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Consigli pratici per i diabetici e NON e soprattutto mantenere il buon umore

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2020 21:48
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Calcolo BMI

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Il calcolo del BMI consiste nella divisione del peso di un soggetto, espresso in kg, per il quadrato della sua statura espressa in metri. In un individuo alto 175 cm e pesante 70 kg, il calcolo del BMI si basa dunque sulla seguente equazione:

BMI* = 70 / (1,75)2 = 22,9 kg/m2


Tratto da www.my-personaltrainer.it/calcolo-bmi.html




  Indice glicemico degli alimenti: i consigli per la spesa e in cucina

     

  Attenzione ai cibi light. Questi alimenti il più delle volte sono leggeri solo per quanto riguarda l’apporto di calorie e grassi. «Spesso, però, nascondono zuccheri aggiunti, o alimenti nocivi per il funzionamento naturale del pancreas, dell'insulina, anche per il fegato e la funzionalità renale», mette in guardia Galvano. 
Bisogna rassegnarsi davanti al fatto che quando l'organismo ha un problema, questo deve essere affrontato e non aggirato e questi alimenti, infatti, sono dei veri palliativi assai più dannosi delle volte perchè agiscono nell'organismo non preoccupandosi del problema che ci troviamo davanti. Questi alimenti ignorano il problema finendo per aggravarlo proprio perchè ignorato.




L'attenzione per la nostra salute inizia quando si fa la spesa e continua in cucina e questo indipendentemente dall'essere diabeteci o meno.
Ma come fare a garantirsi piatti e cibi con un indice glicemico basso?

Ecco i consigli degli esperti di OK

Per tenere sotto controllo la glicemia è importante conoscere l’indice glicemico degli alimenti: questo parametro, infatti, permette di capire quanto velocemente lo zucchero presente nei cibi sarà assorbito dall’organismo e di conseguenza quanto in fretta si alzerà la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue. Seguire una dieta con alimenti a basso indice glicemico è utile per chi soffre di diabete ma è anche una misura di prevenzione per tutti coloro che sono a rischio di svilupparlo, come chi è sedentario e sovrappeso. Quando si fa la spesa e si cucina è bene adottare alcuni semplici accorgimenti che garantiscono una riduzione dell’indice glicemico dei singoli alimenti o del pasto nel suo complesso. Eccoli.

I CONSIGLI PER LA SPESA

Integrale è meglio. Uno studio condotto dai nutrizionisti dell’Università del Massachusetts (negli Stati Uniti) ha rivelato che il consumo quotidiano di fibre, di cui i cereali integrali sono ricchi, permette di gestire al meglio l’insulino-resistenza, l’anticamera del diabete di tipo 2. «Durante la digestione», chiarisce Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation of Italy, «le fibre si legano transitoriamente al glucosio, rallentandone l’assimilazione e quindi la risposta glicemica».

Via libera ai legumi. «Fagioli, ceci e lenticchie rappresentano la fonte per eccellenza di carboidrati complessi a basso indice glicemico, grazie al loro elevato contenuto di fibre solubili e al loro amido ricco di amilosio», spiega Fabio Galvano, professore associato di scienze dietetiche applicate presso la facoltà di medicina dell’Università di Catania (puoi chiedergli un consulto qui), l'importante è che non vengano consumati lo stesso giorno. Se abbiamo per pranzo un piatto di spaghetti allora  fagioli, lenticchie o ceci teniamoli per la sera; l'abbinamento di minestra con i legumi è un supporto indicatissimo per questa dieta, l'importante è tenere sempre d'occhio le quantità.

Frutta poco zuccherina. Meglio evitare i frutti a maggior contenuto zuccherino (fragole, fichi, cachi, banane, uva, ecc...) e, per tenere basso l’indice glicemico, preferire quelli non troppo maturi. «L’indice glicemico, infatti, è minore nella frutta un po’ acerba», dice Mariangela Rondanelli, responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia e dietologia dell’Istituto di riabilitazione e cura Santa Margherita di Pavia


  Niente restrizioni severe, quindi, anche per chi ha il diabete.
Ma solo l’accortezza di 
seguire una dieta sana e variata, con un occhio di riguardo all’indice glicemico dei vari alimenti.
Questo parametro, infatti, permette di capire 
quanto velocemente lo zucchero presente nei cibi sarà assorbito dall’organismo e di conseguenza quanto in fretta si alzerà la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue.
«Si potrebbe immaginare che la risposta del nostro corpo sia uguale ingerendo 100 grammi di pane o di pizza, perché sono entrambi carboidrati, invece non è così», rivela Agostino Consoli, professore ordinario di endocrinologia all’Università di Chieti.
«Per una serie di cause metaboliche, ancora non completamente chiarite, alcuni alimenti fanno impennare la glicemia più di altri» e non tutti gli organismi reagiscono allo stesso modo.
Non solo. «Nel tempo diversi studi hanno evidenziato come 
le cotture, la maturazione e gli abbinamenti tra i cibi possano variare a loro volta l’assorbimento degli zuccheri», spiega Mariangela Rondanelli, responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia e dietologia dell’Istituto di riabilitazione e cura Santa Margherita di Pavia.

Quindi tenere sotto controllo la glicemia tramite una dieta a basso indice glicemico, però, non è una strategia a esclusivo appannaggio dei diabetici, ma si sta rivelando un investimento per la salute di ogni persona. 
«L’aumento rapido dei livelli di zucchero nel sangue fa secernere dal pancreas elevate quantità di insulina, l’ormone che permette alle cellule di utilizzare come fonte energetica il glucosio», spiega Andrea Poli, presidente della Nutrition Foundation of Italy e tra gli estensori del documento di consenso internazionale. «Questa rapida conversione in energia produce una grande quantità di scorie, conosciute come radicali liberi, e crea uno stato di micro-infiammazione, che a sua volta facilita la comparsa di numerose malattie degenerative, come l’arteriosclerosi».

Studi in corso presso Università Cattolica e Policlinico Gemelli di Roma confermerebbero che una dieta ad alto indice glicemico può causare una condizione di parziale inattivazione dell’insulina. «La conseguenza è un incremento del rischio di diabete, insulino-resistenza e obesità», spiega Andrea Giaccari, dirigente medico dell’unità di endocrinologia e malattie del metabolismo al Gemelli (puoi chiedergli un consulto qui). «Da risultati preliminari sembra inoltre che le persone che seguono una dieta ad alto indice glicemico abbiano anche piccoli e iniziali deficit cognitivi».
E ancora, il documento di consenso internazionale segnala come regimi a indice glicemico basso riducano il rischio di malattie coronariche.
Infatti, argomenta Consoli: «L’escursione glicemica può peggiorare la vasodilatazione e creare condizione di rischio per chi soffre di problemi vascolari». Aggiunge Rondanelli: «Un eccesso di insulina è correlata all’incremento dei depositi adiposi e potrebbe addirittura aumentare il rischio dell’insorgenza del cancro».

