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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (5)

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2017 00:46
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20/12/2016 14:31
 
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ULTIM'ORA: Card. Burke dà utlimatum al Papa: "Deve chiarire i dubia o dopo l'Epifania potrebbe arrivare l'atto formale di correzione"

 
Il Card. Burke pone un limite di tempo al Papa per rispondere, e avvisa: "O risponde dopo l'Epifania o si dovrà procedere con l'atto formale di correzione, dopo l'Epifania. 
L'articolo ricorda un precedente: un atto di formale correzione da parte di teologi dell'Università di Parigi che ammonirono e corressero Papa Giovanni XXII nel XVI secolo. Più che giusto, alla luce anche del ben più autorevole precedente: la correzione che San Paolo ebbe a fare a San Pietro "pubblicamente, perchè ne andava della fede". 
Citiamo, circa la legittimazione dei 4 cardinali (che non sono più soli!) di correggere il Papa, quanto scrissero San Tommaso e sant'Agostino (come riportato da Corrispondenza Romana in un interessantissimo studio di don P. Leoni del 14.12.2016):

"Scrive San Tommaso d’Aquino (ad Gal.2.14): “Essendovi un pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, perfino pubblicamente, da parte di quelli che sono loro soggetti. Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede”.
E Sant’Agostino commenta: “Lo stesso San Pietro dette esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dal loro soggetti”.
Riferendosi di nuovo alla critica pubblica di San Paolo a San Pietro, scrive ancora San Tommaso: “La riprensione fu giusta ed utile, ed il suo motivo non fu di poco conto: si trattava di fatti di un pericolo per la preservazione della verità evangelica… il modo della riprensione fu conveniente, perché fu pubblico e manifesto. Perciò San Paolo scrive: ‘Parlai a Cefa’ cioè a Pietro ‘di fronte a tutti’ perché la simulazione operata da san Pietro comportava un pericolo per tutti.” 
Questo è lo spirito dunque in cui sarà intrapresa la critica delle dottrine o dei gesti che seguono, con la pietà dovuta di un figlio verso il proprio padre spirituale, capo visibile della santa Chiesa di Dio. Le dichiarazioni (o i gesti) trattati riguarderanno solo tre punti determinati: 1) l’Ecumenismo, 2) l’Eroticismo, e 3) l’Adulterio. (segue nell'articolo "Non si può più tacere") "
 
Roberto

Intervista al Card. Burke (19.12.2016)
Traduzione di MiL:

In un'intervista esclusiva con LifeSiteNews(19.12.2016), il cardinale Raymond Burke ha dato un'indicazione del possibile termine entro cui dovràavvernire una "correzione formale" di Papa Francescoqualo lo stesso pontefice dovesse non rispondere ai cinque dubia, che chiedono chiarezza su Amoris Laetitia, presentatigli da quattro cardinali, tra cui il cardinale Burke. 

"I dubia devono avere una risposta perché hanno a che fare con i fondamenti stessi della vita morale e del costante insegnamento della Chiesa in materia di bene e male, per quanto riguarda le varie realtà sacre come il matrimonio e la Santa Comunione e così via,"  ha detto il Card. Burke durante una intervista telefonica. 
"Ora, naturalmente, siamo negli ultimi giorni, giorni di forte grazia prima della Solennità della Natività di Nostro Signore, e poi abbiamo l'ottava della Solennità e le celebrazioni di inizio del nuovo anno - cioè di tutto il mistero della nascita di Nostro Signore e della sua Epifania - quindi  il termine potrebbe essere fissato qualche giorno dopo".

