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Un Monaco Carmelitano denuncia la deriva della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2016 00:01
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   un monaco carmelitano denuncia la crisi nella Chiesa:
"... in realtà una chiesa protestante..."
i residui della dottrina, e il piccolo gregge che la sostiene, che sono rimasti, sono la Chiesa Cattolica....

La Corsia dei Servi intervista Padre Elia Schafer*

 

1- Padre Elia, che tempi sta vivendo la Chiesa?

La chiesa sta vivendo una situazione di gravità e drammaticità assoluta perché quella che si definisce oggi chiesa cattolica è in realtà una chiesa protestante. In questi tempi sono presenti soltanto residui di cattolicità: pochi fedeli sparsi un po' qua un po' là, pochissimi sacerdoti degni di questo nome, ancor più pochi vescovi e cardinali. Questi residui di cattolicità sono la Chiesa cattolica.

Per il resto, qual'è la realtà? Seminari semivuoti in cui si insegna l'eresia e in cui si attenta alla formazione del sacerdote; crollo delle vocazioni religiose maschili e quasi azzeramento di quelle femminili; parrocchie - gestite come feudi personali da parroci ora don Abbondio ora don Rodrigo – dove si corrompe la Fede presentando una nuova religione basata sul sentimentalismo e camuffata di misericordia (non è un azzardo dire: vuoi perdere la fede? Vai in parrocchia); insegnamento dottrinale stravolto seguendo Rahner ed i suoi sciagurati discepoli; liturgia profanata e gravemente oltraggiata da funzioni che hanno soppiantato il sacro con grottesche e insolenti sceneggiate; sacerdoti in crisi d'identità che nemmeno sentono più l'esigenza e comprendono il significato di vestire la talare... La galleria degli orrori è lunga: devo continuare?

Se devo sintetizzare, la prova di una chiesa non più chiesa è la presenza di due papi: questa è una prova talmente enorme in tutta la sua evidenza che paradossalmente non riusciamo nemmeno a vederla. Da una parte Benedetto XVI la cui abdicazione ha provocato uno sconcerto e una sofferenza tali in molti fedeli a lui affezionati che si ha la netta sensazione di essere stati persino traditi: il pastore che abbandona (checché se ne dica) le pecorelle lasciando campo aperto all'intrusione nel gregge di lupi rapaci. Dall'altra parte Francesco, catapultato non si sa come sul soglio pontificio ed incredibile demolitore della dottrina e della liturgia cattolica ad ogni suo piè sospinto: ogni suo discorso contiene qualcosa di stonato sicché invece di chiarire, tutto si complica divenendo fumoso, ambiguo, sibillino, per certi aspetti seducente persino... Ma la Chiesa per duemila anni ha sempre detto e fatto cose diverse e in molti casi addirittura opposte: dunque bisogna stare molto attenti e, in tempi di confusione e pericolo per le nostre anime come l'attuale, seguire la Tradizione, che è immutabile, unica certezza per non deragliare dalla retta via e per non imboccare strade pericolose e letali per la nostra salvezza. 

2- A proposito di vocazioni, per la verità c'è stato un Ordine che stava fiorendo costantemente: i Francescani dell'Immacolata

La situazione relativa ai Francescani dell'Immacolata (F.I.), duole dirlo, è assai triste e spiego il perché. Quest'Ordine era fiorito (ora non più) perché si era imposto di vivere la regola francescana in maniera radicale e autentica, per di più con l'aggiunta del voto mariano. Mai visto frati e suore così giovani (e anche così tanto belli con quegli abiti grigio/azzurro che facevano presa sui cuori dei fedeli!) ben disposti nel seguire la santità indicata da Nostro Signore. Questa volontà di vivere la cattolicità in modo così santo, unita all'inevitabile (poiché naturalmente consequenziale) abbraccio della Messa di sempre, quella comunemente detta “in rito antico” o “in latino”, ha provocato una grande persecuzione nei loro confronti: insopportabile il loro modo di essere e di vivere, che sapeva di ammonimento verso tutti quei religiosi dalla vita annacquata dall'ipocrisia, e assai pericolosi per chi non voleva che i fedeli riscoprissero la Fede e la Tradizione accostandosi a quegli intrepidi Francescani dell'Immacolata.

Ora, restano due considerazioni da fare: la prima; la persecuzione è stata inflitta nientemeno che dalle autorità vaticane! Dunque avallata (anche se questo termine è un eufemismo) da papa Bergoglio che, dando dimostrazione della misericordia che tutto il mondo gli attribuisce senza motivo (“Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” - Luca 6-26), ha dato il via ad una vera e propria soppressione dei F.I. di inaudita violenza. I F.I. di fatto sono stati letteralmente spazzati via: obiettivo raggiunto.

