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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (6)

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2017 09:55
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30/09/2017 10:25
 
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  • CRISI DELLA CHIESA


La regola di Burke: Maria, catechismo e martirio






Come vivere da buon cattolico nell'attuale situazione della Chiesa. È questo il tema di un importante intervento del cardinale Raymond L. Burke: «Viviamo nei tempi più travagliati della storia della Chiesa, l'eresia dilaga e la sequela al Papa non è compresa. È vicina l'apocalisse? Può essere, ma quello che importa è altro: la conoscenza del catechismo, la devozione a Maria e ai santi, la preghiera per papa Francesco e l'accettazione della sofferenza».

- IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO

Come può un semplice cattolico vivere la propria fede in una situazione di crescente confusione quale quella attuale? È la domanda cui ha risposto il cardinale Raymond Leo Burke in una lezione magistrale svolta a Louisville (Kentucky) lo scorso 21 luglio, ma che vale la pena riprendere per la sua estrema attualità (QUI IL TESTO INTEGRALE). Senza fare sconti sulla verità dei pericoli presenti, Burke ha spiegato come sfuggire lo spirito mondano dello scisma, fino a chiedere la prontezza di donare la vita per la Chiesa.

«È un momento - ha cominciato il cardinale - che può semplicemente essere descritto come una confusione, una divisione e un errore». Poi ha parlato di un giovane sacerdote che lo aveva avvicinato chiedendogli: «Cardinale, pensa che siamo giunti alla fine dei tempi?». «L’espressione sul suo volto - ha detto Burke - mi ha fatto comprendere la sincerità della sua domanda e la preoccupazione profonda che lo animava. Non ho quindi esitato a rispondere: “Potrebbe essere”». Perché «viviamo nei tempi più travagliati del mondo ma anche della Chiesa». Poi Burke ha citato l’ideologia gender dilagante e distruttiva dell’uomo, la negazione della libertà religiosa per vietare ogni discorso pubblico su Dio, la contraccezione, l’eutanasia, l’indottrinamento dei bambini. Nello stesso tempo la ricerca spregiudicata «del piacere e del potere mentre il ruolo della legge, dettato dalla giustizia, viene calpestato», per cui vige «una legittima paura di uno scontro globale», perché «la situazione attuale del mondo non può proseguire se non portando ad un annientamento totale».

Per questo, ha continuato Burke, «il mondo mai come oggi ha avuto così bisogno dell’insegnamento solido e della direzione che Nostro Signore... vuole dare al mondo attraverso la Chiesa». Ma non si può non constatare che, «in modo diabolico, la confusione e l’errore…sono entrati anche anche nella Chiesa», che «non sembra conoscere più la sua identità e missione» né «avere la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e del Divino Amore».

Quindi il ricordo del cardinal Meisner morto per un attacco di cuore come poi sarebbe deceduto anche il cardinal Caffarra: «So quanto ha sofferto per la continua e crescente confusione circa l’insegnamento della Chiesa all’interno della Chiesa stessa. Chiaramente lui aveva espresso a papa Benedetto XVI le stesse preoccupazioni, preoccupazioni che parevano comuni ad entrambi, mentre allo stesso tempo riaffermava, come la nostra fede ci insegna, la sua fiducia in Nostro Signore che ha promesso di rimanere nel Suo Corpo Mistico, “tutti i giorni, fino alla fine del mondo…" Quando io stesso parlai l’ultima volta con il cardinal Meisner a Colonia, il 4 marzo di quest’anno, era sereno ma, nello stesso tempo, mi espresse la sua determinazione a continuare la battaglia per Cristo e per le verità che Lui ci insegna, senza interruzioni, attraverso la Tradizione Apostolica». 

Purtroppo, ha proseguito il cardinale, «per diverse ragioni molti sacerdoti stanno in silenzio di fronte alla situazione in cui si trova la Chiesa, oppure abbandonano la chiarezza dell’insegnamento della Chiesa, scegliendo la confusione e l’errore». Inoltre, «l’approvazione dei media secolarizzati è per me un segno che la Chiesa sta fallendo miseramente nella sua testimonianza chiara e coraggiosa per la salvezza del mondo». Senza dimenticare che i media dipingono «coloro che parlano di quello che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato» come «i nemici del Papa». Quindi Burke ha spiegato che cosa significhi davvero seguire il Pontefice: «La pienezza del potere (plenitudo potestatis) essenziale all’esercizio dell’ufficio del successore di San Pietro è dipinta falsamente come un potere assoluto, tradendo così il Primato del successore di san Pietro», perché la pienezza del potere «serve precisamente per proteggerlo dal pensiero di tipo mondano e relativista che conduce alla confusione e alla divisione».

