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iL MALE MINORE NON ESISTE E SE ESISTE PORTA AL MALE

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2017 20:27
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Sesso: Femminile
10/01/2017 20:13
 
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Il “male minore” porta Male (5° parte: contraccezione artificiale)






01 metodi contraccettivi


5) MALE MINORE e CONTRACCEZIONE ARTIFICIALE


Un altro ambito dove predomina il “male minore” è quello della contraccezione artificiale. Imbottire le donne di ormoni per anni – nel caso dei mezzi estroprogestinici (pillole, minipillole, anelli vaginali, cerotti transdermici, impianti sottocutanei…) – o procurare loro un’infiammazione permanente all’endometrio – nel caso della spirale (IUD) -, sono considerati il “male minore” rispetto al “male maggiore” di una gravidanza indesiderata e un conseguente aborto. Il “male minore” è chiamato in causa anche nell’uso del profilattico quale strumento di prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili (MST). Il “disturbo” al rapporto sessuale causato dal preservativo rappresenta il “male minore” rispetto al rischio di contrarre una malattia venerea (“male maggiore”)…




INDICE:


1 ) “Male minore”, nuovo nome della barbarie?


Male minore e “nuovi diritti” legalizzati


2) Male minore e aborto


3) Male minore e fecondazione extracorporea


4) Male minore e divorzio


5) Male minore e contraccezione artificiale


Male minore e “nuovi diritti” reclamati


6) Male minore e matrimonio gay


7) Male minore e droga libera


8) Male minore, eutanasia e suicidio assistito


9) Male minore, eutanasia passiva e Testamento biologico


10) Conclusione


Bibliografia, Filmografia, Articoli e Studi


5) MALE MINORE e CONTRACCEZIONE ARTIFICIALE


Un altro ambito dove predomina il “male minore” è quello della contraccezione artificiale. Imbottire le donne di ormoni per anni – nel caso dei mezzi estroprogestinici (pillole, minipillole, anelli vaginali, cerotti transdermici, impianti sottocutanei…) – o procurare loro un’infiammazione permanente all’endometrio – nel caso della spirale (IUD) -, sono considerati il “male minore” rispetto al “male maggiore” di una gravidanza indesiderata e un conseguente aborto. Il “male minore” è chiamato in causa anche nell’uso del profilattico quale strumento di prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili (MST). Il “disturbo” al rapporto sessuale causato dal preservativo rappresenta il “male minore” rispetto al rischio di contrarre una malattia venerea (“male maggiore”).


Proporre il bene ai giovani appare troppo faticoso, oltre che poco remunerativo per chi con questi presìdi si arricchisce, come l’industria della contraccezione. Meglio quindi ripiegare sul compromesso del “male minore”, piuttosto che educare le persone all’autocontrollo, al rispetto dell’altro, al senso di responsabilità, alla castità prematrimoniale, all’amore vero e gratuito che non brucia subito le tappe e sa aspettare. E allora, cari giovani, siate pure promiscui, divertitevi, fate tutto il sesso che volete, purché abbiate l’accortezza di prevenire gravidanze e malattie sessuali proteggendovi con gli appositi metodi contraccettivi.


Veniamo ora alla fatidica domanda: ha funzionato, almeno in questo ambito, la strategia del “male minore”? Ovvero: sono riusciti oppure no i contraccettivi artificiali a evitare gravidanze, aborti e malattie sessualmente trasmissibili? Ebbene, ancora una volta siamo costretti a ripeterci perché l’esito è sempre lo stesso: il male maggiore di partenza non è stato affatto prevenuto, anzi, si è riusciti perfino a peggiorarlo, sia con una sua più massiccia diffusione, che con la nascita di nuove gravi conseguenze. La risposta alla domanda quindi è no, non ha funzionato: la scelta del “male minore” ha mostrato ancora una volta tutta la sua natura fallimentare.


Come prima cosa si deve osservare che tutti i contraccettivi estroprogestinici (compresa la spirale di tipo ormonale) hanno molti effetti collaterali, anche gravi, sulla salute della donna, che vanno da nausea, vertigini, mal di testa, anomalie del ciclo mestruale, spotting, dolore al seno… a sbalzi d’umore, depressione, aumento di peso, ipertensione… fino a conseguenze pericolose e letali come trombosi, infarto, ictus, tumore al fegato e al seno… L’Agenzia nazionale francese del farmaco (Ansm) ha rilevato che la pillola causa ogni anno più di 2.500 incidenti legali alla formazione di grumi di sangue nelle vene, e ha reso noto che ogni anno in Francia avvengono in media 20 decessi prematuri, 14 dei quali attribuibili alle pillole di terza e quarta generazione.


