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VULTUM DEI QUAERERE Documento del Papa sulla Vita Contemplativa

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2016 09:48
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22/07/2016 18:19
 
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Temi oggetto di discernimento e di revisione dispositiva


12. Per aiutare le contemplative a raggiungere il fine proprio della loro specifica vocazione sopra descritto, invito a riflettere e discernere sui seguenti dodici temi della vita consacrata in generale e, in particolare, della tradizione monastica: formazione, preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e Riconciliazione, vita fraterna in comunità, autonomia, federazioni, clausura, lavoro, silenzio, mezzi di comunicazione e ascesi. Questi temi saranno attuati, ulteriormente, con modalità appropriate secondo le specifiche tradizioni carismatiche delle diverse famiglie monastiche, in armonia con le disposizioni della Parte finale della presente Costituzione e con le indicazioni applicative particolari che saranno date quanto prima dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.


Formazione


13. La formazione della persona consacrata è un itinerario che deve portare alla configurazione al Signore Gesù e all’assimilazione dei suoi sentimenti nella sua totale oblazione al Padre; si tratta di un processo che non finisce mai, destinato a raggiungere in profondità tutta la persona, affinché ogni suo atteggiamento e gesto riveli la piena e gioiosa appartenenza a Cristo, e perciò richiede la continua conversione a Dio. Esso mira a formare il cuore, la mente e la vita facilitando l’integrazione delle dimensioni umana, culturale, spirituale e pastorale.[33]


In particolare, la formazione della persona consacrata contemplativa tende a un’armonica condizione di comunione con Dio e con le sorelle, all’interno di una atmosfera di silenzio protetto dalla clausura quotidiana.


14. Dio Padre è il formatore per eccellenza, ma in questa opera “artigianale” si serve di mediazioni umane, i formatori e le formatrici, fratelli e sorelle maggiori, la cui missione principale è quella di mostrare «la bellezza della sequela del Signore ed il valore del carisma in cui essa si compie».[34]


La formazione, specialmente quella permanente, «esigenza intrinseca alla consacrazione religiosa»,[35] ha il suo humus nella comunità e nella vita quotidiana. Per questo motivo ricordino le sorelle che il luogo ordinario dove avviene il cammino formativo è il monastero e che la vita fraterna in comunità, in tutte le sue manifestazioni, deve favorire tale cammino.


15. Dato l’attuale contesto socio-culturale e religioso, i monasteri prestino grande attenzione al discernimento vocazionale e spirituale, senza lasciarsi prendere dalla tentazione del numero e della efficienza;[36] assicurino un accompagnamento personalizzato delle candidate e promuovano per loro percorsi formativi adeguati, fermo restando che alla formazione iniziale e a quella dopo la professione temporanea«si deve riservare un ampio spazio di tempo»,[37] per quanto possibile non inferiore a nove anni, né superiore a dodici.[38]


Preghiera


16. La preghiera liturgica e personale è un’esigenza fondamentale per alimentare la vostra contemplazione: se «la preghiera è il “midollo” della vita consacrata»,[39] a maggior ragione lo è della vita contemplativa. Oggi tante persone non sanno pregare. Molti semplicemente non sentono il bisogno di pregare o riducono la loro relazione con Dio a una supplica nei momenti di prova, quando non sanno a chi rivolgersi. Altri riducono la loro preghiera a una semplice lode nei momenti di felicità. Recitando e cantando le lodi del Signore con la Liturgia delle Ore, voi vi fate voce anche di queste persone e, come fecero i profeti, intercedete per la salvezza di tutti.[40] La preghiera personale vi aiuterà a rimanere unite al Signore, come i tralci alla vite, e così la vostra vita porterà frutto in abbondanza (cfr Gv 15,1-15). Ricordate, però, che la vita di preghiera e la vita contemplativa non possono essere vissute come ripiegamento su voi stesse, ma devono allargare il cuore per abbracciare l’umanità intera, particolarmente quella che soffre.


