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E' arrivata l'anti-chiesa? Allora bisogna resistere e combattere - Padre Clovis

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2017 10:36
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02/06/2017 13:55
 
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    La paura

Nel pensiero tomistico (17), la passione è il moto o la modifica subita da chi è oggetto di un’azione da parte di qualche agente. Nella natura umana, la passione è quel moto che sorge dai sensi e che può perfino  avere effetti sul corpo quando uno si immagina o pensa a un bene o a un male. Una passione di questo genere è la paura che sgorga da una minaccia percepita di qualche male presente o futuro e il cui potere risiede nella convinzione di mancare della capacità di superare tale male. In termini semplici, la paura è uno sgomento dell’anima – un disturbo mentale che considera un male presente o futuro impossibile da evitare e in grado anzi di sconfiggere il bene. Può essere contrastato con la speranza, il cui obiettivo è un bene futuro, difficile ma possibile da raggiungere.

San Tommaso elenca le varie manifestazioni della paura come: la pigrizia, la paura di perdere la faccia, la vergogna, lo stupore e l’ansia. La causa della paura può essere intrinseca o estrinseca. Le prime tre  sono intrinseche dato che provengono da azioni personali e si possono definire come segue.

La pigrizia è la risposta di chi si tira indietro dal lavoro per paura di sforzarsi. E’ esemplificata dal terzo servo nella parabola (18) dei talenti il quale, avendo nascosto il suo talento, avanza come scusante il fatto di aver avuto paura, ma viene punito per essere stato “malvagio e fannullone”.

La paura di perdere la faccia, una forma di imbarazzo, è quella che trattiene dal commettere un gesto vergognoso. Tale paura è illustrata nella parabola (19) dell’amministratore che aveva paura di mendicare. Adamo si nascose da Dio per la vergogna di aver disobbedito.

Lo sbalordimento, l’ottundimentoe l’ansia sono estrinseche in quanto hanno la loro origine in fattori esterni troppo grandi da sconfiggere. Lo stupore è il timore che si prova quando la minaccia è così grande che non si è in grado di misurarne la dimensione, mentre davanti alla minaccia di un male senza precedenti si può cadere in un ottundimento della mente fino al punto di andare in catalessi.  Infine, l’ansia è il tipo di paura prodotto da un avvenimento imprevisto che è il risultato di   un evento inaspettato. Esempi di questi sarebbero la risurrezione del Signore dai morti, che fu fonte di stupore (20) per i discepoli, shock (21) per le guardie della tomba che erano come morti e ansia per chi si era reso responsabile (22) per la crocifissione del Signore.

Lo stupore e l’ottundimento paralizzano la comprensione proprio come la pigrizia è la paralisi prodotta dalla paura di fare sforzi. Ciò implica che lo stupore e l’ottundimento si tirano indietro di fronte alla difficoltà di venire alle prese con un avvenimento grande e imprevisto, proprio come la pigrizia si tira indietro dal intraprendere una fatica fisica. C’è una sottile differenza fra ottundimento e stupore nel fatto che chi si stupisce si tira indietro dal formulare un giudizio su ciò che al momento presente lo stupisce ma sarebbe  disposto a farlo più avanti.L’ottundimento tuttavia ci mette in un coma apparentemente permanente. Lo stupore, pertanto, può essere l’inizio di una ricerca filosofica alla quale l’ottundimento è un impedimento dato che chi è intontitoha paura sia di giudicare al presente sia di indagare il futuro.

Ai fini nostri, bisogna considerare due tipi diversi di paura.

Primo, la paura può essere grave se influisce su una persona risoluta, ma leggera se riguarda solo una persona dalla volontà debole. Perché la paura sia grave,

deve essere grave in sé e non solamente nel giudizio della persona che teme,

deve basarsi su un fondamento di ragionevolezza,

la minaccia deve essere possibile da eseguire,

l’esecuzione della minaccia deve essere inevitabile-

La paura grave diminuisce la volontà ma non necessariamente l’annulla totalmente. Questo è esemplificato da quelli fra i discepoli che, dopo il loro panico di fronte all’arresto di Gesù, lo seguirono a distanza (23). Una paura leggera non si considera diminuire neppure la forza di volontà.

 Secondo, la paura riverente è la disposizione che si ha verso i propri genitori o verso coloro che sono in posizioni di autorità e nasce primariamente dalla riluttanza a offenderli. Se una tale paura è usata come forza coercitiva, allora la sua giustezza o meno viene dalla validità per la quale è stata esercitata.

