A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

R.U. Benson L'Amicizia di Cristo (testo integrale)

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2017 18:56
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
23/03/2017 18:15
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota



Risultati immagini per Robert Hugh BensonROBERTO UGO BENSON



L'AMICIZIA DI CRISTO



Visto: nulla osta alla stampa

SAC. PAOLO GUERRINI, Censore Eccles. Brixiae, 7 maii 1931

Imprimatur + AEM. BONGIORNI, Vescovo


Le pagine seguenti contengono in forma abbreviata delle prediche fatte a Roma, nella Chiesa di S. Silvestro in Capite, l'anno 1911. Alcune di esse furono anche fatte nella Chiesa Carmelitana a Kensington il 1910; e tutte, più altre, nella Chiesa della Madonna di Lourdes a New York, il 1912. L'autore si scusa della forma, veramente troppo serrata, in cui vengono stampate; ma egli ha cercato di suggerire, piuttosto che sviluppare i pensieri di cui tratta.


[NOTA DELL'AUTORE].


***

QUESTO È IL MIO AMICO (1)


Voglio dirvi com'io ho fatto la Sua conoscenza.
Avevo sentito parlar assai di Lui, ma non ci facevo caso.
Mi mandava ogni giorno dei regali, ma non Lo ringraziavo mai.
Mi parve più d'una volta che desiderasse la mia amicizia, ma io restavo freddo.
Io ero senza casa, e disgraziato, e affamato, e ogni momento in pericolo;
ed Egli mi offriva ricovero, comodi, cibi, sicurezza; ma io Gli ero ingrato lo stesso.
Alla fine, Egli incrociò la mia strada, e, col pianto negli occhi, cercò dirmi: vieni a stare con me.
Voglio dirvi come ora mi tratta.
Colma tutti i miei bisogni.
Mi dà più di quanto oso chiedere.
Anticipa ogni mia necessità.
Mi supplica di chiedere sempre più.
Mai si ricorda della mia ingratitudine passata.
Mai mi respinge per le mie passate follie.
Voglio dirvi, anche, che cosa io penso di Lui.
Egli è tanto buono quanto è grande.
Il Suo amore è tanto vivo quanto vero.
È così prodigo nelle sue promesse, com'è fedele in mantenerle.
È geloso del mio amore, quanto Lo merita.
Io sono in ogni cosa il suo debitore, ma Egli mi comanda di chiamarlo Amico.


(1) Da un antico manoscritto.


PARTE I


CRISTO NELL'INTIMO DELL'ANIMA

L'AMICIZIA DI CRISTO (IN GENERALE)

Risultati immagini per Gesù Cristo

«Non è bene per l'uomo, che resti solo». (Gen., II, 18).


L'emozione dell'amicizia è uno dei più potenti e misteriosi istinti umani.


I filosofi materialisti si compiacciono di richiamare le più profonde emozioni - arte, religione, romanzo - semplicemente alle sorgenti carnali, agli istinti della propagazione o sostentazione della vita fisica; ma allorché si tenta una classificazione della infinita varietà di relazioni fra uomini e uomini, donne e donne, oppure fra uomini e donne, relazioni che vanno sotto il comune appellativo di amicizia, ci si avvede che anche in questa esperienza imperfetta e irrazionale, la filosofia materialista viene a fallire completamente. Non è già una manifestazione del sesso, poiché David può gridare a Ionathan: «Il tuo amore per me era meraviglioso, sorpassava l'amore delle donne»; non è una simpatia che sgorga da comuni interessi, perché fra un pazzo ed un saggio si può stabilire un legame di amicizia saldo almeno quanto quello che unisce due sapienti o due pazzi; non è una relazione basata sopra uno scambio d'idee, perché le più profonde amicizie prosperano meglio nel silenzio che nella parola. «Nessuno è veramente mio amico, dice Maeterlinck, fino a che non abbiamo imparato a starcene in silenzio, stando insieme».

È dunque un legame potente, misterioso, destinato a germogliare fino a che rimane fedele alle leggi del suo sviluppo, fino a che raggiunge un grado di passione ben lontano da quello dell'ordinaria relazione fra i sessi. E dacché si sia reso indipendente dagli elementi fisici e pur necessari a fomentare l'amore tra moglie e marito, sotto certi aspetti esso può misteriosamente elevarsi ben più in alto del livello determinato da quegli elementi stessi: non conquista nulla, non produce nulla, sacrifica tutto.


Ed anche dove il motivo soprannaturale è apparentemente assente, può proiettare sul piano di natura molto più luminosamente che non faccia l'amore sacramentale, le caratteristiche della divina carità.

