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LETTERE di Santa Caterina da Siena dalla 72 alla 152 (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2022 11:51
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14/03/2022 14:14
 
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CXXXV (135) - A misser Pietro marchese del Monte

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, missere lo senatore, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo salutandovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero rettore della giustizia, prima a voi, e poi in altrui; sìche voi possiate apparire innanzi al giustissimo giudice con sicura faccia. Perocchè colui che non tiene la giustizia sopra di sè, non può con buona faccia farla sopra altrui. Perocchè tanto è l'opera giusta, quanto procede dalla giustizia e pura volontà. O dolcissimo fratello in Cristo Gesù, pigliate l'esempio dal prezioso Agnello che fece giustizia de' peccati altrui sopra di sè. Quanto dunque maggiormente dobbiamo noi far vendetta de' peccati nostri sopra di noi! Or dunque salite sopra la sedia della ragione, e fate che la memoria accusi i mali fatti e imali detti e i mali pensieri vostri; e la volontà si dogliadell'ingiuria del suo Creatore e dimandi giustizia: e allora l'intelletto giudichi la pena che dee sostenere il cuoreed il corpo, e diagliela con grande impeto e con grande fervore. E allora sarà placato il giudice giusto; e non solamente perdonerà l'offesa, ma farà, colui che giustamente ha giudicato sè, diventi giusto giudice degli altri. E così diventiamo veri rettori, sottomettendo noi medesimi alla regola della giustizia.

Altro non dico. Pregovi che siate sollecito di spacciare con misser Matteo quello che voi avete a fare per la vostra salute: e non tardate. Altrimenti, vi si potrebbe far mettere la mano alla stanga; e paghereste innanzi che voi ne la levaste. E se non avete altro modo, dateli a lui oa uno banco, sì che stiano a sua posta; ed egli, troverà bene poi il modo. Non ci sono ora le mie compagne che mi solevano scrivere: e però è stato di bisogno che io abbia fatto scrivere a frate Raimondo; il quale vi si raccomanda e saluta in Cristo Gesù con tutto il cuore, e sollècitavi del fatto che avete a fare con misser Matteo.

Se Neri vuol venire qua, pregovi che voi il lasciate venire. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Fatta in Pisa il secondo dì di settembre. Dopo le predette cose, vi raccomando il portatore di questa lettera, il quale è buono e dritto uomo, e vive secondo Dio; ed è fratello della mia cognata secondo la carne, ma sorella secondo Cristo; che se gli bisognasse il vostro aiuto, che voi glielo diate per amore di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXVI - Ad Angelo da Ricasoli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo crocifisso, scrivo e raccomandovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di veder confitto e chiavellato per santo desiderio in sul legno della santissima e venerabile croce; dove noi troveremo l'Agnello immacolato, arrostito al al fuoco della divina carità. In su questo arbore troviamo la fonte della virtù: perocchè la carità è quello arbore fruttuoso, che fu croce e chiovo che tenne legato il Figliuolo di Dio; perché altra croce, o altro legame non l'avrebbe potuto tenere. Ivi trovate, l'Agnello svenato essere mangiatore dell'onore del Padre e della salute nostra. E tanto è grande l'affetto suo, che con la pena corporale nol poteva esprimere. O inestimabile, dolcissima e diletta Carità, per ismisurata fame e sete che tu hai della salute nostra, tu gridi che hai sete. E poniamochè la sete corporale ci fosse grande per la molta fadiga, era nondimeno maggiore la sete della nostra salute. Oimè, oimè, non si trova chi ti diè bere altro che amaritudine di molte iniquitadi: ma dargli bere con una libera volontà, con puro e amoroso affetto, questo in pochi si trova.

