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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (6)

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2017 09:55
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01/08/2017 09:26
 
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1883 Patriarca di Venezia profetizza l’apostasia e la fine della Famiglia




La Lettera che segue è stata da noi scansionata da un opuscolo originale del 1883 (vedi foto nostra), a firma dell’allora Patriarca di Venezia il cardinale Domenico Agostini (1825-1891).

La proposta di caldeggiare paternamente le Famiglie Cristiane per una Consacrazione alla Sacra Famiglia, viene espressa dal Movimento Cattolico nel gennaio 1881 e sollecitata dallo stesso cardinale a seguito della grave situazione morale del tempo, tutta già dedita ad un’attacco frontale contro la Famiglia. Tale premura si rinforzò grazie anche all’enciclica di Leone XIII in difesa della Famiglia, Arcanum Divinae, dopo le dure denunce contro coloro che minavano le sue fondamenta.

Prima della pubblicazione della Lettera pastorale del Patriarca, attraverso il Movimento Cattolico, viene diffusa una “Importante Proposta” indirizzata a tutta la comunità cristiana che riproponiamo qui integralmente, col medesimo linguaggio e testo originale:

I – Che in ogni parochia d’Italia venga istituita la pia Associazione delle famiglie cattoliche consacrata alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, e sia diffuso Il Divoto di S. Giuseppe — periodico mensuale che stampasi in Modena per annue L. 3. — Il direttore dell’ Associazione è il M. R. Paroco Pietro Bonilli — Trevi-Umbria.

Una grande Imagine, che s’intitola — Patto di unione eterna tra la famiglia cattolica e la Sacra Famiglia, — è il simbolo della Pia Opera nelle domestiche abitazioni. — La preghiera della sera, fatta in comune davanti quest’Imagine è terminata coll’ invocazione stabilita: “Gesù, Maria e Giuseppe illuminateci, soccorreteci, salvateci”, — ne è la pratica essenziale.

II – Che tutte le Associazioni cattoliche d’Italia eleggano a loro principale Patrono lo Sposo purissimo di Maria Vergine Immacolata, S. Giuseppe, e si associno al sopra indicato periodico.

III – Che tutte le scuole private cattoliche esistenti e quelle che verranno istituite, sieno poste sotto la protezione di S. Giuseppe, e che in ogni scuola oltre al Crocefisso, vi sia il quadro della Sacra Famiglia.

Visto, FRANCESCO Can.o MION V. G. (pubblicato il 15 gennaio 1881)

__________________________

Ora, cari Amici vi proponiamo il testo inedito, integrale, in formato pdf che potrete scaricare qui: 1883 Patriarca Venezia e Famiglia  – a seguire vi lasciamo  meditare sull’ultima parte del testo, quello che riteniamo essere stata una vera profezia purtroppo avverata e che stiamo vivendo in questo nostro tempo travagliato. Il Patriarca Agostini inizia la Lettera con una catechesi magisteriale, imponente, sulla formazione della Famiglia come Dio l’ha creata e voluta, come questa sacra istituzione abbia dato vita alla società ed alle comunità, come la Famiglia sia stata il vero progresso dell’umano consorzio, infine il decadimento e questa profezia all’attacco cruento contro la Famiglia, la sua devastazione e distruzione a causa delle false dottrine e di un diabolico progetto, a causa della nostra triste apostasia dalla vera dottrina.

A tale proposito ricordiamo tutti di tenere a mente quanto ebbe a dire santa Giacinta Marto, di Fatima, poco prima di morire e riportato da Suor Lucia: “Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso. I peccati del mondo sono molto grandi. I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne.”

e ancora:

“Se gli uomini sapessero ciò che è l’Eternità, farebbero di tutto per cambiar vita. Gli uomini si perdono, perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza. Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio…” (rivelazione fine ottobre 1918, di cosa vide nel futuro del mondo poco prima di morire)

Ma ricordiamo anche cosa disse Suor Lucia al cardinale Caffarra: «Lo scontro finale tra Dio e Satana è su famiglia e vita» in un’intervista concessa a La Voce di Padre Pio (marzo 2008). Il cardinale ebbe da Giovanni Paolo II l’incarico di ideare e fondare il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, di cui oggi è professore emerito. «All’inizio di questo lavoro – spiega Caffarra – ho scritto a suor Lucia di Fatima, attraverso il vescovo perché direttamente non si poteva fare. Inspiegabilmente, benché non mi attendessi una risposta, perché chiedevo solo preghiere, mi arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto». In quella lettera di Suor Lucia è scritto che lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. «Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo».

