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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 1 alla 71 (1)

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2021 21:40
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22/04/2016 10:56
 
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XXI - Ad uno il cui nome si tace.

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Debito dell'anima è cooperare con l'amore e col pentimento all'amorosa opera del riscatto. Gli rimprovera vizii brutti; ma commisera e dà speranze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi debitore reale, che rendiate il debito vostro al vostro Creatore. Sapete che siamo tutti debitori a Dio; perocchè, ciò che noi abbiamo, l'abbiamo solo per grazia e per amore inestimabile. Non pregammo mai che ci creasse: mosso dunque dal fuoco dell'amore; creocci all'immagine e similitudine sua: creocci in tanta dignità, che non è lingua che il possa narrare, nè occhio vedere, nè cuore pensare la dignità dell'uomo, quanto ell'è. Questo è il debito che noi abbiamo tratto da Dio: e questo debito vuole che gli sia renduto: cioè amore per amore. Cosa giusta e convenevole è che colui che si vede amare, ch'egli ami. Anco ei mostrò maggiore amore che mostrare ci potesse, dando la vita per noi. Che, vedendo Dio che l'uomo aveva perduta la sua dignità per lo peccato commesso, erasi obbligato al dimonio; venne la somma eterna Bontà. Essendo innamorato della sua creatura, vuole restituire e trarla dall'obbligo, manda il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, condannato alla morte per rendere la vita della Grazia all'uomo: mandalo per ricolta dell'uomo a trarlo dalla carcere del peccato e dalle mani delle dimonia. O dolce e amoroso Figliuolo di Dio, inestimabile Verbo, Carità dolcissima, tu sei entrato ricolta e pagatore; tu hai stracciato la carta dell'obbligazione fra l'uomo e il dimonio; che per lo peccato era obligato a lui: sì che stracciando la carta del corpo tuo, scioglieste noi.

Oimè, signore mio! chi non si consuma a tanto fuoco d'amore? Non si consumeranno coloro, che ogni dì di nuovo fanno carta nuova col dimonio non ragguardando te, Cristo Gesù flagellato, satollato d'obbrobri, Dio ed uomo. Oimè, oimè! questi tali fanno del corpo loro una stalla, tenendovi dentro gli animali bruti senza veruna ragione.

Oimè, fratello carissimo, non dormite più nella morte del peccato mortale. Io vi dico che la secure è già posta alla radice dell'arbolo. Togliete la pala del timor santo di Dio, e sia menata alla mano dell'amore. Venite traendo il fracidume dell'anima e del corpo vostro. Non siate crudele di voi, nè manigoldo, tagliandovi dal vostro capo, Cristo dolce e buono Gesù. Non più fracidume, non più immondizia! E ricorrete al vostro creatore; aprite l'occhio dell'anima vostra, e vedete quanto è 'l fuoco della sua carità, che v'ha sostenuto, e non ha comandato alla terra che si sia aperta, nè agli animali bruti, che v'abbiamo divorato. Anco, v'ha dato la terra de' frutti suoi, e 'l sole, e 'l caldo, e la luce e 'l cielo, il Movimento, acciòche viviate; dandovi spazio di tempo, perchè possiate correggervi. Questo ha fatto solo per amore. O ladro ignorante debitore, non aspettate più tempo; fate sacrificio a Cristo crocifisso della mente, dell'anima e del corpo vostro. Non dico, che vi diate la morte perchè voi vogliate questo per separazione di vita corporale; ma morte negli appetiti sensitivi; che la volontà ci sia morta,e viva la ragione, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Allora renderete il debito. Date a Dio quello che è di Dio, e alla terra quello che è della terra.
A Dio si deve dare il cuore, e l'anima, e l'affetto con ogni sollicitudine,e non negligenzia. Tutte le vostre operazioni debbono essere fondate in Dio. Alla terra che si vuol dare, cioè a questa parte sensitíva? Quello che ella merita. Che merita colui che uccide? D'essere morto. Cosi ci conviene uccidere questa volontà fiagellando la carne nostra; afiliggerla, ponerli il giogo de' santi comandamenti di Dio. E non vedete voi che ella è mortale? Tosto passa la verdura sua, siccome il fiore che è levato dal suo principio. Non state più cosi, per l'amore di Cristo crocifisso! Ch'io vi prometto che tanta abominazione e tanta iniquità Dio non la sosterrà, non correggendo la vita vostra; anco, ne farà grandissima giustizia mandando il giudizio sopra di voi. Dicovi che non tanto Dio, ch'è somma purità, ma le dimonia non la possono sostenere: chè tutti gli altri peccati stanno a vedere, eccetto questo peccato contro natura. Or sete voi bestia, o animale bruto? Io veggo pure, che voi avete forma d'uomo; ma è vero che di quest'uomo è fatto stalla: dentro ci sono gli animali bruti de' peccati mortali.
Oimè! non più, per l'amore di Dio! Attendete, attendete alla salute vostra: rispondete a Cristo, che vi chiama. Voi sete fatto per esser tempio di Dio; cioè che dovete ricevere Dio per Grazia, vivendo virtuosamente, partecipando il sangue dell'Agnello; dove si lavano le nostre iniquità.