Pregovi dunque, dolcissimo, carissimo e venerabile padre mio, che vi leviate su dal sonno della negligenzia, perocchè non è tempo più da dormire; perocchè il sole si comincia già a levare. E dategli bere, poichè tanto dolcemente ve ne dimanda. E se mi diceste: «Figliuola mia, io non ho che dargli»; già v'ho detto che io desidero e voglio che siate confitto e chiavellato in croce, dove noi troviamo l'Agnello svenato, che da ogni parte versa; il quale s'è fatto a noi botte, vino, e celleraio. Così vediamo noi; perocchè, quella umanità è quella botte che velò la natura divina: e 'l celleraio, fuoco e mani di Spirito Santo, spillò quella botte in su'l legno della santissima croce. Questa Sapienzia, parola incarnata, e vino dolcissimo, ingannò e vinse la malizia del dimonio; perocchè egli'l prese con l'amo della nostra umanità. Adunque non possiamo dire che non abbiamo che dargli; ma debbiamo tollere il vino dell'assetato e ineffabile desiderio ch'egli ha della salute nostra, e questo dargli col mezzo del prossimo nostro. Voi dunque, come padre vero, prego che poniate la vita per li sudditi e per le pecorelle vostre. Aprite l'occhio dell'intelletto e ragguardate la fameche Dio ha del cibo dell'anime; e allora sempierà l'anima vostra del fuoco del santo desiderio, in tanto che mille volte, se fusse possibile, darete la vita per loro. Siate, siate gustatore dell'anime, perocchè questo è il cibo che Dio richiede. E io prego la somma eterna Verità, che mi conceda grazia e misericordia che io veda, per l'onore di Dio e per lo santo cibo, isvenare ed aprire il corpo nostro, siccome egli è aperto per noi. E allora sarà beata l'anima vostra, venerabile e dolcissimo padre.

Sappiate, padre, che frate Raimondo non ha fatta l'obedienzia vostra, perché è stato molto impacciato, e non ha potuto lassare; perocchè gli è convenuto aspettare alquanti gentili uomini per lo fatto di questo santo Passaggio: e anco ha molto da aspettare. Ma il più tosto che potrà, ne verra, e sara alla vostra obedienzia. Perdonate a lui e alla mia presunzione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXVII - A misser Matteo Rettore della Chiesa della misericordia di Siena, mentre che essa era a Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi infiammato tutto d'amoroso fuoco, sì e per siffatto modo, che diventiate una cosa colla prima dolce Verità. E veramente l'anima che per amore è unita e trasformata in lui, fa come il fuoco che consuma in sè l'umido delle legna; e poichè sono bene riscaldate, sì le arde e converte in sè medesimo, dandogli quello calore e caldo e potenzia ch'egli ha in sè medesimo. Così l'anima che ragguarda il suo Creatore e la sua inestimabile carità, con laquale comincia l'anima a sentire il caldo del cognoscimento di sè medesimo (il quale cognoscimento consuma ogni umido d'amore proprio di sè medesimo); crescendo il caldo, gittasi coll'affocato desiderio nella smisuratabontà di Dio, lo quale trova in se. Allora participa del caldo e della virtù sua, perciocchè subito diventa gustatore e mangiatore delle anime, e ogni creatura ragionevole converte in sè medesimo per amore e desiderio: ... il colore e sapore delle virtù che egli ha tratto dal legnodella santissima croce che è l'arbore venerabile dove si riposa il frutto dell'Agnello immacolato, Dio-e-Uomo. Or questo è quello frutto soavissimo, il quale vuole dare all'anima, per partecipare col prossimo suo. E veramente così è: che non potrebbe nè dare nè producere altro frutto che quello che egli abbia tratto dall'arbore della vita, perocchè s'è innestato d'amore e desiderio in esso arbore, perché era veduta e cognosciuta la larghezza della smisurata sua carità.