02 pillola contraccettivaLe pillole di nuova generazione sono accusate di provocare embolie polmonari, trombosi gravi e decessi in misura doppia rispetto alle “vecchie” pillole. L’Association des victimes d’embolie pulmonarie stima 1.000 casi mortali annui in Francia riconducibili all’assunzione di contraccettivi orali. L’agenzia americana di farmacovigilanza (Fda), dopo aver esaminato più di 835mila donne che utilizzano il drospirenone (un progestinico sintetico contenuto nelle pillole), ha ordinato di potenziare gli avvisi di rischio di embolia. Mentre l’azienda produttrice Bayer ha comunicato di aver speso 142 milioni di dollari per cause intentate contro le pillole che produce, di cui circa la metà riguardano trombosi ed embolie polmonari. Solo negli Stati Uniti le cause legali sono arrivate a 11.900. Recentemente, il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio danese – condotto su 1.600.000 donne tra i 15 e i 49 anni, monitorate per un periodo di 15 anni -, che ha scoperto come l’uso della pillola aumenti il rischio di infarto e ictus. I ricercatori hanno rilevato che, con dosi di estrogeno etinilestradiolo dai 30 ai 40 microgrammi, la probabilità di eventi cardiovascolari aumenta del 50%, un pericolo riscontrato anche nel caso di utilizzo di cerotti e anelli vaginali, per i quali il pericolo risulta pari o addirittura superiore a quello delle pillole a più alto dosaggio.


La dottoressa Angela Lanfranchi della Robert Wood Johnson Medical School del New Jersey, ha comunicato che dal 1973, l’uso della pillola ha fatto aumentare del 660% il cancro al seno non invasivo, e ha reso noto che, nel 2005, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato i contraccettivi ormonali come agenti cancerogeni del gruppo 1, al pari di amianto e radio. La dottoressa ha quindi riportato tre studi che confermano l’associazione tra pillola e cancro mammario: la Mayo Clinic ha riscontrato un aumento del 50% del rischio di cancro al seno per le donne che assumono contraccettivi orali per quattro o più anni, prima di aver portato a termine una gravidanza; il Fred Hutchinson Cancer Research Center ha rilevato che le donne che iniziano a prendere la pillola prima dei 18 anni, quadruplicano il rischio di carcinoma mammario triplo negativo; l’oncologo svedese Hakan Olsson ha constatato che, l’uso della pillola prima dei 20 anni, aumenta il rischio di cancro al seno di oltre il 1.000 per cento.


03 IUDAnche la spirale non è immune da effetti indesiderati e gravi conseguenze. L’inserimento dello IUD in utero è abbastanza fastidioso e può causare la cosiddetta “reazione vagale”, cioè un senso di mancamento fino allo svenimento, ma l’introduzione della spirale può anche provocare una perforazione o lacerazione della parete uterina (succede 1 volta su mille). Nei mesi successivi all’inserimento si possono verificare casi d’infiammazione locale, inoltre, durante il primo anno di utilizzo, al 5% delle donne capita di espellere spontaneamente la spirale dall’utero in vagina, con conseguente compromissione dell’efficacia contraccettiva. La spirale in rame può aumentare il dolore mestruale, il flusso di sangue, i crampi uterini e lo spotting tra un ciclo e l’altro, mentre lo IUD ormonale può causare la riduzione eccessiva del flusso di sangue, fino a farlo scomparire del tutto. In generale, l’uso della spirale può causare infezioni all’utero e alle tube di falloppio, che possono evolvere determinando lesioni e occlusioni tubariche e, quindi, futura difficoltà a concepire, infertilità e, addirittura, sterilità. Osserva a questo proposito il ginecologo Carlo Flamigni:



“Va segnalato che la spirale può riservare alla donna la brutta sorpresa di non riuscire ad avere alcuna gravidanza, qualora decidesse di sospenderne l’uso. La spirale è sconsigliabile alle adolescenti e alle donne che non hanno ancora partorito, mentre possono usarla le donne che hanno già avuto dei figli”



e non ne vogliano più, a quanto pare.