La suora di Fatima sosteneva che la Madonna ha già «schiacciato» la testa a Satana. «Si avvertiva – prosegue il cardinale Caffarra – anche parlando con Giovanni Paolo II, che questo era il nodo, perché si toccava la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni. Se si tocca la colonna portante crolla tutto l’edificio, e questo adesso noi lo vediamo, perché siamo a questo punto, e sappiamo».

L’unico rimedio a questi mali è ritornare al vero Vangelo sulla Famiglia, alla sana dottrina cattolica, alla morale dettata da Gesù Cristo e trasmessa a noi dalla Sacra Famiglia, si leggaanche qui.

Ecco, infatti, le parole profetiche e drammatiche del cardinale Agostini del 1883, Patriarca di Venezia:

(..) Se non che chi poteva mai aspettarsi che progredendo coi secoli la civiltà, questa base degli Stati, questo principio vitale della società, che è la famiglia, corresse nuovi e gravi pericoli?

Eppure fu pur troppo così! La colluvie degli errori serpeggianti di mezzo alla società, e la corruzione del cuore fremente per isfrenate passioni, sedotto e tentato con ogni mezzo più turpe, scalzarono le basi di questa istituzione primitiva e santissima, e, illanguidita la fede, guasta la educazione, attuato più tardi fino all’ultime sue conseguenze il principio di ribellione proclamato dalla sedicente Riforma, la famiglia ricadde in molta parte nella degradazione del paganesimo.

Non è mia intenzione seguire passo a passo il processo onde si giunse a quei lacrimevoli effetti che ci stanno sensibilmente sotto gli occhi: i danni sociali che lamentiamo col peggio che si aspetta dalle nuove generazioni, che crescono senza idea di Dio e del dovere, senza fede e senza pietà; la scostumatezza stomachevole impunemente ostentata per le vie, sui teatri, negli osceni romanzi; le leggi obbrobriose sul matrimonio e sul divorzio, vigenti pur troppo in vari Stati di Europa e ostinatamente proposte anche là dove finora la indissolubilità della famiglia fu sotto la salvaguardia delle leggi civili; le statistiche dei divorzi fatti in alcuni Stati di Europa, che spaventano gli stessi eterodossi; sono per la massima parte conseguenze della degradazione universale della famiglia, da cui dobbiamo aspettarci pur troppo che peggiori ognor più e che ruini fino a pieno sfasciamento la società civile, termine quanto sciagurato altrettanto inevitabile, allorquando sieno corrotti e disgregati gli elementi, cioè le famiglie, donde nasce e vigoreggia la grande famiglia della società universale.

Se tutta questa dolorosa sequela di mali non è avvenuta ancora fino alle ultime conseguenze fra noi, lo dobbiamo alla fede profondamente radicata nei cuori, alle tradizioni cattoliche secolari, della maggior parte delle famiglie, alla ferma adesione a quei principi cattolici, che sottrassero la nostra patria alla invasione pestilenziale dell’ eresia protestante; ma sentiamo pur troppo di dover deplorare ancor noi tante sciagure morali, e l’indifferentismo dominante, e la smania continua di piacere e di novità, e la licenza sfrenata onde si vuole far licito ogni libitosono funesti preludj che annunciano come presto o tardi saremo ancor noi condotti ad un paganesimo nuovo.