O figliuolo dolcissimo e carissimo in Cristo Gesù, questo desidera l'anima mia di vedere in voi, acciocché il desiderio di Dio e mio sia adempiuto in voi. Si vi prego e vi comando che sempre siate sollecito di consumare ogni umidezza d'amore proprio, di negligenzia e d'ignoranzia. Cresca il fuoco del santo e smisurato desiderio inebriato del sangue del Figliuolo di Dio. Corriamo come affamati dell'onor suo e della salute della creatura: arditamente gli tolliamo il legame con lo quale fu legato in sul legno della santissima croce, leghiamogli le mani della sua giustizia. Ora è il tempo di gridare, di piagnere, di dolerci. Il tempo è nostro, figliuolo: perocchè è perseguitata la sposa di Cristo da' Cristiani, falsi membrie putridi. Ma confortatevi: chè Dio non dispregerà le lagrime, sudori e sospiri che sono gittati nel cospetto suo. L'anima mia nel dolore gode ed esulta, perocchè tra le spine sente l'odore della rosa che è per aprire. Dice la prima e dolce Verità che con questa persecuzione adempie la volontà sua e i desiderii nostri. Ancora, godo ed esulto del dolce frutto che s'è fatto in Cristo in terra sopra i fatti del santo passaggio; e ancora di quello che è fatto e fa qui ed è per fare per la divina grazia. Aiutatemi, Figliuolo mio. Inebriatevi nel sangue dell'Agnello.

Non voglio dire più. Permanete nella santa e dolce dile. zione di Dio, facendo sempre riposo ai rami dell'arbore vero della santissima croce. Gesù dolce, Gesù amore.


CXXXVIII - Alla Reina di Napoli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima e reverendissima madre e suoro in Cristo Gesù, madama la Reina, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi con desiderio di vedervi piena dell'abbondazia della grazia dello Spirito Santo; acciocchè, come terra fruttifera, rendiate frutto buono e soave, e non produca spine, rovi e triboli. Voi sapete, carissima madre, che noi siamo come uno campo di terra, dove Dio per la sua misericordia ha gittato il seme suo, cioè l'amore e l'affetto, col quale ci creò, traendo noi di sè medesimo solo per amore e non per debito. Noi non pregammo mai che ci creasse: ma, mosso dal fuoco della sua carità, ci creò, perché godessimo e gustassimo la somma ed eterna bellezza sua. E acciocchè questo seme faccia frutto e nutrichinsì le piante, egli ci ha data l'acqua del santo battesimo. Bene è dunque dolce e soave questo frutto: ma ècci bisogno d'uno ortolano che 'l governi, e conservi il frutto suo.

O dolcissimo amore Gesù, tu ci hai dato il più forte e grazioso ortolano che possiamo avere, cioè la ragione e la libera volontà. Questa è si forte, che nè dimonio nè creatura la può muovere, nè stringere a uno peccato mortale, se egli non vuole. Questo parve che dicesse quello innamorato di Paolo, quando dice: «Chi sarà colui che mi parta dalla carità di Cristo? non fame nè sete nè persecuzioni, nè angeli nè dimonio». Quasi come dica: «Egli è impossibile ch'io mi parta mai dalla divina carità, se io non vorrò». Bene e forte dunque! Hacci dato anco il tempo; perocchè senza il tempo, questo lavoratore non farebbe cavelle: ma nel tempo, cioè mentre che noi viviamo, questo lavoratore può rivollere la terra, e ricogliere il frutto. Allora la mano dell'amore del santoe vero desiderio piglia il frutto, e ripollo nel granaio suo, cioè Iddio; facendo e drizzando ogni sua operazione a lode e gloria di Dio.

E se voi mi diceste: «Questo ortolano ha uno compagno, cioè la parte sensitiva, che spesse volte il ruba, e loimpedisce, seminandovi e raccogliendovi spesse volte il seme del dimonio, ponendoci e' disordinati diletti e piaceri del mondo, stati, ricchezze, onore, e amore proprio di noi medesimi...». Il quale è uno vermine pericoloso che invermina e guasta ogni nostra operazione: però che colui che ama sè senza Dio, e che attende solo all'onore di sè medesimo, egli non fa mai cavelle buono; onde se egli è signore, non tiene mai giustizia dritta nè buona, ma faralla secondo il piacere delle creature, il quale piacere è acquistato per l'amore proprio di sè. Non voglio dunque che questo caggia in noi: perocchè se voi attenderete solo allo onore di Dio e alla salute della Creatura,la giustizia e ogni vostra operazione sarà fatta con ragione e giustamente: e subito la forza della libertà già dettafarà stare quieta la sensualità. Confortatevi dunque, carissima madre; perocchè, per lo innesto che ha fatto Dio a noi, arbori infruttiferi, cioè per l'unione della natura divina colla natura umana, è sì fortificata la ragione e l'amore nostro verso di lui, che per forza d'amore è tratta ad amare; e la sensualità è sì indebilita, che, volendo usare la ragione, non ci potrà cavelle. Bene vediamo noi, carissima madre, che la carne nostra, cioè l'umanità di Cristo ch'è dalla massa d'Adamo, è si flagellata e tormentata con tanti strazi e scherni e villanie infine all'obbrobriosa morte della croce, che debbe fare stare soggetta la nostra, che non ribelli mai nè alzi il capo contraDio e la regione.