L’assunzione di farmaci o il sottoporsi a determinate cure si basa, solitamente, sul bilanciamento costi-benefici: prendo l’antibiotico per curarmi l’infezione, anche se so che mi causerà degli effetti collaterali (mal di stomaco, affaticamento, ecc.); accetto le conseguenze della chemioterapia perché mi consente di curare il cancro. In questi casi, infatti, trattandosi di mali fisici è lecito scegliere il male minore. Invece, con i contraccettivi artificiali, la donna viene gravata da pesanti e pericolosi effetti sulla salute, non per curare chissà quale malattia, ma per bloccare forzosamente un delicato processo naturale femminile: la fecondità. Un blocco che, peraltro, nessun contraccettivo tra quelli attualmente disponibili è in grado di garantire in maniera totale, perché l’anticoncezionale efficace al cento per cento non è ancora stato inventato.


04 fuga ovulatoriaLa contraccezione, anche quella con l’indice Pearl più basso (più l’indice è basso maggiore è l’affidabilità contraccettiva) può fallire, questo significa che possono pur sempre verificarsi delle “fughe ovulatorie” e che la donna può rimanere incinta anche se ha usato un anticoncezionale con l’indice Pearl migliore, come la pillola estroprogestinica o la spirale ormonale. In caso di fallimento e quindi di concepimento, entrano in gioco gli altri effetti che gli estroprogestinici e la spirale hanno sull’apparato riproduttivo della donna. Oltre all’effetto antiovulatorio, essi svolgono un’azione anche sull’endometrio (creando un ambiente uterino ostile all’impianto) e sulle tube di falloppio (alterandone la motilità). Ciò significa che, se c’è stato concepimento, si avrà come risultato il precocissimo aborto dell’embrione in quanto impossibilitato a impiantarsi in utero. Ma può anche succedere che si verifichi una pericolosa gravidanza tubarica, perché i movimenti delle tube, che spingono l’embrione verso l’utero, non funzionano come dovrebbero.


L’effetto abortivo aumenta se l’anticoncezionale è assunto in modo irregolare. La pillola ormonale, per esempio, mantiene la sua alta efficacia solo se è assunta ogni giorno alla stessa ora. Se un giorno ci si dimentica di prenderla, o se non è stata assorbita dall’organismo (per es. il soggetto ha vomitato dopo averla ingerita) i suoi effetti sul sistema riproduttivo si riducono. Inoltre, studi condotti sui progestinici “deposito” (iniezioni intramuscolari, anelli vaginali, impianti sottocutanei, cerotti, spirale ormonale,…) hanno rilevato che la loro azione antiovulatoria tende a ridursi nel tempo, comportando una ripresa delle ovulazioni addirittura nel 50% dei cicli, con conseguente aumento dell’abortività.


La contraccezione può fallire anche per altri motivi: il dispositivo era stato posizionato male, il cerotto si era staccato, si sono assunti antibiotici che hanno pregiudicato l’efficacia della pillola ormonale, il profilattico si è rotto… Ma la farmacologia non si è di certo rassegnata all’insuccesso, avendo predisposto – in caso di fallimento della contraccezione standard – un’apposita contraccezione “d’emergenza” sotto forma di altre pillole più potenti da inghiottire: “pillola del giorno dopo” (Levonorgestrel, LNG) efficace entro 72 ore (3 giorni) dopo un rapporto sessuale a rischio e “pillola dei 5 giorni dopo”, EllaOne, efficace fino a 120 ore (5 giorni) dopo il rapporto. In realtà, gli studi dimostrano che entrambe le pillole possono garantire il blocco o il ritardo dell’ovulazione solo in certi casi, per cui anche se assunte dopo un rapporto a rischio non vi è la certezza che il concepimento non si verifichi.


06 ella oneAnalisi eseguite sull’azione dell’LNG hanno mostrato che se la pillola del giorno dopo è assunta tra il 9° e il 15° giorno del ciclo ovarico, ha una probabilità di bloccare l’ovulazione solo del 17,7%, mentre se è assunta tra l’11° e il 19° giorno la probabilità di bloccarla arriva al massimo al 23,5%. Un altro studio condotto su 6 donne alle quali è stato somministrato l’LNG 750 in fase periovulatoria, ha rilevato che l’ovulazione si è verificata in 4 di esse. Anche EllaOne – che ha un principio attivo simile a quello della pillola abortiva Ru486 – è risultata assai fallace, essendo riuscita a bloccare l’ovulazione nel 78,6% dei casi quando è stata ingerita entro le 24 ore che precedono l’ovulazione, ma solo nell’8,3% dei casi quando è stata assunta in prossimità dell’ovulazione (Human Reproduction, Vol. 25, n. 9, pp. 2256-2263, 2010). Questo significa che, non di rado, in caso di assunzione delle pillole “di emergenza” dopo un rapporto a rischio, la gravidanza non si verifica, non perché è stata bloccata l’ovulazione, ma perché se c’è stato concepimento l’embrione è andato incontro a morte certa a causa di un ambiente uterino ostile che ne ha ostacolato l’annidamento. Entrambe le pillole, infatti, svolgono anche un effetto antinidatorio, agiscono cioè sull’endometrio rendendolo inadatto all’impianto.