Nella sua sfera anch'egli «soffre tutto, crede tutto, spera tutto, non chiede nulla... non si gonfia» (I Cor., XIII). È il sale del matrimonio perfetto, ma può esistere anche senza il sesso; può prendere il suo posto fra le altre supreme conquiste dell'esperienza umana, arte, cavalleria e persino religione, senza essere indegna di tale compagnia.

D'altro lato, difficilmente si trova altra esperienza più di questa soggetta ad illusioni. Deifica le bestie ed è sconcertata se le trova, dopo tutto, fra gli uomini. Quando l'amico mi abbandona durante una crisi, o quando io abbandono l'amico, difficilmente si prova nella vita una amarezza così amara. Ed ancora: mentre l'amicizia si circonda di un'aureola di eternità e sembra trascendere qualsiasi limite naturale, ben difficilmente può rinvenirsi un'emozione così apertamente esposta ai capricci del tempo. Stringiamo le amicizie ma ne viviamo al di fuori. Si potrebbe dire che a noi uomini non viene meno la facoltà dell'amicizia, a patto però di procurarci continuamente nuovi amici: precisamente come avviene in materia di religione in cui, poco a poco, attraverso la rappresentazione di immagini e idee inadeguate del divino che momentaneamente adoriamo e che poi dobbiamo sostituire con altre, ci avviciniamo alla cognizione del vero Dio. Io non potrò mai conoscere cosa sia la vera fanciullezza se non per via di esclusione delle cose fanciullesche.

Siamo in presenza allora di una di quelle tremende passioni che mentre si cibano di cose terrestri ne rimangono insoddisfatte, che, mentre bruciano non si consumano mai, - una di quelle passioni che creano la storia, e perciò guardano sempre al futuro e mai al passato, - una passione che più delle altre - poiché è impossibile risolvere il suo desiderio fra le cose terrene - si volge direttamente nell'eternità come al luogo di pace e nel divino Amore come alla quiete delle sue umane necessità. Non esiste che questa intelligibile spiegazione del perché i desideri che essa genera debbono restare insaziati; non vi è che una suprema amicizia a cui tendono tutte le amicizie terrene, un solo Ideale in cui noi troviamo perfettamente e completamente ciò che ammiriamo in tipo e in ombra sul volto dei nostri amanti mortali.

I. - È insieme il privilegio e il peso dei cattolici, che essi possano conoscere così bene Gesù Cristo. È il loro privilegio, perché una cognizione illuminata della Persona, degli attributi e delle opere del Verbo Incarnato, è sapienza infinitamente più vasta che tutto il resto delle altre scienze messe insieme. Conoscere il Creatore è cosa infinitamente più nobile che conoscere la sua Creazione. Tuttavia è un peso, perché lo splendore di questa sapienza è sì abbagliante che può accecare circa il valore intrinseco dei suoi particolari. Il raggio della Divinità per chi lo contempla può essere così folgorante da disorientarlo verso l'umanità. L'unità del legno scompare nella perfezione degli alberi.

Nonostante la vera scienza dei misteri della fede, nonostante la vera cognizione di Gesù Cristo come loro Dio, loro Sommo Sacerdote, Vittima, Profeta e Re, i cattolici, più che gli altri, dimenticano con facilità che Egli trova le Sue delizie nello stare tra i figli degli uomini più che a dominare i Serafini; che mentre la sua Maestà lo colloca sul trono del Padre, il Suo Amore lo fa discendere nel pellegrinaggio terreno; che la Sua Potenza trasforma i servi in amici. Ad esempio, le anime devote si lamentano spesso della loro solitudine nel mondo. Pregano, frequentano i Sacramenti, fanno tutto ciò che possono per adempiere i loro doveri di cristiani; e quando tutto è compiuto si ritrovano solitarie. Non si può dare una prova più chiara della loro deficienza a capire, una buona volta, le grandi finalità dell'Incarnazione. Adorano Cristo come Dio, si cibano di Lui nella Comunione, si purificano nel Suo Sangue prezioso, pensano al giorno in cui Lo con­templeranno come loro Giudice; eppure nessuna o quasi nessuna esperienza hanno di quest'intima conoscenza, di questa compagnia con Lui.

Desiderano, cercano qualcuno che possa stare al loro fianco e al disopra di loro, che non semplicemente addolcisca la sofferenza ma che sappia con esse soffrire, qualcuno a cui rivelare in silenzio quei pensieri che nessuna parola può ridire. Ed esse non sanno capire che questo è veramente il posto in cui Gesù Cristo desidera stare, che il desiderio più acuto del suo Sacro Cuore è che Egli possa assidersi non semplicemente sul trono del cuore o nel tribunale della coscienza, ma, e sopra tutto, nel nascondiglio segreto dell'anima ove l'uomo è veramente se stesso, e perciò veramente solo.

