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Il Vicario di Cristo il Papa il suo ruolo e la sua rinuncia (2)

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2017 00:02
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31/08/2016 23:18
 
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Si “rinuncia” alla GMG, non al Papato!



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Se un Papa si dimette a causa della Gmg, i conti non tornano.


Dall’11 febbraio 2013, la Chiesa intera ed ognuno di noi che porta nel cuore Benedetto XVI e il papato quale istituzione divina,  si domanda che cosa abbia mai spinto il grande Ratzinger alla dolorosa e drammatica Rinuncia. Tra le migliaia di presunte risposte giunge ora quella che dovrebbe essere la più ufficiale e che dovrebbe porre fine ad ogni interpretazione arbitraria, o illazioni speculative.


È lo stesso Benedetto XVI a spiegarlo ad Elio Guerriero, vedi qui, in un libro intervista che uscirà il 30 agosto c.m. laddove dice:


“Nel 2013, tuttavia, vi erano numerosi impegni che non ritenevo più di poter portare a termine”.


Quali erano questi impegni?


“In particolare era già stata fissata la data della Giornata Mondiale della Gioventù che doveva svolgersi nell’estate del 2013 a Rio de Janeiro in Brasile. Ora, a questo riguardo, io avevo due convinzioni ben precise. Dopo l’esperienza del viaggio in Messico e a Cuba, non mi sentivo più in grado di compiere un viaggio così impegnativo. Inoltre, con l’impostazione data da Giovanni Paolo II a queste giornate, la presenza fisica del Papa era indispensabile. Non si poteva pensare a un collegamento televisivo o ad altre forme garantite dalla tecnologia. Anche questa era una circostanza per la quale la rinuncia era per me un dovere. Avevo infine la fiducia certa che anche senza la mia presenza l’anno della fede sarebbe comunque andato a buon fine. La fede, infatti, è una grazia, un dono generoso di Dio ai credenti. Avevo, perciò, la ferma convinzione che il mio successore, così come è poi avvenuto, avrebbe ugualmente portato al buon fine voluto dal Signore, l’iniziativa da me avviata”.


Le parole che ci lasciano perplessi e con  profondo tremore, amaro nel cuore, sono le seguenti: con l’impostazione data da Giovanni Paolo II a queste giornate, la presenza fisica del Papa era indispensabile. Non si poteva pensare a un collegamento televisivo o ad altre forme garantite dalla tecnologia. Anche questa era una circostanza per la quale la rinuncia era per me un dovere…”.


Non possiamo tacere sul dolore e sull’amarezza che – questa motivazione – procura alle nostre riflessioni. È come se due sposi, stanchi di seguire i propri figli o resi impossibilitati a farlo fisicamente, abdicassero al proprio ruolo!


La motivazione che più ci sorprende e ci amareggia perché priva di consistenza biblica e teologica, sta nell’affermare che – avendo – Giovanni Paolo II “imposto” la presenza fisica del Papa alle GmG, trovandosi Benedetto XVI nell’impossibilità fisica di realizzarlo, abbia ritenuto “un dovere” rinunciare non alla GmG ma al papato! Perdonateci, ma non è da Ratzinger e non è teologicamente corretto!


Infatti, egli contraddice se stesso e non solo.


Nel 2005, durante l’aggravarsi della malattia di Giovanni Paolo II (morì in meno di tre mesi), quando — con una certa insistenza — l’episcopato tedesco tornò a parlare di dimissioni di un papa per infermità fisica e anzianità, l’allora cardinale Ratzinger rispose con un netto rifiuto. «Ha ragione Giovanni Paolo II a non dimettersi — spiegò durante un colloquio con il giornalista Bruno Vespa –, perché è Dio ad affidare la missione ad un Pontefice ed è Dio a porvi fine».


Vogliamo piuttosto credere “agli asini che volano”, ossia rispettare che Benedetto XVI voglia imporre questa versione più ufficiale pur di non rivelare la verità sulla sua Rinuncia, piuttosto di non dover scoprire che… davvero il teologo Ratzinger contraddice quanto dalla Chiesa insegnato in materia e quanto lui stesso ha insegnato sul ruolo e la responsabilità di un Pontefice.


