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Cosa si intende per Dottrina Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2017 12:10
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CAPITOLO III. - LA PIENEZZA DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA

La dottrina, per avere la pienezza, deve offrire a tutti gli uomini tutte le venta che sono loro essenzialmente necessarie.

§ 1. -Il domma illumina tutto il problema del destino.

Una pagina di Jouffroy. - Fu spesso citata una pagina di T. Jouffroy (Mélanges philosophiques, 1833, p. 470471), valida per se stessa, nonostante il contesto improntato ad un miope razionalismo da tempo passato di moda: a C'è un libriccino, egli scrive, che si fa imparare ai bambini, e sul quale vengono interrogati in chiesa; leggete questo libriccino, il catechismo, e vi troverete una soluzione di tutte le questioni che io ho posto (nell'insegnamento della filosofia); di tutte, senz'eccezione. Chiedete al cristiano donde provenga la specie umana, ed egli lo sa; dove va, ed egli lo sa; come va, e lo sa. Domandate a quel povero bambino, che non vi ha mai pensato, perché è quaggiù, e che cosa diventerà dopo la sua morte, e vi darà una risposta sublime, che egli non capirà (diciamo: che non capirà interamente), ma che non è meno ammirabile Chiedetegli come è stato creato il mondo e per quale fine, perché Dio ha posto in esso animali e piante; come fu popolata la terra, se da una sola o più famiglie; perché gli uomini parlano molte lingue; perché soffrono, perché si combattono e come finirà tutto questo; egli lo sa. Origine del mondo, origine della specie, questione delle razze, destino dell'uomo in questa vita e nell'altra, rapporti dell’uomo con Dio, doveri dell'uomo verso i suoi simili, diritti dell'uomo sulla creazione, egli non ignora nulla; da adulto poi non esiterà nemmeno sul diritto naturale, sul diritto politico, sui diritti delle genti; perché tutte queste cose scaturiscono chiare e spontanee dal cristianesimo. Ecco quello che io chiamo una grande religione, che riconosco da questo segno: essa non lascia senza risposta nessuna delle questioni che interessano l'umanità ".

a) Un insegnamento completo e completamente religioso. - Risposta alle "questioni che interessano l'umanità" o, come dice ancora Jouffroy, con formula eccellente, soluzione del "problema del destino umano " Tutto l'oggetto della dottrina della Chiesa è qui; ed è quello che diceva Cristo quando prometteva agli apostoli (Gv., 14, 26; 16, 13) che lo Spirito di verità avrebbe loro insegnato omnem veritatem. Non ogni verità nell'ordine delle scienze profane, come in materia storica, astronomica o fisica, ma ogni verità nell'ordine della salvezza. Tutte le verità che Cristo aveva esposte agli apostoli, ma che essi non avevano sufficientemente compreso, essi che fino alla discesa dello Spirito Santo meritarono da Gesù il rimprovero d'essere senza intelletto (Mt., 15, 16), ma che dopo la Pentecoste penetravano addentro la parola del Divin Maestro in modo prima mai visto; tutte le verità veramente necessarie a sapersi, non la risposta alle domande di pura curiosità, come quella che riguardava la fine del mondo, sulla quale Cristo aveva detto che non era affar loro essere istruiti: non est vestrum nosse tempora vel momenta quae Pater posuit in sua potestate (AL, 1, 7). Insomma tutte le verità di fede o di costumi necessarie per realizzare la ragion d'essere del cristiano : " conoscere Dio, amarlo, e servirlo e con questo mezzo acquistare la vita eterna ".

b) Una verità capace d'integrare tatti i frammenti di verità. - Fu detto che in ogni errore c'è " un'anima di verità ", una verità parziale, per cui esso fa presa sugli spiriti in qualche modo affascinati da tale aspetto di verità e distratti riguardo a quanto di erroneo vi si cela. La Chiesa raccoglie queste verità frammentarie assimilandole tutte con la sua dottrina.

