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La guerra e persecuzione contro i Cristiani aumenta..... dati dal 2016

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2016 13:26
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24/02/2016 18:16
 
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Nigeria: uccisi migliaia di cristiani, è fuga dal nord


Bambini profughi in fuga da Boko Haram - AFP

Bambini profughi in fuga da Boko Haram - AFP





24/02/2016 




Da 9.000 a 11.500 cristiani uccisi (secondo una stima prudente); dal 2000 almeno 1,3 milioni di cristiani sono diventati sfollati interni od obbligati a trasferirsi altrove; 13.000 chiese sono state distrutte o costrette a chiudere i battenti; migliaia di attività economiche, proprietà e case di cristiani sono state distrutte. È questo il bilancio delle violenze delle quali sono vittime i cristiani nel Nord della Nigeria e nella cosiddetta Middle Belt, secondo il rapporto “Crushed but not Defeated” dell’organizzazione Open Doors/Porte Aperte, ripreso dall’agenzia Fides.


Nella zone delle violenze cancellata la presenza cristiana
A causa delle violenze, afferma il rapporto, in alcune aree della Nigeria del Nord, “la presenza cristiana è stata virtualmente cancellata o consistentemente diminuita, mentre in altre aree il numero di fedeli nelle chiese è cresciuto a causa del flusso di cristiani in fuga dalle violenze e da un certo numero di musulmani convertitesi al cristianesimo”. “In aggiunta, la coesione sociale tra musulmani e cristiani è stata messa in pericolo. La reciproca fiducia è sostanzialmente scomparsa; cristiani e musulmani sono diventati gruppi sempre più separati e distinti, raggruppati in periferie, quartieri o specifiche aree rurali” avverte il rapporto.

Non solo estremisti musulmani autori delle violenze anti-cristiane
Il documento mostra che sebbene l’etnia, il conflitto politico e la lotta per lo sfruttamento delle risorse siano note fonti di violenza nella Nigeria del Nord, le cause della violenza contro i cristiani in quest’area appaiono invece molteplici. Si possono trovare sfumature religiose, economiche e sociali allo stesso tempo. Gli elementi della violenza specificatamente mirata contro i cristiani nella Nigeria del Nord sono collegati da un comune denominatore religioso: difendere gli interessi dei musulmani del Nord, la loro identità e la posizione dell’islam. “Non solo islam radicale, Boko Haram ne è l’esempio più noto, ma anche allevatori musulmani Hausa-Fulani e l’élite musulmana politica e religiosa del Nord sono attori principali della violenza che mira a colpire la minoranza cristiana” si sottolinea nel rapporto.

La Chiesa del Nord non deve chiudersi in se stessa
​Ciononostante c’è ancora un’ampia presenza cristiana nella Nigeria del Nord, col potenziale di unità e resistenza. Ma la Chiesa di questa regione - afferma il rapporto - dovrà cercare di non chiudersi in se stessa e disimpegnarsi dalla società. Dovrebbe fare l’opposto, stimolata dalla sua spinta cristiana a essere coinvolta con la società e operare per la giustizia, la pace e la riconciliazione condividendo le proprie risorse per il bene di tutti. Per fare tutto ciò - conclude il rapporto - sarà necessario l’aiuto della comunità internazionale affinché la Chiesa possa lavorare per il rinnovamento e la trasformazione della comunità cristiana e della società nigeriana del Nord in generale.








 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/03/2016 23:06
 
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Yemen. La cronaca del martirio delle suore. «Erano pronte a ricevere lo Sposo»

Marzo 18, 2016 Benedetta Frigerio

L’unica superstite ha raccontato momento per momento la strage compiuta dai miliziani dell’Isis. Un documento terribile che testimonia anche una grande fede

 
 
 

yemen-suore-cronaca

«Grazie alla loro fedeltà erano al posto giusto nel momento giusto, pronte all’arrivo dello Sposo». Il martirio delle quattro missionarie della carità, avvenuto lo scorso 4 marzo ad Aden, nello Yemen, è stato raccontato così a suor Rio da suor Sally, superiora del convento e unica religiosa sopravvissuta al massacro. La cronaca dei fatti è stata poi messa nero su bianco da suor Adriana e riportata dal National Catholic Register.

