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Cosa pensa davvero il Papa Francesco del Protestantesimo?

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2016 21:17
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27/10/2016 21:17
 
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Lutero al rogo. No, sugli altari. La doppia visione del papa gesuita


Ieri vedeva nella Riforma protestante la radice di tutti i mali. Oggi la festeggia come "medicina per la Chiesa". Ma non risulta che abbia rinnegato le sue critiche. Eccole parola per parola 

di Sandro Magister




ROMA, 27 ottobre 2016 – Tra quattro giorni Francesco volerà a Lund, accolto dall'arcivescovo luterano di Svezia, una donna, per festeggiare assieme alla Federazione luterana mondiale i cinquecento anni della Riforma protestante:

> Viaggio apostolico del Santo Padre in Svezia, 31 ottobre - 1 novembre 2016

Nessun papa, prima di lui, ha mai manifestato una così calorosa simpatia per Lutero.

Interpellato sul grande eretico nella conferenza stampa sul volo di ritorno dall'Armenia, Francesco ha detto che Lutero era animato dalle migliori intenzioni e che la sua riforma fu "una medicina per la Chiesa", sorvolando sulle divergenze dogmatiche radicali che da cinque secoli dividono protestanti e cattolici, perché – sono sempre parole sue, questa volta dette nel tempio luterano di Roma – "la vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni".

L'ecumenismo di Francesco è fatto così. Il primato è ai gesti, agli abbracci, a qualche atto caritatevole fatto assieme. I contrasti di dottrina, anche abissali, li lascia alle discussioni dei teologi, che confinerebbe volentieri "su un'isola deserta", come ama dire neanche troppo per scherzo.

*

Anche Jorge Mario Bergoglio, però, una sua idea se l'è fatta su che cosa sono stati Lutero, Calvino e il protestantesimo in generale. Un'idea che oggi tiene ben chiusa dentro di sé, ma che in passato, quando non era papa né vescovo, non ha avuto timore di tirar fuori tutta.

Era l'estate del 1985 quando l'allora semplice gesuita Bergoglio tenne in Argentina, a Mendoza, una conferenza dedicata proprio alla strenua battaglia di cinque secoli fa tra la Compagnia di Gesù e i protestanti. E i passaggi nei quali egli si avventò con furia demolitrice contro il pensiero e l'opera di Lutero e Calvino sono riprodotti più sotto.

Trent'anni dopo non riaffiora più niente di quella invettiva nelle parole e nei gesti amichevolissimi che Bergoglio, divenuto papa, rivolge ai protestanti. Ma da ciò non deriva necessariamente che egli abbia rinnegato dentro di sé quelle sue critiche radicali.

Esse infatti sono state ripubblicate tali e quali, in spagnolo e in italiano, in due libri di fatto da lui autorizzati, usciti dopo la sua elezione a papa:

> J. M. Bergoglio - Francisco, "Reflexiones espirituales sobre la vida apostólica", Grupo de Comunicación Loyola, Bilbao, 2013

> J. M. Bergoglio - Francesco, "Chi sono i gesuiti. Storia della Compagnia di Gesù", EMI, Bologna, 2014

L'edizione spagnola del libro è stata curata dal Grupo de Comunicación Loyola, espressione ufficiale della Compagnia di Gesù.

E l'edizione italiana ha in più la prefazione di padre Antonio Spadaro, direttore de "La Civiltà Cattolica", il gesuita più di ogni altro vicino a papa Francesco, suo consigliere, confidente e ghostwriter. Il quale, nel riassumere la requisitoria antiprotestante di Bergoglio, non solo non prende da essa la minima distanza, ma addirittura la presenta come "un ricchissimo affresco dal quale facilmente si può comprendere il modo di procedere del papa, fondato su due pilastri: la realtà e il discernimento".

Quando l'edizione italiana del libro uscì, a metà del 2014, l'eminente teologo protestante Paolo Ricca, valdese, espresse il suo desolato stupore in un editoriale sulla rivista "Riforma":

> Una brutta sorpresa. Per Bergoglio Calvino è "un boia spirituale"

Scrisse Ricca, con sott'occhio anche la prefazione di padre Spadaro:

"Stento a credere che l’attuale pontefice pensi di Calvino e della Riforma queste cose, che non stanno né in cielo né in terra e che nessuno storico cattolico, almeno tra quelli che conosco e leggo, dice più da molto tempo. E dato che i gesuiti, quando nacquero, si diedero come compito, oltre alla missione tra i pagani, anche quello di combattere con ogni mezzo il protestantesimo, come effettivamente è avvenuto, allora, se il protestantesimo che hanno combattuto è quello 'affrescato' da Bergoglio, devono sapere che hanno combattuto un protestantesimo fantasma, mai esistito, un puro idolo polemico creato solo dalla loro fantasia, che poco o nulla aveva a che fare con la famosa 'realtà', che pure volevano assumere come 'pilastro' del loro 'modo di procedere'".