  Quindi abbiamo una situazione che è la seguente: immaginando un gruppo di persone con lo stesso sviluppo di un alto indice glicemico, non si da affatto per scontato che tutto il gruppo sfoci in diabete.
Alcuni del gruppo, o forse uno solo, avrà il diabete conclamato e dovrà fare ricorso all'insulina, mentre gli altri potrebbero avere un infarto, gravi problemi vascolari, allergie, problemi respiratori (asma, bronchiti frequenti), decadimento delle facoltà cognitive, ecc... ma non fare ricorso necessariamente all'insulina.
Il punto fondamentale per ognuno è che il supporto dell'insulina e il lavoro del pancreas non è un problema che riguarda "solo" il diabete-l'insulina, ma porta con se tutta una serie di problemi di cui oggi, soprattutto, l'uomo soffre di più e.... forse perchè sottovaluta quanto sia importante sapere come ci si debba nutrire.


Ma come si calcola l’indice glicemico? «In laboratorio l’indice glicemico viene calcolato somministrando 50 grammi di carboidrati contenuti nell’alimento da testare (come pasta o patate) e valutando la risposta glicemica in rapporto ad alimenti di riferimento quale il glucosio o il pane bianco», spiega Fabio Galvano, professore associato di scienze dietetiche applicate presso la facoltà di medicina dell’Università di Catania (puoi chiedergli un consulto qui). «Più i carboidrati rilasciano lentamente gli zuccheri, più basso sarà il loro indice glicemico».
Nella realtà, però, non è così semplice calcolare con precisione quando vengono assimilati 50 grammi di carboidrati di quel dato cibo, poiché tutti gli alimenti hanno una composizione chimica complessa. Per questo, al momento di applicare alla dieta l’indice glicemico, i nutrizionisti hanno introdotto anche il concetto di carico glicemico. «È un parametro che prende in considerazione la qualità del carboidrato (cioè l’indice glicemico), in rapporto alla quantità di carboidrati effettivamente presente nell’alimento consumato», chiarisce Poli. Se le misurazioni scientifiche non sono certo alla portata di tutti, ben più semplice è, quando si fa la spesa e si cucina, adottare alcuni semplici accorgimenti che garantiscono una riduzione dell’indice glicemico dei singoli alimenti o del pasto nel suo complesso.


I CONSIGLI AI FORNELLI

  Pasta sempre al dente. «È stato dimostrato come l’indice glicemico tenda a crescere di pari passo con il tempo di cottura della pasta», spiega Rondanelli. Meglio quindi scolare bucatini e rigatoni al dente, non solo per il gusto.

Meglio gli spaghetti delle penne. I formati corti, come fusilli e penne, hanno un indice glicemico maggiore degli spaghetti. Il motivo? «Non è ancora del tutto chiaro», risponde Poli. «Probabilmente la particolare lavorazione della pasta lunga favorisce la cristallizzazione dell’amido, che si traduce in tempi di digestione e di conseguenza di assimilazione più lunghi».

Olio extravergine a crudo. Per condire è preferibile l’olio extravergine d’oliva a crudo. È il più sano tra i condimenti e riesce ad abbassare l’indice glicemico complessivo del pasto, come tutti i grassi. «Nonostante abbia un apporto calorico notevole l’olio di oliva extravergine non è mai da eliminare da nessun regime dietetico», spiega Consoli.

Le virtù dell’aceto. Un’équipe di studiosi dell’Università di Atene è riuscita a misurare la capacità dell’aceto di ridurre i livelli di zucchero nel sangue, soprattutto se consumato in associazione ai cibi a più alto indice glicemico, come patate, zucca oppure pane. Parliamo naturalmente dell'aceto naturale bianco, non di quelli elaborati che solitamente sono zuccherini.

Dolci solo a fine pasto. Una porzione di dolce ogni tanto è concessa, ma sempre a fine pasto. «In questo modo l’assorbimento è rallentato dalla presenza degli altri nutrienti nel pasto», spiega Rondanelli.
  Come addolcire thè o caffè? Meglio lo zucchero raffinato o grezzo?
La risposta è: non c’è differenza.
Anche se in molti ritengono che lo zucchero di canna sia più sano, in realtà la struttura chimica e le calorie sono identiche a quello bianco. Entrambi sono ottenuti dalle barbabietole o dalla canna da zucchero, ma in quello grezzo rimangono piccole quantità di residui (melassa). Per il resto, sono identici. 
È vero, invece, che il grezzo contiene minerali come calcio, potassio, ferro che non ci sono nello zucchero bianco, ma le quantità presenti in uno o due cucchiaini, rispettando i suggerimenti degli specialisti, sono così ridotte da non apportare nessun beneficio reale.

Thè e caffè meglio amari. Lo zucchero e il miele, dunque, hanno un indice glicemico molto alto. Meglio non esagerare. Per lo stesso motivo sono da ridurre i soft drink zuccherini e assolutamente da evitare sono i succhi di frutta e le merendine, ricchi di carboidrati rapidamente assorbibili.

Pane abbrustolito. Il pane è da limitare, ma non da eliminare del tutto, specie quello integrale. Un trucco per contenere l’indice glicemico è abbrustolire le fette o mangiare le pagnotte rafferme. Il solito esempio ma sempre utile: se mangiamo pasta a pranzo o a cena evitiamo, in quel pasto, il pane e le patate e accontentiamoci dei grissini.

I vantaggi dei piatti freddi. Meglio un’insalata di riso che un risotto fumante. Pasta, riso o patate, se mangiati freddi, hanno un indice glicemico ridotto grazie alla cosiddetta retrogradazione degli amidi cotti. «Quando si raffreddano, le catene molecolari che formano gli amidi tendono a riavvolgersi su se stesse ritornando, in parte, allo stadio che precede la cottura», spiega Poli. «Per questo gli enzimi digestivi faticano maggiormente ad attaccarli e digerirli».

  Occhio agli abbinamenti. «Qualunque ricetta che aggiunga alimenti ricchi di fibre ai carboidrati riduce l’indice glicemico complessivo del pasto», sottolinea Galvano. «E aggiungere proteine o grassi ai carboidrati lo tiene sotto controllo, anche se può aumentare la risposta insulinica complessiva e/o le calorie del pasto».
Sono da privilegiare quindi le ricette che associano le verdure, i legumi o il pesce a pasta, patate e riso. Qualche idea? L’insalata dopo la pizza (ottima la rucola), la pasta con i legumi o con il ragù.

E gli insaccati? Ci dispiace ma tutti gli insaccati (salami e affettati) vanno assolutamente cancellati dalla dieta. Senza dubbio non ci riferiamo all'eccezione del classico "assaggino" occasionale, ma deve rimanere, appunto, un "assaggino occasionale" e non un pasto giornaliero o settimanale a base di affettati-insaccati! 
  Il würstel è un insaccato sul quale i nutrizionalisti si dividono. Ci sono quelli che sembrano essere più clementi e quelli più intransigenti. Resta chiaro che il würstel è di fatto l'alterego centro-europeo delle salsicce italiane, tant'è che la traduzione letteraria del termine "würstel" significa proprio "salsicciotto".
In America il successo del würstel (l'hot-dog) di pollo e tacchino, nasce proprio come "sostituto" del suino, illudendosi forse, così, di vincere il problema dell'obesità, dei grassi saturi, del colesterolo, delle placche aterosclerotiche, delle coronaropatie, ictus e quant'altro...
Diciamo più chiaramente che il problema del  wurstel e di altri insaccati, come anche per alcune carni in scatola, non è un problema solo di diabete, ma di salute in generale e ti consigliamo di leggere qui alcuni riferimenti alla Santità mondiale.
Va da se, allora, che una volta ogni tanto, ma proprio raramente, anche questi insaccati si possono mangiare ma evitate sempre le fritture.