La seconda considerazione, la più dolorosa: resta infatti il rammarico per la posizione assunta (salvo rare eccezioni) dai Francescani dell'Immacolata durante tale persecuzione: non hanno compreso che su di loro si sono posati gli occhi e le speranze di tanti fedeli cattolici in cerca di guide e pastori che difendano la Fede e la Messa dispensatrice di Grazie quale antidoto di una società sempre più stretta in mano al Nemico. Ci si aspettava da parte loro una reazione all'ingiustizia subita, una testimonianza di Fede, vista la portata di ciò che c'era in gioco: si è decisa invece la sottomissione e la resa (con buona pace dei fedeli, delusi e ancora una volta abbandonati) venendo meno al ruolo che la storia (o la Provvidenza?) aveva loro assegnato. Mi hanno informato che alcuni gruppi di fedeli legati alla Tradizione e pieni d'affetto per questi consacrati si sono visti tranciare di netto i rapporti con i frati o le suore dagli stessi F.I.! Ecco, tutto questo è doloroso. 

3- Ha citato la Messa di sempre, il solito punto dolens... 

La Messa è il cuore del cristianesimo. Ci sono parroci e vescovi che sostengono apertamente il contrario. Con la Messa il mondo si salva, senza Messa il mondo si danna. La domanda è: quale Messa? La Messa è il Santo Sacrificio di Cristo sul Calvario e non una mensa eucaristica. Con la riforma liturgica introdotta dal Concilio Vaticano II si tende a sostituire la nozione e la realtà del Sacrificio con la realtà di un convivio. Lo ha spiegato con chiarezza mons. Lefebvre nella Lettera aperta ai cattolici perplessi.

[“Esistono tre condizioni indispensabili perché essa sia la continuazione del Sacrificio della Croce: l'offerta della vittima, la transustanziazione che la rende presente effettivamente e non simbolicamente, la celebrazione di un prete facente le veci del sacerdote principale che è Nostro Signore, tenuto ad essere consacrato per il suo sacerdozio. Così sì che la Messa può procurare la remissione dei peccati. Un semplice memoriale, un racconto dell'istituzione accompagnato da un pasto è ben lontano dall'essere sufficiente. Tutta la virtù soprannaturale della Messa proviene dalla sua correlazione al Sacrificio della Croce. Se non si crede più a questo, non si crede più a nulla della santa Chiesa. La Chiesa non ha più ragion d'essere, non bisogna più accampare la pretesa di essere cattolici. Lutero aveva capito molto bene che la messa è il cuore, l'anima della Chiesa. Diceva – Distruggiamo la Messa e distruggeremo la Chiesa -. Noi riveliamo che il Novus Ordo Missae, cioè il nuovo schema adottato dopo il Concilio, si allinea alle concezioni protestanti, o per lo meno ci si avvicina pericolosamente”].

Ora, mons. Lefebvre è bandito (ma guarda un po'!) da questa chiesa che si dice cattolica e tutti coloro che lo citano sono sprezzantemente etichettati come lefebvriani, anche se non appartengono alla Fraternità sacerdotale San Pio X da lui fondata. Questa è una profonda malignità perché le parole di mons. Lefebvre esprimono l'assoluta verità.

Consiglio, a chi è alla ricerca della verità in modo serio e rigoroso, la lettura delle opere di mons. Lefebvre, ma anche di altri sacerdoti (e non solo) che hanno dimostrato con l'esempio e non solo a parole la loro cattolicità: si leggano le opere di Michael Davies, di padre Roger Thomas Calmel, di Fulton Sheen... e ci si renderà conto del colpo magistrale di Satana inferto al nostro percorso di vita per raggiungere il Paradiso eterno. Un colpo inferto corrompendo dall'interno la chiesa cattolica, facendo leva sui tanti Giuda pronti a vendersi al mondo, e approfittando della mancanza in molti fedeli di quel sentore interiore che dovrebbe pungolare la volontà nella ricerca della verità. Quante persone hanno soffocato il desiderio e anche il dovere di cercare la verità, di valutare se ciò che ci viene propinato come cattolico lo sia veramente o meno... Ma è ovvio che a persone in cui si sono interiormente annidate l'accidia, la pigrizia e l'amore per la mondanità tutto questo appare come una montagna troppo faticosa da scalare. Bisogna pregare per questi incoscienti che preferiscono le favolette alla realtà, l'inganno alla verità, la falsità alla chiarezza. 

4- Come si è giunti fino a questo? 

Prima del 1962, data d'inizio del Concilio Vaticano II, non che la Chiesa non fosse stata alle prese con problemi di vario genere. Tuttavia il male, parte del quale si era insinuato in alcune pieghe del suo sacro vestito, era, in un certo qual senso, trattenuto; da che cosa? Dalla Messa! Chi stoltamente (pensando di migliorare la Chiesa) o malignamente (pensando l'esatto contrario) ha modificato quella sacra liturgia che impediva al male di deflagrare, ha fatto sì che il demonio avesse campo aperto: il risultato è una società devastata sia sul piano materiale che spirituale: è la nostra società, una società in cui spadroneggia il demonio in persona, presente più che mai in mezzo a noi come se nulla fosse. Come è riuscito a realizzare un tale risultato?

