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Non dimentichiamo le Anime del Purgatorio, Anime a noi Care, Sante, Defunti da amare in Cristo

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2016 10:01
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14/07/2016 09:11
 
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  NECESSITA' DEL PURGATORIO

Io vedo che da parte di Dio il paradiso non ha porte: chi vuole entrare vi entra, perché Dio è tutta misericordia ed è con le braccia aperte verso di noi per riceverci nella sua gloria.
Ma poiché Dio è purezza infinita (molto di più di quello che si possa immaginare) un'anima che avesse in sé anche un minimo di imperfezione, si getterebbe in mille inferni piuttosto che trovarsi da-vanti alla divina maestà con quella macchia. è l'anima stessa che non può sopportare il Paradiso fin che si vede indegna! Quindi, vedendo il Purgatorio creato apposta per toglierle ogni ombra di colpa, l'anima vi si getta dentro, ritenendo di aver ricevuto la grande misericordia di potersi purificare.

NATURA TERRIBILE DEL PURGATORIO

Quanta importanza abbia il Purgatorio non si può né adeguata-mente spiegare né capire, vedo però che in questo luogo c'è tanta pena come all'inferno.
Ciò nonostante vedo che l'anima che ritrova in sé una minima macchia di imperfezione accoglie la sua pena come atto di miseri-cordia, non dando importanza a quelle sofferenze, perché conside-rate in rapporto a quelle colpe che impediscono al suo amore di unirsi a Dio.
La pena più tremenda delle anime del Purgatorio è dovuta al fatto che vedono in se stesse ciò che dispiace a Dio, e la coscienza di aver commesso quei peccati volontariamente contro tanta infinita bontà le fa soffrire più di qualsiasi altra cosa.
Questo succede perché, essendo in stato di grazia, vedono la verità e quale importanza abbia ciò che impedisce loro l'unione con Dio.
Tutto quanto ho detto è estremamente chiaro nella mia mente (per quanto sia possibile capire in questa vita), al punto tale che o-gni parola, ogni immagine, ogni sentimento, ogni giustizia, ogni ve-rità mi paiono bugie e cose da niente in confronto.
Resto ancora confusa per non riuscire a spiegare tutto con maggior chiarezza.

L'AMORE DI DIO ATTRAE A Sé LE ANIME SANTE E L'OSTACOLO CHE TROVANO NEL PECCATO GENERA LA PENA DEL PURGATORIO

C'è talmente tanta conformità tra Dio e l'anima, che quando Egli la vede pura come quando la creò, le dà un amore così infuocato da annientarla, se non fosse immortale.
La trasforma talmente tanto in Sé, che non si vede altro che Dio, il quale la attira continuamente a Sé senza mai lasciarla, finché non l'abbia condotta alla completa purificazione. E quando l'anima, con gli occhi interiori, si vede attirata da Dio con un amore così focoso, tutta pervasa da questo calore si liquefa.
Dal vedere, poi, nella luce divina, che Dio non smette mai di atti-rarla a Sé e di condurla alla perfezione, dal capire che Egli lo fa solo per puro amore, dal vedere inoltre che la macchia del peccato le impedisce di seguire Dio, dal constatare quanta importanza ab-bia questo ritardo nell'unirsi a Dio subito, anche per l'istinto innato che ha in sé, si genera nell'anima la pena maggiore che essa soffre in Purgatorio.
Non che essa dia importanza alla sua pena (anche se gran-dissima), ma dà più importanza a ciò che in lei ancora non è conforme a Dio, che vede chiaramente acceso di un estremo e puro amore nei suoi riguardi.
Questo amore, con uno sguardo unitivo, attira l'anima così forte e continuamente, che sembra non avere altra occupazione. Provando tutto questo, l'anima se trovasse un altro Purgatorio sopra a quello nel quale si trova, che le permettesse di liberasi pri-ma delle sue imperfezioni, vi si getterebbe dentro, proprio per quell'impeto d'amore che unisce Dio all'anima stessa.