O amore ineffabile, dolcissimo Gesù, come si può tenere la creatura che non si disfaccia e dissolva per te? O innesto piacevole, Verbo incarnato Figliuolo di Dio, che traesti il vermine del vecchio peccato d'Adam, e traestine il frutto salvatico! Perocchè, per lo peccato commesso era l'orto nostro sì insalvatichito, che neuno frutto divirtù poteva producere che gli desse vita. O dolce fuoco d'amore, tu hai innestato e legato Dio nell'uomo e l'uomo in Dio sì e per siffatto modo, che lo infruttoso fuoco che ci dava la morte, è fatto buono e fruttifero, in tanto che sempre ci dà vita, se noi vorremo usare la forza della ragione.

Ragguardate, ragguardate l'amore ineffabile che Dio vi porta, e la dolcezza del soave frutto dell'Agnello immacolato, il quale fu quello seme dolce che fu seminato nel campo dolce di Maria. Non stia più dunque a dormire, nè in negligenzia, questo nostro lavoratore; poichè egli ha il tempo, ed è forte per l'esser suo, ed è fortificato per l'unione che Dio ha fatta nell'uomo. Pregovi dunque in Cristo dolce Gesù, che l'amore e l'affetto e 'l desiderio vostro si levi su e pigli l'arbore della santissimacroce; e piantisi nell'orto dell'anima vostra; peró ch'egliè uno arbore pieno di frutti di vere e reali virtù. Chè bene vedete voi che, oltre all'unione che Dio ha fatta colla creatura, egli è giunto su la croce santa, e vuole e richiede che noi ci uniamo per amore e desiderio in su quest'arbore: e allora l'orto nostro non potrà avere altro chedolci frutti soavi. E però dissi che io desideravo che voi fuste campo fruttifero.

Abbiamo dunque veduto in che modo riceve in sè il frutto e in che modo sel tolle; cioè in sapere usare la forza e la potenza del buono lavoratore della ragione e libera volontà, colla memoria dell'Agnello svenato, ad abbattere la parte sensitiva. Orsù dunque virilmente, dolcissima suoro! Non è più tempo da dormire, però che' l tempo non dorme, ma sempre passa come' l vento. Rizzate in voi per amore il gonfalone della santissima croce; però che tosto ci converrà rizzare: chè, secondo che mi pare intendere, il Padre Santo lo bandirà sopra e'Turchi. E però vi prego che voi vi disponiate, sì che tutti di bella brigata andiamo a morire per Cristo. Ora vi prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che sovveniate la sposa nel bisogno suo, in avere, in persona e in consiglio; e in ciò che si può, dimostriate d'esser figliuola fedele della dolce e santa Chiesa. Chè voi sapete bene ch'ella è quella madre che notrica i figliuoli al petto suo, dando loro latte dolcissimo che lor dà vita. Bene è dunque stolto quello figliuolo che non aita la madre quando il membro putrido la ribella ed è contra lei. Voglio dunque che siate quella figliuola vera che sempre sovveniate alla madre vostra. Non dico più. Perdonate alla mia ignoranzia. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Raccomandovi frate Pietro, che vi reca questa lettera, come caro padre e figliuolo mio.


CXXXIX - A frate Tomaso della Fonte dell'ordine de' predicatori in Siena

Laudato sia il nostro dolce Salvatore.