Esattamente: per i fritti e il burro?
Ecco, assolutamente abolito il burro che non va sostituito con la margarina, è un palliativo ugualmente dannoso. Va detto che il danno sta nel burro fuso, scaldato a certe temperature, o anche sciolto a temparatura ambiente, anche lo strutto è vietato. L'unico condimento salutare è l'olio extra vergine d'oliva ma mai cotto-soffritto
Il problema del fritto sta nel.... fritto durante il quale si scatena una vera battaglia o tempesta, trasformazioni chimico-fisiche che avvengono nel mezzo di cottura, alle complesse interazioni tra olio e alimento da friggere...
Dobbiamo tenere presente che dal punto di vista salutistico gli acidi grassi saturi sono dannosi per l’insorgenza di malattie cardiovascolari; è consigliabile quindi scegliere per friggere oli ricchi in monoinsaturi come l’extra vergine, l’oliva, il girasole, fritture veloci e mai prolungate e sempre con olio nuovo. Cliccando qui troverete altri consigli




Di Lucia Panagini tratto da OK Salute e benessere luglio 2015





[Modificato da Caterina63 17/03/2016 14:39]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  Ricordando che il diabete in se è solo l'apice di uno dei tanti problemi di nutrizione - o mala nutrizione - e che certo modo di mangiare laddove non sfociasse nel diabete sfocerebbe prima o poi in altri campi come quelli della demenza senile, del rachitismo, di problemi bronchiali e polmonari, ed altro, in definitiva cosa può mangiare un diabetico o chi volesse mantenersi davvero bene in salute?

Dopo quanto detto sopra, vediamo di fare una specie di lista utile.

GRASSI

limitare tutti i grassi; sì all'olio extra vergine d'oliva, con moderazione quello di girasole, di mais e di soia; assolutamento NO al burro, al lardo, allo strutto, all'olio di "semi vari", alla margarina, allo strutto.

CARNI

Sì alla bresaola, carni bianchi quali coniglio, pollo, tacchino, vitello, buona anche la cacciagione in umido o arrostita in piccole dosi, sì al manzo magro una due volte al mese, sì al prosciutto crudo, allo speck, sì alle carni cotte alla piastra con l'aggiunta di olio a fine cottura.
Con moderazione e raramente carne in scatola, prosciutto cotto, agnello.
Assolutamente NO alle carni grasse, alla macinata con soffritto, agli hamburgher, ai wurstel, cotechini, mortadella, salami  pancetta e frattaglie, no alla pelle di pollo anche se arrostita, no alle salsicce.


PRODOTTI CASEARI E UOVA

Sì all'abume d'uovo ma bevuto fresco o cotto appena, ottime due tre uova a settimana all'occhio di bue; sì ai formaggi magri: ricotta fresca di mucca; sì al latte scremato, yogurt magri.
Da assumere con moderazione il latte parzialmente scremato che non è vero che fa bene! Con moderazione anche formaggi mediamente grassi quali le caciotte fresche (meglio consumarle stagionate), parmigiano e mozzarelle, attenzione anche agli yogurt "magro" alla frutta, è la stessa storia dei prodotti "light" sono spesso solo dei palliativi, ma che in realtà finiscono per fare più danni perchè consumati più frequentemente a discapito di cibi più completi e salutari.

Da evitare latte intero, crema e panna, formaggi grassi come il mascarpone, pecorino, provolone, gli stagionati; no allo yogurt intero.
Naturalmente no alle frittate e alle uova fritte e latte, farine con panne usate per creme e fritture varie quali le pastelle.


PESCE

Naturalmente libera scelta nel pesce bollito, in umido o al forno; sì anche al tonno in scatola ma dopo aver eliminato tutto l'olio che lo contiene, e meglio quello conservato al naturale. Con moderazione i frutti di mare e, se fatti con cottura breve ed olio extra vergine d'oliva, potrete permettervi anche, una tantum, qualche buona frittura di pesce, a piccole dosi.
Assolutamente da evitare le uova di pesce in ogni forma e condimento.


VERDURE, LEGUMI E FRUTTA

Via libera ad ortaggi freschi o congelati (piselli, fagioli, ceci, lenticchie....), ottimi i minestroni conditi sempre con olio extra vergine d'oliva a crudo; sì anche ad alcuni tipi di frutta fresca: mele, pere, nespole, arance, lamponi, mirtilli...
Da assumere con moderazione frutta dolce tipo fragole, banane, cachi, uva fichi. Con moderazione anche le patate da preferire lesse e qualche volta, a piccole dose, anche al forno.
Da evitare assolutamente è la frutta secca, la frutta sciroppata, no anche al purè di patate, no alle patate fritte da fare anche al forno.

CEREALI

Sì alla pasta, ed è preferibile, soprattutto per chi ha già il diabete, gli spaghetti, la pasta lunga, ricordate solo di non superare i 70gr. e questa regola sarebbe buona per tutti. Sì anche al riso, orzo, farro, pasta e pane, grissini e crakers integrali. Ricordate che il pane tostato fa bene a tutti, mentre la pasta deve essere sempre al dente per essere meglio digerita.
Da assumere con moderazione pane e ingredienti con farina bianca, pasta all'uovo, gnocchi, pizza e pizza margherita (è la mozzarella fusa che fa male), polenta.
Da evitare ogni tipo di pane all'olio e pizze farcite.

DOLCI E DOLCIFICANTI

Sì alla liquirizia, dolcificanti privi di zuccheri e calorie.
Attenzione al fruttosio, al sorbitolo, all'aspartame e alla saccarina, sì al miele ma con molta moderazione.
Da evitare lo zucchero bianco quanto di canna, marmellate e caramelle, creme, cioccolate e torroni, cornetti farciti, torte, brioche, biscotti.....

ALTRI ALIMENTI

Sì alle varie erbe (insalate, rucola, erbe varie e tisane di ogni genere), aromi, pepe, aceto bianco, limone, buono anche il succo di pomodoro.
Da assumere con moderazione salse stuzzichevoli quali maionese.
Da evitare le salse di tipo "light", creme varie, salse ai formaggi....

BEVANDE

Va bene il caffè (non più di due tazzine al giorno), thè senza zuccheri, naturalmente acqua anche gassata.
Da bere con moderazione: vino, birra, spremute di frutta.
Assolutamente vitetati i succhi di frutta, bevande "light", coca cola, aranciate, in genere tutte quelle bevande già di per se dolci.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Cannella, abbassa la glicemia e annienta gli attacchi di fame
Una tisana profumata e dimagrante, che combatte persino la candida e tiene sotto controllo la glicemia

 

La cannella è una di quelle spezie che rimanda immediatamente all'autunno e all'inverno, scalda eprofuma anche in piccolissime quantità.

