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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Non dimentichiamo le Anime del Purgatorio, Anime a noi Care, Sante, Defunti da amare in Cristo

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2016 10:01
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14/07/2016 09:04
 
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  LA DEVOZIONE DEI CENTO "REQUIEM"

Si usa una corona comune del rosario e la si percorre due volte per formare i cento "Requiem...".

I°MODO

"Anime sante del purgatorio, pregate Dio per me, ed io pregherò per voi, perché il Signore vi doni la gloria del Paradiso."
All'inizio di ogni decina di L'eterno riposo... si recita un Pa-dre... e, alla fine, la seguente giaculatoria:
"Gesù mio, misericordia delle anime del purgatorio, e specialmente dell'anima di (N. N.) e dell'anima più ab-bandonata."
Si termina col De profundis...

II° MODO

Preghiera a Gesù Crocifisso

- Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo. - Pietà di noi, Signore. Pietà di noi.
1. Mio adorato Gesù, ti ofro per le anime del purgatorio i meriti dei patimenti e dei dolori da te sofferti per la nostra re-denzione, e comincio contemplando quel Sangue che trasudò dal tuo Corpo per la tristezza e l'angoscia che ti assalirono nel-l'orto degli olivi.
Da ripetere dopo ogni strofa: L'eterno riposo...

e poi...
"Degnati di donare l'eterno riposo a tutti i fedeli defunti. Ti preghiamo, ascoltaci".
2. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio tutto il dolore che ti strinse il Cuore nel vedere un tuo discepolo, Giu-da, da te amato e beneficato, che con un bacio sacrilego ti ha tradito e consegnato nelle mani dei tuoi crudeli nemici.

3. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio l'enor-me pazienza con la quale hai sopportato di essere trascinato da Anna a Cafa, da Pilato ad Erode, il quale, per disprezzo, ti ha fatto indossare la veste dei pazzi, tra le beffe e le derisioni del popolo.

4. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio l'ama-rezza che ha riempito il tuo spirito quando i Giudei hanno pre-ferito Barabba, sedizioso ed omicida, a Te, innocente e giusto. Poi, senza alcuna pietà, sei stato legato alla colonna e crudel-mente flagellato.

5. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio la tremenda umiliazione da Te sopportata quando, trattandoti da finto re, ti hanno posto sulle spalle un manto rosso, nella mano una canna come scettro e sul capo una corona di spine. Così Filato ti ha mostrato al popolo dicendo: "Ecco l'Uomo!".

6. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio il tre-mendo dolore che hai provato nel sentir gridare: "Sia crocifis-so...!'; e quello sostenuto con sublime rassegnazione lungo la via del Calvario, col pesante legno della croce sulle spalle.

7. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio la compassione pietosa e il dolore profondo da te provato quando sei stato violentemente separato dalla tua amatissima Madre, venuta per abbracciarti lungo la via del Calvario.

8. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio gli inauditi tormenti che hai patito quando, disteso sulla croce, il tuo corpo già sanguinante è stato orribilmente trafitto dai chio-di nelle mani e nei piedi, venendo poi innalzato sopra l'ignomi-nioso patibolo.

9. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio le an-gosce, le pene e il terribile dolore che per tre ore hai sofferto pendendo dalla croce, e gli spasimi patiti in tutte le tue mem-bra, accresciuti dalla presenza della tua addolorata Madre, te-stimone della tua grande agonia.

10. Mio adorato Gesù, ti offro per le anime del purgatorio la de-solazione che ha straziato il Cuore della tua Santissima Madre nell'assistere alla tua morte e nell'accoglierti esanime, deposto dalla croce, tra le sue braccia.

Si termina con la preghiera "De profundis"

RIVELAZIONI DI GESù A UN SACERDOTE (dal libro "Tu sai che Io ti amo')

