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Cosa si intende per Dottrina Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2017 12:10
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12/04/2016 23:50
 
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CAPITOLO III. - INTERPRETAZIONE APOLOGETICA


Dal nostro punto di vista, qual è il significato esatto delle dottrine di cui abbiamo parlato e delle constatazioni che abbiamo fatto?


Insufficienza delle dottrine esaminate.


- L'apologetica, ordinariamente, si occupa di queste dottrine per trionfare, con più o meno comprensione o severità, sulle loro insufficienze teoriche o pratiche, da una parte indicandone le incoerenze e le contraddizioni, parlando per esempio dei " valori n ai quali esse si riferiscono (il dovere, la giustizia, ecc), alle volte come di realtà che trascendono l'universo sensibile, alle volte come di forze immanenti all'universo, senza giungere a dare loro una forma di esistenza ben definita e precisa; dall'altra parte, dimostrandole moralmente e socialmente affatto o troppo poco efficaci e impotenti, eccetto in qualche caso privilegiato e grazie alle sopravvivenze cristiane, a muovere la sensibilità e a vincere le volontà, incapaci di assolvere la funzione che a questo riguardo fu sempre svolta dalla religione.


Queste considerazioni non sono certo indifferenti. La coerenza interna e la fecondità non bastano a definire la verità, ma valgono almeno come segno e criterio che ce la possono far conoscere, poiché la dottrina che non riesce affatto a concordare con se stessa e che lascia continuamente trasparire una contraddizione mascherata, ma non superata, che impegna l'azione in un vicolo cieco e non riesce a uscirne, è perlomeno incompleta e troppo sistematica, non risponde alle esigenze della verità, adeguamento del pensiero con l'oggetto e anche, anzi prima ancora, (per noi) adeguamento dell'essere con se stesso nell'insieme delle sue condizioni d'esistenza. Se si trattasse di abbatterla o di metterla da parte, basterebbe questa constatazione.


Ma l'apologetica non è l'arte del massacrare e nemmeno una battaglia, poiché non vogliamo la morte del peccatore, ma la conversione e la vita; e quindi, non basta snidarlo dalle posizioni dov'è rifugiato con la sua debolezza e miseria, ma dobbiamo impegnarlo nelle vie della liberazione, dove alla fine troverà tutta la forza e la luce. Avremmo il miglior pegno della vittoria decisiva se riuscissimo a dimostrargli che egli, pur senza saperlo e senza osare spingersi molto lontano, è già impegnato in questa via, che deve vincere la timidita e non abbandonare l'orientamento; che in definitiva gli chiediamo soltanto di accettare integralmente proprio quelle conseguenze delle esigenze e aspirazioni che l'hanno messo in cammino, facendogliene prendere intera coscienza.


È certo possibile trarre un grande vantaggio dall'analisi, dalla meditazione, dalle nozioni d'assenza o di vuoto, purché in esse si veda non un puro e semplice nulla, e si lasci nel mondo dei fantasmi la pseudo-idea del nulla. In questa logica concreta e viva, che Blondel, per distinguerla dalla logica astratta e formale del pensiero puro, proponeva di chiamare a normativa ", la negazione è privazione, e a questo titolo, comporta degli effetti positivi; l'assenza è assenza d'una presenza che può rimanere irraggiungibile e inattingibile, ma non per questo cessa di esercitare un'azione effettiva, e lascia un vuoto di forma e dimensioni indefinite, te il cui fondo è certamente indeterminabile, ma i suoi margini e contorni intanto prefigurano le virtualità d'un'eventuale soluzione " (M. Blondel, La Pensée, II, p. 327). La ragione ha il compito assai più di scavarlo che di colmarlo, sia pure nel solo campo ideale e ipotetico, e inoltre, di fronte a quest'Ignoto che per noi non sarà mai più come se non esistesse, essa non è condannata alla completa ignoranza e ridotta al silenzio.


Perciò, non è sacrilegio temerario cercare di scorgere almeno qualcosa dell'autentico Dio e della vera religione in questi idoli più o meno grossolani, in questi surrogati di religione, nei quali hanno tuttavia lasciato il loro segno come nella cera molle e fluida l'immagine incavata del rilievo del sigillo. Non possiamo dirci soddisfattti quando li abbiamo costretti a confessare la loro insufficienza; ma proprio in quest'insufficienza, dobbiamo cercare l'unica cosa che può bastare; e proprio nel fondo di queste idee ìnadegute, conservando tutta la riverenza verso i dati propri della rivelazione e della grazia, dobbiamo seguire attentamente l'anima di verità che fa vivere questi surrogati, anima che tuttavia essi mutilano e ripudiano.