Attraverso la preghiera di intercessione, voi avete un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa. Pregate e intercedete per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i malati, per le vittime delle dipendenze, per citare alcune situazioni che sono ogni giorno più urgenti. Voi siete come quelle persone che portarono un paralitico davanti al Signore, perché lo guarisse (cfr Mc 2,1-12). Attraverso la preghiera voi, giorno e notte, avvicinate al Signore la vita di tanti fratelli e sorelle che per diverse situazioni non possono raggiungerlo per fare esperienza della sua misericordia risanatrice, mentre Lui li attende per fare loro grazia. Con la vostra preghiera potete guarire le piaghe di tanti fratelli.


La contemplazione di Cristo ha nella Vergine Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo singolare. Madre e Maestra di perfetta conformazione al Figlio, con la sua presenza esemplare e materna è di grande sostegno nella quotidiana fedeltà alla preghiera (cfr At 1,14)peculiarmente filiale.[41]


17. Il libro dell’Esodo ci mostra che Mosè con la sua preghiera decide la sorte del suo popolo, garantendone la vittoria sul nemico quando riesce a tenere alte le braccia per invocare l’aiuto del Signore (cfr 17,11). Questo testo mi pare un’immagine molto espressiva della forza e dell’efficacia della vostra preghiera in favore di tutta l’umanità e della Chiesa, particolarmente delle sue membra più deboli e bisognose. Anche oggi, come allora, possiamo pensare che le sorti dell’umanità si decidono nel cuore orante e nelle braccia alzate delle contemplative. Ecco perché vi esorto ad essere fedeli, secondo le vostre Costituzioni, alla preghiera liturgica e a quella personale, che è preparazione e prolunga­mento di quella. Vi esorto a «nulla anteporre all’opus Dei»,[42]affinché niente vi ostacoli, niente vi separi, niente si interponga nel vostro ministero orante.[43] In questo modo vi trasformerete, attraverso la contemplazione, nell’immagine di Cristo[44] e le vostre comunità diventeranno vere scuole di preghiera.


18. Tutto questo richiede una spiritualità basata sulla Parola di Dio, sulla forza della vita sacramentale, sull’insegnamento del magistero della Chiesa e sugli scritti dei vostri fondatori e fondatrici; una spiritualità che vi faccia diventare figlie del cielo e figlie della terra, discepole e missionarie, secondo il vostro stile di vita. Richiede, inoltre, una formazione progressiva alla vita di preghiera personale e liturgica e alla stessa contemplazione, senza dimenticare che questa si alimenta principalmente della “bellezza scandalosa” della Croce.


Centralità della Parola di Dio


19. Uno degli elementi più significativi della vita monastica in generale è la centralità della Parola di Dio nella vita personale e comunitaria. Lo sottolinea san Benedetto, quando ai suoi monaci chiede di ascoltare volentieri le sante letture: «lectiones sanctas libenter audire».[45] Durante i secoli il monachesimo è stato custode della lectio divina. Poiché oggi questa è raccomandata a tutto il popolo di Dio e richiesta a tutti i consacrati religiosi,[46] voi siete chiamate a farne il nutrimento della vostra contemplazione e della vostra vita quotidiana, in modo da poter condividere questa esperienza trasformante della Parola di Dio con i sacerdoti, i diaconi, gli altri consacrati e i laici. Sentite questa condivisione come una vera missione ecclesiale.


Indubbiamente, la preghiera e la contemplazione sono i luoghi più adeguati per accogliere la Parola di Dio, ma, allo stesso tempo, sia la preghiera sia la contemplazione scaturiscono dall’ascolto della Parola. Tutta la Chiesa, e particolarmente le comunità integralmente dedite alla contemplazione, hanno bisogno di riscoprire la centralità della Parola di Dio, che, come ha ricordato il mio predecessore san Giovanni Paolo II, è la «prima fonte di ogni spiritualità».[47] Occorre che la Parola alimenti la vita, la preghiera, la contemplazione, il cammino quotidiano e diventi principio di comunione per le vostre comunità e fraternità. Esse sono infatti chiamate ad accoglierla, meditarla, contemplarla, viverla insieme, comunicando e condividendo i frutti che nascono da questa esperienza. In tal modo potrete crescere in un’autentica spiritualità di comunione.[48] A questo proposito vi esorto ad «evitare il rischio di un approccio individualistico, tenendo presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella Verità nel nostro cammino verso Dio. […] Perciò il testo sacro deve sempre essere accostato nella comunione ecclesiale».[49]