"In qualsiasi famiglia ordinata nell'amore, ogni membro che la costituisce concorre al bene comune in uno scambio di be-ni donati e ricevuti in comunione armoniosa.
La stessa cosa deve avvenire, in un grado di gran lunga superiore, nella grande famiglia dei figli di Dio.
Allo scopo di rendere sempre più ricca di frutti divini la fede in questa realtà scaturita dalla mia immolazione sulla Croce, occorre avere su di essa idee precise. Pertanto è doveroso: 1. credere fermamente nel dogma della "comunione dei santi"; 2. i sacerdoti devono mettere bene in chiaro che alla famiglia dei figli di Dio appartengono i cristiani pellegrini sulla terra, le anime in attesa in Purgatorio e i giusti del Pa-radiso, cioè i santi; 3. i sacerdoti (molti dei quali pongono l'accento quasi esclu-sivamente sulle questioni sociali, deplorando a ragione le ingiustizie perpetrate a danno degli uomini sulla terra) di-menticano quasi sempre le più gravi ingiustizie com-piute a danno dei fratelli che sono nel Purgatorio.
Questa gravissima omissione si spiega solo se non si cre-de nel purgatorio o se non si crede nella tremenda sofferenza di quelle anime nel luogo della loro purificazione.
Il bisogno di aiuto delle anime in attesa della loro libe-razione è ben più grande di quello della creatura umana che soffre di più sulla terra.
Il dovere di carità e di giustizia verso le anime in pena vi apparirà più impellente se pensate che vi sono anime che soffrono in purgatorio per colpa dei vostri cattivi esempi, perché con loro siete stati o complici nel male o comunque occasione di peccato".

  Santa Caterina da Genova del Terz'Ordine' Francescano 1447-1510

TRATTATO DEL PURGATORIO

DUE PAROLE SUL "TRATTATO DEL PURGATORIO"

Che ne sappiamo noi del purgatorio?
Per fede sappiamo che esiste e che, per le anime non ancora totalmente purificate, e il passaggio obbligato per ottenere quella perfezione che non hanno otte-nuto nella vita terrena, senza la quale non si può en-trare in paradiso.
è stato descritto prevalentemente come luogo di tormen-to, ma forse non si e sottolineato abbastanza chiaramente che, oltre al dolore che purifica, in purgatorio c'è anche la gioia dell'attesa e la gioia che viene dalla grazia di Dio, anche se manca la gioia della visione che c'è solo in paradiso.
Ci aiuta a penetrare in questa misteriosa realtà il "TRAT-TATO DEL PURGATORIO" di Santa Caterina da Genova. Questa Santa, da non confondere con la più famosa Santa Caterina da Siena, e nata nel 1447 a Genova da una delle famiglie più in vista, la famiglia Fieschi, da cui erano usciti Papi, Dogi e condottieri.
A tredici anni ha chiesto al padre di consacrarsi a Dio nella vita religiosa, ma le e stato impedito.
Data in sposa a un certo Giuliano, a soli sedici anni, per cinque anni Caterina ha consumato nell'ombra del suo palazzo una vita di appartata e triste umiliazione: le sono stati negati sia l'amore che la gioia della maternità.

Nei primi cinque anni di matrimonio, pur conservando la sua reputazione di donna virtuosa, si e data a una vita mondana, brillando nelle feste e attirando l'ammi-razione di tutti. Ma che vuoto nell'anima e che aridi-tà nel suo cuore!
Poi, rinnegata quella povera vita festaiola, confessata la sua debolezza e fatta penitenza, si e data, per amore, alla cura degli ammalati.
Anche lo sposo, che per dieci anni l'aveva trascurata, ab-bandonata la sua condotta vuota e peccaminosa, per ven-t'anni, fino alla morte, le e stato accanto come infermiere, in un ospedale per gli appestati.
Man mano che il suo corpo si consumava per le fatiche, Caterina sentiva crescere dentro la fiamma dell'amore per Dio e per i suoi figli più bisognosii.
Il Signore le ha concesso visioni mistiche che lei comuni-cava ai suoi discepoli. Sono stati proprio questi discepoli, tra cui Ettore Vernazza e il Marabotto, a mettere per iscritto le rivelazioni che raccoglievano dalla bocca di Santa Caterina.

Quand'era ancora in vita, questa Santa fu spiritualmente mandata dellAmore divino in Purgatorio per purificare la sua anima, in modo da poter comparire perfetta al cospetto di Dio al momento della morte.
E per averla vissuta che Santa Caterina ha compreso nel suo cuore ed ha potuto descrivere la situazione delle anime che si trovano in purgatorio per togliere ogni ombra dei pec-cati non espiati nella vita terrena.
L'esperienza mistica di Santa Caterina da Genova è di-ventata un dono per noi.
Illuminati dalla sua straordinaria esperienza, noi possia-mo meglio comprendere quanto sia bene purificarsi dalle nostre colpe fin che siamo in questa vita, per evitare il purgatorio o starci il meno possibile.
E possiamo meglio comprendere quale grande atto di a-more sia la preghiera di suffragio per le anime dei defunti. Chi disseta queste anime con la preghiera, con l'of-ferta al Signore di qualche sacrificio, con opere di carità e con l'acquisto di indulgenze, sarà ripagato dal Signore con la più ampia generosità.
Don Enzo Boninsegna