  COME DIO PURIFICA LE ANIME

L'ESEMPIO DELL'ORO NEL CROGIOLO

Vedo ancora procedere dall'amore divino verso l'anima certi raggi e lampi infuocati tanto penetranti che pare debbano annienta-re non solo il corpo, ma anche l'anima, se fosse possibile. Questi raggi svolgono due compiti: purificano e annichiliscono. Osserva l'oro: quanto più tu lo fondi, tanto più diventa migliore, e più si fon-de, più si annulla ogni sua imperfezione. Questo è l'effetto del fuo-co sulla materia, ma l'anima non si può annichilire in Dio, ma in se stessa: quanto più la purifichi, tanto più la annulli in sé, fin tanto che non resta pura in Dio. L'oro, quando è purificato a ventiquattro ca-rati non si consuma più, per quanto lo si lasci ancora al fuoco, per-ché poteva consumarsi solo ciò che conteneva di imperfetto.
Così fa il fuoco divino con un'anima: Dio la tiene al fuoco fin tanto che non si sia consumata ogni sua imperfezione, e la porta alla perfezione di ventiquattro carati (ognuna però a seconda dei suo grado); quando è pura resta tutta in Dio, senza più niente di se stessa, e il suo essere è Dio. Quando l'anima è completamente pu-rificata diventa impassibile, perché non ha più nulla da consumare. E se anche restasse ancora nel fuoco, nonostante l'avvenuta purifi-cazione, non ne avrebbe nessuna sofferenza, anzi: sarebbe fuoco dell'amore divino, come in Paradiso, senza alcun ostacolo.

DESIDERIO DELLE ANIME DI TRASFORMARSI IN DIO E SAPIENZA DI DIO NEL NASCONDERE AD ESSE LE LORO IMPERFEZIONI

L'anima era stata inizialmente creata con tutte le facoltà neces-sarie per arrivare alla perfezione, vivendo secondo la volontà di Dio e senza contaminarsi con il peccato. A causa dei peccato originale, però, ha perso i doni e le grazie ricevute originariamente, e reste-rebbe morta se Dio non la risuscitasse. Nonostante il battesimo re-sta in lei l'inclinazione al male che (se non oppone resistenza) la conduce al peccato attuale che può pure portare alla morte.
Dio la risuscita ancora con un'altra grazia speciale, ma l'anima resta così imbrattata e ripiegata su se stessa che per essere ripor-tata al suo primo stato, come Dio la creò, ha bisogno di tutto quanto descritto sopra, altrimenti non arriverebbe mai alla situazione di partenza. E allora è talmente grande il desiderio di godere Dio, che questo è il suo Purgatorio.
Non che l'anima veda il Purgatorio come Purgatorio; vede solo che c'è un impedimento che non le permette di unirsi a Dio, e questo per lei diventa il Purgatorio. Questo è un atto d'amore di Dio: se infatti l'anima vedesse in sé tante imperfezioni cadrebbe in dispera-zione, ma tutto viene consumato. Una volta tolte queste macchie, Dio le mostra all'anima, affinché essa veda l'opera divina e il fuoco d'amore che ha bruciato quelle imperfezioni.

GIOIA E DOLORE DELLE ANIME PURGANTI

Ciò che l'uomo giudica perfetto, davanti a Dio è difetto; ogni co-sa che pur sembri perfetta, per quanto possibile capire, vedere, in-tendere, volere, se non è fatta secondo la volontà di Dio, contamina e sporca l'anima.
Infatti, perché le azioni siano perfette bisogna che siano compiute da noi ma senza di noi, per quanto riguarda il primo posto, cioè che l'operazione di Dio sia in Dio, senza l'uomo come primo protagonista. Queste operazioni sono quelle compiute da Dio nell'ultima parte dell'azione dell'amore puro, senza alcun merito da parte dell'uomo, e sono così penetranti e infuocate che il corpo sembra consumarsi come se fosse in un fuoco, senza quiete fino alla morte.
è vero che l'amore di Dio che strabocca nell'anima le dà una gioia così grande che non si può esprimere, ma questo non toglie alle anime del Purgatorio una sola scintilla di pena.
Anzi, la loro pena è proprio quella di non poter rispondere subito a quell'amore; e tanto la pena è maggiore, quanta è la perfezione dell'amore della quale Dio le aveva fatte capaci.
Quindi, le anime del Purgatorio hanno una gioia enorme e u-na pena enorme, e una cosa non esclude l'altra.