Implicazione d'una trascendenza.


- Consideriamo nuovamente le dottrine di cui abbiamo parlato. Sarebbe una constatazione di mediocre interesse vedere come esse scivolino quasi fatalmente ad affermazioni di carattere trascendente e ben presto specifìcnmenle religioso, se questo fosse soltanto l'effetto d'un'attrazione secolare, d'un'attrazione gregaria, d'una necessità sentimentale, o anche d'un imperioso bisogno che però resterebbe artificiale. Ma non è cosi, perché questi surrogati scivolano in tali affermazioni per una necessità intelligibile, propria dell'ordine razionale, costretti da una legge che chiameremmo volentieri legge di trascendenza inevitabile: l'uomo impegna e implica qualcosa che supera l'uomo, qualcosa da cui egli da solo non sarebbe capace di dedurre rigorosamente la natura né di verificarne direttamente l'esistenza, e meno ancora assicurarsene il godimento; qualcosa la cui privazione lo lascia in disaccordo e come ostile con se stesso, qualcosa da cui il rifiuto e perfino la negazione non possono distaccarlo del tutto.


La volontà dell'uomo supera l’uomo, non ne eguaglia mai le realizzazioni ai progetti, né questi alle ambizioni. Le volizioni coscienti della " volontà voluta " non occupano né soddisfano completamente lo slancio misterioso della a volontà volente n. In tutto quello che facciamo e vogliamo, diceva Malebranche, vi è k movimento per andare più lontano " (Blondel, Action, ed. 1893, passim).


Il pensiero dell'uomo supera l'uomo.


" II nostro pensiero, lungi dal terminare in se stesso, viene da profondità maggiori e sale più alto della coscienza del pensiero stesso " (Blondel, La Pensée, II, 165). Noi pensiamo le stesse cose dello spazio e del tempo dominando lo spazio e il tempo, riferendoci a una verità indipendente dal fenomeno e dall'accidente. Ogni operazione razionale implica l'affermazione dell'assoluto, et Pensare, significa pensare Dio " (Ivi, I, 175).


L'essere dell'uomo supera l'uomo. L'uomo come creatura, esiste non solo per la totalità degli esseri che ne condizionano l'esistenza e finalmente per l'Essere in sé e per sé che lo causa e lo sostiene, ma, come creatura ragionevole e come persona, non si consolida e non si compie nell'essere e, in senso esatto, non si attua che rispondendo all'appello e cooperando all'attività creatrice, unificatrice, divinizzatrice di quest'Unico necessario (Blondel, L'Etre et les étres, passim).


Bisogno, aspirazione, esigenza, attrazione, sollecitudine, stimolazione, implicazione, partecipazione, presenza: con quale di questi nomi dobbiamo indicare la costrizione liberatrice che intanto non dipende da noi subire o non subire? Come un medesimo fatto scientifico in teorie e sistemi che hanno note diverse, viene escluso solo da punti di vista filosofici differenti, cosi questa costrizione può essere legittimamente riconosciuta e formulata in diversi modi. A nostro avviso, bisogno e aspirazione non dicono abbastanza, e il soggettivismo proprio di queste nozioni ci lascia in una posizione dialettica troppo vulnerabile. Ci pare che presenza dica ancora troppo, e c'è pericolo che risvegli le seriissime difficoltà sollevate dalla nozione realmente equivoca d'esperienza religiosa. Blondel preferisce dire implicazione, e negli ultimi suoi libri, ci spiega che, anche se è condotto a rivedere un certo numero di formule déil'Action, non rinnega né il metodo d'implicazione che aveva definito genialmente, né le conclusioni alle quali tale metodo lo aveva condotto. Quindi, anche noi, con Blondel, diciamo " implicazione ". Questo punto di vista comporta un certo genere di rigore e d'oggettività che troppo spesso manca realmente all'apologetica detta interna, alla quale è ormai tempo di annetterlo, poiché d'altronde non pare andare oltre le affermazioni di una teologia prudente e avveduta.