Solo rimedio a tutto questo noi lo vediamo nei santi principi, onde la famiglia fu rialzata e ristorata da Gesù Cristo; nel Sacramento che dà la grazia necessaria agli sposi per mantenersi reciprocamente quell’ affetto che diventa un dovere e che addolcisce e rende grato l’adempimento di un ministero sacro davanti ai figli, la sofferenza di fatiche, la rassegnazione néi sacrifizi inevitabili, forse più che in altre, nella vita matrimoniale, e che fa raggiungere efficacemente il proprio scopo di educare onesti cittadini, utili allo Stato ed a sé stessi, figli ossequenti alla Chiesa ed a Dio. L’attuazione poi esemplare di questo rimedio la troviamo nel tipo della famiglia, secondo il vero concetto cristiano, che è la Famiglia dell’ Uomo-Dio sulla terra. Se la virtù e la imitazione di quel Tipo valsero a ristorare la famiglia quando essa era affatto degradata alla venuta di Gesù Cristo, forse non giungeranno a ristorarla ora che la vediamo novamente ridotta sulla via di un obbrobrioso abbandono, minacciata della distruzione tanto più deplorevole quanto maggiori sono i lumi specialmente della fede che a quella si oppongono ?

È perciò che Noi rivolgiamo la nostra paterna parola, o dilettissimi, in questo giorno sacro al Patrocinio di Colui, che fu Capo della Sacra Famiglia, quasi Padre di Gesù Cristo e Principe nella Sua casa, affinchè persuasi della necessità di provvedere a tanti bisogni e a tanti pericoli della società, mettendo il rimedio alla radice di essi, assecondiate le sapienti ed amorose sollecitudini del Pastore Supremo, il quale nella sua Enciclica «Arcanum» sul Matrimonio (di Leone XIII 10.2.1880) additò una delle piaghe più cancrenose del nostro tempo. E sarà per certo, che intesa bene ed attuata la sua dottrina, si adempirà da coloro che Iddio chiama allo stato coniugale un dovere davanti a Lui di figli fedeli ed obbedienti, davanti alla patria di cittadini utili e solleciti del suo bene, davanti alle generazioni crescenti di padri provvidi e saggi, che assicurano l’ultima salvaguardia della moralità, della religione, della civiltà vera, cioè il santuario domestico.

(..) Noi desideriamo che … si consacrino le famiglie cristiane, procurando di adempiere fedelmente quelle lievi obbligazioni, che sono proposte, specialmente la preghiera della sera fatta in comune sull’ esempio e sotto la direzione del padre, ed a premio delle quali possono ripromettersi le famiglie larghi favori dal Cielo. Giudichino a loro posta come cose inutili ed inefficaci queste pratiche coloro che non hanno il senso cristiano; ma i sinceri credenti devono riconoscere che oltre a quello che possiamo riprometterci per la potenza e per l’amore dei santissimi Personaggi invocati a protettori, il solo ricordo di quei Tipi di ogni virtù, di quegli Esemplari di ogni relazione domestica, che sono i membri della Sacra Famiglia, l’effetto salutare della preghiera comune fra quelli che si amano, perchè legati non solo coi dolci vincoli di natura, ma sì ancora con quelli della grazia, saranno sul cuore e sui costumi della madre, del padre e dei figli un mezzo potentissimo di miglioramento morale e di educazione.

(..) Dilettissimi, dobbiamo adoperarci quanto è possibile per iscongiurare dalla società nuove sciagure; quindi è necessario richiamare la originaria dignità e ricondurre l’ordine nella famiglia. Ah! se i genitori consci del ministero altissimo da Dio e dalla Chiesa a loro affidato educhino i figli alla pietà ed a quel santo timore che forma i giusti; se, amandosi a vicenda d’un amore fedele e casto, come esige il sacro vincolo coniugale che rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa, si facciano esempio ai figli di cristiane e civili virtù; se i figli trovino nell’ obbedienza a coloro dai quali ebbero la vita, un sostegno alla loro debolezza, una guida alla loro inesperienza, noi vedremo ben presto rifiorire la società cristiana di ottimi cittadini cari a Dio, utili a sè stessi, benemeriti della Chiesa e della Patria; ossequenti per convinzione alle Leggi ed ai Principi, perchè prima obbedienti a Dio, ed a quelli che tengono sulla terra, sopra qualsiasi altra autorità, il luogo di Dio.

