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Quando e come un Papa favorisce l'eresia... (2)

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2018 01:10
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31/03/2017 11:54
 
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Sul tavolo del papa un "Promemoria" contro il generale dei gesuiti. Per quasi eresia

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generale

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*

Tra i sacerdoti nati nella diocesi di Carpi, che papa Francesco visiterà domenica 2 aprile, ce n'è uno che gli dà del filo da torcere.

Si chiama Roberto A. Maria Bertacchini. È cresciuto alla scuola di tre gesuiti di prima grandezza: i padri Heinrich Pfeiffer, storico dell'arte e docente alla Gregoriana, Francesco Tata, già provinciale della Compagnia di Gesù in Italia, e Piersandro Vanzan, scrittore di spicco de "La Civiltà Cattolica". Studioso di Agostino, è autore di libri e saggi su riviste di teologia. È stato ordinato sacerdote nel 2009 da Carlo Ghidelli, rinomato biblista e arcivescovo ora emerito di Lanciano-Ortona, la diocesi nella quale è incardinato.

La scorsa settimana don Bertacchini ha inviato a Francesco e al cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, un "Promemoria" di sei pagine molto critico delle tesi esposte in una recente intervista dal nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano Arturo Sosa Abascal, vicinissimo al papa.

Sono tesi, scrive don Bertacchini, "di una gravità tale che non si possono passare sotto silenzio senza farsene complici", perché rischiano di "sfociare in un cristianesimo senza Cristo".

Il testo integrale del "Promemoria" è in quest'altra pagina di Settimo Cielo:

> Promemoria…

Mentre qui di seguito ne è riportata una sintesi.

L'intervista del generale dei gesuiti criticata da don Bertacchini è quella rilasciata al vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi e pubblicata sul blog Rossoporpora lo scorso 18 febbraio, dopo che era stata controllata parola per parola dallo stesso intervistato.

Settimo Cielo ne diede un ampio resoconto in più lingue.

*

PROMEMORIA
sull'intervista del generale dei gesuiti circa l'inattendibilità dei Vangeli

 

di Roberto A. Maria Bertacchini

Il generale dei gesuiti a febbraio ha rilasciato un’intervista dove insinua che le parole di Gesù sull’indissolubilità del matrimonio non siano un punto di stabilità teologica, bensì un punto di partenza della dottrina, che dovrà poi essere convenientemente sviluppato. Ciò che – al limite – potrebbe anche avvenire sostenendo l’esatto contrario, ossia la compatibilità del divorzio con la vita cristiana. Tale iniziativa ha a mio avviso innescato una situazione esplosiva.

Naturalmente Arturo Sosa Abascal S.I. è molto accorto a non cadere in eresia conclamata. E questo, in un certo senso, è anche più grave. Occorre dunque riassumere il filo del suo ragionamento.

La domanda che pone è se gli evangelisti siano attendibili e dice: bisogna discernere. Dunque non è detto che lo siano. Un’affermazione così grave andrebbe argomentata in lungo e in largo, perché si può anche ammettere l’errore in un dettaglio narrativo; ma revocare in dubbio la veridicità di insegnamenti dottrinali di Gesù è altra questione.

Sia come sia, il nostro gesuita non entra nel merito, ma – molto abilmente – si appella al papa. E siccome Francesco, trattando di coppie separate e quant’altro, fino al momento dell'intervista non aveva mai citato passi nei quali Gesù richiamava all’indissolubilità matrimoniale, il messaggio implicito del nostro gesuita era lampante: se il papa non cita quei passi, significa che ha fatto discernimento e li ritiene non gesuani. Dunque non sarebbero vincolanti. Ma tutti i papi hanno insegnato in modo opposto! Che importa? Si saranno sbagliati. Oppure avranno detto e insegnato cose giuste per il loro tempo, ma non per il nostro.

Sia chiaro: l’esimio gesuita non dice questo "apertis verbis", ma lo insinua, lo lascia intendere. E così dà una chiave interpretativa della pastorale familiare del papa, questa: che si discosta dall’insegnamento tradizionale. Infatti, oggi “sappiamo” che molto probabilmente, anzi, quasi certamente, Gesù non ha mai insegnato che il matrimonio è indissolubile. Sono gli evangelisti che hanno capito male.

Un cristianesimo senza Cristo?

La questione è di una gravità tale che non si può passare sotto silenzio, senza farsene complici. Il rischio è di sfociare in un cristianesimo riduttivo del messaggio gesuano, ossia in un cristianesimo senza Cristo.