LE ANIME DEL PURGATORIO NON POSSONO PIù ACQUISTARE MERITI

Se le anime del Purgatorio potessero purificarsi con un atto di contrizione, in un istante espierebbero tutte le loro colpe, tanto sa-rebbero capaci di un atto infuocato e impetuoso, e questo perché conoscono chiaramente l'importanza di ciò che impedisce loro l'unione con Dio, loro fine e amore. E sappi che non viene più perdo-nato nulla a quelle anime, perché così è stato stabilito dalla divina giustizia. Questo per quanto riguarda Dio. Da parte loro le anime non hanno più una propria elezione, e non possono vedere nulla, se non quello che Dio permette loro di vedere, e non vorrebbero niente di diverso, perché sono nella volontà di Dio.
Se ricevono dei suffragi da quelli che sono nel mondo che po-trebbero diminuire la loro pena, non possono vederli, eccetto sotto quella giustissima bilancia della volontà divina che dispone tutto in base alla sua infinita bontà. Se potessero vederli staccandosi così dalla volontà divina, si approprierebbero di qualche cosa, uscendo così dalla volontà divina stessa, il che sarebbe per loro un inferno.
Perciò restano immobili attendendo tutto ciò che Dio dà lo-ro, sia di gioia che di dolore. Non si possono più appropriare di nulla, tanto sono immerse e trasformate nella volontà di Dio e sono felici di tutto ciò che Lui vuole.

LE ANIME VOGLIONO LA LORO PERFETTA PURIFICAZIONE COME CONDIZIONE PER IL PARADISO

Se un'anima venisse ammessa alla presenza di Dio non ancora completamente purificata, ne proverebbe un dolore maggiore di dieci purgatori. Infatti la pura bontà e la somma giustizia di Dio non la sopporterebbero, e questo non sarebbe degno di Dio.
E, dall'altra parte, l'anima che vedesse Dio non pienamente soddisfatto di lei, anche se solo per un batter d'occhio di Purgato-rio, sentirebbe questa situazione così insopportabile che pur di to-gliersi quel po' di ruggine andrebbe al più presto in mille inferni (se li potesse trovare), piuttosto che stare alla presenza divina non ancora perfetta.

ESORTAZIONI E RIMPROVERI AI VIVENTI

Mi verrebbe voglia di gridare a squarcia gola, di modo da spa-ventare tutti gli uomini della terra, e dire loro:
"Miserabili creature, perché vi lasciate così accecare dalle cose di questo mondo, e non date nessuna importanza a ciò che invece ne avrà tantissima al momento della vostra morte?
Vi nascondete dietro la speranza della misericordia di Dio, che dite essere tanto grande, e non vi rendete conto che proprio tutta questa bontà di Dio vi sarà giudice, per aver fatto azioni contro la volontà proprio di un Signore tanto buono.
La sua bontà dovrebbe portarvi a fare tutta la sua volontà, e non a illudervi di poter agire male, per cui non può mancare la sua giu-stizia, che dovrà essere soddisfatta completamente.
Non rassicurarti dicendo: - «Mi confesserò, poi prenderò l'indul-genza plenaria, e così sarò purificato da tutti i miei peccati, e quindi sarò salvo».
Pensa che la confessione e la contrizione necessarie per lu-crare l'indulgenza plenaria sono cose così difficili da ottenere, che se tu lo sapessi tremeresti di paura, e saresti più certo di non lucrarla che di lucrarla."

SOFFERENZA SPONTANEA E LIETA DELLE ANIME DEL PURGATORIO

Le anime del Purgatorio vivono chiaramente due situazioni: la prima è quella di soffrire volentieri, vedendo che il Signore è sta-to infinitamente misericordioso con loro, considerando quello che avrebbero meritato e conoscendo ormai l'importanza di Dio per lo-ro. Infatti, se la sua bontà non temperasse la giustizia con la misericordia (soddisfacendola con il prezioso Sangue di Ge-sù), un solo peccato meriterebbe mille inferni eterni.
Per questo le anime soffrono volentieri quelle pene, e non le di-minuirebbero neppure di un soffio, sapendo di meritarle giusta-mente tutte e, come se fossero in Paradiso, non si lamentano mi-nimamente di Dio (quanto alla volontà).
E la seconda è la gioia che deriva loro nel vedere la giustizia, l'amore e la misericordia di Dio che operano in loro.
II Signore imprime chiaramente e in un istante nelle anime la consapevolezza di queste due situazioni, ed essendo loro in grazia le intendono e capiscono così come sono, secondo la loro capacità; per questo sono sempre contente, e la loro felicità aumenta man mano che si avvicinano a Dio. Le anime vedono queste cose non in se stesse e neppure per una facoltà loro propria, ma solo in Dio nel quale sono tutte assorte, più che nelle loro pene alle quali, con-frontandole con Dio, non danno alcuna importanza.
Pertanto, anche il più piccolo spiraglio della visione di Dio supera ogni pena e ogni gioia che l'uomo possa capire; questo però non toglie alle anime del Purgatorio né una scintilla di gioia né una scintilla di sofferenza.