Per esempio la questione della natura dell'uomo. Che cos'è l'uomo? È materia, risponde il materialismo; questo è vero, ma il materialismo, brutale o raffinato è solo metà della verità. È anima, dicono gli spiritualisti, ed è ancora vero, ma l'uomo non è soltanto un'anima. È corpo e anima, non già un corpo e un'anima semplicemente giustapposti o sovrapposti l'uno all'altro, a guisa di pilota sul battello, come afferma Platone, ma uniti a formare una sola sostanza, una persona. L'uomo quindi non è un " musico che ha una lira ", né " un'intelligenza servita da organi ", ma un corpo e un'anima. Il corpo è certo per l'anima, e in definitiva il corpo vale per l'anima, ma la natura dell'uomo è anima più corpo. Quindi bisogna evitare un primo eccesso consistente, nel carezzare troppo il corpo, nel farne uno strumento di piacere odi vanità: errore, questo, del sensualismo nelle sue forme diverse. Bisogna evitare anche il secondo eccesso, quello d'un certo idealismo, d'un certo gnosticismo, d'un certo quietismo, consistente nell'abbassare troppo il corpo, come se non se ne dovesse fare alcun conto, dimenticando che " chi vuoi fare esclusivamente l'angelo, finisce col fare la bestia ". Quello che questi due sistemi opposti hanno di vero si trova nella dottrina della Chiesa, che elimina quanto hanno di inesatto e di esclusivismo.

Altro esempio si ha nel domma centrale dell'Incarnazione, te Cristo è la conciliazione celeste tra la divinità immobile, l'Assoluto morto dell'Oriente grandioso, e la moltitudine degli dèi inquieti del pantheon occidentale " scrive J. Serre (La religion de l'esprìt large, 1903, p. 182-183). Tra i pagani, la presenza della divinità sulla terra in forma visibile s'alterna con un antropomorfismo grossolano, che assimila l'Essere supremo alle creature, e un simbolismo vago, che all'uomo non facilita affatto l'entrare in rapporto con l'Infinito. Invece l'Incarnazione cristiana, definita dai concili d'Efeso e Calcedonia, stabilisce un legame preciso tra il mondo assoluto e quello contingente, e fa realmente vivere Dio sulla terra, senza che cessi di essere il sovrano invisibile dell'universo. La stessa dottrina, pura e ideale, rigetta le scorie grossolane delle analogie pagane, le incarnazioni nel corpo degli animali, o in quello di uomini colpevoli o corrotti, come Siva o Krishna. Come Èrcole e altri eroi, Cristo ha un'origine celeste; ma al posto delle favole grossolane e scandalose, con cui il paganesimo spiega quest'unione del cielo e della terra, il Vangelo ci mostra un tipo di purezza, perfetta, la cui bellezza si confonde con la stessa morale, superandola e coronandola. Caratteristica della vita di Gesù Cristo, com'è raccontata nel Vangelo, è l'unione della perfezione e dell'ideale con la piena realtà storica. Mentre in tutti i fondatori di religioni questi due elementi sono separati, nel Cristo sono uniti.

" Questo carattere sintetico, divinamente semplificatore, conclude J. Serre, è quello di tutti i dommi del cristianesimo cattolico, che mi si rivela sempre più come l'idea pura e perfetta di quello che altrove è diluito o incompleto ".

Quanto precede è confermato da alcuni casi di conversione. - Anche la storia di vari convertiti mostra come la dottrina della Chiesa, nella sua sintesi, integri tutte le verità frammentarie sparse altrove.

San Giustino, dopo aver chiesto invano tutta la verità su Dio e le cose divine allo stoicismo, al peripatetismo, al pitagorismo, al platonismo, .la ricevette finalmente dal misterioso vegliardo che gli rivelò Cristo. Senza rinunciare alla filosofia, o alla nozione della natura divina attinta da Platone, egli accetta una " filosofia " migliore, " l'unica utile e sicura " (Dial. cum Tryphone, e. Vili), la filosofia dei profeti ispirati dallo Spirito Santo e degli apostoli, che annunciavano a tutti la salvezza in Gesù Cristo. Cosi ai nostri giorni miss Baker percorse tutto il ciclo dei sistemi moderni per ritenerne soltanto le conclusioni che la condussero alla Chiesa cattolica (v. il suo libro: A modern Pilgrim's Progress, tradotto in francese con il titolo: Vers la maison de lumière, 1912).

