti i nostri desideri, tutti i nostri bisogni.

[76] La meditazione dei misteri e delle preghiere del Rosario è la più facile fra tutte le orazioni poiché la varietà delle virtù e degli stati di Gesù su cui a mano a mano si riflette, ricrea e fortifica in modo ineffabile lo spirito e impedisce le distrazioni. I sapienti trovano in queste formule la dottrina più elevata, i semplici le istruzioni più familiari.
Prima di elevarsi al grado più sublime della contemplazione bisogna passare per questa facile meditazione. Tale è il pensiero di san Tommaso d'Aquino (S. Th, IIa IIae p. 182, art. 3); è il consiglio ch'egli suggerisce quando dice che bisogna prima allenarsi come in -un campo di battaglia con l'acquisto di tutte le virtù di cui abbiamo il modello perfetto nei misteri del santo Rosario. E', infatti, proprio in quella meditazione - dice il dotto Cajetano -che otterremo l'intima unione con Dio, senza la quale la contemplazione è soltanto un'illusione capace di sedurre le anime.

[77] Se i falsi illuminati dei nostri giorni, i quietisti, avessero seguito questo consiglio, non avrebbero subìto tante vergognose cadute né causato tanti scandali. E' singolare illusione del demonio credere che esistano preghiere più sublimi del Pater e dell'Ave, e abbandonare queste preghiere divine che sono sostegno, forza e custodia dell'anima.
Convengo che non, sempre è necessario recitarle vocalmente e che la preghiera interiore è, in certo senso, più perfetta della vocale: ma vi assicuro che è molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria iniziativa la recita del Rosario col pretesto di una più perfetta unione con Dio. L'anima sottilmente orgogliosa, ingannata dal demonio meridiano, si sforza quanto le è possibile per elevarsi interiormente al grado sublime dell'orazione dei Santi, disprezza e trascura, perciò, i tradizionali metodi di preghiera che giudica buoni solo per le anime ordinarie; chiude da sé medesima l'orecchio al saluto di un Angelo e perfino alla preghiera composta da Dio e da Lui praticata e comandata: Voi pregherete così: Padre nostro (Mt 6,9. 53 Il Montfort pone in nota il testo seguente di S. CATERINA DA SIENA, Rivelazioni: “ Chiunque, giusto o peccatore, ricorre a Lei con devoto rispetto non sarà mai né deluso né divorato dal demonio dell'inferno”). E in tal modo cade da illusione in illusione, da precipizio in precipizio.

[78] Credimi, caro confratello del Rosario, vuoi tu arrivare ad un alto grado di orazione, senza affettazioni e senza i pericoli di cadere nelle illusioni del demonio, tanto comuni nelle persone pie, recita tutti i giorni, se puoi, il Rosario intero o almeno una parte. Può darsi che, per grazia di Dio, ci sei già arrivato: allora, se vuoi restarci e progredire nell'umiltà, conserva la pratica del santo Rosario; una anima fedele alla recita quotidiana del Rosario, infatti, non sarà mai formalmente eretica né potrà essere ingannata dal demonio: è, questa, un'affermazione che sottoscriverei con il mio sangue.
Se, poi, Dio, per sua misericordia, ti attira a sé mentre dici il Rosario, tanto potentemente come fece con alcuni Santi, lasciati pure attirare, abbandonati a
Lui, lascia che Egli operi e preghi in te, e a modo suo reciti in te il Rosario; e questo ti sarà sufficien-te e per la giornata. Se invece sei solamente nella con-templazione attiva o orazione ordinaria di quiete, di presenza di Dio e di affetto, allora hai ancor meno motivo di tralasciare il Rosario poiché, ben lontano dal farti retrocedere nell'orazione e nella virtù, esso ti sarà di meraviglioso aiuto, vera scala di Giacobbe dai quindici gradini per i quali salirai di virtù in vir-tù, di chiarezza in chiarezza e giungerai facilmente, senza illusioni, fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.

[79] Guardati bene dall'imitare l'ostinazione di quella pia persona di Roma di cui si parla in Le Meraviglie del Rosario. Era costei tanto devota e tanto fervorosa da confondere con la sua santa vita i religiosi più austeri della Chiesa di Dio. Un giorno, volle consultare san Domenico ed essendosi, perciò, confessata da lui, questi le impose come penitenza la recita di un solo Rosario e la consigliò anche di recitarlo ogni giorno. Immediatamente lei prese a scusarsi: aveva i suoi esercizi, tutti ben regolati, acquistava ogni giorno l'indulgenza delle Stazioni di Roma, portava sempre il cilicio, si dava la disciplina più volte nella settimana, faceva tanti digiuni ed altre penitenze. San Domenico la esortò con insistenza a seguire il suo consiglio, ma lei non ne volle sapere; uscì dal confessionale quasi scandalizzata dal modo di procedere di quel nuovo direttore che la voleva persuadere ad accettare una devozione contraria al suo gusto.
Qualche tempo dopo, stando in preghiera e rapita in estasi, ella vede la sua anima obbligata a comparire davanti al Supremo Giudice. San Michele mette su un piatto della bilancia tutte le sue penitenze e preghiere e sull'altro i suoi peccati e le sue imperfezioni, poi alza la bilancia ed ecco: il piatto delle buone opere sale, sale, e non può fare da contrappeso al piatto dei peccati e delle imperfezioni. Angosciata, ella implora misericordia e si rivolge alla Vergine Santa, sua Avvocata, la quale lascia cadere sul piatto delle buone opere l'unico Rosario che aveva recitato per penitenza. Questo è tanto pesante da stabilire l'equilibrio tra i peccati e le buone opere. In pari tempo la Vergine la rimprovera per essersi rifiutata di seguire il consiglio del suo servo Domenico di recitare ogni giorno il santo Rosario. Ritornata in sé la pia donna andò a gettarsi ai piedi di san Domenico e, raccontato quanto le era accaduto, gli chiese perdono per l'incredulità e promise di recitare il Rosario tutti i giorni. Giunse, così, alla perfezione cristiana ed alla gloria eterna.
O anime d'orazione, imparate da questo fatto quanto sia efficace, preziosa e importante la pratica del santo Rosario con la meditazione dei misteri.

[80] Chi fu più elevata nell'orazione di santa Maddalena che sette volte al giorno era trasportata dagli Angeli al di sopra del Saint-Pillon e che era stata alla scuola di Gesù e della santa sua Madre? Eppure un giorno ella chiese a Dio un mezzo efficace per avanzare nell'amore per Lui e giungere alla più alta perfezione. L'arcangelo san Michele le disse da parte di Dio di non conoscerne altro che quello di considerare i misteri dolorosi ch'ella aveva già visto svolgersi sotto i propri occhi, ai piedi della croce ch'egli Aveva piantato davanti alla grotta dove lei era rifugiata.
L'esempio di san Francesco di Sales, il grande direttore di anime spirituali del suo tempo, possa risolvervi a far parte della confraternita così santa del Rosario! Santo come era, egli si obbligò con voto a recitarlo per intero ogni giorno della sua vita. Anche san Carlo Borromeo lo recitava tutti i giorni e lo raccomandava con insistenza ai suoi sacerdoti, ai chierici del seminario e a tutto il popolo.
Il beato Pio V, uno dei più grandi Pontefici che governarono la Chiesa, recitava ogni giorno il Rosario. San Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza, sant'Ignazio, san Francesco Saverio, san Francesco Borgia, santa Teresa, san Filippo Neri e molti altri illustri personaggi che non nomino, si distinsero in questa devozione. Seguitene l'esempio: i vostri direttori spirituali saranno soddisfatti e se li informerete dei frutti che ne avrete ricavato, saranno essi stessi i primi a consigliarvelo.

ROSA VENTISETTESIMA

[81] Per invogliarti ancor più ad abbracciare questa devozione delle anime grandi, aggiungo che il Rosario recitato con la meditazione dei misteri: 
1) ci eleva insensibilmente alla perfetta conoscenza di Gesù Cristo; 
2) purifica le anime nostre dal peccato; 
3) ci rende vittoriosi su tutti i nostri nemici; 
4) ci facilita la pratica delle virtù; 
5) ci infiamma d'amore per Gesù; 
6) ci arricchisce di grazie e di meriti; 
7) ci fornisce i mezzi per pagare a Dio e agli uomini tutti i nostri debiti e infine ci ottiene ogni sorta di grazie.

[82] La conoscenza di Gesù Cristo è la scienza dei cristiani, la scienza della salvezza; supera in eccellenza e in pregio -dice san Paolo - tutte le scienze umane: 1) per la dignità dell'oggetto, un Dio-uomo, al cospetto del Quale l'universo intero non è che una stilla di rugiada o un granello di sabbia; 2) per l'utilità poiché le scienze umane ci riempiono solo di vanità e del fumo d'orgoglio; 3) per la sua necessità poiché non è possibile salvarsi senza la conoscenza di Gesù Cristo, mentre chi ignora tutte le altre scienze ma è istruito nella scienza di Cristo Gesù, sarà salvo.
Benedetto Rosario, che ci dai questa scienza e conoscenza di Gesù facendocene meditare la vita, la morte, la passione e la gloria! La regina di Saba, ammirata per la saggezza di Salomone, esclamò: Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! (1 Re 10,8. Cfr. Gv 17,3). Ma più felici sono i fedeli che meditano attentamente la vita, le virtù, le sofferenze e la gloria del Salvatore, perché acquistano con tale mezzo, la perfetta conoscenza di Lui nella quale consiste la vita eterna.

[83] La Vergine santa rivelò al beato Alano che non appena san Domenico prese a predicare il Rosario, i peccatori più induriti si commossero e piansero amaramente le loro colpe. Perfino i giovanetti fecero delle incredibili penitenze; ovunque predicava il Rosario il fervore era tanto grande che i peccatori cambiarono vita, edificando tutti con le penitenze e l'emendamento della loro vita.
Se quindi ti senti la coscienza gravata di colpe, prendi la corona e recita una parte del Rosario in onore di qualche mistero della vita, della passione o della gloria di Gesù. E sii convinto che mentre mediterai ed onorerai quei misteri Egli mostrerà al Padre celeste le sue sacre Piaghe, intercederà per te e ti otterrà la contrizione ed il perdono dei peccati.
Disse un giorno Nostro Signore al beato Alano: “Se questi poveri peccatori recitassero spesso il mio Rosario parteciperebbero ai meriti della mia passione, ed io come loro avvocato, placherei la divina giustizia”.

[84] La vita dell'uomo è una guerra ed una tentazione continua; noi dobbiamo lottare non con nemici di carne e di sangue ma contro le potenze stesse dell'inferno (Cfr. Ef 6, 12. Ef 6,1 1). Quali armi migliori impugneremo noi allora se non la preghiera insegnataci dal nostro grande Capitano e il saluto angelico che scacciò i demoni, distrusse il peccato e rinnovò il mondo? Se non la meditazione della vita, della passione di Cristo Gesù, del pensiero della quale ci dobbiamo armare come ordina san Pietro - per difenderci dagli stessi nemici che Egli vinse e che ci assalgono ogni giorno?
“Da quando il demonio fu vinto dall'umiltà e dalla passione di Gesù Cristo - scrive il card. Hugues - non può quasi più attaccare un'anima che sia armata della meditazione di questi misteri. E se l'attacca, ne è ignominiosamente vinto”. Rivestitevi, dunque, dell'armatura di Dio.

[85] Impugnate quest'arma di Dio, il santo Rosario, e schiaccerete il capo al demonio, resisterete a tutte le tentazioni. Certamente è per questo motivo che anche la semplice corona materiale fa tanta paura al diavolo e i Santi se ne sono spesso serviti per incatenarlo e scacciarlo dal corpo degli ossessi, come attestano molti fatti.

[86] Un tale - narra il beato Alano - avendo tentato inutilmente ogni pratica devota per essere liberato dallo spirito maligno che lo possedeva, pensò di mettersi al collo la corona del Rosario; ne ebbe sollievo. Constatando poi, che quando se la toglieva il demonio riprendeva a tormentarlo crudelmente, decise di portarla al collo giorno e notte: in tal modo gli riuscì di scacciare per sempre il diavolo che non poteva sopportare quella orribile catena. Il beato Alano assicura inoltre, di aver egli stesso liberato molti ossessi ponendo loro al collo la corona.

[87] Il Padre Giovanni Amát, domenicano, predicava il quaresimale in una contrada del regno d'Aragona. Un giorno gli fu presentata una giovanetta posseduta dal demonio. Egli tentò più volte di esorcizzarla, ma non ottenendo alcun risultato le pose al collo la propria corona del Rosario. Immediatamente la fanciulla dette in smanie e in urla spaventose: “Via, via questi grani - gridava - che mi tormentano; toglietemeli”. Per compassione verso la povera figliola il Padre gliela tolse. La notte seguente mentre questi riposava, gli stessi demoni che possedevano la giovane s'avventarono rabbiosamente su di lui per impadronirsi della sua persona; egli, però, con la corona che teneva stretta in mano, nonostante gli sforzi che quelli facevano per strappargliela, li flagellò con energia e li mise in fuga con la ripetuta invocazione: “Santa Maria, nostra Signora del Rosario, aiutami”.
L'indomani, mentre si recava in chiesa, s'imbatté con l'infelice giovanetta tuttora posseduta dai demoni; uno di questi gli disse burlandosi di lui: Frate, se tu non avessi avuto la corona ti avremmo conciato per le feste. Il Padre allora gettò di nuovo la corona al collo della giovanetta dicendo: “Per i sacratissimi nomi di Gesù e di Maria sua Madre e per la virtù del Santo Rosario, io vi comando, o maligni spiriti, di uscire subito da questo corpo”. I diavoli furono costretti ad obbedire all'istante e la ragazza fu liberata.
Questi fatti dimostrano quanta sia la forza del santo Rosario per vincere ogni tentazione del demonio ed ogni pericolo di peccato perché i grani benedetti della corona lo mettono in fuga.

ROSA VENTOTTESIMA

[88] Sant'Agostino assicura che non vi è esercizio tanto fruttuoso e utile per la salvezza quanto il pensare di frequente alle sofferenze di Nostro Signore (S. Agostino, Sermo 23 ad fratres in eremo PL 40, 1273-1274). Il beato Alberto Magno, maestro di san Tommaso, seppe per rivelazione che il semplice ricordo ossia la meditazione della passione di Gesù è più meritoria per il cristiano che digiunare a pane ed acqua ogni venerdì per un intero anno o disciplinarsi a sangue ogni settimana o recitare ogni giorno il Salterio. Quale sarà, dunque, il merito del Rosario che ci ricorda tutta la vita e la passione di Nostro Signore?
La Madonna rivelò un giorno al beato Alano de la Rupe che dopo il santo sacrificio della Messa, la prima e più viva commemorazione della Passione di Nostro Signore, non vi è devozione più eccellente e più meritoria del Rosario il quale è come un secondo memoriale e una rappresentazione della vita e della passione di Gesù.

[89] Il padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un giorno al venerabile Domenico, certosino, devotissimo del Rosario, residente a Treviri nel 1481. “ogni volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i misteri della vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale remissione dei suoi peccati”. Anche al beato Alano Ella disse: “Sappi che sebbene siano già numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre per ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia e devotamente in ginocchio. A chi avrà perseverato nella recita del Rosario in quelle condizioni e meditandone i quindici misteri, otterrò al termine della sua vita, come ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse e la colpa e la pena di tutte le sue manchevolezze. Tutto ciò non ti sembri incredibile poiché è facile per me che sono la madre del Re dei cieli, di Colui che mi chiama la Piena di grazia; se, infatti, ne sono ricolma, posso distribuirne con abbondanza ai miei cari figli”.

[90] San Domenico era tanto convinto dell'efficacia e del merito del Rosario che non imponeva quasi mai altra penitenza a chi si confessava da lui se non quella di recitarlo, come abbiamo visto più sopra quando riferimmo di quella donna romana alla quale diede per penitenza un solo Rosario.
I confessori, anch'essi, se vogliono seguire l'esempio del grande Santo, dovrebbero imporre ai loro penitenti il Rosario con la meditazione dei misteri, invece di altre penitenze che non sono così meritorie né così gradite a Dio e neppure tanto profittevoli alle anime per farle avanzare in virtù o tanto efficaci per impedire loro di ricadere nel peccato. Senza dire, poi, che recitando il Rosario si lucrano numerose indulgenze non annesse a molte altre devozioni.

[91] Dice l'abate Blosio: “Sicuramente il Rosario con la meditazione della vita e della passione di Nostro Signore è graditissimo a Gesù e alla Vergine ed è molto efficace per ottenere ogni grazia; perciò lo possiamo, recitare per noi stessi o per coloro che a noi si raccomandano o anche per tutta la Chiesa. Ricorriamo, dunque, alla devozione del Rosario in ogni nostra necessità ed otterremo senza dubbio quanto avremo chiesto a Dio in ordine alla nostra salvezza”.

ROSA VENTINOVESIMA

[92] Secondo san Dionigi nulla di più divino, di più nobile, di più gradito a Dio quanto il cooperare alla salvezza delle anime e rovesciare i perfidi piani del demonio che tutto mette in opera per perderle. Questo fu il motivo per cui il Figlio di Dio scese sulla terra: Egli, fondando la Chiesa, aveva distrutto il dominio di Satana. Purtroppo questo tiranno aveva ripreso forza esercitando crudele violenza sulle anime, come si vide per esempio nel secolo XI quando sorse l'eresia degli Albigesi, con tutti gli odi, le contese, i vizi più abominevoli che, gli riuscì di far regnare nel mondo.
Quale il rimedio a questi grandi disordini? come abbattere la forza di Satana? La Madonna, protettrice della Chiesa, per calmare la collera del Figlio, per estirpare l'eresia e riformare i costumi dei cristiani, offerse come il mezzo più efficace la confraternita del Rosario e i fatti lo provarono: la carità si ravvivò, la frequenza ai sacramenti ritornò come nei primi secoli d'oro della Chiesa ed i costumi dei cristiani si riformarono.

[93] Dice papa Leone X nella sua Bolla (4 ottobre 1520), che questa confraternita fu fondata ad onore di Dio e di Maria come un baluardo per stornare le sciagure che stavano per abbattersi sulla Chiesa. E Gregorio XIII afferma che il Rosario fu dato dal Cielo come un mezzo per calmare la collera divina ed implorare l'intercessione della Vergine santa. Giulio III aggiunge che il Rosario fu ispirato per aprirci più facilmente il cielo, grazie alla intercessione della Madonna. Paolo III e il beato Pio V dichiarano che il Rosario fu stabilito e dato ai fedeli perché potessero procurarsi in modo più efficiente il riposo, e la consolazione spirituale. Chi, dunque, potrà trascurare di iscriversi ad una confraternita istituita per così nobili intenti?

[94] Un giorno Padre Domenico, certosino, molto devoto del Rosario, vide il cielo aperto e tutta la corte celeste disposta in mirabile ordine; e udì cantare con dolcissima melodia il Rosario mentre si onorava ad ogni decina un mistero della vita, della passione e della gloria di Gesù e della Madonna. Egli notò che al santo nome di Maria tutti i beati inchinavano il capo e a quello di Gesù genuflettevano e ringraziavano Dio per i grandi benefici elargiti in cielo e in terra in virtù del Rosario. Vide pure la Vergine e i Santi presentare a Dio i Rosari che i confratelli recitavano sulla terra e pregavano per tutti quelli che praticano questa devozione; vide ancora innumerevoli corone di splendidi e profumati fiori preparate per chi recita con devozione il Rosario, le corone che essi medesimi stanno intessendo per esserne adorni in cielo.
La visione del pio certosino ricorda la visione del Discepolo prediletto che vide una moltitudine stragrande di angeli e di santi intenti a lodare e a benedire Nostro Signore per quanto aveva fatto e sofferto per la nostra salvezza. Ebbene, non è questo che fanno anche i confratelli del Rosario?

[95] Non è da credere che il Rosario sia buono soltanto per le donne, per i piccoli e gli ignoranti; esso è buono altresì per gli uomini e tra essi per i più ragguardevoli. Non appena san Domenico ebbe riferito a Papa Innocenzo III l'ordine ricevuto dal cielo di istituire questa Confraternita, il Pontefice approvò ed esortò il Santo a predicarla; anzi volle farne parte egli stesso, e con lui diedero il proprio nome entusiasticamente gli stessi cardinali, tanto che Lopez non esitò a dire: “Nessun sesso, nessuna età, nessuna condizione sociale si è potuta sottrarre alla devozione del Rosario”.
Sono, infatti, iscritti in questa Confraternita persone di ogni categoria: duchi, principi, re, prelati, cardinali, sommi Pontefici. Troppo lungo sarebbe enumerarli. Perciò, caro lettore, se entrerai in questa confraternita parteciperai alla loro devozione, alle loro grazie qui in terra e alla loro gloria in cielo: associato con loro nella devozione, avrai in comune anche la dignità.

ROSA TRENTESIMA

[96] Se i privilegi, i favori e le indulgenze rendono raccomandabile una Confraternita, si deve dire che quella del Rosario è la più raccomandabile nella Chiesa perché è la meglio dotata di indulgenze. Dalla sua istituzione in poi quasi tutti i Papi hanno fatto prelievi dal tesoro della Chiesa per arricchirla. E poiché l'esempio persuade più delle parole e degli stessi favori, essi testimoniarono la stima in cui tenevano la Confraternita, dando ad essa il proprio nome.
Ecco un breve compendio delle indulgenze accordate dai Sommi Pontefici alla Confraternita; indulgenze confermate nuovamente dal Santo Padre Innocenzo XI il 31 luglio 1679 e comunicate, col permesso di pubblicarle, all'arcivescovo di Parigi il 25 settembre dello stesso anno:
1) indulgenza plenaria nel giorno dell'iscrizione; 2) indulgenza plenaria in punto di morte; 3) indulgenza parziale di 10 anni e 10 quarantene per ciascuna delle tre corone; 4) indulgenza parziale di 7 giorni ogni volta che gli associati pronunceranno devotamente il nome di Gesù e di Maria; 5) indulgenza parziale di 7 anni e 7 quarantene a coloro che assisteranno con pietà alla processione del Rosario; 6) indulgenza plenaria nella prima domenica del mese e nelle feste di Nostro Signore e della Madonna a quanti veramente pentiti e confessati visiteranno la cappella del Rosario nella chiesa sede della confraternita; 7) indulgenza parziale di 100 giorni ai presenti al canto della Salve Regina; 8) indulgenza parziale di 100 giorni a coloro che con devozione e allo scopo di darne l'esempio, portano visibilmente la corona; 9) indulgenza plenaria nei giorni indicati per lucrarla ai confratelli ammalati o impediti di recarsi in chiesa, che confessati e comunicati reciteranno in giornata il Rosario o almeno una parte. 10) Per un insigne e speciale favore verso i confratelli del Rosario, i Sommi Pontefici danno loro possibilità di lucrare le indulgenze delle chiese stazionali di Roma, con la semplice visita a cinque altari recitando davanti a ciascuno di essi cinque Pater e cinque Ave per il bene della Chiesa. Qualora nella chiesa sede della Confraternita vi fossero solo uno o due altari, potranno recitare i 25 Pater e Ave davanti a quelli.

[97] Gran favore, quest'ultimo, per i confratelli poiché nelle chiese stazionali di Roma si lucrano indulgenze plenarie in suffragio delle anime del purgatorio e si ottengono tante remissioni che essi possono acquistare senza fatica, senza spese e senza neppure uscire dal proprio paese! Che se la Confraternita non esistesse là dove essi dimorano, potrebbero egualmente acquistare le predette indulgenze, stando alla concessione di Leone X, con la visita a cinque altari in qualsiasi chiesa.
I giorni stabiliti e determinati per coloro che risiedono fuori Roma nei quali i confratelli possono lucrare queste indulgenze - secondo il decreto della Sacra Congregazione per le indulgenze, approvato dal santo Padre il 7 marzo 1678, purché le condizioni siano esattamente osservate - sono: tutte le domeniche di Avvento; i tre giorni delle Quattro Tempora di Avvento; la vigilia di Natale, alla Messa della notte, dell'aurora e del giorno di Natale; la festività di santo Stefano, di san Giovanni evangelista, dei santi Innocenti, della Circoncisione e dell'Epifania; le tre domeniche prima della Quaresima; dal giorno delle Ceneri alla domenica in Albis inclusa; i tre giorni delle Rogazioni; il giorno del]'Ascensione; la vigilia di Pentecoste e tutti i giorni dell'ottava; i tre giorni delle Quattro Tempora di settembre.
Caro confratello del Rosario, vi sono altre innumerevoli indulgenze; se le vuoi conoscere leggi il Sommario delle indulgenze accordate ai confratelli, dove troverai pure i nomi dei Papi che le elargirono, l'anno della concessione e diversi particolari che non è possibile qui riferire in compendio.

 

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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QUARTA DECINA

ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELLE MERAVIGLIE DA DIO OPERATE
IN SUO FAVORE

ROSA TRENTUNESIMA

[98] In una visita a Bianca, regina di Francia, che dopo dodici anni di matrimonio non aveva ancora figli ed era perciò molto afflitta, san Domenico le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario per ottenere dal cielo tale grazia. Ella così fece e nel 1213 diede alla luce il primogenito che chiamò Filippo. Ma la morte glielo rapì ch'era ancora in fasce e allora la pia regina ricorse più che mai a Maria, facendo anche distribuire gran numero di corone del Rosario a tutta la corte e in parecchie città del regno perché Dio le concedesse intero il sospirato favore. E fu esaudita poiché nel 1215 le nacque Luigi, la gloria di Francia ed il modello dei re cristiani.