Purtroppo però, «riguardo alle dichiarazioni di papa Francesco, esiste una comprensione popolarmente sviluppata per cui ogni sua esternazione debba essere accettata come insegnamento papale o magisteriale…La questione è complicata, perché papa Francesco sceglie regolarmente di parlare in maniera colloquiale. Motivo per cui, quando qualcuno pone le sue osservazioni all’interno del contesto proprio dell’insegnamento e della pratica della Chiesa, può essere accusato di parlare contro il Santo Padre…Come risultato, si sarebbe tentati di rimanere in silenzio o di provare a spiegare dottrinalmente un linguaggio che confonde o persino contraddice la dottrina».

Di seguito, la spiegazione sul fatto che occorre «distinguere, come la Chiesa ha sempre fatto, le parole dell’uomo che è il Papa e le parole del Papa come vicario di Cristo in terra. Nel Medioevo, la Chiesa ha parlato dei due corpi del Papa: il corpo dell’uomo e il corpo del Vicario di Cristo…Attualmente, la Chiesa non era abituata ad un Pontefice Romano che parlasse pubblicamente in maniera colloquiale. Infatti, è sempre stata usata una grande prudenza, cosicché ogni parola pubblica del Papa fosse chiaramente in accordo con il Magistero». Papa Francesco, invece, «ha scelto di parlare spesso nel suo primo corpo, il corpo dell’uomo che è il Papa. Infatti, anche nei documenti che, in passato, rappresentavano un insegnamento più solenne, lui stesso ha detto chiaramente che non sta offrendo un insegnamento magisteriale ma il suo pensiero personale. Ma coloro che sono abituati ad una modalità differente di parlare del Papa, vogliono rendere ogni sua dichiarazione parte del Magistero». Anche se «ciò è semplicemente sbagliato e dannoso per la Chiesa».

Dire tutto questo non è «un atto di inimicizia nei confronti di papa Francesco». Al contrario, «senza questa distinzione perderemmo facilmente il rispetto per il papato o saremmo portati a pensare che, se non siamo d’accordo con le opinioni personali del Pontefice romano, allora dovremmo rompere la comunione con la Chiesa». Dunque, «mentre manteniamo fermamente la fede cattolica in ciò che concerne l’ufficio petrino, non possiamo cadere nell’idolatria del papato che renderebbe dottrina ogni parola pronunciata dal papa, anche se fosse interpretata in maniera contraria alla parola di Cristo stesso, ad esempio, riguardo all’indissolubilità del matrimonio (Mt 19, 9). Piuttosto, con il successore di Pietro, dovremmo sforzarci di comprendere sempre più a fondo la parola di Cristo, in modo da viverla sempre più perfettamente».

Poi Burke ha cominciato a parlare dell’antidoto alla confusione che è la devozione mariana, il Catechismo e il martirio. «Quale deve essere la nostra risposta al momento estremamente difficile in cui ci troviamo a vivere, momento che pare realisticamente apocalittico? Deve essere la risposta della fede, la fede in Nostro Signore Gesù Cristo che è vivo per noi nella Chiesa e che mai fallirà nell’insegnarci, santificarci e guidarci nella Chiesa, come anche Lui ha affermato, di rimanere con noi sempre fino al Suo ritorno». Ecco perché, «dobbiamo studiare più attentamente l’insegnamento della Fede contenuto nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed essere preparati a difendere questi insegnamenti contro le falsità». Inoltre, «non dobbiamo mancare nel riconoscere anche i molti segni edificanti di fedeltà a Cristo nella Chiesa. Penso a molte belle case cattoliche…a molti bravi e saldi sacerdoti e vescovi che vivono la fede e ne danno esempio nella loro vita quotidiana».

Infine, «per rimanere completamente uniti a Cristo…dobbiamo ricorrere alla Beata Vergine Maria, la Madre di Cristo e la Madre della Chiesa…lei continua ad essere il canale di tutte le grazie che, senza misura e senza sosta sgorgano dal Cuore glorioso e trafitto del Suo Divin Figlio». Bisogna poi «invocare frequentemente durante il giorno l’intercessione di san Michele Arcangelo», perché «c’è un’azione decisamente diabolica nella così dilagante confusione, divisione, errore nella Chiesa». C’è poi «San Giuseppe, il patrono della Chiesa universale. Dovremmo pregarlo ogni giorno per la pace nella Chiesa…Non senza ragioni, uno dei titoli di san Giuseppe è “Terrore dei demoni"».