Oltre ai limiti di efficacia antiovulatoria e all’effetto letale sull’embrione, entrambe le pillole “di emergenza” hanno pure pesanti ripercussioni sulla salute della donna. La “pillola del giorno dopo” è una vera e propria bomba ormonale con numerosi effetti collaterali, tra i quali: nausea, vomito, dolore addominale, cefalea, capogiri, affaticamento, dolore mammario, diarrea, sanguinamento uterino, mestruazioni abbondanti… Vi sono poi effetti indesiderati comuni, come perdite ematiche e alterazioni del ciclo mestruale: in particolare, il 15% delle donne rileva un anticipo del ciclo, il 15% un ritardo di 3-7 giorni e il 13% un ritardo superiore a 7 giorni. L’assunzione ripetuta di questa pillola, molto diffusa tra le giovanissime, è in grado di compromettere l’equilibrio endocrino, inoltre, a causa del suo effetto sulle tube di falloppio, accresce il rischio di gravidanza extrauterina di 2,5 volte.


Degli effetti simili si verificano anche con l’assunzione di EllaOne, dove il 10% delle donne manifesta mal di testa, nausea e dolori addominali. Tra gli altri effetti collaterali si registrano: disturbi dell’umore, capogiri, dolori diffusi, tensione al seno, vomito, affaticamento, mal di schiena… e alterazioni del ciclo mestruale: nel 7% delle donne le mestruazioni si sono presentate con un anticipo di oltre 7 giorni, nel 18,5% vi è stato un ritardo di più di 7 giorni e nel 4% delle donne il ritardo ha superato i 20 giorni. Anche in questo caso, l’uso ripetuto della pillola desta serie preoccupazioni poiché EllaOne, alterando la maturazione secretiva dell’endometrio, lo rende meno funzionale.


07 preservativiNon va meglio per il preservativo, così fortemente pubblicizzato quale metodo efficace contro le malattie sessualmente trasmissibili, è in realtà uno strumento assai fallace sia nel prevenire le malattie che le gravidanze. Il profilattico, infatti, si può sfilare; si può rompere; si può indebolire se usato insieme a lubrificanti a base oleosa, o se esposto a fonti di calore (conservarlo nel portafoglio, nel cruscotto della macchina, ecc.) e si degrada con l’invecchiamento. Ma anche quando viene usato correttamente, non costituisce una barriera invalicabile al passaggio dei virus, sia a causa della porosità della sua superficie, sia perché non copre tutto l’organo maschile.


Studi in microscopia elettronica delle membrane in lattice hanno scoperto che c’è una relativa permeabilità a microsfere di dimensione superiore a quella dell’HIV in 6 condom su 69 testati. In altre parole, il virus dell’Aids, essendo piccolissimo, riesce con facilità a oltrepassare la membrana del preservativo e quindi a diffondere il contagio. Una ricerca citata su Family Planning Perspective, condotta da Margaret Fishel su coppie sposate dove uno dei due partner era sieropositivo, ha rilevato che l’uso del preservativo ha prodotto l’infezione dell’altro partner, nel giro di un anno e mezzo, nel 17% dei casi. Mentre, il Centers for Disease Control and Prevention ha recentemente reso noto che negli Stati Uniti gli uomini omosessuali coprono il 61% delle nuove infezioni da HIV nonostante essi siano solo il 2% della popolazione.


Il fallimento del preservativo come mezzo di prevenzione dai contagi dalle malattie di natura sessuale è particolarmente evidente in Africa, dove la distribuzione a tappeto di condom non è affatto riuscita a invertire il segno delle epidemie più gravi. Matthew Hanley, ricercatore in Sanità Pubblica alla Emory University di Atlanta (USA), ha osservato in una relazione che nell’Africa sub-sahariana, negli ultimi dieci anni, si sarebbero potute evitare 6 milioni di infezioni se invece di promuovere l’uso del preservativo fosse stato incentivato l’approccio cattolico di fedeltà e astinenza. In Uganda, per esempio, tra il 1991 e il 2001 si è verificato un calo del 10% dei casi di Aids dopo che si è investito sui programmi di astinenza. Mentre i tassi hanno ripreso a salire quando le agenzie straniere che elargiscono i fondi hanno insistito e ottenuto che fossero di nuovo impiegati per la distribuzione dei condom.