Una tisana alla cannellaè, dunque, prima di tutto una vera e propria gratificazionesensoriale. In più, la cannella ha il pregio discaldare in breve tempo l'organismo e di facilitare la digestionese consumata dopo pasti abbondanti (tipici della stagione fredda).

Le proprietà di questa spezia sono innumerevoli: antibatteriche, antifungine, stimolanti e rinvigorenti. La profumatissima stecca di cannella andrebbe grattugiata nell'acqua e fatta bollire per una decina di minuti oppure aggiunta a tè, tisane e perfino latte.

Infatti, la tisana alla cannella ha anche il plus di abbassare la glicemia e persino l'indice glicemico di ciò che si è mangiato, oltre che di ridurre attacchi di fameimprovvisa e nervosa.

Facciamo un esempio pratico: una fetta di torta rilascia un tot di zuccheri nel sangue e, quindi, rialza immediatamente la glicemia favorendo l'accumulo di adipe (soprattutto nella parte alta del corpo). Una fetta di torta accompagnata da un infuso alla cannella, invece, rilascia lo stesso quantitativo di zuccheri della fetta "singola" ma la cannella va ad attaccare e annientare parte di quegli zuccheri.

Infine, le proprietà antifungine della spezia, fanno sì che la tisana con cannella abbia anche un effetto curativo e benefico su patologie come la candida albicans e sul batterio dell'Escherichia Coli (che va a distruggere).




  Nota che un basso contenuto di grassi non significa ipocalorico; leggi sempre l'etichetta.

«Provo a sintetizzare un messaggio semplice per le scelte a tavola nel diabete di tipo 2: si può mangiare di tutto, ma non si può mangiare tanto»

I TRUCCHI PER ABBASSARE L’INDICE GLICEMICO
È utile per un diabetico imparare a distinguere gli alimenti in base all’indice glicemico. Questo parametro indica quanto velocemente il glucosio presente nei cibi viene assorbito dal sangue. «Quando mangiamo un alimento ricco di carboidrati, i livelli di glucosio nel circolo sanguigno aumentano progressivamente, man mano che gli amidi e gli zuccheri vengono digeriti e assimilati», spiega Giorda. «La velocità di questi processi cambia a seconda dell’alimento e del tipo di nutrienti che contiene, dalla quantità di fibra presente e dalla composizione degli altri cibi già presenti nello stomaco e nell’intestino». L’indice glicemico riguarda, dunque, soprattutto i cibi ad alto contenuto di carboidrati, mentrequelli ricchi di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sui livelli di zucchero nel sangue (glicemia), ma ne determinano un tardivo incremento prolungato.

L’indice glicemico è influenzato dalla composizione degli alimenti, ma anche dai metodi di cottura. «Tendono a ridurlo, per esempio, la parziale bollitura (gli spaghetti al dente e non scotti si confermano buoni in ogni senso) o il raffreddamento degli alimenti cucinati, come le patate bollite», aggiunge Ferrari. «Anche la presenza di cibi con fibre solubili, capaci di assorbire elevate quantità di acqua, formando nell’intestino una sorta di gel, aiuta ad abbassare l’indice glicemico».

Ma cosa succede, invece, se si abbonda con i cibi ad alto indice glicemico? «L’aumento rapido dei livelli di glicemia nel sangue provoca la secrezione da parte del pancreas di grandi quantità d’insulina», continua Ferrari. «E l’insulina causa un rapido utilizzo del glucosio da parte dei tessuti, così che dopo due-tre ore dal pasto si determina un’ipoglicemia, con conseguente sensazione di fame e di un certo malessere. Se si ingeriscono altri carboidrati per fronteggiare la fame, si stimola una nuova secrezione di insulina e si entra in un circolo vizioso».

Non è l’unico pericolo. «Spesso il corpo non usa tutto il glucosio, che così viene trasformato in tessuto adiposo», continua Ferrari. «Le riserve di grasso non utilizzate si accumulano e generano sovrappeso». Non tutti gli studiosi, però, valutano allo stesso modo l’utilità dell’indice glicemico. «L’American diabetes association (Ada) ne ha addirittura messo in dubbio l’utilità clinica, raccomandando di rivolgere più l’attenzione sulla quantità di alimento che sulla fonte dei carboidrati», precisa Giorda.




L’eccesso di carboidrati e di cibi che innalzano la glicemia, non è solo un problema di diabete ma è il maggior responsabile dell'accumulo di chili sul girovita e frena i fisiologici processi bruciagrassi. I chili più difficili da buttare giù sono quelli che si depositano tra addome e fianchi, soprattutto nelle donne. Questo tipo di adipe è causato da un abuso di carboidrati spesso associato a stitichezza.

Ecco dieci cibi che possono aiutarci a controllare l’indice glicemico contrastando i chili di troppo

L’indice glicemico (IG) rappresenta la capacità dei carboidrati contenuti nei cibi di alzare la glicemia (valore che indica la quantità di glucosio presente nel sangue). Tanto più un carboidrato è digeribile e tanto maggiore sarà il suo indice glicemico. La scelta migliore è optare sempre per prodotti integrali, realizzati con farine non raffinate: soltanto in questo modo è possibile evitare i picchi glicemici che fanno male al pancreas, rallentano il metabolismo e provocano sovrappeso.

Definizione di indice glicemico
L’indice glicemico misura la capacità di un determinato glucide di alzare la glicemia dopo il pasto rispetto a uno standard di riferimento che è il glucosio puro.

Definizione della glicemia
La glicemia è la quantità di «zucchero» (in realtà di glucosio) contenuta nel sangue. A digiuno la glicemia è di circa 1g di glucosio per litro di sangue.
Ma se si assume un glucide, questo si trasforma con la digestione in glucosio, e ciò si traduce con un aumento della glicemia.
Il livello della glicemia nel sangue è estremamente importante rispetto all’aumento o alla perdita di peso. La glicemia che compare dopo la digestione, infatti, induce la secrezione di un ormone, l’insulina che, in funzione della sua importanza, è in grado di scatenare o meno il processo di aumento del peso.
I cibi ad alto contenuto di grasso o di proteine non hanno un effetto immediato sulla glicemia, ma ne determinano un tardivo incremento prolungato.
Utilizzare l ‘indice glicemico per preparare pasti sani, aiuta a tenere la glicemia sotto controllo. Ciò è particolarmente importante per i diabetici.

Cibi ad alto, medio e basso indice glicemico
 

– Alto indice glicemico: pane bianco, cornflakes, miele, patate al forno e fritte, cracker, riso arborio, zucchero saccarosio.

– Medio indice glicemico: ananas, spaghetti, banana, kiwi, mango, pane di segale, maccheroni, carote, uva, arancia.

– Basso indice glicemico: prugna, pera, yogurt, latte magro, latte di soia, fagioli bolliti, mela, lenticchie, fruttosio, cereali integrali.