Il cardinale, che è il patrono del Sovrano Ordine di Malta, ha detto che la forma della correzione sarebbe "molto semplice": "Sarebbe diretta (anche perchè i dubbi, se risolti, non lascerebbero più spazio ad altre domande) e si potrebbe fare confrontando le dichiarazioni confuse in Amoris Laetitia con quanto è stato il costante insegnamento e la prassi della Chiesa, e correggendo in tal modo Amoris Laetitia," 

L'esortazione ha causato confusione diffusa nella Chiesa cattolica dalla sua uscita nel mese di aprile 2016, in gran parte a causa della sua ambiguità su importanti questioni morali.Questo ha permesso a vari vescovi e alle conferenze episcopali di  interpretare il documento, a volte in modi che sono in contrasto con la dottrina cattolica sul matrimonio, sulla sessualità, sulla coscienza, e sulla ricezione della Santa Comunione.  
Ad esempio, i vescovi di Buenos Aires e il vescovo Robert McElroy di San Diego hanno interpretato il documento per consentire ai divorziati cattolici risposati civilmente e che vivono quindi in adulterio di ricevere in alcuni la Santa Comunione. 
 Il Papa stesso ha scritto ai vescovi di Buenos Aires per lodare le loro linee guida, dicendo che non c'era "nessun' altra interpretazione possibile."

Il cardinale Burke, insieme a cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, e Joachim Meisner, ha presentato nel mese di settembre 2016 i dubia, cinque domande a cui si deve rispondere sì o no, alla ricerca di chiarezza da parte di Papa Francesco sul fatto che l'esortazione siaconforme o non alla dottrina morale cattolica.  
Poichè il Papa dopo due mesi non aveva dato alcuna risposta dopo due mesi, i cardinali li hanno reso pubblici i dubia. 
 E 'stato dopo questo che il cardinale Burke ha rivelato che un atto formale di correzione sarebbe necessario, se il Papa si rifiutasse di chiarire il significato della sua esortazione. 

Mentre un tale atto di correzione formale è qualcosa di raro nella vita della Chiesa, non è comunque senza precedenti. Papa Giovanni XXII nel XIV secolo è stato pubblicamente sfidato da cardinali, vescovi e teologi laici dopo aver negato la dottrina che le anime dei giusti sono ammessi alla visione beatifica dopo la morte, insegnando invece che il cielo è ritardatofino alla risurrezione generale alla fine di tempo. Papa Giovanni alla fine ritrattatò la sua posizione, dovuta in parte a una lettera congiunta di teologi dell'Università di Parigi, che professavano sì una totale obbedienza al papa, ma mettevano in chiaro  che il suo insegnamento era contraddetto dalla fede cattolica. 
Burke ha chiamato la procedura di correggere l'errore di un pontefice un "modo di salvaguardia che l'ufficio e il suo esercizio. e che sarebbe 'realizzata con il rispetto assoluto per l'ufficio del Successore di San Pietro".



EDITORIALE
Il cardinale Muller
 

Un'intervista del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, critico per la pubblicità data ai "dubia", diventa la nuova arma dei "turiferari" per attaccare i quattro cardinali e chi li sostiene. Ora il tentativo è di creare divisione fra di loro, terza tappa di una strategia per impedire che si affronti seriamente il tema posto dai "dubia".

di Riccardo Cascioli

Come era prevedibile hanno fatto rumore le parole del cardinale Gerard Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pronunciate in una intervista a “Stanze vaticane” del TgCom24; e sono ovviamente passate come un siluro contro i quattro cardinali (Burke, Brandmuller, Caffarra e Meisner) che avevano firmato i cinque “dubia” sulle interpretazioni della esortazione apostolica Amoris Laetitia.

All’interno di una intervista più ampia, che aveva a tema soprattutto la continuità tra Benedetto XVI e Francesco, argomento dell’ultimo libro del cardinale prefetto, Muller ha detto tra l’altro che non gli è piaciuta l’idea di rendere pubblici i "dubia" e che esclude la possibilità da parte dei cardinali di una “correzione fraterna” del Papa in materia perché «in questo momento non si tratta di un pericolo per la fede», facendo esplicito riferimento alle condizioni poste da san Tommaso. 

La cosa ha colto di sorpresa anche perché diversi pronunciamenti pubblici del cardinale Muller andavano finora nella direzione del sostegno ai “dubia”. L’ultimo appena un mese fa all’agenzia austriaca Kathpress. Cosa è dunque successo? Ha cambiato davvero idea il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede?