[99] Alfonso VIII re d'Aragona e di Castiglia, punito da Dio in diversi modi per i suoi peccati, fu costretto a ritirarsi nella città di un suo alleato. Avvenne che in quella città il giorno di Natale san Domenico predicasse come sempre sul Rosario e sulle grazie che con esso si ottengono da Dio. Tra l'altro disse che coloro che lo recitano devotamente riportano vittoria sui nemici e ritrovano ogni cosa perduta. Colpito da tali parole il re fece ricercare san Domenico e gli chiese se fosse vero quanto aveva detto circa il Rosario. Il Santo rispose che non doveva dubitarne e l'assicurò che ne avrebbe sperimentato gli effetti se avesse praticato la devozione al Rosario e si fosse iscritto nella Confraternita. Il re, allora, decise di recitare ogni giorno il Rosario e fu fedele. Dopo un anno, esattamente nel medesimo giorno di Natale, dopo ch'egli terminò di dire il Rosario, la Madonna gli apparve e gli disse: “Alfonso, da un anno in qua tu mi onori recitando devotamente il mio Rosario; ebbene, vengo per darti la ricompensa: sappi che ti ho ottenuto da mio Figlio il perdono di tutti i peccati. Eccoti, ora, una corona del Rosario; portala indosso e nessuno dei tuoi nemici potrà ucciderti”.
La Madonna disparve lasciando il re grandemente consolato e fiducioso. Egli tornò a casa con la corona in mano e, pieno di gioia, raccontò alla regina del favore ricevuto dalla Vergine, indi con la preziosa corona toccò gli occhi della regina da gran tempo cieca, ed ella riacquistò immediatamente la vista perduta.
Qualche tempo dopo re Alfonso raccolse un esercito, strinse accordi con gli alleati e attaccò arditamente i suoi nemici; li sconfisse e li obbligò a restituirgli le terre e a risarcire ogni danno. Inoltre divenne tanto abile in guerra che da ogni parte i soldati mercenari venivano ad arruolarsi sotto le sue insegne, fatti sicuri che la vittoria arrideva sempre alle sue armi. E di ciò nessuna meraviglia: egli non attaccava mai battaglia senza prima aver recitato in ginocchio il Rosario; anzi, aveva fatto iscrivere nella confraternita tutta la sua corte ed esortava gli ufficiali e i familiari ad esserne membri esemplari. La regina stessa vi si era iscritta e ambedue perseveravano nel servizio a Maria con edificante pietà.

ROSA TRENTADUESIMA

[100] San Domenico aveva un cugino di nome don Perez o Pedro, che conduceva una vita molto dissoluta. Costui un giorno, avendo sentito dire che il santo stava predicando sulle meraviglie del Rosario e che per tale mezzo molti si convertivano e cambiavano condotta, si disse: “Avevo perduto ogni speranza di salvarmi, ma ora riprendo fiducia; bisogna che anch'io vada ad ascoltare questo uomo di Dio”. E andò alla predica di san Domenico. Questi, non appena lo vide, pregò in cuor suo il Signore perché aprisse gli occhi al cugino, e si rendesse conto dello stato miserando della propria anima; raddoppiò di energia nel tuonare contro i vizi. Don Perez ne fu alquanto scosso ma non tanto da risolversi a cambiare vita. Tornò, tuttavia, alla predica seguente.
Allorché il Santo lo vide, convinto che quel cuore indurito si sarebbe ravveduto solo per un colpo straordinario della grazia, esclamò a voce alta: “Signore Gesù, fate vedere a quanti sono qui radunati in quale stato si trova colui che è entrato or ora nella tua casa!”. E tutta l'assemblea poté vedere don Perez circondato da un'orda di demoni in forma di bestie orribili che lo tenevano legato con catene di ferro: presi dallo spavento fuggirono chi qua chi là, con immensa confusione di don Perez, egli pure spaventato e vergognoso d'essere oggetto di orrore a tutti. San Domenico, però, fece fermare la gente e rivolto al cugino disse: “Riconosci, infelice, lo stato deplorevole della tua anima e gettati ai piedi della Madonna! Su, prendi questa corona del Rosario, recitalo con devozione, pentiti dei tuoi peccati e risolvi di cambiar vita!”. Don Perez obbedì e in ginocchio recitò il Rosario; subito dopo si sentì ispirato a confessarsi e lo fece con estrema contrizione. Il Santo gli ordinò allora di recitare ogni giorno il Rosario ed egli non solo promise, ma scrisse egli stesso il proprio nome nel registro della confraternita. Quando uscì dalla chiesa il suo volto che poco prima aveva fatto inorridire gli astanti, appariva splendente come il volto di un angelo. Si seppe in seguito che perseverando nella recita del Rosario, egli aveva condotto vita molto regolata ed era morto serenamente.

ROSA TRENTATREESIMA

[101] Mentre predicava il Rosario nelle vicinanze di Carcassona, a san Domenico, fu presentato un eretico albigese posseduto dal demonio. Il Santo, davanti a una folla che si ritiene composta di oltre dodicimila persone, lo esorcizzò, e i demoni che tenevano in dominio quel miserabile, furono costretti, loro malgrado, a rispondere alle domande dell'esorcista. E confessarono 1) che nel corpo di costui erano in quindicimila perché egli aveva osato combattere i quindici misteri del Rosario; 2) che san Domenico col suo Rosario terrorizzava tutto l'inferno e che essi stessi odiavano lui più di qualsiasi altra persona perché con questa devozione del Rosario strappava loro le anime; 3) rivelarono inoltre parecchi altri particolari.
San Domenico allora gettò la sua corona al collo dell'ossesso e chiese ai demoni chi mai fra tutti i Santi del cielo essi temessero di più e chi, a parere loro, meritasse più amore e onore da parte degli uomini. A tale domanda gli spiriti infernali levarono alte grida sì che la maggior parte dei presenti stramazzarono a terra per lo spavento. Poi quei maligni, per non rispondere direttamente alla domanda, cominciarono a piangere e a lamentarsi in modo così pietoso e commovente che parecchi fra gli astanti furono presi da una naturale pietà. Per bocca dell'ossesso e con voce piagnucolosa così dicevano: “Domenico, Domenico, abbi pietà di noi e promettiamo di non nuocerti mai. Tu che tanta compassione hai per i peccatori e per i miserabili, abbi pietà di noi meschini. Ahinoi!, soffriamo già tanto: perché ti compiaci di aumentare le nostre pene? Contentati di quelle che ci tormentano! Misericordia, misericordia misericordia!”.

[102] Impassibile davanti ai piagnistei di quegli spiriti, il Santo rispose che non avrebbe desistito dal tormentarli se prima non avessero essi stessi risposto alla sua domanda. Ed essi replicarono che avrebbero dato, la risposta, ma in segreto, all'orecchio e non di fronte a tutti. Domenico tenne duro e comandò che parlassero ad alta voce; ma ogni sua insistenza fu inutile e i demoni si chiusero nel silenzio. Allora il Santo si pose in ginocchio e pregò la Madonna: “Vergine potentissima, Maria, in virtù del tuo Rosario comanda, a questi nemici del genere umano di rispondere alla mia domanda”. Immediatamente dopo questa invocazione, una fiamma ardente uscì dalle orecchie, dalle narici e dalla bocca dell'ossesso; i presenti tremarono dalla paura ma nessuno ne subì danno. E si udirono le grida di quegli spiriti: “Domenico, noi ti preghiamo per la passione di Cristo e per i meriti della sua santa Madre e dei Santi: permettici di uscire da questo corpo senza dir nulla. Gli Angeli, quando tu vorrai, te lo riveleranno. Del resto, perché vuoi tu credere a noi? non siamo forse dei bugiardi? Non tormentarci oltre, abbi pietà di noi ”.
“Disgraziati, siete indegni di pietà!” riprese san Domenico, e sempre in ginocchio pregò di nuovo la Vergine Santa: “O degnissima Madre della Sapienza, ti supplico per il popolo qui presente che ha già appreso a recitare come si deve il Saluto angelico, obbliga questi tuoi nemici a proclamare in pubblico la verità piena e chiara sul Rosario”.
Finita la preghiera vide accanto a sé la Vergine Maria, circondata da una moltitudine di angeli, che con una verga d'oro colpiva l'ossesso e gli diceva: “Rispondi al mio servo Domenico conforme alla sua richiesta”. Da notare che nessuno udiva né vedeva la Madonna all'infuori di san Domenico.

[103] A tale comando i demoni presero a urlare:
“O inimica nostra, o nostra damnatrix, o nostra inimica, o nostra damnatrix, o confusio nostra, quare de coelo descendisti ut nos hic ita torqueres? Per te quae infernum evacuas et pro peccatoribus tanquam potens advocata exoras; o Via coeli certissima et securissima, cogimur sine mora et intermissione ulla, nobis quamvis invitis, et contra nitentibus, totam rei prolerre veritatem. Nunc declarandum nobis est simulque publicandum ipsum medium et modus quo ipsimet conjundamur, unde vae et maledíctio in aeternum nostris tenebrarum principibus.
Audite igitur vos, christiani. Haec Christi Mater potentissima est in praeservandis suis servis quonimus praecipites ruant in baratrum nostrum inferni. Illa est quae dissipat et enervat, ut sol, tenebras omnium machinarum et astutiarum nostrarum, detegit omnes fallacias nostras et ad nihilum redigit omnes nostras tentationes. Coactique fatemur neminem nobiscum damnari qui ejus sancto cultui et pio obsequio devotus perseverat. Unicum ipsius suspirium, ab ipsa et per ipsam sanctissimae 
Trinitati oblatum, superat et excedit omnium sanctoruin preces, atque pium et sanctum eorum votum et desiderium, Magisque eum formidamus quam omnes paradisi sancios; nec contra fideles ejus famulos quidquam praevalere possumus.
Notum sit etiam vobis plurimos christianos in hora mortis ipsam invocantes contra nostra jura salvari, et nisi Marietta illa obstitisset nostrosque conatus repressisset, a longo iam tempore totam Ecclesiam exterminassemus, nam saepissime universos Ecclesiae status et ordines a fide deficere fecissemus. Imo planius et plenius vi et necessitate compulsi, adhuc vobis dicimus, nullum in exercitio Rosarii sive psalterii eius perseverantem aeternos inferni subire cruciatus. Ipsa enim devotis servis suis veram impetrat contritionem qua fit ut peccata sua confiteantur, et eorum indulgentiam a Deo consequantur”.

[104] “O nostra nemica, nostra rovina e nostra confusione! perché sei tu scesa dal cielo apposta per farci tanto soffrire? O avvocata dei peccatori che ritrai dall'inferno, o via sicurissima del Paradiso, siamo noi proprio obbligati, a nostro dispetto, a dire tutta la verità? Dobbiamo proprio confessare davanti a tutti ciò che ci coprirà di vergogna e sarà causa della nostra rovina? Guai a noi! e maledizione eterna ai nostri principi delle tenebre! Ebbene, udite voi cristiani: questa Madre di Cristo è onnipotente e può impedire che i suoi servi cadano nell'inferno. E' lei che, come un sole, dissipa le tenebre dei nostri intrighi e astuzie; è lei che sventa le nostre mene, disfa i nostri tranelli e rende vani e inefficaci tutte le nostre tentazioni.
Siamo costretti a confessarvi che nessuno di quanti perseverano nel suo servizio è dannato con noi. Uno solo dei sospiri ch'ella offra alla SS. Trinità vale più di tutte le preghiere, i voti, i desideri dei Santi.
Noi la temiamo più di tutti i beati insieme e nulla possiamo contro i suoi fedeli servitori. Anzi, avviene che molti cristiani i quali secondo le leggi ordinarie andrebbero dannati, invocandola in punto di morte riescono a salvarsi per l'intercessione di lei. Ah, se questa Marietta - così la chiamavano per rabbia - non si fosse opposta ai nostri progetti e ai nostri sforzi, già da molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto la Chiesa e fatto cadere nell'errore e nell'infedeltà tutte le sue gerarchie! Proclamiamo, inoltre, costretti dalla violenza che ci viene usata, che nessuno di quanti perseverano nella recita del Rosario, va dannato perché ella ottiene ai suo fedeli servi una sincera contrizione dei loro peccati e ricevono perdono e indulgenza”.
Ottenuta questa confessione san Domenico fece recitare il Rosario dagli astanti, adagio e con devozione. Ed ecco la cosa sorprendente: ad ogni Ave Maria recitata dal Santo e dal popolo usciva dal corpo di quell'ossesso una moltitudine di demoni in forma di carboni ardenti. Quando l'infelice ne fu completamente libero, la Vergine Santa, sempre non vista, benedisse il popolo e tutti avvertirono una sensibile e vivissima gioia. Questo miracolo fu causa di conversione per molti eretici che entrarono perfino nella confraternita del Rosario.

ROSA TRENTAQUATTRESIMA

[105] Come si potrà degnamente narrare le vittorie riportate da Simone, conte di Montfort, sugli Albigesi, con l'aiuto e la protezione della Madonna del Rosario? Furono talmente famose che il mondo non ne conobbe mai di simili.
Una volta con 500 uomini egli sfidò diecimila eretici e vinse; un'altra volta con trenta ne abbatté tremila; un'altra volta ancora con ottocento cavalieri e mille fanti sbaragliò l'armata del re d'Aragona, forte di centomila uomini, perdendo egli solo un cavaliere e otto soldati.

[106] E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l'Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l'avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine grazie al Rosario che recitava ogni giorno egli fece edificare un convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece religioso e morì santamente ad Orléans.

[107] Otero, anch'egli soldato bretone di Vaucouleurs, mise più volte in fuga intere compagnie di eretici e di ladri semplicemente col tenere appesa al braccio o all'elsa della spada il rosario. I suoi stessi nemici, dopo le sconfitte subite, gli confessavano d'aver visto la sua spada splendere di viva luce; anzi una volta videro lo stesso Otero ben protetto da uno scudo sul quale risaltavano le immagini di Gesù, della Madonna e di Santi e che lo rendeva invisibile e gli dava forza nel combattimento. Un giorno, con dieci compagnie fece fronte a ventimila eretici senza che alcuno dei suoi soldati andasse perso. E tale fatto impressionò assai il comandante dell'armata eretica tanto che si recò a far visita a Otero, abiurò l'eresia e dichiarò che nella mischia l'aveva visto coperto d'armatura di fuoco.

ROSA TRENTACINQUESIMA

[108] Il beato Alano riferisce che un cardinale di nome Pietro, del titolo di santa Maria in Trastevere, iniziato alla pratica del Rosario da san Domenico, suo intimo amico, coltivò questa devozione e ne divenne acceso apostolo. Inviato come delegato in Terra Santa presso i crociati allora in guerra contro i Saraceni, egli parlò loro dell'efficacia, del Rosario e tutti ne furono convinti. Lo recitarono per implorare l'aiuto del cielo in un imminente combattimento; trionfarono sui nemici pur essendo tremila contro centomila.
Abbiamo già visto come i demoni temono in modo incredibile il Rosario. San Bernardo afferma che il saluto angelico dà loro la caccia e per esso tutto l'inferno freme. Il beato Alano assicura d'aver incontrato parecchie persone che, essendosi date al demonio corpo e anima, rinunciando al battesimo e a Gesù Cristo, furono poi liberate dalla infernale tirannia dopo aver accettato la pratica del santo Rosario.

ROSA TRENTASEIESIMA

[109] Nel 1578 una donna di Anversa si era venduta al demonio con regolare contratto firmato col proprio sangue. Qualche tempo dopo ne sentì acuto rimorso e, desiderando riparare al male commesso, cercò un confessore prudente e caritatevole per sapere in qual modo avrebbe potuto affrancarsi dalla schiavitù di satana; trovò un sacerdote saggio e pio che le consigliò di recarsi da un certo padre Enrico, del Convento di san Domenico, direttore della confraternita del Rosario.
Ella vi andò ma, purtroppo, invece del padre Enrico trovò il demonio travestito da frate, il quale naturalmente la rimbrottò acerbamente e le significò che per lei non c'era più alcuna speranza di ottenere grazia da Dio né possibilità di revocare l'atto di vendita firmato. Desolata ma sempre fiduciosa nella misericordia divina, la povera donna ritornò dal padre ma vi trovò nuovamente il diavolo che la respinse come la prima volta. Persistendo nei buoni propositi, ella si presentò al Convento una terza volta e finalmente, per volere di Dio, poté incontrarsi col vero padre Enrico che l'accolse con carità, la esortò a confidare nella bontà del Signore e la invitò a fare una buone confessione. Le ordinò poi di recitare con molta frequenza il santo Rosario e la iscrisse nella confraternita. Ella fece quanto le era stato prescritto, ed ecco che una mattina, mentre il padre Enrico celebrava la Messa per lei, la Vergine obbligò il demonio a restituire alla donna la famigerata carta e d'un tratto essa si trovò libera dal maligno per l'autorità di Maria e grazie alla pratica del Rosario.

ROSA TRENTASETTESIMA

[110] Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a vanità e a piaceri. Il confessore della Casa religiosa, uomo di Dio e fervente devoto del Rosario, desiderando guidare sulla via della perfezione almeno questa giovane religiosa, le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario in onore della Madonna, meditando la vita, la passione e la gloria di Cristo Gesù. La religiosa gradì assai il consiglio e l'accettò; a poco a poco si nauseò della vita disordinata delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si curava d'essere tacciata di bigotta.
In quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre pregava ebbe una singolare visione: gli parve di vedere una religiosa in preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente bellezza, accompagnata da uno stuolo di angeli i quali con frecce infuocate tenevano a bada una moltitudine di demoni che tentavano di entrare nella cella. Gli parve, inoltre, di vedere questi maligni spiriti sotto forma di immondi animali rifugiarsi nelle celle delle altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale parecchie infelici acconsentivano.
Per tale visione l'abate comprese la deplorevole condizione del monastero e credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e l'incoraggiò a perseverare; riflettendo, poi, sull'eccellenza del Rosario decise di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò un buon numero di corone, le distribuì a tutte le religiose consigliandole a recitare il Rosario ogni giorno promettendo loro, se avessero accettato il consiglio, di non costringerle a riformarsi. Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella condizione, di recitarlo. Ebbene!, cosa ammirabile: a poco a poco tutte le religiose rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva operato sui loro cuori più di quanto avrebbe potuto ottenere l'abate con le esortazioni e l'autorità.

ROSA TRENTOTTESIMA

[111] Una contessa di Spagna, istruita da san Domenico sulla pratica del Rosario, lo diceva ogni giorno e faceva progressi mirabili nella virtù. Nulla più desiderava se non vivere per la perfezione; chiese, perciò, ad un alto prelato, celebre predicatore, in qual modo avrebbe potuto raggiungerla. Costui le disse che era necessario prima fargli conoscere lo stato della sua anima e quali fossero i suoi esercizi di pietà. Ella rispose che il principale tra questi era il Rosario che soleva recitare tutti i giorni meditandone i misteri con grande profitto spirituale. Il vescovo, lietissimo d'udire quanto fossero preziosi gli insegnamenti racchiusi nei misteri, le rispose: “Da vent'anni sono dottore in teologia, ho avuto modo di conoscere tante e tante pratiche di devozione, ma non ne vedo una che sia più fruttuosa e più conforme al cristianesimo di questa. Voglio imitarvi, non solo, ma predicherò il Rosario”.
Lo fece difatti con tanto successo da notare in poco tempo un grande cambiamento di costumi nella sua diocesi: conversioni, restituzioni, riconciliazioni, cessazioni delle dissolutezze, del gioco, del lusso e rifiorimento nelle famiglie della pace, del rispetto, della carità. Un cambiamento che parve tanto più mirabile quanto più quel presule aveva lavorato in precedenza per riformare la sua diocesi e sempre con scarsissimo risultato. Per invogliare maggiormente i suoi fedeli alla devozione del Rosario egli portava al fianco una corona di buona fattura che mostrava agli uditori dicendo: “Sappiate, fratelli, che il Rosario della Vergine è di tale eccellenza che io, vostro vescovo, dottore in teologia, dottore in diritto civile e canonico, mi glorio di portarlo sempre su di me come il distintivo più onorifico del mio episcopato e dottorato”.

ROSA TRENTANOVESIMA

[112] Il rettore di una parrocchia in Danimarca raccontava spesso, alla maggior gloria di Dio e per la gioia della sua anima, d'aver sperimentato nella propria parrocchia gli stessi frutti della devozione del Rosario ottenuti da quel vescovo nella sua diocesi.
“Avevo - diceva - predicato su tutti i temi più urgenti e più utili, ma senza alcun profitto. Non vedevo nessun miglioramento nella mia parrocchia e allora mi risolsi di predicare il Rosario: ne spiegavo l'eccellenza e la pratica. Eb-bene: posso dichiarare che dopo aver fatto gustare questa devozione ai miei parrocchiani, in sei mesi ho visto un visibilissimo cambiamento. Veramente, questa preghiera è efficace e di unzione divina per toccare i cuori e per ispirare l'orrore al peccato e l'amore alla virtù”.
Disse un giorno la Madonna al beato Alano: “Come Dio scelse il saluto angelico per operare l'Incarnazione del suo Verbo e la Redenzione degli uomini, così coloro che desiderano riformare i costumi e rigenerare i popoli in Cristo Gesù mi devono onorare ed ossequiare con lo stesso saluto. Sono io la via scelta da Dio per venire agli uomini; perciò, dopo che a Gesù, a me devono essi ricorrere per avere la grazia e le virtù”.

[113] Quanto a me che scrivo, ho constatato personalmente l'efficacia di questa preghiera per convertire i cuori più induriti. Ho trovato persone che, per nulla scosse dalla predicazione delle più tremende verità, durante una missione, avevano accolto il mio consiglio di recitare il Rosario tutti i giorni e si convertirono dandosi interamente a Dio. Ed ho anche costatato una enorme diversità di costumi fra le popo-lazioni delle parrocchie dove avevo predicato la missione: le une, avendo abbandonato la pratica del Rosario, erano ricadute nel peccato; le altre, per averla conservata, si sono mantenute in grazia di Dio e crescono ogni giorno nella virtù.

ROSA QUARANTESIMA

[114] Il beato Alano de la Rupe, i Padri Giovanni Dumont e Thomas, le Cronache di san Domenico e altri autori che spesso furono testimoni oculari, riportano gran numero di conversioni eccezionali ottenute per mezzo di questa mirabile devozione del Rosario: conversioni di peccatori e peccatrici ritornati sulla via del bene dopo venti, trenta e anche quarant'anni di vita disordinata, nulla mai d'altro essendo valso a farli ravvedere. Non le riferisco per non dilungarmi troppo così come non posso rivelare quelle che io ho visto con i miei occhi; taccio per motivi facilmente intuibili.
Caro lettore, per tua esperienza personale, se tu pratichi e predichi questa devozione ne saprai più che dalla lettura di qualsiasi libro che tratta dell'argomento, e costaterai felicemente tu stesso l'effetto delle promesse che la Madonna fece a san Domenico, al beato Alano e a quanti si adoperarono per far fiorire questa devozione a Lei tanto gradita poiché istruisce i cristiani sulle virtù di suo Figlio e sulle sue, dispone all'orazione mentale, all'imitazione di Cristo, alla frequenza dei sacramenti, alla soda pratica delle virtù e delle opere buone, ed inoltre fa acquistare tante preziose indulgenze che la gente ignora solo perché i predicatori non ne parlano quasi mai, limitandosi tutt'al più ad un discorsetto alla moda sul Rosario. Discorsi che suscitano alle volte ammirazione, ma non istruiscono affatto.

[115] Per farla breve mi accontento di dirti, col beato Alano, che il Rosario è una sorgente e uno scrigno d'ogni sorta di beni. Grazie al Rosario: 
1) i peccatori ottengono il perdono; 2) gli assetati di perfezione crescono in grazia; 3) i prigionieri vedono infrante le loro catene; 4) coloro che piangono trovano sollievo; 5) coloro che sono tentati trovano pace; 6) i bisognosi ricevono aiuto; 7) i religiosi si riformano; 8) gli ignoranti si istruiscono; 9) i vivi trionfano sulle vanità; 10) ai defunti giunge sotto forma di suffragio l'attesa misericordia.
“Voglio - disse un giorno la Vergine al beato Alano - che i devoti del mio Rosario ottengano grazia e siano benedetti da mio Figlio in vita, in morte e dopo la morte. Voglio che, liberati da ogni sorta di schiavitù, siano dei veri re, con la corona in capo e lo scettro in mano, nella gloria eterna. Amen”.

 









Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/01/2016 11:17
 
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QUINTA DECINA

MODO DI RECITARE SANTAMENTE IL ROSARIO

ROSA QUARANTUNESIMA

[116] Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che piace a Dio e ne attira la benevolenza. Una sola Ave Maria detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Quasi tutti i cattolici recitano il Rosario o una parte o almeno qualche decina di Ave; perché allora sono tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano nella virtù, se non perché non recitano queste preghiere come si deve?

[117] Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci più santi.
Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna. Così deve intendersi quel che sta scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir 15,9. 67 Mc 7,6). La lode e il saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono piacere a Dio quando sono pronunciate da un peccatore impenitente: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite - dice Gesù - e recitano ogni giorno il Rosario intero o una parte senza nessuna contrizione dei propri peccati “mi onorano, sì, con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me”.

2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”: 
I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per fare delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore condannato dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non si dovrebbe mai consigliare ad un peccatore di recitare il Rosario poiché gli sarebbe inutile! II: Se con la volontà di restare in peccato e senza alcuna intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una confraternita della Madonna o si recitasse il Rosario o altra preghiera, saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti presuntuosi ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul petto o la corona in mano vanno gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e precipitano così dalla sede delle più sante confraternite di Maria nelle fiamme dell'inferno.

[118] Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato. Ma non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le proprie colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un veleno funesto e mortale. Non c'è peggiore corruzione di quella in cui cade chi prima era eccellente.
Il dotto cardinal Hugues dice: “bisogna essere angeli di purezza per accostarsi alla Vergine santa e rivolgerle il saluto angelico”. La Madonna stessa un giorno fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la Vergine gli disse: “Ecco come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”.