La dieta che contrasta glicemia e adipe

La prima regola: evitare gli alimenti ad alto IG e preferire quelli a basso IG (pane, pasta, riso integrali ecc.). Ci sono poi alcuni cibi che, abbinati a quelli a basso IG, contribuiscono a mantenere la glicemia a livelli regolari e a ripulire il sangue da zuccheri e/o grassi in eccesso.
Ad esempio le fibre idrosolubili rallentano l’assorbimento di glucosio a livello intestinale. Esse sono pertanto in grado di mantenere la glicemia costante per lunghi periodi.
Inoltre la digestione di un alimento contenente grassi è rallentata; di conseguenza i carboidrati che contiene vengono assorbiti più lentamente.
Infine l’indice glicemico diminuisce se si aggiungono proteine ad un alimento. Le proteine hanno infatti effetti molto simili a quelli di grassi e fibre. Pur avendo un basso indice glicemico, gli alimenti ricchi di proteine presentano un medio indice insulinico.

I dieci super cibi che controllano l’indice glicemico


1. Salmone
– Fornisce Omega 3 che contribuiscono alla prevenzione di diabete e malattie cardiocircolatorie.

2. Yogurt

– I fermenti che contiene producono acido acetico e propionico che arrivano al fegato, dove regolano la produzione di glucosio e colesterolo.

3. Legumi

– Prevengono i picchi glicemici, il diabete, la fame nervosa, i trigliceridi e il colesterolo.

4. Carni bianche

– Apportano proteine che contribuiscono a controllare i livelli di glicemia e sono povere di grassi.

5. Olio extra vergine d’oliva

– È ricco di composti fenolici che riducono l’attività infiammatoria di geni, coinvolti nello sviluppo del diabete mellito di tipo 2 e di diverse patologie cardiovascolari o metaboliche.

6. Curcuma

– Numerosi studi hanno dimostrato che il suo principio attivo, la curcumina, può contribuire a mantenere sotto controllo il diabete mellito di tipo 2.

7. Thè

– Sia verde che nero, il tè contribuisce alla riduzione dei livelli di zucchero, colesterolo e trigliceridi nel sangue. Favorisce inoltre la riduzione del peso corporeo.

8. Cannella in tisana

– Contribuisce a prevenire il diabete di tipo 2 nelle persone a rischio (anziani, persone in sovrappeso). Rende l’insulina più efficiente.

9. Zucca

– Alcuni studi hanno dimostrato che è in grado di riparare le cellule del pancreas danneggiate dal diabete.

10. Arancia

– La fibra contenuta nella parte bianca sotto la buccia, regola l’assorbimento di zuccheri, grassi e proteine prevenendo diabete, arteriosclerosi e stipsi.





 
 

Come rivela un nuovo approccio medico scientifico che studia i rapporti fra iperglicemia, diabete e pH, in un ambiente organico alcalino le tossine e le scorie metaboliche vengono eliminate in maniera rapida ed efficace, mentre la stessa cosa non avviene in un ambiente acido. Ma se le scorie ristagnano nei tessuti, l’acido trattenuto nel sangue può depositarsi a livello del pancreas e, nel tempo, dare come risultato l’iperglicemia e/o il diabete. Per eliminare questi metaboliti tossici, la natura ci offre una serie di alimenti da inserire con frequenza nella dieta, soprattutto se si mangia in maniera sregolata e/o in famiglia ci sono già dei casi di iperglicemia e/o diabete.
Sono cibi comuni ma “curativi” che consentono di ridurre l’incidenza degli sbalzi glicemici.
 Ecco quali sono.

L’avocado combatte l’insulino-resistenza

Frutto originario della Persia, l’ avocado possiede un elevato contenuto di grassi monoinsaturi che sarebbero in grado di migliorare la tolleranza al glucosio e ridurre l’insulino-resistenza. La presenza nella polpa e nell’olio di avocado di un composto chiamato beta-sitosterolo aiuta ad abbassare i livelli di colesterolo e combatte la formazione di acidi. Gusta l’avocado in insalata condito con semi di sesamo e olio extravergine d’oliva. Mangialo 3-4 volte la settimana.

Il pomodoro normalizza i livelli di glucosio

Il pomodoro ha un ridotto contenuto di zuccheri e, una volta entrato nel circolo sanguigno, ha un rapido effetto alcalinizzante. È una ricca fonte di licopene, un antiossidante che combatte l’accumulo di radicali liberi che contribuiscono a ridurre i livelli di acido urico e acido solforico derivanti dal metabolismo della carne. Per ottenere questo effetto riequilibrante va consumato fresco, con un filo d’olio, o appena scottato, sotto forma di sugo. Ogni giorno consuma 2-3 pomodori in insalata o come sugo; se ti risulta indigesto, elimina la pellicina. Puoi anche usare il concentrato.

Limone e lime: grandi depurativi e ottimi alcalinizzanti

Molti pensano che il limone sia un frutto acidificante, ma in realtà non lo è, anzi: una volta assimilato, ha un effetto alcalinizzante sull’organismo. Lo stesso effetto ce l’ha il lime, che contiene ioni di potassio e di sodio che si trasformano, nel corso dei processi metabolici, in bicarbonato, alcalinizzando sangue e tessuti. Aggiungi il limone e il lime a tutte le bevande come acqua, tè e infusi. Va bene anche la scorza grattugiata per condire macedonie e insalate.

Il latte di cocco: fonte di fibre e grassi buoni

Il latte di cocco non dolcificato da agricoltura biologica è un’ottima fonte di grassi buoni, fibre, proteine e sali minerali che aiutano ad abbassare la glicemia e a ridurre il colesterolo.

Il latte di cocco, inoltre, è totalmente privo di lattosio ed è particolarmente adatto a chi è intollerante a questo zucchero. Il latte di cocco può essere sostituito al latte vaccino a colazione (freddo ma anche leggermente scaldato) o si usa per preparare frullati, frappé, torte e creme al cucchiaio.

  Prova l’insalata di salmone ipoglicemizzante

Ecco una ricetta, da gustare un paio di volte alla settimana, per tenere sotto controllo la glicemia.

- Ingredienti (per 2 persone)

300 g di filetto di salmone, il succo di mezzo limone, un piccolo bicchiere di latte di cocco, un cucchiaio di olio extravergine d’oliva, sale rosa dell’Himalaya, pepe, 20 g di semi di papavero, una manciata di pinoli, 200 g di spinaci, una manciata di foglie di basilico, 2 pomodori, una carota e un sedano tagliati a cubetti.

- Preparazione

Disponi il salmone in una teglia da forno in vetro. Lascialo marinare in acqua, succo di limone e latte di cocco per 2 ore. Preriscalda il forno a 200°C. Cuoci il salmone nel liquido per 25 minuti e poi passalo sotto il grill per 5 minuti per dorare la superficie. Prepara il condimento mescolando il restante succo di lime, l’olio, il pepe, il sale, i semi e i pinoli. Versa il tutto, compresi spinaci e basilico, in una terrina, unisci pomodori, sedano, carote e servi.






[Modificato da Caterina63 06/03/2016 14:47]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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06/09/2016 20:46
 
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Guava: proprietà terapeutiche di un frutto ricco di antiossidanti

Ultima modifica: 24 giugno 2016

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Guava: proprietà terapeutiche

Risultati immagini per frutto guava
 

La guava è un frutto ricchissimo di antiossidanti a cui vengono riconosciute numerose proprietà terapeutiche, vediamo quali.