A voi, dilettissimo e carissimo in Cristo Gesù, io Caterina, serva inutile, e vostra indegna figliuola, mi raccomando nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io desidero di vedervi, ma non senza me, sdraiato in sull'arbore della dolcissima e dilettissima Croce. Altro refrigerio non ci veggo, carissimo Padre, se non di spasimarvi su con ardentissimo amore. Ine non saranno dimonia visibili nè invisibili, che ci possano tollere la vita della Grazia; perocchè essendo levati in alto,la terra non ci potrà impedire; come disse la bocca della verità: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarò a me». Però ch'el trae il cuore, e l'anima, e la volontà, con tuttele forze sue.

Adunque, dolcissimo padre, facciancene letto. Perocchè io godo e esulto di quello che mi mandate a dire. Pensando che 'l mondo è contrario a noi, dissi: non son degna che esse mi facciano tanta misericordia che esse mi donino 'l vestimento che ebbe 'l nostro dolcissimo Padre eterno. Bene, padre carissimo, che questa è poca cosa, e tanto poca cosa che non è quasi cavelle. O dolcissima ed eterna Verità, dacci mangiare de' bocconi grossi. Io non posso più, se non che io v'invito da parte di Cristo crocifisso, che forniate la navicella dell'anima vostra di fede e di fame.

Come' l Maestro udì la vostra lettera, fece rispondere al compagno suo. Non so se l'avete avuta per si fatto modo, che esse si potranno bene pacificare.

Di Luca vi rispondo che, quanto a me, pareva il meglio che egli si ricevesse per frate, per più legame di lui.Nondimeno ciò che ne pare a voi e al priore, io son molto contenta. Ditegli che non s'indugi più a vestire. Prego il nostro dolce Salvatore, che ve ne faccia fare quello chesia più onore suo. Sappiate che io temo che non mi convenga passare l'obedienzia: perocchè l'arcivescovo ha chiesto di grazia al generale, che io rimanga anco parecchi dì. Pregate quello venerabile Spagnuolo che ci accatti grazia che noi non torniamo vote. Ma per la grazia di Dio non credo tornare vota. Benediteci tutte da parte vostra: e tutte vi ci mandiamo raccomandando. Confortate e benedicete da parte di Gesù Cristo, e di tutte noi, monna Lapa, e monna Lisa, e tutte e tutti figliuoli e figliuole nostre. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CATERINA, serva inutile.


CXL (140) - A misser Giovanni condottiero, e capo della compagnia che venne nel tempo della fame

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Gesù, ioCatarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero figliuolo e cavaliere di Cristo, sì e per siffatto modo, chedesideriate mille volte se tanto bisognasse, dare la vita inservizio del dolce e buono Gesù. Il quale sarebbe scontamento di tutte le nostre iniquità, le quali abbiamo commesse contra il Salvatore nostro. O carissimo e dolcissimo fratello in Cristo Gesù, or sarebbe così gran fatto che vi recaste un poco a voi medesimo, e consideraste quante sono le pene e gli affanni che avete durato in essere al servizio e al soldo del dimonio? Ora desidera l'anima mia che mutiate modo, e che pigliate il soldo e la croce di Cristo crocefisso, e tutti i vostri seguaci e compagni; sì che siate una compagnia di Cristo, ad andar contra a' cani infedeli che possiedono il nostro Luogo santo, dove si riposò e sostenne la prima dolce Verità morte e pene per noi. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo Gesù che, poichè Dio ha ordinato e anco il nostro Padre santo, d'andare sopra gl'Infedeli, e voi vi dilettate tanto di far guerra e di combattere, non guerreggiate più i Cristiani; però che è offesa di Dio; ma andate sopra di loro. Chè grande crudeltà è che noi che siamo cristiani, membri legati nel corpo della santa Chiesa, perseguitiamo l'un l'altro. Non è da fare così: ma è da levarsi con perfetta sollecitudine, e levarne ogni pensiero.