ROSA QUARANTADUESIMA

Recita attenta
[119] Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la più bella fra le preghiere quale è il Rosario; occorre anche una grande attenzione perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce orale. Pregare Dio con distrazioni volontarie è una grande irriverenza che rende infruttuosi i nostri Rosari e ci riempie di peccati. Possiamo noi pretendere che Dio ci ascolti se noi stessi non ci ascoltiamo? se mentre preghiamo la Maestà tremenda di Dio, che guarda la terra e la fa trepidare, ci divertiamo volontariamente a rincorrere una farfalla? Ciò significherebbe voler allontanare da noi la benedizione di quel gran Signore e rischiare di riceverne piuttosto le maledizioni che Egli lancia contro chi adempie con negligenza l'opera di Dio: “Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore” (Ger 48,10).

[120] Certo, non ti è possibile recitare il Rosario senza qualche distrazione involontaria; anzi è difficile assai dire anche solo un Ave Maria senza che la fantasia, sempre irrequieta, non ti tolga un pizzico della tua attenzione; ma puoi recitarla senza distrazioni volontarie e devi, quindi, prendere ogni precauzione per tenere ferma l'attenzione e diminuire le distrazioni involontarie. A tal fine mettiti alla presenza di Dio: pensa che Dio e la sua santa Madre ti guardano, che l'Angelo custode posto alla tua destra coglie le tue Ave Maria se dette bene, come altrettante rose per farne una corona a Gesù e a Maria; pensa che, invece, alla sinistra il demonio ti gira attorno per divorare le tue Ave Maria e segnarle sul libro della morte se dette senza attenzione, devozione e modestia. Soprattutto, poi, non dimenticare di offrire le varie decine in onore dei misteri e di rappresentarti nella contemplazione Nostro Signore e la sua santa Madre nel mistero che vuoi onorare.

[121] Si legge nella vita del beato Ermanno dei Premostratensi che quando egli recitava il Rosario con devota attenzione, meditandone i misteri, la Madonna gli appariva splendente di luce e di maestosa quanto incantevole bellezza. In seguito la sua devozione s'era intepidita, il Rosario era detto frettolosamente e senza attenzione; allora la Vergine gli si presentò col volto rugoso, triste, corrucciato. Ermanno si meravigliò per tale mutamento, ma la Madre di Dio gli disse: “Mi faccio vedere così come sono attualmente nella tua anima, perché da tempo tu mi tratti da persona vile e spregevole. Dov'è il tempo in cui mi salutavi con rispettoso riguardo nella considerazione dei misteri e delle mie grandezze?”.

ROSA QUARANTATREESIMA

Combattere con energia le distrazioni
[122] Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa per Gesù e Maria quanto il Rosario ben recitato; ma è pure difficile il recitarlo come si deve e costa molta fatica il perseverarvi a causa delle distrazioni particolari che sorgono quasi naturalmente dalla continua ripetizione della medesima preghiera. Quando si recita l'Ufficio della Madonna o i sette Salmi o altre preghiere la varietà dei termini e la diversità delle parole frenano l'immaginazione e ricreano la mente: aiutano, perciò, l'anima a ben recitarle. Ma nel Rosario, composto essenzialmente dalla monotona ripetizione di Pater e Ave Maria e di un metodo sempre uguale, è assai difficile non annoiarsi o addirittura addormentarsi; motivo, questo, che induce nella tentazione di abbandonarlo per scegliere preci più dilettevoli e meno noiose. Occorre, pertanto, per recitare il Rosario con perseveranza, una devozione incomparabilmente più profonda di quella richiesta da qualsiasi altra preghiera, fosse pure il Salterio davidico.

[123] Ad aumentare le difficoltà contribuiscono sia la nostra fantasia tanto volubile da non stare un attimo, quasi, tranquilla, sia la malizia del demonio instancabile nel distrarci e impedirci di pregare. Che cosa non fa il maligno contro di noi vedendoci intenti a recitare il Rosario proprio per sventare le sue insidie? Accresce il nostro naturale languore e la nostra negligenza prima ancora che iniziamo la preghiera; aumenta la nostra noia e le distrazioni, la nostra stanchezza nel corso della preghiera: insomma, ci assale da ogni parte per potere. poi, quando con molti sforzi e distrazioni l'abbiamo recitato, burlarsi di noi e dirci: “Tu non hai detto nulla che valga: il tuo Rosario non ha alcun valore; avresti fatto meglio lavorare, attendere ai tuoi affari; non ti accorgi che perdi il tuo tempo a biascicare tante preghiere vocali senza attenzione, mentre una mezz'ora di meditazione o una buona lettura ti sarebbe di maggior vantaggio? Domani, quando sarai meno assonnato, pregherai con più attenzione: rimanda a domani il resto del tuo Rosario!”.
In tal modo il demonio riesce con le sue astuzie a fartelo spesso tralasciare in tutto o in parte, o almeno a farti differirne la recita.

[124] Non dargli ascolto, caro confratello del Rosario, e non perderti d'animo quand'anche, durante il Rosario, la tua fantasia fosse stata piena di distrazioni e di pensieri stravaganti che tu hai cercato di scacciare come ti era possibile non appena te ne accorgevi; il tuo Rosario è tanto migliore quanto più è meritorio, è tanto più meritorio quanto più è difficile, e tanto più difficile quanto meno naturalmente piacevole all'anima e più disturbato da noiosi moscerini e formiche, che vagando qua e là, tuo malgrado, nell'immaginazione, non lasciano il tempo allo spirito di gustare ciò che dici e di ristorarsi nella pace.

[125] Anche se tu dovessi combattere durante l'intero Rosario contro le distrazioni, combatti pure coraggiosamente con le armi in pugno cioè continua a recitarlo, quantunque senza alcun gusto e consolazione sensibile. Sarà una lotta terribile ma tanto salutare all'anima fedele. Diversamente, se deponi le armi, cioè se tralasci il Rosario, sarai un vinto, e allora il demonio, che ha trionfato sulla tua volontà, ti lascerà in pace ma nel giorno del giudizio non mancherà di rinfacciarti la tua pusillanimità e infedeltà: “Chi è fedele nel poco, è anche fedele nel molto”(Lc 16,10): chi è fedele nel respingere le piccole distrazioni durante una brevissima preghiera, sarà fedele anche nell'allontanare le più grandi. Nulla di più certo: sono parole dello Spirito Santo!
Coraggio, dunque, servi buoni e fedeli serve di Gesù e della sua Santa Madre, che avete preso la decisione di dire ogni giorno il Rosario! Le molte mosche - chiamo così le distrazioni che vi molestano quando pregate - non riescano mai a farvi lasciare vilmente la compagnia di Gesù e di Maria, in cui siete mentre dite il Rosario. Più oltre vi suggerirò alcuni mezzi per diminuire le distrazioni.

ROSA QUARANTAQUATTRESIMA

Come recitare il Rosario
[126] Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il Rosario, raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine così come ti insegnerò più avanti.
Prima, però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno a seconda del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per considerare e chiedi sempre, per tale mistero e per l'intercessione della Vergine Santa, una delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale hai maggior bisogno.
Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di iniziarlo; se tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che rispondere. Perciò abbi sempre di mira qualche grazia da chiedere, una virtù da imitare o una colpa da evitare.
Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all'inizio della preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si considera il Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente finché non si è recitato, soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo di coscienza o ci è stato imposto come penitenza, nostro malgrado.

[127] Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono con una precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire che non si vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all'ultimo degli uomini! e intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!... Ed allora, perché meravigliarsi se le preghiere più sante della religione cristiana restano quasi senza frutto e se, dopo aver recitato mille o diecimila Rosari non si è più santi di prima?
Frena, ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel dire il Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater e dell'Ave e fanne una più breve dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:
Padre nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il tuo regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +. Dacci oggi + il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti + come noi li rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in tentazione + ma liberaci dal male. Amen +.
Ave Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta fra tutte le donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa Maria, Madre di Dio + prega per noi peccatori adesso + e nell'ora della nostra morte. Amen +.
A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così, con calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza riflessione e senza pause.

[128] Il beato Alano de la Rupe ed altri autori, fra i quali il Bellarmino, riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un amo intero, al fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria: si tratta - egli diceva - di un segreto ricevuto dal cielo. Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio. Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse erano già a letto, la Madonna, accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera. Era rivestita di un abito splendente di luce; in lettere d'oro vi erano scritte le parole del saluto: Ave, Maria, piena di grazia. La celeste Regina si avvicinò al letto della sorella maggiore e le disse: “Ti saluto, figlia mia!; tu mi hai salutato tanto spesso e così bene: ora vengo per ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato”. Anche le due Sante accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e tre scomparvero.
Un'ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due Sante; vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senza alcuno splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò per l'abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima apparizione costei aveva notato che l'abito della Madonna era molto più ricco, e chiese il motivo della differenza. “Perché - rispose Maria - la tua sorella maggiore mi ha fatto un abito assai più bello, recitando meglio di te il Rosario”. E scomparve.
Circa un'ora dopo, la Madonna riapparve, vestita di cenci laceri e sporchi; s'accostò alla sorella minore e le disse: “Figlia mia, così tu mi hai vestita; ti ringrazio!”. Piena di confusione, la giovinetta esclamò: “Possibile, Signora mia? io vi ho vestita così male? Perdonatemi e concedetemi un altro po' di tempo perché possa farvi un abito più bello recitando meglio il Rosario!”.
Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per raccontargli quanto le era accaduto. L'esimio sacerdote esortò lei e le altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più impegno e devozione; così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo giorno della Purificazione, sull'imbrunire, la Madonna riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la prima volta, dalle sante Caterina e Agnese e vestiva un abito veramente magnifico. Disse loro: “Siate certe, figlie mie: verrete in Paradiso; domani stesso vi entrerete e grande sarà la vostra gioia”. Unanimi le sorelle risposero: “Il nostro cuore è pronto, nostra amata Signora; altro non desideriamo”.
Quella stessa sera le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono di aver insegnato loro quella santa pratica. La dolce attesa si protrasse fino all'ora della Compieta quando la Madonna ricomparve, preceduta da un folto stuolo di vergini che rivestirono di candide tuniche le sorelle. Così agghindate le tre fortunate si avviarono verso la celeste patria, mentre un coro d'Angeli cantava: “Venite, spose di Cristo, ricevete la corona che vi siete preparata voi stesse per l'eternità”.
Da questa leggenda cogli parecchi insegnamenti: 1) quanto è importante avere buoni direttori che consigliano sante pratiche di pietà e specialmente il Rosario; 2) quanto è utile recitare il Rosario con attenzione e devozione; 3) quanto è benigna e misericordiosa la Madonna con chi si pente e propone di far meglio nell'avvenire; 4) quanto Ella è generosa nel ricompensare in vita, in morte e nell'eternità, i piccoli servizi che a, lei rendiamo fedelmente.

ROSA QUARANTACINQUESIMA

Recitare il Rosario con modestia
[129] Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè, per quanto è possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le dita. Tuttavia chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica seduto o in piedi. E' bene recitarlo anche attendendo alle proprie occupazioni quando non sia possibile interromperle perché così esigono gli obblighi del proprio impiego; il lavoro manuale non impedisce la preghiera vocale. E' vero che l'anima nostra, essendo limitata nell'esercizio delle proprie facoltà, quando è tutta presa dal lavoro manuale è meno attenta alle operazioni dello spirito, qual è per esempio la preghiera; in caso di necessità, tuttavia, questa preghiera ha il suo valore agli occhi della Madonna che ricompensa più la buona volontà che l'azione esteriore.

[130] Ti consiglio di dividere la recita dell'intero Rosario in tre parti o in tre tempi della giornata; è meglio che recitarlo tutto di seguito con le sue quindici poste. Se non trovi tempo sufficiente per dirne una terza parte tutta insieme, recita ora una posta e ora un'altra; ti riuscirà in tal modo a recitare l'intero Rosario prima di andare al riposo, nonostante le tue occupazioni.
Imita in questo la fedeltà di san Francesco di Sales. Una volta, essendo egli molto stanco per le visite della giornata, verso mezzanotte si ricordò che gli rimanevano ancora alcune decine di Rosario da recitare: si inginocchiò e le disse prima di mettersi a letto, sebbene il suo confessore che lo vedeva affaticato, cercasse di convincerlo a rimandare la recita all'indomani. Imita anche la fedeltà, la modestia e la devozione di quel santo religioso citato dalle cronache di san Francesco, il quale prima di pranzo soleva recitare un Rosario in tali disposizioni. Ne ho parlato più sopra.

ROSA QUARANTASEIESIMA

Il Rosario in comune e a due cori
[131] Fra tanti metodi di recitare il Rosario il più glorioso per Dio, il più salutare per l'anima ed il più temuto dal demonio è quello di salmodiarlo, ossia di recitarlo in pubblico a due cori.
Dio ama le assemblee. In cielo, riuniti insieme, gli angeli e i beati cantano incessantemente le sue lodi; in terra, insieme uniti nelle loro comunità, i giusti pregano notte e giorno in comune. Nostro Signore consigliò espressamente agli Apostoli ed ai discepoli la preghiera comunitaria quando promise che tutte le volte due o tre persone si trovassero riunite nel suo Nome per fare la stessa preghiera Egli sarebbe stato in mezzo a loro. Quale gioia avere Gesù in nostra compagnia! Per conseguirla basta unirsi a recitare il Rosario. Così facevano spesso i cristiani dei primi tempi, nonostante le proibizioni persecutorie degli imperatori: le assemblee preferivano esporsi alla morte piuttosto che rinunciare a trovarsi insieme e a godere della compagnia di Cristo Gesù.

[132] La preghiera in comune è più salutare per l'anima:
1) perché d'ordinario la mente è più attenta nella preghiera pubblica che in quella privata;
2) perché quando sono in comune le preghiere dei singoli diventano preghiera collettiva dell'intera assemblea, cioè formano tutte insieme una medesima preghiera. Perciò se uno non prega abbastanza bene, un altro della comunità che prega meglio, supplisce alla sua manchevolezza. Il forte sostiene il debole, il fervoroso infiamma il tiepido, il ricco dona al povero, il cattivo rientra fra i buoni. Come si vende una misura di loglio? Basta mescolarlo con quattro o cinque staia di buon grano e tutto è venduto!;
3) chi recita il Rosario da solo ha il merito di un Rosario, ma se lo dice con trenta persone, avrà il merito di trenta rosari. tali sono le leggi della preghiera in comune. Grande vantaggio! e che guadagno!;
4) Urbano VIII, soddisfatto della devozione del Rosario recitato a due cori in molti luoghi di Roma, specialmente nel Convento della Minerva accordò cento giorni di indulgenza ogni volta che si dice il Rosario in coro, toties quoties (Breve Ad perpetuam rei memoriam del 1626);
5) la preghiera pubblica è più efficace di quella individuale per placare la collera di Dio e attirare la sua misericordia; la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, l'ha sempre promossa nei tempi di calamità e di generale disagio. Papa Gregorio XIII in una Bolla dichiara doversi piamente ritenere che le preghiere pubbliche e le processioni dei confratelli del Rosario contribuirono assai ad ottenere da Dio la grande vittoria riportata dai cristiani nel golfo di Lepanto sulla flotta turca, la prima domenica di ottobre 1571.

[133] Luigi il Buono, di felice memoria, nell'assedio di La Rochelle, dove gli eretici rivoltosi avevano la propria roccaforte, scrisse alla regina-madre di ordinare preghiere pubbliche per conseguire la vittoria La regina dispose che fosse recitato il Rosario da tutto il popolo nella chiesa dei Domenicani del sobborgo di Sant'Onorato a Parigi: l'arcivescovo sollecitò tale disposizione e la pia pratica ebbe inizio il 20 maggio 1628. Vi parteciparono la regina-madre e la regina regnante, il duca d'Orleans, i cardinali di La Rochefoucault e De Berulle, parecchi prelati, tutta la corte ed una folla imponente di popolo.
L'Arcivescovo leggeva ad alta voce le meditazioni sui misteri del Rosario; seguiva la recita del Pater e dell'Ave di ogni posta, alternata fra il presule stesso e i religiosi con tutti i presenti; al termine della preghiera mariana si portava processionalmente l'immagine della Madonna al canto delle litanie. La cerimonia si ripeté ogni sabato con fervore mirabile e la benedizione del cielo fu visibilissima: il re trionfò sugli inglesi nell'isola di Re ed entrò più tardi vittorioso in La Rochelle il giorno di Ognissanti di quel medesimo anno. Ciò dimostra con evidenza la forza della preghiera pubblica.

[134] Infine, il Rosario detto in comune è molto più temibile dal demonio perché con tale mezzo si costituisce un'armata per combatterlo. Talvolta egli trionfa con facilità sulla preghiera del singolo, ma vi riesce assai difficilmente quando la preghiera è fatta con altri. E' facile spezzare una verga sola, ma se unita a parecchie altre in un fascio, non si rompe più: l'unione fa la forza. I soldati si riuniscono in corpo d'armata per battere il nemico; i malvagi si uniscono spesso per le loro dissolutezze e danze; i demoni stessi si uniscono per rovinarci: e non si riunirebbero i cristiani per godere della presenza di Gesù, per calmare la collera di Dio, per attirare la sua grazia e la misericordia, ed infine, per vincere ed abbattere con più forza i demoni?
Caro confratello del Rosario, sia che tu abiti in città o in campagna, sia vicino alla parrocchia o ad una chiesina, recati là almeno ogni sera e col permesso del rettore della chiesa, in compagnia di quanti vorranno venire, recita il Rosario in comune; se, invece, non hai la comodità di andare in chiesa, fai, altrettanto in casa tua o in quella di altra persona del paese.

[135] Dio, per sua misericordia, ha sempre benedetto questa pratica nei luoghi dove io l'ho stabilita per conservare i frutti della missione da me predicata e per impedire il peccato. In certi borghi e paesi, prima che stabilissi la pratica del Rosario, si vedevano solo balli, immodestie, stravizi, litigi e divisioni; si udivano giuramenti falsi, canzoni immorali e oscenità. Ora vi si odono solo cantici e salmodie spirituali, vi sono persino edificanti gruppi di venti, trenta, cento e più persone che, a un'ora convenuta si incontrano per cantare le lodi al Signore, come fanno i religiosi. In alcune parti si usa recitare il Rosario in comune ogni giorno, in tre distinti momenti della giornata.
Purtroppo, come dappertutto, vi sono i riprovati anche là dove abitate. Siatene certi: anche da voi non mancheranno i perversi che trascureranno di venire al Rosario, che fors'anche ne rideranno e faranno il possibile, con maligne insinuazioni e cattivo esempio, per impedirvi di perseverare nella pia pratica. Ma non cedete; e non meravigliatevi del loro modo di agire: un giorno questi infelici saranno per sempre separati da Dio e esclusi dal paradiso come quaggiù essi si separano dalla compagnia di Gesù e dei suoi fedeli servi e serve.

ROSA QUARANTASETTESIMA

Recitare il Rosario con fede, umiltà...
[136] O anime fedeli, membri del Corpo di Cristo, popolo di Dio, separatevi dai malvagi, sottraetevi da coloro che rischiano di dannarsi a causa della loro empietà, mancanza di devozione e accidia; non perdete tempo a decidervi di recitare il Rosario con fede, con umiltà, fiducia e perseveranza. Chi pensa seriamente al comando di Gesù di pregare sempre, e considera l'esempio ch'Egli stesso ce ne diede e il bisogno estremo che abbiamo della preghiera a motivo delle nostre tenebre, ignoranze e debolezze, a causa dei nostri nemici spirituali, costui, certo, non si accontenterà di recitare il Rosario una volta all'anno, come esige la confraternita del Rosario perpetuo, o una volta alla settimana come prescrive quella del Rosario ordinario, ma lo reciterà ogni giorno, puntualmente, come prescrive la confraternita del Rosario quotidiano, la quale ricorda l'esigenza di provvedere alla propria salvezza.

[137] E' necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1): sono parole eterne di Gesù che bisogna credere e mettere in pratica se non si vuol essere dannati. Spiegatele come volete, purché non interpretiate alla moda, con l'intenzione di viverle solo “alla moda”. La vera spiegazione, del resto, è quella data da Nostro Signore stesso con i suoi luminosi esempi: “Vi ho dato l'esempio affinché anche voi facciate come ho fatto io a voi" (Gv 13,15). “Si recò sul monte a pregare e trascorse tutta la notte in orazione” (Lc 6,12). Come se il giorno non gli bastasse, egli impiegava anche la notte a pregare.
Gesù soleva ripetere agli apostoli anche queste altre: “Vegliate e pregate” (Mt 26,41). L'animo è debole, la tentazione è sempre insidiosa e continua; senza la preghiera costante la caduta è inevitabile. Gli apostoli pensarono che l'invito del Salvatore fosse soltanto un consiglio, interpretarono erroneamente la sua parola e caddero nella tentazione e perfino nel peccato, pur essendo della compagnia di Cristo Gesù.

[138] Caro confratello, se tu credi bene vivere secondo l'andazzo dei tempi - “alla moda”, come ho detto poco prima - cioè indulgere di quando in quando a qualche peccato mortale, pronto poi a confessartene quanto prima, oppure evitare solo le colpe più grossolane e scandalose, preoccupato di salvare le apparenze dell'onestà, non è, certo, necessario far tante preghiere o dire tanti Rosari: ti basterebbe una preghierina affrettata al mattino e alla sera, qualche Rosario imposto per penitenza, alcune dozzine di Ave Maria biascicate sbadatamente quando ti prendesse l'estro. Ce n'hai d'avanzo per vivere da cristiano formalista; facendo di meno ti avvieresti al libertinaggio, facendo di più cadresti nella singolarità, nel bigottismo,

[139] Se tu, invece, da vero buon cristiano, sinceramente risoluto a salvare l'anima e a camminare sulle orme dei Santi, vuoi evitare il peccato, rompere ogni laccio del demonio e spegnere il fuoco delle passioni, allora prega, prega sempre come insegnò e ordinò Nostro Signore. Ti occorre, dunque, per lo meno recitare ogni giorno il Rosario o altra preghiera equivalente. Ho detto: “per lo meno”, poiché col Rosario quotidiano otterrai quanto è necessario per tenerti lontano dal peccato mortale, per vincere ogni tentazione in mezzo alle iniquità del mondo che travolgono spesso anche i più forti, in mezzo alle fitte tenebre che possono oscurare anche i più illuminati e in mezzo agli spiriti maligni più che mai sperimentati, i quali, sapendo; d'aver poco tempo per indurre al male, usano ogni astuzia e, purtroppo, ottengono successo. Non ti sembra già una grazia insigne quella che ti offre il Rosario se riesci a sfuggire da tutte le insidie e a salvarti?

[140] Se non vuoi credere a quanto ti dico io, credi almeno alla tua personale esperienza! Io ti domando: quando tu facevi quel poco di preghiera e nel modo che usa il cristiano mediocre, forse che eri capace di evitare certe gravi colpe che allora alla tua tiepidezza parevano leggere? Apri, dunque, gli occhi e se vuoi vivere e morire da santo, senza peccati almeno mortali, prega sempre: recita ogni giorno il Rosario come già facevano i confratelli agli inizi della Confraternita (vedi più sotto la prova di quanto dico). Quando la Madonna lo consegnò a san Domenico, gli ordinò di recitarlo e farlo recitare ogni giorno; perciò il Santo non riceveva nella Confraternita alcuno che non fosse deciso alla recita quotidiana.
Attualmente nella Confraternita del Rosario ordinario si domanda solo la recita settimanale, ma ciò è da attribuire al rallentare del fervore ed al raffreddamento della carità. Non si può pretendere di più da chi prega quasi controvoglia: ma all'inizio non era così (Mi 19,8).

[141] Altre tre cose da notare: 
1) se vuoi entrare nella Confraternita del Rosario quotidiano e partecipare alle preghiere ed ai meriti degli associati non basta essere già iscritti nell'altra Confraternita, detta ordinaria, o fare unicamente la promessa di recitare il Rosario ogni giorno, ma devi dare il tuo nome a chi ha la facoltà di accettare l'iscrizione in quella Confraternita (e sarà bene che ti confessi e comunichi in tale circostanza), perché il Rosario ordinario non contiene quello quotidiano, come, viceversa, il quotidiano contiene quello ordinario;
2) rigorosamente parlando non v'è alcuna mancanza, neppure veniale, se si omette la recita del Rosario quotidiano, settimanale o annuale; 
3) quando una malattia, una legittima obbedienza o necessità o dimenticanza involontaria causano l'omissione del Rosario, allora non solo ne hai egualmente il merito ma pure partecipi al merito dei Rosari che recitano gli altri confratelli; non è, quindi, assolutamente necessario che l'indomani tu dica due Rosari per supplire a quello non recitato senza tua colpa. Se la malattia ti permette di recitare anche solo una parte del Rosario, tu lo devi fare.
Signore Gesù, beati i confratelli del Rosario quotidiano che ogni giorno ti sono accanto, nella casetta di Nazareth o sul Calvario presso la tua croce o vicini al tuo trono in cielo, intenti a contemplare i tuoi misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Quanto sono felici qui in terra per le grazie particolari che prodighi loro e quanto saranno felici in cielo dove ti loderanno più particolarmente nei secoli eterni (1Re, 10,8; Sal 84,5).

[142] Bisogna recitare il Rosario con fede, ricordando le parole di Gesù: “Tutto quello che domandate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,24). Egli ti dirà: “Va, e sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13). “ Se qualcuno di voi manca di sapienza la domandi a Dio... La domandi però con fede, senza esitare” (Gc 1,6), recitando il Rosario, e gli sarà concessa.

