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Cardinale Sarah: per risolvere la crisi della Chiesa bisogna ritornare alla Sacra Liturgia

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2017 09:08
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07/10/2016 10:20
 
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San Francesco dà istruzioni sulla sacra liturgia. Altro che pauperistico: a Dio il meglio e il più prezioso!

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http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_744_Papa_Francesco.pdf 

I calici non siano di materiale vile, ma prezioso (SanFrancesco d’Assisi).

A CURA DI ANDREA LONARDO
Fonte: www.gliscritti.it , 20 dicembre 2012.

SAN FRANCESCO D'ASSISI,
PRIMA LETTERA AI CUSTODI: FF 241.

2 Vi prego, più che se riguardasse mestesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici che debbano venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e isanti nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo.

3 I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa.

4 E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogoprezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.

M SAN FRANCESCO D'ASSISI,
LETTERA A TUTTI I CHIERICI, I: FF 208A-209A.

Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chili amministra illecitamente, quanto siano vili i calici, i corporali e le tovaglie, dove si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui.

5 E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato in forma miseranda e ricevuto indegnamente e amministrato agli altri senza discrezione.
Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate con i piedi,

7 perché «l’uomo animale non comprende le cose di Dio».

8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si mette nelle nostre mani e noi lo tocchiamo e lo assumiamo ogni giorno con la nostra bocca?

9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani? Orsù, di tutte queste cose e delle altre,subito e con fermezza emendiamoci;

11 e dovunque il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo sarà stato collocato e abbandonato in modo illecito, sia rimosso da quel luogo e posto ecustodito in un luogo prezioso.

12 Ugualmente, dovunque i nomi e le parole scritte del Signore siano trovate in luoghi immondi, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.

13 Tutte queste cose, sino alla fine, tutti i chierici sono tenuti ad osservarle più diqualsiasi

altra cosa.

14 E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno renderne «ragione» davanti al Signore nostro Gesù Cristo «nel giorno del giudizio».

M SAN FRANCESCO D'ASSISI,TESTAMENTO: FF 113–114.

E questi e tutti gli altri [sacerdoti] voglio temere, amare e onorare come miei signori.

9 E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io discerno il Figlio di Dio e sono miei signori.

10 E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri.

11 E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.

12 E i santissimi nomi e le parole di luiscritte, dovunque le troverò in luoghi indecenti, voglio raccoglierle, e prego che siano raccolte e collocate in luogo decoroso.


M TOMMASO DA CELANO,MEMORIALE (COMUNEMENTE DETTO VITA SECONDA), 201: FF 789.

Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero nelluogo più degno possibile il prezzo dellaredenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro.

M CONCILIO LATERANENSE IV, CANONE XIX.

Non vogliamo tollerare che alcuni chierici si servano delle chiese per depositare le suppellettili loro e di altri di modo che esseassomigliano più a case di laici che a delle basiliche di Dio. Essi dimenticano che il Signore non permetteva che un vaso venisse portato per il tempio. Altri non hanno per le loro chiese alcuna cura, permettono che i vasi sacri, i paramenti liturgici, le nappe dell'altare, e perfino i corporali, siano così sporchi che ad alcuni fanno ribrezzo.
Poiché, dunque, lo zelo della casa di Dio ci divora, proibiamo con ogni fermezza di depositare queste suppellettili nelle chiese, salvo che, in caso di incursioni nemiche, di incendi improvvisi, o di altre urgenti necessità, non si debba cercar rifugio in esse a condizione che passato il pericolo gli oggetti siano riportati alloro posto.

Comandiamo anche che i luoghi di culto, i vasi sacri, i corporali, le vesti cuiabbiamo accennato, siano conservati puliti. È infatti assurdo che si tolleri negli oggetti sacri tale sporcizia, che sarebbe vergognosa anche nelle cose profane.

M CONCILIO LATERANENSE IV, CANONE XX.

Ordiniamo che in tutte le chiese il crisma e l'Eucarestia debbano esser conservati scrupolosamente sotto chiave, perché nessuna mano temeraria possa impadronirsi di essi profanandoli con usi innominabili. Se il custode li abbandona, sia sospeso dall'ufficio per tre mesi; e seper la sua negligenza accadesse qualche cosa di abominevole,sia assoggettato ad una pena più grave.



 

La rivista dei Gesuiti contesta il cardinal Sarah e Papa Benedetto XVI sulla riforma della riforma liturgica. E cita Papa Francesco per il quale la Costituzione conciliare sulla liturgia deve continuare. Ma una eventuale “riforma della riforma” non sarebbe una revisione del Concilio, ma solo della riforma voluta dalla Commissione e promulgata da Paolo VI. Quindi non si contraddirebbe l’espressione di Papa Francesco. 

di Stefano Fontana

«La “riforma della riforma” è un errore». Il numero 3995 de “La Civiltà Cattolica”, con un articolo di Padre Cesare Giraudo, mette la parola fine a quanto Joseph Ratzinger, e più di recente, il Cardinale Robert Sarah, avevano auspicato. La frase che dà il titolo all’articolo è dello spesso Papa Francesco ed è contenuta in una conversazione con Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti, ora pubblicata nel volume “Nei tuoi occhi la mia Parola. Omelie e discorsi di Buenos Aires (1999-2013)” (Rizzoli). Queste le parole del Papa: «Il Vaticano II e la Sacrosanctum concilium si devono portare avanti come sono. Parlare di “riforma della riforma” è un errore».