Sant'Agostino, (Confess. lib. Ili, e. IV) dice dell'Hortensìus di Cicerone: a llle liber mutavit affectum meum, et ad teipsum, Domine, mutavit preces meas, et vota ac desiderio mea fecit alia; era il preludio alla conversione. La Vie de Jesus di Renan preparò delle conversioni, indirizzando allo studio diretto dei Vangeli uomini che furono colpiti da dò che aveva rivelato del Cristo che non conoscevano affatto. J. Joergensen (Le néant et la vie, trad. frane 1898, p. 6) dice: " Comincerò subito con la sorprendente dichiarazione che sono diventato cristiano perché ero darwinista; anzi una conclusione darwinista mi fece adottare la verità del cristianesimo ". I Primi Princìpi di Herbert Spencer e la sua teoria sull'inconosdbile aiutarono Paolo Bourget a orientarsi verso il cristianesimo integrale. Maddalena Sémer attribuì il migliore influsso alla sua conversione alle opere di Bergson e alla loro parte di verità, che la fecero passare " da un materialismo e da un determinismo assoluto a una filosofia dello spirito e della libertà " (F. Klein, Madeleine Sémer, p. 68; cfr. pp. 237-288). Pitigrilli (La Piscina di Siloe, Sonzogno, Milano 1948), dichiara che il punto di partenza della sua conversione fu l'esperimento e lo studio dei fenomeni spiritici. Armando Carlini, scrivendo del suo ritorno a Cristo, afferma: " Io credo perché nel dogma cristiano ho ritrovato la vera e autentica espressione della vita spirituale, al di là di tutte le contraffazioni o unilaterali interpre-tazioni che ne danno le filosofie su ricordate (immanentismo, idealismo, storicismo). Queste filosofie si ispirano al Cristianesimo, si, come a fonte di pensieri che nobilitano l'uomo innanzi a se stesso; ma per nobilitare cosi l'uomo credono necessario staccare il suo cuore e il suo pensiero dalla fonte prima, dall'Uomo-Dio, e si mettono così in contraddizione con se stesse " (Nel volume Incontro a Cristo, a cura di Giovanni Rossi, Assisi 1951, p. 221).

Sarebbe facile allungare questa lista di casi, in cui " l'anima di verità ", trovata negli errori d'ogni genere, apri la via verso la Chiesa, dove la verità totale incorpora in modo perfetto le verità frammentarie deformate perché unite all'errore.

e) La dottrina della Chiesa, " luce in luogo oscuro ". - La rivelazione insegna dunque all'uomo tutto ciò che deve conoscere. È una luce questa però che brilla in un luogo oscuro, lucernae lucenti in caliginoso loco (2 Piet, 1, 19), cioè in guisa da far apparire quello che è necessario a sapersi, ma non da dissipare tutte le tenebre prima che sorga il pieno giorno e che nel nostro cuore sorga l'alba eterna, donec dies lucescat et lucifer orìatur in cordibus vestrìs. Dio non dice tutto il suo segreto, ma attraverso la Chiesa ne rivela a suffidenza perché l'uomo possa sperare e agire con la certezza di raggiungere lo scopo della sua esistenza.

Ugo Benson (Les confessions d'un converti, trad. frane, 3 ed. 1914, p. 169-177) ha descritto la felicità da lui provata quando comprese chiaramente e improvvisamente questo compito, dapprima soltanto sospettato, della Chiesa " via divina della salvezza ". " Era impossibile che la scoperta di questa via (della salvezza) fosse un affare d'intelligenza o d'erudizione, perché a questo prezzo la salvezza diverrebbe più facile per l'uomo colto e fornito di agi che per l'uomo semplice e privo del tempo necessario alle lunghe riflessioni ". La Chiesa gli apparve come depositarla di parole di vita, protetta, nel trasmetterle a tutti attraverso i secoli, da quello stesso Spirito di verità, che aveva " ripetuto agli apostoli quanto Cristo aveva loro detto " e assistito la Chiesa nascente, e Io non dico che tutte le mie difficoltà se ne siano andate di colpo... Restava sempre il vecchio problema eterno del peccato e della libera volontà; ma per chi ha immerso i suoi occhi in quelli della sua grande madre, questi problemi non sono più nulla, perché egli capisce che, anche se noi ignoriamo, la madre sa; e che in essa, proprio in fondo al suo grande cuore, risiede l'infinita sapienza di Dio ".