E’ importante ricordare che la paura non esisteva nella natura umana all’epoca della creazione, ma è piuttosto una delle conseguenze del peccato dei nostri progenitori. Nello stato di innocenza originale, Adamo conviveva con le bestie senza alcuna paura e anche il suo rapporto con Dio era privo di paura. Dopo aver peccato, però, divenne molto  timoroso e si nascose fra gli alberi. Quando Dio lo chiamò egli rispose: “Ti ho sentito nel giardino e ho avuto paura perché ero nudo;  e mi sono nascosto.” (24)

Questa paura non scaturì solo dalla voglia di sottrarsi alla punizione ma anche dalla vergogna di aver disobbedito a Dio. La paura umana aumentò e divenne terrore quando Caino dovette affrontare le conseguenze del suo fratricidio. “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”(25).Dal momento in cui Caino alzò la mano contro il fratello, la paura si è suddivisa in una gerarchia: costernazione, spavento, viltà, sgomento, terrore. Inoltre, la paura, che sgorga da molte fonti e si manifesta in molteplici modi, si è intronizzata nella psiche umana e, fatto ancor più angoscioso, il diavolo la usa come arma per schiavizzarci e opprimerci (26).

Nel riconoscere la realtà e anzi il potere della paura, Cristo ha distinto fra i due tipi di paura a cui siamo soggetti. “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima:  temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. (27) Benché le minacce al nostro corpo potranno provocare vari gradi di paura, queste paure possono essere tutte sconfitte da una paura sacra e riverente: “Il timore del Signore è fonte di vita, per evitare i lacci della morte (28) Il timor di Dio conduce a soggezione e obbedienza a lui, cioè, a osservare i suoi comandamenti, ad amarlo e a condurre una vita di pentimento. “Fondamento della sapienza è il timore di Dio” (29)

Nel consiglio di Cristo di temere il nostro Creatore sopra ogni cosa c’è un semplice memento dell’esistenza di una gerarchia di paure. In particolare, dato che la morte, il più grande  fra gli oggetti naturali della paura, è inevitabile, dovremmo avere ancor meno paura di perdere tutte le cose che appartengono a questo mondo, cioè tutti i beni materiali, tutti i vantaggi sociali e professionali, tutti i titoli e tutte le dignità che, alla nostra dipartita, devono, in ogni modo, essere lasciati indietro. “Dio gli disse, ‘Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita; e quello che hai preparato, di chi sarà?” (30) Inoltre, il Signore ha semplicemente confermato ciò che gli eroi del periodo dei Maccabei avevano già creduto, detto e zelantemente praticato. Il grande martire Elea’zar, che era deciso a non violare le leggi ancestrali mangiando carne di maiale, rigettò a gran voce lo stratagemma del suo amico che gli diceva di far finta di mangiarla.

“Non è affatto degno della nostra età fingere – egli disse – con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Elea’zar sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi  giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi”(31).

Questa narrazione illustra le due maggiori paure di Elea’zar. La prima era la sua incapacità di sfuggire alla mano di Dio e la seconda il timore di dare un cattivo esempio che avrebbe potuto far andare fuori strada i giovani. E’ interessante notare che ci si dice che “Coloro che ve lo trascinavano cambiarono la benevolenza di poco pria in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunciate fossero una pazzia.” (32).

Questa presunta follia di Elea’zarera condivisa anche dalla madre dei sette figli che esortò ognuno di loro di restare Fedele alle leggi diDio e di accettare una morte crudelissima piuttosto che abbandonare il loro “modo ancestrale di vita” (33) ) dicendo loro “Non temere questo

Carnefice ma mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia.” (34).

Lo zelo e la visione chiara dei martiri maccabei dovrebbero esserci di ispirazione e incoraggiamento, particolarmente al momento attuale in cui ci troviamo davanti a delle politiche risolute che minacciano di minaree cambiare le nostre tradizioni ancestrali e fede tradizionale. Dobbiamo ricordarci che anche quando coloro che promuovono tali cambiamenti sembrano avere il sostegno (35) dell’autorità non ci troviamo davanti a niente di nuovo, dal momento che il Predicatore (36) una volta ebbe a dichiarare “Quello che è stato è quello che sarà, e quello che è stato fatto è quello che sarà fatto ; e non c’è niente di nuovo sotto il sole”. 

Come discepoli di Cristo, come credenti e anzi, come leader consapevoli delle nostre responsabilità davanti a Dio, dobbiamo diventare “pieni di intensità appassionata” per le nostre convinzioni e proclamare, perfino “dai tetti”, il Vangelo non adulterato del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. È ora di fendere le tenebre che si vanno addensando con la luce della verità.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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