La guava è un frutto tropicale; viene coltivato in America centrale, soprattutto Brasile, Colombia, Messico e Venezuela. Qui da noi il frutto fresco non è di semplicissima reperibilità, lo si può trovare nella grande distribuzione, ma non è disponibile in tutti gli ipermercati e non tutto l’anno; si trovano più facilmente succo di guava puro e foglie essiccate, che si possono acquistare nelle erboristerie, nelle parafarmacie e on line tramite i siti specializzati. La polpa di guava presenta una consistenza burrosa che ricorda il melone e la pera; il sapore è dolce e aromatico, tipicamente esotico.

Proprietà della guava

La guava è ricchissima di antiossidanti, più di tutti gli altri frutti, e contiene molta piùvitamina C dell’arancia; può vantare, inoltre, un’elevata quantità di fibra alimentare e una consistente presenza di minerali, tra cui magnesio, potassio, calcio, rame e fosforo.

 

semi di guava hanno un ottimo contenuto di vitamina A, vitamine del complesso B, vitamina E e iodio. Le foglie di guava sono ricchissime di clorofilla.

Valori nutrizionali per 100g di guava:
Acqua 80,8 g
kcal 68
Proteine 2,55 g
Grassi 0,95 g
di cui saturi 0,272 g
Carboidrati 14,32 g
di cui zuccheri 8,92 g
Fibre 5,4 g
Vitamina C 228,3 mg
Colesterolo 0 g

Proprietà terapeutiche della guava

La guava contro il diabete

Il succo e la polpa di guava vengono considerati utili per combattere intolleranza al glucosio e diabete mellito di tipo 2; sembra, infatti, che la guava sia in grado di tenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue e, in particolare, i picchi glicemici che si verificano dopo i pasti.

La guava per la prevenzione cardiovascolare

Oltre a favorire la riduzione degli zuccheri nel sangue, la guava, soprattutto grazie alla ricchezza di fibra alimentare e al suo potere ossidante, aiuta a tenere sotto controllo i valori di pressione arteriosa e i livelli di colesterolo e trigliceridi. Complessivamente, quindi, possiamo affermare che il consumo di guava favorisce la salute cardiovascolare.

La guava contro l’artrite reumatoide

Le foglie di guava contengono quercetina, una sostanza in grado di alleviare i sintomi dell’artrite reumatoide.

La guava per il benessere dell’apparato gastrointestinale

Le foglie di guava hanno proprietà astringenti e sono dunque utili in caso di diarrea. Hanno inoltre una capacità antibatterica e possono dunque costituire un valido aiuto nellegastroenteriti. La guava aiuta anche contro il vomito.

La guava come antidolorifico

Le foglie di guava contengono una sostanza con effetto analgesico e possono aiutare, quindi, nelle sintomatologie dolorose, soprattutto in caso di mal di denti e dolori mestruali.

La guava contro il cancro

Secondo alcune ipotesi, supportate da recenti studi scientifici, la guava, soprattutto grazie all’elevatissimo contenuto di sostanze antiossidanti, avrebbe qualità anticancro e sarebbe utile soprattutto nella prevenzione del tumore al seno.

Controindicazioni ed effetti collaterali

Il consumo di guava sotto forma di frutto fresco non presenta particolari controindicazioni.

Curiosità
La guava in molti Paesi (per esempio in Thailandia) viene venduto come street food e si serve con peperoncino macinato, sale o zucchero.

Dove trovare la guava fresca

Guava a polpa bianca – 500 gr – Origine Brasile

La guava ha una polpa morbida e profumata, il suo sapore varia tra l’agro ed il dolce! Ricco di antiossidanti è un toccasana per la salute e il benessere di tutto il corpo.






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28/09/2017 11:22
 
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benefici acqua e limone


   IL LIMONE? UNA PASSIONE DI SALUTE,  FIN DAL PRIMO RISVEGLIO

Il buongiorno si vede dal mattino, come dice il detto, pertanto dobbiamo cercare il modo per iniziare la giornata nel migliore dei modi. È dal risveglio mattutino infatti che capiamo come affronteremo la giornata.
Uno dei consigli più importanti da seguire è senza dubbio acqua tiepida e limone: quest’ultimo contiene diverse sostanze quali il calcio e la vitamina C, e vanta proprietà depurative per il fegato.

Il limone inoltre è ottimo per molteplici ragioni, l’elenco di buoni motivi per iniziare la giornata con un bel bicchiere di acqua e limone sono tantissimi. Ricordate però di bere il tutto a digiuno, evitando l’acqua fredda, poiché il corpo impiega più tempo ed energia ad assimilarla, e spremendo mezzo limone possibilmente biologico, se non avete quello biologico, procuratevi di lavare accuratamente la buccia.

*1) Il limone contiene degli ioni caricati negativamente e fornisce al nostro corpo più energia quando raggiunge il tratto intestinale*. L’odore del limone ha una proprietà particolare, ovvero risveglia la mente e aiuta a migliorare l’umore. Infine aiuta a ridurre l’ansia e la depressione.

*2) Aiuta a perdere peso. Questo forse è il principale motivo per il quale, soprattutto le donne, potrebbero iniziare questa “cura del mattino”. I limoni sono molto indicati come alleati per chi desidera perdere peso, questo *perché contengono la pectina che aiuta a combattere la fame improvvisa* ed inoltre, da recenti studi, si è provato che aiutano a perdere peso più velocemente se si segue una dieta specifica.

*3) Idrata il sistema linfatico. La miscela di acqua tiepida e limone aiuta anche il sistema immunitario idratando l’organismo*. Inoltre aiuta a reintegrare i fluidi persi nel corpo, evitando così stanchezza, lentezza o riduzione della risposta immunitaria, pressione arteriosa bassa o alta ed infine mancanza di sonno e concentrazione.

*4) Rinfresca l’alito, ma ATTENZIONE: va ricordato che l’acido citrico del limone può indebolire ed erodere lo smalto dei denti, PER QUESTO VA USATO DILUITO*, consigliato per avere un alito sempre fresco e per alleviare dolori ai denti o la gengivite. Per evitare di danneggiare i denti con l’acido del limone è sufficiente lavarsi i denti prima di bere acqua e limone.

*5) Favorisce la guarigione delle ferite. Tra le altre innumerevoli proprietà della vitamina C ricordiamo anche la pronta guarigione delle ferite e la capacità di rinforzare le ossa*. Il principio attivo di questa vitamina quindi è molto utile per mantenersi in salute e guarire lesioni e ferite di diverso genere. L'effetto lo si vede se la si assume regolarmente.

*6) Pulisce la pelle. Tra le altre proprietà della vitamina C contenuta nel limone vi è la riduzione delle rughe e della macchie della pelle. Questa vitamina è molto utile in quanto aiuta ad eliminare i batteri che provocano l’acne, aiutandoci ad avere una pelle pulita, e aiuta la pelle a ringiovanire dall’interno, depurando il sangue dalle tossine. E' naturale che l'assunzione deve essere regolare per vederni i benefici.