Maravigliomi molto, avendo voi, secondo che ho inteso, promesso di volere andare a morire per Cristo a questo santo passaggio, e ora voi vogliate far guerra di qua. Questa non è quella santa disposizione che Dio richiede a voi andare in tanto santo e venerabile luogo. Parmi che vi dovereste ora in questo tempo disporre a virtù, infino che il tempo ne venga per noi, e per gli altri che sidisporranno a dare la vita per Cristo: e così dimostrerete d'esser virile e vero cavaliere.

Viene a voi questo mio padre e figliuolo, frate Raimondo, il quale vi reca questa lettera. Dategli fede a quello che egli vi dice; però ch'egli è vero fedele servo di Dio, e non vi consiglierà nè dirà se non quello che sia onore di Dio e salute e gloria dell'anima vostra. Non dico di più. Pregovi, carissimo fratello, che vi rechiate a memoria la brevità del tempo vostro. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CATARINA, inutile serva.


CXLI - A don Giovanni de' Sabbatini da Bologna monaco dell'ordine della Certosa nel monasterio di Belriguardo, presso a Siena, quand'ella era a Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre per reverenzia del dolcissimo Sacramento del corpo dolce del Figliuolo di Dio, e figliuolo: e così vi dico e vi chiamo in quanto iovi parturisco per continue orazioni e desiderio nel cospetto di Dio, siccome la madre parturisce il figliuolo. Adunque, come madre, vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; e desidero di vedervi annegato e affogato nel fuoco dell'ardentissima sua carità, nel quale amore l'Agnello immacolato si svenò e fece bagno dell'umana generazione del sangue suo. Levisi dunque l'affocato desiderio nell'anima nostra a dare sangue per sangue; perocchè li tempi nostri s'approssimano, ne' quali si proveranno gli arditi cavalieri. Oh quanto sarà beata l'anima mia quando vedrò voi e gli altri correre come innamorati, a dare la vita, e non vollere il capo addietro! Pregovi dunque per l'amore di Cristo crocifisso che, acciocchè siate fortificato al tempo suo, voi in questo tempo d'ora apriate l'occhio del cognoscimento. Perocchè io non veggo che l'anima possa avere in sè questa fortezza, la quale riceve dalla dolce madre della carità, se continuamente non tiene aperto questo occhio del cognoscimento di sè medesimo; onde vi diventa umile, e trovavi il cognoscimento della bontà di Dio. Per lo quale lume e cognoscimento gli nasce uno caldo e uno fuoco d'amore con tanta dolcezza, che ogni amaritudine ne diventa dolce, e ogni debile si fortifica; e ogni ghiaccio d'amore proprio di sè dissolve (onde allora non ama sè per sè, ma sè per Dio) e infonde ancora uno fiume di lagrime; e discende gli amorosi desiderii sopra i fratelli suoi, e d'amore puro gli ama e non mercennaio. E ama Dio per Dio, inquanto egli è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato.

Non tardiamo più, dunque, figliuolo e padre carissimo in Cristo Gesù, a pigliare a abitare in questa santa abitazione del cognoscimento di noi; la quale c'è tanto necessaria e di tanta dolcezza. Perocchè, come detto è, vi si trova la infinita bontà di Dio. Or questa è l'arme che voglio che noi pigliamo, acciocchè non siamo trovati disarmati al tempo della battaglia, dove daremo la vita per la vita, il sangue per lo sangue. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Gherardo misero, e frate Raimondo suo padre, vi si raccomandano.


CXLII - A Sano di Maco, essendo la Santa in Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo figliuolo in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero cavaliero forte a combattere contro ogni illusione di dimonia, mentre che stiamo in questo campo della battaglia, attorniati da'nemiei nostri, i quali sempre impugnano contra noi. Voi, come cavaliero vero e virile (pianta novella) levatevi con uno desiderio ad andare contra loro; non vollendo il capo addietro, perocchè rimarremmo morti o prigioni. Allora è detto l'uomo essere in prigione quand'egli è in alcuno luogo e non ne può uscire a sua posta. Così noi se vollessimo il capo della nostra volontà, levandoci dal santo proponimento, e inchinandoci a mettere in effetto le cogitazioni del dimonio, noi saremmo nella più pessima prigione che noi potessimo essere; perduta aremmo la libertà, saremmo servi e schiavi del peccato.