Il problema del male e del dolore. - Nel locus caliginosus che è il mondo, " i vecchi ed eterni problemi del peccato e della libera volontà ", cioè del male e del dolore, sono i più difficili. Fuori del cristianesimo non c'è soluzione ma unicamente l'assenza di soluzione ossia il fatalismo, " A che cosa si riducono, scrive E. Bougaud (Le christìanisme et les temps prèsents, 5 ed. 1883, 11. p. 495) tutti gli sforzi degli uomini di fronte al dolore? O a negarlo, ed è una follia; o a cercare di sopprimerlo, ed è un sogno; oppure ad odiarlo, e non serve che ad accrescerlo; o a cercare di distrarsi e dimenticare, e significa aggiungere un dolore a un altro dolore, una tomba a una tomba, seppellire una seconda volta quelli che amammo più teneramente. Ecco tutto! " La dottrina cristiana invece proietta su questi misteri luci che li rendono accettabili e anche cari.

Essa ricorda che il male, in tutte le sue forme, risulta dalla natura dell'uomo, corpo e anima, dotato d'intelligenza, di volontà, di sensibilità.

Il male metafisico non è altro che la limitazione dell'essere, e deriva dal fatto che l'uomo è una creatura, quindi finito, imperfetto. Ne segue che sarebbe stato meglio per lui non esistere o che egli deve lamentarsi perché l'imperfetto non è perfetto, il finito non è l'infinito, la creatura non è Dio?

Il male morale, o peccato, ha la sua fonte nella libertà umana. Sarebbe stato meglio che l'uomo non fosse libero, fosse, un puro automa? Il tremendo dono della libertà, che Dio gli ha fatto, non è forse il dono regale, che lo configura all'immagine divina e gli permette di accedere alla vera grandezza?

Il male fisico — dolori del corpo, dolori del cuore e dolori dell'anima, che sono i più penosi — è causato dal fatto che siamo sensibili. Sarebbe meglio che l'uomo fosse privo di sensibilità? Le pietre non soffrono; ma possiamo invidiare la condizione delle pietre?

Anche sul piano umano e nella condizione della vita presente, si può intravvedere il senso del dolore. " Senza il dolore ciascuno di noi non sarebbe che un eterno bambino " scrive Olle Laprune (Le prix de la vie, S.a ed. 1896, p. 196). L'educazione del fanciullo esige il dolore dello studio, il dolore dell'obbedienza, il dolore di tante rinunce che gli danno la possibilità di diventare padrone di se stesso. Il dolore è un mezzo d'educazione morale. Il dolore è il gran maestro degli uomini.

È onore della natura umana elevarsi col prezzo dello sforzo doloroso. È forse un male che l'uomo sia perfettibile? E se è cosa buona, come si può maledire ciò che per lui è punto di partenza d'ogni progresso? La sofferenza che sentiamo risveglia molto la simpatia per la sofferenza degli altri, e insegna " la religione della sofferenza umana ". Bel detto nel paganesimo è quello di Virgilio (Aen., I, 639); " Non ignara malis, miseris succurrere disco ".

Sul piano soprannaturale i due aspetti benefici del dolore s'ampliano all'infinito. Il dolore espia, distacca, perfeziona, assimila a Cristo, fa partecipi della sua azione redentrice. La reversibilità del merito del nostro sacrifìcio, unito al sacrificio di Cristo, per una moltitudine dei nostri fratelli, che son nel peccato e nella sofferenza, è un principio di salvezza, preparando nello stesso tempo la salvezza nostra: a tu soffri la tua felicità futura, o uomo mortale ".