*7) Riequilibra i livelli di pH.* I limoni contengo l’acido citrico e quello ascorbico, i quali sono acidi che vengono metabolizzati con facilità dal corpo in modo da liberare il contenuto minerale del limone che aiuta ad alcalinizzare il sangue. Proprio per questo è ritenuto uno degli alimenti più alcalinizzanti. Bere acqua e limone elimina l’acidità del corpo, aiutandoci a non ammalarci e ad evitare dolori ed infiammazioni.

*8) Stimola il sistema immunitario. Tra le sostanze utili al nostro organismo presenti nel limone troviamo il potassio, il quale stimola il cervello, e la vitamina C, che ci aiuta a combattere il raffreddore*. Quest’ultima, se presa regolarmente, migliora l’assorbimento del ferro da parte del corpo, aiutando quindi a migliorare il sistema immunitario. I limoni sono senza dubbio ottimi per tenere a freno l’influenza e il raffreddore, grazie alle saponine.

*9) Depura e pulisce l’organismo. Il limone è un ottimo diuretico naturale, aiuta ad eliminare le sostanze di rifiuto stimolando la produzione di urina.* Il limone, con il suo acido citrico, ci aiuta a disintossicare l’organismo attivando gli enzimi. Inoltre permette di eliminare le tossine rapidamente, mantenendo pulito il tratto urinario.

*10) Aiuta la digestione. I limoni sono ricchi di sostanze che aiutano ad espellere le tossine dal corpo*, per questo viene utilizzato per alleviare i sintomi dell’indigestione. Non esiste metodo migliore di una bella tazza di acqua tiepida e limone per curare il bruciore di stomaco, l’indigestione e la distensione addominale.


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29/09/2017 21:26
 
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Presentazione

sofficini fatti in casa sono una preparazione molto più semplice di quanto si potrebbe pensare, ma che vi permetterà di portare a tavola un piatto genuino, realizzato con le vostre mani e con i ripieni che più preferite.

 

Si parte da un impasto base realizzato con pochi ingredienti ed in pochi minuti con delle farcitura che possono essere sempre diverse per portare a tavola un piatto sempre nuovo che possa accontentare davvero tutti.

Vediamo, quindi, insieme come preparare degli ottimi sofficini fatti in casa.

 

Ingredienti

  • 1 tazza di farina 00
  • 1 tazza di latte
  • q.b di burro
  • q.b di sale

Ingredienti per farcire

  • q.b di besciamella
  • q.b di prosciutto cotto
  • q.b di mozzarella

Ingredienti per la panatura

  • 2 uova
  • q.b. di pangrattato

 

 

Preparazione

Per iniziare la preparazione dei sofficini fatti in casa dovete partire dalla base, ovvero della realizzazione dell’impasto che andrà a formare poi l’involucro esterno dei vostri sofficini.

 
Preparazione dell'impasto
Preparazione dell’impasto

All’interno di un pentolino mescolate a freddo la farina 00 ed il latte. In questo caso abbiamo utilizzato come unità di misura una tazza perchè l’aspetto importante da tenere in considerazione è che farina e latte devono essere aggiunti in parti uguali.

Aggiungete anche un cubetto di burro è un pizzico di sale in base vostri gusti. Amalgamate per bene il tutto ancor prima di accendere la fiamma e dopodiché iniziate a scaldare il composto mescolando continuamente. Dovrete mescolare in maniera sempre più energica perché il composto prenderà in pochi minuti consistenza fino a diventare una vera e propria palla di impasto. Quando avrete ottenuto un risultato compatto e ben omogeneo potete spegnere la fiamma, avvolgere il panetto nella carta trasparente e mettere da parte a riposare.

 

Panetto pronto
Panetto pronto

Quando il panetto sarà intiepidito trasferitelo in frigorifero per farlo freddare per bene. Lasciate riposare l’impasto per almeno un’ora così che sia ben compatto e risulti più semplice stenderlo e farcirlo.

 

Farcitura
Farcitura

Nel frattempo dedicatevi alla preparazione della farcitura, realizzata in questo caso con besciamella, mozzarella e prosciutto cotto. Dovrete aggiungere all’interno di una ciotola della besciamella, della mozzarella ridotta in cubetti e del prosciutto tagliato in piccole listerelle o del prosciutto in cubetti.

Amalgamate per bene il tutto ed a questo punto potete passare alla realizzazione vera e propria dei sofficini fatti in casa.

Realizzazione dei sofficini

Riprendete l’impasto e trasferitelo sul piano di lavoro infarinato. Cospargete la superficie con della farina e spianate con il mattarello. Dovrete ottenere una pasta abbastanza sottile. Fatto questo utilizzate un coppa pasta o l’apposito attrezzo per realizzare dei panzerotti  andata a ricavare dei dischi. In alternativa potete utilizzare un classico coppa pasta.

 

Realizzazione dei dischi
Realizzazione dei dischi

Ogni disco andrà disposto sull’attrezzo e poi al centro potrete aggiungere una cucchiaiata di farcitura.

 

Farcitura
Farcitura

Bagnate i bordi con dell’acqua e chiudete l’attrezzo così da dar vita ai vostri sofficini e continuate in questo modo fino a quando avrete realizzato tutti i sofficini fatti in casa possibili.

 

Realizzazione dei sofficini
Realizzazione dei sofficini

Se non disponete di questo attrezzo realizzate i disci, farcite al centro e chiudete a mezzaluna sigillando i bordi con cura.

Panatura dei sofficini
Panatura dei sofficini

Fatto questo non vi resta che passare alla panatura, con uova e pangrattato. I sofficini andranno passati dapprima nelle uova sbattute e poi nel pangrattato, avendo cura di cospargere per bene tutta la superficie così da avere poi una cottura omogenea.

 

Cottura
Cottura

I sofficini fatti in casa a questo punto sono pronti per la cottura. Prendete un pentolino dai bordi alti ed aggiungete all’interno dell’olio di semi, che dovrete portare a temperatura circa 180°C centigradi. Una volta caldo l’olio potrete aggiungere i sofficini e cuocerli fino a quando saranno ben dorati.

Una volta pronti i sofficini fatti in casa potranno essere serviti ai vostri ospiti quando sono ancora ben caldi così da apprezzarne il ripieno cremoso e filante.

In alternativa potete preparare dei fagottini di brisée o dei pancake di patate al forno.

 

Conservazione

I sofficini fatti in casa si conservano per al massimo un giorno coperti con pellicola trasparente. Prima di servirli di nuovo, però, sarà necessario passarli per qualche secondo a microonde o in forno tradizionale.

 

Se lo desiderate, una volta panati, i sofficini potranno anche essere congelati.

 

I consigli di Fidelity Cucina

I sofficini fatti in casa possono essere realizzati con tantissime farciture diverse. Ad esempio potete utilizzare le verdure che più preferite da accompagnare a della mozzarella e del formaggio in tocchetti oppure potete decidere di utilizzare come ripieno varie tipologie di formaggi. Ottima anche una variante con funghi trifolati e besciamella.


Read more at http://cucina.fidelityhouse.eu/secondi-piatti/sofficini-fatti-in-casa-203562.html#pfbEdio9reHso6GZ.99 





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  Litchi: proprietà, benefici, come si mangia

Litchi, uso e propriet&agrave;


Il litchi, frutto originario della Cina, è ricco di vitamina C e povero di grassi e sodio, è utile per il sistema nervoso e il sistema circolatorio. Scopriamolo meglio.