Nel Vangelo della messa del 24 febbraio scorso v’era il brano di Mc 10, 2-12 sul ripudio. Ebbene è accettabile pensare che non si sa se Gesù abbia proferito quelle parole, e che esse non sarebbero vincolanti?

Il "sensus fidei" ci dice che gli evangelisti sono attendibili. Invece, il nostro generale dei gesuiti rifiuta questa attendibilità, per giunta disinteressandosi del fatto che anche san Paolo aveva ricevuto dalla Chiesa questa dottrina come gesuana, e come tale la trasmetteva alle sue comunità: "Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito e, qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito, e il marito non ripudi la moglie" (1 Cor 7, 10,11).

La coerenza di tale passo con i testi dei Vangeli sinottici sul ripudio e sull’adulterio è troppo chiara. E sarebbe assurdo immaginare che essi dipendano da Paolo e non da tradizioni pre-pasquali. Non solo. In Ef 5, 22-33 Paolo riprende il medesimo insegnamento di Gesù e lo rafforza pure. Lo riprende, perché cita il medesimo passo della Genesi citato da Gesù; lo rafforza, perché il Cristo ama la Chiesa in modo indissolubile, sino a dare la sua vita, e oltre la vita terrena. E di tale fedeltà Paolo fa il modello della fedeltà coniugale.

Perciò è del tutto chiaro che vi sia un’evidente continuità d’insegnamento tra la predicazione pre-pasquale e quella post-pasquale; ed è pure chiara la discontinuità col giudaismo, che invece conservava l’istituto del ripudio. Ma se san Paolo stesso fonda su Cristo tale discontinuità, ha senso mettere in dubbio i Vangeli? Da dove viene quel salto che ispirò la prassi della Chiesa antica, se non da Cristo?

Si noti che anche in ambiente greco-romano il divorzio era ammesso, e in più esisteva l’istituto del concubinato, che senza difficoltà poteva sfociare in un successivo legame coniugale, come attesta per esempio la vicenda di sant’Agostino. E in storiografia vale il principio che un’inerzia culturale non si cambia senza causa. Perciò, essendo il cambiamento storicamente attestato, quale la causa se non Gesù? Se poi essa fu il Cristo, perché dubitare dell’attendibilità dei Vangeli?

Infine, se Gesù non disse quelle parole, da dove nasce il commento drastico dei discepoli ("Ma allora non conviene sposarsi!") in Mt 19, 10? Tra quei discepoli vi era anche Matteo, e non fanno una bella figura: si dimostrano tardi a comprendere e attaccati alle tradizioni che Gesù contesta. Dunque, da un punto di vista storiografico, la pericope di Mt 19, 3-12 è del tutto attendibile: e tanto per motivi di critica interna che esterna.

L'orizzonte dogmatico

D’altra parte, affermare che non si sa se Gesù abbia effettivamente proferito quelle parole e che, in buona sostanza, esse non sarebbero vincolanti è, "de facto", un’eresia, perché si nega l’ispirazione della Scrittura. 2 Tm 3 è chiarissimo: "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia".

"Tutta" include evidentemente anche Mt 19, 3-12. Altrimenti si attesta che vi sia una parola "altra", prevalente sulla Scrittura stessa e sulla sua ispirazione. Infatti, affermata l’inattendibilità di alcune parole di Gesù, è come aprire una fessura nella diga della "fides quae", fessura che porterà l'intera diga a disgregarsi. Esemplifico:

a) Se Gesù non ha detto quelle parole, gli evangelisti non sono attendibili. E, se non sono attendibili, non sono veraci; ma, se non sono veraci, neppure possono essere ispirati dallo Spirito Santo.

b) Se Gesù non ha detto quelle parole, avrà davvero detto tutte le altre che prendiamo per buone? Chi è inattendibile su una questione innovativa, potrebbe esserlo pure su altre parimenti tali, come la risurrezione. E se, per dare il sacerdozio alle donne, "La Civiltà Cattolica" non esita a porre in discussione un magistero solenne invocato come infallibile, non sarà il caos? A quale autorità biblica appellarsi, se gli esegeti stessi sono perennemente e sempre più divisi? Ecco in che senso la diga frana.

E non è finita, perché seguendo i dubbi del generale gesuita, non ci si mette sotto i piedi solo san Paolo, ma anche il Vaticano II. Infatti, ecco cosa si legge in "Sacrosasnctum Concilium" 7:

"Cristo è sempre presente nella sua Chiesa […]. È presente nella sua parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura".

