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Esortazione Apostolica Amoris Laetitia

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2016 21:03
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10/04/2016 21:16
 
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  «AMORIS LAETITIA», TRA PASTORALE SENZA DOTTRINA E FEDE RIDOTTA A LIQUAME EMOTIVO


Stiamo riducendo la fede a emotività omocentrica dopo aver sostituito la ragione oggettiva col sentimento soggettivo, pertanto, la Fides et ratio di Giovanni Paolo II, oggi è un testo equiparabile a un vecchio trattato di antropologia, perché quel che conta al presente è ciò che “io sento”, di conseguenza ciò che “io voglio”, affinché si realizzi la volontà, se non peggio il capriccio dell’uomo, anziché la volontà di Dio. E di questo noi pagheremo le conseguenze, mentre coloro che oggi tacciono accidiosi, pavidi e omissivi, rischiano di pagare con la dannazione eterna, perché a noi Cristo Dio ha affidata la Chiesa sua Santa Sposa, non un circolino nazional-popolare alla “volemose bene“, non un penoso teatrino nel quale oggi, a plaudire alle nostre gesta, sono coloro che sino a ieri erano i nostri nemici più aggressivi e distruttivi: atei, comunisti, massoni, ultra liberisti …


Autore Padre Ariel
Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

«Il più grande scandalo che può dare la Chiesa non è che in essa ci siano dei peccatori, ma smettere di chiamare per nome la differenza tra il bene e il male e relativizzarla; smettere di spiegare che cosa è il peccato o pretendere di giustificarlo per una maggior misericordia e vicinanza verso il peccatore».

       Card. Gerhard Ludwig Müller, Informe sobre la esperanza

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il Titanic, la “nave inaffondabile” in rotta verso l’iceberg

Tre anni fa scesi dal Titanic con lo spirito di chi dopo aver gridato inutilmente «allarme!» e «invertite la rotta!», decide di abbandonare il piroscafo prima ch’esso finisse a sbattere contro l’iceberg. Resta infatti per me pacifica una cosa: io posso anche rischiare la mia vita per salvare la vita e soprattutto l’anima degli altri, fa parte del mio sacro ministero; non posso però partecipare in alcun modo, cristianamente e moralmente, ad un pianificato suicidio di massa, nemmeno in modo indiretto.

Dopo la collisione del Titanic con l’iceberbg,mentre mi allontanavo a bordo di una scialuppa, udivo alle mie spalle la musica e vedevo a distanza le persone che seguitavano a danzare sulle note dell’orchestra nella sala delle feste, dicendosi gli uni con gli altri: «Non c’è pericolo alcuno, sebbene vi sia stato un “piccolo” incidente, perché questa nave è “inaffondabile”». E queste sono le stesse parole di coloro che nella nostra attuale situazione di sfacelo ecclesiale rassicurano se stessi e gli altri dicendo: «La Chiesa è di Cristo, ed è governata dallo Spirito Santo, quindi ci penserà Lui».

Questa frase l’ho sentita proferire sempre più spesso nel corso degli ultimi tempi, sia da vescovi sia da presbiteri, sebbene nessuno di costoro abbia però risposto ad una mia domanda precisa e inequivoca: «E l’uomo, in particolare noi chiamati a partecipare al Sacerdozio ministeriale di Cristo e scelti come pastori in cura d’anime, quale precisa funzione abbiamo, nell’economia della salvezza? Forse di rimanere sopra il ponte a danzare mentre la nave “inaffondabile“ affonda, certi e sicuri che comunque ci penserà lo Spirito Santo di Dio? Perché è vero, che la Chiesa è sua; è vero che la Chiesa è un corpo di cui Cristo è capo e noi membra vive [cf. I Col 1,18], ma è anche vero che Cristo, la sua Chiesa, ce l’ha affidata, proprio come ha affidato alle nostre mani il sacro mistero del suo Corpo e del suo Sangue, come ci ha affidato la devota custodia dei suoi Sacramenti di grazia, come ci ha affidato il Popolo dei Christi fideles nel grande progetto del mistero della redenzione».
Pertanto, chiunque si ponga in pigra, codarda e impotente attesa che scenda lo Spirito Santo di Dio a toglierci dai guai, dicendo semmai nel mentre a sé stesso «ma chi me lo fa fare, di andarmi a inguaiare», non ha capito nulla dell’essenza del mistero della creazione dell’uomo e della Chiesa voluta da Cristo come Sacramento di salvezza. Pertanto, coloro che ragionano in questi termini, oltre ad essere delle guide cieche [Mt, 15, 14] sono in tutto e per tutto degli atei ecclesiastici messi sul libro paga d’oro del Demonio [cf. Mt 23, 24-39], il quale Demonio oggi ci sta distruggendo non attraverso i nostri peccati di azione ma attraverso i nostri peccati di omissione.