Oimè, oimè sventurata l'anima mia! Io non so metter mano alle mie e vostre iniquità. Or come fu tanto crudele, e spietata l'anima vostra, e la vostra bestiale passionesensitiva, che voi oltre al peccato contro natura... Oimè! scoppino e' cuori, dividasi la terra, rivolgansi tutte le pietre sopra di noi, i lupi ci divorino; non sostengano tanta immondizia, e offesa fatta a Dio e all'anima vostra. Fratello mio ci vien meno la lingua, e tutti e' sentimenti. Ohimè! non voglio più così. Ponete fine e termine alla miseria ch'io v'ho detto: e vi ricordo che Dio nol sosterrà, se voi non vi correggete. Ma bene vi dico che se voi vorrete correggere la vita vostra in questo punto del tempo, che v'è rimaso, Iddio è tanto benigno e misericordioso, che vi farà misericordia; benignamente vi riceverà nelle braccia sue, faravvi partecipare il fruttodel sangue dell'Agnello, sparto con tanto fuoco d'amore: chè non è neuno sì gran peccatore, che non trovi misericordia. Perocchè è maggiore la misericordia di Dio, che le nostre iniquità, colà dove noi ci vogliamo correggere, e vomitare il fradiciume del peccato per la santa confessione, con proponimento d'eleggere innanzi la morte, che tornare più al vomito. A questo modo riaverete la dignità vostra perduta per lo peccato: e renderemo il debito che dobbiamo rendere a Dio. Sappiate che se voi nol rendeste, voi cadereste nella più scura prigione che si possa immaginare. Sappiate che quando questo debito non si rende, della confessione e dispiacimento del peccato, non bisogna che altri s'affadighi a pigliarlo, perchè esso medesimo colla compagnia delle dimonia, che sono i suoi signori a cui egli ha servito, ne va nel profondo dell'inferno.

Fratello mio dolce in Cristo dolce Gesù, non voglio che questa prigione nè condennagione venga sopra di voi; ma voglio, e pregovi (e io vi voglio aiutare) da parte di Cristo crocifisso, che voiusciate delle mani del diavolo. Pagate il debito della santa confessione con dispiacimento dell'offesa di Dio, e proponimento di non cader più in tanta miseria. Abbiate memoria di Cristo crocifisso; spegnete il veleno della carne vostra colla memoria della carne fiagellata di Cristo crocifisso, Dio ed uomo. Chè per l'unione della natura divina colla natura umana è venuta in tanta dignità la nostra carne, che ella è esaltata sopra tutti i cori degliangeli. Ben si debbono vergognare gli stolti figliuoli di Adam, di darsi a tanta miseria, e perdere la sua dignità. Ponetevi per obietto Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. E non indugiate, nè aspettate il tempo, perchè il tempo non aspetta voi. E se la fragilità vostra vivolesse dar molestia, tenetevi ragione come buon giudice. Salite sopra la sedia della coscienza vostra; non lassate passare i movimenti che non sieno corretti da voi con una santa e dolce memoria di Dio. Invitate voi medesimo a far resistenzia, e non consentite al peccato per volontà nè attualmente mandarlo ad effetto; ma dite: «porta oggi, anima mia, questa poca pena; fa resistenzia, e non consentire. Forse che domani sarà terminata la vita tua.
E se pure sarai vivo, farai quello che ti farà fare Dio.Fa tu oggi questo». Dicovi che facendo così, l'anima vostra e il corpo, che ora è fatto stalla, sarà fatto tempio dove Dio si diletterà abitando in voi per Grazia. Poi, consumata la vita vostra, riceverete l'eterna visione di Dio, dove è vita senza morte, e sazietà senza fastidio. Non vogliate perdere tanto bene per una trista dilettazione. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia ignoranzia. Hovvi forse gravato di parole, e detto quello che non vorremmo forse udire. Abbiatemi per iscusata; chè l'affetto e l'amore ch'io ho alla salute dell'anima vostra me l'ha fatto fare. Chè se io non v'amessi, non me ne impaccerei, nè curerei perchè io vi vedessi nelle mani del dimonio: ma perchè io v'amo, nol posso sostenere. Voglio che partecipiate il sangue del Figliuolo di Dio. Gesù dolce, Gesù amore, Maria dolce.