[143] Occorre, inoltre, pregare con umiltà come il pubblicano. Egli stava genuflesso, a terra e non con un ginocchio levato, non sul banco come fanno più o meno gli orgogliosi. Se ne stava in fondo al tempio, non nel santuario come il fariseo; teneva gli occhi verso terra, non osando neppure guardare verso il cielo; non teneva la testa alta né osservava qua e là come il fariseo. Si batteva il petto, confessandosi peccatore e chiedendo perdono: O Dio, abbi pietà di me peccatore (Mc 18,13); e non come il fariseo che vantava le sue buone opere e disprezzava gli altri.
Guardati, dunque, dall'imitare l'insolente preghiera del fariseo che lo rese ancor più indurito e maledetto; imita invece l'umile contegno del pubblicano che gli ottenne il perdono dei peccati.
Ancora: rifuggi da quanto sa di straordinario e non desiderare né chiedere di avere singolari rivela-zioni o grazie eccezionali che Dio talvolta comunica ad alcuni Santi, fedeli al Rosario; ti basti la fede, ora che il Vangelo e tutte le devozioni sono stabilite a sufficienza.
Nei periodi di aridità, di disgusto o di afflizione interiore non omettere mai una sia pure minima parte del Rosario: daresti prova di orgoglio e di infedeltà. Invece, da bravo campione di Gesù e di Maria, recita il Pater e l'Ave anche se ti senti povero di cuore e di mente, cioè anche se non vedi né gusti nulla di confortevole, sforzandoti di riflettere come puoi sui misteri. Non desiderare il pane quotidiano accompagnato dal dolce o dal confetto come pretende il bambino; ad imitazione più perfetta di Gesù agonizzante, proprio quando avverti le maggiori difficoltà nel recitare il Rosario, prolungane la recita; si dovrà dire di te ciò che è detto di Gesù: “In preda all'agonia, pregava più intensamente" (Lc 22,43).

[144 ] Da ultimo: prega con ogni fiducia, fondata sulla bontà e la liberalità infinita, di Dio e sulle promesse di Gesù. Dio è, la sorgente di acqua viva che si riversa incessantemente nel cuore di chi prega; Gesù è il depositario della grazia e della verità divina. Ora il desiderio più ardente del Padre nei nostri riguardi è di comunicarci queste acque salutari di grazia e misericordia; ci dice Egli infatti: “Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore, venite all'acqua” (Is 51,1) nella preghiera. E se non lo preghiamo, dolcemente Egli si lamenta di essere lasciato da parte: “Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva” (Ger 2,13).
Chiedere grazie a Nostro Signore è fargli piacere, più gradito a Lui del piacere che prova la mamma quando il bambino si nutre del suo latte. La preghiera è il canale della grazia di Dio: attingiamola, quindi, da Gesù che ne è il fiduciario. Se a Lui non si ricorre con la preghiera, come è doveroso per tutti i figli di Dio, Egli se ne lamenta amorevolmente: “Finora non avete chiesto nulla: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). E per ispirarci la massima fiducia nella preghiera si è impegnato Egli stesso assicurandoci che il Padre ci largirà quanto chiederemo nel suo Nome.

ROSA QUARANTOTTESIMA

Perseveranza nella devozione al Rosario
[145] Alla fiducia dobbiamo unire la perseveranza: soltanto chi persevera nella domanda riceverà, nella ricerca troverà, nel bussare gli sarà aperto. Non basta pregare per un mese, un anno, dieci o vent'anni per chiedere al Signore una grazia: occorre tenere duro, chiedere sino alla morte - se è il caso - decisi ad ottenere quel che gli si chiede per la propria salvezza o a morire. Sì, anche a morire: questa disposizione d'animo deve anzi accompagnare la nostra perseveranza nella preghiera e la nostra confidenza in Dio, fino a ripetere con Giobbe: “Mi uccida pure, non me ne dolgo” (Gb 13,15), e da lui aspetterò quanto gli domando.

[146] La liberalità dei grandi e dei ricchi del mondo si manifesta nel prevenire con favori le persone bisognose prima ancora che chiedano; Dio, invece, mostra la sua munificenza nel lasciar chiedere e cercare per molto tempo le grazie che vuole concedere; anzi, quanto più la grazia da accordare è preziosa, tanto più a lungo la fa attendere. Il motivo? 1) perché la grazia sia più abbondante; 2) perché chi la riceve ne abbia maggiore stima e 3) perché si badi a non perderla dopo averla ricevuta: non si apprezza molto ciò che si ottiene troppo presto e con facilità.
Caro confratello del Rosario, sii dunque perseverante nel chiedere a Dio col Rosario le grazie spirituali e materiali che ti abbisognano, in particolare la grazia della divina Sapienza che è un tesoro inesauribile (Sap 7,14), e non dubitare: presto o tardi l'otterrai purché non tralasci il Rosario e non ti scoraggi a mezzo cammino: “Lunga è la strada che ti resta ancora da percorrere” (1Re 19,7), molte le avversità da affrontare, le difficoltà da superare, i nemici da vincere prima d'aver accumulato abbastanza tesori per l'eternità; molti i Pater e Ave che ti occorrono per guadagnarti il Paradiso e la bella corona che attende ogni fedele confratello del Rosario.
“Tieni saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap 3,11). Stai attento a che un altro più fedele di te a dire il Rosario non porti via la tua corona. La tua corona: essa era tua, Dio te l'aveva preparata, te l'eri già meritata à metà con i tuoi Rosari ben recitati; ma poi ti sei fermato per strada, la buona strada in cui correvi tanto bene (Cfr. Gal 5,7), e così un altro ti è passato innanzi, è arrivato prima; più diligente e più fedele di te egli con i Rosari e le sue opere buone ha acquistato e pagato l'occorrente per avere quella tua corona. “Chi mai li ha tagliato la strada” (Gal 5,7) per conquistarla tu la corona? Ahimè, i nemici del Rosario che sono numerosi!

[147] Credimi, solo “i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). Tali corone non sono per i timidi che paventano i motteggi e le minacce del mondo; non sono neppure per quei pigri e accidiosi che recitano il Rosario con negligenza o in fretta o per abitudine, o solo di quando in quando, secondo il capriccio; non sono neppure per quegli indolenti che si scoraggiano e disarmano non appena vedono l'inferno scatenarsi contro il loro Rosario. Se tu, caro confratello, pensi di metterti al servizio di Gesù e Maria col dire ogni giorno il Rosario, preparati alla tentazione: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir 2,1). Non illuderti: gli eretici, i libertini, i frivoli, i mezzo-devoti, i falsi profeti, tutti d'accordo con la tua natura contaminata e con le potenze infernali, ti muoveranno nefanda crociata per farti abbandonare questa pratica.

[148] Per premunirti contro gli attacchi, non dico degli eretici e dei dissoluti, ma dei così detti onesti del mondo e perfino delle persone devote alle quali il Rosario non garba, eccoti alcuni saggi del loro modo di pensare e di parlarne: 
- “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?” (At 17,18).
- “Venite, tendiamo insidie al giusto perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni” (Sap 2,12).
- Che mai va biascicando questo cicalone di corone e di Rosari? che cosa va borbottando di continuo?
- Che fannullone! altro non fa che recitare Rosari... farebbe assai meglio a lavorare invece di perdersi in simili beghinerie!
- Eh sì, basta dire il Rosario e le allodole cadranno belle arrostite dal cielo; il Rosario ci procurerà il pranzo!...
- Dice il Signore: aiutati che io ti aiuterò... perché, allora, impastoiarsi con preghiere?... Una preghiera breve penetra in cielo, un Pater ed un'Ave recitati bene sono più che sufficienti; Dio non ha comandato il Rosario, cosa buona anzi ottima se c'è tempo per recitarlo, ma non è per tale devozione che saremo più sicuri di salvarci. Quanti Santi non l'hanno mai recitato!
- C'è gente che giudica tutto secondo la propria misura; indiscreti che spingono ogni cosa all'esagerazione, scrupolosi che vedono il peccato dove non c'è e dicono che andranno all'inferno quanti non recitano il Rosario.
- Dire il Rosario va bene per le donnette ignoranti che non sanno leggere. Perché dire il Rosario? non è forse meglio l'Ufficio della Madonna o i Sette Salmi? Esiste forse una preghiera più efficace dei Salmi dettati dallo Spirito Santo?
- Tu proponi di dire il Rosario ogni giorno? la tua risoluzione è un fuoco di paglia e non durerà a lungo. Ed allora, non è meglio impegnarsi in meno pratiche ed essere fedeli solo ad alcune?
- Andiamo, amico, credi a me: recita bene la preghiera del mattino e della sera e lavora per il Signore nel corso della giornata; Dio non ti chiede di più. Se tu non dovessi - come devi! - guadagnarti di che vivere, allora potresti anche impegnarti a recitare il Rosario. Recitalo, dunque, la domenica e nei giorni festivi, a tuo agio, ma non nei giorni feriali quando è tempo di lavorare.
- Come? vuoi tenere in mano una corona così lunga, proprio da donnetta? Macché, io ne ho viste di una sola decina che valgono quanto quelle di quindici decine.
- Vuoi portare la corona alla cintura? Ma è una affettazione di santità; mettitela al collo piuttosto, come usano gli spagnoli, memorandi ruminatori di Rosari che incontri con una grande corona in mano, pronti a colpire a tradimento con il pugnale che stringono nell'altra mano. Lascia, lascia da parte queste devozioni esteriori; vera devozione è quella del cuore, ecc.

[149] Persone di talento, grandi dottori ma poveri di spirito ed orgogliosi non ti consiglieranno mai il Rosario; tenteranno piuttosto di convincerti a recitare i Sette Salmi penitenziali o qualche altra preghiera. E così, se un buon confessore ti ha imposto per penitenza di dire un Rosario per quindici giorni o per un mese, basterà che tu vada a confessarti da uno di questi signori perché tale penitenza ti venga commutata in altre preghiere o in digiuni o messe o elemosine.
Ti accadrà pure di consultare qualche pio contemplativo - e ve ne sono nel mondo - il quale non conoscendo per diretta esperienza l'importanza del Rosario, invece di consigliartelo te ne allontanerà per avviarti piuttosto alla contemplazione, come se Rosario e contemplazione fossero incompatibili fra loro, come se i tanti Santi devoti del Rosario non siano stati grandi contemplativi! Né mancheranno perfino i tuoi nemici... di casa che ti attaccheranno e tanto più crudelmente per il fatto che sei a loro intimamente unito. Intendo parlare delle potenze dell'anima e dei sensi del corpo, delle distrazioni della mente, le aridità del cuore, gli abbattimenti morali e le malattie. Tutti questi avversari, in combutta con gli spiriti maligni che si immischieranno, ti strilleranno: ma lascia il Rosario! è il Rosario che ti dà il mal di capo; lascialo, dunque; tanto, non è d'obbligo in coscienza. Tutt'al più recitane solo una parte; i tuoi disturbi sono una prova che Dio non vuole che tu lo dica; meglio ancora, rimandalo a domani, quando starai in salute, ecc.

[150] Insomma, caro confratello, il Rosario quotidiano ha tanti nemici che io considero come uno dei più segnalati favori del cielo la grazia di perseverarvi fino alla morte. Sii perseverante, quindi, e non dubitare che in cielo avrai una splendida corona, preparata in premio alla tua fedeltà: “Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” (Ap 2,10).

ROSA QUARANTANOVESIMA

A proposito delle indulgenze
[151] Perché possiate lucrare le indulgenze concesse ai confratelli del Rosario, sono opportune alcune osservazioni.
L'indulgenza, in generale, è la remissione piena o in parte della pena temporale dovuta per i peccati attuali già perdonati: remissione possibile grazie al-l'applicazione, delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo Gesù, della Madonna e dei Santi, contenute nel tesoro della Chiesa.
L'indulgenza plenaria è la remissione totale della pena dovuta al peccato; la parziale, invece, (per esem-pio di cento o mille anni) è la remissione di quella pena che nei primi tempi della Chiesa sarebbe stata condonata dopo una, penitenza sostenuta per un tanto di tempo e imposta dagli antichi canoni della Chiesa, secondo la qualità delle colpe. Faccio un esempio: se quei canoni prescrivevano per un solo peccato mortale sette anni di penitenza (talvolta anche dieci o quindici anni!) il reo di venti peccati mortali avrebbe dovuto fare per lo meno sette volte vent'anni di penitenza. Questo in teoria; in concreto erano previste altre disposizioni.

[ 152] Le condizioni per l'acquisto delle indulgenze annesse al Rosario sono tre: 1) essere veramente pentiti, confessati e comunicati, come è prescritto dalle Bolle delle Indulgenze; 2) non conservare il minimo affetto a nessun peccato veniale, se si tratta di indulgenze plenarie; persistendo, infatti, un tale affetto rimane la colpa, rimanendo la colpa non è rimessa la pena dovuta; 3) recitare preghiere e compiere le buone opere prescritte dalle Bolle.
Secondo la mente dei Pontefici, si possono acquistare le indulgenze parziali, pur non lucrando la plenaria; in tal caso non sarà sempre necessario essere confessati e comunicati. E questo vale per le indulgenze annesse alla recita del Rosario, alle processioni, alle corone benedette, ecc. Tutte occasioni da non trascurare.

[153] Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di distinta famiglia, una certa Alessandra, miracolosamente convertita e iscritta nella Confraternita del Rosario da san Domenico, dopo la morte apparve al Santo per dirgli che era condannata a rimanere settecento anni in purgatorio a causa di colpe commesse e fatte commettere ad altri con le sue vanità mondane, e lo pregò di venirle in aiuto chiedendo ai confratelli del Rosario di suffragare la sua anima: ciò che san Domenico, fece.
Quindici giorni dopo ella riapparve splendente più del sole, ringraziò il Santo di essere tanto sollecitamente liberata dal Purgatorio per le preghiere dei confratelli ed informò il Santo d'essere venuta anche per supplicarlo, da parte delle anime in stato di purificazione, di continuare a predicare il Rosario e a sollecitare i loro parenti a renderle partecipi del merito dei propri Rosari. Esse, poi, li avrebbero ricompensati largamente non appena fossero giunte in paradiso.

[154] Per agevolarvi l'esercizio del Rosario ecco alcuni metodi di recitarlo santamente con la meditazione dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Gesù e di Maria. Adottate quello che sarà più di vostro gusto; anzi, voi stessi potrete comporne un altro, come già fecero non pochi Santi.

Il manoscritto non porta la 50a Rosa, che forse nell'intenzione dell'autore è costituita dai metodi per recitare il S. Rosario. Questi sono pubblicati a parte (n. 1-6) insieme ad altri che non figurano nel manoscritto del SMR.

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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PRESENTAZIONE


Oltre a predicare il Rosario nelle missioni popolari e a descriverne i valori nel Segreto meraviglioso del santo Rosario, il Montfort ha proposto cinque metodi o sussidi pratici per recitarlo. Vengono qui raccolti attingendo da diversi suoi scritti: il primo e il secondo costituiscono la parte finale del suddetto SMR, il terzo, che li riassume, è tratto da un antico libro (1761) di istruzioni e preghiere ad uso delle Figlie della Sapienza, gli ultimi due si trovano nel Libro delle Prediche compilato da Montfort. Attraerso l'uso dei metodi del Montfort il Rosario diverrà un mezzo di cristianizzazione dell'esistenza, poiché realizza un efficace movimento di immersione nei misteri di Cristo Salvatore e di attualizzazione della loro grazia nella vita spirituale dei cristiani.

METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA

I. PRIMO METODO

Vieni, Santo Spirito...

Introduzione: offerta generale del Rosario:

[1] Io mi unisco a tutti i santi che sono nel cielo, a tutti i giusti che sono sulla terra; mi unisco a te, Signore Gesù, per lodare degnamente la tua santa Madre e lodare te in lei e per mezzo di lei. Rinuncio a tutte le distrazioni che possono venirmi durante questo rosario. Vergine Santa, ti offriamo questo Credo per onorare la tua fede sulla terra e chiederti di renderci partecipi di questa tua stessa fede. Ti offriamo questo "Padre nostro", o Signore, per adorarti nella tua Unità e riconoscere che tu sei il primo principio e il fine ultimo di ogni realtà. Trinità santissima, ti offriamo queste tre Ave Maria per ringraziarti di tutti i doni da te concessi a Maria e di quelli che hai elargito a noi per sua intercessione. 1 Padre nostro, 3 Ave Maria, Gloria al Padre...

OFFERTE PARTICOLARI PER OGNI DECINA

Misteri Gaudiosi

[2] 1a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo primo mistero per onorare la tua Incarnazione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, una profonda umiltà di cuore.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Incarnazione discenda nella mia anima e la renda veramente umile.

2a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo secondo mistero per onorare la visita della tua santa Madre alla sua parente santa Elisabetta. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di Maria, un perfetto amore verso il nostro prossimo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Visitazione discenda nella mia anima e la renda veramente piena d'amore.

3a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo terzo mistero per onorare la tua santa Nascita. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, il distacco dai beni del mondo, l'amore per la povertà e per i poveri.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Nascita di Gesù discenda nella mia anima e la renda evangelicamente povera.

4a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quarto mistero per onorare la tua Presentazione al tempio per le mani di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, il dono della sapienza e la purezza dell'anima e del corpo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Presentazione discenda nella mia anima e la renda veramente saggia e pura.

5 a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quinto mistero per onorare il tuo Ritrovamento fra i dottori da parte di Maria che ti aveva smarrito. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre la conversione nostra e di quanti si trovano in stato di peccato, eresia, scisma e idolatria
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero del Ritrovamento di Gesù al tempio discenda nella mia anima e la converta veramente.

Misteri Dolorosi

[3] 6a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo sesto mistero per onorare la tua mortale Agonia nel giardino degli Ulivi. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, un sincero pentimento dei nostri peccati e una piena adesione alla tua volontà.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia dell'Agonia di Gesù discenda nella mia anima e la renda veramente pentita e conforme alla volontà di Dio.

7a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo settimo mistero per onorare la tua sanguinosa Flagellazione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la perfetta vigilanza sui nostri sensi.
-Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
-La grazia della Flagellazione di Gesù discenda nella mia anima e la renda veramente vigilante.

8a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo ottavo mistero per onorare la tua atroce Incoronazione di spine. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, un grande distacco dallo spirito del mondo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Incoronazione di spine di Gesù discenda nella mia anima e la renda veramente distaccata dallo spirito del mondo.

9a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo nono mistero per onorare il tuo viaggio al Calvario sotto il peso della croce. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, una grande costanza nel seguirti, portando la croce ogni giorno della nostra vita.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero di Gesù carico della croce discenda nella mia anima e la renda veramente costante nel portare la croce.

10a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo decimo mistero per onorare la tua Crocifissione sul Calvario. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, una viva avversione per il peccato, l'amore alla Croce e una morte santa per noi e per quanti agonizzano m questo momento. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Passione e Morte di Gesù Cristo discenda nella mia anima e la renda veramente santa.

Misteri Gloriosi

[4] 11a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo undicesimo mistero per onorare la tua trionfale Risurrezione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, una fede viva. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Risurrezione discenda nella mia anima e la renda davvero credente.

12a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo dodicesimo mistero per onorare la tua gloriosa Ascensione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, una ferma speranza e un vivo desiderio del paradiso. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Ascensione di Gesù Cristo discenda nella mia anima e la renda veramente degna del cielo.

13a DECINA. Spirito Santo, ti offriamo questo tredicesimo mistero per onorare la Pentecoste. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua fedele Sposa Maria, la divina Sapienza per conoscere, gustare e vivere la verità e comunicarla agli altri. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Pentecoste discenda nella mia anima e la renda veramente sapiente secondo Dio.

14a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quattordicesimo mistero in onore dell'immacolata Concezione e dell'Assunzione in corpo ed anima della tua santa Madre in cielo. Ti chiediamo per questi misteri e per la sua intercessione, una vera devozione verso di lei per ben vivere e ben morire. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia dei misteri dell'immacolata Concezione e dell'Assunzione discenda nella mia anima e la renda veramente devota di Maria.

15a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quindicesimo e ultimo mistero in onore della gloriosa Incoronazione della tua santa Madre in cielo. Ti chiediamo per questo mistero e l'intercessione di lei, la perseveranza e il progresso nella virtù fino alla morte e la corona eterna per noi preparata. Ti chiediamo la stessa grazia per tutti i fedeli e per quanti ci hanno fatto del bene. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)

[5] Signore Gesù, per questi misteri della tua Vita, Passione, Morte e Gloria e per i meriti della tua santa Madre, ti preghiamo: converti i peccatori, aiuta i morenti, libera le anime del purgatorio. Concedi a tutti noi la tua grazia per ben vivere e ben morire, e la tua gloria per contemplare il tuo volto e amarti per l'eternità. Amen.

 

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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II. SECONDO METODO

IL METODO PIÙ BREVE

per celebrare la vita, la morte e la gloria di Cristo e di Maria nella recita del santo Rosario e per diminuire le distrazioni.

[6] Ad ogni Ave Maria delle varie decine bisogna aggiungere una clausola che richiama il mistero celebrato. La clausola si aggiunge dopo la parola Gesù, a metà dell'Ave Maria.

1 a decina: .... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù Incarnato. 
2a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che santifica. 
3a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che nasce povero. 
4a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù offerto per noi.
5 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, il Santo dei Santi.
6a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù agonizzante. 
7a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù flagellato. 
8a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù coronato di spine.
9a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù carico della croce.
10a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù crocifisso.

11 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù risorto. 
12a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù asceso al cielo.
13a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che ti colma di Spirito Santo. 
14a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che ti libera dalla morte. 
15 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che t'incorona di gloria.

Al termine della prima corona del rosario si dice: Le grazie dei misteri gaudiosi discendano nelle nostre anime e le rendano veramente sante.

Alla fine della seconda corona: Le grazie dei misteri dolorosi discendano nelle nostre anime e le rendano veramente costanti nelle prove.

E terminata la terza corona: Le grazie dei misteri gloriosi discendano nelle nostre anime e le rendano beate per l'eternità.

 

 

III. TERZO METODO

ad uso delle Figlie della Sapienza
per recitare fruttuosamente il santo Rosario

[ 7] Mi unisco a tutti i Santi che sono nel cielo, a tutti i giusti che sono sulla terra, e a tutti i fedeli che sono in questo luogo. Mi unisco a te, Signore Gesù, per lodate degnamente la tua santa Madre e lodare te in lei e con lei. Rinunzio alle distrazioni che mi verranno durante questo rosario, che intendo recitare con raccoglimento, attènzione e fervore, come se fosse l'ultimo di mia vita. R. Amen.

Signore Gesù, ti offriamo il Credo per onorare tutti i misteri della fede; il Padre nostro e tre Ave Maria per onorare Dio nell'Unità della natura e nella Trinità delle persone. Ti chiediamo un fede viva, una ferma speranza e un'ardente carità. R. Amen.

Ad ogni mistero, dopo le parole: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, si aggiunge una clausola per richiamare e onorare quel particolare Mistero. Per esempio: Gesù incamato, Gesù che santifica. . . , come è indìcato ad ogni decina.

1a corona del rosario:

MISTERI GAUDIOSI

L 'INCARNAZIONE

[8] Signore Gesù, ti offriamo questo primo mistero per onorare la tua Incarnazione nel seno di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, una profonda umiltà. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, con I' aggiunta: Gesù incarnato.
- Le grazie del mistero dell'Incarnazione discendano nelle nostre anime. R. Amen.

LA VISITAZIONE

Signore Gesù, ti offriamo questo secondo mistero per onorare la visita della tua santa Madre alla sua parente santa Elisabetta e la santificazione di san Giovanni Battista. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, la carità verso il nostro prossimo. R.Amen.
- Padre nostro, l0 Ave Maria... Gesù che santifica. 
- Le grazie del mistero della Visitazione discendano nelle nostre anime. R. Amen.

LA NASCITA DI GESU'

Signore Gesù, ti offriamo questo terzo mistero per onorare la tua Nascita nella stalla di Betlemme. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, il distacco dai beni del mondo, la disistima delle ricchezze e l'amore della povertà. R. Amen.
Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù nato da te.
Le grazie del mistero della Nascita di Gesù discendano nelle nostre anime. R. Amen

LA PRESENTAZIONE AL TEMPIO

Signore Gesù, ti offriamo questo mistero per onorare la tua Presentazione al tempio e la Purificazione di Ma ria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, una grande purezza nel corpo e nello spirito. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù offerto in sacrificio. 
- Le grazie del mistero della Presentazione discendano nelle nostre anime. R. Amen

IL RITROVAMENTO DI GESU'

Signore Gesù, ti offriamo questo quinto mistero per onorare il tuo Ritrovamento da parte di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, la vera sapienza. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria. . . Gesù, il Santo dei Santi . 
- Le grazie del mistero del Ritrovamento di Gesù discendano nelle nostre anime. R. Amen.
AI termine di questa prima corona del rosario si recita il Magnificat.

2a corona del rosario

MISTERI DOLOROSI
L'AGONIA

[9] Signore Gesù, ti offriamo questo sesto mistero per onorare la tua mortale Agonia nel giardino degli Ulivi. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della a santa Madre, il pentimento dei nostri peccati. R. Amen. 
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù agonizzante.
- Le grazie del mistero dell'Agonia di Gesù discendano nelle nostre anime. R. Amen.

LA FLAGELLAZIONE

Signore Gesù, ti offriamo questo settimo mistero per onorare la tua sanguinosa Flagellazione. Ti chiediamo per lesto mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la vigilanza sui nostri sensi. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù flagellato.
- Le grazie del mistero della Flagellazione di Gesù discendano nelle nostre anime. R. Amen.

L 'INCORONAZIONE DI SPINE

Signore Gesù, ti offriamo questo ottavo mistero per onorare la tua Incoronazione di spine. 
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, il distacco dallo spirito del mondo. R. Amen.
- Padrenostro, 10 Ave Maria... Gesù incoronato di spine. 
- Le grazie del mistero dell'Incoronazione di spine discendano nelle nostre anime. R. Amen.