IL MASSACRO. Le cinque donne, dopo aver partecipato alla Messa quotidiana e dopo aver fatto colazione, si erano riunite nuovamente per la preghiera di apostolato recitata ogni giorno alle otto, per poi tornare presso la casa in cui accudivano i malati. Alle 8.30 gli uomini dell’Isis «vestiti di blu sono entrati hanno ucciso le guardie e l’autista», ha scritto suor Adriana. Allarmati, cinque cristiani etiopi «hanno cominciato a correre per avvertire le suore che l’Isis voleva ucciderle».
Ma «legati agli alberi, freddati con un colpo in testa e lasciati con la testa fracassata» sono stati uccisi.
Le suore sono scappate a due a due in differenti direzioni, mentre la superiora correva al convento per avvisare padre Tom.
Intanto quattro dipendenti gridavano: «Non uccidete le suore, non uccidete le suore!». Anche loro sono stati assassinati.
I fondamentalisti hanno quindi raggiunto suor Judith e suor Reginette, «le hanno legate, hanno sparato nelle loro teste e le hanno frantumate».
La stessa scena si è ripetuta immediatamente in seguito, quando anche suor Anselm e suor Marguerite sono state massacrate. Suor Adriana ha parlato di un gesto dettato dall’ira del diavolo, un richiamo al passaggio biblico in cui si dice che la Madonna «schiaccerà la testa del serpente».

suore-yemenQUESTO È UN MIRACOLO. Vedendo le donne e i dipendenti del convento uccisi, e trovando la porta della cella frigorifera aperta, suor Sally è entrata, «ma gli uomini dell’Isis erano ovunque e la cercavano, sapendo che le suore erano cinque». E sebbene siano entrati «almeno tre volte nella cella» e la suora non si sia nascosta rimanendo in piedi dietro la porta, «non l’hanno vista. E questo è un miracolo». 
Intanto padre Tom, sentendo le urla, ha consumato tutte le ostie tranne quella più grande e ha disperso l’olio della lampada gettandolo nell’acqua. Quando l’Isis lo ha raggiunto «un vicino li ha visti caricare padre Tom sulla loro macchina». Tutti gli oggetti sacri sono stati distrutti: «la Madonna, il Crocifisso, l’altare, il tabernacolo, il leggio e anche i libri per le preghiere e la Bibbia».

I SOCCORSI. Tra le 10.00 e le 10.15 i miliziani dell’Isis hanno abbandonato il convento. «Suor Sally è uscita per raccogliere i corpi delle sorelle», poi «è andata dai pazienti, a uno a uno, per vedere se stavano bene. Stavano tutti bene».
Alle 10.30 è arrivata la polizia avvisata da un parente delle vittime. «La polizia ha provato a portare via dal convento suor Sally, che si è rifiutata di lasciare i malati che urlavano: “Non lasciarci, non lasciarci, stai con noi”. Ma i poliziotti l’hanno costretta a seguirli perché l’Isis sapeva che erano in cinque suore ed erano convinti che non si sarebbero fermati finché non avessero ucciso anche lei». I corpi delle religiose sono stati portati presso un grosso ospedale mortuario.

«COME DIO VUOLE». «Suor Sally ha detto a suor Rio che è triste perché è sola e non è morta con le sue sorelle», ma suor Rio le ha risposto che «Dio voleva un testimone dicendole: “Chi avrebbe trovato i corpi delle suore e chi ci avrebbe detto quello che è accaduto? Dio vuole che lo sappiamo”».
Il segretario di papa Francesco ha inviato un messaggio con scritto: «Le ringrazio, piccole – Piccole missionarie della carità martiri”» e ha aggiunto che il pontefice «sta offrendo le 40 ore di devozione del primo venerdì del mese per loro».
Suor Sally ha ricordato che padre Tom diceva loro ogni giorno «Stiamo pronti per il martirio». In questi mesi si era cercato, senza successo, di spostare suor Judith e suor Reginette per un corso professionale. Le suore erano «l’unica presenza cristiana e l’Isis vuole spazzare via tutta la cristianità. Quindi sono delle vere martiri, morte perché cristiane. Avrebbero potuto morire tante volte durante la guerra, ma Dio voleva che fosse chiaro che sono martiri della fede».