Siccome i passi sull’indissolubilità matrimoniale sono letti nella messa, e precisamente: Mc 10, 2-12 nel venerdì della VII settimana del tempo ordinario e nella domenica XXVII dell'anno B, Mt 19, 3-12 nel venerdì della XIX settimana del tempo ordinario e Mt 5, 27-32 nel venerdì della X settimana, ne segue che il Vaticano II attribuisce in modo certo all’autorità di Gesù quelle parole.

Sicché chi segue i dubbi del generale gesuita non sconfessa solo il Vaticano II e per giunta in una costituzione dogmatica, ma dubita della Tradizione al punto da rendere astratta e irraggiungibile la stessa autorità di Gesù maestro. Perciò siamo di fronte a un vero e proprio bombardamento a tappeto, davanti al quale è assolutamente necessaria la più ferma delle reazioni.

Concludendo, la transizione da una religiosità della legge a una del discernimento è sacrosanta, ma è ricca di insidie. Essa esige una formazione cristiana d’eccellenza, oggi purtroppo rara. E anche che si abbia vero amore e deferenza verso la Parola divina.

In ogni caso, se si liscia il pelo al mondo, col solo fine di evitare conflitti e persecuzioni, non si è solo vili, si è totalmente fuori dal Vangelo, che esige franchezza e fortezza in difesa della Verità. Gesù non ha temuto la croce, né gli apostoli. San Paolo, poi, è chiaro:

"Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo" (Gal 6, 12).

Essere circoncisi voleva dire per un verso rientrare nella religiosità riconosciuta da Roma come legittima, e per un altro compiacere il pensiero corrente. San Paolo sa che la vera circoncisione è quella del cuore, e non cede.

Carpi, 19 marzo 2017

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Una postilla. Nel testo integrale del "Promemoria", don Bertacchini scrive che papa Francesco, il 24 febbraio, pochi giorni dopo la pubblicazione dell'intervista di padre Sosa, "ha riprovato le posizioni del generale gesuita" dedicando l'intera sua omelia in Santa Marta – cosa che non aveva mai fatto in precedenza – al passo del Vangelo di Marco con le nettissime parole di Gesù su matrimonio e divorzio.

Nell'omelia, a giudizio di don Bertacchini, Francesco avrebbe contestato i dubbi di padre Sosa, evidenziando che "Gesù rispose ai farisei quanto al ripudio, e dunque l’evangelista è attendibile".

Propriamente, però, il commento di papa Francesco a quel passo del Vangelo di Marco è apparso piuttosto tortuoso, a giudicare dai resoconti autorizzati dell'omelia pubblicati dalla Radio Vaticana e da "L'Osservatore Romano".

A un certo punto, infatti, il papa è addirittura arrivato a dire che "Gesù non risponde se [il ripudio] sia lecito o non sia lecito".

E anche dove il papa polemizza – giustamente, scrive don Bertacchini – con quella che chiama la "casistica", affiora una contraddizione. Perché che cosa fa di diverso "Amoris laetitia", quando sollecita a discernere caso per caso chi ammettere alla comunione e chi no, tra i divorziati risposati che vivono "more uxorio"?





Angoscianti profezie sulla Chiesa

emme

Si possono avere, nello stesso tempo storico, preoccupazioni molto molto divergenti. E’ quello che accade oggi nel lacerato mondo cattolico. Da un lato il Vaticano, dall’altra un laicato notevolemente perplesso e smarrito.

Al primo stanno a cuore non più i “principi non negoziabili”, nè la dottrina rivelata

o il catechismo con le verità eterne, ma soprattutto l’ambiente, l’accoglienza agli immigrati, il dialogo con i radicali di Pannella e Bonino…

Di qui il plateale disinteresse per movimenti di popolo come il Family day, per i dibattiti sull’eutanasia in parlamento, per i dubbi di cardinali e sposi sulle nuove ed ardite interpretazioni del sacramento del matrimonio. Massima attenzione, invece, per ogni iniziativa radicale, che sia la marcetta pro amnistia o indulto, o la presentazione del libro celebrativo della vita di Marco Pannellla, “Una libertà felice”, che avrà come relatore il cardinale Vincenzo Paglia, neoeletto presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Mentre in Vaticano trovano accoglienza Scalfari e Bonino, no global e ambientalisti, sostenitori dell’aborto e della sterilizzazione forzata, molti laici cattolici, anch’essi membri della Chiesa, lottano invece per impedire che ai loro figli venga insegnata un’ antropologia del tutto antitetica a quella biblica, tramite le dottrine gender, oppure si impegnano per evitare che il parlamento italiano, dopo il divorzio breve e le unioni civili, imponga al paese il suicidio di stato.