Benedetto XVI non aveva affatto alcun obbligo – teologico o morale – di “copiare” il predecessore andando “per forza” alla Gmg magari sulla carrozzella…. che lui lo abbia sentito come un dovere è lodevole e generoso, ma non si rinuncia al governo della Chiesa per una Gmg; non si rinuncia ad essere “Vicario” di Cristo perché non si riesce ad andare a trovare migliaia di giovani radunati in una occasione che può ripetersi a Roma, magari a san Pietro, dove sarebbe il Papa a riceverli. Che poi vien da ridere, se non piangere, che a conti fatti, la Gmg in Polonia è stata un crollo di numeri e di partecipazione, ma guai a dirlo, non sarebbe politicamente corretto.


Cliccando qui troverete l’analisi drammatica ma brillante del cardinale Brandmuller sulla vicenda della Rinuncia.


Ma, infatti, è qui che subentra l’intervento amletico di mons. Georg Gänswein, vedi qui, il quale invece di riportare quanto affermato da Benedetto XVI ad Elio Guerriero nel marzo 2016, due mesi dopo nel seguente mese di maggio, mons. Georg offre tutta un’altra serie di “riflessioni-visioni”, senza mai fare alcun riferimento alle Gmg. Molto strano!


Che si sia verificato un corto circuito nella comunicazione tra Benedetto XVI e il suo prezioso segretario, lo riteniamo impossibile, così come riteniamo inverosimile la motivazione sulla Rinuncia data da Benedetto XVI. La rispettiamo, se Benedetto XVI è questo che ci chiede, se è questa l’interpretazione che vuole ufficializzare, ma lo possiamo fare – questo passo – solo dando onore alla ragione che i conti non tornano, riconoscendo alla ragione stessa che questa motivazione è ancora più grave di ogni altra interpretazione, e fa acqua da tutte le parti. Spiega ancora Benedetto XVI che:


Avevo infine la fiducia certa che anche senza la mia presenza l’anno della fede sarebbe comunque andato a buon fine. La fede, infatti, è una grazia, un dono generoso di Dio ai credenti. Avevo, perciò, la ferma convinzione che il mio successore, così come è poi avvenuto, avrebbe ugualmente portato al buon fine voluto dal Signore, l’iniziativa da me avviata”.


Ma in questi termini anche la Gmg sarebbe andata “a buon fine” senza la sua presenza fisica…. non è forse anche la Gmg “un dono generoso di Dio”? E quale Papa avrebbe potuto nutrire, nell’arco della storia ecclesiale, che un suo Successore “non avrebbe potuto” portare a buon fine ciò che il Signore voleva? No! Questi non sono discorsi “da Ratzinger”! Ci rifiutiamo di credere che Ratzinger abbia capitolato nella fede alla Divina Provvidenza!


Anche se un detto proverbiale evangelico dice che “nessuno è indispensabile-siamo servi inutili”, nessuno può abdicare al proprio compito, al ruolo che il Signore ha dato, Geremia docet… «Ahimè, Signore, Dio, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo». Ma il Signore mi disse: «Non dire: ‘Sono un ragazzo’, perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello che io ti comanderò. Non li temere, perché io sono con te per liberarti», dice il Signore. Poi il Signore stese la mano e mi toccò la bocca; e il Signore mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi, io ti stabilisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per sradicare, per demolire, per abbattere, per distruggere, per costruire e per piantare…» (Ger.1,4-10)


Sostituiamo “giovane” con vecchio o anziano o malato, e comprenderemo che non è da Ratzinger ribaltare le parole del Signore. Altrimenti, sempre sull’esempio di due coniugi, dovremo credere legittimo che esista  una sorta di “rinuncia” al proprio ruolo quando sopraggiungesse una malattia…. Ma laddove Giovanni Paolo II avesse “impostato” in senso di obbligo la presenza fisica di un Papa alle Gmg, egli lo previde anche in caso di malattia, ma senza dubbio entro certi limiti plausibili, limiti umanamente accettabili, non certo con un Pontefice portato in barella o con le flebo…. ed in ogni caso non impostò e non previde la Rinuncia al governo della Chiesa in caso di malattia, come ha spiegato bene il card. Brandmuller.