Dal 1962 (data fatidica) in avanti, se per una generazione o due prima della sua comparsa la formazione dei cattolici fosse sprofondata nel caos? Se si formasse una generazione di persone incolte dal punto di vista religioso, incapaci di distinguere fra la verità religiosa e il sentimento religioso? Non sarebbe questo il momento giusto per materializzarsi ed agire indisturbato compiendo uno sconquasso dietro l'altro?

Apriamo gli occhi e impariamo a non dare più nulla per scontato, sforziamoci di usare il cervello e affidiamoci con fervorosa preghiera al Signore e alla Madonna affinché illuminino la nostra mente e infiammino i nostri cuori. 

5- Quali armi abbiamo per difenderci dal male imperante? 

Prima di tutto prendere coscienza di quanto sta accadendo. È urgente comprendere il lavaggio del cervello (soprattutto in parrocchia) a cui ogni giorno siamo sottoposti e quindi prendere le contromisure necessarie. Quali? Cercare e fare tutto il possibile per partecipare alla Messa di sempre dove è certo che si sarà in presenza di un vero rito sacro e propiziatorio di grazie (dal momento che non sono ammesse licenze liturgiche né altre strampalerie). Vien da sé l'ovvietà di sforzarsi nella ricerca di quei sacerdoti che si sono rifiutati di celebrare il Novus Ordo Missae, scegliendo di rimanere fedeli costi quel che costi alla Messa Vetus Ordo.

A tal proposito fatico a comprendere la scelta dei sacerdoti biritualisti se non con la volontà di non rinunciare a comodità o scansare fastidi e persecuzioni che ne deriverebbero abbracciando solo il Vetus Ordo. Ma il sacerdote deve profumare di santità ed essere punto di riferimento per i fedeli per la sua coerenza nella Fede: la furbizia o la codardia mal si conciliano con la vocazione sacerdotale.

Non si può dimenticare che il cattolicesimo è una religione di verità assolute. Ciò sta a significare che chi si professa cattolico (e ancor più questo vale per un sacerdote) non può cercare il compromesso in nessun ambito, a maggior ragione su questioni di Fede (liturgiche e dottrinali). Non si può compromettere una parte della verità senza finire col collasso della verità tutta intera. 

Evitare le frequentazioni di quei sacerdoti che, brandendo la clava del Vaticano II, si sono fatti traditori della liturgia e della dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo. Pregare per la loro conversione.

Recitare il rosario tutti i giorni (con devozione e non come una sterile ripetizione di parole) e portarlo sempre con sé: il demonio ha il terrore della Madonna e dove c'è Lei non c'è lui.

Leggere la Bibbia, testo sacro in cui sono contenute tutte le risposte; rileggere il Vangelo più e più volte, meditare in modo particolare anche le lettere di San Paolo...

Leggere sane letture formative per la nostra spiritualità: i libri dei santi sono i più raccomandabili (alcuni esempi: l'Imitazione di Cristo, Santa Caterina da Siena, San Luigi G. da Montfort, Sant'Agostino, Santa Teresa d'Avila, Santa Faustina Kowalska, Newman...).

Non guardare la televisione né leggere i giornali (o quantomeno limitarne drasticamente l'uso) per sottrarsi ad un condizionamento psicologico in atto ormai da anni, rifiutando di prestare ascolto ad una proposta di stile di vita depravato, basato sulla volgarità e sull'egoismo, sul materialismo e l'edonismo più sfrenato. 

6- Sembra di essere in guerra... 

Non -sembra-, siamo in guerra. La chiesa cattolica sarà sempre perseguitata dal mondo perché appartiene a Cristo, è il suo corpo mistico. Sta scritto: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani” (Matteo 10, 17-18). I cattolici veri saranno sempre perseguitati perché sono nel mondo ma non del mondo. Perciò il mondo si riversa contro di loro perché non li sopporta, non sopporta Cristo. Il mondo moderno vive una specie di rimozione collettiva dei Novissimi: morte, giudizio, inferno, paradiso; di conseguenza la vita di quaggiù si riduce a un tentativo folle di inventare un paradiso in terra, una vita senza Dio, una libertà sradicata dalla verità. Tutto ciò è velleitario e macchiato da una ribellione verso il nostro Creatore che continua a perpetrasi lungo la storia. Ma la sofferenza, la malattia, la morte demoliranno sempre ogni tentativo di costruire un paradiso artificiale.I cattolici che non si conformano a questa visione aberrante della vita sono e saranno perciò sempre sotto attacco da chi è nemico di Dio.Ma quanto gratificanti e soavi sono le parole di Gesù: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi a causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la ricompensa preparata per voi nei Cieli” (Mt 5, 11-12). 

7- È l'eterna lotta tra il bene e il male, non è così? 

Sicuramente; ed è bene costatare un fatto importante: nonostante il male si sia scatenato, tuttavia proprio il male ha portato chiarezza. Perché risulta chiaro, a chi vuol vedere, dove sta la vera chiesa cattolica e dove sta quella falsa. Dove c'è sempre tanto male, la Provvidenza dispone che ci sia sempre anche tanta Grazia a cui attingere. A dimostrazione che il demonio viene sempre messo sotto scacco dal Buon Dio. Il Bene è sempre più forte del male ed è sempre possibile fare il bene anche dove il male sembra prevalere. La presenza nella chiesa di sacerdoti, vescovi e tutti coloro che sono dediti a distruggere ogni parvenza di cattolicità, ha paradossalmente obbligato ciascuno di noi a fare una scelta: o di qua o di là.