In realtà, se si mettono a confronto le dichiarazioni a Tgcom24 con quelle a Kathpress c’è molta meno differenza di quanto si possa pensare. Anzitutto nelle parole di domenica non c’è una critica ai “dubia” né nel merito né nella legittimità della richiesta al Papa. La critica riguarda il renderli pubblici, e la si capisce nella preoccupazione per una polarizzazione del dibattito, per l’esasperazione dei toni che Muller aveva denunciato anche nell’intervista a Kathpress. La questione della “correzione fraterna” poi non è direttamente legata alla presentazione dei “dubia”, ma è stata fatta balenare dal cardinale Burke in una intervista recente, e lo stesso Burke ha poi cercato di minimizzare. 

Tutta l’intervista a Tgcom24 è chiaramente contraddistinta dal desiderio di evitare pericolose contrapposizioni nella Chiesa; e infatti, senza mettere in discussione i contenuti di Amoris Laetitia, il cardinale Muller ancora una volta ne ha proposto un’interpretazione in continuità con il magistero precedente: «Da un lato abbiamo la dottrina chiara sul matrimonio, dall’altro l’obbligo della Chiesa di preoccuparsi» di persone «che vivono un’unione non regolare, cioè non secondo la dottrina della Chiesa sul matrimonio». Esattamente ciò che era già scritto in Familiaris Consortio, e del resto nell’intervista a Kathpress il cardinale Muller ribadiva che la Amoris Laetitia «non deve essere interpretata in modo da indicare che non sono più validi i precedenti pronunciamenti di papi e Congregazione per la Dottrina della Fede». E a rafforzare tale affermazione, Muller citava allora la risposta ufficiale che la sua Congregazione diede nel 1994 a tre vescovi tedeschi in cui si escludeva che le persone che vivono in condizione irregolare possano accostarsi all’Eucarestia.

Ciò non toglie, ovviamente, che le parole pronunciate domenica dal cardinale Muller, nel dibattito surriscaldato attuale abbiano una conseguenza “politica” subito abilmente sfruttata – per non dire provocata – da quei giornalisti che un vaticanista di lungo corso come Giuseppe Rusconi ha efficacemente definito “turiferari”. 

Fin da quando sono stati pubblicati i “dubia”, invece di affrontare un dibattito serio i soliti “guardiani della rivoluzione” hanno cercato di disinnescare la “minaccia”. Dapprima è stato il silenzio, sperando che la cosa rimanesse confinata ai siti – tra cui La Nuova BQ – che li avevano resi pubblici. Poi, visto che il tema ha coinvolto vescovi e intellettuali in tutto il mondo, è cominciata una campagna denigratoria nei confronti dei quattro cardinali, dipingendoli come vecchi, isolati, fondamentalisti, ribelli, fino alle minacce più esplicite come quella di togliere loro la berretta cardinalizia. 

Ma visto che malgrado la pesante campagna intimidatoria sono molti di più vescovi e cardinali che hanno sostenuto apertamente i “dubia” rispetto a quanti si sono allineati alla condanna, ecco che da qualche settimana è iniziato il tentativo di mettere l’uno contro l’altro i quattro cardinali e chi finora li ha sostenuti. Così, ad esempio, Vatican Insider ha tentato di estorcere dichiarazioni al cardinale Brandmuller contro Burke, puntando sempre sulla questione della correzione del Papa, e lo stesso argomento è stato usato nell’intervista di Tgcom24 al cardinale Muller. 

Se anche questo tentativo andasse a vuoto, possiamo stare tranquilli che verrà tentato qualcos’altro per mettere fuori gioco i quattro. Ciò che si vuole evitare è che si discuta seriamente delle questioni poste dai “dubia” e che riguardano i fondamenti della fede cattolica e il destino di tanti semplici cattolici; così la si butta in caciara, si polemizza sulle modalità e sulle intenzioni, si gioca a chi ha la maggioranza, si specula su una frase o sull’altra di una intervista. Aumentando la confusione nel popolo cattolico.



[Modificato da Caterina63 12/01/2017 16:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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