IL SANGUE FERTILE. La polizia, convinta che l’Isis non si fermerà, sta cercando di portare via suor Sally che «è completamente abbandonata», pronta «a fare tutto quello che Dio vorrà». La superiora ha chiesto di pregare «affinché il loro sangue sia seme della pace in Medio Oriente e affinché l’Isis si fermi». Suor Rio ha concluso spiegando che l’Isis conosceva alla perfezione gli spostamenti delle suore perché «grazie alla loro fedeltà erano nel posto giusto al momento giusto ed erano pronte quando lo Sposo è arrivato».

   


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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28/03/2016 15:09
 
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Pasqua di sangue per i cristiani del Pakistan
ma che razza di uomini siete!!!

DI ADMIN @COSTANZAMBLOG

pak

 

Uccidere mamme e bambini al parco giochi, ucciderli in un modo orribile, ucciderli perché cristiani, il giorno di Pasqua. Almeno 53 delle 72 vittime  morte nell’attacco suicida in un parco pubblico di Lahore, nel Pakistan centrale, facevano parte della comunità cristiana, famiglie che festeggiavano la Pasqua in uno dei ritrovi più popolari e affollati, il Gulshan-i-Iqbal Park nell’area di Iqbal Town.

Il kamikaze si e’ fatto esplodere vicino a delle altalene in mezzo alla folla.Una carneficina: 72 morti di cui 30 bambini, e oltre 300 feriti alcuni dei quali gravissimi.

La strage è stata rivendicata dai talebani del gruppo Jamatul Ahrar telefonicamente a vari giornali pachistani confermando che “l’obiettivo erano i cristiani, abbiamo voluto mandare un messaggio al Primo ministro Nawaz Sharif: siamo entrati a Lahore”, ha detto il portavoce della fazione, Ehsanullah Ehsan.

I sopravvissuti hanno detto di aver visto i corpi smembrati dalla deflagrazione riversi in pozze di sangue. Per trasportare i feriti negli ospedali sono stati usati taxi e riscio’ che erano parcheggiati all’uscita del parco. La polizia ha confermato la presenza di un kamikaze e l’uso di sfere metalliche per aumentare l’effetto letale dell’esplosione. Il 15 marzo dello scorso anno due kamikaze sempre del Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP) Jamat-ul-Ahrar, si erano fatti esplodere all’ingresso di due chiese di Lahore vicine fra loro, la cattolica St.John’s Church e la cristiana Christ Church causando 17 morti

“Ieri, nel Pakistan centrale, la Santa Pasqua è stata insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti, per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana – specialmente donne e bambini – raccolte in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale”. E’ intervenuto così Papa Francesco al termine del Regina Coeli del lunedì dell’Angelo in Vaticano commentando l’attentato.

 


La Pasqua nel Pakistan “insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti”. La voce del Papa al Regina Caeli, nel Lunedì dell’Angelo, si è levata nuovamente per esprimere la sua condanna e vicinanza a tutte le vittime, per la maggior parte “donne e bambini” della minoranza cristiana, raccolte ieri “in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale”.

