A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Sinodo 2018 Giovani fede e discernimento vocazionale

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2017 09:46
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
13/01/2017 14:55
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

SINODO DEI VESCOVI


________________________________________________


XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA


I giovani, la fede e
il discernimento vocazionale

DOCUMENTO PREPARATORIO

 Risultati immagini per Gesù vocazione chiamata

INDICE

Introduzione 
Sulle orme del discepolo amato

I – I GIOVANI NEL MONDO DI OGGI

1. Un mondo che cambia rapidamente

2. Le nuove generazioni

Appartenenza e partecipazione 
Punti di riferimento personali e istituzionali
 
Verso una generazione (iper)connessa

3. I giovani e le scelte

II – FEDE, DISCERNIMENTO, VOCAZIONE

1. Fede e vocazione

2. Il dono del discernimento

Riconoscere 
Interpretare
 
Scegliere

3. Percorsi di vocazione e missione

4. L’accompagnamento

III – L’AZIONE PASTORALE

1. Camminare con i giovani

Uscire 
Vedere
 
Chiamare

2. Soggetti

Tutti i giovani, nessuno escluso 
Una comunità responsabile
 
Le figure di riferimento

3. Luoghi

La vita quotidiana e l’impegno sociale 
Gli ambiti specifici della pastorale
 
Il mondo digitale

4. Strumenti

I linguaggi della pastorale 
La cura educativa e i percorsi di evangelizzazione
Silenzio, contemplazione, preghiera

5. Maria di Nazareth

QUESTIONARIO

1. Raccogliere i dati  
2. Leggere la situazione  
3. Condividere le pratiche

 

Introduzione

«Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11): ecco il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo e dunque anche per tutti i giovani e le giovani del III millennio, nessuno escluso.

Annunciare la gioia del Vangelo è la missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa. Il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e l’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium hanno affrontato come compiere questa missione nel mondo di oggi; all’accompagnamento delle famiglie incontro a questa gioia sono stati invece dedicati i due Sinodi sulla famiglia e l’Esortazione Apostolica Postsinodale Amoris laetitia.

In continuità con questo cammino, attraverso un nuovo percorso sinodale sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», la Chiesa ha deciso di interrogarsi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza, e anche di chiedere ai giovani stessi di aiutarla a identificare le modalità oggi più efficaci per annunciare la Buona Notizia. Attraverso i giovani, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore che risuona anche oggi. Come un tempo Samuele (cfr. 1Sam 3,1-21) e Geremia (cfr. Ger 1,4-10), ci sono giovani che sanno scorgere quei segni del nostro tempo che lo Spirito addita. Ascoltando le loro aspirazioni possiamo intravvedere il mondo di domani che ci viene incontro e le vie che la Chiesa è chiamata a percorrere.

La vocazione all’amore assume per ciascuno una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita (matrimonio, ministero ordinato, vita consacrata, ecc.), professione, modalità di impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc. Assunte o subite, consapevoli o inconsapevoli, si tratta di scelte da cui nessuno può esimersi. Lo scopo del discernimento vocazionale è scoprire come trasformarle, alla luce della fede, in passi verso la pienezza della gioia a cui tutti siamo chiamati.

La Chiesa è consapevole di possedere «ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste» (Messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani, 8 dicembre 1965); le ricchezze della sua tradizione spirituale offrono molti strumenti con cui accompagnare la maturazione della coscienza e di un’autentica libertà.

In questa prospettiva, con il presente Documento Preparatorio, si dà avvio alla fase della consultazione di tutto il Popolo di Dio. Il Documento – indirizzato ai Sinodi dei Vescovi e ai Consigli dei Gerarchi delle Chiese Orientali Cattoliche, alle Conferenze Episcopali, ai Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali – termina con un questionario. È prevista inoltre una consultazione di tutti i giovani attraverso un sito Internet, con un questionario sulle loro aspettative e la loro vita. Le risposte ai due questionari costituiranno la base per la redazione del Documento di lavoro o Instrumentum laboris, che sarà il punto di riferimento per la discussione dei Padri sinodali.

Questo Documento Preparatorio propone una riflessione articolata in tre passi. Si comincia delineando sommariamente alcune dinamiche sociali e culturali del mondo in cui i giovani crescono e prendono le loro decisioni, per proporne una lettura di fede. Si ripercorrono poi i passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale che la Chiesa sente di offrire ai giovani per scoprire, alla luce della fede, la propria vocazione. Infine si mettono a tema gli snodi fondamentali di una pastorale giovanile vocazionale. Si tratta quindi non di un documento compiuto, ma di una sorta di mappa che intende favorire una ricerca i cui frutti saranno disponibili solo al termine del cammino sinodale.