Guardate com'è pieno il Vangelo di questo desiderio di Gesù Cristo! Fu quello certamente un istante grandioso quando d'entro l'Umanità balenò Dio nella gloria - istante in cui le stesse vestimenta che indossava s'incendiarono radianti nella Sua Divinità. Erano momenti di Divina energia quando gli occhi bendati si aprivano per l'increato alla luce creata, quando le orecchie chiuse agli strepiti del mondo si dissigillavano per udire la sua voce Divina, quando i morti spezzavano le loro tombe per fissarsi in Lui che aveva dato loro il primo soffio e adesso li richiamava alla vita.

E fu un solenne e tremendo momento quello quando Dio si inoltrò solo con Dio nel deserto o nel giardino, quando attraverso le labbra dell'umanità desolata Dio gridò: «Perché mi hai abbandonato?». Ma il Vangelo ci parla sopratutto della Sua Umanità; un'Umanità che si richiama alla sua natura; un'Umanità non soltanto dimostrata ma specificata sotto tutti i punti di vista, come la nostra. «Or Gesù amava Marta, la sua sorella Maria e Lazzaro» (Ioh., XI, 5) «Gesù, guardandolo, lo amò» (Mc., X, 21). Lo amò: ma era una emozione ben distinta dal divino amore con cui ama tutte le cose che ha creato, lo amò perché rispecchiava in modo perfetto un ideale e non per il semplice fatto che egli esisteva come altri della sua natura; lo amò come io amo il mio amico e come il mio amico mi ama.

Sono questi probabilmente i momenti che: più di tutti gli altri hanno reso amabile Cristo all'umanità, - momenti nei quali Egli rivelava se stesso così realmente come uno di noi. Quando Egli sarà «sollevato» - non nella gloria della Divinità trionfante, ma nella vergogna dell'Umanità percossa, - allora ci trarrà tutti a Se.

Leggendo le sue opere portentose noi ci rendiamo consapevoli dei nostri doveri di timore e di adorazione; ma quando leggiamo che Egli affaticato si riposava all'ombra mentre i suoi amici andavano a cercar vivande, quando nel Giardino, Egli si rivolge in un agonizzante rimprovero a coloro da cui aveva sperato un conforto: «E che? Non potevate vegliare neanche un'ora con me?»; quando Egli salutava ancora una volta e fu l'ultima, usando il sacro nome, colui che ormai aveva prevaricato per sempre: «Amico, e perché sei venuto?» (Mt., XXV, 50) noi veniamo a conoscere ciò che riesce a Lui più gradito di tutte le adorazioni di tutti gli angeli nella gloria: tenerezza, amore e compassione - emozioni a cui ha diritto solo l'amicizia.

Or bene, Gesù Cristo, ancora una volta attraverso la Scrittura, parla a ciascuno di noi, e non solo per accenni ed allusioni, ma apertamente dichiara di voler essere il nostro amico. Egli traccia per noi un piccolo quadro: una casa solitaria verso notte e Lui al di fuori che picchia alla porta e attende un intimo convivio: «E se qualcuno verrà ad aprire - (qualcuno!) - Io vi entrerò ed lo cenerò con lui ed egli con Me» (Apoc., III, 20). «Io non vi chiamerò più servi...; poiché io vi ho chiamato amici» (Ioh., XV, 15). Altrove Egli promette la sua continua presenza, a dispetto delle apparenze, a coloro che hanno imparato a conoscere i suoi desideri. «Quando due o tre si raccoglieranno nel mio nome, Io sarò in mezzo a loro» (Mt., XVIII, 20). «Ecco, io sono con voi tutti i giorni» (Mt., XXVIII, 20) e «Ciò che avrete fatto ad uno dei miei amici, l'avrete fato a me» (Mt., XXV, 40).

Se c'è una cosa chiara nel Vangelo è precisamente questa, che Gesù Cristo desidera la nostra amicizia. Egli rimprovera il mondo non già perché il Salvatore venne per coloro che si vogliono perdere ed essi invece fuggirono lontano da Lui a inabissarsi ancora più profondamente, non già perché il Creatore si abbassò fino alla creatura e la creatura Lo rigettò, ma perché l'Amico «venne fra i suoi, ed essi non Lo accolsero» (Ioh., I, 11).