>  Descrizione del frutto

>  Litchi, alleato di

>  Calorie, valori nutrizionali e proprietà del litchi

>  Controindicazioni del litchi

>  Curiosità

>  Come si mangia il litchi

Descrizione del frutto

Noto ormai da diversi anni anche nel nostro mercato alimentare, i litchi sono un frutto d'origine cinese, come dice lo stesso nome scientifico: Litchi chinensis.

Si trovano sui banchi dei mercati generalmente tra primavera e estate e generalmente arrivano dal Sudafrica o dal Sud Est asiatico, soprattutto Cina, India, Thailandia e Vietnam.

Conosciuta coi nomi desueti di “ciliegia cinese” e “uva del deserto”, il litchi è una bacca dalla scorza soda e rugosa, di colore rosato, che al suo interno protegge la polpa biancastra, traslucida, carnosa e delicata, squisitamente dolce, che ricorda l'uva ma con varie fragranze di fiore. Il gusto viene definito di uva moscato e rosa. La bacca misura circa 3 cm di lunghezza e un po' più di un centimetro di larghezza.

Litchi, alleato di

Sistema nervoso, sistema cardiocircolatorio, giovinezza biologica, buon livello di zuccheri nel sangue.

Calorie, valori nutrizionali e proprietà del litchi

Il litchi contiene 66 kcal ogni 100 g.

Inoltre, 100 g di prodotto contengono:

  • Grassi 0.4 g
  • Colesterolo 0 mg
  • Sodio 1 mg
  • Potassio 171 mg
  • Carboidrati 17 g
  • Fibre 1,3 g
  • Zucchero 15 g
  • Proteine 0.8 g

Spesso il litchi è usato alla stregua di un dessert esotico mentre in realtà ha importanti valenze nutrizionali: è particolarmente ricco di vitamina C, tanto che 100 grammi di polpa forniscono più dell'80% della dose giornaliera raccomandata; inoltre ha tracce di molte altre vitamine, specie quelle del gruppo B.

Poverissimo di grassi e sodio, fornisce invece rame fosforo e potassio all'organismo che rendono tonico il cuore e l'apparato circolatorio.

Il frutto possiede una vasta di polifenoli dalle proprietà antiossidanti e nella medicina popolare cinese viene indicato come rimedio per il mal di testa, probabilmente grazie alle proprietà vasodilatatrici dell'acido nicotinico. Questa ultima sostanza facilita la purificazione del sangue ripulendo dal colesterolo cattivo e altre sostanze tossiche e così insieme altri principi attivi dal potere antiossidante si può considerare un alimento funzionale proprio verso la prevenzione dell'arteriosclerosi.

Infine nel litchi è presente un polifenolo chiamato oligonol con attività antiossidante e antinfluenzale quindi è in grado di combattere i virus.

 

Il litchi tra i rimedi per il mal di testa: scopri gli altri!

Rimedi per il mal di testa

 

Controindicazioni del litchi

Il litchi non ha alcuna controindicazione ma anzi, ecco come vengono descritti dai frati francescani secondo lo spagnolo Mendoza nel suo Historia de las cosas más notables, ritos y costumbres del gran reyno de la China, del sesto secolo: “mai danneggiano nessuno, sebbene essi ne mangino un gran numero”.

Curiosità

In Cina si conservano documenti che fanno risalire la coltivazione dei litchi addirittura al 2000 a.C.
Nella medicina cinese è considerato un cibo caldo quindi un eccesso del suo consumo può portare ad eruzioni cutanee ed infiammazioni

 

Come si mangia il litchi 

È sufficiente succiare completamente il frutto dalla scorza e consumare la succosa polpa stando attenti al seme. È indispensabile scegliere i frutti al giusto punto di maturazione: macchie marroni ed eccessiva morbidezza sono indice certo di un frutto ormai non più fresco.

Il periodo per l'acquisto e il consumo è da novembre a gennaio e poi ritorna nel mese di aprile. La conservabilità dei frutti di litchi arriva sino a 2 settimane sia a temperatura ambiente che in frigo.
Con la polpa è facile preparare creme, confetture e sorbetti anche se il consumo integro e appena sbuccia nelle macedonie è il più comune.






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LOCRIDE (RC): CARRUBA, un frutto prezioso come l’oro ingiustamente dimenticato


 

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La carruba è un frutto oggi quasi dimenticato, con cui abbiamo perso familiarità.
È, invece, un frutto dalle notevoli qualità, ma purtroppo è difficilmente reperibile, lo si può trovare solo in alimentari meglio forniti, nel reparto della frutta secca, ma, a volte, con costi abbastanza elevati.La carruba è il frutto dell’albero del carrubo ed appartiene alla stessa famiglia dei legumi, quella delle Fabaceae e al genere Ceratonia e in Italia viene coltivato quasi esclusivamente a scopo ornamentale.La carruba è originaria della Siria e da lì si è diffusa in Europa, in Africa Settentrionale, nel Medio Oriente e in Asia Occidentale.
Oggi, la carruba viene coltivata soprattutto in Spagna, Portogallo, Africa settentrionale e in alcuni Paesi del Medio Oriente. In Italia piantagioni di carruba si possono trovare nella costiera ligure e un po’ in tutto il Centro sud.

 

L’etimologia del nome viene dal sostantivo arabo “kharrūb”, ma la carruba è conosciuta anche come “pane di San Giovanni”, perché, la leggenda vuole che il profeta si nutrisse di questa pianta durante i lunghi periodi di ascesi nel deserto.Il carrubo è un albero sempreverde dall’aspetto maestoso, che arriva anche all‘altezza di 10 metri e vive fino a 500 anni, e che trova il suo habitat naturale in terreni rocciosi e calcarei con climi caldi. Ha fusto eretto, largo e tozzo, molto ramificato e una chioma tondeggiante e folta.Le foglie sono grandi e spesse, di colore verde scuro, lucido. In estate produce numerosi fiori rossastri, ma solo le piante femminili fruttificano. I frutti del carrubo sono baccelli indeiscenti, verdi, che divengono marrone scuro a maturità, lunghi circa 15 cm e contenenti semi durissimi, rotondi e piatti, commestibili.Grazie al suo alto contenuto di fibre e polifenoli, la carruba aiuta in caso di alterato transito intestinale, disturbi digestivi e acidità. Inoltre abbassa i livelli di colesterolo nel sangue ed è un coadiuvante nelle diete dimagranti, perché interferisce nell’azione degli enzimi digestivi e aiuta a creare un senso di sazietà.È, anche, un’ottima alternativa al cacao, per chi soffre di intolleranza per questo alimento, perché la polpa delle carrube ha un sapore dolciastro, simile a quello del cacao, senza le stesse calorie.
Per di più, la carruba è priva di glutine e quindi adatta anche a chi soffre di celiachia.

fonte: http://www.custonaciweb.it/carruba-un-frutto-prezioso-come-loro-ingiustamente-dimenticato/?fbclid=IwAR2wMXxOSqmIHMFUO8Q3iEDcQbl7YmKPazCzl5k52inC9eLFl5yl4ENLeWk

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