_0055 dimissioni 2E non vogliamo associare l’immagine della leggenda tratta dall’apocrifo Atti di Pietro nel Quo vadis Domine?Dove Gesù risponde a Pietro: Eo Romam, iterum crucifigi(vado a Roma, per essere crocifisso nuovamente). Il Quo vadis è un apocrifo come, apocrifa, ci sembra tutta questa situazione che stiamo vivendo e che ogni Pontefice dovrebbe percepire come sollecitazione per rimanere nel proprio ruolo. Tuttavia questa Rinuncia, che Benedetto XVI attribuisce al suo fisico non più in grado di seguire fisicamente la Gmg, ci sembra davvero inverosimile, inaccettabile, ancora più drammatica del gesto stesso e spiegherebbe, in definitiva, perché alla fine dei conti Ratzinger ha messo in crisi il Diritto Canonico “rimanendo Papa” lo stesso, non rinunciando alla veste bianca del Pontefice e “facendosi solo da parte” come ha spiegato in termini amletici mons. Georg.


Si rinuncia semmai alla Gmg, non alla guida della Chiesa. Queste affermazioni di Benedetto XVI, dunque, non chiariscono affatto il mistero di questa grave Rinuncia “incompleta”, ossia, rimanendo ugualmente Papa, ma rendono ancor più tortuosa ogni interpretazione.


Naturalmente lasciamo alla storia il compito di far luce sui fatti, a noi non resta che confidare nella parola e nella promessa di Gesù, che le porte degli inferi, nulla prevarrà contro la Chiesa, Sua Sposa “nel Bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, in salute o in malattia”.


Ci chiediamo solo a cosa servono, oggi, queste continue interviste quando, invece di chiarire, aumentano i conflitti, i dubbi e le domande. Più che di interviste che esprimano continuamente pensieri personali, avremo bisogno, da parte di tutti i Pastori, parole di fuoco come queste:



«Oimè, oimè, disavventurata l’anima mia! Aprite l’occhio e ragguardate la perversità della morte che è venuta nel mondo, e singolarmente nel corpo della santa Chiesa. Oimè, scoppi il cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio. Vedete, padre, che ‘l lupo infernale ne porta la creatura, le pecorelle che si pascono nel giardino della santa Chiesa; e non si trova chi si muova a trargliele di bocca. (…) Oimè, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè che il sangue di Cristo, che è dato per grazia e non per debito, egli sel furano con la superbia, tollendo l’onore che debbe essere di Dio, e dannolo a loro».



[Lettera 16 (XVI) di Santa Caterina da Siena al card. Di Ostia, citata da Paolo VI nella Proclamazione della Santa a Dottore della Chiesa il 4.10.1970].






Enigma Benedetto e la necessità di chiarezza
di Riccardo Cascioli
31-08-2016


Benedetto XVI

In principio fu la promessa di restare «nascosto al mondo», di «salire sul monte», di continuare a servire la Chiesa ritirandosi nella preghiera e nella meditazione, «in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze». Nel febbraio 2013 Benedetto XVI aveva accompagnato così la sua rinuncia al pontificato, che aveva colto tutti di sorpresa. E per un bel po’ effettivamente è stato così, a parte la puntuale risposta nel settembre 2013 al matematico Piergiorgio Odifreddi che aveva criticato il suo libro su Gesù. 