«La Beata Vergine Maria ci condurrà allo stesso modo a cercare l’intercessione di san Pietro per il suo successore, papa Francesco…Dovremmo anche invocare l’intercessione dei grandi papi santi che hanno guidato la Chiesa in tempi difficili». E, «in modo particolare, dovremmo pregare per i cardinali della Chiesa, che sono i principali consiglieri del Pontefice romano», perché «in tempi simili, il servizio dei cardinali richiede loro una particolare chiarezza e coraggio e la volontà di accettare qualsiasi sofferenza sia richiesta per essere fedeli a Cristo e alla sua Chiesa, “anche fino a versare il sangue”». 

Poi il cardinale ha chiarito che ciò non significa ignorare «la gravità della situazione», ma non «lasciar spazio alla disperazione mondana…La nostra sicurezza è in Cristo. Sì, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per difendere la nostra fede cattolica in ogni circostanza…ma dobbiamo sapere che la vittoria appartiene ultimamente e unicamente a Cristo». Infine, «non ci può essere spazio…per lo scisma che è sempre e in ogni luogo sbagliato», ma «dovremmo essere pronti ad accettare qualsiasi sofferenza possa venire per la salvezza di Cristo e del Suo Corpo Mistico, la nostra Madre Chiesa…accettare di essere ridicolizzati, incompresi, perseguitati, esiliati e anche di morire, per rimanere uno con Cristo nella Chiesa sotto la protezione materna della beata Vergine Maria». Anche perché «lo scisma è frutto di un modo di pensare mondano, per cui si crede che la Chiesa sia nelle nostre mani».

Poi, data la particolare natura di questi pericoli, «dobbiamo salvaguardare specialmente la nostra fede nell’ufficio petrino e il nostro amore per il successore di san Pietro, papa Francesco…Rinnoviamo ogni giorno la nostra fede nella Chiesa e nell’ufficio, divinamente elargito, del Pontifice romano e preghiamo in maniera fervente per il Pontefice romano che possa servire Cristo in tutta obbedienza e generosità». Ecco perché, ha concluso Burke,«non dovremmo preoccuparci se questi sono momenti apocalittici o meno, ma di rimanere fedeli alla fede, generosi e coraggiosi nel servire Cristo e il Suo Corpo Mistico, la Chiesa. Infatti sappiamo che il capitolo finale della storia di questi tempi è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo sul peccato e sul suo frutto più mortale, la dannazione eterna. Ci resta da scrivere, insieme a Cristo, i capitoli intermedi attraverso la nostra fedeltà, coraggio e generosità come Suoi veri collaboratori, come veri soldati di Cristo».




"La verità della fede in pericolo". E firma la correzione a Bergoglio

La Chiesa vive un periodo di forte dibattito interno. Il professor Strumia, firmatario della "correzione filiale" e teologo di fama internazionale, spiega il perché

La Chiesa vive un periodo di forte dibattito interno. Don Alberto Strumia è stato docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari ed è attualmente docente invitato alla facoltà teologica dell'Emilia Romagna.

 

 
 
Ma è anche uno dei sacerdoti che ha firmato la "correzione filiale" su Amoris Laetitia, l'esortazione apostolica del Papa che tanto sta facendo discutere il mondo cattolico e non. La firma di don Strumia ha suscitato scalpore, essendogli pacificamente riconosciuta una competenza di carattere internazionale tanto in materia teologica quanto in ambito scientifico.

Professor Strumia, perché ha firmato la "correzione filiale" su Amoris Laetitia?

Perché ho ritenuto doveroso farlo, pur non avendo mai immaginato prima di ora che si sarebbe dovuti arrivare ad una decisione così estrema e dolorosa. Osare di indirizzare una correzione dottrinale al Papa lo si può e lo si deve fare solo quando è in pericolo la verità della fede e quindi la salvezza degli appartenenti al popolo di Dio. Il realismo dinanzi agli accadimenti non mi fa illudere che la correzione verrà presa seriamente in considerazione, dal momento che neppure i dubia sollevati da quattro Cardinali hanno ricevuto finora risposta, ma se siamo in tanti a sollecitare il chiarimento c'è una maggiore possibilità anche a causa della visibilità pubblica favorita dalla mediaticità dei nostri giorni. Sono in molti, nella Chiesa, a sentirsi soffocati da un clima negativo nel quale l'abuso del potere viene non di rado a sostituire l'autorevolezza.

In chiave dottrinale, può un sacerdote contraddire il Papa?