 

Sulle orme del discepolo amato

Offriamo come ispirazione al percorso che inizia un’icona evangelica: Giovanni, l’apostolo. Nella lettura tradizionale del Quarto Vangelo egli è sia la figura esemplare del giovane che sceglie di seguire Gesù, sia «il discepolo che Gesù amava» (Gv 13,23; 19,26; 21,7).

«Fissando lo sguardo su Gesù che passava, [Giovanni il Battista] disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,36-39).

Nella ricerca del senso da dare alla propria vita, due discepoli del Battista si sentono rivolgere da Gesù la domanda penetrante: «Che cercate?». Alla loro replica «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?», segue la risposta-invito del Signore: «Venite e vedrete» (vv. 38-39). Gesù li chiama al tempo stesso a un percorso interiore e a una disponibilità a mettersi concretamente in movimento, senza ben sapere dove questo li porterà. Sarà un incontro memorabile, tanto da ricordarne perfino l’ora (v. 39).

Grazie al coraggio di andare e vedere, i discepoli sperimenteranno l’amicizia fedele di Cristo e potranno vivere quotidianamente con Lui, farsi interrogare e ispirare dalle sue parole, farsi colpire e commuovere dai suoi gesti.

Giovanni, in particolare, sarà chiamato a essere testimone della Passione e Resurrezione del suo Maestro. Nell’ultima cena (cfr. Gv 13,21-29), la sua intimità con Lui lo condurrà a reclinare il capo sul petto di Gesù e ad affidarsi alla Sua parola. Nel condurre Simon Pietro presso la casa del sommo sacerdote, affronterà la notte della prova e della solitudine (cfr. Gv 18,13-27). Presso la croce accoglierà il profondo dolore della Madre, cui viene affidato, assumendosi la responsabilità di prendersi cura di lei (cfr. Gv 19,25-27). Nel mattino di Pasqua egli condividerà con Pietro la corsa tumultuosa e piena di speranza verso il sepolcro vuoto (cfr. Gv 20,1-10). Infine, nel corso della straordinaria pesca presso il lago di Tiberiade (cfr. Gv 21,1-14), egli riconoscerà il Risorto e ne darà testimonianza alla comunità.

La figura di Giovanni ci può aiutare a cogliere l’esperienza vocazionale come un processo progressivo di discernimento interiore e di maturazione della fede, che conduce a scoprire la gioia dell’amoree la vita in pienezza nel dono di sé e nella partecipazione all’annuncio della Buona Notizia.

 

I

I GIOVANI NEL MONDO DI OGGI

Questo capitolo non traccia un’analisi completa della società e del mondo giovanile, ma tiene presenti alcuni risultati delle ricerche in ambito sociale utili per affrontare il tema del discernimento vocazionale, così da «lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale» (Laudato sì, 15).

Il quadro, tracciato a livello planetario, richiederà di essere adattato alla concretezza delle circostanze specifiche di ciascuna regione: pur in presenza di tendenze globali, le differenze tra le diverse aree del pianeta rimangono rilevanti. Per molti versi è corretto affermare che esiste una pluralità di mondi giovanili, non uno solo. Fra le molte differenze, alcune spiccano con particolare evidenza. La prima è effetto delle dinamiche demografiche e separa i Paesi ad alta natalità, in cui i giovani rappresentano una quota significativa e crescente della popolazione, da quelli in cui il loro peso demografico si va riducendo. Una seconda differenza deriva dalla storia, che rende diversi i Paesi e i continenti di antica tradizione cristiana, la cui cultura è portatrice di una memoria da non disperdere, dai Paesi e continenti la cui cultura è segnata invece da altre tradizioni religiose e in cui il cristianesimo è una presenza minoritaria e spesso recente. Infine non possiamo dimenticare la differenza tra il genere maschile e quello femminile: da una parte essa determina una diversa sensibilità, dall’altra è origine di forme di dominio, esclusione e discriminazione di cui tutte le società hanno bisogno di liberarsi.

Nelle pagine che seguono il termine “giovani” indica le persone di età compresa all’incirca tra 16 e 29 anni, nella consapevolezza che anche questo elemento richiede di essere adattato alle circostanze locali. In ogni caso è bene ricordare che la giovinezza, più che identificare una categoria di persone, è una fase della vita che ciascuna generazione reinterpreta in modo unico e irripetibile.