Ma ormai pare proprio che il “papa emerito” Benedetto XVI ci abbia ripensato. E da un po’ di mesi stiamo assistendo a un crescendo di interventi che sta raggiungendo il culmine in questi giorni. Ieri è infatti uscita una biografia di Ratzinger con allegata una intervista concessa all’autore, Elio Guerriero, e anticipata nei giorni scorsi da Repubblica. E il 9 settembre uscirà un libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald, lo stesso del precedente libro-intervista (Luce del mondo) uscito nel 2010 in pieno pontificato. Questa volta il titolo è “Benedetto XVI, Ultime conversazioni”. Che poi siano davvero le ultime a questo punto è lecito dubitarne, ma soprattutto è lecito chiedersi il perché di questo improvviso attivismo.

Non c’è bisogno di essere dietrologi o complottisti per osservare che i conti non tornano. I fatti sono chiari: era stato annunciato il silenzio definitivo, sta avvenendo il contrario. Lecito chiedersi quali ragioni abbiano spinto Benedetto XVI a venir meno al suo impegno. Non solo, improvvisamente ha cominciato a parlare anche il suo fido segretario, quel monsignor Georg Ganswein che si definisce fedele al Papa emerito «fino alla morte» ma che è anche Prefetto della casa Pontificia. E mentre Benedetto XVI è attentissimo a usare solo parole positive nel confronti del suo successore, monsignor Ganswein da una parte si lancia in azzardate tesi sul "pontificato allargato", dall'altra non manca di mettere bene in evidenza i punti deboli di Papa Francesco.

Ma al fatto in sé si deve aggiungere anche il contenuto di alcuni interventi, come quello dell’intervista appena pubblicata da Repubblica. Tornando sulle ragioni della rinuncia, e riproponendo il tema della stanchezza, Benedetto XVI aggiunge: «In particolare era già stata fissata la data della Giornata Mondiale della Gioventù che doveva svolgersi nell’estate del 2013 a Rio de Janeiro in Brasile. Ora, a questo riguardo, io avevo due convinzioni ben precise. Dopo l’esperienza del viaggio in Messico e a Cuba, non mi sentivo più in grado di compiere un viaggio così impegnativo. Inoltre, con l’impostazione data da Giovanni Paolo II a queste giornate, la presenza fisica del Papa era indispensabile. Non si poteva pensare a un collegamento televisivo o ad altre forme garantite dalla tecnologia. Anche questa era una circostanza per la quale la rinuncia era per me un dovere». 

Con tutto il rispetto si fa veramente fatica a credere che il motivo della rinuncia – una decisione che lo stesso Benedetto XVI definì allora “grave” e “nuova” -  possa essere stata l’impossibilità di partecipare alla GMG di Rio, quando l’interruzione del suo Pontificato ha significato, ad esempio, lasciare a metà l’enciclica sulla fede che doveva terminare la trilogia dopo quelle sulla carità (Caritas in Veritate) e sulla speranza (Spe salvi).

Non sappiamo ancora cosa ci sarà nel prossimo libro-intervista, anche se probabilmente in linea con le ultime uscite non c’è da aspettarsi rivelazioni clamorose. Ma il fatto è che già le affermazioni poco credibili fatte a proposito della rinuncia, da una parte alimentano voci e pettegolezzi sui reali motivi della decisione, dall’altra aumentano le preoccupazioni di chi vede per la Chiesa la pericolosità di una situazione del genere, a partire dalla possibilità stessa che si possa parlare di un “papa emerito”.  Di queste preoccupazioni si è fatto recentemente interprete il cardinale tedesco Walter Brandmüller, grande amico di Ratzinger ma fortemente critico sia della decisione della rinuncia sia soprattutto del “dopo”. Brandmüller ritiene infatti «necessaria e urgente una legislazione che definisca e regoli» lo statuto di chi è stato Papa, perché la decisione di istituire un papato emerito – lasciandolo peraltro indefinito – sta creando una situazione pericolosa per la Chiesa al punto da poter portare a uno scisma. 

Da qualsiasi parte si prenda la questione, resta il fatto che in tempi di grave confusione per la Chiesa, si aggiungono purtroppo – aldilà delle intenzioni - altri motivi di confusione. Non è certo di questo che oggi abbiamo tutti bisogno. Per questo c’è solo da augurarsi che si chiarisca presto almeno il motivo di questi strani interventi.

   




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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