E concluse:

"Mi chiedo come sia possibile avere oggi ancora, o anche trent’anni fa, una visione così deformata, distorta, travisata e sostanzialmente falsa della Riforma protestante. È una visione con la quale non solo non si può iniziare un dialogo, ma neppure una polemica: non ne vale la pena, perché è troppo lontana e difforme dalla realtà. Una cosa è certa: a partire da una visione del genere, una celebrazione ecumenica del cinquecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017, appare letteralmente impossibile".

Invece papa Francesco c'è riuscito. Il suo viaggio festoso nella Svezia luterana ne è la prova. "Audacia dell'impossibile" è anche la parola d'ordine del nuovo generale dei gesuiti, eletto pochi giorni fa.

Per compiere il miracolo, è bastato a Bergoglio simulare la totale dimenticanza di quel suo discorso di trent'anni fa a Mendoza. 

Eccolo qua. Tutto da rileggere, alla vigilia della festa di Lund.

__________



Lutero: una "idea pazza" evoluta in eresia e scisma

  di Jorge Mario Bergoglio



Molte volte sant'Ignazio è stato definito il bastione della Controriforma. In questo c'è del vero, ma […] i gesuiti erano più impensieriti da Calvino che da Lutero. […] Avevano colto con sagacia che lì si annidava il vero pericolo per la Chiesa.

Calvino è stato il grande pensatore della Riforma protestante, colui che l'ha organizzata e l'ha portata sul piano della cultura, della società e della Chiesa; ha plasmato un'organizzazione che Lutero non si era proposto. Questi, il tedesco impetuoso che probabilmente aveva progettato tutt'al più di dare vita a una Chiesa nazionale, viene riletto e riorganizzato da quel francese freddo, un genio latino versato nella giurisprudenza, che era Calvino.

Lutero era visto come un eretico. Calvino, in più, come uno scismatico. Mi spiego. L'eresia – per usare la definizione di Chesterton – è un'idea buona che è impazzita. Quando la Chiesa non può guarirne la pazzia, allora l'eresia si trasforma in uno scisma. Lo scisma implica rottura, divisione, separazione, consolidamento indipendente; va progredendo per passi successivi fino a conquistare la propria autonomia. Sant'Ignazio e i suoi successori combatteranno contro l'eresia scismatica.

E qual è lo scisma calvinista che provocherà la lotta di Ignazio e dei primi gesuiti? Si tratta di uno scisma che tocca tre aree: l'uomo, la società e la Chiesa. […]

*

Nell'uomo, il calvinismo provocherà lo scisma tra ragione ed emozione. Separa la ragione dal cuore. Sul piano emotivo l'uomo di quel secolo, e sotto l'influsso luterano, viveva l'angoscia per la propria salvezza. E, secondo Calvino, di quell'angoscia non occorreva preoccuparsi. Contava soltanto curarsi delle questioni dell'intelligenza e della volontà.

Qui ha origine lo squallore calvinista: una disciplina rigida con una grande sfiducia in ciò che è vitale, il cui fondamento è la fede nella totale corruzione della natura umana, che può essere ordinata soltanto dalla sovrastruttura dell'azione dell'uomo. Calvino compie uno scisma dentro l'uomo: tra la ragione e il cuore.

Più ancora, nella stessa ragione, Calvino provoca un altro scisma: tra la conoscenza positiva e la conoscenza speculativa. Si tratta dello scientismo che spezza l'unità metafisica e provoca uno scisma nel processo intellettivo dell'uomo. Ogni oggetto scientifico viene assunto come assoluto. La scienza più sicura è la geometria. I teoremi geometrici saranno una sicura guida di riferimento del pensiero. Questo scisma, avvenuto nella stessa ragione umana, colpisce tutta la tradizione speculativa della Chiesa e tutta la tradizione umanistica. […]

*

Lo scisma calvinista colpisce poi la società. Essa ne resterà divisa. Come apportatrici di salvezza Calvino privilegia le classi borghesi. […] Ciò implica e comporta una rivoluzionaria disistima verso i popoli. Non c'è più né popolo né nazione, e invece si configura un'internazionale della borghesia.

Con un anacronismo potremmo applicare qui la formula di Marx: "Borghesi di tutto il mondo unitevi", disprezzando qualsiasi cosa significhi la nobiltà dei popoli. Con questo atteggiamento Calvino è il vero padre del liberalismo, che è stato un colpo politico al cuore dei popoli, al loro modo di essere e di esprimersi, alla loro cultura, al loro modo di essere civico, politico, artistico e religioso.