La "dottrina della Chiesa" non è inventata dai teologi e neppure dai Papi, ma è fondata sulla Scrittura e radicata nella tradizione della Chiesa. Il Papa è al servizio, come custode e garante di questa continuità e non può spezzarla neppure velatamente, lasciando intendere, con formulazioni ambigue, che oggi si possa credere e fare il contrario di ciò che è stato insegnato finora, dal Magistero, su questioni essenziali come la dottrina dei sacramenti o la morale familiare, con la motivazione che i tempi sono cambiati e il mondo esige un adeguamento. Per questo è un dovere di carità, che ha come scopo la "salvezza delle anime", come si diceva un tempo, e la difesa della stessa dignità del soglio di Pietro e di colui che lo occupa, mettere con il massimo rispetto in risalto queste ambiguità.

Questo dibattito teologico è strumentalizzato? C'è uno scambio meramente dottrinale o sta emergendo nella dialettica una divisione già esistente nella Chiesa?

E' evidente che oggi emerge, nella Chiesa, a livello di vertice, ciò che da cinquant'anni si è innescato dalla base fino a più in alto. La liturgia è divenuta sempre meno sacra e sempre più incentrata sull'inventiva più o meno istrionica dei celebranti e sul protagonismo di animatori sempre più preoccupati di esibire se stessi che di esaltare la centralità del Sacrificio di Cristo, che forse non comprendono nemmeno più. Le omelie sono diventate melense e sentimentali, o comizi politici, e il canto sempre meno liturgico. Chi avrebbe dovuto correggere, si è messo talvolta ad imitare queste stesse tendenze.

Una delle critiche che i tradizionalisti muovono al Pontefice è relativa ad una presunta svolta modernista. E' così?

Intanto bisognerebbe smettere di vedere tutto ciò che sta accadendo nella Chiesa come una contrapposizione tra correnti: "i tradizionalisti" e i "progressisti". La Chiesa non è un partito e le questioni fondamentali della dottrina e della morale non sono riducibili ad "opinioni" di una parte o di un'altra. Qui si tratta di essere cattolici o non di esserlo, cattolici o protestanti, cattolici o gnostici, cattolici o sostenitori di "tutte le religioni sono equivalenti", tanto la "misericordia" (!), autorizza a fare quello che si vuole e non c'è bisogno di nessuna conversione, se non quella che aderisce al "pensiero unico" che crede nel "nuovo ordine mondiale". Come dicevo prima si tratta di una tendenza di matrice modernista e protestantizzante che è in atto da una cinquantina d'anni e che ora è venuta allo scoperto del tutto in questi ultimi anni. Era un fuoco sotto la cenere che ora è stato rinvigorito.

Ma esiste davvero una contrapposizione tra "conservatori" e "progressisti"? Insomma, la parola di Dio non è una sola? Da laici è difficile comprendere queste differenze di visione...

La divisione interna alla Chiesa è un dato di fatto che non si può e non si deve negare: se non ci fosse nessuna divisione, oggi anche sulle questioni fondamentali, sulla dottrina e sul modo di applicarla nella pratica pastorale, non saremmo qui a parlarne. Ma come ho detto è scorretto parlare di una contrapposizione tra "progressisti" e "conservatori". Se il problema fosse solo quello di due linee di tendenza "opinabili" saremmo di fronte ad un pluralismo di scuola che potrebbe essere anche utile alla ricerca teologica, e uno stimolo a gareggiare nell'intraprendere opere culturali e caritative. Ma oggi non è così: quando le divergenze vanno ad intaccare i fondamenti della dottrina, allora non siamo più di fronte a due correnti di pensiero, a due opinioni ammissibili, ma a due dottrine contrapposte, a due chiese separate, di fatto, anche se non giuridicamente. Come due "separati in casa".

Qual è il rapporto della linea dottrinale di questo Pontificato con Martin Lutero e la dottrina protestante?

Si direbbe che Lutero è guardato come un profeta e come un santo, che ha capito con largo anticipo ciò che la Chiesa cattolica non ha compreso finora, condannandosi ad un ritardo storico che sarebbe giunta l'ora di risanare. Eppure, la biografia di Lutero è tutt'altro che presentabile come un capitolo di "agiografia!” La Chiesa si è lentamente, ma inesorabilmente protestantizzata... E il "cavallo di Troia" per far avanzare questo processo è divenuto quello dell' "ambiguità", nelle parole e nei gesti, insieme ad una concezione di "misericordia senza pentimento nè conversione" che ricorda tanto il pecca fortiter et crede fortius ( pecca fortemente e credi ancor più fortemente) di luterana memoria. E di fronte a tutto questo come non si poteva non muovere una "correzione filiale" che mettesse allo scoperto la gravità della situazione?




[Modificato da Caterina63 30/09/2017 23:50]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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