LA VIA DELLA CROCE

Signore Gesù, ti offriamo questo nono mistero per onorare il tuo viaggio al Calvario sotto il peso della croce. 
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la costanza nel portare la nostra croce. 
R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che porta la croce. 
- Le grazie del mistero del viaggio di Gesù al Calvario discendano nelle nostre anime. R. Amen.

LA CROCIFISSIONE

Signore Gesù, ti offriamo questo decimo mistero per onorare la tua Crocifissione e atroce Morte sul Calvario. 
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la conversione dei peccatori, la perseveranza dei giusti e il riposo delle anime del Purgatorio.
R. Amen.
Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù crocifisso.

[ 10] In questa decina del rosario, prima di ogni Ave Maria, si chiedono a Dio, per l'intercessione dei nove cori degli angeli, le grazie di cui si ha bisogno:
Santi Serafini, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Cherubini, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Troni, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Sante Dominazioni, chiedete a Dio... Ave, Maria... 
Sante Virtù, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Sante Potenze, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Principati, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Arcangeli, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Angeli, chiedete a Dio... Ave, Maria 
Santi e Sante del Paradiso, chiedete a Dio... Ave, Maria... 
Gloria al Padre.
- Le grazie del mistero della Crocifissione di Gesù discendano nelle nostre anime. R. Amen.

[11] Al termine di questa seconda corona del rosario si recitano in ginocchio le seguenti preghiere:

PREGHIERA
composta dal Santo di Montfort per chiedere ed ottenere da Dio la divina Sapienza

Dio dei Padri,
Signore misericordioso,
Spirito di verità!
Io, povera creatura,
prostrata dinanzi alla tua divina Maestà,
sono consapevole di trovarmi in estremo bisogno
della tua divina Sapienza,
che ho perduto con i miei peccati.
Fiducioso che manterrai fedelmente
la promessa di dare la Sapienza
a quanti te la domanderanno
senza esitare,
te la chiedo oggi
con viva insistenza e profonda umiltà.
Manda a noi, Signore, questa Sapienza
che è sempre presente dinanzi al tuo trono
e racchiude tutti i tuoi beni.
Essa sostenga la nostra debolezza,
illumini le nostre menti, 
infiammi i nos,tri cuori,
ci insegni a parlare ed agire,
a lavorare e soffrire con te.
Diriga i nostri passi e colmi le nostre anime
delle virtù di Gesù Cristo
e dei doni dello Spirito Santo.
Padre misericordioso,
Dio di ogni consolazione !
Per la bontà materna di Maria,
per il sangue prezioso del tuo diletto Figlio,
per il tuo immenso desiderio
di comunicare i tuoi beni alle creature,
ti chiediamo il tesoro infinito
della tua Sapienza.
Ascolta ed esaudisci questa mia preghiera.

Amen.

[ 12] Preghiera a san Giuseppe
Ave, Giuseppe, uomo giusto, la Sapienza è con te. Tu 
sei benedetto fra tutti gli uomini e benedetto è il frutto 
di Maria tua Sposa fedele, Gesù.
San Giuseppe, degno padre putativo di Gesù, prega per 
noi peccatori e ottienici la divina Sapienza, adesso e nel-
l'ora della nostra morte. R. Amen.
Questa preghiera si recita tre volte

3a corona del rosario:

MISTERI GLORIOSI

LA RISURREZIONE

[ 13] Signore Gesù, ti offriamo questo undicesimo mistero per onorare la tua gloriosa Risurrezione. Ti chiedia mo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, l'amore di Dio e una gioiosa fedeltà al tuo ser vizio. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù risorto.
- Le grazie del mistero della Risurrezione discendano nelle nostre anime. R. Amen.

L'ASCENSIONE

Signore Gesù, ti offriamo questo dodicesimo mistero per onorare la tua trionfale Ascensione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, un ardente desiderio del cielo nostra patria. R. Amen. 
- Padre nostro, lO Ave Maria... Gesù asceso al cielo. 
- Le grazie del mistero dell' Ascensione discendano nel le nostre anime. R. Amen.

LA PENTECOSTE

Signore Gesù, ti offriamo questo tredicesimo mistero per onorare il mistero della Pentecoste. Ti chiediamo per 
questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la venuta dello Spirito Santo nelle nostre anime. R. Amen.
- Padre nostro, 10 ave Maria... Gesù che ti colma di spirito Santo
Le grazie del mistero della Pentecoste discendano nelle nostre anime.
R. Amen

L'ASSUNZIONE DI MARIA

Signore Gesù, ti offriamo questo quattordicesimo mistero per onorare la Risurrezione e trionfale Assunzione in cielo della tua santa Madre. 
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, l'affetto filiale per una Madre così buona. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che ti fa vincere la morte.
Le grazie del mistero dell'Assunzione di Maria discendano nelle nostre anime. R. Amen

L'INCORONAZIONE DI MARIA

Signore Gesù, ti offriamo questo quindicesimo ed ultimo mistero per onorare l'Incoronazione della tua santa Madre. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, la perseveranza nella grazia e la corona della gloria. R. Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che ti incorona di gloria.

[ 14] Prima di ogni Ave Maria di questa decina, si chiedono a Dio le grazie di cui si ha bisogno, per l' intercessione di tutti i Santi:
San Michele arcangelo e voi tutti angeli santi, chiedete a Dio... Ave, Maria
Sant' Abramo e voi tutti Patriarchi, chiedete a Dio...Ave, Maria .
San Giovanni Battista e voi tutti santi Profeti, chiedete a Dio... Ave, Maria.
San Pietro e san Paolo e voi tutti santi Apostoli, chiedete a Dio... Ave, Maria.
Santo Stefano, san Lorenzo e voi tutti santi Martiri, chiedete a Dio... Ave, Maria.
Sant'Ilario e voi tutti santi vescovi, chiedete a Dio. . . Ave, Maria.
San Giuseppe e voi tutti santi Testimoni di Cristo, chiedete a Dio... Ave, Maria.
Santa Caterina, santa Teresa e voi tutte sante Vergini, chiedete a Dio... Ave, Maria.
Sant' Anna e voi tutte sante Donne, chiedete a Dio... Ave, Maria
Gloria al Padre...
- Le grazie del mistero dell'Incoronazione di discendano nelle nostre anime. R.Amen

[ 15] Alla fine della terza corona del rosario si preghiera seguente:

PREGHIERA ALLA VERGINE SANTA


Ti saluto, Maria,
Figlia prediletta dell'eterno Padre, Madre ammirabile del Figlio,
Sposa fedele dello Spirito Santo, 
Tempio vivo della santissima Trinità
Ti saluto, regale Signora!
A te tutto è sottomesso
in cielo e sulla terra.
Ti saluto, sicuro rifugio dei peccatori
e misericordiosa Regina!
Tu non respingi mai nessuno.
Per quanto peccatore mi getto ai tuoi piedi
e ti prego di ottenermi dal tuo amato Figlio Gesù 
il pentimento e il perdono di ogni mio peccato
e insieme la divina Sapienza.
Mi dono totalmente a te con quanto possiedo
e ti scelgo oggi quale mia Madre e Regina. 
Trattami dunque come l'ultimo dei tuoi figli
e il più umile dei tuoi servi.
Ascolta, o mia Sovrana, i sospiri di un cuore 
che desidera amarti e servirti fedelmente.
Non si dica che fra quanti a te ricorsero,
io sia il primo a non essere esaudito!
O mia speranza! O mia vita!
O fedele e immacolata Vergine Maria
Esaudiscimi, difendimi, nutrimi,
istruiscimi, salvami.

R. Amen
Sia lodato, adorato e amato
Gesù nel santissimo Sacramento dell'altare.
R.Ora e sempre
O Gesù, amabile Gesù!
O Maria, Madre di Gesù e Madre nostra!
Dateci per grazia la santa benedizione.
R. Amen.
Sopportateci nelle nostre debolezze,
ascoltateci nelle nostre preghiere
e difendeteci dal mondo e dal demonio
R. Amen.
Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
R. Amen.

 
















[Modificato da Caterina63 30/01/2016 11:23]
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IV. QUARTO METODO

Sintesi della vita, morte, passione e gloria di Gesù e di Maria nel santo Rosario

[ 16] Credo 1. fede nella presenza di Dio. 2. fede nel Vangelo. 3. fede e obbedienza al papa come vicario di Cristo.
Padre nostro; unità di un solo Dio vivo e vero.
1a Ave: per onorare l'eterno Padre che genera il Figlio nel contemplare se stesso.
2a Ave: per onorare il Verbo eterno eguale al Padre, dal cui vicendevole amore, come da un solo principio, procede lo Spirito Santo.
3a Ave; per onorare lo .Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio per via d'amore.

L 'INCARNAZIONE


[ 17] Padre nostro; l'immensa carità di Dio.
1 a Ave: per deplorare lo stato infelice di Adamo disobbediente, la sua giusta condanna e quella dei suoi discendenti.
2 a Ave: per onorare i desideri dei Patriarchi e dei Profeti, che imploravano il Messia.
3 a Ave: per onorare i desideri e le preghiere elevate dalla Vergine Santa per affrettare la venuta del Messia,
e il suo matrimonio con san Giuseppe.
4 a Ave: la carità dell'eterno Padre che ha dato a noi proprio Figlio.
5 a Ave: l'amore del Figlio che si è dato per noi.
6 a Ave: l'invio ed il saluto dell'angelo Gabriele.
7 a Ave: il timore verginale di Maria.
8 a Ave: la fede e il consenso della Vergine Santa.
9 a Ave; la creazione dell'anima e del corpo di Gesù Cristo nel seno di Maria ad opera dello Spirito Santo.
10 a Ave: l'adorazione degli angeli al Verbo Incarnato nel seno di Maria.

LA VISITAZIONE

[ 18] Padre nostro: l' adorabilissima Maestà di Dio.
1a Ave: per onorare la gioia del cuore di Maria nell'Incarnazione e la dimora di nove mesi del Verbo Incarnato nel suo seno.
2 a Ave: l' offerta sacrificale che Gesù Cristo fece di se stesso al Padre venendo nel mondo.
3 a Ave; le compiacenze di Gesù Cristo nell'umile e verginale seno di Maria, e quelle di Maria nel godimento del suo Dio.
4 a Ave: le perplessità di san Giuseppe circa la gravidanza di Maria.
5 a Ave: la scelta degli eletti concordata da Gesù e da Maria nel seno verginale di lei.
6 a Ave: la sollecitudine di Maria nella visita ad Elisabetta.
7 a Ave: il saluto di Maria e la santificazione di Giovanni Battista e di sua madre Elisabetta.
8 a Ave: la gratitudine di Maria nei confronti Magnificat.
9 a Ave: la sua carità ed umiltà nel servire la parente. 
10 a Ave: la vicendevole dipendenza di Gesù e di Maria, e la nostra nei loro confronti.

LA NASCITA DI GESÙ CRISTO

[ 19] Padre nostro: le infinite ricchezze di Dio.
1 a Ave: per onorare il rifiuto e le umiliazioni ricevute da Maria e da Giuseppe a Betlemme.
2 a Ave: la povertà della stalla in cui Dio venne al mondo.
3 a Ave: l'alta contemplazione e l'immenso amore di Maria al momento di dare alla luce il Figlio.
4 a Ave: la nascita verginale del Verbo eterno.
5 a Ave: le adorazioni e i cantici degli angeli alla nascita di Gesù.
6 a Ave: la bellezza incantevole della sua divina infanzia.
7 a Ave: la venuta dei pastori nella stalla con i loro piccoli doni.
8 a Ave: la circoncisione di Gesù Cristo e quanto ha sofferto per amore.
9 a Ave: l'imposizione del nome di Gesù e le sue grandezze.
10 a Ave: l'adorazione dei Magi e i loro doni

LA PURIFICAZIONE

[20] Padre nostro: l'eterna Sapienza di Dio.
1 a Ave: per onorare l'obbedienza di Gesù e di Maria alla Legge
2 a Ave: il sacrificio che Gesù offrì della sua umanità in questo mistero.
3 a Ave: il sacrificio che la Vergine Santa offrì della propria reputazione.
4 a Ave: la gioia e i cantici di Simeone e di Anna la profetessa.
5 a Ave: il riscatto di Gesù con l'offerta di due tortore. 
6 a Ave: la strage dei Santi Innocenti a causa della crudeltà di Erode.
7 a Ave: la fuga di Gesù in Egitto ad opera di Giuseppe obbediente alla parola dell'angelo.
8 a Ave: la sua misteriosa permanenza in Egitto
9 a Ave: il ritorno di Gesù a Nazareth.
10 a Ave: la sua crescita in età e in sapienza.

IL RITROVAMENTO DI GESÙ AL TEMPIO

[21] Padre nostro: l'incomprensibile santità di Dio.
1 a Ave: per onorare la vita nascosta, laboriosa e obbediente di Gesù nella casa di Nazareth.
2 a Ave: la sua predicazione e il suo ritrovamento nel tempio fra i dottori.
3 a Ave: il digiuno e la tentazione nel deserto.
4 a Ave: il suo battesimo per le mani di san Giovanni Battista.
5 a Ave: la sua mirabile predicazione
6 a Ave: i suoi stupendi miracoli.
7 a Ave: la scelta dei Dodici Apostoli e poteri loro concessi.
8 a Ave: la sua meravigliosa Trasfigurazione.
9 a Ave: la lavanda dei piedi ai suoi Apostoli 
10 a Ave: l'istituzione dell'Eucarestia.

L'AGONIA DI GESÙ CRISTO

[22] Padre nostro: l'intima felicità di Dio.
1 a Ave: per onorare i momenti contemplativi di Gesù durante la sua vita e principalmente nel giardino degli Ulivi.
2 a Ave: le sue umili e ferventi preghiere durante la vita e alla vigilia della Passione.
3 a Ave: la sua pazienza e dolcezza verso gli Apostoli durante la vita e specialmente nel giardino degli Ulivi. 
4 a Ave: le amarezze che provò nell'anima durante tutta la vita e soprattutto nel giardino degli Ulivi.
5 a Ave: i rivoli di sangue in cui il dolore lo immerse. 
6 a Ave: il conforto che si compiacque ricevere da un angelo.
7 a Ave: la conformità della sua volontà a quella del Padre nonostante le riluttanze della natura.
8 a Ave: il coraggio con cui si fece innanzi ai suoi carnefici e la forza della parola con cui li prostrò a terra e li risollevò.
9 a Ave: il tradimento di Giuda e la cattura da parte dei giudei.
10 a Ave: l'abbandono da parte degli Apostoli

LA FLAGELLAZIONE

[23] Padre nostro: l'ammirevole pazienza di Dio.
1 a Ave: per onorare le catene e le funi con cui Gesù fu legato.
2 a Ave: lo schiaffo che ricevette in casa di Caifa.
3 a Ave: il triplice rinnegamento di Pietro.
4 a Ave: le umiliazioni ricevute da Gesù presso Erode quando fu rivestito di una tunica bianca.
5 a Ave: Gesù spogliato delle sue vesti
6 a Ave: i disprezzi e gli insulti ricevuti dai carnefici a motivo della sua nudità.
7 a Ave: le verghe pungenti e i crudeli fu percosso e straziato.
8 a Ave: la colonna alla quale fu legato
9 a Ave: il sangue sparso e le piaghe ricevute nelle sue carni
10 a Ave: la caduta nel proprio sangue per indebolimento

L 'INCORONAZIONE DI SPINE

[24] Padre nostro: l'ineffabile bellezza di Dio.
1 a Ave: per onorare Gesù spogliato per la terza volta 
2 a Ave: la corona di spine.
3 a Ave: il velo con cui gli vennero bendati gli occhi. 
4 a Ave: gli schiaffi ricevuti e gli sputi di cui fu coperto suo volto.
5 a Ave: il vecchio manto che gli fu posto sulle spalle 
6 a Ave: la canna che gli misero in mano.
7 a Ave: la pietra aguzza sulla quale fu posto a sedere 
8 a Ave: gli oltraggi e insulti cui fu fatto segno.
9 a Ave: il sangue grondante dal suo capo adorabile. 
10 a Ave: i capelli e la barba che gli strapparono

IL CAMMINO DELLA CROCE

[25] Padre nostro: l'infinita potenza di Dio.
1 a Ave: per onorare la presentazione di nostro Signore al popolo con le parole: "Ecco l'Uomo".
2 a Ave: la preferenza data a Barabba.
3 a Ave: le false testimonianze deposte contro di lui
4 a Ave: la condanna a morte.
5 a Ave: l'amore con cui Gesù abbracciò e baciò la croce. 6 a Ave: le pene spaventose che soffrì nel portarla.
7 a Ave: le cadute cui Gesù reso debole sotto il peso della croce.
8 a Ave: l'incontro doloroso con la sua santa Madre. 
9 a Ave: il velo della Veronica su cui si impresse il suo volto.
10 a Ave: le lacrime di Gesù, quelle di sua Madre e delle pie donne che lo seguivano al Calvario.

LA CROCIFISSIONE DI GESÙ CRISTO

[26] Padre nostro: la temibile giustizia di Dio.
1 a Ave: per onorare le cinque piaghe di Gesù Cristo e sangue che versò sulla croce.
2 a Ave: il suo cuore trafitto e la croce su cui venne inchiodato.
3 a Ave: i chiodi e la lancia che lo trafissero, la spugna con il fiele e l'aceto che gli porsero da bere.
4 a Ave: la vergogna e l'infamia che soffrì per essere crocifisso nudo fra due ladroni.
5 a Ave: la compassione della sua santa Madre.
6 a Ave: le sue ultime sette parole.
7 a Ave: il suo sentirsi abbandonato e il suo silenzio 
8 a Ave: l'afflizione di tutto l'universo.
9 a Ave: la sua morte crudele e infamante.
10 a Ave: la deposizione dalla croce e la sepoltura.

LA RISURREZIONE

[27] Padre nostro: la perenne eternità di Dio
1 a Ave: per onorare la discesa dell'anima di nostro Signore agli inferi.
2 a Ave: la gioia degli antichi Padri e la loro uscita dal Limbo.
3 a Ave: la riunione dell'anima e del corpo di Gesù nel sepolcro.
4 a Ave: la sua miracolosa uscita dal sepolcro.
5 a Ave: la sua vittoria sulla morte, il peccato, il mondo e il demonio.
6 a Ave: le quattro qualità del suo corpo glorioso.
7 a Ave: il potere ricevuto dal Padre in cielo e in terra. 
8 a Ave: le apparizioni di cui onorò la sua santa Madre, gli Apostoli e i discepoli.
9 a Ave: le sue celesti conversazioni e il cibo preso con gli Apostoli.
10 a Ave: la pace, l'autorità e la missione che diede agli Apostoli di andare in tutto il mondo.

L'ASCENSIONE

[28] Padre nostro: l'illimitata immensità di Dio.
1 a Ave: per onorare la promessa di Gesù agli Apostoli di inviare loro lo Spirito Santo, e l'ordine di prepararsi a riceverlo.
2 a Ave: la riunione e l'assemblea di tutti i suoi discepoli sul Monte degli Ulivi.
3 a Ave: la benedizione impartita loro da Gesù mentre si elevava dalla terra al cielo.
4 a Ave: la gloriosa e incantevole Ascensione per virtù propria fino al Cielo empireo.
5 a Ave: l'accoglienza e il divino trionfo con cui fu ricevuto dal Padre e da tutta l'assemblea celeste.
6 a Ave.: il potere vittorioso con cui Gesù dischiuse le porte del Cielo, ove non era entrato nessun mortale.
7 a Ave: l'intronizzazione di Gesù alla destra del Padre quale Figlio diletto, a Lui eguale.
8 a Ave: il potere che ricevette di giudicare i vivi e i morti.
9 a Ave: la sua ultima venuta sulla terra, dove appariranno in tutto il loro splendore la sua potenza e la sua Maestà.
10 a Ave: la giustizia che eserciterà nel Giudizio universale, ricompensando i buoni e punendo i cattivi per tutta l'eternità.

LA PENTECOSTE

[29] Padre nostro: l'universale provvidenza di Dio.
1 a Ave: per onorare la verità di Dio Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio ed è il cuore della divinità.
2 a Ave: l'invio dello Spirito Santo da parte del Padre e del Figlio sugli Apostoli.
3 a Ave: il fragore con cui discese, segno della sua forza e potenza.
4 a Ave: le lingue di fuoco inviate sugli Apostoli per dare loro l'intelligenza delle Scritture e l'amore di Dio e del prossimo.
5 a Ave: la pienezza di grazia di cui privilegiò il cuore di Maria, sua Sposa fedele.
6 a Ave: la sua mirabile azione su tutti i Santi e sulla persona di Gesù Cristo, che Egli guidò durante tutta la vita.
7 a Ave: i dodici frutti dello Spirito Santo.
9 a Ave: per chiedere in particolare il dono della Sapienza e la venuta del suo Regno nei cuori.
10 a Ave: per ottenere la vittoria sui tre cattivi spiriti a lui opposti: lo spirito della carne, del mondo e del demonio.

L'ASSUNZIONE DI MARIA

[30] Padre nostro: l'indicibile munificenza di Dio.
1 a Ave: per onorare l'eterna predestinazione di Maria ad essere il capolavoro delle mani di Dio.
2 a Ave: la sua immacolata Concezione e la sua pienezza di grazia e di intelligenza fin dal seno di sua madre sant'Anna.
3 a Ave: la sua nascita che rallegrò il mondo intero.
4 a Ave: la sua presentazione e dimora al tempio.
5 a Ave: la sua vita mirabile ed esente da qualsiasi colpa. 
6 a Ave: la pienezza delle sue singolari virtù.
7 a Ave: la sua verginità feconda e il suo parto indolore. 
8 a Ave: la sua maternità divina e la sua alleanza con la Santa Trinità.
9 a Ave: la sua preziosa morte per amore.
10 a Ave: la sua trionfale risurrezione ed assunzione.

L 'INCORONAZIONE DI MARIA

[ 31] Padre nostro: l'inaccessibile gloria di Dio.
1 a Ave: per onorare la triplice corona di cui Maria fu insignita dalla Santa Trinità.
2 a Ave: l'aumento di gioia e di gloria apportata al Cielo dal suo trionfo.
3 a Ave: per riconoscerla Regina del Cielo e della terra, degli angeli e degli uomini.
4 a Ave: tesoriera e dispensatrice delle grazie di Dio, dei meriti di Gesù Cristo e dei doni dello Spirito Santo
5 a Ave: mediatrice e avvocata degli uomini.
6 a Ave: sterminio e rovina del demonio e delle eresie. 
7 a Ave: sicuro rifugio dei peccatori.
8 a Ave: madre e nutrice dei cristiani.
9 a Ave: gioia e dolcezza dei giusti.
10 a Ave: universale rifugio dei vivi e onnipotente conforto degli afflitti, dei morenti e delle anime del Purgatorio.

DIO SOLO




 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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30/01/2016 11:25
 
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V. QUINTO METODO

150 motivi che ci inducono a recitare il santo Rosario

[ 32] Credo: definizione ed essenza del santo Rosario

1° Padre nostro: distinzione del santo Rosario
1a Ave: Rosario quotidiano.
2 a Ave: Rosario ordinario.
3 a Ave: Rosario perpetuo

[ 33] 2° Padre nostro: eccellenza del santo Rosario nelle figure dell'Antico Testamento e nelle parabole del Nuovo.

1 a Ave: la sua potenza contro il mondo nella figura della piccola pietra che senza intervento umano cadde sulla statua di Nabucodonosor e la mandò in frantumi.
2 a Ave: la sua efficacia contro il demonio nella figura della fionda con cui Davide vinse Golia.
3 a Ave: la sua forza contro ogni sorta di nemici della salvezza nella figura della torre di Davide, dove c'erano mille armi di offesa e di difesa.
4 a Ave: i suoi prodigi prefigurati dalla verga di Mosè che fece scaturire l'acqua dalla roccia, rese dolci le acque, divise i mari e fece moltissimi altri prodigi.
5 a Ave: la sua santità nella figura dell'Arca dell'Alleanza che racchiudeva la Legge, la manna e la verga, e nel Salterio di Davide che ne è la figura.
6 a Ave: la sua luce nella colonna di fuoco durante la notte e nella nube luminosa durante il giorno mentre guidava gli Ebrei.
7 a Ave: la sua dolcezza nel miele trovato nella gola d'un leone.
8 a Ave: la sua fecondità nella rete che san Pietro gettò in acqua per ordine del Signore e che non si ruppe sotto il peso di 153 pesci.
9 a Ave: i suoi frutti meravigliosi nella parabola del granello di senapa che, piccolo in apparenza, diventa un grande albero su cui gli uccelli del cielo fanno il loro nido.
10 a Ave: le sue ricchezze nella parabola del tesoro nascosto nel campo e che un uomo sapiente vuole acquistare con ogni suo bene.

[34] 3° Padre nostro: è un dono venuto dal cielo e un grande regalo che Dio fa ai suoi servi più fedeli2.

1 a Ave: Dio è l'autore delle preghiere di cui è composto e dei misteri che contiene.
2 a Ave: la Vergine Santa è l'autrice della forma del Rosario
3 a Ave: san Domenico predicatore e, benche fosse un santo, non riusciva a convertire quasi nessun peccatore. 
4 a Ave: era accompagnato da parecchi santi vescovi nelle sue missioni, ma le sue fatiche restavano infruttuose. 
5 a Ave: nella foresta di Tolosa egli ottenne, dopo molte preghiere e penitenze, il dono del Rosario.
6 a Ave: entrò in Tolosa, vi predicò il Rosario, conseguì strepitose e grandi benedizioni.
7 a Ave: continuò a predicarlo durante tutta la vita con immenso frutto.
8 a Ave: effetti meravigliosi che il Rosario produceva ovunque venia predicato.
9 a Ave: la decadenza del Rosario.
10 a Ave: il suo rifiorire ad opera del Beato Alano della Rupe.