Se mi dite, figliuolo dolcissimo: «Io sono debile contro tanti nemici»; rispondovi, che tutti siamo debili e fragili a cadere per ogni leggiera cosa, in quanto noi; ma la divina Provvidenza adopera nell'anima, e fortificaci, tollendoci ogni debilezza. Così sperate; e credete fermamente, che l'anima che spera in lui, sempre è provveduta da lui; e il dimonio neuna forza può adoperare; perocchè la virtù della dolcissima e santissima croce gliele toglie; onde perde le sue forze contra noi. Ma l'uomo per la inestimabile bontà di Dio n'è tutto fortificato, e liberato da ogni debilezza e infirmità. Nella memoria della santa croce diventiamo amatori delle virtù, e spregiatori de' vizii. E perché noi siamo quella pietra dove fu fitto quel gonfalone, non possiamo dire di non averla, perocchè ella è fermata in noi. Sapete che nè chiovo nè croce nè pietra arebbe tenuto Dio-e-Uomo confitto in croce, se l'amore ch'egli ebbe all'uomo non l'avesse tenuto. Adunque noi siamo coloro a cui è dato il prezzo del sangue. In questa memoria si spregia l'onore; desideransi scherni, strazii e vituperi. La ricchezza desidera povertà volontaria, e la immondizia acquista continenzia e purità; ogni diletto e appetito disordinato vi si dispregia: solo rimane vestito delle vere e reali virtù. Non si diletta in altro che in Cristo, non reputa nè vuole sapere altro che Cristo crocifisso. Anco, dice: «io mi diletto e vuomi gloriare nel mio signore Gesù Cristo, per cui amore il mondo m'ha in dispregio, e io ho lui».

Or suso, figliuolo mio, poichè ella è tanto dolce che ci tolle ogni amaritudine e a' morti rende la vita, pigliate questa santa croce in questo cammino, dove l'uomo viandante e peregrino ha bisogno d'appoggiarsi a questo santo legno, infino che siamo giunti al termine nostro, dove l'anima si riposa in pace nel fine suo. Oh quanto gli sono dolci le fadighe ch'egli ha portate nel cammino! Oh pace, oh quiete, oh dolcezza, la quale gusta e riceve l'anima giunta al porto suo, a trovare l'Agnello svenato, il quale egli cercò in su la croce, il quale gli è fatto mensa, cibo, e servitore! E trova il letto della divina Essenzia; dove l'anima si riposa e dorme: cioè, che ha posto fine e termine a quella legge perversa che continuamente, mentre che fu viandante, ribellava al suo Creatore.

Adunque goda ed esulti l'anima con ardentissimo desiderio, pigliando il vero gonfalone della santissima croce senza neuno timore di non potere perseverare la vita cominciata; ma dire: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò portare, e adoperare infino alla morte».

Mandastemi a dire della dolce provvidenzia, che Dio nelle piccole cose mostrò, per confortarvi, e accendervi a portare ogni battaglia e a prendere speranza nella sua provvidenzia. Questo vi dà materia di non rompere mai il santo proponimento, per veruno caso che occorresse. Credo che non mangiaste più dolce cibo. Temo che non abbiate offeso nel peccato della gola. A questa parte non dico. Benedicete tutta la vostra famiglia in Cristo Gesù. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXLIII - Alla Reina di Napoli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Laudabile e carissima madre, madonna la reina, la vostra indegna Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vera figliuola e sposa consacrata al dolce Dio nostro. Figliuola sete chiamata dalla dolce prima Verità, perocchè siamo creati e usciti da Dio. Così disse egli: «Facciamo l'uomo all'imagine e similitudine nostra». Sposa fu fatta la creatura razionale quando Dio prese la natura umana. O dolcissimo amore Gesù, in segno che tu l'avevi presa per sposa, in capo degli otto dì tu le donasti l'anello della dolcissima e santissima mano tua, nel tempo della santa Circoncisione. Così sapete voi, venerabile madre mia, che in capo degli otto dì, se silevò tanta carne quanta è un cerchio d'anello, e cominciò a pagarci l'arra, per darci pienamente speranza del pagamento, il quale ricevemmo in su 'l legno della santissima croce, quando questo sposo, Agnello immacolato, fu svenato, e da ogni parte versò abbondanzia di sangue col quale lavò le immondizie e peccati della sposa sua, cioè l'umana generazione. E attendete, che il fuoco della divina Carità ci ha donato l'anello non d'oro, ma della purissima carne sua; e hacci fatte le nozze, questo dolcissimo Padre, non di carne d'animale, ma del prezioso corpo suo: ed è questo cibo e Agnello arrostito al fuoco della Carità in su il legno della dolce croce