XXII - All'abbate Martino di Passignano dell'ordine di Valle Ombrosa.

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
L'anima è giardino. Allegoria continuata con arguzia profonda e potenza psicologica e teologica. L'amor proprio è le spine, da svellere con odio del male, odio diretto da amore del bene. Le virtù da piantarsi con amore, come radice da cui germina pazienza, e poi fede, poi noncuranza del mondo, e giustizia con misericordia; poi osservanza dell'ordine religioso, la qual consiste prima nel pensare, poi nel pregare. La coscienza previene l'intelligenza, ma l'intelligenza mantiene l'affetto: ed essa coscienza è nutrita dalla memoria. Raccomanda al monaco che spregi ricchezze e delizie.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero ortolano e governatore dell'orto dell'anima vostra, e de' sudditi vostri. Noi siamo un giardino, overamente orto, del quale giardino e orto n'ha fatto ortolano la prima Verità la ragione col libero arbitrio; la quale ragione e libero arbitrio, coll'aiutorio della Divina Grazia, ha divellere lespine de' vizi, e piantare l'erbe odorifere delle virtù.

Ma non potrebbe piantare le virtù, se prima non rivoltasse la terra insieme colle spine, cioè, la terra della propria volontà sensitiva, che non si diletta d'altro che di diletti terreni e transitorii, pieni di triboli, di spine, e di vizii e di peccati. Rivoltisi dunque questa terra, carissimo Padre, per forza d'amore, in questo punto del tempo che c'è rimasto; e si piantino le dolci e reali virtù: unamore ineffabile tratto dello immacolato Agnello, condito coll'odio e dispiacimento di sè, con pazienzia vera, con fede viva, e non morta, con vere operazioni, con uno dispiacimento del mondo, con una giustizia vera, condita con misericordia verso i sudditi vostri; una obedienza pronta a Cristo ed all'Ordine, perseverante infino alla morte. All'Ordine, dico: d'essere osservatore dell'Ordine, col santo e vero desiderio, con la vigilia e continua orazione; cioè, che l'intelletto venga sempre a ragguardare, e cognoscere sè non essere, e la bontà di Dio in sè, che è colui che è. Onde a mano mano sèguita la continua orazione: chè il continuo orare non è altro che uno santo desiderio ed affetto dolce d'amore; e l'affetto va dietro all'intelletto. Che fra le altre piante, chegittano odore grandissimo in questo giardino, sono queste. E però io voglio che siate più sollecito: perchè qui troverete la fame dell'onore di Dio e della salute de' sudditi vostri; e così adempirete la volontà sua e il desiderio mio, che dissi che io desideravo di vedervi vero ortolano dell'anirna vostra e de' sudditi vostri. Perocchè, avendo fame della salute per onore di Dio, sarete sollecito di trargli di miseria, e punire i difetti ed esaltare coloro che sono virtuosi, e che vogliono vivere secondo l'Ordine.

Poichè 'l giardino è così ben fornito, voglio che alla guardia poniate il cane della coscienzia; e sia legato alla porta, sicchè, se i nemici venissero, e l'occhio dell'intelletto dormisse il cane abbai. Poichè, abbaiando lo stimolo della coscienzia, l'occhio si desta, e fassi incontro a' nemici con l'odio e dispiacimento; e subito ripara e armasi con l'arme dell'amore. Conviensi dargli mangiare a questo cane, acciocchè sia ben sollicito; e 'l cibo suo non è altro che odio e amore, portato nel vasello della vera umiltà, e tenuto con la mano della vera pazienzia. Perocchè fra l'odio e l'amore nasce l'umiltà, e dolce e soave pazienzia. E quanto più cibo, più sollicitudine. E tanto diventa cauto questo cane, che, eziandio passando gli amici, abbaia, perchè l'intelletto si levi a vedere chi eglisono, e discernere se sono da Dio o no. E così non potrà essere ingannato l'ortolano, nè rubato il giardino; e non verrà il nemico a seminargli la zizzania dell'amor proprio; il quale amore proprio germina spine, e affoga il seme delle virtù. Dategli bere, dategli bere a questo cane; cioè, empite il vasello della memoria vostra del sangue di Cristo crocifisso;e ponetegli lì innanzi continuamente, acciocchè non muoia, e perisca di sete.