“Desidero manifestare la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari”.
Quindi l’appello del Papa “alle Autorità civili e a tutte le componenti sociali" del Pakistan "perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili”.
Ripeto ancora una volta che la violenza e l’odio omicida conducono solamente al dolore e alla distruzione; il rispetto e la fraternità sono l’unica via per giungere alla pace”.
....
Quindi l’invocazione a Maria, che è “stata in piedi accanto alla croce:”
“non si è piegata di fronte al dolore, ma la sua fede l’ha resa forte”.
“Nel suo cuore straziato di madre è sempre rimasta accesa la fiamma della speranza”.
“Chiediamo a Lei che aiuti anche noi ad accogliere in pienezza l’annuncio pasquale della risurrezione, per incarnarlo nella concretezza della nostra vita quotidiana”.



ASIA/SIRIA - Nel santuario devastato dai jihadisti, ritrovate le reliquie di Mar Elian. Padre Jacques Murad: così il monastero rinascerà



Qaryatayn (Agenzia Fides)
– A Qaryatayn, la città siriana da poco tornata sotto controllo dell'esercito siriano, i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) se ne sono andati lasciando macerie e devastazione nel santuario di Mar Elian, dove fin dai primi giorni di occupazione, nell'agosto 2015, avevano profanato brutalmente la tomba del Santo, per cancellare quello che anche ai loro occhi rappresentava il cuore del complesso monastico.

Ma le reliquie di Mar Elian, sparse intorno al sepolcro del Santo, non sono andate perdute: potranno essere raccolte e ricomposte, e intorno a esse potrà di nuovo raccogliersi la vita e la devozione dei cristiani della regione. 

All'Agenzia Fides la notizia del ritrovamento viene confermata con commosso entusiasmo da padre Jacques Murad, il Priore della comunità monastica - affiliata al monastero di Deir Mar Musa al Abashi - che negli ultimi anni aveva fatto rifiorire l'antico Santuario del V secolo, collocato alla periferia di Qaryatayn. Padre Jacques Murad era stato lui stesso preso prigioniero da un commando di jihadisti che il 21 maggio 2015 aveva fatto irruzione nel santuario e lo aveva sequestrato, e ha potuto ritrovare la piena libertà soltanto lo scorso 11 ottobre. 

“Davanti a tutto quello che è successo e che sta succedendo” rimarca padre Murad “preferisco stare in silenzio, perchè oggi proprio il silenzio mi appare come la parola più giusta e adeguata”. Poi, con poche parole semplici, esprime il consolante sguardo di fede con cui lui e i suoi compagni hanno vissuto anche questo tempo travagliato.

“Che le reliquie di Mar Elian non siano andate perdute” confida a Fides padre Jacques “è per me un segno grande: vuol dire che lui non ha voluto lasciare quel monastero e quella terra santa. Sappiamo che i santi sono in cielo, e noi possiamo sempre invocarli e chiedere il loro aiuto. Ricordo che il 9 settembre, nel giorno della memoria liturgica di Mar Elian, avevo celebrato la Messa con gli altri cristiani a Qaryatayn, mentre eravamo sotto il dominio del Daesh. Avevo detto loro: non è importante che il monastero sia distrutto, non è importante nemmeno che la tomba sia stata distrutta. L'importante è che portiate Mar Elian nel vostro cuore, dovunque andrete, anche in Canada, o in Europa, perchè lui vuole rimanere nel cuore dei suoi fedeli”. 


Adesso, la speranza cristiana di padre Jacques già assapora di veder rifiorire la carità di Cristo anche nel luogo da dove lui stesso e i suoi amici monaci erano stati strappati a forza: “ieri” racconta padre Murad all'Agenzia Fides “mi hanno mandato le foto delle ossa che hanno trovato intorno alla tomba devastata di Mar Elian. Negli anni passati, io stesso avevo fatto delle ricognizioni su quelle reliquie, così ho potuto riconoscerle subito da dei segni inconfondibili, come le parti di pelle mummificata che ancora rivestono una mano e i piedi”. 