20. La lectio divina o lettura orante della Parola è l’arte che aiuta a compiere il passaggio dal testo biblico alla vita, è l’ermeneutica esistenziale della Sacra Scrittura, grazie alla quale possiamo colmare la distanza tra spiritualità e quotidianità, tra fede e vita. Il processo messo in atto dalla lectio divina intende portarci dall’ascolto alla conoscenza, e dalla conoscenza all’amore.


Grazie al movimento biblico, che ha preso nuova forza soprattutto dopo la promulgazione della Costituzione dogmatica Dei Verbumdel Concilio Vaticano II, oggi si propone a tutti un costante avvicinamento alla Sacra Scrittura attraverso la lettura orante e assidua del testo biblico, in modo tale che il dialogo con Dio si faccia realtà quotidiana del popolo di Dio. La lectio divina deve aiutarvi a coltivare un cuore docile, saggio e intelligente (cfr 1 Re 3,9.12), per discernere ciò che viene da Dio e ciò che invece può portare lontano da Lui; ad acquisire quella sorta di istinto soprannaturale, che ha permesso ai vostri fondatori e fondatrici di non conformarsi alla mentalità del mondo, ma di rinnovare la propria mente, «per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).[50]


21. La vostra giornata, personale e comunitaria, sia scandita dalla Parola di Dio. Le vostre comunità e fraternità diventeranno, così, scuole dove la Parola viene ascoltata, vissuta e annunciata a quanti vi incontreranno.


Non dimenticate infine che «la lectio divina non si conclude nella sua dinamica fino a quando non arriva all’azione (actio), che muove l’esistenza credente a farsi dono per gli altri nella carità»[51]. In questo modo essa produrrà abbondanti frutti nel cammino di conformazione a Cristo, meta di tutta la nostra vita.


Sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione


22. L’Eucaristia è il sacramento per eccellenza dell’incontro con la persona di Gesù: in essa «si racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo»[52]. L’Eucaristia, cuore della vita di ogni battezzato e della stessa vita consacrata, lo è in modo particolare della vita contemplativa. Infatti, l’offerta della vostra esistenza vi innesta in modo particolare nel mistero pasquale di morte e risurrezione che si attua nell’Eucaristia. Lo spezzare insieme il pane, infatti, ripete e attualizza il dono di sé compiuto da Gesù che «si è spezzato, si spezza per noi» e ci chiede a nostra volta «di darci, di spezzarci per gli altri»[53]. Perché questo ricco mistero si compia e si manifesti vitalmente, si richiede che la celebrazione dell’Eucaristia sia preparata con cura, decoro e sobrietà, e vi si partecipi pienamente, con fede e consapevolezza.


Nell’Eucaristia lo sguardo del cuore riconosce Gesù.[54] San Giovanni Paolo II ci ricorda: «Contemplare Cristo implica saperlo riconoscere ovunque Egli si manifesti, nelle sue molteplici presenze, ma soprattutto nel Sacramento vivo del suo corpo e del suo sangue. La Chiesa vive del Cristo eucaristico, da Lui è nutrita, da Lui è illuminata. L’Eucaristia è mistero di fede e insieme “mistero di luce”. Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31)».[55] L’Eucaristia, pertanto, vi introduce quotidianamente nel mistero dell’amore, che è amore sponsale: «Cristo è lo Sposo della Chiesa come Redentore del mondo. L’Eucaristia è il sacramento della nostra redenzione. È il sacramento dello Sposo, della Sposa».[56]


Pertanto, è lodevole la tradizione di prolungare la celebrazione con l’adorazione eucaristica, momento privilegiato per assimilare interiormente il pane della Parola spezzato durante la celebrazione e continuare l’azione di rendimento di grazie.