Su, Padre carissimo, diamo de' calci al mondo, con tutte le pompe, delizie e ricchezze sue; e, poverello, seguitate l'Agnello consumato e derelitto per noi in sul legno della santissima croce. Non aspettiamo più tempo, per l'amore di Dio! Perocchè il tempo c'è tolto fra le mani, che l'uomo non se n'avvede: epperò non è senno dell'uomo d'aspettare quello che non ha, e perdere quello ch'egli ha. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



XXIII - A Nanna figliuola di Benincasa, verginella sua nipote, in Firenze.

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Ingegnoso e gentile comento morale e poetico della parabola delle vergini. La verginità corporale non sempre è quella dell'anima. Il cuore è lampana che si dilata nell'alto. L'umiltà, da cui deriva mansuetudine e pazienza, è l'olio che nutre il lume della fede, ed è mantenuto dal conoscimento di sè, il quale però metterebbe disperazione senza il conoscimento di Dio, cioè spegnerebbe la fede. Sentenza che concilia la coscienza filosofica con la religiosa. Le cinque vergini è la purità de' cinque sentimenti, la quale è macchiata pur dalle lodi degli uomini.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti vera sposa di Cristo crocifisso, e fuggire ogni cosa che t'impedisse d'aver questo dolce e glorioso sposo. Ma questo non potresti fare, se tu non fossi di quelle vergini savie consacrate a Cristo, le quali avevano le lampane coll'olio, ed eravi il lume dentro. E però vedi che, a volere essere sposa di Cristo, ti conviene avere la lampana, e l'olio, e illume. Sai come s'intende questo, figliuola mia? Per la lampana s'intende il cuore nostro: poichè il cuore debba esser fatto come la lampana. Tu vedi bene che la lampana è larga di sopra, e di sotto stretta; e cosi è fatto il cuore, a significare che noi il dobbiamo sempre tenere largo di sopra, cioè per santi pensieri, e per sante imaginazioni, e per continua orazione; avendo sempre in memoria i beneficii di Dio, e massimamente il beneficio del sangue, per lo quale siamo ricomperati.

Perocchè Cristo benedetto, figliuola mia, non ci ricomprò d'oro nè d'argento nè di perle o d'altra pietra preziosa; anco, ci ricomprò del sangue suo prezioso. Onde tanto beneficio non si vuole mai dimenticare, ma sempre portarlo dinanzi agli occhi suoi, con un santo e dolce ringraziamento, vedendo quanto Dio ci ama inestimabilmente: che non curò di dare l'unigenito suo Figliuolo alla obbrobriosa morte della croce per dare a noi la vita della Grazia. Dissi che la lampana è stretta di sotto: e così il cuorenostro; a significare che il cuore debba essere stretto verso queste cose terrene, cioè in non desiderarle nè amarle disordinatamente, nè appetire più che Dio ci voglia dare; ma sempre ringraziarlo, vedendo come dolcemente ci provvede, si che mai non ci manca cavelle. Ora a questo modo sarà il cuore nostro veramente una lampana. Ma pensa, figliuola mia, che questo non basterebbe, se non ci fosse l'olio dentro. Per l'olio s'intende quella dolce virtù piccola della profonda umiltà: perchè si conviene che la sposa di Cristo sia umile e mansueta e paziente; e tanto sarà umile quanto paziente, e tanto paziente quanto umile. Ma a questa virtù dell'umiltà non potremo venire se non per vero cognoscimento di noi medesimi, cioè cognoscendo la miseria e fragilità nostra, e che noi per noi medesimi non possiamo alcun atto virtuoso, nè levarci neuna battaglia o pena: perocchè se noi abbiamo la infermità corporale, o una pena o una battaglia mentale, non ce la possiamo levare o tollere; perocchè, se noi potessimo, subito la leveremmo via. Dunque bene è vero che noi per noi non siamo nulla, altro che obbrobri, miseria, puzza, fragilità e peccati: per la quale cosa sempre dobbiamo star bassi e umili.