Il dottore Marijo Zivkovic, direttore del Centro per la Famiglia di Zagabria, ha osservato che la massiccia diffusione di profilattici si basa sull’illusione che con il condom si possa fare “sesso sicuro”, mentre in realtà si stanno favorendo la frequenza e la diffusione di “rapporti a rischio infezione”. “Bisogna dire chiaramente – ha detto Zivkovic – che anche usando il condom ogni persona rischia di essere infettata dall’HIV”. La sessuologa Helen Singer-Kaplan ha scritto nel suo libro “The real truth about women and Aids che “contare sui preservativi è flirtare con la morte”. Il professore Stephen Genuis, dell’Università canadese di Alberta, ha precisato che “il preservativo non può essere considerato come la risposta definitiva al contagio sessuale perché esso assicura una protezione insufficiente contro la trasmissione di molte malattie comuni”. A San Francisco, per esempio, nonostante l’enorme disponibilità di preservativi gratuiti e ore di educazione al “sesso sicuro”, le malattie veneree invece di arrestarsi continuano a salire, come ha reso noto il San Francisco Department of Public Health: “Nel 2011 i dati preliminari sulle malattie a trasmissione sessuale segnalati mostrano gli aumenti per la clamidia, la gonorrea e la sifilide precoce”.


Perché accade tutto questo? Vale a dire: perché a una maggiore diffusione del profilattico corrispondono livelli più alti di contagio da MST? Perché il senso di sicurezza veicolato con l’uso dei contraccettivi porta le persone a incentivare l’attività sessuale e i comportamenti a rischio, i quali, uniti alla fallacia e ai limiti dei metodi stessi, danno vita a questo paradosso: lì dove la propaganda al “sesso sicuro” è più martellante e dove l’uso della contraccezione (standard e “di emergenza”) è più diffusa, si registrano sia più contagi da malattie sessualmente trasmissibili, che più gravidanze indesiderate e aborti.


E non solo, visto che le malattie sessualmente trasmissibili possono provocare anche infertilità e sterilità, lì dove aumentano i contagi da MST, aumentano anche i casi di infertilità e sterilità sia maschile che femminile. Ma infertilità e sterilità sono associate anche all’uso della spirale e dei contraccettivi ormonali. L’azione costante di irritazione della parete uterina – nel caso della spirale – e le modificazioni della flora batterica vaginale – operata dai metodi ormonali -, determinano infiammazioni e maggiore vulnerabilità all’azione di virus e batteri, per cui, lì dove è maggiore l’uso di tali metodi, vi è anche maggiore predisposizione al contagio da MST e più rischio all’infertilità e alla sterilità. Questi sono i “formidabili” risultati delle politiche del “male minore”!


08 risk compensationIl fenomeno secondo cui le persone tendono a moltiplicare i comportamenti a rischio all’innalzarsi del senso di sicurezza, è stato riscontrato in molti ambiti. Alcuni esperti lo chiamano effetto “cinture di sicurezza”, richiamandosi a quegli studi che hanno scoperto che quando gli automobilisti guidano con le cinture allacciate tendono a prendersi più rischi spingendo maggiormente sul pedale dell’acceleratore. Il termine tecnico è “risk compensation” (“compensazione del rischio”), e definisce quel fenomeno secondo cui le persone modificano il loro comportamento in base al livello di rischio che percepiscono: se il rischio percepito è elevato fanno più attenzione, se è basso si sentono più protette e agiscono con meno prudenza. Questo fenomeno si verifica anche con gli anticoncezionali. La pervicace propaganda al “sesso sicuro” inculca nelle persone l’idea che l’attività sessuale “protetta” non avrà conseguenze spiacevoli (gravidanze indesiderate, malattie sessuali), ciò abbassa la percezione del rischio incentivando comportamenti sessuali più disinvolti e minore attenzione. Tutto questo, combinato con i limiti propri dei contraccettivi, determina il paradosso che abbiamo visto, cioè l’incremento delle gravidanze indesiderate e delle malattie veneree.


Tra le malattie a trasmissione sessuale non vi è solo l’Aids, risultano infatti in aumento – soprattutto nella fascia giovanile – la Clamidia, l’herpes genitale e le infezioni di Papillomavirus (HPV). Ma si stanno anche diffondendo malattie che parevano scomparse da tempo, come la sifilide e la gonorrea. In Europa gli aumenti più vertiginosi si sono registrati proprio nei Paesi dove le politiche al “sesso sicuro” sono martellanti e la contraccezione è molto diffusa: l’88% dei casi di infezione da MST si concentra in Svezia, Norvegia, Gran Bretagna e Danimarca.