(Ricordiamo le parole del Signore: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”- Matteo 12,30).

Ora tutti hanno gettato la maschera e sappiamo qualcosa di più su cosa si cela nel cuore di molti soloni che si definiscono cattolici. “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo” (Luca 6,43-45).

Ciò significa che, una volta riconosciuto dove sta il male, è possibile indirizzarsi verso il bene e fortificarsi nonostante tutte le difficoltà che ci investono.

E a proposito di quei soloni, accademici pieni di sé, intellettuali da strapazzo, la cui arroganza e pienezza di sé è spesso mascherata da falsa umiltà, dediti ad usare le persone per i propri scopi personali e per soddisfare la propria vanagloria, Bernanos diceva: “L'intellettuale è così spesso un imbecille che dovremmo sempre considerarlo tale fino a prova contraria”.

Fortunatamente ci sono anche studiosi, saggisti e personalità di spicco che mettono la loro preparazione al servizio del prossimo con sincera umiltà e senza secondi fini, compiendo un grande atto di carità. Perciò, se non si vuole ricorrere a libri o alla visita di siti internet affidabili per approfondimenti, ben vengano incontri o seminari per fare il punto della situazione su determinati argomenti... tuttavia, sono persuaso del fatto che nel momento storico attuale, non si senta urgenza di conferenze ma di preghiere.

Perché è la preghiera che predispone l'animo al cambiamento, non le lezioni di eruditi o pseudo/eruditi che siano. La preghiera si è fatta urgente quale mezzo per rimanere sempre stretti a Nostro Signore. 

8- Da quando è divenuto papa il card. Bergoglio hanno lasciato sconcerto certe prese di posizione di personaggi considerati autorevoli: ad esempio, padre Livio Fanzaga a Radio Maria ha cacciato tutti coloro (Roberto De Mattei, il compianto Mario Palmaro, Alessandro Gnocchi, Antonio Socci) che hanno osato nutrire fondate critiche su certe frasi pronunciate dal papa; Massimo Introvigne, guru di Alleanza cattolica, ha presentato tempo fa il manifesto “Sì alla famiglia” finito al centro di pesanti perplessità sul suo reale significato e sui suoi veri obiettivi in difesa apparente dei principi fondamentali che reggono la morale famigliare... 

È esattamente quanto intendevo prima sul fatto che tutti ora hanno gettato la maschera e si stanno schierando, chi di qua chi di là. Per quanto riguarda il modus operandi di padre Livio Fanzaga, anche qui si è ottenuta chiarezza. Una chiarezza che si estende anche in merito alle presunte apparizioni di Medjugorje, di cui padre Livio è strenuo sostenitore della loro veridicità. Ebbene, mi è stato segnalato che in più di un'occasione il direttore di Radio Maria ha riportato questo presunto messaggio della Madonna: “...Pregate per il mio caro papa Francesco, affinché prosegua nella sua missione...”. In estrema sintesi il messaggio è questo.

Ora, posto che, come già detto, questo Papa è stato attore più volte di frasi sconcertanti contenenti concetti ancor più agghiaccianti in materia dottrinale e liturgica, rimane assai difficile credere alle parole di una presunta Madonna che appare e che loda chi sta contribuendo a demolire invece che difendere e costruire la Chiesa che è corpo mistico di Suo Figlio! Il sensus catholicus non può che portare ad una ovvia conclusione...; sicché, ecco che anche la questione Medjugorje si sta facendo sempre più chiara. 

9- Quali consigli per prepararci al futuro che ci attende? 

Innanzitutto, pur comprendendo la grave situazione di crisi che ha coinvolto il mondo intero (chiesa compresa) non abbiamo motivo di guardare il futuro con ansia e timore. Una volta che ci preoccupiamo di vivere in Grazia di Dio, chi o cosa dovremmo temere? La Provvidenza viene sempre in soccorso di quanti invocano il Signore con cuore sincero. Ecco il nostro marchio: possedere un cuore pulito ed essere sempre sinceri, con tutti. Si tende sempre a mentire, a non considerare la sincerità nei rapporti interpersonali come un dovere morale. Perché si finisce per celare ciò che si pensa, ciò che si è? Perché la finzione? Perché parole dette a metà, significati nascosti? “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno" (Mt 5, 17-37).

Roma, Febbraio 2015

 


* Padre Elia Schafer, monaco carmelitano ⇒lectiobrevis.blogspot.it








Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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  RICORDIAMO CHE....


 

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

 

 

epIl ritorno di modernismo che caratterizza questi cinquant’anni dalla fine del Concilio Vaticano II si può dividere in due periodi che manifestano la tenacia, la potenza e il potere di persuasione che ha questo complotto contro la Chiesa che agisce nel suo stesso interno facendo sì, come ebbe a dire Paolo VI, che la Chiesa stia compiendo un’“opera di autodemolizione”.

