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ATTENZIONE Iuvenescit Ecclesia Documento per i Movimenti e gruppi nella Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2016 17:14
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14/06/2016 17:27
 
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[1] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 4.

[2] Giovanni Crisostomo, Homilia de Pentecoste, II, 1: PG 50, 464.


[3] Francesco, Esort. apost. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), n. 49: AAS  105 (2013), 1040.


[4] Cf. ibid., nn. 20-24AAS  105 (2013), 1028-1029.


[5] Cf. ibid., n. 14AAS  105 (2013), 1025.


[6] Ibid., n. 25: AAS  105 (2013), 1030.


[7] Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 19.


[8] Francesco, Esort. apost. Evangelii gaudium, n. 14: AAS 105 (2013), 1026; cf. Benedetto XVI, Omelia nella Santa Messa di inaugurazione della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi presso il Santuario “La Aparecida” (13 maggio 2007)AAS 99 (2007), 43.


[9] Giovanni Paolo II, Discorso agli appartenenti ai Movimenti ecclesiali e alle nuove Comunità nella vigilia di Pentecoste (30 maggio 1998), n. 7: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 1 (1998), 1123.


[10] Ibid., n. 6:Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 1 (1998), 1122.


[11] Ibid., n. 8:Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 1 (1998), 1124.


[12] «C’è varietà di charísmata» (1 Cor 12, 4); «siamo in possesso di charísmata differenti» (Rm 12, 6); «ciascuno ha il propriochárisma da Dio, chi in un modo, chi in un altro» (1 Cor 7, 7).


[13] In greco le due parole (chárisma e cháris) appartengono alla stessa radice.


[14] Cf. Origene, De principiis, I, 3, 7; PG 11, 153:«quello che è detto dono dello Spirito è trasmesso per opera del Figlio e prodotto per opera del Padre».


[15] Basilio di Cesarea, Regulae fusius Tractae, 7, 2: PG 31, 933-934.


[16] «Chi parla in lingue edifica se stesso, mentre chi profetizza edifica l’assemblea» (1 Cor 14, 4). L’Apostolo non disprezza il dono della glossolalia, carisma di preghiera utile per la relazione personale con Dio, e lo riconosce come un autentico carisma, benché non abbia direttamente una utilità comune: «Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue» (1 Cor 14, 18-19).


[17] Cf. 1 Cor 12, 28: «Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come Apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i poteri miracolosi, poi i carismi di guarigione, di assistenza, di governo, di varietà delle lingue».


[18] Nei raduni comunitari, la sovrabbondanza delle manifestazioni carismatiche può creare dei disagi, producendo un’atmosfera di rivalità, disordine e confusione. I cristiani meno dotati rischiano di avere un complesso di inferiorità (cf. 1 Cor 12, 15-16); mentre i grandi carismatici potrebbero esser tentati dall’assumere atteggiamenti di superbia e di disprezzo (cf. 1 Cor 12, 21).


[19] Se nell’assemblea non si trova nessuno in grado di dare una interpretazione delle parole misteriose di chi parla in lingue, Paolo ingiunge a questi di tacere. Se c’è un interprete, l’Apostolo consente che due, o al massimo tre, parlino in lingue (cf. 1 Cor 14, 27-28).


[20] Paolo non accetta l’idea di un’ispirazione profetica incontenibile; egli afferma invece che «le ispirazioni dei profeti sono sottomesse ai profeti, perché Dio non è Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14, 32-33). Egli afferma che «chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore; se qualcuno lo ignora, è ignorato» (1 Cor 14, 37-38). Conclude però in modo positivo, invitando ad aspirare alla profezia e a non impedire il parlare in lingue (cf. 1 Cor14, 39).


[21] Cf. Pio XII, Lett. enc. Mystici corporis (29 giugno 1943): AAS 35 (1943), 206-230.


[22] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium,  nn. 4, 7, 11, 12, 25, 30, 50; Cost. dogm. Dei Verbum, n. 8; Decr.Apostolicam actuositatem, nn. 3, 4, 30; Decr. Presbyterorum ordinis, nn. 4, 9.


[23] Id., Cost. dogm. Lumen gentium, n. 4.


[24] Ibid., n. 12.


[25] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 3: «Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già santifica il Popolo di Dio per mezzo del Ministero e dei Sacramenti, elargisce ai fedeli anche dei doni particolari (1 Cor 12, 7) “distribuendoli a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 11), affinché mettendo “ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio” (1 Pt 4,10) alla edificazione di tutto il corpo nella carità (cf. Ef 4,16)».


[26] Ibid.