Il Papillomavirus è responsabile del cancro alla cervice uterina, il primo tumore a essere riconosciuto dall’Oms come totalmente riconducibile a un’infezione. Ma l’HPV è anche responsabile di molte altre patologie genitali ed extra-genitali, come le forme benigne ma estremamente fastidiose e difficili da trattare di condilomi anogenitali, le lesioni cervicali iniziali, la papillomatosi respiratoria ricorrente, le neoplasie del tratto anogenitale, e alcune neoplasie della testa e del collo (lingua e tonsille). L’HPV comprende oltre 100 tipi virali, ma i più “cattivi” sono essenzialmente quattro, responsabili del 75% dei carcinomi della cervice uterina, del 70% delle lesioni precancerose del collo dell’utero, del 70% dei casi di cancro della vulva e della vagina e del 90% dei condilomi genitali. Non è un caso, quindi, che questo virus costituisca un pericolo, non solo per le donne, ma anche per i gay. Alcune statistiche rivelano che il tumore all’ano colpisce 4 uomini gay su 10mila a causa dell’infezione da HPV: una frequenza pari a 20 volte quella nella popolazione generale. Inoltre, poiché l’infezione indebolisce le difese immunitarie, si apre la strada anche ad altre malattie, in particolare l’Aids.


Il biologo Manuel Pensis, referente del laboratorio di andrologia presso il centro svizzero ProCrea, inserisce l’HPV tra le malattie a trasmissione sessuale che con più frequenza causano infertilità maschile: il papillomavirus può infatti provocare astenozoospermia, cioè ridotta o assente mobilità degli spermatozoi: una causa frequente di infertilità nell’uomo.


10 malattie venereeLa clamidia e la gonorrea possono causare alla donna processi infiammatori acuti o cronici in grado i ostruire le tube e perciò forieri di sterilità transitoria o, se trascurati, permanente. La sifilide può causare sterilità, ma anche aborti, morti neonatali, prematurità e sifilide congenita nel neonato. Le infiammazioni provocate da queste tre malattie hanno effetti anche sull’uomo, dato che possono ostruire il canale che dal testicolo va alla vescicola seminale, determinando infertilità e – se non curate e cronicizzate – anche sterilità. Le infiammazioni possono compromettere la capacità riproduttiva maschile anche per il fatto di alterare le componenti biochimiche del liquido seminale.


Infertilità e sterilità nella donna sono anche provocate – come abbiamo già accennato -, dall’uso della spirale e dei contraccettivi ormonali, sia per effetto dell’azione irritante provocata dalla spirale, che a causa della modificazione della flora batterica vaginale causata dai metodi ormonali, forieri di fatti flogistici e maggiore vulnerabilità al contagio da MST. Questi metodi contraccettivi possono, inoltre, provocare infertilità e sterilità anche a seguito della loro azione di blocco dell’ovulazione. Il giorno che la donna sospenderà l’assunzione di ormoni extra perché desidera una gravidanza, corre il rischio di dover aspettare mesi, un anno, o anche di più, prima che l’apparato riproduttivo ritorni alla sua normale fertilità dopo tanto tempo di forzoso blocco chimico. Ma, ancor peggio, può succedere che questo blocco protratto negli anni comprometta gravemente la fecondità, pregiudicandole per sempre la possibilità di diventare madre.


11 gravidanza indesiderataIl paradosso che si registra con le malattie sessualmente trasmissibili si verifica anche con le gravidanze indesiderate e gli aborti: i Paesi che più sponsorizzano il “sesso sicuro”, promuovendo l’uso dei contraccettivi artificiali e incoraggiando e agevolando la contraccezione “d’emergenza”, si ritrovano ad avere più gravidanze indesiderate e tassi di abortività più alti.


Uno studio realizzato in Spagna, pubblicato sulla rivista medica Contraception, che ha preso in esame le donne spagnole in età fertile nel periodo 1997-2007, ha rilevato un aumento complessivo dell’utilizzo dei metodi contraccettivi dal 49,1% al 79,9%. In particolare, l’uso del preservativo è passato dal 21% al 38,8%, mentre l’impiego della pillola ormonale dal 14,2% al 20,3%. Ebbene, se i metodi contraccettivi funzionassero, si sarebbe dovuta verificare una diminuzione delle gravidanze indesiderate e quindi degli aborti, invece è accaduto esattamente il contrario con il tasso di abortività che è addirittura raddoppiato, passando dal 5,52 all’11,49 per mille.


