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La Gnosi luterana e la Dottrina del potere politico

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2017 22:12
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01/06/2017 22:12
 
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  La dottrina luterana del potere politico


Questo ultimo punto della salvezza per sola Gratia è denso di molteplici implicazioni sociali e politiche. Esso stabilisce una incompatibilità tra natura e grazia. Nella visione cattolica la grazia non elimina la natura ma la perfeziona e così accade tra la ragione e la fede[16]. La separazione tra le due comporta che l’ambito naturale perda ogni collegamento con la fede, che si fa solo interiore, in modo che l’uomo è, in quanto credente in Cristo, libero, e in quanto cittadino, servo: «Il cristiano è completamente libero … il cristiano è il più sollecito verso tutti, sottoposto a tutti»[17]. Poiché la natura umana è irrimediabilmente malvagia e la stessa vita di Grazia non serve per purificarla, nella sfera naturale c’è bisogno del potere per tenere a freno gli istinti malvagi dei cittadini. Tale potere non è legato ad una norma morale naturale, dato che dalla natura vista in senso esclusivamente negativo non può derivare una legge morale, né è subordinato ad un potere spirituale che è, per Lutero, solo interiore, e quindi si tratta di un potere assoluto, che non deve rendere conto di sé stesso a nessuno.


E’ evidente l’influenza di questa concezione del potere sui grandi teorici del pensiero politico dell’età moderna. Su Jean Bodin, per esempio, secondo il quale “sovrano è colui che non dipende che dalla sua spada”, oppure su Thomas Hobbes, secondo il quale il potere è il Leviatano a cui i sudditi cedono ogni loro libertà, ma anche sul complesso della filosofia politica moderna di tipo contrattualistico – compresi quindi John Locke o Jean-Jacques Rousseau – secondo cui il potere politico non dipende da una comunità politica naturale che lo precede e che lo limita, ma è esso stesso il fondamento della comunità politica. Da Lutero si arriva così fino ad Hegel e alle varie forme di totalitarismo moderno e contemporaneo.


Secondo il grande teologo riformato Karl Barth, lo Stato è «in sé e per sé malvagio … una orrenda deformazione della guida diretta della storia da parte della giustizia divina … esso governa il male per mezzo del male e ogni politica, in quanto lotta per il potere … in quanto arte diabolica per ottenere la maggioranza, è essenzialmente suicida»[18]. Qual è l’atteggiamento del cristiano, allora, di fronte all’autorità politica e al potere così intesi? Barth dice: «Sottomettetevi! Lasciate cioè che lo Stato vada per la sua strada e voi, come cristiani, andate per la vostra»[19]. Qui la laicità della politica è radicale separazione dalla fede, essa non ha niente a che fare con il Regno di Dio: «La causa del rinnovamento divino non può essere mescolata, confusa con la causa del progresso umano”[20]. Tra impegno politico nella storia da un lato e vita cristiana dall’altro non c’è alcun rapporto, il Cristianesimo non è interessato al progresso umano[21].


Questa concezione del potere politico ha alimentato non solo le forme di Stato assoluto e totalitario, ma anche le democrazie contrattualistiche e procedurali, ossia le democrazie vuote di senso che oggi danno luogo a forme di democrazia totalitaria[22]. Il nesso di Lutero con Rousseau è a questo proposito evidente. Se la vita politica è sottratta a delle norme sia naturali che soprannaturali, essa è campo del volontarismo e l’unico criterio da seguire diventa la coscienza individuale. L’idea d Rousseau – “è sufficiente ascoltare se stessi per fare il bene”[23] – si incontra così con la centralità della coscienza nel sistema di pensiero luterano. Bisogna osservare che le due istanze, ossia la sottomissione cieca al potere da un lato e l’esercizio di una libertà di coscienza priva di contenuti e regole dall’altro, non sono in contrasto tra loro. La loro miscela spiega infatti la completa adesione delle sette protestanti all’attuale pensiero unico post-naturale delle democrazie evolute. Tutte le sette protestanti, infatti, hanno già completamente accettato l’aborto, il matrimonio gay, la fecondazione artificiale, la distruzione per legge della famiglia.


Aspetti filosofici della Riforma


Quella luterana è una nuova religione, ma oltre a ciò è anche una nuova visione della vita sociale e politica, dell’autorità e del potere, della morale e del diritto. Questo accade perché quella luterana è anche una filosofia. Ed infatti per i suoi contenuti filosofici la religione luterana ha influenzato enormemente la filosofia moderna e ha comportato la fine della filosofia cristiana[24]. A sua volta la teologia luterana e protestante ha influenzato notevolmente la teologia cattolica[25]. Su questo processo vale la pena di spendere due parole.