In una conferenza tenuta a Londa il 5 luglio 2016, il Cardinale Sarah, che poco prima disse di essere stato incaricato da Papa Francesco di prendere in mano il dossier sulla liturgia, espresse il proprio parere su un importante punto di una eventuale riforma, ossia l’orientamento dell’altare ad est in modo che tutti, celebrante e fedeli, si rivolgessero a Cristo Salvatore e non a guardarsi negli occhi reciprocamente. La cosa avrebbe richiesto di tornare ai “vecchi” altari. Il Cardinale aveva anche detto che si sarebbe potuto procedere poco a poco.

Ci si chiede: un simile ritorno al celebrante con le spalle rivolte al popolo vorrebbe dire una messa in questione della Sacrosanctum Concilium e del Vaticano II? Il Papa, nella frase sopra riportata dalla conversazione con Padre Spadaro, ha detto che bisogna portare avanti il Vaticano II e la Sacrosanctum concilium. Ora, il celebrante rivolto ad est è cosa che contrasta con questo impegno? Evidentemente no, perché nessuno al Concilio parlò di smantellare i vecchi altari e di costruirne di nuovi rivolti al popolo, nemmeno lo dice il testo della Costituzione sulla divina liturgia. Né il Cardinale Sarah, con la sua proposta, voleva certamente mettere in discussione il Concilio. In altre parole, si potrebbe chiedere, nel pieno rispetto dello spirito e della lettera del Concilio, che questa riforma della riforma fosse intrapresa. La riforma della riforma, secondo le parole del Papa, sarebbe un errore se mettesse in questione il Concilio, ma si deve considerare possibile una riforma della riforma in continuità con la costituzione conciliare sulla liturgia.

Non si può né si deve identificare tale Costituzione con la riforma postconciliare. Non si sovrappongono completamente, la Sacrosanctum Concilium ne sporge. Lo aveva detto, tra gli altri, il cardinale Koch: «Occorre distinguere tra la Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium e la riforma liturgica attuata dopo il Concilio; e non deve essere oggetto di tabù la relazione che esiste tra esse» (nel libro “Il mistero del granello di senape”).

L’idea di cambiare posto all’altare e di mutare l’orientamento del celebrante fu non del Concilio ma della Commissione che fece la riforma. Una eventuale “riforma della riforma” non sarebbe una revisione del Concilio e della sua Costituzione sulla liturgia, ma solo della riforma voluta dalla Commissione e promulgata da Paolo VI. Quindi, se si desse il via a questa riforma della riforma non si contraddirebbe l’espressione di Papa Francesco riportata dalla rivista dei gesuiti.

Colpisce che nell’articolo di Padre Giraudo manchi qualsiasi riferimento a quanto detto sulla “riforma della riforma” dal Cardinale e poi Pontefice Joseph Ratzinger a più riprese, oggi consultabile nel volume dell’Opera Omnia dedicato alla teologia della liturgia. In un articolo che intende bocciare la riforma della riforma, il silenzio sull’autore dell’espressione stessa e delle maggiori argomentazioni a suo sostegno è quantomeno strano. Trattandosi, tra l’altro, del “Papa emerito”.

In sintesi si potrebbero riassumere così le posizioni di Ratzinger-Benedetto XVI: la riforma non doveva avere un intento primariamente pastorale come invece ha avuto; la riforma non doveva essere pensata a tavolino da esperti e professori ma nascere dalla vita della Chiesa; la riforma avrebbe avuto bisogno di molto più tempo. E questo senza nulla togliere né al Vaticano II né alla sua Costituzione apostolica, anzi richiamandosi proprio ad essi.

Il punto principale, in ordine all’articolo di Giraudo, è che per Ratzinger-Benedetto XVI la riforma della riforma non avrebbe dovuto imporsi dall’alto, ma nascere da un “nuovo movimento liturgico”. Come è sconveniente imporre dall’alto la sua realizzazione è anche sconveniente vietarla dall’alto. In questo senso è positivo che La Civiltà Cattolica inviti a non contrapporre tra loro Pio V e Paolo VI, ma forse il modo migliore per contrapporli è proprio porre la parola fine sulla prospettiva della riforma della riforma. Il motu proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum che ha nuovamente permesso la celebrazione secondo il vetus ordo non era una concessione ai nostalgici, ma la spinta ad una riforma della riforma tendente – se e quando Dio vorrà – ad una nuova unificazione liturgica. 

 




[Modificato da Caterina63 08/01/2017 18:58]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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