Nella giornata di domani, un sacerdote della arcieparchia siro-cattolica di Homs, insieme a alcuni monaci di Dei Mar Musa, andranno a Mar Elian per verificare le condizioni in cui versa il santuario. “Ho chiesto loro” riferisce ancora a Fides padre Jacques “di raccogliere le reliquie e di portarle a Homs per custodirle. Sappiamo che il vecchio santuario è stato raso al suolo, che il sito archeologico è stato devastato, mentre la chiesa nuova e il monastero sono state incendiate e in parte bombardate. Quando, in futuro, torneremo a lavorare a Mar Elian, rimetteremo anche le reliquie del Santo al lor posto. Intorno alla memoria dei santi fiorirà di nuovo la vita di grazia.
E sarà un grande segno di benedizione, per tutta la nostra Chiesa”.

(GV) (Agenzia Fides 5/4/2016).


     



[Modificato da Caterina63 05/04/2016 14:11]
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India. Andhra Pradesh: vescovo cattolico rapito e malmenato

Mons. Gallela Prasad - RV

Mons. Gallela Prasad - RV

29/04/2016 

La comunità cristiana dell’Andhra Pradesh è di nuovo sotto attacco. Questa volta, ad essere colpito è stato uno dei vertici della Chiesa locale. Si tratta di mons. Gallela Prasad, vescovo della diocesi di Cuddapah, aggredito da ignoti mentre ritornava da Karunagari (nel distretto di Kadapa), dove aveva celebrato una funzione religiosa. La Federazione delle Chiese telegu (Ftc), organo al vertice delle varie denominazioni cristiane presenti negli Stati dell’Andhra Pradesh e del Telangana, ha condannato con forza “la crudele aggressione” contro il vescovo cattolico. L’incidente è avvenuto lo scorso 25 aprile - riferisce l'agenzia AsiaNews - ma è stato reso noto solo ieri. Lo riporta il sito Matters India, citando la dichiarazione dell’arcivescovo Thumma Bala di Hyderabad, presidente della Federazione cristiana.

Rapiti e malmenati per tutta la notte
L’arcivescovo ha raccontato che mons. Prasad è stato aggredito mentre si trovava in macchina, di ritorno da Kadapa, a circa 425 km a sud di Hyderabad (la capitale del Telangana). La macchina che trasportava il vescovo è stata fermata da ignoti, che hanno bendato il religioso e il suo autista e poi li hanno rinchiusi in un luogo sconosciuto. Qui sono stati malmenati per ore durante tutta la notte.

Giustizia per le minoranze e protezione per i leader delle comunità religiose
Mons. Bala ha dichiarato: “È incredibile che tale violenta atrocità sia stata perpetrata contro un alto esponente della comunità di minoranza”. Il presidente della Ftc ha condannato “le modalità impietose dell’attacco contro una persona che ha dedicato tutta la sua vita a Dio e al servizio dei bisognosi e degli emarginati”. L’arcivescovo ha poi chiesto alla polizia e alle autorità di registrare il caso e arrestare i responsabili di “questo crimine efferato, in modo da assicurare giustizia e sicurezza per le minoranze e proteggere le vite dei leader delle comunità religiose”.

E' la prima aggressione ad un alto esponente religioso
L’aggressione contro il vescovo cattolico non è il primo episodio di violenza contro i cristiani dell’Andhra Pradesh, anche se è il primo perpetrato contro i vertici religiosi. Da tempo la minoranza cristiana è nel mirino degli estremisti indù, che nel 2014 hanno anche ucciso un pastore protestante. (R.P.)




Mons. Auza: sadismo sistematico e atrocità di massa contro cristiani

La disperazione dei cristiani iracheni  - AP

La disperazione dei cristiani iracheni - AP

29/04/2016 

“Difendere la libertà religiosa e altri diritti umani. Fermare le atrocità contro i cristiani e altri credenti”: è il titolo del convegno svoltosi ieri all’Onu di New York e organizzato dalla missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in collaborazione con le associazioni “CitizensGo”, “MasLibres” e “In defense of christians”. Il servizio di Giada Aquilino:

Quando la dignità umana viene trattata con “tanto disprezzo” come succede ai giorni nostri, il mondo deve diventare una comunità globale in cui ognuno di noi deve distinguersi per “solidarietà e sacrificio” nel “difendere, assistere ed amare concretamente” il prossimo. L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, ha così tracciato un quadro delle tante zone del mondo in cui i cristiani e altre minoranze religiose soffrono persecuzioni e atrocità, dal Medio Oriente ai Paesi africani e non solo.