Ma a stare solamente in questo cognoscimento di sè, non sarebbe buono; perocchè l'anima verrebbe a tedio, e a confusione; e dalla confusione verrebbe alla disperazione: onde il demonio non vorrebbe altro se non farci venire a confusione, per farci poi venire a disperazione. Convienci dunque stare nel cognoscimento della bontà di Dio in sè, vedendo che egli ci ha creati alla imagine e similitudine sua, e ricreati a grazia nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo, Verbo dolce incarnato; e come continuamente la bontà di Dio adopera in noi. Ma vedi, che stare solamente in questo cognoscimento di Dio non sarebbe buono; perocchè l'anima ne verrebbe a presunzione e superbia. Convienci dunque che sia mescolato l'uno coll'altro insieme, cioè stare nel cognoscimento santo della bontà di Dio, e nel cognoscimento di noi medesimi: e cosi saremo umili, pazienti e mansueti; e a questo modo averemo l'olio nella lampana.

Convienci ora che ci sia il lume: altrimenti, non basterebbe. Questo lume vuol essere il lume della santissima fede. Ma dicono i Santi che la fede senza l'opera è morta: onde non sarebbe fede viva nè santa, ma morta. E però ci è bisogno adoperarci di continuo virtuosamente, e lassare le fanciullezze e le nostre vanità, e non stare piùcome mondane giovane, ma stare come spose fedeli consecrate a Cristo crocifisso: e a questo modo averemo la lampana e l'olio e 'l lume. Ma dice il Vangelio che quelle vergini savie erano cinque. Onde io ti dico che a ciascuno di noi ci conviene essere cinque: altrimenti non entreremo alle nozze di vita eterna.

Per questo cinque intende che si conviene che noi soggioghiamo e mortifichiamo i nostri cinque sentimenti del corpo, per sì fatto modo che noi non offendiamo mai con essi, pigliando con essi o con alcuni di essi disordinato diletto e piacere. E a questo modo saremo cinque; cioè che aremo soggiogati i nostri cinque sentimenti corporali.

Ma pensa, che questo dolce sposo, Cristo, è tanto geloso delle spose sue, che io non tel potrei dire. E però se egli s'avvedesse che tu amassi altri più che lui, subito si sdegnerebbe con teco. E se tu non ti correggessi, non ti sarebbe aperta la porta dove l'Agnello immacolato Cristo fa le nozze a tutte le sue fedeli spose; ma come adultere saremmo cacciate via, siccome furono quelle cinque vergini stolte, le quali gloriandosi solamente e vanamente della integrità e virginità del corpo, perdettero la virginità dell'anima per corruzione de' cinque sentimenti, perchè non portarono l'olio dell'umiltà con loro, onde le lampane loro si spegnevano. E però gli fu detto: «andatevi a comperare dell'olio». E per quest'olio s'intende in questo luogo le lusinghe e le laude umane: perocchè tutti i lusinghieri e mondani laudatori vendono quest'olio. Quasi come gli fosse detto: «della vostra verginità, e delle vostre buone operazioni, voi non avete voluto comprare vita eterna; anco, avete voluto comprare laude umane; e per avere laude umane le avete fatte. E voi laude andate a comprare: chè qua non entrerete voi».
E però, figliuola mia, guardati dalle laudi degli uomini; e non desiderar laude di neuna operazione che tu facessi: perocchè non ti sarebbe poi aperta la porta di vita eterna. Onde considerando me che questa era l'ottima via, dissi che io desideravo di vederti vera sposa di Cristo crocifisso: e così ti prego e comando, che t'ingegni d'essere. Altro non ti dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



XXIV - A Biringhieri degli Arzocchi Pievano d'Asciano.