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il Titanic, la “nave inaffondabile” in rotta di collisione con l’iceberb

Che la Chiesa sopravvivrà sino al ritorno del Verbo di Dio alla fine dei tempi, è scritto nel deposito della nostra fede, ma sul deposito della nostra fede non è scritto quale Chiesa troverà il Signore al Suo ritorno. Cosa che ritengo sia stata spiegata in modo esauriente dal suo monito: «E quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terrà?» [cf. Lc 18, 1-8].

Il Verbo di Dio, al suo ritorno alla fine dei tempi, potrebbe infatti trovare una Chiesa svuotata di Cristo e riempita di altro. O stando perlomeno ai fatti questa è la strada verso la quale ci stiamo dirigendo come il Titanic lanciato verso l’iceberg, mentre risuona più che mai quel monito paolino che è lo specchio della nostra realtà contemporanea:

«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4, 3-4].

Nella mia ultima lectio, sotto il titolo «Il problema del linguaggio dottrinale e la neolingua dei nuovi teologi», ho parlato della perdita del linguaggio teologico, dello stravolgimento delle parole svuotate del proprio vero significato e riempite di altro [vedere QUI].

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il Titanic, la collisione della “nave inaffondabile” con l’iceberg

I documenti del Sommo Pontefice vanno commentati ─ specie se indicativi-direttivi, ancor più se vincolanti ─ con prudente cautela, trattandosi appunto di testi del Successore del Principe degli Apostoli, non di scritti di Jorge Mario Bergoglio. Distinzione quest’ultima che nel corso degli ultimi tre anni non è sempre facile da fare: quando parla Pietro e quando parla Jorge Mario Bergoglio? A chi mi rispondesse che l’uno e l’altro sono la stessa persona non esisterei a replicare che non è così, nella stessa misura in cui io, quando celebro il Sacrificio Eucaristico o amministro Sacramenti, non sono io ma sono “altro”, per l’esattezza sono un alter Christus che inPersona Christi agisce. Ora, se questo vale per me, figuriamoci quanto dovrebbe valere per il Successore di Pietro.

Quelli dottrinali non sono i documenti di tipo politico-amministrativo che escono dalla Segreteria di Stato e nei quali è richiesto a volte un linguaggio ambivalente, fatto di sottintesi tra le righe o che lasciano intendere dietro le righe senza dire le cose in modo aperto e diretto. Uno stile che non è affatto un linguaggio caratteristico della Segreteria di Stato, è un linguaggio espressivo tipico della politica e di tutte le diplomazie internazionali.

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il Titanic, la collisione della “nave inaffondabile” con l’iceberg

Per la prima volta nella storia della Chiesa noi ci troviamo dinanzi a documenti apparentemente chiari che chiari però non sono, poiché intrisi di un linguaggio impreciso, ambiguo, vago e fuorviante, soggetto come tale alle più disparate interpretazioni. L’esortazione post-sinodale è infatti un testo redatto in un linguaggio intriso di sociologismi politici ambivalenti, il tutto ammantato dietro spirito di pastoralità.

Può la Chiesa far teologia e pastorale dopo aver rinunciato al proprio connaturato linguaggio chiaro e preciso, che è il linguaggio dogmatico-metafisico, nato dalla grande scolastica dietro la quale brillano i nomi di molti di quei santi padri e dottori della Chiesa relegati oggi nel dimenticatoi dai nipotini della peggiore Nouvelle thèologie?