1. Un mondo che cambia rapidamente

La rapidità dei processi di cambiamento e di trasformazione è la cifra principale che caratterizza le società e le culture contemporanee (cfr. Laudato sì, 18). La combinazione tra elevata complessità e rapido mutamento fa sì che ci troviamo in un contesto di fluidità e incertezza mai sperimentato in precedenza: è un dato di fatto da assumere senza giudicare aprioristicamente se si tratta di un problema o di una opportunità. Questa situazione richiede di assumere uno sguardo integrale e acquisire la capacità di programmare a lungo termine, facendo attenzione alla sostenibilità e alle conseguenze delle scelte di oggi in tempi e luoghi remoti.

La crescita dell’incertezza incide sulla condizione di vulnerabilità, cioè la combinazione di malessere sociale e difficoltà economica, e sui vissuti di insicurezza di larghe fasce della popolazione. Rispetto al mondo del lavoro, possiamo pensare ai fenomeni della disoccupazione, dell’aumento della flessibilità e dello sfruttamento soprattutto minorile, oppure all’insieme di cause politiche, economiche, sociali e persino ambientali che spiegano l’aumento esponenzialedel numero di rifugiati e migranti. A fronte di pochi privilegiati che possono usufruire delle opportunità offerte dai processi di globalizzazione economica, molti vivono in situazione di vulnerabilità e di insicurezza, il che ha impatto sui loro itinerari di vita e sulle loro scelte.

A livello globale il mondo contemporaneo è segnato da una cultura “scientista”, spesso dominata dalla tecnica e dalle infinite possibilità che essa promette di aprire, al cui interno però «sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza e solitudine in cui cadono le persone, e anche tanti giovani» (Misericordia et misera, 3). Come insegna l’enciclica Laudato si’, l’intreccio tra paradigma tecnocratico e ricerca spasmodica del profitto a breve termine sono all’origine di quella cultura dello scarto che esclude milioni di persone, tra cui molti giovani, e che conduce allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e al degrado dell’ambiente, minacciando il futuro delle prossime generazioni (cfr.20-22).

Non va trascurato poi il fatto che molte società sono sempre più multiculturali e multireligiose. In particolare la compresenza di più tradizioni religiose rappresenta una sfida e un’opportunità: può crescere il disorientamento e la tentazione del relativismo, ma insieme aumentano le possibilità di confronto fecondo e arricchimento reciproco. Agli occhi della fede questo appare come un segno del nostro tempo, che richiede una crescita nella cultura dell’ascolto, del rispetto e del dialogo.

2. Le nuove generazioni

Chi è giovane oggi vive la propria condizione in un mondo diverso dalla generazione dei propri genitori e dei propri educatori. Non solo il sistema di vincoli e opportunità cambia con le trasformazioni economiche e sociali, ma mutano, sottotraccia, anche desideri, bisogni, sensibilità, modo di relazionarsi con gli altri. Inoltre, se da un certo punto di vista è vero che con la globalizzazione i giovani tendono ad essere sempre più omogenei in ogni parte del mondo, rimangono però, nei contesti locali, peculiarità culturali e istituzionali che hanno ricadute nel processo di socializzazione e di costruzione dell’identità.

La sfida della multiculturalità attraversa in modo particolare il mondo giovanile, ad esempio con le peculiarità delle “seconde generazioni” (cioè di quei giovani che crescono in una società e in una cultura diverse da quelle dei loro genitori, a seguito dei fenomeni migratori) o dei figli di coppie in qualche modo “miste” (dal punto di vista etnico, culturale e/o religioso).

In molte parti del mondo i giovani sperimentano condizioni di particolare durezza, al cui interno diventa difficile aprire lo spazio per autentiche scelte di vita, in assenza di margini anche minimi di esercizio della libertà. Pensiamo ai giovani in situazione di povertà ed esclusione; a quelli che crescono senza genitori o famiglia, oppure non hanno la possibilità di andare a scuola; ai bambini e ragazzi di strada di tante periferie; ai giovani disoccupati, sfollati e migranti; a quelli che sono vittime di sfruttamento, tratta e schiavitù; ai bambini e ai ragazzi arruolati a forza in bande criminali o in milizie irregolari; alle spose bambine o alle ragazze costrette a sposarsi contro la loro volontà. Troppi sono nel mondo coloro che passano direttamente dall’infanzia all’età adulta e a un carico di responsabilità che non hanno potuto scegliere. Spesso le bambine, le ragazze e le giovani donne devono affrontare difficoltà ancora maggiori rispetto ai loro coetanei.