  PERFETTA UNIFORMITA' DELLE ANIME PURGANTI AL VOLERE DI DIO

Mi par di capire che la anime che si trovano in Purgatorio riten-gano giusta la loro situazione, in perfetta sintonia con quanto voluto dall'ordinamento di Dio.
Non si lamentano contro se stesse dicendo: "Ho fatto dei pec-cati e per questo merito di stare qui", neppure possono dire: "Vorrei non averli fatti perché ora sarei in Paradiso", e nemmeno: «Quel-l'anima esce prima di me", oppure: "Io ne uscirò prima di lui".
Non ricordano nulla di se stesse né degli altri, né in bene né in male, che possa procurar loro una sofferenza maggiore di quella che già hanno.
Sono contente di essere nella volontà di Dio e che Egli possa fa-re di loro ciò che vuole e come vuole.
Vedono solo l'opera della bontà divina che usa tanta mise-ricordia verso l'uomo da volerlo condurre a Sé, ma non vedono minimamente il bene che possono fare, perché altrimenti non sa-rebbero immerse nella carità pura.

Non possono neppure vedere che sono in quelle pene a causa dei loro peccati, dei quali non hanno più il ricordo, perché altri-menti vi sarebbe un'imperfezione attiva, cosa impossibile in quel luogo nel quale non è più possibile peccare.
II motivo per il quale sono in Purgatorio lo vedono una volta sola al momento del giudizio particolare, subito dopo la morte, ma non oltre, altrimenti avrebbero ancora qualche cosa di stretta-mente personale in loro.
Essendo dunque immerse nella carità, e non potendo allonta-narsi da essa per l'impossibilità di peccare, non possono desidera-re niente di diverso da ciò che vuole l'Amore puro.
In Purgatorio esse sono unite alla volontà divina (che è Carità pura), e non possono per alcun motivo allontanarsi da essa: sono private sia della possibilità di peccare, sia della possibilità di acquistare meriti.

LA GIOIA DELLE ANIME DEL PURGATORIO E LA LORO CRESCENTE VISIONE DI DIO

L'ESEMPIO DELLA RUGGINE

Non credo si possa trovare una gioia paragonabile a quella di un'anima del Purgatorio, ad eccezione di quella dei santi in Paradi-so. Ogni giorno questa felicità cresce per l'influsso di Dio che aumenta in esse man mano che si purificano.
Ciò che impedisce questa comunione con Dio è la ruggine del peccato; il fuoco consuma la ruggine e così l'anima si apre piano piano alla visione di Dio. Come una cosa che fin tanto che resta coperta non può essere raggiunta dai raggi del sole, e non certo a causa dei sole che continuamente emana luce, ma piuttosto a cau-sa di quella copertura che ne impedisce la penetrazione, così man mano che quell'impedimento viene meno aumenta l'illuminazione. La ruggine (cioè il peccato) è la copertura delle anime, e viene con-sumata con il fuoco del Purgatorio: quanto più si consuma, tanto più esse vedono lo splendore della luce divina. La gioia aumenta quindi in base a quanto la ruggine cala e di conseguenza a quanto esse scoprono il raggio divino. Una cresce e l'altra cala fino alla purificazione completa. Non manca però la pena, che però avrà un termine. In quanto alla volontà, non possono mai dire che quelle pene siano pene, perché sono contente di essere nella volontà di Dio, alla quale sono unite con la loro volontà in una carità pura.