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Il ministro di Dio sia fiore nello spirituale giardino. I sacerdoti rei danno puzza di sensualità, d'avarizia che vende i doni di Dio, di superbia suntuosa. Il Pievano svella le male barbe; non si faccia egli bruto. Le opere ree sono giudici nostre alla morte. Dolce ai giusti la morte.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi reverendissimo e carissimo padre mio in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' Servi di Gesù Cristo scrivo a voi, e raccomandomivi nel prezioso sangue di esso Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero ministro suo, e che seguitiate sempre le vestigie sue. Siate, siate quel fior odorifero che dovete essere, e che gittate odore nel cospetto dolce di Dio. Sapete bene, che il fiore quando è stato molto nell'acqua, non gitta odore, ma puzza. Così pare a me veramente, padre, che voi e gli altri ministri dobbiate essere. Ma questo fiore quando è messo nell'acque delle iniquitadi e immondizie de' peccati e miserie del mondo, non rende odore, ma puzza. Oh quanto è misero e miserabile colui che è posto come fiore nella Chiesa Santa, a rendere ragione de' sudditi suoi! chè sapete, che Dio richiede nettezza e purità in loro. Oimè oimè, venerabile padre, egli si trova tutto il contrario; si e per siffatto modo che non tanto che siano eglino i puzzolenti, ma ancora sono guastatori di tutti coloro che s'accostano a loro. Levatevi dunque su, e non più dormite. Assai tempo abbiamo dormito, e morti stati allo stato della Grazia

. Non ci è più tempo, perocchè egli è sonato a codennagione; e siamo condannati alla morte. O dolcissimo padre, ragguardate un poco il pericoloso stato nostro, in quanto pericolo è annegato in questo mare amaro de' peccati mortali. Or non crediamo avere noi a giungere a questo punto della morte? Non dubitiamo; chè non è creatura che per ricchezza nè per gentilezza la possa schivare. Oh quanto sarà misera e miserabile allora quell'anima, la quale si è posto per specchio le dilezioni carnali, nelle quali si è involta, come porco nel loto. Onde di creatura razionale diventa animale bruto; involto ancora in quella putrida avarizia sua; tanto che spesse volte per avarizia e cupidità vende le grazie spirituali e doni. Enfiati per superbia; e tutta lavita loro si spende in onori e in conviti, e in molti servitori, e in cavalli grossi, quello che si dee ministrare a' poveri. Queste sono quelle operazioni le quali al punto della morte si presentano per giudizio, e per giustizia dinanzi all'anima tapinella. Credeva l'anima misera avere fatto contro Dio, ed ella ha fatto contro a sè medesima; e è stata giudice, che ha condannato sè medesima, e èssi fatta degna della morte eternale. Or non siamo più semplici; perochè grande stoltizia è, che l'uomo si faccia degno della morte colà ond'egli può avere la vita.

Poi, dunque, che sta a noi di eleggere o la vita o la morte, per lo libero arbitrio che Dio ha dato a noi; pregovi carissimamente e dolcissimamente, quanto so e posso, che voi siate quel dolce fiore che gittiate odore dinanzi a Dio e negli sudditi vostri. E siccome pastore vero, ponete la vita per le pecorelle vostre, se bisogna; correggendo il vizio, e confermando le virtù nelli virtuosi. Il non correggere infracida, siccome fa il membro corrotto nel corpo corrotto dell'uomo. Abbiate dunque l'occhio sopra di voi, e sopra li sudditi vostri. E non vi paia duro a divellere queste barbe; perocchè molto vi sarà più dolce il frutto, che la fadiga amara. O padre carissimo,ragguardate allo ineffabile amore che Dio ha alla salute nostra: aprite l'occhio a vedere gli smisurati beneficii e doni suoi.
Ora è egli maggiore amore, che ponere la vita per l'amico suo? molto dunque maggiormente è da commendare colui che ha posta la vita per li nemici suoi. Or non si difendano più i cuori nostri; ma traggansi la durizia, e non sieno sempre pietra a uno modo. Rompasi questo legame e catena, col quale il dimonio spesse volte ci tiene legati; ma la forza del santo desiderio, e il dispregiamento dei vizii, e l'amore delle virtù romperà tutti questi legami. Innamoratevi dunque delle virtù vere, le quali il contrario fanno de' vizii; perocchè, come il peccato dà amaritudine, così la virtù dà dolcezza, e in questa vita si gusta vita eterna. E quando verrà ildolce tempo delle morte, la virtù adopererà; risponde per lui, e difendelo dal giudizio di Dio, e dàgli sicurtà; etollegli confusione, e educelo nella vita durabile, dove ha vita senza morte, sanità senza infirmità, ricchezze senza povertà, onore senza vituperio, signoria senza servitudine. Perocchè tutti vi sono signori; e tanto quanto l'uomo è stato minore in questa vita, tanto è maggiore di là; e quanto maggiore vorrà essere in questa vita, tanto sarà minore nell'altra.