23. Dall’Eucaristia scaturisce l’impegno di conversione continua, che trova la sua espressione sacramentale nella Riconciliazione. La frequente celebrazione personale o comunitaria del sacramento della Riconciliazione o della Penitenza sia per voi occasione privilegiata per contemplare il volto misericordioso del Padre, Gesù Cristo,[57] per rinnovare il vostro cuore e purificare il vostro rapporto con Dio nella contemplazione.


Dall’esperienza gioiosa del perdono ricevuto da Dio in questo sacramento scaturisce la grazia di diventare profeti e ministridi misericordia e strumenti di riconciliazione, perdono e pace, profeti e ministri di cui il nostro mondo oggi ha particolarmente bisogno.


Vita fraterna in comunità


24. La vita fraterna in comunità è un elemento essenziale della vita religiosa in genere, e in modo particolare della vita monastica, pur nella pluralità dei carismi.


La relazione di comunione è manifestazione di quell’amore che, sgorgando dal cuore del Padre, ci inonda attraverso lo Spirito che Gesù stesso ci dona. Solo rendendo visibile questa realtà, la Chiesa, famiglia di Dio, è segno di una profonda unione con Lui e si propone come la dimora entro cui questa esperienza è possibile ed è vivificante per tutti. Cristo Signore, chiamando alcuni a condividere la sua vita, forma una comunità che rende visibile «la capacità di comunione dei beni, dell’affetto fraterno, del progetto di vita e di attività, che proviene dall’aver accolto l’invito a seguirlo più liberamente e più da vicino».[58] La vita fraterna, in virtù della quale i consacrati e le consacrate cercano di formare «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32), sull’esempio delle prime comunità cristiane, si «propone come eloquente confessione trinitaria».[59]


25. La comunione fraterna è riflesso del modo di essere e di donarsi di Dio, è testimonianza che «Dio è amore» (1 Gv 4, 8.16). La vita consacrata confessa di credere e di vivere dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e perciò la comunità fraterna diventa riflesso della grazia del Dio Trinità d’Amore.


Diversamente dagli eremiti, che vivono «nel silenzio della solitudine»[60] e godono anch’essi di grande stima da parte della Chiesa, la vita monastica comporta la vita comunitaria in un continuo processo di crescita, che conduca a vivere un’autentica comunione fraterna, una koinonia. Ciò richiede che tutti i suoi membri si sentano costruttori della comunità e non soltanto fruitori dei benefici che possono ricevere da essa. Una comunità esiste in quanto nasce e si edifica con l’apporto di tutti, ciascuno secondo i propri doni, coltivando una forte spiritualità di comunione, che conduca a sentire e vivere la mutua appartenenza.[61] Solo in tal modo la vita comunitaria diventerà un aiuto reciproco nella realizzazione della vocazione propria di ciascuno.[62]


26. Voi che avete abbracciato la vita monastica, ricordate sempre che gli uomini e le donne del nostro tempo si aspettano da voi una testimonianza di vera comunione fraterna che con forza manifesti, nella società segnata da divisioni e disuguaglianze, che è possibile e bello vivere insieme (cfr Sal 133,1), nonostante le differenze generazionali, di formazione e, a volte, culturali. Le vostre comunità siano segni credibili che queste differenze, lungi dal costituire un impedimento alla vita fraterna, la arricchiscono. Ricordatevi che unità e comunione non significano uniformità, e che si nutrono di dialogo, condivisione, aiuto reciproco e profonda umanità, specialmente nei confronti dei membri più fragili e bisognosi.