LA SEPARAZIONE DA DIO è LA MAGGIOR PENA DELLE ANIME DEL PURGATORIO

Dall'altra parte, poi, hanno una pena tanto estrema, che non si può neppure immaginare e tanto meno descrivere, a meno che Dio non la faccia intuire con doni particolari.
II Signore a me ha mostrato tutto questo, ma non trovo parole adatte a raccontare quanto ho provato.
Quanto Dio mi ha fatto vedere non potrò mai dimenticarlo; per quanto posso cercherò di spiegarlo, e quelli ai quali il Signore si degnerà aprire l'intelletto potranno capire qualche cosa.
II fondamento di tutte le pene è il peccato originale e il pec-cato attuale. Dio ha creato l'anima pura, semplice e senza alcuna macchia di peccato, con un certo istinto beatifico verso di Lui.
Già il peccato originale l'allontana da Lui, ma a questo si ag-giungono i peccati attuali, e quanto più l'anima si copre di colpe, tanto più si allontana da Dio, e quanto più si allontana da Dio, tanto più diventa cattiva, fin tanto che Dio quasi si allontana da lei.
Ogni cosa buona viene da Dio: Egli provvede a tutta la creazio-ne come vuole e come da sempre ha preordinato senza mai man-care verso nessuno di nulla, ma si dona ad un'anima in base a quanto la trova purificata dall'impedimento del peccato, per cui quando un'anima si avvicina alla purezza che aveva al momento della creazione, l'istinto beatifico che è in lei cresce con talmente tanto impeto, che bruciata nel fuoco della carità (che la attira al suo ultimo fine) le pare insopportabile di avere ancora qualche cosa che le impedisca questa unione, e tanto più ha coscienza di tale situa-zione, tanto più è estrema la pena.

DIFFERENZA TRA LE ANIME DEI DANNATI E LE ANIME PURGANTI

Essendo in grazia di Dio, le anime del Purgatorio sono lontane da Lui solo per la pena che devono scontare e per questo non han-no la sua visione beatifica.
Esse vedono con estrema chiarezza l'importanza di ogni piccolo impedimento che non permette loro l'unione perfetta con Dio, e da questo nasce in loro un dolore estremo, simile a quello dell'in-ferno. I dannati, però, a differenza, sono ancora immersi nelle loro colpe e la loro volontà è maligna.
A loro Dio non corrisponde la sua bontà, e per questo restano nella loro disperata, maligna volontà contro la volontà di Dio.
Da questo appare chiaro che peccare significa avere la propria volontà contro quella di Dio; chi persevera nella cattiva volontà per-severa nella colpa. Poiché chi è all'inferno è passato all'aldilà con questa cattiva volontà, la colpa non è rimessa, né si può rimettere perché la volontà non può più cambiare: resta inalte-rata nel momento della morte.
Nel passaggio da questa vita all'altra l'anima resta fissa nel be-ne o nel male, come sta scritto: "Ubi te invenero", cioè "come ti ho trovato" nell'ora della morte (con una volontà chiusa nel male, o pentito dei i peccati che hai commesso), "Ibi te judicabo", cioè "così ti giudicherò".
Al momento del giudizio non c'è possibilità di una conseguente remissione, poiché dopo la morte non c'è più possibilità di cambiare il libero arbitrio, che si è fermato al momento del passaggio all'altra vita.
Le anime dell'inferno, essendo state trovate al momento della morte ferme nella volontà di peccare, hanno una colpa infinita, e di conseguenza ne hanno la pena, non però in base a quanto meriterebbero, ma comunque quella che hanno è senza fine.
Al contrario, le anime dei Purgatorio hanno solo la pena, per-ché la colpa è stata cancellata al momento della morte, essen-do state trovate dispiaciute dei loro peccati e pentite di aver offeso la bontà divina.
Per questo la loro pena ha un termine e diminuisce con il passa-re del tempo, come già spiegato.
Quanta miseria, e quanto poco questo dolore è preso in con-siderazione dall'uomo!

DIO MOSTRA LA SUA BONTA' ANCHE VERSO I DANNATI

La pena dei dannati non è infinita in quantità, perché la bontà di Dio sparge un raggio anche su di loro.
L'uomo morto in peccato mortale meriterebbe una pena infinita e per infinito tempo, ma la misericordia di Dio ha fatto il tempo infi-nito, ma l'intensità della pena con un limite per quanto riguarda la quantità.
Infatti, avrebbe potuto benissimo dar loro maggior pena di quan-ta non ne abbiano.
Il peccato fatto con malizia è pericolosissimo perché l'uomo difficilmente se ne pente e non pentendosene rimane nella colpa, e questa situazione continua fin tanto che l'uomo non si dissocia dal-la volontà che lo ha portato a quel peccato o che lo porterebbe a commetterlo!