Probabilmente sul piano sociale ciò è più avvertibile nell'elaborazione dapprima di Hobbes (secondo il quale gli uomini dovevano convivere per mezzo dell'inganno e della forza, mentre lo Stato, "moderno Leviatano", esisteva semplicemente per tenere a bada gli egoismi ed evitare l'anarchia, legittimando una logica di dominio, dato che non c'era alcuna legge naturale) e poi di Locke, molto più sofisticato ma non meno crudele.

Hobbes rivendica il "potere" senza cuore, con una giustificazione assolutista e razionalista. Locke riveste tutto ciò con un "contegno civile" e cerca di ridefinire la società escludendo il popolo.

La posizione di Locke è la seguente: parte dall'ammissione di un certo diritto naturale e adopera lo slogan  "la ragione insegna che…", per poi trarne – come per magia – conclusioni che giustificano quello scisma sociale: l'uomo – poiché egli supera la propria corruzione naturale tramite l'attivismo – può possedere il frutto del suo lavoro purché quel frutto non sia corruttibile. Ecco nascere la moneta e l'indole monetarista del liberalismo.

Inoltre, la ragione insegna che l'uomo ha diritto a comprare lavoro; e con ciò si danno due tipi di lavoratori: quelli che posseggono beni incorruttibili e quelli che non li posseggono. Lo Stato ha la funzione di mantenere l'ordine tra queste due categorie di lavoratori evitando la ribellione dei secondi contro i primi. In fondo, il pensiero calvinista-scismatico-liberale sta rivendicando per il secondo gruppo di lavoratori il potere di ribellione, quella che oggi diremmo la ribellione del proletariato. In ultima istanza, il marxismo è figlio obbligato del liberalismo. […]

*

In terzo luogo, lo scisma calvinista ferisce la Chiesa. […] Soppianta l'universalità del popolo di Dio con l'internazionalismo della borghesia. […] Decapita il popolo di Dio dell'unità con il Padre. Decapita tutte le confraternite dei mestieri privandole dei santi. E, sopprimendo la messa, priva il popolo di Dio della mediazione in Cristo realmente presente. […]

In fondo Calvino aveva provato a salvare l'uomo, che la prospettiva luterana aveva precipitato nell'angoscia. In Lutero si affaccia l'intenzione di salvare l'uomo dal paganesimo rinascimentale, ma quell'intenzione si era evoluta in "idea pazza", ovvero in eresia. Perciò Calvino, con la freddezza legislativa che lo caratterizza, parte dall'angosciante impostazione luterana e progredisce così: l'uomo è corrotto; pertanto, disciplina.

Da qui nasce quello che conosciamo come il "rigore protestante". Esso propone segni di salvezza diversi da quelli cattolici – quelli che abbiamo citato prima –, e il segno è il lavoro accumulatorio. Quasi pretendesse identificare i frutti del lavoro con i segni della salvezza. Potremmo semplificarlo in modo caricaturale con questo assioma: "Sarai salvato se ottieni la ricchezza che si ottiene con il lavoro". Ed ecco plasmata la classe borghese.

*

A partire dalla posizione luterana, se siamo coerenti, restano soltanto due possibilità fra cui scegliere nel corso della storia: o l'uomo si dissolve nella sua angoscia e non è più niente (ed è la conseguenza dell'esistenzialismo ateo), oppure l'uomo, basandosi su quella medesima angoscia e corruzione, fa un salto nel vuoto e si autodecreta superuomo (è l'opzione di Nietzsche).

In fondo Nietzsche rigenera Hobbes, nel senso che l'"ultima ratio" dell'uomo è il potere. Il dominio è possibile soltanto contro l'amore, a partire dalla contrapposizione, nell'uomo, tra la ragione e il cuore. Un simile potere, come "ultima ratio", implica la morte di Dio. Si tratta di un paganesimo che, nei casi del nazismo e del marxismo, acquisterà forme organizzate in sistemi politici.

La prospettiva luterana, poiché si fonda sul divorzio stesso tra la fede e la religione (concepisce infatti la fede come l'unica salvezza e accusa la religione – gli atti di religione, la pietà e così via – di essere una mera manipolazione di Dio), genera divorzio e scisma; comporta ogni sorta di individualismi che, sul piano sociale, affermano la loro egemonia.

Qualsiasi egemonia, sia essa religiosa, politica, sociale o spirituale, ha qui la sua origine.

__________


Nel 1985, quando tenne questa conferenza, Jorge Mario Bergoglio aveva 49 anni ed era rettore del Colegio Máximo di San Miguel. Dal 1973 al 1979 era stato provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. 

Sul suo attuale approccio al protestantesimo luterano e calvinista si veda:

> Un papa che non s'era mai visto. Un po' protestante (22.7.2016)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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