Vista per altro verso, credo dobbiamo ringraziare Dio che ha permesso che ci fossero sbattuti in faccia i risultati di cinquant’anni di metodica distruzione e de-costruzione del dogma e della dottrina. Bisogna ringraziare la debolezza del Beato Pontefice Paolo VI che non sciolse la Compagnia di Gesù [vedere articolo di Giovanni Cavalcoli, QUI] e bisogna ringraziare l’allora segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli che convinse Giovanni Paolo II a non procedere allo scioglimento di questa aggregazione che di fatto e senza facile possibilità di smentita ci ha donato Rahner come novello San Tommaso d’Aquino. Ci ha donato Hegel come metro speculativo per affrontare la teologia e per fare teologia. Ci ha donato la teologia della liberazione, la teologia femminista, la teologia indigenista, le commistioni catto-marxiste, il sincretismo religioso, i sociologismi politici al posto della sana dottrina, il catto-protestantesimo, la teologia del popolo, il falso pauperismo di Giuda Iscariota [vedere mia lectio,QUI] …

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Titanic, l’affondamento della “nave inaffondabile

… infine ci hanno regalato un successore di Pietro che queste cose a suo modo le sintetizza tutte, condite con ambiguità ed espressioni infelici proferite sia nei cosiddetti “discorsi a braccio” sia in una omiletica a volte sconcertante [cf. QUI]. Un successore di Pietro che sta ormai inquinando il collegio episcopale con dei propri cloni, con dei propri duplicati, con dei soggetti spesso cimentati nella più indignitosa piaggeria che lo scimmiottano e che cercano di compiacerlo nel frasario, nel modo di porgersi e persino nel modo di vestire. Basti solo dire che di recente, i membri della Curia Romana, si sono dovuti sorbire durante gli esercizi spirituali predicati dal Padre Ermes Ronchi delle gravi eterodossie frutto dello spirito palesemente ruffiano-compiacente di questo predicatore [cf. QUI], il quale è stato proposto e invitato … da chi? Diteci: quali degli “angeli custodi” vicini al Romano Pontefice hanno ideato questo ennesimo “colpo di teatro”? Perché, nessuno dei membri della Curia Romana, mentre il Ronchi proferiva autentiche eresie, ha avuto il virile coraggio di alzarsi in piedi e di venirsene via pur senza proferire mezza parola? 

Eppure io credo che di tutto questo bisogna ringraziare Dio, non avendo altro sistema per implodere e per ricominciare poi a costruire sopra le ceneri di una immane distruzione che ci porterà tra non molto ad una vera e propria tabula rasa.

La cosa che mi spaventa è il fatto che questo processo di “schianto” e di successiva ripresa, non è detto sia veloce. Infatti potrebbero essere necessari 200 anni, prima di tirarsi nuovamente in piedi. In tal caso noi, fedeli al mistero di Pietro roccia edificante della Chiesa [cf. Mt 13, 16-20], fedeli alla sana dottrina e fedeli al magistero perenne, sconteremo il nostro duro purgatorio in terra per poi vedere dal Paradiso la rinascita della Chiesa di Cristo sulla terra …

titanic capitano
il capitano del Titanic prima dell’inabissamento della nave

… e la mia è una visione ottimistica, perché la frase: «Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?» [Lc 18,1-8] è un quesito affatto rassicurante. Certo, la frase è monito e al tempo stesso quesito, non è una risposta, né tanto meno una sentenza. Il problema è che la risposta possiamo darla solo noi, creati a immagine e somiglianza del Dio vivente, liberi e dotati di libero arbitrio; una risposta che sarà conseguenza del nostro libero agire e operare, del nostro libero conservare o dissipare, del nostro libero costruire o distruggere …

E non mi risulta che Dio, nella storia dell’umanità, si sia mai messo contro la libertà dell’uomo. È per questo che il monito e l’interrogativo lucano mi inquieta, specie se unito a quanto espresso dal Beato Apostolo Paolo a Timoteo:

«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4, 3-4].

E oggi, non stiamo forse vivendo nel mondo delle favole propinate da quei cattivi maestri anche noti da sempre come falsi profeti?

orchestra del titanic
gli orchestrali che sino all’ultimo momento suonarono sul ponte mentre la nave affondava

Credo che coloro che oggi tacciono per non compromettere il proprio posto al sole, o per paura di non avere il proprio posto al sole sul carro del vincitore, domani, quando si troveranno a faccia a faccia con Dio, potrebbero sentirsi rimproverare: «Ti avevo affidata la custodia della mia Santa Sposa, tu l’hai gettata sulla strada come una prostituta». A quel punto scopriranno che il fuoco della Geena esiste veramente; scopriranno che l’Inferno non è, come insegnano certi teologi dalle cattedre delle attuali università pontificie: «Una traduzione allegorica delle paure ancestrali dell’uomo».