PURIFICATE DAL PECCATO, LE ANIME PURGANTI SCONTANO GIOIOSAMENTE LE LORO PENE

Le anime del Purgatorio hanno la volontà tutta conforme a quel-la di Dio. Egli mostra loro la sua bontà, ed esse ne gioiscono (per quanto riguarda la volontà) e contemporaneamente vengono purifi-cate dal peccato originale e da quello attuale, per quanto riguarda la colpa. Alla fine quelle anime saranno candide come quando Dio le ha create. Essendo passate all'altra vita pentite dei loro pec-cati, tutti confessati con il fermo proposito di non commetterne più, e quindi perdonati da Dio, non resta loro se non la ruggine deri-vante dal peccato stesso e da questa si purificano nel fuoco sof-frendo pene enormi.
Espiata ogni colpa e unite a Dio nella volontà, Lo vedono chia-ramente a seconda di quanto è dato loro di conoscerlo; vedono an-che quanto sia indispensabile l'unione con Dio e riconoscono di es-sere state create a questo fine.

CON QUALE SPASIMO D'AMORE LE ANIME BRAMANO DI GODERE DIO

L'ESEMPIO DEL PANE E DELL'AFFAMATO

Le anime dei Purgatorio sono unite in conformità con Dio. L'i-stinto naturale le porta verso di Lui con forza, ma non ci sono pa-role o esempi che siano in grado di chiarire a sufficienza questa situazione così come la mente la sente e comprende interiormente. Proverò comunque con un esempio.
Se in tutto il mondo non fosse rimasto che un solo pane per sfa-mare tutte le creature, e se fosse sufficiente vederlo per essere sa-ziati, qualsiasi uomo sano, se non potesse mangiare, non potendo nel nostro esempio né ammalarsi né morire, sentirebbe sempre più crescere la sua fame, perché l'istinto al cibo non viene mai meno. Sapendo che solo con quel pane potrebbe saziarsi, non avendolo, gli resterebbe la fame e una pena intollerabile.
Quanto più un uomo gli si potesse avvicinare, non potendolo pe-rò ancora vedere, tanto più gli aumenterebbe il desiderio naturale, tutto proteso verso quel pane, in cui è racchiusa tutta la sua felicità. Se ad un certo momento avesse la certezza di non poter mai vede-re quel pane, ecco l'inferno delle anime dannate, che non hanno nessuna speranza di poter un giorno vedere il pane-Dio, vero Sal-vatore. Le anime del Purgatorio hanno invece questa speranza e attendono di potersi saziare della sua vista. Patiscono un'indicibile fame e pena fin che non potranno saziarsi di quel pane, Gesù Cri-sto, vero Dio Salvatore, Amore nostro.

L'INFERNO E IL PURGATORIO RIVELANO LA MIRABILE SAPIENZA DI DIO

Le anime purificate trovano il loro riposo solo in Dio, poiché so-no state create proprio per questo fine, ma le anime in peccato mortale non hanno altro luogo dove andare se non l'inferno, aven-do Dio creato quel luogo come fine per loro. Nell'attimo in cui lo spi-rito è separato dal corpo, l'anima in peccato mortale va al suo luogo di condanna guidata dall'istinto del male.
Se l'anima non trovasse in quel luogo la sua giusta collocazione (che proviene dalla giustizia di Dio), si ritroverebbe in un inferno peggiore di quello, perché fuori di lì non avrebbe quella misericor-dia di Dio che lì non le dà tanta pena quanta ne meriterebbe. Per-ciò, non trovando un luogo più conveniente, né di minor male per lei, in base a quanto ordinato da Dio, vi si getta dentro, riconoscen-dolo come posto adatto a lei.
Così è anche per quanto riguarda il Purgatorio: quando un'ani-ma al momento della morte non si trova perfettamente pura, come al momento della creazione, vedendo in sé la causa di questo impedimento, che potrà essere levato solo per mezzo del Pur-gatorio, subito vi si getta dentro e volentieri.
Del resto, se non trovasse questa soluzione idonea a toglierle tutto ciò che la allontana da Dio, in un istante si genererebbe in lei un inferno peggiore del Purgatorio, vedendo di non poter arrivare al suo fine ultimo: Dio. Dover soffrìre in quel luogo per poterlo rag-giungere pare perfino una cosa di nessun valore, perché l'unico scopo è Dio. Questo nonostante, come si è detto, il Purgatorio sia simile all'inferno: ma, da questo punto di vista, è valutato meno di niente.

continua.............





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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