Adunque io vi prego dolcissimamente in Cristo Gesù, che il cuore e l'anima con ogni suo affetto e movimento e sollecitudine si levi ad amare e a servire sì dolce e caropadre e sposo quanto è Dio, somma e eterna Verità, quale ci amò veramente, e senza essere amato. Non sia adunque alcuna creatura, nè Stato nè grandezza nè signoria nè alcuna altra gloria umana (che tutte sono vane e corrono come il vento), che ci ritragga da questo vero amore, il quale è gloria e vita e beatitudine dell'anima; eallora dimostreremo d'essere spose fedeli. E anco, quando l'anima non ama altro che il suo creatore, e non desidera veruna cosa fuore di lui, ma ciò ch'ella ama e fa, fa per lui: e tutte quelle cose che vede che sieno fuore dellasua volontà, (come sono e vizii e peccati, ogni ingiustiziae ogni altro difetto) odia, intanto che per lo santo odio che ha conceputo contr'al peccato, eleggerebbe innanzi la morte, prima che romper la fede allo Sposo eterno suo. Siamo, siamo fedeli, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, spregiando il vizio e abbracciando le Virtù; facendo e adoperando ogni gran fatto per lui.

Sappiate, madonna mia venerabile, che l'anima mia gode e esulta poichè ricevetti la vostra lettera, la quale m'ha data grande consolazione per la santa e buona disposizione la quale mi pare che voi avete, cioè di dare per gloria del nome di Gesù Cristo la sustanzia e la vita. Maggiore sacrificio nè maggiore amore gli potete mostrare che a disponervi a dare la vita per lui, se bisogna. Oh quanta dolcezza sarà quella, a vedere dare sangue per sangue, e che io vegga crescere tanto in voi il fuoco del santo desiderio per la memoria del sangue del Figliuolo di Dio; che, come voi sete intitolata reina di Gerusalem, così siate capo e cagione di questo santo passaggio, sì che quello santo luogo non sia posseduto più da quelli pessimi Infedeli, ma sia posseduto da' Cristiani onorevolmente, e da voi come cosa vostra. Sappiate che il Padre santo n'ha grandissimo desiderio. Sicchè, manifestando voi a lui la vostra volontà, la quale lo Sposo santo ha messa nell'anima vostra, vorrei che gliel mandaste dicendo, acciocchè gli crescesse più il desiderio. E vorrei che voi dimandaste di fare questo santo passaggio, voi principalmente, e tutti gli altri Cristiani che voivolessero seguire; perocchè se voi vi levate su a volerlo fare, e mandarne in effetto il santo proponimento, troverete una grande disposizione di Cristiani a volervi seguire. Pregovi dunque per l'amore di Cristo crocifisso che voi ne siate sollecita; e io prego, quanto sarà possibile alla mia fragilità, la somma e eterna bontà di Dio, che a questo e a tutte le vostre buone operazioni vi dia perfettissimo lume, e cresca in voi il desiderio sopra desiderio;sicchè, accesa di fuoco d'amore perveniate dalle signoria di questa misera e caduca vita a quella perpetua città di Gerusalem, visione di pace, dove la divina clemenzia ci farà tutti re e signori, e ogni fadiga remunererà a chi perlo suo dolcissimo amore sopporta ogni fadiga. Permanete nella santa dilezione di Dio. Gesù, Gesù, Gesù. Fatta a' dì quattro d'agosto.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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