[ 35] 4° Padre nostro: il Rosario è la triplice corona che viene posta sul capo di Gesù e di Maria, e con la quale è incoronato chi lo recita ogni giorno.

1 a Ave: vi sono tre specie di corone della Vergine Santa. , 
2 a Ave: il Rosario quotidiano è la grande corona.
3 a Ave: i reprobi si coronano di rose già appassite.
4 a Ave: i predestinati incoronano Gesù e Maria con rose perenni.
5 a Ave: gli ebrei incoronano Gesù con spine pungenti. 
6 a Ave: i veri cristiani lo incoronano con rose fragranti. 
7 a Ave: con la prima parte del Rosario si pone sul capo di Maria la prima corona, quella di sposa, o corona d'eccellenza.
8 a Ave: con la seconda parte la seconda corona, quella di conquistatrice o corona di potenza.
9 a Ave: con la terza parte la terza corona, quella di sovrana, o corona di bontà.
10 a Ave: vi sono tre corone per chi recita il Rosario tutti i giorni: corona di grazie, corona di pace, corona di gloria in questa vita, in morte e nell'eternità.

[36] 5° Padre nostro: il Rosario è sintesi misteriosa delle più belle preghiere della Chiesa.

1 a Ave: il Credo è la sintesi del Vangelo.
2 a Ave: è la preghiera dei fedeli.
3 a Ave: è lo scudo dei soldati di Gesù Cristo.
4 a Ave: il Padre nostro è la preghiera che ha per autore Gesù Cristo
5 a Ave: è la preghiera con cui egli si rivolgeva a ottenendo quanto voleva.
6 a Ave: è la preghiera che racchiude altrettanti misteri quante sono le parole.
7 a Ave: è la preghiera che contiene tutti i nostri doveri verso Dio.
8 a Ave: è la preghiera che sintetizza tutto ciò che dobbiamo chiedere a Dio.
9 a Ave: è la preghiera sconosciuta e recitata molto male dalla maggior parte dei cristiani.
10 a Ave: parafrasi del Padre nostro

[ 37] 6° Padre nostro: il Rosario contiene il saluto angelico, cioè la preghiera più gradita che si possa rivolgere alla Vergine santa.

1 a Ave: l'Ave è il complimento divino che conquista il cuore di Maria.
2 a Ave: è il cantico nuovo del Nuovo Testamento che fedeli cantano uscendo dalla schiavitù del demonio; 
3 a Ave: è il cantico degli angeli e dei santi in cielo.
4 a Ave: è la preghiera dei predestinati e dei cattolici. 
5 a Ave: è una rosa misteriosa che rallegra la Vergine l'anima.
6 a Ave: è una pietra preziosa che adorna e santifica
7 a Ave: è una moneta di valore che compra il cielo.
8 a Ave: è la preghiera che distingue i salvati dai dannati.
9 a Ave: è il terrore del demonio, il pugno che l'opprime, il chiodo di Sisara che gli trafigge il capo
10 a Ave: parafrasi dell'Ave Maria.

[ 38] 7° Padre nostro: il Rosario è la sintesi divina dei misteri di Gesù e di Maria; in essi si fa memoria della loro vita, passione e gloria.

1 a Ave: i mali e la rovina degli uomini provengono dall'ignoranza e dimenticanza dei misteri di Gesù Cristo.
2 a Ave: il Rosario ci consente di conoscere e ricordare i misteri di Gesù e di Maria, per poterli vivere.
3 a Ave: il desiderio più vivo di Gesù Cristo è stato ed è che ci ricordiamo di lui; a tale scopo ha istituito l'Eucarestia.
4 a Ave: dopo la santa Messa, il Rosario è la preghiera e l'azione più santa che si possa compiere, essendo memoriale e celebrazione di quanto Gesù Cristo ha operato e sofferto per noi.
5 a Ave: il Rosario è la preghiera degli angeli e dei santi in cielo: essi celebrano incessantemente la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo.
6 a Ave: recitando il Rosario si celebrano in un giorno o in una settimana tutti i divini misteri che la Chiesa celebra durante l'anno per la santificazione dei suoi fedeli. 
7 a Ave: chi recita ogni giorno il Rosario partecipa a ciò che i santi compiono in cielo come se fossero ancora sulla terra capaci di meritare, perché i fedeli fanno sulla terra quanto i santi fanno nel cielo.
8 a Ave: i misteri del santo Rosario sono specchi in cui i predestinati vedono i loro difetti, e fiaccole che li guidano su questa terra avvolta di tenebre.
9 a Ave: sono fontane di acqua viva del Salvatore, dove attingono con gioia le acque salutari della grazia.
10 a Ave: sono i quindici gradini del tempio di Salomone e i quindici gradini della scala di Giacobbe sui quali gli angeli scendono verso i predestinati e con loro salgono al cielo.

[39] 8° Padre nostro: il Rosario è l'albero della vita che porta frutti abbondanti tutto l'anno.

1 a Ave: il Rosario illuminai peccatori ciechi e induriti. 
2 a Ave: converte gli eretici ostinati.
3 a Ave: libera i prigionieri.
4 a Ave: sana i malati.
5 a Ave: arricchisce i poveri.
6 a Ave: sostiene i deboli.
7 a Ave: conforta gli afflitti e i morenti.
8 a Ave: riforma gli istituti religiosi rilassati.
9 a Ave: arresta i flagelli della collera divina.
10 a Ave: rende perfetti i giusti.

[ 40] 9° Padre nostro: il Rosario è una preghiera autorizzata da Dio con innumerevoli miracoli:

1 a Ave: miracoli per la conversione dei peccatori.
2 a Ave: per la conversione degli eretici.
3 a Ave: per la guarigione d'ogni sorta d'infermità.
4 a Ave: per i confratelli morenti.
5 a Ave: per la santificazione delle persone devote.
6 a Ave: per la liberazione delle anime del purgatorio. 
7 a Ave: per l'accettazione nella confraternita.
8 a Ave: per la processione del Rosario e per l'olio della lampada del Rosario.
9 a Ave: per la sua recita devota.
10 a Ave: per portarlo su di sé con devozione.

[41] 10° Padre nostro: il Rosario è eccellente perché è stato istituito per nobili fini, che danno molta gloria a Dio e sono molto salutari alle anime.

1 a Ave: ci si iscrive a questa confraternita per fortificarsi in modo mirabile, poiché così si è uniti a molti fratelli e sorelle.
2 a Ave: per ricordarsi continuamente dei misteri del Signore e di Maria.
3 a Ave: per lodare Dio in ogni momento del giorno e della notte, e in ogni luogo del mondo, ciò che non è attuabile quando si è soli.
4 a Ave: per ringraziare nostro Signore di tutte le grazie che ci concede ad ogni istante.
5 a Ave: per chiedergli continuamente perdono dei peccati quotidiani.
6 a Ave: per rendere la propria preghiera più efficace, essendo uniti agli altri.
7 a Ave: per aiutarsi a vicenda nell'ora della morte, che è tanto pericolosa, difficile e decisiva.
8 a Ave: per essere sorretti nell'ora del giudizio da altrettanti avvocati quanti sono i con fratelli del Rosario. 
9 a Ave: per essere, dopo la morte, sollevati e presto liberati dalle pene del purgatorio con le Messe e le preghiere offerte per loro.
10 a Ave: per formare un'armata schierata in battaglia al fine di distruggere il regno del demonio e stabilire quello di Gesù Cristo.

[ 42] 11° Padre nostro: il Rosario è il grande tesoro di indulgenze concesse a gara dai Papi.

1 a Ave: indulgenza plenaria delle stazioni quaresimali di Roma e di Gerusalemme, ricevendo la comunione in determinati giorni.
2 a Ave: indulgenza plenaria nel giorno d'iscrizione nella Confraternita.
3 a Ave: indulgenza plenaria in punto di morte
4 a Ave: indulgenza per la recita del Rosario.
5 a Ave: indulgenza per coloro che fanno recitare il Rosario
6 a Ave: indulgenza plenaria per chi si comunica nella chiesa del Rosario la prima domenica del mese.
7 a Ave: indulgenza per la processione.
8 a Ave: indulgenza per chi fa celebrare la Messa del Rosario.
9 a Ave: indulgenza per alcune opere di pietà.
10 a Ave: indulgenza per chi non può visitare la chiesa del Rosario, né fare la comunione, né assistere alla processione

[43] 12° Padre nostro: il Rosario è avvalorato dall'esempio dei santi.

1 a Ave: san Domenico, suo autore.
2 a Ave: il beato Alano della Rupe, suo riformatore.
3 a Ave: i Santi domenicani, suoi propagatori.
4 a Ave: tra i Papi: Pio V, Innocenzo III, Bonifacio VIII che lo fece ricamare su raso.
5 a Ave: tra i cardinali: san Carlo Borromeo.
6 a Ave: tra i vescovi, san Francesco di Sales.
7 a Ave: tra i religiosi: sant'Ignazio, san Filippo Neri, san Felice da Cantalice.
8 a Ave: tra i re e le regine: san Luigi, Filippo I re di Spagna, la regina Bianca di Castiglia.
9 a Ave: tra gli studiosi: Alberto Magno, Navarro, ecc. 
10 a Ave: tra i più devoti: suor Maria dell'Incarnazione, celebre pia donna di Roma.

[ 44] 13 ° Padre nostro: i nemici del Rosario sconfitti ce ne mostrano la gloria.

1 a Ave: coloro che lo trascurano
2 a Ave: coloro che lo recitano con tiepidezza e distrazione
3 a Ave: coloro che lo dicono in fretta e per abitudine
4 a Ave: coloro che lo dicono in peccato mortale senza pentirsi.
5 a Ave : coloro che lo dicono per ipocrisia, senza alcuna devozione
6 a Ave : i critici che cercano con astuzia di distruggerlo.
7 a Ave : gli empi che lo combattono con i loro ragionamenti. 
8 a Ave : i vili che, dopo averlo abbracciato, lo abbandonano.
9 a Ave : gli eretici che lo attaccano e lo calunniano. 
10 a Ave : i demoni che lo odiano e lo distruggono con mille astuzie

[45] 14° Padre nostro: soluzione delle difficoltà che eretici, libertini, negligenti ed ignoranti avanzano per distruggerlo o per non recitarlo.

1 a Ave: il Rosario - si obietta - è una pratica nuova. 
2a Ave: è un'invenzione di religiosi per avere del denaro.
3 a Ave: è una devozione da donnicciole che non sanno leggere.
4a Ave: è una superstizione perché si basa sulla ripetizione delle preghiere.
5 a Ave: è meglio recitare i Salmi penitenziali.
6 a Ave: è meglio fare la meditazione che recitare il Rosario.
7a Ave: il Rosario è preghiera troppo lunga e noiosa
8a Ave: possiamo salvarci senza dire il Rosario.
9Ave: tralasciandolo - vien fatto credere - si fa peccato
10 Ave: è un'azione buona, ma non ho tempo per recitarlo

[46] 15° Padre nostro: metodo per ben recitare il rosario

1 a Ave: bisogna dirlo con retta intenzione e con distacco dal peccato.
2 a Ave: santamente senza seconde intenzioni
3 a Ave: attentamente, senza distrazioni volontarie. 
4 a Ave: lentamente è dignitosamente, facendo delle pause.
5 a Ave: devotamente, meditando i misteri.
6 a Ave: con compostezza, in ginocchio o in piedi. 
7 a Ave: interamente, senza frammentarlo, e tutti i giorni.
8 a Ave: a bassa voce, quando lo si recita da soli
9 a Ave: pubblicamente e a due cori.
10 a Ave: sempre, fino alla morte.

[47] 16° Padre nostro: vari metodi per recitare il Rosario

1 a Ave: può essere recitato pensando ai misteri mentre si dicono semplicemente i Padre nostro e le Ave Maria.
2 a Ave: si può, in ogni mistero, aggiungere una parola alle 10 Ave.
3 a Ave: per ogni decina si può fare una breve offerta. 
4 a Ave: si può farne una più lunga.
5 a Ave: in ogni Ave si può avere un'intenzione particolare
6 a Ave: può essere recitato interiormente senza pronunciare le parole 
7 a Ave: ad ogni Ave si può fare una genuflessione
8 a Ave: si può aggiungere una prostrazione.
9 a Ave: si può aggiungere una penitenza.
10 a Ave: in ogni decina si può fare memoria dei santi e, secondo l'ispirazione dello Spirito Santo, si possono unire alcuni metodi precedentemente riferiti.




 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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APPENDICI

LE PRINCIPALI REGOLE DEL SANTO ROSARIO

[ 48] 1) Iscriversi nel registro della Confraternita e, potendolo, confessarsi, comunicarsi e recitare il Rosario in quello stesso giorno.
2) Avere un Rosario o corona benedetta.
3) Recitare il Rosario ogni giorno o almeno ogni settimana.
4) Confessarsi e comunicarsi, quando è possibile, nella prima domenica del mese e partecipare alle processioni del santo Rosario.
Sia chiaro tuttavia che nessuna di queste regole obbliga sotto pena di peccato.

DELLA VIRTU' E DELLA DIGNITA' DEL ROSARIO

[ 49] Per mezzo del Rosario molti grandi peccatori e peccatrici si convertivano ben presto a una vita santa, gemevano e piangevano immensamente; persino i bambini si sottoponevano a incredibili penitenze. In tal modo la devozione verso mio Figlio e verso di me fiorì talmente da pensare che gli angeli fossero scesi sulla terra. Cresceva anche la fede, al punto che molti desideravano ardentemente morire per la religione e combattere contro gli eretici.

50] E così ad opera della preghiera di Domenico, a me carissimo, e della potenza di questo Salterio, i paesi dominati dall'eresia si sottomisero alla Chiesa. In virtù di questo Salterio si .elargivano abbondami elemosine, si costruivano, si edificavano ospedali, si conduceva una vita onesta e casta, si compivano meraviglie. Fiorivano pure una esimia santità e il disprezzo del mondo, l'onore della Chiesa, la giustizia dei governami, la pace dei cittadini, l'onestà delle comunità e delle famiglie.
C'è di più: gli operai si mettevano al lavoro solo dopo avermi salutata con il mio Salterio e non prendevano il riposo se prima non mi avevano devotamente pregato in ginocchio con esso. Se nella notte si fossero ricordati di aver omesso il mio Salterio, immediatamente si alzavano dal letto e mi salutavano con maggior rispetto misto a pentimento. Tanta era poi la stima per il Rosario che i suoi devoti erano subito considerati come membri di questa confraternita. Di un peccatore pubblico o di un bestemmiatore si diceva quasi come un proverbio: "costui non è frate domenicano ". . .
Non posso tacere i tanti segni e prodigi che per mezzo di questo Salterio ho compiuto in diverse regioni del mondo: ho fermato la peste generale, ho placato guerre atroci, ho del tutto impedito il versamento di sangue, ho allontanato il pericolo delle febbri e di ogni male nocivo al corpo. Allora veramente il mondo godeva i miei doni, gli angeli si rallegravano per i vostri Salteri, la Trinità se ne compiaceva, mio Figlio si allietava di questa grande gioia, e io sperimentavo in esso una felicità inimmaginabile.

[ 51] Dopo la Messa, direi che il Rosario è la cosa più gradita tra le opere della Chiesa".
Questo disse in un'apparizione al beato Alano la Vergine Maria (Libro IX, De dignitate psalterii...).
In seguito alle esortazioni del beato Domenico, tutti i fratelli e le sorelle del suo Ordine servivano mio Figlio e me con somma e indicibile devozione, recitando continuamente questo Salterio della Trinità. Ognuno recitava almeno un Salterio di 15 decine al giorno; consideravano perduta la giornata in cui avessero mancato a questo impegno.
Era tale la stima per questo Salterio, che i frati di san Domenico andavano più volentieri in chiesa o al coro. E se qualcuno di loro mostrava segni di pigrizia nel proprio lavoro, gli si diceva in tono confidenziale: "Caro fratello, tu non reciti più il Salterio di Maria, o lo dici senza devozione.

DIGNITÀ DEL SALUTO ANGELICO

[ 52] " Gli angeli in cielo rivolgono alla beata Vergine Maria questo saluto: Ave, non a voce ma nella mente. Essi infatti sanno che per mezzo di tale saluto la rovina degli angeli è stata riparata, Dio si è fatto uomo e il mondo è stato rinnovato" (B. Alano, De origine et progressu fratemitatis, c. VII) .
"lo stesso, conoscendo la forza dell'annuncio del Signore, recitavo questo saluto con molto fervore. E, in verità, nel mio essere naturale umano io pregavo Maria nel suo essere soprannaturale divino di grazia e di gloria " (beato Alano).
"La beatissima Vergine appare di notte ad una consorella della confraternita di S. Maria mentre riposava nel suo giaciglio e le disse: Non aver paura, figlia mia, della tua tenera Madre alla quale ogni giorno rendi pii servizi, ma ti raccomando di perseverare. Sappi infatti, che al saluto angelico io provo tale gioia che nessuno mai può spiegare" (Guillaume Pepin, Rosario aureo, sermone 47).

[ 53] Ciò è confermato da una visione di santa Gertrude. Nelle sue Rivelazioni, libro IV, c. XI, si legge: "Al mattino di una festa dell 'Annunciazione della beata Vergine Maria, mentre nel monastero dove ella risiedeva si cantava l' Ave Maria, santa Gertrude vide abbondanti rivoli che partendo dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo in soavissimo émpito nel cuore della Vergine Madre, e dal cuore di lei ritornavano impetuosi verso la propria sorgente. Da questo flusso della Trinità scaturiva per Maria il dono di essere la più potente dopo il Padre, la più sapiente dopo il Figlio e la più amorevole dopo lo Spirito Santo. In quell'occasione la santa apprese anche che ogni qualvolta i fedeli recitano il saluto angelico, i tre ruscelli misteriosi circondano con maggiore impetuosità e abbondanza la beatissima Vergine, si precipitano nel santissimo cuore di lei, e dopo averla inondata di dolcezza ritornano in seno a Dio. Così essi rifluiscono con mirabile gaudio verso la loro sorgente, e da questo fluire si diffondono vene di gioia e di salvezza eterna su ciascuna persona degli angeli e dei santi e su quanti in terra ricordano lo stesso saluto, da cui si rinnova ogni bene in tutti coloro che sono raggiunti dalla salvifica incarnazione del Figlio di Dio " .

[54] Ed ecco le parole che la beata Vergine disse in una visione a santa Matilde: "Nessuno giunge mai a scoprire cosa più grande di questo saluto. Ed è impossibile salutarmi in modo più dolce che con le stesse parole piene di rispetto con le quali Dio Padre mi ha salutata".
Il beato Dionigi il Certosino così racconta a proposito dell'apparizione della beata Vergine ad un suo devoto: "Ecco, scritte su questo manto, tutte le Ave Maria che mi hai rivolto. Quando quest'altro lembo del manto sarà pieno di Ave Maria io ti porterò nel regno del mio dilettissimo Figlio ".
Riccardo di san Lorenzo dice: " Salutiamo Maria con il cuore, la bocca e le opere, perché ella non abbia a dire a buon diritto: 'questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me' " (De laudibus Virginis, 1.III).

[55] "Motivi per cui all'inizio delle prediche si recita l' Ave Maria:
1. L'esempio dell'angelo. La Chiesa militante imita in quanto è possibile la condotta dell'angelo Gabriele, il quale prima di dare a Maria l'annuncio della buona Notizia con le parole: "Ecco, concepirai nel grembo e darai alla luce un bambino", la salutò rispettosamente con l' Ave . Così la Chiesa, prima di annunciare il Vangelo, saluta Maria. Perché dall'ascolto di questo saluto, gli uditori della parola di Dio traggano più frutto.
2. I predicatori fanno le veci dell'angelo. Affinché gli uditori generino il Cristo con la fede, occorre che essi ottengano questa grazia dalla beata Vergine, la quale per prima lo generò. E così essi stessi diverranno Madri del Verbo di Dio. Senza Maria essi non possono generare il Cristo. 
3. Per ottenere l'aiuto della beata Vergine. Risulta infatti dal Vangelo quanto sia efficace il saluto angelico.
4. Per evitare i grandi pericoli della predicazione: Maria, l'illuminatrice, illumina i predicatori.
5. Perché gli uditori, sull'esempio di Maria, ascoltino più attentamente e conservino con maggior cura la parola di Dio.
6. Perché il demonio, nemico del genere umano e tremendo avversario del Vangelo sia cacciato lontano: " Poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e si salvino "5.

[ 56] Clemente Losow nel suo primo discorso sul Rosario racconta: "Morto san Domenico e accolto in cielo, la devozione del Rosario s'era affievolita e quasi spenta. Fu allora che una spaventosa epidemia cominciò a devastare varie regioni. Gli abitanti, non sapendo che cosa fare, si recarono da un santo eremita che con grande austerità viveva nella solitudine, e lo supplicarono di raccomandarli a Dio nelle sue preghiere. Il santo uomo implorò con maggior fervore la Madre di Dio perché si degnasse di soccorrerli quale avvocata dei peccatori. La Vergine apparve e gli disse: "Essi hanno abbandonato le mie lodi, perciò sono stati colpiti da questi mali. Riprendano la devozione che avevano nel tempo passato e sperimenteranno il mio patrocinio. Allontanerò da loro la peste, provvederò alla loro salvezza purché mi onorino 50 volte con l'angelico saluto, aggiungendo un Padre nostro ogni l0 Ave, e così via. Gradisco molto questo genere di salmodia.
Quelli accolsero il comando della Vergine, annodarono ramoscelli e bastoncini facendone grani del Rosario e pregarono così con tutto il cuore".

 

   


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"IL GRANDE SEGRETO
PER DIVENTARE SANTO "
CONSACRAZIONE A MARIA
E A GESU' PER MEZZO DI MARIA 
di Luigi Maria Grignon di Monfort
 

 

INTRODUZIONE

IL SEGRETO E LE SUE CONDIZIONI

 

l. Ecco un segreto, o anima predestinata, che l'Altissimo mi ha rivelato e che io non ho potuto trovare in alcun libro, né vecchio, né nuovo. Io te lo confido nel nome dello Spirito Santo, a patto:

1) di non rivelarlo a nessuno se non a quelle persone che ne siano meritevoli per le loro orazioni, le loro elemosine, le loro mortificazioni, le loro persecuzioni pazientemente sofferte, il loro distacco da ogni cosa ed il loro zelo per la salvezza delle anime;

2) di servirtene per diventare tutta santa e celeste, poiché questo segreto non diviene grande se non a misura di come un'anima lo adopera. Guardati quindi dal rimanere con le braccia conserte, senza far nulla; il mio segreto si cambierebbe in veleno e sarebbe la tua condanna;

3) di ringraziare Dio, tutti i giorni della tua vita, per la grazia che ti ha concesso di rivelarti un segreto che non meritavi affatto di conoscere e del quale capirai meglio il pregio e l'eccellenza (sulle prime però imperfettamente, a causa della moltitudine e della gravità dei tuoi peccati e del segreto amore a te stessa) di mano in mano che te ne servirai nelle azioni ordinarie della vita.

 

La preparazione per riceverlo

 

2. Prima però di appagare il tuo desiderio ardente e naturale di conoscere la verità, recita devotamente in ginocchio l'Ave Maris Stella e il Veni Creator, per chiedere a Dio la grazia d'intendere e gustare questo mistero divino.

A causa del poco tempo che io ho di scrivere, e tu di leggere, dirò tutto in breve.

 

PRIMA PARTE

 

L'UFFICIO DI MARIA NELLA NOSTRA SANTIFICAZIONE

A) NECESSITA' DI SANTIFICARSI PER MEZZO DI MARIA

 

Bisogna farsi santi: Dio lo vuole

3. O anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal Sangue prezioso di Gesù Cristo, il tuo Signore vuole che tu diventi santa come Lui in questa vita, e gloriosa come Lui nell'altra.

L'acquisto della santità di Dio è la tua sicura vocazione; a questo devono dunque mirare tutti i tuoi pensieri, tutte le tue parole, tutte le tue azioni, tutte le tue pene, e tutti i movimenti della tua vita, altrimenti tu resisti a Dio, non facendo ciò per cui ti ha creata e ti conserva.

Oh, quale opera stupenda! La polvere cambiata in luce, la sozzura in purezza, il peccato in santità, la creatura nel Creatore e l'uomo in Dio!

Oh, opera stupenda! Lo ripeto, ma opera difficile in se stessa ed impossibile con le sole forze della natura. Dio solo, con la sua grazia, ed una grazia copiosa e straordinaria, può venirne a capo; la creazione stessa dell'universo non è un capolavoro così grande come questo!

 

Per santificarsi, bisogna praticare la virtù

4. Come farai tu, anima predestinata? Di quali mezzi ti servirai per salire dove Dio ti chiama? I mezzi di salvezza e di santità sono noti a tutti sono scritti nel Vangelo, sono spiegati dai maestri della vita spirituale, sono praticati dai Santi e necessari a quanti vogliono salvarsi e giungere alla perfezione; essi sono l'umiltà del cuore, la preghiera continua, la mortificazione universale, l'abbandono alla divina Provvidenza, la conformità alla volontà del Signore.

 

Per praticare la virtù, è necessaria la grazia di Dio

5. Per servirsi di tutti questi mezzi di salvezza e di santità, la grazia del soccorso di Dio è assolutamente necessaria, e questa grazia è concessa a tutti più o meno grande: nessuno ne dubita.

Dico più o meno grande, poiché il Signore, benché d'infinita bontà, non concede a tutti nella stessa misura ed intensità la sua grazia, sebbene a ciascuno ne dia a sufficienza. Ora, l'anima fedele con una grazia grande fa una grande azione, e, con una grazia debole, ne fa una piccola; quindi il valore e l'eccellenza delle nostre azioni 

sono in proporzione del valore e dell'eccellenza della grazia concessa da Dio e corrisposta dall'anima. Questi principi sono incontestabili.