Questo ottenuto, la società sarà salva, e noi, non solo avremo bene meritato di essa e della religione e della patria, ma riceveremo da Dio, corrispondente alla nobiltà ed alla energia dell’ opera nostra, il guiderdone. Degnisi il pietosissimo Iddio fecondare colla sua grazia la debole nostra, ma sincera e paterna parola; e voi intanto, quanti siete, dilettissimi Figli, abbiatevi a pegno del nostro affetto la Pastorale Benedizione, che vi impartiamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Venezia dalla Residenza patriarcale

il dì 15 Aprile 1883, festa del Patrocinio di s. Giuseppe.

DOMENICO CARD. AGOSTINI PATRIARCA

– ALESSANDRO TORRI – Vice-cancelliere Patriarcale

– scarica qui il pdf originale del testo integrale: 1883 Patriarca Venezia e Famiglia 

P.S. Ricordiamo che tutto il materiale che pubblichiamo può essere riportato altrove, tuttavia chiediamo fraternamente che lo si faccia citando questa fonte… grazie.

   

EDITORIALE
 

Nuovo affondo di Avvenire sulla vicenda di Staranzano. Si inserisce in quel piano omoeretico per sdoganare l’omosessualità che la testata sta portando avanti da tempo. Da qui la trovata: aprire un “tavolo di confronto sul tema dell’educazione alla sessualità e all’affettività” per insegnare che un ragazzino puoi essere “disinteressatamente” omosessuale.

di Tommaso Scandroglio

Se vi macchiate un vestito, cosa fate? Cercate di lavar via la macchia oppure la lasciate tentando addirittura di metterla ben in evidenza? Avvenire ha scelto la seconda soluzione. Il caso del capo Scout Agesci di Staranzano convolato nel giugno scorso ad unione civile con un locale consigliere comunale non è per il quotidiano della Cei un brutto affare di famiglia che dovrebbe spingere molti in casa cattolica a chiedersi “Ma dove siamo andati a finire?”, ma è un’occasione straordinaria – così si legge in un articolo di Luciano Moia del 20 agosto – per “riflettere in modo responsabile sull’efficacia di una proposta educativa a proposito di affettività e sessualità che dev’essere probabilmente riformulata e riattualizzata”.

Il lettore ben disposto interpreterà così l’invito di Avvenire: educhiamo i ragazzi affinchè comprendano che l’uomo è attratto verso la donna e viceversa e che per Dio non c’è altro orientamento sessuale se non questo. Il suddetto lettore peccherebbe di ingenuità e di conservatorismo. Infatti per Moia esiste un’alternativa al piano di Dio: una via mediana da tracciarsi tra gli attivisti gay e il Magistero che considera l’omosessualità come una condizione intrinsecamente disordinata. Una via di mezzo tra i sollazzi della carne e le asperità della legge divina, un accomodamento morale ad uso e consumo per gli spiriti indeboliti e sfiancati dal troppo sesso, una versione semplificata della morale per i violatori recidivanti del sesto comandamento.

La penna del giornalista è intinta nell’inchiostro della cautela e quindi la sua proposta si declina furbamente nel periodare interrogativo: “Esiste una via mediana capace di valorizzare per esempio la categorie dell’ ‘amicizia disinteressata’ – di cui parla anche il Catechismo (n.2359) – nella consapevolezza che la sessualità può essere vissuta in modi differenti pur rimanendo espressione d’amore?”. La risposta è facile: no, non esiste una via mediana, perché sull’omosessualità non ci può essere compromesso e la sessualità non può essere vissuta “in modalità omosex” perché non sarebbe amore. Così come non esiste una via mediana all’adulterio – che i coniugi tradiscano solo di tanto in tanto – al  furto – rubiamo solo ai ricchi e in certi giorni – alla menzogna – chiudiamo un occhio sulle menzogne fatte a fin di bene.

