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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (6)

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2017 09:55
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25/11/2017 13:41
 
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  La vacca sacra: sono gli effetti tossici della Laudato Sì?

È vergognosa e scandalosa la facilità con cui si bestemmia il Signore e si profana una chiesa (anche se sconsacrata) al giorno d’oggi, col placet del clero progressista.

Certamente che il titolo è provocatorio poiché la Laudato sì non induce a tanto, sia ben chiaro. Volevamo dare questo titolo: “Padre perdonali, non sanno quello che fanno” anche perché, è onesto dirlo subito, non è che si può dare la colpa di tutto al papa, ma questo pontificato ambientalista e buonista sta spingendo davvero oltre i limiti consentiti agli uomini, specialmente ai pastori. Questo magistero è intoccabile – basta leggere che fine fanno coloro che si azzardano a qualche critica, o vedere come il papa sta trattando – con il silenzio e un tacito compiacimento – quei vescovi scelti da lui stesso alla Galantino, da quelli che dimostrano più ortodossia come il cardinale Sarah. Ma Gesù Cristo può essere messo alla berlina con il consenso del vescovo e il silenzio di un papa. No! è inaccettabile!

Ne hanno parlato in tanti, tranne Colui che avrebbe dovuto “urlare dai tetti”: “che cosa vi siete bevuti, il cervello?” e, naturalmente, avrebbe dovuto richiamare pubblicamente questo vescovo perché, quando lo scandalo è pubblico, deve essere pubblica l’ammenda, pubblico il ripudio a ciò che ha dato origine allo scandalo. Ma papa Francesco tace, eppure sappiamo bene quanto parla, quando vuole, per esempio quando ha dato un consiglio che una volta faceva parte dell’educazione civica o stradale: «lo scarso senso di responsabilità da parte di molti conducenti, che sembrano spesso non avvedersi delle conseguenze anche gravi della loro disattenzione (per esempio l’uso improprio dei cellulari) o della loro sregolatezza», vedi qui.

E’ evidente però che schernire Gesù Cristo, per papa Francesco, non è offensivo. Tanto che vuoi che sia, chiodo più, chiodo meno, oramai è risorto (forse, chiosa il preposto gesuita Sosa). E così tace papa Francesco. Ma che strana coincidenza, siamo alla vigilia della Solennità di Cristo Re e cosa ti combina il demonio? Un bel rimpiazzo appoggiato e sostenuto da un vescovo, con un papa che tace il misfatto, meglio di così, a Satana, non poteva andare. Papa Francesco che grida allo scandalo per i cristiani “chiacchieroni”, ma che tace sui cristiani scandalizzati dai Pastori apostati ed eretici, vedi qui.

Cosa vuoi che importa? Tanto poi ci sarà il solito Angelus domenicale, con la solita predica sull’accoglienza, anàtemi se non porti a casa un emigrato (tranne che a casa santa Marta, ovviamente) con i soliti moniti contro quei cattolici rigoristi che si scandalizzano se in pubblico si offende Dio, quello vero naturalmente, perché se si trattasse di qualche altra divinità, interverrebbe subito tutto il Vaticano; si osannerà a Cristo Re senza alcun dubbio perché è purtroppo evidente e chiaro come il sole che, LA PAROLA si è fatta carta… e la si straccia nei fatti, continuando ad usare parole senza più dottrina, senza più inviti alla conversione a Cristo Re, senza più riparare i veri scandali che ci stanno sommergendo e soffocando.

Ecco messa in pratica la Laudato sì, lo dice l’artista mica noi eh! e il vescovo ha approvato. Sissignori, il vescovo ha approvato il sacrilegio. “La vacca sacra”…. Come ha raccontato il giornale Le Soir,  secondo l’artista «i cattolici non devono sentirsi offesi. Come Gesù morì sulla croce anche questa mucca è morta sulla croce per i peccati rappresentati dai nostri rifiuti e dall’inquinamento ambientale», vedi qui.

Un vescovo che ignora la gravità di quanto ha permesso, non è degno di essere vescovo, ma neppure prete, ed il Pontefice ha tutto il dovere e l’obbligo di intervenire per riparare il grave sacrilegio.