Per trovare la grazia di Dio, bisogna trovare Maria

 

6. Tutto dunque si riduce a trovare un mezzo facile per ottenere da Dio la grazia necessaria per diventare santo: proprio questo mezzo voglio indicarti e dico che per trovare la grazia di Dio, bisogna trovare Maria.

      


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A) PERCHE' MARIA CI E' NECESSARIA


Perché Maria sola ha trovato grazia davanti a Dio


7. 1) - Solo Maria ha trovato grazia davanti a Dio, per sé e per ogni uomo in particolare; i Patriarchi e i Profeti, i Santi tutti dell'Antico Patto non poterono trovare questa grazia.


Perché Maria sola è la Madre della grazia


8. 2) - Perché Maria ha dato l'essere e la vita all'Autore di ogni grazia, e perciò è chiamata Madre della Grazia.


Perché Maria sola possiede, dopo Gesù, la pienezza della grazia


9. 3) - L'Eterno Padre, dal quale ogni dono perfetto ed ogni grazia discendono a noi come dalla sua sorgente essenziale, nel darle suo Figlio, le ha dato insieme tutte le sue grazie; di modo che, - come dice San Bernardo, - la volontà di Dio le è stata data in Lui e con Lui.


 


Perché Maria sola è la tesoriera di tutte le grazie di Gesù


10. 4) - Dio l'ha scelta per tesoriera, economa e dispensatrice di tutte le grazie; di modo che tutte le sue grazie e tutti i suoi doni passano per le mani di Lei, e, secondo il potere ricevutone, Ella dà, - come dice San Bernardino, - a chi vuole, come vuole, quando vuole e nella misura che vuole, le grazie dell'Eterno Padre, le virtù di Gesù Cristo e i doni dello Spirito Santo.


 


Perché per avere Dio per Padre, bisogna avere per Madre Maria


11. 5) - Come nell'ordine della natura, è necessario che un figlio abbia un padre ed una madre, così nell'ordine della grazia è necessario che un vero figlio della Chiesa abbia Dio per padre e Maria per madre; di modo che, se egli si gloriasse di avere Dio per padre e non avesse la tenerezza di un vero figlio verso Maria, sarebbe un impostore, che avrebbe solo il demonio per padre.


 


Perché i membri di Gesù devono essere formati dalla Madre di Gesù


12. 6) - Avendo Maria formato il Capo dei predestinati, che è Gesù Cristo, tocca pure a Lei di formare le membra di questo Capo, che sono i veri cristiani; nessuna madre, infatti, forma il capo senza le membra, o le membra senza il capo.


Chi dunque aspira ad essere membro di Gesù Cristo, pieno di grazia e di verità, deve essere formato in Maria, attraverso la grazia di Gesù Cristo, che risiede in Lei pienamente, per venire comunicata pienamente ai veri membri di Gesù Cristo e ai veri suoi figli.


 


Perché per Maria lo Spirito Santo produce i predestinati


13. 7) - Lo Spirito Santo ha sposato Maria e prodotto in Lei, per mezzo di Lei e da Lei Gesù Cristo, questo capolavoro, il Verbo Incarnato; e siccome non l'ha mai ripudiata, così continua ogni giorno a produrre in Lei e per mezzo di Lei, in modo misterioso, ma reale, i predestinati.


 


Perché Maria è l'incaricata di nutrire le anime e di farle crescere in Dio


14. 8) - Maria ha ricevuto da Dio un particolare dominio sulle anime per nutrirle e farle crescere in Dio. Sant'Agostino giunge a dire che in questo mondo i predestinati sono tutti chiusi nel seno di Maria, e che non vengono alla luce se non quando questa buona Madre li partorisce alla vita eterna: quindi, come il bambino trae tutto il cibo dalla mamma, che lo proporziona alla sua debolezza, così i predestinati traggono da Maria tutto il loro cibo spirituale e tutta la loro forza.


 


Perché Maria deve abitare nei predestinati


15. 9) - A Maria Dio Padre ha detto: "Figlia mia, abita in Giacobbe", cioè nei miei predestinati, di cui Giacobbe è la figura. A Maria il Figlio di Dio ha detto: "Mia cara Madre, abbi la tua eredità in Israele, cioè nei predestinati". A Maria infine lo Spirito Santo ha detto: "Mia fedele Sposa, getta le radici nei miei eletti". Perciò, chiunque è eletto e predestinato, ha la Santa Vergine che dimora dentro se stesso, cioè nella sua anima, e lascia che Ella vi metta le radici di una profonda umiltà, di una carità ardente e di tutte le virtù.


 


Perché Maria è il "modello vivente" di Dio e dei Santi


16. 10) - Maria è chiamata da Sant'Agostino, e di fatto lo è, il modello vivente di Dio, "forma di Dio"; vale a dire che in Lei sola un Dio fatto Uomo è stato formato al naturale, senza che gli mancasse alcun lineamento della divinità, e in Lei sola altresì può essere formato l'uomo in Dio al naturale, per quanto ne è capace l'umana natura, attraverso la grazia di Gesù Cristo.


In due modi uno scultore può fare una statua o un ritratto al naturale:


1) - servendosi della sua capacità, della sua forza, della sua scienza e della bontà dei suoi strumenti per scolpire questa statua o ritratto in una materia dura ed informe;


2) - gettandola nello stampo.


Il primo modo è lungo e difficile, e soggetto a molti pericoli: spesso basta un colpo di cesello o di martello dato male, per guastare tutta l'opera. Il secondo modo è pronto, facile e dolce, quasi senza fatica e senza spesa, purché lo stampo sia perfetto e rappresenti l'originale, e la materia di cui lo scultore si serve, sia maneggevole, e non resistente alla sua mano.

Modello perfetto in se stesso e che ci tende perfetti in Gesù Cristo

17. Maria è il grande modello di Dio, fatto dallo Spirito Santo, per formare al naturale un Uomo-Dio per mezzo dell'unione ipostatica e per formare un Uomo-Dio per mezzo della grazia. A questo stampo non manca nessun lineamento della divinità: chiunque vi è gettato e si lascia maneggiare, riceve tutti i lineamenti di Gesù Cristo vero Dio, in modo soave e proporzionato all'umana debolezza, senza tanta agonia, né tanto travaglio; in modo sicuro, cioè senza timore di illusioni, dato che il demonio non ha mai avuto, né avrà mai accesso in Maria, santa ed immacolata, senza ombra della minima macchia di peccato.

 

In una maniera pura e divina

18. O anima cara, quale differenza tra un'anima formata in Gesù Cristo con i metodi ordinari di coloro che, come gli scultori, si fidano della loro abilità e si appoggiano sulla loro capacità, e un'anima molto docile, distaccata da tutto, ben fusa, e che, senza confidare affatto in se stessa, si getta in Maria Santissima e si abbandona all'operazione dello Spirito Santo! Quante macchie, quanti difetti, quante oscurità, quante illusioni, quanto di troppo naturale e di umano c'è nella prima, e quanto la seconda è pura, divina, simile a Gesù Cristo!

 

Perché Maria è il Paradiso e il mondo di Dio

19. Non c'è, né ci sarà mai creatura alcuna in cui Dio sarà più grande, al di fuori di Lui stesso e in Lui stesso, che nella divina Maria, senza eccettuare i Beati, i Cherubini e i più alti Serafini, nel Paradiso stesso. Maria è il Paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, dove il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo, per compiacervisi. Egli ha creato un mondo per l'uomo pellegrino, ed è questo che abitiamo; ha creato un mondo per l'uomo beato, ed è il Paradiso; ma ne ha creato un altro per Lui stesso e gli ha dato nome Maria: mondo, questo, sconosciuto a quasi tutti i mortali qui in terra, e incomprensibile anche a tutti gli Angeli, i Beati Comprensori del Cielo, i quali, meravigliati di vedere Dio così alto e così distante da tutti loro, così separato e così nascosto nel suo mondo, la divina Maria, esclamano giorno e notte: "Santo, Santo, Santo!".

 

 

Paradiso dove lo Spirito santo fa entrare la nostra anima perché vi trovi Dio

20. Beata, mille volte beata è quaggiù quell'anima, a cui lo Spirito Santo rivela il segreto di Maria, perché lo conosca; a cui apre questo giardino chiuso perché vi entri; questa fonte suggellata perché vi attinga e beva a gran sorsi le acque vivificatrici della grazia! Quest'anima non troverà che Dio solo, senza creatura, in quest'amabile creatura: ma Dio nello stesso tempo infinitamente santo ed elevato, infinitamente condiscendente e proporzionato alla propria debolezza. Dio, essendo dappertutto, si può trovare dappertutto, perfino nell'inferno; ma non vi è luogo in cui la creatura possa trovarlo più vicino a sé e più proporzionato alla propria debolezza quanto in Maria, poiché appunto per questo Dio si incarnò in Lei. Dovunque egli è il pane dei forti e degli Angeli, ma in Maria è il Pane dei figli.

 

Perché Maria, lontano dall'esserci di ostacolo, getta la nostra anima in Dio e la unisce a Lui

21. Non si creda, dunque, come alcuni falsi illuminati, che Maria, perché creatura, sia di impedimento all'unione con il Creatore; non è più Maria che vive, ma Gesù Cristo solo, Dio solo che vive in Maria. La sua trasformazione in Dio supera quella di San Paolo e degli altri Santi, molto più che il Cielo non superi in altezza la terra. Maria è stata creata solo per Dio, e quindi, ben lontano dal ritenere per se stessa un'anima, la getta in Dio e la unisce a Lui tanto più perfettamente quanto più questa anima è unita a Lei. Maria è l'eco meravigliosa di Dio, che non risponde che: "Dio", quando le si grida: "Maria"; che glorifica soltanto Dio, quando, con Sant'Elisabetta, viene chiamata beata. Se i falsi illuminati, così miseramente ingannati dal demonio perfino nell'orazione avessero saputo trovare Maria, e per mezzo di Maria, Gesù e, per mezzo di Gesù, Dio, non sarebbero caduti così miseramente.

 

Quando si è trovata Maria e, per mezzo di Maria, Gesù e, per mezzo di Gesù, Dio Padre, si è trovato ogni bene - dicono le anime sante -, e chi dice ogni bene. non eccettua nulla: ogni grazia ed ogni amicizia presso Dio, ogni sicurezza contro i nemici di Dio, ogni verità contro la menzogna, ogni facilità ed ogni vittoria contro le difficoltà di salvarsi, ogni soavità ed ogni gioia nelle amarezze della vita.

 

Perché Maria ci dà la grazia di portare con pazienza e con gioia le croci

22. Non è detto che colui, che per mezzo di una vera devozione ha trovato Maria, sia libero da croci e da patimenti; al contrario! Egli, anzi, ne è assalito più di chiunque altro, perché Maria, essendo Madre dei viventi, dà a tutti i suoi figli pezzi dell'Albero di Vita, che è la Croce di Gesù; bensì, se da una parte Maria taglia loro delle buone croci, dall'altra ottiene loro la grazia di portarle con pazienza e perfino con gioia; di modo che le croci che Ella dà a quanti le appartengono, sono piuttosto canditi o croci candite anziché croci amare; ovvero, se per qualche tempo sentono l'amarezza del calice che bisogna bere necessariamente per essere amici di Dio, la consolazione, poi, e la gioia che questa buona Madre fa seguire alla tristezza, li anima incredibilmente a portare croci ancor più pesanti e più amare.

 

Conclusione di questa prima parte

 

Per diventare santi, bisogna dunque saper trovare Maria, la Mediatrice delle grazie, e ciò per mezzo di una 'vera devozione' alla Santissima Vergine.

23. La difficoltà è quindi di saper trovare realmente la divina Maria, per trovare ogni grazia in abbondanza. Dio, perché assoluto padrone, può comunicare egli stesso direttamente ciò che in via ordinaria non comunica se non per mezzo di Maria, né senza temerarietà si può negare che qualche volta, anzi, lo faccia; però, nell'ordine della grazia - come dice San Tommaso Dio, visto l'ordine stabilito dalla sua divina Sapienza, ordinariamente non si comunica agli uomini che per mezzo di Maria. Per salire fino a Lui e unirsi a Lui, è necessario servirsi dello stesso mezzo di cui Egli si servì per scendere fino a noi, per farsi uomo e per comunicarci le sue grazie: questo mezzo è una vera devozione a Maria Vergine.

     


[Modificato da Caterina63 30/01/2016 11:36]
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  SECONDA PARTE


 


LA VERA DEVOZIONE A MARIA O LA SANTA SCHIAVITU' D'AMORE


A) SCELTA DELLA VERA O PERFETTA DEVOZIONE


Ci sono parecchie vere devozioni a Maria


24. Ci sono, infatti, parecchie devozioni vere a Maria: vere, dico, perché qui non parlo delle false.


La devozione senza pratiche speciali


25. La prima devozione consiste nel compiere i doveri di cristiano, evitando il peccato mortale, operando più per amore che per timore, pregando di quando in quando la Vergine ed onorandola come Madre di Dio, senza farla oggetto di particolare devozione.


 


La devozione che comporta pratiche speciali


26. La seconda devozione consiste nel nutrire per la Vergine sentimenti più perfetti di stima, d'amore, di confidenza e di venerazione. Essa porta ad entrare nelle Confraternite del Rosario, dello Scapolare, a recitare la Corona o il Rosario, ad onorare le immagini e gli altari di Maria, ad esaltarne le grandezze e ad iscriversi nelle sue Congregazioni. E questa devozione, se si sta lontani dal peccato, è buona. santa e lodevole: però non è tanto perfetta e tanto capace di ritirare le anime dalle creature e di distaccarle da se stesse per unirle a Gesù Cristo.

La devozione perfetta: la Santa Schiavitù d'amore

27. La terza devozione a Maria Santissima, conosciuta e praticata da ben poche persone, è questa che sto per rivelarti, o anima predestinata.

 

B) NATURA E PORTATA DELLA VERA DEVOZIONE A MARIA, DELLA "SANTA SCHIAVITU' D'AMORE"

 

Natura di questa devozione:

Consacrazione a titolo di Schiavo d'amore, e Vita d'unione a Maria

 

28. Essa consiste nel darsi interamente, come schiavo, a Maria e, per mezzo di Maria, a Gesù: poi, nel far tutto con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria. Mi spiego:

 

Portata di questo sacrificio: è il totale abbandono di sé fra le mani di Maria

29. Bisogna scegliere un giorno importante per darsi, consacrarsi e sacrificare volontariamente e per amore, non per forza, interamente, senza riserva alcuna, il proprio corpo e la propria anima; i propri beni esterni di fortuna, come la casa, la famiglia, le rendite; i propri beni interni dell'anima, cioè i meriti, le grazie, le virtù e le soddisfazioni.

Qui è il caso di notare che con questa devozione si sacrifica a Gesù per mezzo di Maria tutto quanto un'anima ha di più caro e di cui nessun Ordine religioso esige il sacrificio, cioè il diritto che abbiamo di disporre di noi stessi e del valore delle proprie preghiere, elemosine, mortificazioni e soddisfazioni; di modo che se ne lascia l'intera disposizione alla Santissima Vergine, perché l'applichi a suo piacere e alla maggior gloria di Dio, che Ella sola conosce in modo perfetto.

 

Maria diventa padrona del valore delle nostre opere

30. Lasciato così a disposizione de Lei ogni valore soddisfattorio ed impetratorio delle nostre buone opere, fatta cioè una tale offerta, sebbene non legati da alcun voto, non si è più padroni di tutto il bene che compiamo; e la Santissima Vergine può applicarlo, ora ad un'anima del Purgatorio, per suffragarla o liberarla, ora ad un misero peccatore per convertirlo.

 

31. Con questa devozione, si mettono i propri meriti nelle mani della Vergine, ma solo perché Lei li custodisca, li aumenti, li abbellisca, non potendo noi comunicarci a vicenda, né i meriti della grazia santificante, né quelli della gloria. Le si danno invece tutte le preghiere e buone opere, in quanto sono impetratorie e soddisfattorie, affinché le distribuisca e applichi a chi le piacerà. Che se, dopo esserci in tal modo consacrati alla Santissima Vergine, vorremo sollevare qualche anima dal Purgatorio, salvare qualche peccatore, sostenere con le nostre preghiere, le nostre elemosine, le nostre mortificazioni, i nostri sacrifici qualche nostro amico, dovremo chiederglielo umilmente e rimetterci alla sua determinazione, senza volerla conoscere; essendo ben convinti che il valore delle nostre azioni, distribuito dalla stessa mano di cui Dio si serve per dispensarci le sue grazie ed i suoi doni, non potrà non essere applicato alla sua maggior gloria.

 

Tre tipi di schiavitù: la Schiavitù d'amore è 1a più perfetta consacrazione a Dio

32. Ho detto che questa devozione consiste nel darsi a Maria come schiavo. Bisogna notare che ci sono tre tipi di schiavitù.

La prima è la schiavitù di natura: gli uomini buoni e cattivi, sono schiavi di Dio in questa maniera.

La seconda è la schiavitù per forza; e schiavi di Dio in questo modo sono i demoni e i dannati.

La terza è la schiavitù d'amore e di volontà; ed è quella con cui noi dobbiamo consacrarci a Dio per mezzo di Maria, cioè nel modo più perfetto con il quale una creatura possa darsi al suo Creatore.

 

Differenza tra un semplice servo e uno schiavo

 

33. Osserva anche che c'è una grande differenza tra un servo e uno schiavo:

- un servo esige un salario per i suoi servizi; uno schiavo non ne può esigere;

- un servo è libero di lasciare il padrone quando gli piace, perché non lo serve che per qualche tempo; lo schiavo non può giustamente abbandonarlo, appartenendogli per sempre;

- il servo non dà al padrone diritto alcuno di vita e di morte sulla propria persona; lo schiavo invece gli si dà così interamente che il padrone potrebbe farlo morire senza essere molestato dalla giustizia.

 

Da qui si vede facilmente come lo schiavo forzato si trova, rispetto al proprio padrone, in quella assoluta dipendenza in cui l'uomo non può trovarsi che rispetto al suo Creatore; questo spiega perché i cristiani non ammettono simili schiavi: soltanto i Turchi e gli idolatri possono averne di tale specie.

 

Felicità delle anime schiave d'amore

34. Beata, mille volte beata l'anima generosa, che si consacra come schiava d'amore a Gesù per mezzo di Maria, dopo aver scosso con il Battesimo la tirannica schiavitù del demonio.

 

C) ECCELLENZA DELLA SANTA SCHIAVITU': PERCHE' FA PASSARE TUTTA LA NOSTREA VITA SPIRITUALE PER MARIA, LA MEDIATRICE

 

Passare per Maria è imitare le tre Persone divine

 

35. Quanta luce dovrei avere per esporre a dovere l'eccellenza di questa devozione! Dirò soltanto rapidamente:

1) - Darci così a Gesù per mezzo dì Maria è imitare Dio Padre, il quale ci ha dato il suo Figlio solo per mezzo di Maria, e solo per mezzo di Lei ci comunica le sue grazie. E' imitare Dio Figlio, il quale è venuto a noi solo per mezzo di Maria, e, avendoci dato l'esempio affinché facessimo come Egli ha fatto, ci ha sollecitati ad andare a Lui per lo stesso mezzo con cui Egli è venuto a noi, cioè Maria. E' imitare lo Spirito Santo, il quale soltanto per mezzo di Maria ci elargisce le sue grazie e i suoi doni. Non è forse giusto, - dice San Bernardo-, che la grazia ritorni al suo Autore dallo stesso canale per il quale è venuta a noi?

 

E' onorare Gesù

 

36. 2) - Andare a Gesù per mezzo di Maria è onorare veramente Nostro Signore Gesù Cristo, perché è riconoscere che non siamo degni di accostarci direttamente da noi stessi alla sua infinita santità, a causa dei nostri peccati, e insieme che abbiamo bisogno di Maria, sua santa Madre, perché sia nostra Avvocata e nostra Mediatrice presso di Lui, che è nostro Mediatore. E' nello stesso tempo accostarci a Lui come a Mediatore nostro ed a nostro Fratello, ed umiliarci davanti a Lui come davanti al nostro Dio ed il nostro Giudice: in una parola, è praticare l'umiltà che rapisce sempre il cuore di Dio.

 

E' il mezzo di purificare e di abbellire le nostre buone azioni

 

37. 3) - Consacrarci così a Gesù per mezzo di Maria, è mettere nelle mani di Maria le nostre buone opere, le quali, benché sembrino buone, sono spesso macchiate e indegne degli sguardi e del compiacimento di quel Dio, davanti al quale le stelle stesse non sono pure. Preghiamo questa buona Madre e Padrona affinché, avendo accettato il nostro misero dono, lo purifichi, lo santifichi, lo nobiliti e l'abbellisca in modo da renderlo degno di Dio. Davanti a Dio, il Padre di famiglia, tutti i frutti della nostra anima hanno meno valore per attirarci la sua amicizia e la sua grazia, di quanto non ne avrebbe davanti al re la mela bacata di un povero contadino, colono di Sua Maestà, per pagare il proprio affitto. Che cosa farebbe il meschino, se fosse intelligente e sapesse di essere ben voluto dalla regina? Non metterebbe forse la sua mela nelle mani di lei? e questa, sia per bontà verso il povero contadino, sia per rispetto verso il re, non toglierebbe forse dalla mela quello che vi fosse di difettoso e di guasto, mettendola poi sopra un vassoio d'oro, ornato di fiori? E il re potrebbe non accettarla, anche con gioia, dalle mani della regina, che vuole così bene a quel contadino? Se vuoi offrire qualche piccolo dono a Dio, - dice San Bernardo mettilo nelle mani di Maria, a meno che non t'importi di essere respinto.

 

Perché senza Maria le nostre azioni valgono ben poco

38. Dio mio! com'è poca cosa quello che facciamo! Ma mettiamolo in mano a Maria con questa devozione; e quando ci saremo dati interamente a Maria, tanto quanto è possibile, spogliandoci di tutto in suo onore, Ella sarà infinitamente più generosa verso di noi, poiché "per un uovo ci darà un bove" comunicandosi a noi con tutti i suoi meriti e tutte le sue virtù, mettendo i nostri meschini doni nel piatto d'oro della sua carità, rivestendoci, come Rebecca fece con Giacobbe, dei begli abiti del suo Primogenito ed unico Figlio, Gesù Cristo, cioè dei meriti di Lui, che Ella tiene a sua disposizione; e così, dopo esserci, spogliati di tutto per onorarla quali suoi domestici e suoi schiavi, avremo doppia veste: "Tutti i suoi familiari hanno doppia veste": vesti, ornamenti, profumi, meriti e virtù di Gesù e di Maria nell'anima di uno schiavo di Gesù e di Maria, spoglio di se stesso e fedele nel suo spogliamento.

 

E' esercitare meravigliosamente la carità verso il prossimo

39. 4) - Darsi così alla Santissima Vergine è praticare nel suo più alto grado possibile la carità verso il prossimo; poiché è dare a Maria tutto ciò che si ha di più caro, affinché ne disponga a suo piacimento a favore dei vivi e dei morti.

 

E' il mezzo di conservare e di aumentare la grazia di Dio in noi

40. 5) - Con questa devozione si mettono al sicuro le proprie grazie, i propri meriti e le proprie virtù, facendone depositaria Maria e dicendole:

"Ecco, mia cara Signora, ciò che, per grazia di tuo Figlio, ho potuto fare di bene; tienitelo, perché purtroppo, a causa della mia debolezza ed incostanza, a causa del numero stragrande e della malizia dei miei nemici, insorgenti contro di me giorno e notte, io non mi sento capace di conservarlo. Si vedono, ahimè! tutti i giorni cadere nel fango cedri del Libano, e diventare uccelli notturni aquile che si innalzavano fino al sole; io vedo altresì mille giusti cadere alla mia sinistra e diecimila alla mia destra. Ma Tu, o mia potente e grandissima Principessa, sorreggimi, perché non cada; custodisci ogni mio bene, perché non mi sia rubato. a Te affido in deposito tutto quanto posseggo. so bene chi sei, perciò tutto mi abbandono a te. Tu sei fedele a Dio ed agli uomini, non lascerai quindi perire nulla di quanto ti ho affidato; Tu sei potente, e nulla può nuocerti, né rapirti ciò che tieni nella tua mano".

 

"Se la segui non ti smarrisci, se la preghi non disperi, se pensi a lei non sbagli.

Sostenuto da lei non cadi, protetto da lei non temi, guidato da lei non ti stanchi,

con la sua benevolenza giungerai ... " (San Bernardo, inter flores, cap. 135; De Maria Virgine, pag. 2150).

 

Ed altrove aggiunge: "Maria trattiene il Figlio perché non colpisca, il diavolo perché non nuoccia, le virtù perché non fuggano, i meriti perché non spariscano, le grazie perché non vengano meno". Parole di San Bernardo, che esprimono in sostanza quanto ho detto. Se anche ci fosse solamente questo motivo per invogliarmi a questa devozione, che mi offre il mezzo sicuro di conservarmi anzi di crescere nella grazia di Dio, io non dovrei spirare per essa che fuoco e fiamme.

 

É la vera liberazione della nostra anima

41. 6) - Questa devozione rende un'anima veramente libera della libertà dei figli di Dio. Siccome noi, per amore di Maria, ci riduciamo volontariamente in schiavitù, questa cara Padrona, per riconoscenza, allarga e dilata il nostro cuore e ci fa camminare a passi da gigante nella via dei comandamenti del Signore. Ella scaccia la noia, la tristezza e lo scrupolo. Nostro Signore stesso fece conoscere alla Madre Agnese di Langeac, morta in concetto di santità, questa devozione, quale sicuro mezzo per uscire dalle grandi pene e perplessità in cui si trovava: "Fatti schiava di mia Madre e mettiti la catenella", - le disse; Agnese acconsenti e nel momento stesso ogni pena scomparve.