Cosi il dolore, pur restando oscuro, diviene intelligibile, accettabile, talvolta amato, desiderato. " O soffrire, o morire ", n sempre soffrire, non morire ", dicevano i santi. Cristiani ordinali, convertiti, come F. Coppée, parlano del a saper soffrire "; di se stesso egli dice (La bonne souffrance, 83 ed., p. 14); " anche se non invoco il dolore e la morte, almeno non li temo più, avendo appreso nel Vangelo l'arte di soffrire e di morire ", e soggiunge (pp. 155, 162) che " il migliore anno " della sua vita fu quello in cui la malattia torturante gli rivelò a il prezioso segreto " evangelico: " saper soffrire, saper amare ".

La spiegazione del dolore data dalla dottrina cristiana è talmente notevole, che colpi uno spirito estraneo a ogni misticismo, Adolfo Thiers, il quale scrisse (De la proprietà, 1848, p. 432): "Questa possente religione, che si chiama cristianesimo, esercita sul mondo un dominio continuo, e, tra gli altri motivi, deve ciò al vantaggio, che essa possiede, unica fra tutte le religioni. Tale vantaggio sapete che cos'è? D'aver saputo dare, essa sola, un senso al dolore ".

d) I paradossi del cristianesimo sono segni della sua pienezza. - Oltre i misteri propriamente detti, dei quali s'è detto che, pur restando impenetrabili, non implicano nessuna contraddizione, la dottrina e la vita della Chiesa, nonché il suo atteggiamento verso il mondo, presentano anch'essi le cosiddette " antinomie " o " paradossi ", cioè contraddizioni e dissonanze apparenti, ma non reali.

Dopo K. Chesterton (Ortodossia, trad. ital., 5 ed., capo vi, p. 79-100), Ugo Benson (Paradossi del cattolicesimo, trad. ital., ed. Fiorentina, 1923), raccogliendo come un abile giocoliere, le accuse inconciliabili degli awersari con-tro la Chiesa, ha dimostrato che la Chiesa unisce ed equilibra tra loro, senza diminuirle o stemperarle anzi spingendone la tensione al massimo, idee che sembrano escludersi. Un professore dell'università di Oxford, E. Devans (L'Egli-se et le progrès du monde, trad. frane, di D. Folghera, 1909) ha fatto un lavoro analogo su queste dieci " antinomie " del cristianesimo:

l.o La Chiesa si mostra opposta e favorevole alla civiltà intellettuale.

2.o La Chiesa si mostra opposta e favorevole alla civiltà materiale.

3.0 La Chiesa insegna una morale d'austerità e di gioia.

4.0 La Chiesa è l'antagonista e il sostegno dello Stato, rivale e alleata.

5.o La Chiesa professa l'eguaglianza di tutti gli uomini e conserva l'ineguaglianza creata dalla proprietà e dal potere.

6.o La Chiesa è piena di scandali e tutta santa; traccia una legge facile e difficile.

7.o La Chiesa rivendica e combatte in materia religiosa la libertà di coscienza.

8.o La Chiesa è una e la cristianità fu sempre divisa.

9.o La Chiesa è sempre la stessa e sempre cambia.

10.o La Chiesa fu sempre vinta e sempre fu vittoriosa.

Esistono ovunque difficoltà e " paradossi ", cominciando dall'uomo, homo duplex, uno nella dualità del corpo e dell'anima, essere di miseria e di grandezza a un tempo. Il cristianesimo riposa sull'adorabile paradosso del suo fondatore, Dio e uomo. " Cosi la Chiesa cattolica, che è un'estensione dell'Incarnazione, ha anch'essa la sua natura, divina e umana insieme, che sola spiega i "paradossi" della sua storia. Trattate la Chiesa cattolica come se fosse solo divina, e cozzerete contro scandali, fallimenti, insufficienze. Trattatela come se fosse soltanto umana, sarete ridotti al silenzio dai suoi miracoli, dalla sua santità e dalle sue eterne resurrezioni " (U. Benson).