Il discorso di Papa Francesco all’Assemblea Generale dell’Onu
La sua riflessione è partita dalle parole pronunciate nel settembre scorso dal Papa al Palazzo di Vetro di New York, quando ricordò come i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria “che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia”, siano “stati posti nell’alternativa di fuggire o – evidenziò il Pontefice – di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù”.

Sadismo sistematico contro cristiani e minoranze
Come Francesco esortò a un esame di coscienza per coloro che, disse, “hanno la responsabilità della conduzione degli affari internazionali” per fare “tutto il possibile per fermare e prevenire ulteriori sistematiche violenze contro le minoranze etniche e religiose e per proteggere le popolazioni innocenti”, così mons. Auza ha chiamato a un “coinvolgimento di tutti”: ciascuno ha “un ruolo da svolgere” – ha sottolineato il presule – per fare sentire “in modo chiaro e inequivocabile” le grida di “bambini e anziani, mariti e mogli, madri e padri, milioni di esseri umani” la cui vita è stata lacerata dal “sadismo sistematico” di coloro che torturano, schiavizzano, violentano e uccidono innocenti.

Tre panel di discussione
Tre i momenti del convegno, dedicati alla protezione delle vittime di persecuzioni e alla promozione della libertà religiosa in tutto il mondo, alla testimonianza di vittime e testimoni oculari di atrocità di massa contro i cristiani e le altre minoranze religiose compiute dal sedicente Stato islamico (Is) in Siria e in Iraq e da Boko Haram in Nigeria, alle sofferenze e agli abusi subiti da donne e ragazze yazide e cristiane in Medio Oriente.

I partecipanti
Tra gli intervenuti, anche l’osservatore permanente dell’Organizzazione per la cooperazione islamica all’Onu, Ufuk Gokcen, il vescovo nigeriano, Joseph Danlami Bagobiri, i genitori di Kayla Mueller, un giovane operatore umanitario rapito e ucciso dall’Is in Siria, il sacerdote caldeo, Douglas Al Bazi, e la donna yazida, Samia Sleman Kamal, entrambi rapiti dai gruppi jihadisti, il Cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, che – ha spiegato mons. Auza – con la sua organizzazione ha contribuito alla realizzazione di un rapporto di 300 pagine sulle violenze contro i cristiani in Medio Oriente, tanto accurato da spingere il segretario di Stato Usa, John Kerry, a definire ciò che sta accadendo contro cristiani, yazidi e altre minoranze religiose della regione “un genocidio”.

Fermare atrocità di massa
Ricordando la lettera di Papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente, per il Natale 2014, in cui il Pontefice esortò ad una “posizione chiara e coraggiosa” da parte di tutti i responsabili religiosi “per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità” i crimini contro quelle popolazioni, l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha auspicato un impegno concreto per “fermare le atrocità di massa” contro i cristiani e gli altri credenti e difendere ovunque la libertà religiosa e i diritti umani.














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Cristianesimo e Islam: quale rapporto?

maometto 1

Si sente dire spesso, che cattolicesimo e islamismo sono due “religioni”, che sono entrambe “monoteismi”, che derivano entrambe da una radice comune…
Il corrispettivo del relativismo morale, è il relativismo religioso.

Per il relativismo tutto è uguale: essere buoni o cattivi, rubare o non rubare, uccidere o non uccidere… Se infatti non esistono il bene e il male, tutto è ugualmente lecito…
Così tutte le religioni sarebbero tutte uguali, in quanto, appunto, religioni.

Si obietta: il cristianesimo non è affatto una “religione” nello stesso senso in cui lo sono il paganesimo greco, il buddismo, o l’Islam…

E’ ben altro: non gli uomini che cercano di raffigurarsi gli dei, o Dio, ma Dio che scende incontro agli uomini, incarnandosi.