La filosofia luterana ha senz’altro un contenuto nominalista. Il mondo non presenta delle strutture ontologiche ma solo delle situazioni uniche e particolari, assolutamente non confrontabili l’una con l’altra. Il creato non è più un “discorso” che riveli una Sapienza, ma è frutto della pura Volontà di Dio. L’essere non si presta alla conoscenza e non esiste rapporto “analogico” tra il mondo e Dio, che è il Totalmente Altro. Affidarsi a Dio non ha nessun presupposto di ragione, è un puro “fidarsi”, un puro mettersi nelle sue mani. La fede non ha dei perché, essa non presenta condizioni di ragionevolezza come invece ha sempre pensato la filosofia cristiana. Il problema razionale se Dio esista, se e come possa essere conosciuto e cosa egli sia – ossia le primissime questioni della Summa Theologica di San Tommaso – non si pone. Si pone invece il problema dell’esperienza della sua salvezza. Il problema di Dio viene soggettivizzato, la rivelazione avviene nell’esperienza della coscienza. Nasce così la dissociazione tra ragione e fede che troviamo in Kant o la loro identificazione che troviamo in Hegel ma anche in tanti altri filosofi moderni. Si spiega così anche la dissociazione tra la fede e la morale, con la negazione di una filosofia morale naturale. Se oggi assistiamo al venire meno della credenza in “principi non negoziabili” la cosa va fatta risalire anche a Lutero.


Se la fede non si rapporta più con la ragione, cade tutta l’impalcatura della Dottrina sociale della Chiesa che ha due fonti: la rivelazione e la legge morale naturale. Finisce anche il ruolo pubblico della religione cattolica perché la Chiesa, se non esprime verità anche di ordine naturale, non ha titolo per pronunciarsi sulle questioni di etica pubblica. Ed infatti, nelle società molto caratterizzate dal protestantesimo, la fede inevitabilmente si privatizza.


Lutero distingue, come ha ben messo in evidenza Padre Coggi, il Cristo in sé dal Cristo per me[26], spostando l’attenzione dall’oggetto al soggetto, dalla ragione alla fede intesa come “fiducia”, dal Cristo della storia al Cristo della fede, dalla verità alla volontà, dalla libertà per alla libertà da e quindi è all’origine di tutti i tentativi di de-ellenizzare il cristianesimo e di demitizzarlo. Se la ragione è una meretrice, l’incontro tra cristianesimo e filosofia greca è stato un grave incidente che va superato. Se ciò che conta è il Cristo della fede, allora tutti gli elementi del Cristo della storia – incarnazione, miracoli, resurrezione, verginità di Maria – vanno eliminati per tenere solo il Cristo della fede[27]. Questa doppia prospettiva della de-ellenizzazione e della demitizzazione hanno notevolmente influenzato e spesso determinato la teologia cattolica specialmente postconciliare, a cominciare da Karl Rahner.


Se oggi anche i teologi cattolici ritengono centrale la coscienza, inesistente la metafisica, irrealistica la legge morale naturale, impossibili i principi non negoziabili e gli assoluti morali negativi, storici e mutevoli i dogmi,  costruita dal basso, ossia dal “popolo di Dio”, la Chiesa ciò è dovuto alla grande influenza della filosofia e della teologia protestante su quella cattolica e, per molti versi indicano una protestantizzazione della fede cattolica oggi ampiamente in atto. Non intendo con ciò riferirmi solo alle questioni dogmatiche e dottrinali, che sono certamente di primaria importanza, ma anche a quelle sociali e politiche. I cattolici stanno ampiamente imparando dai protestanti e il loro modo di guardare a quell’impegno sta velocemente mutando in profondità. Poiché la visione protestante della polis è maggiormente in sintonia con l’orizzonte moderno è probabile che ai cattolici questo cambiamento riservi molti applausi, ma la coerenza con la fede e la tradizione sono un’altra cosa. La fedeltà alla democrazia vista come procedura prima che come contenuto, l’accettazione dell’agenda radicale a proposito di molte questioni etiche, la celebrazione del pluralismo dei valori come discendente dalla libertà di coscienza, una visione della libertà senza legge e senza contenuto e, quindi, la sostituzione della autenticità (o coerenza con se stessi) alla veridicità (o coerenza con la verità) sono solo alcuni esempi dell’assimilazione dentro i comportamenti cattolici di modi di vedere di origine protestante. No mi soffermo qui su come questo sia penetrato anche nel modo di intendere la Chiesa, la liturgia, i sacramenti … perché non rientra nel tema del presente articolo.