A questa netta divisione ne corrisponde un’altra, quella tra i seguaci di Francesco, pronti a chiedere la galera per un po’ di satira irriverente, o intenti, come Alberto Melloni, ad invocare il ritiro della berretta per il cardinale Gerhard L. Müllere coloro che ritengono che il vero papa sia Benedetto XVI.

Due papi è una fatto davvero anomalo, che diventa ancora più spiazzante nel momento in cui risulta evidente a tutti che i cardinali prediletti da Benedetto (Raymond Burke, Carlo Caffarra, Gerhard L. Müller, Walter Brandmüller…), si trovano a contrastare con fermezza, seppur con molto garbo, il nuovo corso.

A tutto questo bailamme, aggiungete le profezie, e capirete perchè il mondo cattolico è nel caos più totale. Quali profezie? Quelle di Medjugorje, quelle di Anguerra e quelle della religiosa tedesca Caterina Emmerick.

Si sarà notato che Bergoglio critica più volte la “Madonna postina”, che lascia troppi messaggi ai suoi fedeli. Ma “in un momento terribile come questo”, mi confida una teologa che vuole rimanere anonima, “una mamma deve per forza intervenire con la massima solerzia!”.

Senza avere alcuna certezza, è inevitabile notare che la Madonna postina di Medjugorje parla un linguaggio che è diverso da quello di Bergoglio: invita alla preghiera e alla confessione, parla di peccato e di eucaristia, di inferno e di paradiso, e, addirittura, di 10 segreti un po’ apocalittici!

Nulla a che vedere con il magistero di Bergoglio, preoccupato, come si è detto, non tanto della morte dell’anima, quanto dell’ estinzione dei pinguini e del presunto global worming. Oltre ai due papi, a due modi di leggere il Vangelo sul matrimonio, anche due diverse Apocalissi!

Ma la Madonna postina di Medjiugorie non è la sola a spargere allarmismi. Dal Brasile si diffondono sempre più i messagi di Nostra Signora di Anguerra, che la rete diffonde ovunque. Vi si dice che esistono oggi una “vera Chiesa” e una “falsa Chiesa”; una vera dottrina e una falsa dottrina; si attacca con nome e cognome il cardinal Walter Kasper, grande suggeritore di Amoris laetitia; si mette in guardia da “grandi pericoli” imminenti, dal tradimento e dalla apostasia dei chierici e dalla “cecità spirituale” del mondo contemporaneo… Un messaggio più duro, per il Vaticano odierno, sarebbe difficile immaginarlo. Il fatto poi che provenga dall’America latina, complica le cose.

Finita qui? No, certamente, perchè a girare come una trottola sul web sono anche le prefezie di Caterina Emmerick, una monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, e beatificata nel 2004 da Giovanni Paolo II.

Costei disse di vedere, nel futuro, una Chiesa con due papi, protestantizzata e infedele: “Vidi anche il rapporto tra i due papi … Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città (di Roma). Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità” (13 maggio 1820); “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini… Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820); “Poi vidi che tutto ciò che riguardava il protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti, ma false, di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre” (1820). E ancora: “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana, e stravagante … Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova chiesa … Ma Dio aveva altri progetti” (22 aprile 1823).

Una monaca tedesca che parla di due papi (uno dei quali, se le profezie fossero riferibili ai fatti attuali, tedesco), e di una progressiva protestantizzazione: nel cinquecentenario di Lutero, dopo gli incredibili ed inediti elogi verso il monaco eretico da parte di Bergoglio, mentre la chiesa sembra sempre più vincolata a teologi tedeschi come il gesuita filo-protestante Karl Rahner e nelle mani dei tedeschi Walter Kasper, Reinhard Marx, Albrecht Freiherr von Boeselager…

Come pensare che queste profezie, nel centanario di Fatima, non destino l’interesse e l’attenzione di milioni di cattolici?

 

La Verità, 21 febbraio 2017 (http://www.laverita.info/La-Verita-quotidiano-indipendente-diretto-da-Maurizio-Belpietro



L'elezione del Papa e l'assistenza dello Spirito Santo

Riporto un’interessante risposta che Joseph Ratzinger diede nel 1997 alla domanda sull’azione dello Spirito Santo in Conclave.

È lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del Papa?, gli fu domandato.