Il primo periodo è caratterizzato dal famoso ’68: la contestazione chiassosa e sbracata e nel contempo il divulgarsi selvaggio e incontrollato tra seminaristi, giovani, preti, religiosi e teologi, di dottrine ereticali in campo dogmatico e morale. I vescovi, presi di sprovvista e per non fare la figura di quei “profeti di sventura” o dei conservatori preconciliari, hanno per lo più lasciato fare, a volta con la formula ad experimentum, (“vediamo come va”), come se la verità di una dottrina dipendesse dal successo che incontra.

Siccome in molti casi il successo c’è stato, quello che prima era un “provar se funziona”, si è stabilizzato, è diventato un dato scontato e indiscusso. Coloro che han tentato di farlo, quale che fosse la loro autorità o autorevolezza, magari in nome del Magistero precedente o della Tradizione, sono stati additati al pubblico dileggio come “anticonciliari”.

La disobbedienza al Magistero e al Papa stesso, apertamente o nascostamente manifestata, in nome di un non meglio precisato “spirito del Concilio”, ha cominciato a diventare un costume diffuso tra i fedeli, intellettuali e popolo, tra il clero, i teologi e i moralisti. E’ nato il cosiddetto “dissenso cattolico”, e Paolo VI parlò del “Magistero parallelo”.

Le idee ereticali e moderniste, soprattutto filoprotestanti, cominciarono ad essere liberamente, tranquillamente ed impunemente insegnate nelle scuole della Chiesa e nelle pubblicazioni a stampa di molte cosiddette case editrici “cattoliche”. Lo scandalo e il turbamento dei fedeli pii e ortodossi era considerato con irrisione e compatimento  dai modernisti – cosiddetti “progressisti” – sempre più sicuri di sé e certi di essere la nuova Chiesa del futuro e della modernità, “nel cuore del mondo”, la “Chiesa de poveri”, la “Chiesa dal basso”, la “Chiesa del dialogo”, direttamente guidata dallo Spirito, veramente evangelica e attenta alla “Parola di Dio” e ai “segni dei tempi”.

In questo primo periodo, c’è stata la possibilità da parte di modernisti, sempre più dominanti nei mezzi della comunicazione sociale, penetrati nelle famiglie, nella scuola, nella cultura, nelle università, negli ambienti di lavoro, nelle parrocchie, nei movimenti, negli ambienti accademici e dell’educazione cattolica, nei seminari e negli istituti religiosi, di formare tutta una generazione di novi preti, nuovi religiosi, nuovi capi, nuovi vescovi fino a nuovi cardinali e tutto ciò davanti ad una resistenza debolissima da parte di buoni pastori e della S.Sede, essa stessa indebolita ed inquinata da infiltrati ultraraccomandati da  prelati ambiziosi e di dubbia ortodossia.

Quale è stato il risultato catastrofico? Lo abbiamo oggi sotto gli occhi in misura crescente e lo si poteva immaginare ed è stato di fatto immaginato e previsto dai più chiaroveggenti – i “profeti di sventura”; dovremmo dire meglio: le “sentinelle” inascoltate – o, diciamo più semplicemente, fu previsto da quelli dotati di buon senso: che gradatamente dai modernisti, dai falsi maestri lasciati liberi di spargere i loro errori, sarebbe sorta come di fatto è sorta tutta una categoria o generazione di detentori del potere ecclesiastico a vari livelli, più o meno accaniti o convinti, molti oscillanti e doppiogiochisti, imbevuti delle loro idee e quindi in grado non solo di diffondere idee moderniste, ma di farle applicare, pena sanzioni disciplinari in nome dell’“obbedienza” o addirittura la persecuzione contro coloro che hanno voluto o vogliono o rimanere fedeli al Magistero della Chiesa; pene ancor più severe contro coloro che non solo restano fedeli alla sana dottrina, ma rivelano e denunciano, soprattutto se studiosi o teologi, con nomi e fatti, nonché prove e precise accuse, gli errori e le malfatte dei modernisti, i quali sono molto abili nel nascondere l’insidia sotto le apparenze del vero, per cui si irritano moltissimo verso coloro che avvertono i fedeli del pericolo nascosto e usano toni di richiamo ai diffusori ed inventori dell’errore.

Finchè possono, si sforzano di ignorarli, soprattutto se non hanno sèguito, ma quando si accorgono che i fedeli aprono gli occhi, passano  alle minacce  e alla violenza. Sta sorgendo così una specie di inquisizione alla rovescia: gli eretici non solo oggi sono ben visti, ma addirittura hanno l’audacia, come già accadde nel sec. XVI nei paesi cattolici invasi dai protestanti, grazie al nefando potere ottenuto, di ostacolare o bloccare coloro che difendono la sana dottrina e vogliono difendere il popolo di Dio dall’epidemia della menzogna e della falsità, origine di ogni disordine morale. Spesso i pastori, a causa di un’insufficiente formazione teologica, anche se sono buoni e zelanti, si limitano alla condanna degli errori morali, senza rendersi conto anzi addirittura a volte osteggiando in buona fede o per paura quei teologi che mettono in luce la radice teoretica dell’errore.