Studi condotti a livello internazionale consentono di identificare alcuni tratti caratteristici dei giovani del nostro tempo.

Appartenenza e partecipazione

I giovani non si percepiscono come una categoria svantaggiata o un gruppo sociale da proteggere e, di conseguenza, come destinatari passivi di programmi pastorali o di scelte politiche. Non pochi tra loro desiderano essere parte attiva dei processi di cambiamento del presente, come confermano quelle esperienze di attivazione e innovazione dal basso che vedono i giovani come principali, anche se non unici, protagonisti.

La disponibilità alla partecipazione e alla mobilitazione in azioni concrete, in cui l’apporto personale di ciascuno sia occasione di riconoscimento identitario, si articola con l’insofferenza verso ambienti in cui i giovani sentono, a torto o a ragione, di non trovare spazio o di non ricevere stimoli; ciò può portare alla rinuncia o alla fatica a desiderare, sognare e progettare, come dimostra il diffondersi del fenomeno dei NEET (not in education, employment or training, cioè giovani non impegnati in un’attività di studio né di lavoro né di formazione professionale). La discrepanza tra i giovani passivi e scoraggiati e quelli intraprendenti e vitali è il frutto delle opportunità concretamente offerte a ciascuno all’interno del contesto sociale e familiare in cui cresce, oltre che delle esperienze di senso, relazione e valore fatte anche prima dell’inizio della giovinezza. Oltre che nella passività, la mancanza di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità può manifestarsi in una eccessiva preoccupazione per la propria immagine e in un arrendevole conformismo alle mode del momento.

Punti di riferimento personali e istituzionali

Varie ricerche mostrano come i giovani sentano il bisogno di figure di riferimento vicine, credibili, coerenti e oneste, oltre che di luoghi e occasioni in cui mettere alla prova la capacità di relazione con gli altri (sia adulti, sia coetanei) e affrontare le dinamiche affettive. Cercano figure in grado di esprimere sintonia e offrire sostegno, incoraggiamento e aiuto a riconoscere i limiti, senza far pesare il giudizio.

Da questo punto di vista, il ruolo di genitori e famiglie resta cruciale e talvolta problematico. Le generazioni più mature tendono spesso a sottovalutare le potenzialità, enfatizzano le fragilità e hanno difficoltà a capire le esigenze dei più giovani. Genitori ed educatori adulti possono anche aver presenti i propri sbagli e che cosa non vorrebbero che i giovani facessero, ma spesso non hanno altrettanto chiaro come aiutarli a orientare il loro sguardo verso il futuro. Le due reazioni più comuni sono la rinuncia a farsi sentire e l’imposizione delle proprie scelte. Genitori assenti o iperprotettivi rendono i figli più fragili e tendono a sottovalutare i rischi o a essere ossessionati dalla paura di sbagliare.

I giovani non cercano però solo figure di riferimento adulte: forte è il desiderio di confronto aperto tra pari. A questo scopo è grande il bisogno di occasioni di interazione libera, di espressione affettiva, di apprendimento informale, di sperimentazione di ruoli e abilità senza tensione e ansia.

Tendenzialmente cauti nei confronti di coloro che sono al di là della cerchia delle relazioni personali, i giovani nutrono spesso sfiducia,indifferenza o indignazioneverso le istituzioni. Questo non riguarda solo la politica, ma investe sempre più anche le istituzioni formative e la Chiesa, nel suo aspetto istituzionale. La vorrebbero più vicina alla gente, più attenta ai problemi sociali, ma non danno per scontato che questo avvenga nell’immediato.

Tutto ciò si svolge in un contesto in cui l’appartenenza confessionale e la pratica religiosa diventano sempre più tratti di una minoranza e i giovani non si pongono “contro”, ma stanno imparando a vivere “senza” il Dio presentato dal Vangelo e “senza” la Chiesa, salvo affidarsi a forme di religiosità e spiritualità alternative e poco istituzionalizzate o rifugiarsi in sette o esperienze religiose a forte matrice identitaria. In molti luoghi la presenza della Chiesa si va facendo meno capillare e risulta così più difficile incontrarla, mentre la cultura dominante è portatrice di istanze spesso in contrasto con i valori evangelici, che si tratti di elementi della propria tradizione o della declinazione locale di una globalizzazione di stampo consumista e individualista.