Ratzinger, non rinunciando nel finale a una certa ironia, rispose così: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».

***

L’errore, sempre più diffuso è quello di voler giustificare qualsiasi decisione venga presa da un Papa, da un Concilio, da una Conferenza episcopale, in nome del principio per cui «lo Spirito Santo assiste sempre la Chiesa». La Chiesa è indefettibile certo, perché, grazie alla assistenza dello Spirito Santo, «Spirito di Verità» (Gv. 14, 17), ha dal suo Fondatore la garanzia di perseverare fino alla fine dei tempi, nella professione della stessa fede, degli stessi sacramenti, della stessa successione apostolica di governo. Indefettibilità tuttavia non significa infallibilità estesa a tutti gli atti di Magistero e di governo, né tantomeno impeccabilità delle supreme gerarchie ecclesiastiche.


Nella storia della Chiesa, spiega Pio XII, «si sono avvicendate vittoria e sconfitta, ascesa e discesa, eroica confessione con sacrificio dei beni e della vita, ma anche in alcuni suoi membri, caduta, tradimento e scissione. Una testimonianza della storia è univocamente chiara: portae inferi non praevalebunt (Mt. 16, 18); ma non manca anche l’altra testimonianza, anche le porte dell’inferno hanno avuto i loro parziali successi» (Discorso Di gran cuore del 14 settembre 1956). Malgrado i successi parziali e apparenti dell’inferno, la Chiesa non rimane scossa né dalle persecuzioni, né dalle eresie o dai peccati dei suoi membri, anzi attinge nuova forza e nuova vitalità dalle gravi crisi che la colpiscono.

Ma se gli errori, le cadute, le defezioni non ci devono scoraggiare, esse, quando accadono, non possono essere negate. Fu, ad esempio, lo Spirito Santo ad ispirare la scelta di Clemente V e dei suoi successori di trasferire la sede del Papato da Roma ad Avignone? Oggi gli storici cattolici concordano nel definirla una decisione gravemente sbagliata, che indebolì il Papato nel XIV secolo, aprendo la strada al Grande Scisma d’Occidente.

Fu lo Spirito Santo a suggerire l’elezione di Alessandro VI, un Papa che tenne una condotta profondamente immorale prima e dopo la sua elezione? Nessun teologo, ma anche nessun cattolico, potrebbe sostenere che i 23 cardinali che elessero Papa Borgia fossero illuminati dallo Spirito Santo. E se ciò non avvenne in quella elezione, si può immaginare che non avvenne in altre elezioni e conclavi, che videro la scelta di Papi deboli, indegni, inadeguati alla loro alta missione, senza che ciò pregiudichi in alcun modo la grandezza del Papato.

La Chiesa è grande proprio perché sopravvive alle piccolezze degli uomini. Può essere eletto dunque un Papa immorale o inadeguato. Può accadere che i Cardinali del conclave rifiutino l’influsso dello Spirito Santo e che lo Spirito Santo che assiste il Papa nel compimento di tutta la sua missione sia rifiutato. Questo non significa che lo Spirito Santo venga sconfitto dagli uomini o dal demonio. Dio, e solo Lui, è capace di trarre il bene dal male e perciò la Provvidenza guida ogni vicenda della storia. Nel caso del Conclave, spiega nel suo trattato sulla Chiesa il cardinale Journet, assistenza dello Spirito Santo significa che se anche l’elezione fosse il risultato di una cattiva scelta, si ha la certezza che lo Spirito Santo, che assiste la Chiesa volgendo al bene anche il male, permette che ciò avvenga per fini superiori e misteriosi. Ma il fatto che Dio tragga il bene dal male compiuto dagli uomini, come accadde per il primo peccato di Adamo, che fu causa dell’Incarnazione del Verbo, non significa che gli uomini possano commettere il male senza colpa. E ogni colpa va pagata, in cielo o in terra.

Ogni uomo, ogni nazione, ogni assemblea ecclesiastica, deve corrispondere alla Grazia, che per divenire efficace ha però bisogno della cooperazione umana. Di fronte al processo di autodemolizione della Chiesa, di cui già parlava Paolo VI, non si può dunque rimanere con le mani conserte, in uno stato di ottimismo pseudo-mistico. Bisogna pregare ed agire, ognuno secondo le proprie possibilità, perché questa crisi abbia fine e la Chiesa possa mostrare visibilmente quella santità e quella bellezza che non ha mai perso, e mai perderà fino alla fine dei tempi.

di Roberto de Mattei


[Modificato da Caterina63 19/04/2017 09:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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