 

E' seguire il consiglio della Chiesa e l'esempio dei Santi

42. Per autorizzare questa devozione, bisognerebbe ricordare tutte le Bolle e le Indulgenze accordate dai Papi, le Pastorali dei Vescovi, le Confraternite fondate in suo onore, l'esempio di parecchi Santi e di grandi personaggi che l'hanno praticata; ma tutto questo lo lascio da parte.

     


[Modificato da Caterina63 30/01/2016 11:45]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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D) PRATICHE INTERIORI DELLA SANTA SCHIAVITU' : SUO SPIRITO E SUOI FRUTTI

 

1. La sua formula "unica" di attività spirituale e il suo spirito

 

La formula

43. Ho detto, poi, che questa devozione consiste nel fare tutte le proprie azioni con Maria, in Maria, per mezzo di Maria e per Maria.

 

Lo spirito di dipendenza interiore da Gesù e da Maria. -

Prendere questo spirito e perseverarvi

44. Non basta essersi dato una volta a Maria, in qualità di schiavo; nemmeno basta ripetere ciò tutti i mesi, tutte le settimane: sarebbe questa una devozione troppo passeggera e non potrebbe innalzare l'anima a quella santità a cui può elevarla. Non vi è certo grande difficoltà ad iscriversi in una confraternita, e neanche ad abbracciare questa devozione, e a recitare ogni giorno qualche preghiera vocale, come essa prescrive: la grande difficoltà è di entrare nello spirito di questa devozione, che è di rendere un'anima interiormente dipendente e schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei. Ho trovato molte persone che, esternamente si sono poste con mirabile ardore in questa schiavitù; poche invece ne ho trovate che ne abbiano preso lo spirito, e, meno ancora che vi abbiano perseverato.

 

2. - Le quattro direttive della formula

 

Operare con Maria

45. 1) - La pratica essenziale di questa devozione consiste nel fare tutte le proprie azioni con Maria, cioè nel prendere la Santissima Vergine come modello perfetto di tutto ciò che si deve fare.

 

Condizioni preliminari: rinuncia e unione di intenzione che consegna l'anima all'azione di Maria

46. Prima dunque di dare inizio a qualsiasi cosa, è necessario rinunciare a se stessi e ai propri progetti per quanto eccellenti; bisogna annientarsi davanti a Dio riconoscendosi incapaci da se stessi di alcun bene soprannaturale e di qualsiasi azione utile alla salvezza; bisogna ricorrere alla Santissima Vergine e unirsi a Lei e alle sue intenzioni, benché sconosciute; bisogna unirsi per mezzo di Maria alle intenzioni di Gesù Cristo, mettersi, cioè come uno strumento nelle mani di Lei, affinché Ella faccia in noi, di noi e per noi, come le sembrerà meglio, alla maggior gloria di suo Figlio e, per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo, alla maggior gloria del Padre; di modo che non si compiano atti di vita interiore ed operazioni spirituali se non dipendentemente da Lei.

 

Operare in Maria

47. 2) - Bisogna fare ogni cosa in Maria; bisogna cioè abituarsi, a poco a poco, a raccogliersi in se stessi, per formarvi una piccola idea od immagine spirituale di Maria. Ella sarà per l'anima l'Oratorio per potervi fare tutte le sue preghiere a Dio, senza timore di essere respinta; la Torre di Davide dove mettersi al sicuro contro tutti i suoi nemici; la Lampada accesa per illuminare tutto il suo interiore e infiammarlo di amore divino; il sacro Tabernacolo per vedere Dio con Lei; Maria, finalmente sarà per quest'anima il suo unico Tutto presso Dio e il suo rifugio universale. Se prega, pregherà in Maria; se riceve Gesù nella Santa Comunione, lo deporrà in Maria perché vi si compiaccia; se opera, opererà pure in Maria, e dappertutto e in tutto farà atti di rinuncia di se stessa.

 

Operare per mezzo di Maria

48. 3) - Non bisogna mai andare a Nostro Signore se non per mezzo di Maria, per mezzo della sua intercessione e del suo credito presso di Lui, non trovandosi mai soli nel pregarlo.

 

Operare per Maria

49. 4) - Infine, tutte le azioni devono essere fatte per Maria: divenuti, cioè, schiavi di questa augusta Sovrana, non si lavori più che per Lei, per il Suo profitto e alla Sua gloria come fine prossimo, alla gloria di Dio come fine ultimo. Si deve rinunciare, in tutto quello che si fa, all'amor proprio, che impercettibilmente si prende quasi sempre come fine, e ripetere spesso dal profondo del cuore: "O Mia cara Madre, per Te vado qua e là, faccio questa o quella cosa, soffro questa pena o questa ingiuria!".

 

3) Tre avvenimenti importanti che riguardano lo spirito della Santa Schiavitù

 

Non credere cosa più perfetta l'andare direttamente a Gesù senza passare da Maria

50. Bada di non credere, o anima predestinata, che sia cosa più perfetta andare direttamente a Gesù, direttamente a Dio con la tua opera e la tua intenzione: la tua opera, la tua intenzione sarebbero di poco valore; se invece ci vai per mezzo di Maria, allora è l'operazione di Maria in te, e quindi essa sarà sublime e degnissima di Dio.

 

Non farsi violenza per "sentire e gustare" -L'"Amen" dell'anima

51. Stai anche attento a non farti violenza per sentire e gustare ciò che dici o che fai: ma dì tutto e fa' tutto in quella pura fede che Maria ebbe quaggiù, e che Ella con il tempo ti comunicherà. Lascia, o povera piccola schiava, lascia alla tua Sovrana la chiara visione di Dio, i trasporti, le gioie, i piaceri, le ricchezze, e prendi per te soltanto la fede pura, piena di svogliatezze, di distrazioni, di noie, di aridità; e dille: "Amen, Così sia, a tutto quello che Tu, mia Padrona, fai in Cielo: per ora è ciò che posso fare di meglio".

 

Non inquietarsi se non si gode tanto presto della presenza di Maria

52. Guardati inoltre dall'affliggerti se non godi così presto della dolce presenza della Vergine nel tuo intimo. Questa grazia non è concessa a tutti; e quando Dio, nella sua grande misericordia, ne favorisce un'anima, questa può benissimo perderla se non è fedele a raccogliersi spesso; qualora però ti cogliesse tanta sciagura, ritorna dolcemente alla tua Sovrana e chiedile umilmente perdono.

 

4. Frutti meravigliosi di questa pratica interiore della Santa Schiavitù

 

Li insegnerà soprattutto l'esperienza

53. L'esperienza ti farà conoscere infinitamente più di quanto io ti dico, e tu troverai, qualora sia fedele al poco che ti ho insegnato, tante ricchezze e tante grazie nella pratica di questa devozione, che ne resterai meravigliata e la tua anima ne sarà colma di gioia.

 

Bisogna dunque procurare, con una pratica fedele, di avere in sé l'anima e lo spirito di Maria

54. Lavoriamo quindi, anima cara, e per mezzo di questa devozione fedelmente praticata, facciamo in modo che l'anima di Maria sia in noi per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in noi per rallegrarsi in Dio, suo Salvatore. Sono queste le parole di Sant'Ambrogio: "Sia in ciascuno di noi l'anima di Mariaper proclamare la grandezza del Signore, sia in ciascuno di noi lo spirito di Maria per gioire in Dio Salvatore". E non crediamo che vi sia stata più gloria e più felicità a dimorare nel seno di Abramo, chiamato Paradiso, che nel seno di Maria, perché Dio vi pose il suo trono. Così dice il dotto abate Guerrico: "Non credere che il Paradiso, raffigurato dal seno di Abramo, sia più felice del grembo di Maria, nel quale il Signore ha posto il suo trono".

 

La Santa Schiavitù stabilisce soprattutto la vita di Maria nella nostra anima

55. Questa devozione, fedelmente praticata, produce nell'anima effetti innumerevoli. Il principale - vero dono dell'anima - è quello di stabilirvi la vita di Maria, in modo che non è più l'anima che vive, ma la Vergine che vive in lei, poiché l'anima di Maria diviene, per così dire, la sua anima. Ora, quando per una grazia ineffabile, ma vera, la divina Maria è Regina in un'anima, quali meraviglie non vi opera! Siccome Ella è l'artefice delle grandi meraviglie, specialmente nel nostro intimo, perciò vi lavora in segreto, all'insaputa dell'anima stessa, la quale se ne avesse conoscenza, guasterebbe la bellezza delle sue opere.

 

Maria fa sì che, di continuo, la nostra anima viva in Gesù, e Gesù viva nella nostra anima

56. E nello stesso modo, siccome Ella è dappertutto la Vergine feconda, così porta in tutto l'intimo dove si trova, la purezza del cuore e del corpo, la rettitudine delle intenzioni, la fecondità delle buone opere.

Non credere anima cara, che Maria, la più feconda di tutte le creature, tanto che giunse a produrre un Dio, rimanga oziosa in un'anima fedele. Ella farà vivere incessantemente quest'anima per Gesù, e Gesù in lei: "Figli miei, per voi io soffro di nuovo i dolori del parto, finché non sarà chiaro che Cristo è in mezzo a voi" (Gal. 4, 19), e se Gesù Cristo è così veramente frutto di Maria per ogni anima in particolare, come lo è per tutti quanti in generale, è certo che in modo specialissimo Egli è frutto di Maria e suo capolavoro nell'anima dove Lei risiede.

 

Maria diventa ogni cosa per la nostra anima presso Gesù

57. Infine, Maria, per quest'anima diviene ogni cosa presso Gesù Cristo: Ella ne illumina lo spirito con la sua pura fede, le approfondisce il cuore con la sua umiltà, glielo dilata ed infiamma con la sua carità, glielo purifica con la sua purezza, glielo nobilita ed arricchisce con la sua maternità. Ma per che motivo insistere? Solo l'esperienza può rivelarci queste meraviglie di Maria, meraviglie incredibili alle persone dotte ed orgogliose, anzi al comune dei devoti e devote.

 

5. La santa schiavitù alla fine dei tempi

 

Per mezzo di Maria il Regno di Gesù arriverà alla fine dei tempi

58. Poiché per mezzo di Maria Santissima Dio venne la prima volta al mondo, nell'umiliazione e nell'annientamento, non potrebbe pur dirsi altresì per mezzo di Maria Santissima, che Egli verrà un'altra volta, come l'attende tutta la Chiesa, per regnare dovunque e per giudicare i vivi e i morti? Ma chi può sapere come e quando ciò avverrà? So bene però che Dio, i cui pensieri distano dai nostri più che non disti il cielo dalla terra, verrà nel tempo e nel modo meno atteso dagli uomini, anche i più dotti e i più versati nella Sacra Scrittura, che a questo riguardo è molto oscura.

Per mezzo della Santa Schiavitù, praticata dai suoi grandi santi, Maria farà che arrivi il regno definitivo di Gesù

59. Allo stesso modo, si deve credere che verso la fine dei tempi, e più presto forse che non si pensi, Dio susciterà grandi uomini ripieni dello Spirito Santo e di quello di Maria, per mezzo dei quali Ella, questa divina Sovrana, opererà nel mondo grandi meraviglie per distruggervi il peccato e stabilire il Regno di Gesù Cristo, suo Figlio, sulle rovine di quello del mondo corrotto; e che per mezzo di questa devozione alla Vergine, di cui non so dare che una traccia, e ben pallida anche questa, a causa della mia pochezza, quei santi personaggi verranno a capo di tutto.

 

E) PRATICHE ESTERIORI DELLA SANTA SCHIAVITU'

 

Loro importanza

60. Oltre alla pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo ora parlato, ce ne sono altre che non bisogna omettere, né trascurare.

 

La consacrazione e la sua rinnovazione

61. La prima è di darsi a Gesù Cristo, in qualche giorno importante, per le mani di Maria, di cui ci facciamo schiavi; di comunicarsi in tal giorno con questa intenzione e di passarlo in preghiera: si rinnoverà questa consacrazione almeno ogni anno, nello stesso giorno.

 

L'offerta di un tributo alla Santissima Vergine

62. La seconda è di pagare ogni anno, nello stesso giorno, un piccolo tributo alla Vergine, quale prova di servitù e di dipendenza; tale fu sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Ora questo tributo consiste o in qualche mortificazione, o in qualche elemosina, o in qualche pellegrinaggio, o in qualche preghiera. Il Beato Marino, secondo quanto racconta suo fratello, San Pier Damiano, si disciplinava pubblicamente tutti gli anni, nello stesso giorno, davanti ad un altare della Vergine. Non si domanda, né si consiglia tanto fervore, ma se non si può dar molto a Maria, si deve però offrirle con cuore umile e riconoscente quello che le si dà.

 

La celebrazione speciale della festa dell'Annunciazione

63. La terza è di celebrare ogni anno, con devozione speciale la festa dell'Annunciazione che è la festa principale di questa devozione, stabilita appunto per onorare ed imitare la dipendenza in cui si pose il Divin Verbo, in tal giorno, per amore nostro.

 

La recita della "Coroncina" e del "Magnificat"

64. La quarta pratica esteriore è quella di recitare ogni giorno, senza però obbligarvici sotto pena di peccato, qualora vi si manchi, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta da tre Padre Nostro e da dodici Ave Maria; di recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria, per ringraziare Dio dei benefici ricevuti ed attirarne altri; soprattutto non bisogna smettere di recitarlo dopo la S. Comunione, quale ringraziamento, come soleva fare la Santissima Vergine stessa, secondo il dotto Gersone.

 

La catenella

65. La quinta è di portare una catenella benedetta al collo, o al braccio, o al piede, o attraverso il corpo. Questa pratica si può senza dubbio omettere, senza che ne soffra l'essenziale di questa devozione: tuttavia, sarebbe male disprezzarla e condannarla, nonché pericoloso volerla trascurare.

Ecco le ragioni che consigliano questa pratica esteriore:

1 - per opporsi alle funeste catene del peccato originale ed attuale, dal quale siamo stati avvinti;

2 - per onorare le corde ed i ceppi amorosi dalle quali Nostro Signore si compiacque di essere strettamente legato, per renderci veramente liberi;

3 - per farci ricordare che dobbiamo agire solo per l'impulso di questa virtù, dato che questi vincoli sono vincoli di carità: "Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Os 11, 4);

4 - infine, si usa portare simili catene perché abbiamo ognora presente la nostra doverosa dipendenza da Gesù e da Maria, in qualità di schiavi.

 

Molti grandi personaggi, che si erano fatti schiavi di Gesù e di Maria, stimarono talmente queste catenelle, che si lamentavano perché non era loro concesso di trascinarle pubblicamente ai piedi, come gli schiavi dei Turchi. Oh, catene più preziose e più gloriose delle collane d'oro e delle pietre preziose di tutti gli imperatori, poiché ci avvincono a Gesù Cristo e alla sua santa Madre, e ne sono le illustri insegne e livree!

 

E' conveniente che queste catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, per la facilità di procurarsele. Non si dovrà mai deporle durante la vita, perché ci possano accompagnare fino al giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo, nel giorno del giudizio, se al suono della tromba, le sue ossa si leveranno da terra, tuttora strette dalla catena della schiavitù, evidentemente non consumata. Questo solo pensiero deve stimolare molto un devoto schiavo a non togliersi mai la catena, per quanto scomoda possa tornare alla natura.

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  PREGHIERA A GESU'

66. Amabile mio Gesù, lascia che io mi rivolga a Te per attestarti la mia riconoscenza per la grazia concessami, nel darmi alla tua santa Madre con la devozione di questa schiavitù, perché Ella sia mia avvocata presso la tua Maestà, e mio supplemento universale nella mia grandissima miseria.

Ahimè! mio Dio, io sono tanto miserabile che, senza questa buona Madre, di certo sarei irrimediabilmente perduto. Sì! Maria mi è necessaria presso di te, in tutto: necessaria, per calmarti nel tuo giusto sdegno, poiché ti ho tanto offeso ed ogni giorno ti offendo ancora tanto; necessaria, per trattenere gli eterni castighi della tua giustizia da me meritati; necessaria, per guardarti, per parlarti, per pregarti, per accostarmi a Te, per piacerti; necessaria, per salvare la mia anima e quella degli altri; necessaria, in una parola, per fare sempre la tua santa volontà e cercare in tutto la tua maggior gloria. Perché non posso io manifestare nel mondo intero questa misericordia che mi hai usato? Perché tutto il mondo non conosce che senza Maria io sarei già dannato? Perché non posso mostrare una degna riconoscenza per un così grande beneficio? Maria è in me. Oh, quale tesoro! Oh, quale consolazione! E dopo di ciò non sarò io tutto di Maria? Oh, quale ingratitudine sarebbe mai questa, mio caro Salvatore! Oh, mandami piuttosto la morte prima che mi colga tanta sventura, perché preferisco morire che vivere senza essere di Maria.

Io l'ho mille e mille volte presa come ogni mio bene con San Giovanni Evangelista ai piedi della Croce, e mille e mille volte a Lei mi sono consacrato; ma se ancora non l'ho fatto come Tu desideri. Gesù mio caro, adesso voglio farlo nel modo che a TE piace; e se mai scorgi nella mia anima e nel mio corpo qualche cosa che non appartiene a questa augusta Principessa, strappamela, te ne prego, e gettala lontano da me, poiché non appartenendo a Maria, è indegna di Te.

 

Invocazione finale allo Spirito Santo

67. O Spirito Santo! Concedimi tutte queste grazie e pianta, innaffia e coltiva nella mia anima l'amabile Maria, vero Albero di Vita, perché cresca, fiorisca e rechi frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo! Dammi una grande devozione ed una grande appoggio sul suo seno materno ed un continuo ricorso alla sua misericordia, affinché in Lei Tu formi nella mia anima Gesù Cristo al naturale, grande e potente, fino alla pienezza della sua età perfetta. Amen.

 

Preghiera a Maria per i suoi fedeli schiavi

68. Io ti saluto, o Maria, Figlia diletta dell'Eterno Padre; io ti saluto, o Maria, Madre ammirabile del divin Figlio; io ti saluto, o Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo: io ti saluto, o Maria, mia cara Madre, mia amabile padrona e mia potente Sovrana; io ti saluto, mia gioia, mia gloria, cuore mio ed anima mia! Tu sei tutta mia per misericordia e io sono tutto tuo per giustizia, però non lo sono ancora abbastanza; a Te, dunque, di nuovo interamente mi dono, come eterno schiavo, senza riserva alcuna, né per me né per gli altri.

Se scorgi in me qualche cosa che non è ancora tua prenditela, te ne supplico, in questo momento, e sii la Padrona assoluta di tutto quanto possiedo; distruggi in me, sradica, annienta tutto ciò che spiace a Dio, e in me pianta, innalza, opera tutto ciò che gli piacerà. La luce della tua fede diradi le tenebre del mio spirito; la tua profonda umiltà si sostituisca al mio orgoglio; la tua sublime contemplazione ponga un freno alle distrazioni della mia immaginazione vagabonda; la tua vista ininterrotta di Dio riempia la mia mente della sua presenza; l'incendio della carità del tuo Cuore dilati ed infiammi il mio, così tiepido e freddo; le tue virtù prendano il posto dei miei peccati; i tuoi meriti siano mio ornamento e mio supplemento presso Dio. Infine, o mia carissima e diletta Madre, fa', se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; che io non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; che io non abbia altro cure che il tuo per amare Dio con puro ed ardente amore come Te.

69. Io non ti chiedo né visioni, né rivelazioni, né gusti, né piaceri anche spirituali. A te si addice di vedere chiaramente senza tenebre; a Te di gustare pienamente senza amarezze; a Te di trionfare gloriosamente alla destra di tuo Figlio in Cielo, senza umiliazioni di sorta; a Te di comandare in modo assoluto agli angeli, agli uomini e ai demoni senza resistenza alcuna, e infine di disporre, a tuo piacere, di tutti i beni di Dio, senza eccezione alcuna. Ecco, o divina Madre, l'eccellente porzione che il Signore ti ha fatto e che mai ti sarà tolta, ciò che mi causa grandissima gioia.

Per mia porzione quaggiù, altro non voglio se non quella che Tu avesti nel mondo, e cioè: credere puramente, senza nulla gustare e vedere; soffrire con gioia, senza consolazione di creature; morire, continuamente e senza tregua, a me stesso; lavorare molto per Te, fino alla morte, senza alcun interesse, come il più vile dei tuoi schiavi. La sola grazia che per pura misericordia ti chiedo, e che, tutti i giorni e i momenti del mio vivere, io dica tre volte: "Amen: Così sia", a tutto quello che tu facesti sulla terra durante la tua vita mortale; "Così sia", a tutto quello che adesso fai in Cielo; "Così sia", a tutto quello che fai nella mia anima, perché ci sia Tu sola a glorificare pienamente Gesù in me nel tempo e nell'eternità. Amen.

 

LA COLTURA E L'ACCRESCIMENTO DELL'ALBERO DELLA VITA

(Cioè il modo di far vivere e regnare Maria nelle nostre anime)

 

La Santa Schiavitù d'amore è il vero "Albero della Vita"

70. Anima predestinata, con la luce dello Spirito Santo hai capito quanto sono venuto a dirti? Ringrazia Dio: è un segreto quasi a tutti sconosciuto. Se hai trovato il tesoro nascosto nel campo di Maria, la perla preziosa del Vangelo, devi vendere tutto per farne acquisto; devi fare un sacrificio di te stessa nelle mani di Maria e perderti felicemente in Lei per trovarvi Dio solo. Se lo Spirito Santo ha piantato nella tua anima il vero Albero della Vita, che è la devozione che ti ho esposto, devi porre ogni cura nel coltivarlo, perché ti dia il suo frutto a tempo opportuno.

Questa devozione assomiglia al grano di senape, di cui parla nel Vangelo, il quale, mentre è, a quanto pare, il più piccolo di tutti i grani, diviene però molto grande ed erge così alto il fusto che gli uccello del cielo, cioè i predestinati, nidificano sui suoi rami, e vi nascondono al sicuro dalle bestie feroci.

 

Il modo di coltivarlo

Eccoti, o anima predestinata, il modo di coltivarlo:

Nessun appoggio umano

71. 1) Quest'Albero, essendo piantato in un cuore assai fedele, ama restare all'aria libera, senza alcun appoggio umano: quest'Albero, essendo divino, rifugge sempre da qualsiasi creatura che potrebbe impedirgli di innalzarsi verso il suo principio, Dio. Pertanto, non bisogna appoggiarsi sulla sua propria industria, o sui propri doni di natura, o sul credito e l'autorità degli uomini: bisogna invece ricorrere a Maria e contare sul suo aiuto.

Continuo sguardo dell'anima

72. 2) Bisogna che l'anima, dove quest'Albero è piantato, sia occupata senza tregua, a guardarlo e riguardarlo, come un buon giardiniere. Poiché quest'albero, essendo vivente e dovendo dare frutto di vita, vuole essere coltivato e reso rigoglioso da un continuo sguardo e contemplazione dell'anima; è proprio infatti di un'anima, che aspiri a diventare perfetta, di pensarvi di continuo, di farne la principale occupazione.

Violenza a se stesso

73. 3) Bisogna sradicare e troncare i cardi e le spine, che potrebbero soffocare questo Albero o impedirgli di produrre il suo frutto: bisogna, cioè, essere fedele a tagliare e troncare, con la mortificazione e la violenza a se stesso, tutti i piaceri inutili e le occupazioni vane con le creature; in altre parole, crocifiggere la carne, osservare il silenzio, mortificare i sensi.

Niente amor proprio

74. 4) Bisogna che i bruchi non lo danneggiano. Questi bruchi sono l'amore di se stesso e delle proprie comodità; essi mangiano le foglie verdi e distruggono le belle speranze che l'Albero dava di produrre frutti: poiché l'amor proprio e l'amor di Maria non si accordano affatto.

Orrore del peccato

75. 5) Bisogna tenere lontano le bestie, che sono i peccati, i quali potrebbero seccare l'Albero della Vita con il solo loro contatto; bisogna che nemmeno lo sfiori il loro alito, cioè i peccati veniali, che sono sempre pericolosissimi, qualora non se ne abbia dispiacere.

Facoltà agli esercizi

76. 6) Bisogna innaffiare continuamente quest'Albero divino con Messe, Comunioni ed altre preghiere pubbliche o private, altrimenti esso non darebbe più frutti.

Pace nelle prove

77. 7) Non bisogna crucciarsi se quest'Albero è agitato e scosso dal vento; perché occorre che il vento delle tentazioni lo investa per farlo cadere, e le nevi ed i ghiacci lo circondino per farlo morire; il che significa; il che significa che questa devozione a Maria Vergine sarà necessariamente combattuta e contraddetta; ma purché si sia costanti nel coltivarlo, nulla si deve temere.

Il frutto dell'Albero della vita è l'amabile ed adorabile Gesù

78. Anima predestinata, se coltiverai in tal modo il tuo Albero della Vita, di recente piantato nella tua anima dallo Spirito Santo, io ti assicuro che in poco tempo esso crescerà così in alto, che gli uccelli del cielo vi abiteranno, e diverrà così perfetto, che infine a tempo opportuno darà il suo frutto di onore e di grazia, cioè l'amabile ed adorabile Gesù, che fu e sarà sempre l'unico frutto di Maria.

Felice l'anima in cui è piantata Maria, l'Albero della Vita; più felice quella in cui Maria ha potuto crescere e fiorire; felicissima quella in cui Maria produce il suo frutto: ma fra tutte felicissima quella che gusta e conserva questo frutto fino alla morte e nei secoli dei secoli. Amen.

Qui tenet, teneat.

DIO SOLO

           





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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