 


I 500 anni dalla Riforma


L’eresia non è solo una opinione sbagliata, espressione della libertà di opinione, una critica costruttiva nell’attuale dibattito pluralista e democratico. Oggi spesso essa viene derubricata così, almeno da quando, con Hegel, filosofo protestante, l’errore e il male sono stati visti come positivi per la dialettica storica[28]. L’eresia oggi viene intesa come una sana provocazione alla Chiesa cattolica anziché tutti insieme possiamo procedere verso un cristianesimo più maturo e completo, maggiormente conforme alla volontà del Signore. Ma l’eresia è ben altro. Essa è una ferita in profondità fatta alla realtà e alla verità di cui Dio è garante e, quindi, l’origine di una serie di grandi sofferenze per l’umanità.


 


[1] PANI, Giancarlo SI, Il processo a Lutero e la scomunica, “La Civiltà Cattolica”,  n. 4000, 11-25 febbraio 2017, pp. 364-376.


[2] GUITTON, Jean, Il Cristo dilacerato. Crisi e concili nella Chiesa, Cantagalli, Siena 2002, p. 186.


[3] KASPER, Waltr, Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica, Queriniana, Brescia 2016.


[4] Ivi, p. 27.


[5] MARITAIN, Jacques, Tre riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, Morcelliana, Brescia 20018.


[6] COGGI, Roberto OP, Ripensando Lutero, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2016.


[7] PELLICCIARI, Angela, Martin Lutero. Il lato oscuro di un rivoluzionario, Cantagalli, Siena 2016.


[8] LIVI, Antonio – SILLI, Claudia, Logica della testimonianza. Quando credere è ragionevole, Lateran University Press, Città del Vaticano 2007.


[9] COGGI, Roberto OP, Ripensando Lutero cit., p. 75.


[10] Le ha riassunte bene IDOWU, Padre Pio M. FI, Lutero e la dottrina della giustificazione sola Fide, “Fides Catholica” , XI (2016) 2,  pp. 123-142.


[11] MARITAIN, Jacques, Tre riformatori… cit., p. 54.


[12] COGGI, Roberto OP, Ripensando Lutero cit., p. 75.


[13] LUTERO, Della libertà del cristiano, in ID., Le 95 tesi – Della libertà del cristiano – Sulla prigionia babilonese della Chiesa, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1984, p. 35.


[14] Sul rapporto tra Lutero e la modernità sullo sfondo della loro dimensione gnostica si veda: CASTELLANO Danilo, Martin Lutero, il canto del gallo della modernità,  Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 2016.


[15] Cf. COGGI, Roberto OP, Ripensando Lutero cit., pp. 75-91. Si comprende la preoccupante problematicità della, concezione oggi largamente diffusa tra i cattolici, della fede come esperienza piuttosto che come conoscenza.


[16] S. Theol., I, I. Come noto, sulla funzione di “purificazione” della ragione da parte della fede ha insegnato molto Benedetto XVI.


[17] LUTERO, Della libertà del cristiano, in ID., Le 95 tesi – Della libertà del cristiano – Sulla prigionia babilonese della Chiesa, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1984, p. 21.


[18] BARTH, Karl, Fede e potere. Il capitolo 13 della Lettera ai Romani, Castelvecchi, Roma 2014, pp. 21—22.


[19] Ivi, p. 28.


[20] Ivi, pp. 33-34.


[21] Cf LÖWITH, Karl, Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia, Il Saggiatore, Milano 2010.


[22] TALMON,


[23] Cf CASTELLANO Danilo, Martin Lutero, il canto del gallo della modernità cit.,  45-56.


[24] FONTANA, Stefano, Filosofia per tutti. Una breve storia del pensiero da Socrate a Ratzinger, Fede & Cultura, Verona 2016, pp. 89-91.


[25] LIVI, Antonio, La deriva irrazionalistica della teologia cattolica e le sue radici luterane, “Fides Catholica” , XI (2016) 2,  pp. 89-121.


[26]  COGGI, Roberto OP, Ripensando Lutero cit., p. 77.


[27] BULTMANN, Rudolf, Gesù, Queriniana, Brescia 1972, prima edizione Tubinga 1926.


[28]FONTANA, Stefano, Filosofia per tutti cit.,  p. 97.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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