Le parole del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede che ho riportato all’inizio, mi hanno particolarmente colpito perché in un mio saggio scritto tra il 2008 e il 2010 e pubblicato poi agli inizi del 2011, enunciavo quello che a mio parere è il diabolico principio di inversione, scrivendo a tal proposito:

[…] il problema che oggi affligge la Chiesa e dal quale a volte pare non si riesca a sortire fuori, tant’è difficile scardinare certi meccanismi, è che il bene diventa male e il male diventa bene, la virtù diventa vizio da scacciare e il vizio virtù da proteggere bene al nostro interno; la sana dottrina diventa eresia e l’eresia sana dottrina, in un mondo ed in una società ecclesiale dove tutto, a volte, pare lecito al di là del bene e del male [E Satana si fece Trino. Roma 2011, testo in ristampa]

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il Titanic, l’annegamento in acque gelide dei passeggeri della “nave inaffondabile

In qualsiasi analisi che sia seria e corretta,ma che soprattutto sia tale, bisogna basarsi sui dati oggettivi e non soggettivi; è necessario procedere con fede e ragione, non con spirito emotivo. Quindi, specie in un documento scritto dal Sommo Pontefice, bisogna cercare tutti gli elementi positivi; e se c’è qualche cosa che non torna sia il buon teologo, sia il buon pastore in cura d’anime, prima di proferire favella deve porsi un serio interrogativo: può essere che io non abbia capito o che io abbia capito male, o che io non sia in grado di capire? Quesiti che sono a dir poco di rigore, dinanzi ad un documento firmato da un uomo che è depositario di una grazia di stato superiore a quella di un vescovo e di un presbitero. Numerosi nella storia della Chiesa sono infatti i documenti criticati, a volte anche malamente aggrediti, che col correre del tempo si sono rivelati profetici. Ecco il motivo per il quale non si può agire attraverso la presunta sapienza, ma attraverso quella sapienza mossa dalla auriga virtù della prudenza. E tutto questo, in sacerdotale e teologica coscienza, io credo di averlo fatto …

e una volta fatto questo, in coscienza mi sento di dire che siamo di fronte a un testo logorroico e vago intriso di espressioni letterarie, poetiche e soprattutto sociologiche. E in dottrina, tutto ciò che è vago e intriso di espressioni letterarie, poetiche e soprattutto sociologiche, può divenire pericolosamente fuorviante, quando la Chiesa rinuncia a un linguaggio preciso racchiuso in quell’invito sempre più inascoltato del Vangelo che ci ammonisce:

«Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» [cf. Mt 5, 37].

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l’epilogo della “nave inaffondabile

Stiamo riducendo la fede a emotività omocentricadopo aver sostituito la ragione oggettiva col sentimento soggettivo, pertanto, la Fides et ratio di Giovanni Paolo II, oggi è un testo equiparabile a un vecchio trattato di antropologia, perché quel che conta al presente è ciò che “io sento”, di conseguenza ciò che “io voglio”, affinché si realizzi la volontà, se non peggio il capriccio dell’uomo, anziché la volontà di Dio. E di questo noi pagheremo le conseguenze, mentre coloro che oggi tacciono accidiosi, pavidi e omissivi, rischiano di pagare con la dannazione eterna, perché a noi Cristo Dio ha affidata la Chiesa sua Santa Sposa, non un circolino nazional-popolare alla “volemose bene“, non un penoso teatrino nel quale oggi, a plaudire alle nostre gesta, sono coloro che sino a ieri erano i nostri nemici più aggressivi e distruttivi: atei, massoni, comunisti, ultra liberisti … mentre nei devoti fedeli sempre più addolorati e smarriti, pare risuonare l’amorevole confessione di Pietro:

«Disse allora Gesù ai Dodici: «”Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”» [cf. Gv 6, 67-69].

Dillo, Santo Padre, urlalo ai quattro venti: «tu solo hai parole di vita eterna», delle parole da sempre chiare, precise e mai vaghe e ambigue. Ma per fare questo devi prima cessare di essere l’argentinocentrico Bergoglio e divenire l’universale Sommo Pontefice Francesco, abbandonare il tuo testardo “io provinciale” e immergerti in quell’universale che è porta di accesso all’immutabile eterno, alle sue «parole di vite eterna».

Comunque, sempre e in ogni caso:

ubi Petrusibi Ecclesia 

[trad. “dov’è Pietro, ivi è la Chiesa”]

Sentenza del Santo dottore Ambrogio, Vescovo di Milano

[Expositio in Ps., XL, § 30]





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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