Ma la cosa ridicola o tragicomica, che rivela la raffinata ipocrisia di questi farisei che sono i modernisti, è lo “scandalo” – pretto scandalo farisaico – dal quale le loro candide anime sono turbate nel vedere o sapere di cattolici coraggiosi che osano resistere od opporsi a prelati, insegnanti, formatori, superiori o vescovi che vorrebbero farli tacere o convincere di errori, dando quindi ordini o impartendo proibizioni invalidi e quindi inapplicabili, e dimenticando il perentorio ordine della Scrittura: “non mettere la museruola al bue che trebbia”, simili a criminali dirigenti sanitari che vorrebbero impedire ai medici di curare i malati.

Sono i primi loro a disobbedire alla verità e alle direttive del Vangelo e al Sommo Pontefice ed osano dar ordini in contrasto con la sana dottrina o i princìpi morali e giuridici della Chiesa. Sono quelli stessi che nel ’68 o sulla scia del ’68 sbraitavano contro i “baroni “ e contro l’“autoritarismo”, si sentivano autorizzati a contestare Papa e vescovi, perché a dir loro espressione del rigorismo dogmatico, della “Chiesa dei ricchi”, del dispotismo e della teocrazia medioevali, dell’“era costantiniana”, del “trionfalismo barocco”, del legalismo farisaico, dell’inquisizione, della sessuofobia, e via discorrendo. Adesso invece chiedono obbedienza assoluta e chi li contraddice è paragonato ad uno che disobbedisce ad un precetto divino, ammesso che essi continuino a credere al vero Dio e non facciano dio di se stessi, secondo la sublime intuizione di un certo gnosticismo panteista.

Siamo così entrati nel secondo periodo, nel quale assistiamo sempre più di frequente a fatti sconcertanti e scandalosi, dove soprattutto sono coinvolti vescovi e superiori: alcuni proibiscono la celebrazione della Messa tridentina, altri gestiscono seminari nei quali a S.Tommaso si è sostituito Rahner, alcuni fermano l’ingresso in seminario ai giovani benintenzionati o li obbligano ad adattarsi se vogliono avanzare nella carriera, mentre aprono la strada agli aspiranti modernisti incentivandoli nella loro ambizione, alcuni sono aperti sostenitori di eresie e promuovono chi le condivide, altri perseguitano in vari modi cattolici che non vogliono altro che essere cattolici, alcuni proteggono docenti modernisti e reprimono quelli ortodossi. Si è giunti al punto di favorire cause di beatificazione dalle prospettive assolutamente improbabili, come quella di Mons. Tonino Bello, solo perché rispecchia un modello di modernista, e di ostacolare vergognosamente altre cause solo perchè danno fastidio ai modernisti.

Che ne è dell’obbedienza in queste situazioni? Non se ne è forse pervertito il significato? Che vale obbedire a superiori che a loro volta disobbediscono alla Chiesa e al Papa? Possibile che a disobbedire al Papa non capiti nulla, mentre il disobbedire a un superiore modernista sia cosa temibile? Si dà inoltre che essendo diffuso e prestigioso il modernismo, il seminarista, il sacerdote, il teologo che resistono agli abusi del superiore modernista faccia la figura del disobbediente.

Il potere dei modernisti è oggi così forte e la seduzione che esercitano così insidiosa che occorre una gran dose di coraggio per resistere alla loro prepotenza e un discernimento molto fine per riconoscere i pericoli.

Ad ogni modo, prima di decidere se continuare o no di compiere il proprio dovere in fedeltà alla Chiesa contro il volere o il sopruso di qualche superiore, occorre innanzitutto valutare con prudenza e sicurezza l’entità e la qualità di detto sopruso e calcolare in anticipo, con un margine di probabilità, se la resistenza all’ingiusto provvedimento gli procuri danni maggiori o minori rispetto a  quelli dei quali possono soffrire i fedeli.

La resistenza al tiranno è giustificata dalla prospettiva di proteggere o salvaguardare il bene comune anche con forte scapito personale. Un S.Tommaso Moro o un S.Tommaso Beckett hanno accettato la morte quando si sono accorti che la loro obbedienza al re avrebbe arrecato alla Chiesa inglese un danno superiore a quello che sarebbe loro incorso col rinunciare alla loro stessa vita.

La salvezza delle anime, soprattutto se molte, è un bene superiore ai propri interessi personali, ci fosse in gioco anche la vita stessa. Non si può comunque stabilire una regola per ogni caso. In linea di principio, per esempio, uno stimato e noto teologo vittima di un sopruso da parte dei superiori può dar buon esempio sia adattandosi che rifiutando di sottomettersi; dipende dalle circostanze, che vanno ben calcolate.