Siate dunque piccolo per vera e profonda umiltà; e ragguardate Dio, che è umiliato a voi uomo: e non vi fa indegno di quello che Dio v'ha fatto degno; cioè, del prezioso sangue del Figliuolo suo, del quale con tanto ardentissimo amore sete ricomperato. Noi siamo servi ricomperati; e non ci possiamo più vendere. Ma quando noi siamo nelli peccati mortali, noi ciechi ci vendiamo al dimonio. Pregovi dunque per amore di Cristo crocifisso, che noi esciamo di tanta servitudine. Non dico più; ma tanto vi dico, che li miei difetti sono infiniti; e promettovi cosi, di pigliare li miei e vostri, e faronne un fascio dimira, e porrommelo nel petto per continuo pianto e amatitudine: la quale amaritudine fondata in vera carità ci fa pervenire alla vera dolcezza e consolazione della vita durabile. Perdonate alla mia presunzione e superbia. Raccomandatemi, e benedicetemi tutta la famiglia in Cristo Gesù. Prego lui che vi doni quella sua dolce e eterna benedizione; e sia di tanta fortezza, che rompa e spezzi tutti li ligami che vi tollessero lui. Permanete nellasanta e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.



XXV - A Frate Tomaso della Fonte, de' Frati Predicatori, in San Quirico.

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Il Lume della mente precede all'affetto del cuore: l'affetto nutrica la memoria, e quindi la mente; esso vince il timore servile della pena. Ebrezza dell'amore puro, ritratta in parole potenti.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. lo Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnato nel sangue di Cristo crocifisso, il quale sangue inebria, fortifica, scalda e allumina l'anima della verità: e però non cade in menzogna. Oh sangue, che fortifichi l'anima e togli la debilezza! la quale debilezza procede dal timore servile, e il timore servile viene da mancamento di lume. E però è forte l'anima, perchè nel sangue è stata alluminata dalla verità; ha congnosciuto e veduto coll'occhio dell'intelletto, che la prima Verità il creò perdargli la vita durabile a gloria e loda del nome suo. Chi ce lo manifesta ch'è egli cosi? il sangue dello immacolato Agnello. Il sangue ci manifesta, che tutte le cose che Dio ci concede, prospere e avverse, consolazione e tribolazione, vergogna e vituperio, scherni e villanie, infamie e mormorazioni, tutte sono concesse a noi con fuoco d'amore, per adempire in noi questa prima dolce verità, colla quale fummo creati. Chi ce lo mostra? il sangue. Che se altro Dio avesse voluto da noi, non ci avrebbe dato il Figliuolo, e il Figliuolo la vita.

Come l'anima coll'occhio dell'intelletto ha cognosciuto questa verità, subito riceve la fortezza, che è forte a portare e sostenere ogni gran cosa per Cristo crocifisso. Non intiepidisce, anzi riscalda col fuoco della divina carità; con odio e dispiacimento di sè. A mano a mano si trova ebro: perchè l'ebro perde il sentimento di sè, e non si trova altro che sentimento di vino: tutti i sentimenti vi sono immersi dentro. Così l'anima mia inebriata del sangue di Cristo, perde il proprio sentimento di sè, privato dell'amore sensitivo, privato del timore servile (chè colà dove non è amore sensitivo, non è timore di pena), anzi, si diletta delle pene; in altro non si vuole gloriare, se non nella croce di Cristo crocifisso. Quella è la gloria sua. Tutte lepotenzie dell'anima vi sono dentro occupate. La memoria s'è empiuta di sangue: ricevelo per benefizio: nel quale sangue trova l'amore divino che caccia l'amore proprio; amore d'obbrobrii e pena d'onore; amore di morte e pena di vita.
Con che s'è empiuta la memoria? Colle mani dell'affetto, e santo e vero desiderio. Il quale affetto e amore trasse dal lume dell'intelletto, che cognobbe le verità e la dolce volontà di Dio. Or così voglio, carissimo padre, che dolcemente ci inebriamo e bagniamo nel sangue di Cristo crocifisso; acciocchè le cose amare ci paiano dolci, e i grandi pesi leggieri; delle spinee triboli traiamo la rosa, pace e quiete. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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