27. Ricordate, infine, che la vita fraterna in comunità è anche la prima forma di evangelizzazione: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Per questo vi esorto a non trascurare i mezzi per rinsaldarla, così come la propone e la attualizza la Chiesa,[63] vigilando costantemente su questo aspetto della vita monastica, delicato e di non secondaria importanza. Insieme alla condivisione della Parola e dell’esperienza di Dio e al discernimento comunitario, «si possono ricordare anche la correzione fraterna, la revisione di vita e altre forme tipiche della tradizione. Sono modi concreti di porre al servizio degli altri e di far riversare nella comunità i doni che lo Spirito abbondantemente elargisce per la sua edificazione e per la sua missione nel mondo».[64]


Come ho detto recentemente nel mio incontro con i consacrati convenuti a Roma per la conclusione dell’Anno della Vita Consacrata,[65] sia vostra premura la prossimità verso le sorelle che il Signore vi ha regalato come dono prezioso. D’altra parte, come ricordava san Benedetto, è fondamentale nella vita comunitaria «venerare gli anziani e amare i giovani».[66] In questa tensione da armonizzare tra memoria e futuro promesso si radica anche la fecondità della vita fraterna in comunità.


L’autonomia dei monasteri


28. L’autonomia favorisce la stabilità di vita e l’unità interna di ogni comunità, garantendo le condizioni migliori per la contemplazione. Tale autonomia non deve significare tuttavia indipendenza o isolamento, particolarmente dagli altri monasteri dello stesso Ordine o dalla propria famiglia carismatica.


29. Coscienti che «nessuno costruisce il futuro isolandosi, né soltanto con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco»,[67] abbiate cura di preservarvi «dalla malattia dell’autoreferenzialità»[68] e custodite il valore della comunione tra i diversi monasteri come cammino che apre al futuro,aggiornando e attualizzando in questo modo i valori permanenti e codificati della vostra autonomia.[69]


Le Federazioni


30. La federazione è un’importante struttura di comunione tra monasteri che condividono il medesimo carisma, affinché non rimangano isolati.


Scopo principale delle federazioni è promuovere la vita contemplativa nei monasteri che ne fanno parte, secondo le esigenze del proprio carisma, e garantire l’aiuto nella formazione permanente e iniziale, nonché nelle necessità concrete, attraverso lo scambio di monache e la condivisione dei beni materiali; in funzione di questi scopi, esse dovranno essere favorite e moltiplicate.[70]


La clausura


31. La separazione dal mondo, necessaria per quanti seguono Cristo nella vita religiosa, ha per voi, sorelle contemplative, una manifestazione particolare nella clausura, che è il luogo dell’intimità della Chiesa sposa: «Segno dell’unione esclusiva della Chiesa sposa con il suo Signore, sommamente amato».[71]


La clausura è stata codificata in quattro diverse forme e modalità:[72] oltre a quella comune a tutti gli Istituti religiosi, ve ne sono tre caratteristiche delle comunità di vita contemplativa, dette papale, costituzionale e monastica. La clausura papale è quella «conforme alle norme date dalla Sede Apostolica»[73] ed «esclude compiti esterni di apostolato».[74] La clausura costituzionale viene definita dalle norme delle proprie Costituzioni; e la clausura monastica, pur conservando il carattere di «una più rigorosa disciplina»[75] rispetto a quella comune, permette di associare alla funzione primaria del culto divino forme più ampie di accoglienza e di ospitalità, sempre secondo le proprie Costituzioni. La clausura comune è la meno chiusa delle quattro.[76]


La pluralità di modi di osservare la clausura all’interno di uno stesso Ordine deve essere considerata una ricchezza e non un impedimento alla comunione, armonizzando sensibilità diverse in una unità superiore.[77] Tale comunione potrà concretizzarsi in diverse forme di incontro e di collaborazione, soprattutto nella formazione permanente e iniziale.[78]


Il lavoro


32. Il lavoro è anche per voi partecipazione all’opera che Dio creatore porta avanti nel mondo. Tale attività vi mette in stretta relazione con quanti lavorano con responsabilità per vivere del frutto delle proprie mani (cfr Gen 3,19), per contribuire all’opera della creazione e servire l’umanità; in particolare vi fa essere solidali con i poveri che non possono vivere senza lavorare e che spesso, pur lavorando, hanno bisogno del provvidenziale aiuto dei fratelli.