È umana, e quindi deve piegarsi alle condizioni di ciò che è umano, adattarsi al mondo, se desidera viverci. È divina; perciò vive nel mondo senza essere del mondo, e non è organizzata come se il mondo fosse tutto; non accetta tutti i pensieri del mondo, e nemmeno li respinge tutti; ma con un progresso d'assorbimento parziale e di repulsa parziale, mira a ottenere che il cristianesimo penetri e trasformi incessantemente il mondo sempre cangiante. È soprannaturale, ma il soprannaturale, lungi dal distruggere la natura, la perfeziona ed eleva. " Io voglio che si sia santi; ma prima ancora voglio che si sia uomini onesti in modo superlativo " diceva Swetchine (Pensées, in Oeuvres et médita-tions, ed. Falloux, 15 ed., 184, p. 80).

In tutto e per tutto " queste apparenti dissonanze non fanno che preparare una soluzione altamente armoniosa, perché la santa Chiesa non devia né a destra né a sinistra, né verso la credulità, né verso lo scetticismo. Essa respinge la falsa semplicità del quietismo e la falsa dialettica dell'intellettualismo; il suo governo sta tra la tirannia e la debolezza; la sua religione non è puramente esteriore, né puramente ulteriore, ma unisce armoniosamente i due caratteri; permette l'alternarsi delle epoche d'espansione o d'assimilazione con i tempi di concentrazione e di dommatismo ".

Altrettanto si deve dire dei " paradossi " del cristianesimo. Chesterton (Ortodossia, trad. it., 5 ed., p. 99, 100) scrive che l'equilibrio della sua dottrina è l'equilibrio " di un uomo dietro cavalli che corrono a precipizio, che pare si chini da una parte, si spenzoli da quell'altra, e pure, in ogni atteggiamento conserva la grazia della statuaria e la precisione matematica... È facile esser pazzi; è facile essere eretici; è sempre facile lasciare che un'epoca si metta alla, testa di qualche cosa, difficile è conservare la propria testa... È sempre semplice cadere; c'è un'infinità di angoli a cui si cade, ce n'è uno soltanto a cui ci si appoggia e si resta in piedi ". La Chiesa è rimasta in piedi.

E. Psichari, raggiunta l'ultima tappa prima della verità cristiana, scriveva (Les voix qui crient dans le désert, 25.a ed., 1920, p. 301) che te in essa ci sono certamente difficoltà, ma nessuna di esse è insormontabile; anzi una volta superate, tutto appare perfettamente bello e armonioso tanto nel nostro cuore che nel nostro spirito. Io mi dicevo: Supponiamo che il problema sia risolto; allora noi abbiamo un sistema del mondo coerente e magnificamente ordinato, abbiamo una morale ineguagliata. Improvvisamente una luce miracolosa invade gli angoli più reconditi e oscuri della nostra anima. Quindi la soluzione è buona ".

E' nota l'ironica battuta di Pascal contro l'eccessivo intellettualismo (ed. Rizzoli, p. 30) : " L'uomo è pieno di bisogni e ama solo coloro che possono soddisfarglieli tutti. "E' un buon matematico", si dirà; ma io non so che farmene dei matematici che mi scambierebbero per una proposizione ". Assieme al vero, l'uomo reale ricerca il bene e il bello. La Chiesa in Dio rivela l'ideale di verità ma anche di bellezza, di bontà, dove si placano simultaneamente tutti i nostri desideri essenziali. A. de Poulpiquet (L'object integrai de l'apologétique, 3.a ed., 1911, p. 463) scrive che la rivelazione non è " un fatto qualsiasi, di cui la scienza dimostra l'esistenza; ma è la realtà, senza la quale le nostre tendenze più profonde e più umane restano insoddisfatte ". Problema del destino, problema di Dio nelle sue relazioni con l'uomo, problema del dolore, del male, della redenzione, aspirazione verso a tutto ciò che è vero, tutto ciò che è puro, tutto ciò che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che è amabile, tutto quello che ha buon nome, tutto quello che è virtù e degno di lode " secondo il motto di San Paolo (Filip. 4, 8); a tutto questo la Chiesa risponde pienamente conforme al suo nome: Chiesa cattolica, cioè universale.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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