Abbiamo esempi nei santi sia nell’uno che nell’altro caso. Alcuni sopportano pazientemente, accettano tutte le umiliazioni o vanno fino al martirio; altri, valendosi del loro buon diritto, consci della loro innocenza e fieri di essere al servizio della Chiesa, respingono decisamente l’ingiusto trattamento. Abbiamo qui per esempio il caso di S. Giovanni della Croce, il quale fuggì dal carcere voluto dai superiori, ribelli al Papa.

Se poi si tratta solo di pene minori, come l’esilio o la diffamazione o la perdita dei propri beni, l’isolamento o il carcere o cose del genere, potrà esser conveniente accettare queste cose nella speranza, che a volte si avvera, di poter esser riabilitati e riprendere liberamente la propria missione. Abbiamo di ciò tanti esempi nella vita di santi e di eroici pastori e testimoni di Cristo.

Possono infatti darsi situazioni non così drammatiche o perchè l’obbedire non reca un gran danno ai fedeli o perché non reca gran danno al testimone della fede. In certi casi è prudente e non da vili rassegnarsi alla violenza, se ciò non reca troppo scandalo ai buoni e non troppo pregiudizio al perseguitato.

Infatti, potrebbe verificarsi, nel caso di resistenza, che il perseguitato venga a trovarsi per quanto riguarda un efficace esercizio del suo apostolato, in condizioni peggiori rispetto a quelle che potrebbe conservare obbedendo al superiore. Per questo noi vediamo come nella storia santi teologi o vescovi o predicatori si sono adattati senza ribellarsi a diverse misure ingiuste, non in nome dell’obbedienza, ma per motivi di convenienza al fine di non subire vessazioni maggiori.

Avviene così che il vero obbediente, ossia chi obbedisce innanzitutto a Dio e alla Chiesa, faccia oggi, come ho detto, la figura del disobbediente in questo clima di tale confusione che non distingue più chi appartiene e chi non appartiene alla Chiesa, perché i modernisti hanno diffuso un falso concetto di Chiesa in base al quale sono riusciti o con l’inganno o con l’astuzia o con la forza ad imporre il loro potere facendo la figura dei rinnovatori del cristianesimo e delle avanguardie della Chiesa.

La loro attuale spavalderia e l’empia audacia che li guida nello spregio della vera obbedienza alla Chiesa e nell’illusione di essere i vincitori saranno invece i fattori dell’indebolimento del loro potere, perché la Provvidenza divina sopporta sì i malvagi ma non oltre un certo limite. Essa li tollera perché generano i santi: “se non ci fossero i persecutori, dice S.Tommaso, non ci sarebbero i martiri”.

Ma siccome Dio vuol salvare tutti, mentre i modernisti mettono molti nel rischio di dannarsi, certamente Dio non permetterà più a lungo questo stato di cose e col suo potere di giustizia e di misericordia farà in modo che le sorti della Chiesa possano rasserenarsi, sì che essa, senza per questo esser esente dalla croce, possa però camminare meno afflitta sul sentiero della storia.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  Una fede su misura: ecco “il male più grande”

di Francesca Pannuti
08-08-2016
Don Ugo Borghello

«I santi sono più furbi di noi: hanno capito che c’è una cascata immensa di amore gratuito, che basta desiderare e chiedere al di sopra di ogni altro desiderio». Lette queste parole, le ho inviate, via whatsapp, a mio figlio, con la firma “don Ugo”. Si tratta, infatti, di una delle perle che si trovano in un libretto agile, scorrevole, Il male più grande, recentemente pubblicato per i tipi di Fede & Cultura, che propone, in uno stile divulgativo, chiaro e piacevole, un tema spirituale affrontato con rara profondità secondo un taglio insolito: il male più grande. In controluce al grande dono della misericordia divina. L’autore: don Ugo Borghello, sacerdote ricco di esperienza nella guida di laici. Sono suoi anche numerosi libri e articoli sui temi della famiglia, dell'amore, della Risurrezione, dei problemi giovanili.

Ma, viene da chiedersi, che senso ha parlare di male a proposito di misericordia, e proprio nell’annoad essa dedicato? Don Ugo Borghello, senza sterili vene di pessimismo, va alla radice del secolarismo attuale per proporre una via autentica di sequela di Cristo. Mostra innanzitutto che il male più grande, tra i tanti presenti nel mondo, consiste nel fraintendere il Vangelo fino a svuotarlo completamente del suo messaggio salvifico. E questo accade proprio a coloro che si impegnano a metterlo in pratica. Come? Il lettore si inoltrerà in questo libro alla scoperta delle varie forme del “fariseismo” attuale che conduce molti ad agire da cristiani senza possedere l’amore per Cristo. 

Si tratta, a seconda dei casi, di un cristianesimo legalista, formale, un po' pelagiano che si chiude nel limitato recinto di una religione priva di fede, di opere di misericordia senza misericordia e senza cuore, di un ritualismo in cui Dio è messo da parte. Ciò si può verificare in quelle anime che danno più importanza alle proprie miserie che alla misericordia di Dio, o in quelle predicazioni dove manca il vero desiderio di suscitare la santità nei peccatori. Si favorisce il male più grande anche in quelle parrocchie in cui, per accogliere tutti, si fanno prevalere le azioni sociali e una pratica esteriore all’impegno di formazione delle coscienze, o quando l’attivismo istituzionale prende il posto della sequela di Cristo. Laddove, in definitiva, si oscura lo sguardo soprannaturale. 