LA SANTA CONCLUDE LA SUA DOTTRINA SULLE ANIME DEL PURGATORIO CON L'APPLICAZIONE DI CIO' CHE ESPERIMENTA NELLA SUA ANIMA

Da due anni vivo nella mia mente la situazione delle anime del Purgatorio, e ogni giorno mi diventa sempre più chiara. Vedo la mia anima racchiusa nel mio corpo come se fosse in un Purgatorio, conformemente e similmente al vero Purgatorio, nella misura però che può essere sopportata da un corpo affinché non muoia, anche se in continuo aumento.
Vedo il mio spirito estraneo a tutte le cose, anche spirituali, che gli possono dare nutrimento, come potrebbe essere l'allegria, la gioia, la consolazione, e non ha la forza di gustare nessuna cosa, né temporale né spirituale, né con la volontà, né con la memoria, né con l'intelligenza, di modo che non posso dire: "Preferisco que-sta cosa a quella".
II mio intimo è a tal punto circondato, che tutte quelle cose che potevano dare sollievo alla vita spirituale o corporale gli sono state sottratte, e poiché gli sono state tolte, capisce che erano cose buo-ne di cui nutrirsi e confortarsi, ma nello stesso tempo, proprio per-ché ormai le conosce nella loro giusta luce, le odia, non le desidera e le lascia perdere senza alcuna opposizione.
Questo è perché lo spirito ha in sé l'istinto di liberarsi di ogni cosa che gli impedisca la perfezione, e lo fa con talmente tanta crudeltà che quasi si metterebbe all'inferno pur di raggiungere il suo obiettivo. Così toglie tutto ciò che può essere di nutrimento al-l'uomo interiore ed è così vigile da scorgere e bloccare con orrore la più piccola ombra di imperfezione.
Anche l'uomo esteriore, pur diverso dallo spirito, è ugualmente da questo assediato, per cui non riesce più a trovare cosa sulla ter-ra che gli offra un po' di refrigerio, secondo il suo naturale istinto.
Non resta altro conforto che Dio, il quale opera tutto questo solo per amore e con grande misericordia, per soddisfare la sua giusti-zia.
Questa consapevolezza dona una grande pace e gioia, comun-que non diminuisce la pena né l'assedio; ma troverebbe una soffe-renza maggiore nell'allontanarsi dalla volontà di Dio. Non si fugge da questa prigione e neppure si cerca di uscirne fin tanto che la Dio non abbia compiuto quanto necessario. La mia gioia sta nel fatto che Dio sia soddisfatto; del resto non potrei avere pena maggiore che quella derivante dall'uscire dalla volontà di Dio, tanto la vedo giusta e ricca di misericordia.