L’amicizia disinteressata indicata dal Catechismo non è quella tra due omosessuali che rimangono solo amici ma non dividono il letto. Perché il peccato morale dell’omosessualità non riguarda solo i rapporti carnali, ma anche gli affetti. Se l’omosessualità è una condizione disordinata tutto ciò che promana da essa – pensieri, atti, emozioni, desideri, etc. – è altrettanto disordinato. Negli effetti si riverberano alcuni aspetti della causa. L’amicizia disinteressata suggerita dal Catechismo è invece quella di un credente che accompagna la persona omosessuale alla conversione, cioè ad abbandonare le condotte omosessuali e a superare, nei tempi e modi opportuni, la propria omosessualità. L’aggettivo “disinteressata” esprime un significato diametralmente opposto a quello attribuito da Avvenire: un’amicizia che non deve essere di natura omosessuale.

Moia cerca giustamente “ipotesi di vita buona” e le può trovare proprio nel n. 2359 da lui citato, perché lì si trova la ricetta per vincere l’omosessualità: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”. Castità, padronanza di sé, sostegno degli altri, preghiera e grazia sacramentale. L’omosessualità è vecchia come il mondo  - mica vero, come dice l’arcivescovo di Gorizia Mons. Redaelli, che “si è di fronte a questioni nuove” – e non volete che la Chiesa non abbia già trovato la medicina giusta per questo tipo di malattia dell’anima?

In realtà e più banalmente l’articolo di Avvenire si inserisce in quel piano omoeretico per sdoganare l’omosessualità che la testata sta portando avanti da tempo.  Da qui la trovata: aprire un “tavolo di confronto sul tema dell’educazione alla sessualità e all’affettività” per insegnare che tu ragazzino puoi essere “disinteressatamente” omosessuale.  Il caso del capo scout quindi non viene visto come una iattura, bensì come una benedizione: è il rompighiaccio per allentare la morsa a danno dei rapporti omoerotici. Staranzano sta all’omosessualità, come Seveso stava all’aborto. Un’occasione d’oro per rendere presentabile l’impresentabile.

Per riuscire in questo intento occorre però sbarazzarsi di alcune cosucce che nel cattolicesimo fanno problema. Ad esempio i divieti. Bisogna procedere in modo più sfumato e sostituire i divieti con i discernimenti, termine che sta a significare “questo è vietato dalla Chiesa ma noi troveremo il modo per farlo lo stesso”.  Ed infatti Moia scrivere che è necessario “verificare la possibilità di un approccio che non si riduca più alla normatività sterile del ‘si può’, ‘non si può’”. Sterile dunque quel San Paolo che ricordava che la legge di Dio la quale vieta alcuni atti è fatta anche per i sodomiti (1 Tim. 1,9) e che vedeva il Paradiso vuoto di persone che volutamente hanno abbracciato l’omosessualità (1 Cor. 6,9-10). Per tacere di Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Pier Damiani, San Tommaso D’Aquino, Santa Caterina e San Bernardino da Siena che, forse peccando di mancanza di discernimento, non imboccavano vie mediane quando parlavano di omosessualità. Male poi ha fatto Dio a distruggere Sodoma e Gomorra, avrebbe invece dovuto discernere caso per caso, abitante per abitante.

Vero è, come scrive Moia, che le sensibilità odierne sono mutate rispetto ad un tempo, cioè – esplicitiamo noi – sono ancora più ottuse nel cogliere il vero e il bene. Giusto quindi tentare di sintonizzarsi sulla frequenza d’onda del nostro interlocutore – solo un troglodita attaccherebbe il discorso con una persona omosessuale minacciandola delle pene dell’inferno (anche se, mutatis mutandis, gli oncologi non si stancano di ripetere che le sigarette uccidono) - ma non per confermarlo nell’errore, ma per trarlo dall’errore.

Tornando infine al caso di Staranzano e alla decisione se mettere alla porta il capo scout omosessuale, la questione non è, come scrive il giornalista, “tanto delicata e complessa”, ma molto semplice. Voi mettereste a capo dell’Avis il Conte Dracula?


[Modificato da Caterina63 24/08/2017 08:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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