[27] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 12: «Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. 1 Ts 5,12 e 19-21)». Sebbene riferito immediatamente al discernimento dei doni straordinari, per analogia, quanto ivi affermato vale per ogni carisma in genere.


[28] Cf. ad es. Paolo VI, Esort. apost. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), n. 58: AAS 68 (1976), 46-49; Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari – Congregazione per i VescoviNote direttive Mutuae relationes (14 maggio 1978): AAS 70 (1978), 473-506; Giovanni Paolo II, Esort. apost. Christifideles Laici (30 dicembre 1988): AAS 81 (1989), 393-521; Esort. apost. Vita consecrata(25 marzo 1996): AAS 88 (1996), 377-486.


[29] Emblematica è l’affermazione del sopramenzionato documento interdicasteriale Mutuae relationes, in cui si ricorda che «grave errore sarebbe rendere indipendenti - e assai più grave quello di opporle tra loro - la vita religiosa e le strutture ecclesiali, quasi potessero sussistere come due realtà distinte, l'una carismatica, l'altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un'unica, anche se complessa, realtà» (n. 34).


[30] Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici (27 maggio 1998), n. 5: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 1 (1998), 1065; cf. anche Id., Messaggio ai movimenti ecclesiali riuniti per il II Colloquio internazionale (2 Marzo 1987): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 1 (1987), 476-479.


[31] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Pellegrinaggio  promosso dalla fraternità di Comunione e Liberazione in occasione del XXV Anniversario del Riconoscimento Pontificio (24 marzo 2007): Insegnamenti di Benedetto XVI, III, 1 (2007), 558.


[32] «Il camminare insieme nella Chiesa, guidati dai Pastori, che hanno uno speciale carisma e ministero, è segno dell’azione dello Spirito Santo; l’ecclesialità è una caratteristica fondamentale per ogni cristiano, per ogni comunità, per ogni movimento»: Francesco,Omelia nella Solennità di Pentecoste con i Movimenti, le Nuove Comunità, le Associazioni e le Aggregazioni laicali (19 maggio 2013):Insegnamenti di Francesco, I, 1 (2013), 208.


[33] Id.Udienza Generale (1 ottobre 2014): L’Osservatore Romano (2 ottobre 2014), 8.


[34] Cf. Gv 7, 39; 14, 26; 15, 26; 20, 22.


[35] Cf. Congregazione per la Dottrina della FedeDich. Dominus Iesus (6 agosto 2000)nn. 9-12: AAS 92 (2000), 749-754.


[36] Ireneo di Lione, Adversus haereses, IV, 7, 4: PG 7, 992-993; V, 1, 3: PG 7, 1123; V, 6, 1: PG 7, 1137; V, 28, 4: PG 7, 1200.


[37] Cf. Congregazione per la Dottrina della FedeDich. Dominus Iesus, n. 12: AAS 92 (2000), 752-754.


[38] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), n. 50: AAS 78 (1986), 869-870; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 727-730.


[39] Benedetto XVI, Esort. apost. Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007), n. 12AAS 99 (2007), 114.


[40] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1104-1107.


[41] Giovanni Paolo II, Discorso agli appartenenti ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità nella vigilia di Pentecoste (30 maggio 1998), n. 7: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 1 (1998), 1123.


[42] Efrem il Siro, Inni sulla fede, 10, 12:CSCO 154, 50.


[43] Cipriano di cartagine, De oratione dominica,23: PL 4, 553; cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 4.


[44] Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 2.


[45] Cf. Congregazione per la dottrina della fede, Dich. Dominus Iesus, n. 16: AAS 92 (2000), 757: «la pienezza del mistero salvifico di Cristo appartiene anche alla Chiesa, inseparabilmente unita al suo Signore».


[46] Paolo VI, Allocuzione del mercoledì (8 giugno 1966)Insegnamenti di Paolo VI, IV (1966), 794.


[47] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 1.


[48] II Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo Dei Vescovi, Ecclesia sub Verbo mysteria Christi celebrans pro salute mundi. Relatio finalis (7 dicembre 1985), II, C, 1: Enchiridion Vaticanum, 9, 1800; cf. Congregazione per la dottrina della fede, Lett.Communionis notio (28 maggio 1992), nn. 4-5: AAS 85 (1993), 839-841.


[49] Cf. Benedetto XVI, Esort. apost. Verbum Domini (30 settembre 2010), n. 54: AAS 102 (2010), 733-734; Francesco, Esort. apost.Evangelii gaudium, n. 174AAS 105 (2013), 1092-1093.


[50] Cf. Basilio di cesarea, De Spiritu Sancto, 26: PG 32, 181.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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