Tutte queste cose io le vedo e le tocco, ma non riesco a trovare parole idonee per dire quanto vorrei dire; quello che ho detto lo sento operare dentro di me, spiritualmente.
La prigione nella quale mi pare di essere è il mondo, il legame, il corpo. E l'anima, illuminata dalla grazia, riconosce l'importanza di essere trattenuta, a causa di qualche impedimento, dal poter con-seguire il suo fine; essendo però molto delicata, questo le dà una grande pena.
Da Dio riceve inoltre, per grazia, una grande dignità che la fa si-mile a Dio stesso; anzi, la fa un'unica cosa con Lui, facendola par-tecipe della sua bontà.
Poiché in Dio non vi è alcun dolore, man mano che l'anima si avvicina a Lui sente diminuire la sua sofferenza; quanto più ci si approssima a Dio, tanto più si partecipa a ciò che Lui è.
Tutto quello che non permette all'anima questa unione con Dio, dunque, è fonte di una sofferenza intollerabile: la pena e il ritardo rendono dunque l'anima diversa dal suo Signore e da quelle carat-teristiche che sono in Lui e che l'anima ha per natura e che per grazia le sono mostrate; non potendole avere, ma essendo poten-zialmente capace di averle, prova grande sofferenza, e il suo dolo-re è proporzionato alla stima che ella ha di Dio.
La stima, poi, è tanto maggiore, quanto più conosce Dio, e tanto più lo conosce, quanto più è senza peccato; quindi ciò che le im-pedisce l'unione con Lui diventa un tormento terribile.
Come un uomo che si lascia ammazzare piuttosto che offendere Dio sente la sofferenza della morte ma anche la luce di Dio che gli
infonde forza e gli fa stimare più importante l'onore di Dio che la morte fisica, così l'anima, conoscendo il volere di Dio, ritiene quella volontà più importante di tutte le possibili sofferenza interiori o este-riori che ci possano essere, per terribili che siano. Questo perché Dio, per il quale si fa questo, supera ogni cosa che si possa sentire o immaginare.
L'anima è così immersa in Dio che non considera più nulla all'infuori di Lui; perde qualsiasi cosa le sia appartenuta, e non vede, non parla e neppure sente danno o pena in se stessa, come proprietà, ma di tutto ha cognizione in un istante al momento della morte, come si è detto sopra.
Concludendo, capisco che Dio fa perdere all'anima tutto ciò che è umano e la purifica in Purgatorio.

UN GRAVE DOVERE DI CARITA' VERSO I MORIBONDI

Si è detto finora quanto sia importante procurare il suffragio alle anime dei purgatorio. Non va però dimenticato che la Chiesa, nel-la sua materna misericordia e per espressa volontà del Signore, of-fre la possibilità ai morenti, sinceramente pentiti, di otte-nere l'indulgenza plenaria dei loro peccati.
Perciò è grave dovere di carità fraterna procurare a chi sta morendo il dono dei santi Sacramenti (la Confessione, l'Unzio-ne dei malati e la Comunione) e chiedere al sacerdote che im-partisca la Benedizione Papale perché il morente possa ottene-re l'indulgenza plenaria, o almeno parziale, e accedere immediatamente, o al più presto, in Paradiso.
In caso di necessità basterà che egli dica:

"PER L'AUTORITA A ME CONFERITA DALLA SEDE APOSTOLICA, IO TI CONCEDO L'INDULGENZA PLENARIA E LA REMISSIONE DI TUTTI I PECCATI: NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO (+) E DEL-LO SPIRITO SANTO. AMEN."


APPENDICE 1

SANTA MONICA... donna esemplare e piena di virtù, la madre del grande Sant'Agostino, sentendosi prossima alla morte (+ 387), raccomandò ai due figli una sola cosa: "Seppellirete questo corpo dove meglio vi piacerà. Soltanto di questo vi prego: ricordatevi di me all'altare del Signore."

SAN BEDA IL VENERABILE... monaco e sacerdote, prossimo alla morte (+ 735), a chi lo assisteva disse: "Corri presto e conduci da me i sacerdoti del monastero". Ammonì tutti scongiurando di celebrare per lui delle Messe e di pregare con insistenza, cosa che quelli promisero volentieri.

SAN TOMMASO MORO... prima di morire martire (+ 1535) per la sua fedeltà al Signore, disse: "L'infinita bontà del Signore, per i meriti della sua amarissima passione, farà sì che le mie sofferen-ze servano a liberarmi dalle pene del purgatorio e ad ottenermi la ricompensa desiderata in Cielo".

Tre Santi... tra i molti che si potrebbero citare che, pur con una vita piena di meriti, non hanno dato per scontato di andare su-bito in paradiso.

San Tommaso Moro ci ricorda che in questa vita, con le nostre buone opere, soprattutto con le sofferenze, possiamo ridurre il no-stro purgatorio, o evitarlo del tutto, se il nostro amore sarà così grande da essere interiormente disposti a dare la vita per il Signo-re.

Santa Monica e San Beda il Venerabile, ci ricordano invece il valore delle preghiere e soprattutto delle Sante Messe per le anime dei defunti, anche per chi fosse morto in concetto di santità.

E noi, siamo altrettanto solleciti nel cercar di ridurre il no-stro purgatorio e quello delle povere anime con la preghiera, con le opere di carità, con le penitenze e con le indulgenze che la Chiesa ci concede...?