Verso una generazione (iper)connessa

Le giovani generazioni sono oggi caratterizzate dal rapporto con le moderne tecnologie della comunicazione e con quello che viene normalmente chiamato “mondo virtuale”, ma che ha anche effetti molto reali. Esso offre possibilità di accesso a una serie di opportunità che le generazioni precedenti non avevano, e al tempo stesso presenta rischi. È tuttavia di grande importanza mettere a fuoco come l’esperienza di relazioni tecnologicamente mediate strutturi la concezione del mondo, della realtà e dei rapporti interpersonali e con questo è chiamata a misurarsi l’azione pastorale, che ha bisogno di sviluppare una cultura adeguata.

3. I giovani e le scelte

Nel contesto di fluidità e precarietà che abbiamo delineato, la transizione alla vita adulta e la costruzione dell’identità richiedono sempre più un percorso “riflessivo”. Le persone sono forzate a riadattare i propri percorsi di vita e a riappropriarsi continuamente delle proprie scelte. Inoltre, insieme alla cultura occidentale si diffonde una concezione di libertà intesa come possibilità di accedere a opportunità sempre nuove. Si rifiuta che costruire un percorso personale di vita significhi rinunciare a percorrere in futuro strade differenti: «Oggi scelgo questo, domani si vedrà». Nelle relazioni affettive come nel mondo del lavoro l’orizzonte si compone di opzioni sempre reversibili più che di scelte definitive.

In questo contesto i vecchi approcci non funzionano più e l’esperienza trasmessa dalle generazioni precedenti diventa rapidamente obsoleta. Valide opportunità e rischi insidiosi si intrecciano in un groviglio non facilmente districabile. Diventano indispensabili adeguati strumenti culturali, sociali e spirituali perché i meccanismi del processo decisionale non si inceppino e si finisca, magari per paura di sbagliare, a subire il cambiamento anziché guidarlo. Lo ha detto Papa Francesco: «“Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo» (Discorso a Villa Nazareth, 18 giugno 2016).

Nella ricerca di percorsi capaci di ridestare il coraggio e gli slanci del cuore non si può non tenere in conto che la persona di Gesù e la Buona Notizia da Lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani.

La capacità di scegliere dei giovani è ostacolata da difficoltà legate alla condizione di precarietà: la fatica a trovare lavoro o la sua drammatica mancanza; gli ostacoli nel costruirsi un’autonomia economica; l’impossibilità di stabilizzare il proprio percorso professionale. Per le giovani donne questi ostacoli sono normalmente ancora più ardui da superare.

Il disagio economico e sociale delle famiglie, il modo in cui i giovani assumono alcuni tratti della cultura contemporanea e l’impatto delle nuove tecnologie richiedono maggiore capacità di rispondere alla sfida educativa nella sua accezione più ampia: è questa l’emergenza educativa evidenziata da Benedetto XVI nella Lettera alla Città e alla Diocesi di Roma sull’urgenza dell’educazione (21 gennaio 2008). A livello globale bisogna tenere conto anche delle disuguaglianze tra Paesi e del loro effetto sulle opportunità offerte ai giovani nelle diverse società in termini di inclusione. Anche fattori culturali e religiosi possono ingenerare esclusione, ad esempio per quanto riguarda i divari di genere o la discriminazione delle minoranze etniche o religiose, fino a spingere i giovani più intraprendenti verso l’emigrazione.

In questo quadro risulta particolarmente urgente promuovere le capacità personali mettendole al servizio di un solido progetto di crescita comune. I giovani apprezzano la possibilità di combinare l’azione in progetti concreti su cui misurare la propria capacità di ottenere risultati, l’esercizio di un protagonismo indirizzato a migliorare il contesto in cui vivono, l’opportunità di acquisire e raffinare sul campo competenze utili per la vita e il lavoro.

L’innovazione sociale esprime un protagonismo positivo che ribalta la condizione delle nuove generazioni: da perdenti che chiedono protezione dai rischi del mutamento a soggetti del cambiamento capaci di creare nuove opportunità. È significativo che proprio i giovani – spesso rinchiusi nello stereotipo della passività e dell’inesperienza – propongano e pratichino alternative che mostrano come il mondo o la Chiesa potrebbero essere. Se nella società o nella comunità cristiana vogliamo far succedere qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare spazio perché persone nuove possano agire. In altri termini, progettare il cambiamento secondo i principi della sostenibilità richiede di consentire alle nuove generazioni di sperimentare un nuovo modello di sviluppo. Questo risulta particolarmente problematico in quei Paesi e contesti istituzionali in cui l’età di chi occupa posti di responsabilità è elevata e rallentano i ritmi di ricambio generazionale.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:17. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com