Don Giussani alla lavagna durante una lezione

Le religioni salgono, Cristo scende

Quanto al rapporto tra Islam e cristianesimo:

1) Cristo è figlio di Dio,

Maometto si dichiara profeta

2) Cristo insegna il Mistero Trinitario, mentre l’Islam è rigidamante monoteista e ritiene che la Trinità significhi politeismo. Si parla di monoteismo trinatario e di monoteismo unitario

3) Il Cristo descritto nel Corano, che attinge a piene mani a eresie ebraiche, non ha nulla a che vedere con quello dei Vangeli (per esempio non è Dio, non muore nè risorge)

4) La Cristologia cristiana è dunque diversa dalla Cristologia islamica; la teologia cristiana diversa dalla teologia islamica (il Dio con noi, incarnato, è tutt’altro dal Dio lontano dell’Islam; la trascendenza islamica è differente da quella biblica; il Cristianesimo non è, come l’Islam, una “religione del libro”, semmai la vicenda di un Dio raccontata anche in un libro; gli islamici, inoltre, affermano che la Bibbia dei cristiani è falsificata…)

5) Ad una teologia del tutto differente corrisponde un’ antropologia del tutto differente: il Vangelo predica l’uguaglianza in dignità tra gli uomini, l’Islam prevede la schiavitù; il Vangelo predica l’uguaglianza tra uomo e donna, il Corano insegna la superiorità dell’uomo sulla donna; il Vangelo indica il matrimonio monogamico indissolubile, il Corano permette la poligamia e il ripudio, e al profeta Maometto addirittura concede donne senza limiti

6) Differente anche l’escatologia: il Paradiso cristiano è una realtà di pienezza anche spirituale, quello islamico è un luogo di godimenti e di piaceri terreni…

maometto03

Cartina dell’espansione islamica, per conquista

7) Cristo è morto in croce, è un Dio che ha vinto, nella sconfitta, i cui discepoli hanno diffuso il cristianesimo pacificamente, subendo il martirio; Maometto è un “profeta armato” che ha combattuto, unificato tribù, vinto battaglie, e come lui i suoi successori…

maometto crocifissiCristiani crocifissi dall’Isis

 

Per tutto questo se oggi esiste il terrorismo islamico, che non è attribuibile solo e soltanto alla religione islamica, ma ha con essa, comunque, un qualche rapporto, in tutto il mondo islamico i cristiani vengono oggi uccisi e crocifissi, ma nessun cattolico ha mai compiuto un attentato terroristico (e se lo faccesse sarebbe in contrasto evidente con insegnamento di Cristo e del magistero della Chiesa).


   

Cile: Chiesa condanna saccheggi e attentati alle Chiese

Il crocifisso distrutto dai dimostranti - AP

Il crocifisso distrutto dai dimostranti - AP

13/06/2016

“Fatti violenti che purtroppo diventano sempre più frequenti evidenziano una crisi della coscienza nazionale” Questa la dichiarazione dell’arcivescovo di Santiago, card.

Riccardo Ezzati, poche ore dopo il saccheggio nella chiesa della Gratitudine Nazionale, giovedì scorso, durante una marcia di studenti che è degenerata in violenza e ha causato addirittura la morte di una persona.  Ieri, la Santa Messa di riparazione presieduta dal porporato nel tempio devastato insieme alla scultura - a misura d’uomo - di Gesù Crocefisso che è stata trascinata fuori dall’edificio e distrutta. "L’intolleranza dei fanatici e la loro violenta irrazionalità sono state una grave offesa a Dio e a tutta la comunità di credenti in Cristo”

L’esercizio legittimo di un diritto non va confuso con la violenza
In una intervista al quotidiano cileno “La Tercera”, il card. Ezzati ha affermato che le manifestazioni sociali suppongono l’esercizio di un diritto e non dovrebbero mai confondersi  o degenerare in violenza. Allo stesso modo, il presule ha avvertito che l’uso legittimo della forza pubblica non dovrebbe confondersi con l’abuso della polizia”. “Non perdiamo la capacità di fare queste distinzioni ed evitare di mettere tutto quanto nella stessa sacca", ha detto il card. Ezzati nel riaffermare che le generalizzazioni non aiutano a risolvere i conflitti.