Affinché il lavoro non estingua lo spirito di contemplazione, come ci insegnano i grandi santi contemplativi, e affinché la vostra sia una vita «povera di fatto e di spirito da consumarsi in operosa sobrietà» come impone a voi la professione, con voto solenne, del consiglio evangelico di povertà,[79] il lavoro sia compiuto con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità efficientistica e dall’attivismo della cultura contemporanea. Sia per voi ancora e sempre valido il motto della tradizione benedettina “ora et labora”, che educa a trovare un rapporto equilibrato tra la tensione verso l’Assoluto e l’impegno nelle responsabilità quotidiane, tra la quiete della contemplazione e l’alacrità nel servizio.


Il silenzio


33. Nella vita contemplativa, particolarmente in quella integralmente contemplativa, considero importante prestare attenzione al silenzio abitato dalla Presenza, come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale, in quella dei fratelli e delle sorelle che il Signore vi dona e nelle vicende del mondo contemporaneo. Il silenzio è vuoto di sé stessi per fare spazio all’accoglienza; nel rumore interiore non si può ricevere niente e nessuno. La vostra vita integralmente contemplativa richiede «tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare»[80] Dio e il grido dell’umanità. Taccia dunque la lingua della carne e parli quella dello Spirito, mossa dall’amore che ognuna di voi ha per il suo Signore.[81]


In questo vi è di esempio il silenzio di Maria Santissima, che ha potuto accogliere la Parola perché era donna di silenzio: non un silenzio sterile, vuoto; al contrario, un silenzio pieno, ricco. Quello della Vergine Madre è anche un silenzio ricco di carità, che dispone all’accoglienza dell’Altro e degli altri.


I mezzi di comunicazione


34. Nella nostra società la cultura digitale influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo e, particolarmente, con le persone. Questo clima culturale non lascia immuni le comunità contemplative. Certamente questi mezzi possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione, ma vi esorto a un prudente discernimento affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione.[82]


L’ascesi


35. L’ascesi, con tutti i mezzi che la Chiesa propone per il dominio di sé e la purificazione del cuore, porta anche a liberarci da tutto quello che è proprio della “mondanità” per vivere la logica del Vangelo che è logica di dono, particolarmente dono di sé, come esigenza di risposta al primo e unico amore della vostra vita. In questo modo potrete rispondere anche alle attese dei fratelli e delle sorelle, nonché alle esigenze morali e spirituali intrinseche a ciascuno dei tre consigli evangelici da voi professati con voto solenne.[83]


A questo proposito, la vostra vita interamente donata acquista un forte senso profetico: sobrietà, distacco dalle cose, consegna di sé stessi nell’obbedienza, trasparenza nelle relazioni, tutto per voi è reso più radicale ed esigente dalla scelta di rinuncia anche «allo spazio, ai contatti, a tanti beni del creato […] come modo particolare di donare il “corpo”».[84] L’aver scelto una vita di stabilità diventa segno eloquente di fedeltà per il nostro mondo globalizzato e abituato a spostamenti sempre più rapidi e facili, con il rischio di non mettere mai radici.


Anche l’ambito delle relazioni fraterne è reso più esigente dalla vita claustrale,[85] che impone nelle comunità relazioni continue e ravvicinate. Voi potete essere di esempio e aiuto al popolo di Dio e all’umanità di oggi, segnata e a volte lacerata da tante divisioni, a restare accanto al fratello e alla sorella anche là dove vi sono diversità da comporre, tensioni e conflitti da gestire, fragilità da accogliere. L’ascesi è anche mezzo per prendere contatto con la propria debolezza e affidarla alla tenerezza di Dio e della comunità.


Infine, l’impegno ascetico è necessario per portare avanti con amore e fedeltà il proprio dovere quotidiano, come occasione di condivisione con la sorte di tanti fratelli nel mondo e di offerta silenziosa e feconda per loro.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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