La consapevolezza dell'amicizia di Gesù Cristo è il vero segreto che ha fatto i Santi. Gli uomini ordinari possono vivere una vita ordinaria, con piccola o non aperta diffidenza verso Iddio, e per cento secondi motivi. Noi accettiamo i comandamenti perché vogliamo entrare alla Vita; noi confessiamo i peccati perché vogliamo evitare l'inferno; noi combattiamo contro lo spirito del mondo perché vogliamo esigere il rispetto dal mondo. Ma nessuno potrà procedere di tre passi sulla via della perfezione, se Gesù Cristo non gli cammina accanto. Ed è questo infatti che distingue la vita del Santo - e che dà a lui un'apparenza grottesca - (e che cosa è più grottesco all'occhio del mondo incapace d'idealità che l'estasi dell'amante?). Il senso comune non ha mai reso nessuno pazzo, poiché esso, si pensa, caratterizza la sanità; tuttavia il buon senso non ha mai tentato la scalata di montagne e molto meno le ha gettate in mezzo all'oceano. Ma è la gioia «folle» della consapevole compagnia di Cristo che ha generato gli amanti, e perciò i giganti della storia. È stata la crescente amicizia di Gesù Cristo e la passione che ha ispirato queste vite che il mondo nel suo sciocco linguaggio chiama innaturali, mentre la Chiesa in ogni sua espressione le definisce soprannaturali.

«Questo Sacerdote, - esclamava S. Teresa in uno dei momenti più confidenziali col suo Signore - questo Sacerdote è veramente la persona adatta per essere nostro amico».



II. - Si deve però notare che se l'amicizia che corre fra Cristo e l'anima da una parte si può assomigliare all'amicizia che esiste fra uomo e uomo, ciò non è possibile sotto un altro punto di vista. Certamente esiste un'amicizia tra noi e l'Anima di Lui; ma questa Sua Anima è congiunta alla Divinità. Perciò un'amicizia individualistica, singola, non può esaurire tutte le Sue capacità. Egli è Uomo, e non solamente un Uomo: Egli è il Figlio, più che un Figlio d'uomo; Egli è l'Eterna Parola per cui tutte le cose furono fatte e sono conservate...

Attraverso innumerabili vie Egli giunge a noi, ed è la stessa Figura che avanza su ciascuna di esse. Non basta conoscerLo interiormente: se le nostre relazioni con Lui sono quali Egli le desidera, è necessario comprenderLo in tutte quelle attività e manifestazioni con cui Gli è gradito rivelarsi. Chi Lo conosce soltanto come Guida e Compagno interiore, per quanto ciò possa essere amabile e adorabile, ma non Lo conosce nel Santo Sacramento, chi sente il cuore bruciarsi mentre sulla via cammina con Gesù, ma ha gli occhi serrati dacché non Lo ravvisa nella frazione del pane, conosce solo una fra diecimila perfezioni. E ancora, chi Lo chiama Amico nella Comunione, ma ha una devozione così circoscritta e così misera che non Lo percepisce nel Corpo mistico ove dimora e donde parla al mondo (infatti chi è solo un «devoto», un individualista, non può percepire la Religione come società vera essenza del Cattolicesimo); oppure, chi pur conoscendoLo attraverso queste vie non Lo vede o nel Suo Vicario o nel Suo Sacerdote, o nella Sua Madre, od anche chi conoscendoLo così (vale a dire chi è secondo il linguaggio comune, un «perfetto Cattolico») non vuol concedere il diritto al peccatore di domandar perdono o al povero di chiedere l'elemosina in Suo nome; chi Lo riconosce solo in circostanze sensazionali ma non in quelle tristi, chi elargisce prodigalmente la sua carità al primo povero che supplica in onore di Cristo ma rifiuta di rinvenirLo in un ripugnante scimunito; coloro, in una parola, che conoscono Cristo solo in uno o due o tre o più aspetti, ma non in tutti, (almeno in tutti quelli di cui Egli ha esplicitamente parlato) non potrà mai innalzarsi all'intimità ed alla conoscenza di questo Amico ideale come Egli desidera ed ha dichiarato essere nella nostra possibilità l'arrivarvi.

Consideriamo dunque l'amicizia di Cristo sotto alcuni di questi aspetti.

Noi non possiamo vivere senza di Lui perché Egli è la Vita. È impossibile giungere al Padre senza di Lui perché Egli è la Via. È stolto affannarsi per la ricerca della verità se prima non arriviamo al possesso di Lui. Le più sacre esperienze della vita ci sono sbarrate se la Sua amicizia non le santifica. Il più santo amore è oscuro se non s'incendia nella Sua ombra. L'affetto più puro - quell'affetto che unisce a me il desideratissimo fra i miei amici - è una contraffazione, un'usurpazione se io non amo il mio amico in Cristo, se Egli, l'Ideale, l'Assoluto Amico, non formi il personale vincolo che ci unisce.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:17. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com