I giovani abbiano accesso ad una educazione di qualità
Interpellato sulla minaccia da parte degli studenti di intensificare le mobilitazioni, il porporato cileno ha affermato che “un buon proposito non giustifica qualunque metodo per raggiungerlo”. E ha aggiunto che quello veramente importante è che tutti i bambini e i giovani abbiano acceso ad una educazione di qualità. “Per tutti, non solo per alcuni - ha ribadito -, perché una buona riforma educativa non si fa partendo da una ideologia chiusa, ma partendo da e con il contributo di esperienze plurali”. La Confederazione di Studenti del Cile contesta la “mancanza di chiarezza” nella riforma educativa che porta avanti il governo e ha annunciato che continueranno le mobilitazioni.

Circa 10 chiese cristiane bruciate dall’inizio del 2016
Incendiare le Chiese è diventata una prassi anche nella regione dell’Araucania, nel sud del Paese, dove da oltre 20 anni il popolo originario mapuche lotta per la rivendicazione della propria terra, oggi proprietà di imprese agricole e forestali.  Dall’inizio del 2016, circa 10 cappelle e chiese cattoliche ed evangeliche sono state bruciate. Gli attacchi sono perpetrati da piccoli gruppi radicali che vedono nella religione cristiana un’altra forma di colonizzazione, ma che non rappresentano la maggioranza del popolo mapuche che condanna questo tipo di azioni. La Coordinazione delle comunità nel conflitto mapuche (Cam)  ha affermato che i gruppi violenti vedono la Chiesa molto vicina agli interessi economici dei gruppi che controllano le terre.

La richiesta del popolo mapuche è legittima
​L’arcivescovo di Santiago riguardo agli attacchi contro le Chiese si è detto convinto che ridurre il tema mapuche ad un semplice controllo della polizia potrebbe sì evitare gli attentati, ma non risolverebbe il problema di fondo. “C’è una richiesta legittima di un popolo che non è stata mai ascoltata", ha detto il porporato. “E dovremmo assumere ed accettare la responsabilità che corrisponde alle autorità, alla società civile e alle comunità che condividono quella terra”. Il card. Ezzati ha affermato che la Chiesa ha sempre riconosciuto la giusta domanda territoriale del popolo mapuche e di voler far parte della soluzione, ma allo stesso tempo deve difendere la libertà religiosa dei numerosi mapuche cattolici ed evangelici le cui cappelle e chiese sono state incendiate. “Dobbiamo lavorare per identificare e risolvere le cause profonde della attuale violenza”. (A cura di Alina Tufani)




OK. comprendo lo scandalo e quindi la giusta denuncia dell'arcivescovo cileno e, grazie a Dio, la Messa di riparazione, fatta subito ma....
ci siamo dimenticati cosa hanno fatto i vescovi cileni qualche tempo fa?
cliccate qui per rinfrescare la memoria:
http://www.cooperatoresveritatis.net/it/la-grave-apostasia-avanza-e-lo-scandalo-di-alcuni-vescovi 
"Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!" (Mt.18,7)
i primi a dare di scandalo sono stati loro I PASTORI CON IL LORO SINCRETISMO...
e chi ci rimette? NOSTRO SIGNORE, SEMPRE LUI!!!
Cari Vescovi, CONVERTITEVI!!! dalla nuova pastorale modernista non otterrete nulla, anzi le cose andranno sempre peggio.
Condanniamo certamente questi saccheggi, ma fatevi anche un esame della coscienza!


http://www.amicidigesucrocifisso.org/2012/02/selva-di-crocifissi-per-la-peregrinatio-crucis/ 





[Modificato da Caterina63 13/06/2016 13:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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