Lo stesso risultato si è avuto in Svezia, nazione notoriamente all’avanguardia in termini di educazione sessuale tra i giovani e dove la pillola “del giorno dopo” si può acquistare senza ricetta già dal 2001. Ebbene, la Svezia ha un tasso di abortività ancora più elevato di quello spagnolo: 22,5 per mille. L’aumento del numero degli aborti si è verificato proprio in concomitanza all’esplosione delle vendite di pillole “del giorno dopo”, che nel periodo 2000-2007 sono raddoppiate in tutto il Paese e triplicate nella capitale Stoccolma. In quello stesso periodo il numero delle interruzioni di gravidanza è cresciuto del 20%, passando da 30.980 (dato del 2000) a 37.205 (dato del 2007). Solo nella Capitale, nel 2007, gli aborti sono stati 10.259, pari a un aumento del 6,9% rispetto solo all’anno prima.


Anche in Scozia, nonostante le forti spinte all’uso della pillola “del giorno dopo” per prevenire gravidanze indesiderate e aborti, le interruzioni di gravidanza continuano a salire, facendo registrare un aumento anche delle recidive. Secondo il rapporto del British National Health Service, nel 2007 gli aborti in Scozia sono aumentati del 4% rispetto all’anno prima, e più di 1 donna su 4 (il 26,3%) aveva già abortito almeno una volta in precedenza.


Pure la Francia, patria della contraccezione artificiale, non è immune al paradosso della contraccezione. In questo Paese il 95% delle donne sessualmente attive che non desidera una gravidanza usa la spirale o la pillola ormonale; la pillola “del giorno dopo” si può acquistare senza ricetta e le ragazzine la ricevono gratuitamente (solo nel 2010 ne sono state vendute 1 milione e 100mila confezioni); i giovani sono sottoposti a 40 ore obbligatorie all’anno di educazione sessuale. Ebbene, proprio in Francia, non diminuisce mai dal 1975 la cifra media di 227mila aborti all’anno. Nel 2007 il tasso di abortività delle ragazze tra i 15 e i 19 anni è stato del 15,6 per mille e il tasso delle malattie sessualmente trasmissibili del 3,9%.


Ma la coppa europea per il fallimento delle politiche libertarie in termini di “sesso sicuro”, spetta senz’altro alla Gran Bretagna la quale, nonostante l’immane impegno profuso su molteplici fronti, continua a conseguire un insuccesso dopo l’altro e a registrare tassi di abortività a dir poco scioccanti. Con l’obiettivo di dimezzare il numero di gravidanze tra le adolescenti, il governo inglese, a partire dal 1999, ha avviato il programma “Teenage Pregnancy Strategy”, mettendo in campo ben 300 milioni di sterline; la pillola “del giorno dopo”, propagandata come strumento efficace per ridurre gli aborti, si può acquistare senza ricetta medica (solo nel 2008 ne sono state vendute 1 milione e 428mila confezioni); sui media i giovani sono bombardati da una campagna promozionale che usa un linguaggio sessualmente esplicito e fornisce consigli su come procurarsi i contraccettivi migliori; dal 2011 anche le tredicenni possono ottenere gratis la pillola “del giorno dopo” in farmacia e senza il consenso dei genitori. Tutto questo con quali risultati? Un tasso di malattie sessualmente trasmissibili del 6,2%, un tasso di abortività tra le adolescenti in crescita costante e un aumento della ripetitività abortiva. Le adolescenti ad aver abortito nel 2010 sono state 38.269. Di queste, ben 5.300 erano alla loro seconda esperienza, 485 alla terza, 57 alla quarta, 14 alla quinta, 4 erano al loro sesto aborto e almeno 3 al settimo.


Nel 2009, il British Medical Journal ha pubblicato uno studio realizzato su un gruppo di 446 giovani a rischio, riscontrando un tasso di abortività tra le ragazze fino a 19 anni del 23 per mille. I ricercatori hanno anche scoperto che, le ragazze che avevano partecipato a un corso di educazione alla contraccezione, avevano un tasso di gravidanze 3,5 volte più alto rispetto alle coetanee che non avevano frequentato le lezioni. David Paton, esperto di bioetica e professore di Economia Industriale alla Nottingham University Business School, si è così espresso, in una conferenza a Belfast, a proposito delle politiche sul “sesso sicuro” del Governo inglese:



“Si vuole sostenere che garantire agli adolescenti un accesso riservato ai servizi di pianificazione familiare e aborto avrebbe avuto un impatto positivo sulla gravidanza adolescenziale e i tassi di aborto. Tuttavia, invece, si può dimostrare che la conseguente riduzione della percezione del rischio porta a un incremento dei comportamenti a rischio, che combinati con il fallimento contraccettivo, non fanno altro che aumentare il tasso di gravidanze adolescenziali”.