Il male più grande, dunque, si forma allorché viene messo al centro l’uomo con la sua volontà e la sua azione e invece Dio viene percepito lontano e incapace di incidere nella realtà. Il punto cruciale sta nella domanda: noi crediamo alle immense possibilità della grazia che apre l’anima alla figliolanza divina, alla misericordia che ci unisce nel Regno e ci fa pregustare la salvezza fin da questa vita? L’offerta di tali doni, rivolta a noi in quanto “miseri” ed immeritevoli, non esclude, anzi, implica che siamo liberi, dotati di una volontà capace di accoglierli e di ricambiare con il nostro apprezzamento e la riconoscenza di figli che ricevono la vita. 

La grazia, infatti, in quanto «puro dono del Padre, che opera in modo ontologico con l’azione delloSpirito guadagnato per noi dal Figlio crocefisso» (p. 10), fa entrare nella dinamica dell’amore intratrinitario, conduce ad amare Dio con il Suo stesso amore. Infatti, «salvezza vuol dire che l’amore in Cristo ci vale più degli altri amori» (p. 70), poiché «in Cielo ci va chi ha vissuto il cielo sulla terra. Nel Purgatorio si capirà che la vera vita è nell’amore. Meglio accorgersene ogni giorno nell’esame di coscienza, scoprendo i tanti vuoti di amore... Ma ancora in tempo per recuperare... con l’atto di contrizione. San Josemaría Escrivá ci diceva che l’atto di contrizione è il più bell’atto di amore» (p. 64). Alla santità, infatti, non si arriva se non tramite l’esercizio delle virtù e dei doni, e l’accoglienza della Croce che ci assimila a Cristo, senza sconti per nessuno. 

Don Ugo Borghello non teme di richiamare, quindi, l’esigente necessità dell’obbedienza, la quale cipreserva dalla delirante pretesa di farci dio a noi stessi, ma anche dallo spirito da schiavi che non corrisponde a quello del vero cristiano. Ma, occorre chiedersi, nel fondo del nostro essere, in realtà: «noi cosa vogliamo?». «Il peccato originale carica di assoluto altre prestazioni che ci dovrebbero ottenere immagine e riconoscimento davanti agli uomini, voltando le spalle a Dio ma senza poter fare a meno di un amore totalizzante» (p. 8). È in questo modo che nascono i nostri attaccamenti alle appartenenze a gruppi che assumono un ruolo primario nella nostra esistenza, così da trasformare il nostro cristianesimo in bisogno di consenso, mondanismo mascherato da umanitarismo, buonismo coperto sotto la maschera della falsa pietà. 

Si apre pertanto la strada ad un secolarismo che sottrae spessore alla vita cristiana. Ora, però, «se  per il proprio gruppo primario tutti sono disponibili ai più grandi sacrifici, incluso quello della vita, si dovrebbe capire che per molti che si ritengono cristiani Gesù non è l’amore cui anela anche in segreto il cuore»(p. 70). Don Ugo Borghello richiama con decisione al ritorno ad un’evangelizzazione capillare, che faccia leva sulla chiamata universale alla santità insita nel battesimo, chiara nei termini, allo scopo di dissolvere la confusione imperante. Occorre, infatti, favorire la nascita di nuclei di veri credenti, che fungano da fermento vivace in ogni realtà ecclesiale. 

La fioritura di tanti gruppi carismatici, avvenuta nell’ultimo secolo, dimostra che la proposta di scelteradicali attira un seguito sorprendente, soprattutto tra i giovani. Solo una miriade di comunità con un cuore solo e un’anima sola secondo l’autentico insegnamento del Vangelo, ad avviso dell’autore, può riportare il mondo a Cristo. Un vero cammino di santità, infatti, conduce l’anima a fare tutto ciò che Dio vuole, «perché ha fatto propria la volontà di Dio e ama tutto ciò che Dio ama» (p. 34, nota). 

Non trovo, infine, commento migliore a questo testo delle parole riportate dalla Serva di Dio LuisaPicarreta nei suoi quaderni: «Figlia mia, la mia Volontà sta in continuo incontro con la volontà della crea-tura; e come il volere umano s’incontra col mio, così riceve la luce, la santità, la fortezza, che contiene la mia Volontà; Essa sta in continuo atto di darsi alla creatura per darle la vita del cielo anticipata. Se lei mi riceve, ebbene, resta con questa vita celeste; se invece in ogni atto che fa non riceve questo Volere supremo, tutto intento, per il suo bene, a renderla felice, forte, santa, divina e come trasformata in un’aurora di luce celestiale, resta col solo suo volere umano, che la rende debole, miserabile, fangosa, e che l’accerchia con vili passioni, da far pietà. Non vedi quante anime si trascinano per debolezza di non sapersi vincere a fare il bene?» (Luisa Picarreta, Scritti, 23 luglio 1923).



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