Perciò, compito non solo naturale ma indispensabile e più di tutto fecondo dell'apologetica, che non si balocca con se stessa, che non mentisce a se stessa, ma accetta di " diventare quello che osa 6 ", e svelare in inevitabili implicazioni trascendenti del pensiero o della vita umana. L'interesse di una tale apologetica non è soltanto utilitario o prammatico, come quello d'un'argomentazione ad kominem, riguardo alla quale si può dubitare si: sia irrefutabile in sé, ma di cui si sa bene clic l'avversario non la con fu toni. Come abbiamo fatto per dilucidare il caso dei " surrogali della religione ", noi pensiamo che si possa proporre quest'apologetica in perfetto accordo con la ragione più esigente e con l'analisi psicologica più minuziosa.


P. A.


 


Su Carlo Marx: - Tutte le opere di Marx vengono tradotte da " Rinascita ", Roma, nelle due Collane Classici del marxismo e Piccola biblioteca marxista. Per II Capitale c'è anche l'edizione a cura di Firpo, U. T. E. T., Torino 1946 ; del Manifesto comunista si veda la recente traduzione con introduzione, commento e appendice critica, a cura di N. Campagnola, Ed. Mazza, Firenze 1951. Le pagine di Marx sulla religione sono raccolte nel volume: K. Marx, Morceaux choisis, Gallimard, Paris 1934. F. Oloiati, Cario Marx, Vita e Pensiero, Milano 1948; A. Corno, Karl Marx, L'uomo e l'opera, Milano 1946; G. A. Wetter, Materialismo dialettico e Materialismo storico, in Enc. Catt., voi. Vili, coli. 366-386. Importante. Id., M materialismo dialettico sovietico, Einaudi, Torino 1948; R. Lombardi, La dottrina marxista. Ed. Civiltà Cattolica, Roma 1947; Vasi Autori, La filosofia del comunismo, Marietti, Torino 1949. Vari Autori, H comunismo e i cristiani, Morcelliana, Brescia 1946; N. Berdiabp, // Problema del comunismo, Gatti, Brescia, 1937; Id., Le fonti e lo spirito del comunismo russo, Corticelli, Milano 1945. G. Maritain, Umanesimo integrale, 3 ed. Studium, Roma 1949. A. Lovecchio, // marxismo in Italia, Bocca, Milano 1953.


BIBLIOGRAFIA. - Posizione del problema: M. Blondel, L'action, 1893; riedizione presso P. TJ. F. Paris 1950; trad. it. presso Vallecchi, Firenze, 1923; Id., Le problème di la phtiosophie catholique, 1932. Olle - Laprune, Le prix de la vie, 1894, trad. it. presso Vallecchi; A. Verriele, II soprannaturale in noi e il peccato originale, Vita e Pensiero, Milano 1936.


Su Kant: - E. Kant, Fondamenti sulla metafisica dei costumi, tr. it. di G. Vidari, Laterza Bari 1908; La religione nei limiti della ragione, trad. it. di A. Poggi, Guancia, Modena 1941 ; B. Jansen, La pkUosophie religieuse de Kant, Vrin, Paris 1934; P. Charles, Kant, in D. T. C, t. Vili, coli. 2297-2331.


Su A. Comte: - A. Comte, Système de polilique positive, 1851-54; Caléchisme positivisti, 1852, ed. Fécant 1909; H. Db Lubao, // dramma dell'umanesimo ateo, Morcelliana, Brescia 1949" PP- .137-275: Comte e il cristianesimo.


Su F. Nietzsche: - F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 7 ed. Bocca, Milano 1943; H. Lkjhtenbergek, La philoosophie de Nietzsche, Alcan, Paris 1923; H. De Lubao, // dramma dell'ateismo ateo, ediz. cit, pp. 40-134; A. Pellegrini, Nietzsche, interpretazione del pensiero e della s^ta, Garzanti, Milano 1943; E. Paci, Nietzsche, Garzanti, Milano 1940. Ampio saggio introduttivo e antologia dei passi delle opere principali. I. C. Lannoy, Nietzsche mi l'histoire d'un égocentrisme atkée, Desclée de Br., Paris 1953.


Su Proudhon: - P. J. Proudhon, De la Justtce dans la Rholutim et dans l'Église, éditionBouglé et Moysset, 1930-35; H. De Ltjbac, Proudhon et le Christianisme, Ed. du Seuil, Paris 1945; G. Santonostaso, Proudhon, Laterza, Bari 1935.

 







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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