In Italia, le malattie sessualmente trasmissibili risultano in aumento nella fascia giovanile. In meno di dieci anni sono triplicati i casi di sifilide, quelli di gonorrea sono aumentati di quasi il 30% e 1 ragazza su 4 sotto i vent’anni è positiva alle clamidie. In aumento risultano anche l’herpes genitale e le infezioni di Papillomavirus. Ed è sempre nella fascia giovanile che si registra l’aumento maggiore dei casi di infertilità. Secondo le ultime ricerche svolte dalla Siams (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) e dalla Fondazione per Benessere in Andrologia, i giovani italiani risultano meno fertili dei quarantenni, con un rischio di infertilità per 1 maschio su 3. Nonostante questa tendenza, il tasso italiano di MST (2,7%) è ben al di sotto di quello degli Stati che promuovono con insistenza l’educazione sessuale e il “sesso sicuro”, collocandosi ai livelli più bassi della classifica europea.


Ancora nella fascia giovanile risulta in aumento in Italia l’utilizzo della pillola “del giorno dopo”, più della metà delle acquirenti ha infatti meno di vent’anni. Dal 2000 al 2007 le vendite sono aumentate del 59%, con un picco annuo di 370mila confezioni, che corrisponde a una media di mille scatole al giorno. Tuttavia, anche se prendiamo il dato italiano più alto (370mila confezioni annue) e lo confrontiamo con i dati delle altre nazioni europee, per esempio con il milione e 428mila confezioni usate in Inghilterra nel 2008, o il milione e 100mila confezioni comprate dalle francesi nel 2010, si vede che l’emergenza “pillola del giorno dopo” si trova altrove.


Nella stessa fascia d’età in cui si rileva un aumento dell’uso della pillola “del giorno dopo”, si registra puntuale anche l’aumento del tasso di abortività: nel 2010 il tasso di abortività delle minorenni (15-17 anni) è salito fino al 4,5 per mille. Tuttavia, nonostante l’aumento degli aborti tra le giovanissime, il tasso di abortività delle donne italiane in età feconda (7,8 per mille nel 2011) si situa – al pari di quello relativo alle MST – tra i più bassi d’Europa.


La situazione italiana conferma, in sostanza, il paradosso della contraccezione. In Italia la contraccezione non è così diffusa e reclamizzata come nei Paesi europei che hanno i tassi più elevati, le donne italiane che fanno uso della pillola estroprogestinica sono appena il 16%, una percentuale tra le più basse in Europa. I giovani italiani non hanno l’obbligo di frequenza a corsi di educazione sessuale e la pillola del giorno dopo si può avere solo dietro presentazione di ricetta medica. Tutto questo riesce a contenere, rispetto agli Stati che hanno politiche più liberali, il ricorso all’aborto e le infezioni per via sessuale. Ciò non toglie che non si debba lavorare, a livello politico e culturale, per fare meglio, abbandonando la logica del “male minore” e ricominciando a promuovere il bene, soprattutto nella fascia d’età che ha tutti i parametri in crescita, quella dei nostri giovani, che rischiano di compromettere la propria fertilità e genitorialità futura.


13 pillole morteIn conclusione si può osservare che gli Stati che seminano contraccettivi raccolgono malattie veneree e aborti. Le politiche del “male minore” continuano ad accumulare fallimenti: non solo la promozione della contraccezione artificiale come “male minore” non previene il “male maggiore” delle malattie sessualmente trasmissibili e degli aborti, ma è proprio la promozione della contraccezione a provocare per prima il dilagare del “male maggiore”: incremento dei contagi di natura sessuale, delle gravidanze indesiderate e degli aborti. Ed è sempre grazie alla contraccezione artificiale se gli uomini e le donne hanno anche un maggior rischio di soffrire di infertilità e sterilità, essendo queste patologie collegate sia alle infezioni di natura sessuale che all’azione svolta sull’apparato riproduttivo dai contraccettivi stessi.


Dopo averlo di nuovo accertato, dobbiamo ancora una volta ribadirlo: promuovere il “male minore” significa lavorare per l’espansione del male fino al suo trionfo completo.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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