APPENDICE 2

VENGO DAL PURGATORIO

Nella prima guerra mondiale molti cappuccini avevano dovuto lasciare i conventi perché chiamati alle armi.
Nel convento di San Giovanni Rotondo c'erano soltanto pochi novizi, il superiore Padre Paolino da Casacalenda e Padre Pio.
Nel 1918, una sera Padre Pio stava riposando al piano terreno del convento, in una stanza della foresteria. Era solo e si era da po-co disteso sulla branda quando, improvvisamente, ecco comparirgli un uomo avvolto in un mantello nero a ruota (molto diffuso tra la povera gente sul finire dell'800 e l'inizio del 900). Padre Pio, sor-preso, chiese a quell'uomo chi fosse e che cosa volesse.
"Sono un'anima del purgatorio, Pietro di Mauro. - disse - Sono morto in un incendio il 18 settembre 1908, in questo convento che, dopo l'espropriazione dei beni ecclesiastici, era stato adibito ad ospizio per vecchi. Sono morto fra le fiamme, sorpreso nel sonno sul mio pagliericcio, proprio in questa stanza. Il Signore mi ha concesso di venire dal purgatorio per chiedervi di applicare a me la vostra Santa Messa di domattina. Grazie a questa Messa potrò entrare in paradiso."

Padre Pio gli assicurò che avrebbe applicato a lui la sua Messa, poi... ma ecco le parole di Padre Pio: "Io, volli accompagnarlo alla porta del convento. Mi resi pienamente conto di aver parlato con un defunto solo quando, appena usciti sul sagrato, l'uomo, che era al mio fianco, scomparve improvvisamente. Devo confessare che rientrai in convento alquanto spaventato. A Padre Paolino da Ca-sacalenda, superiore del convento, al quale non era sfuggita la mia agitazione, dopo avergli spiegato quanto mi era accaduto, chiesi il permesso di celebrare la Santa Messa in suffragio di quell'anima."
Qualche giorno dopo, Padre Paolino volle fare un controllo. Re-catosi all'anagrafe del comune, richiese e ottenne il permesso di consultare i registri dei deceduti.
Nel registro del 1908 lesse: "In data 18 settembre 1908, nell'in-cendio dell'ospizio, è perito Pietro di Mauro, fu Nicola".

SONO ANCORA IN PURGATORIO

Una sera, - è Padre Pio che racconta - mentre da solo ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all'altare maggiore, come se stesse spolverando i cande-labri e sistemando i portafiori. Convinto che a riordinare l'altare fos-se Fra Leone, essendo l'ora della cena, mi accostai alla balaustra e gli dissi. "Fra Leone, vai a cenare, non è questo il tempo di aggiu-stare e spolverare l'altare". Ma una voce, che non era quella di Fra Leone, mi rispose: "Non sono Fra Leone". - "E Chi sei?", chiesi io.

"Sono un vostro confratello che fece qui il noviziato. I superiori mi diedero l'incarico di tener pulito e ordinato l'altare maggiore per tutto l'anno di prova. Purtroppo, più volte mancai di rispetto a Ge-sù passando davanti all'altare senza riverire il Santissimo Sa-cramento presente nel tabernacolo. Per questa grave mancanza sono ancora in purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché stabiliate fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando e voi..."

Io (è sempre Padre Pio da Pietrelcina che racconta), credendo di essere generoso verso quell'anima sofferente, esclamai: "Vi sta-rai fino a domattina, fino alla Messa conventuale".
Quell'anima urlò: "Crudele!". Poi cacciò un grido e sparì. Quel grido di lamento mi produsse una ferita al cuore che sento da allora e che sentirò per tutta la vita.
Io, che per delega divina avrei potuto mandare quell'anima immediatamente in paradiso, la condannai a rimanere un'altra notte nelle fiamme del purgatorio.
E noi, possiamo dire che stiamo facendo tutto il possibile per le povere anime del purgatorio...???

RICORDA CHE:

"La vita ci è stata data per cercare Dio;

la morte per entrare nel Suo Regno;
l'eternità per godere l'eredità che Cristo Gesù ci ha guadagnato a prezzo del Suo Corpo e del Suo Sangue..."

(Santa Caterina da Genova)


     


[Modificato da Caterina63 14/07/2016 09:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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