Laddove non ci è lecito offendere la dignità umana, così non ci è lecito offendere Dio perché l’amore per il prossimo passa attraverso l’Amor di Dio in Cristo Gesù Crocefisso, la cui Croce adoriamo. Questo artista avrebbe dovuto essere corretto dal vescovo perché insieme hanno offeso sia l’uomo che Dio, perché Dio si è fatto uomo e non un animale, non una vacca, e la vacca non è Dio. I Cattolici devono sentirsi offesi due volte, sia nella propria dignità di uomini creati a “immagine e somiglianza di Dio”, sia per la fede in Cristo Gesù, nostro Signore e nostro Dio.

E questo è detto con tutto il vero e più sacro rispetto verso gli animali e l’ambiente perché, chi è davvero cattolico e vive coerentemente il Vangelo, è persona che rispetta la natura, vuol bene agli animali e alle piante e non ha bisogno di una enciclica ambientalista, o di sentirsi dire che usare il cellulare in macchina è pericoloso, ma dal papa ha bisogno di sentirsi dire che chi offende Dio cade in peccato mortale, e chi cade nel peccato deve convertirsi e riparare lo scandalo con la conversione anche pubblica, laddove lo scandalo è stato pubblico.

Invitiamo i Sacerdoti a fare almeno una Messa in riparazione a questo atto sacrilego, ed invitiamo i laici a sostenere queste Messe di riparazione e unirci tutti a dire Rosari di riparazione, sentirci coinvolti e scandalizzati per Amore a Cristo e perché, come ammonisce Gesù stesso: «Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,38).




Il teologo card. Muller: «Si rischia una separazione che potrebbe sfociare in uno scisma. Io resto con Bergoglio, ma chi reclama va ascoltato»

Gerhard Müller (LaPresse)


«C’è un fronte dei gruppi tradizionalisti, così come dei progressisti, che vorrebbe vedermi a capo di un movimento contro il Papa. Ma io non lo farò mai. Ho servito con amore la Chiesa per 40 anni da prete, 16 anni da cattedratico della teologia dogmatica e 10 anni da vescovo diocesano. Credo nell’unità della Chiesa e non concedo a nessuno di strumentalizzare le mie esperienze negative degli ultimi mesi. Le autorità della Chiesa, però, devono ascoltare chi ha delle domande serie o dei reclami giusti; non ignorarlo o, peggio, umiliarlo. Altrimenti, senza volerlo, può aumentare il rischio di una lenta separazione che potrebbe sfociare in uno scisma di una parte del mondo cattolico, disorientato e deluso. La storia dello scisma protestante di Martin Lutero di cinquecento anni fa dovrebbe insegnarci soprattutto quali sbagli evitare».
Il cardinale Gerhard Müller parla con voce piana e un marcato accento tedesco. Siamo nell’appartamento di Piazza della Città Leonina che in passato aveva occupato Joseph Ratzinger prima di diventare Benedetto XVI, in un palazzo abitato da alti prelati.

Müller, forse il più rispettato teologo cattolico, è l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sostituito a sorpresa nel luglio scorso da Jorge Mario Bergoglio. «Il Papa mi confidò: “Alcuni mi hanno detto anonimamente che lei è mio nemico” senza spiegare in qual punto», racconta affranto. «Dopo quarant’anni al servizio della Chiesa, mi sono sentito dire questo: un’assurdità preparata da chiacchieroni che invece di instillare inquietudine nel Papa farebbero meglio a visitare uno strizzacervelli. Un vescovo cattolico e cardinale di Santa Romana Chiesa è per natura con il Santo Padre. Ma credo che, come diceva il teologo del Cinquecento, Melchior Cano, i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi».

Parole dure, risentite, di chi sente di avere subito un torto immeritato. Il cardinale esclude, come sostengono alcune voci allarmistiche, che qualcuno stia ordendo complotti contro Francesco, in polemica con alcune prese di posizione ritenute troppo progressiste: lo considera «un’assoluta esagerazione». Ma ammette che la Chiesa è percorsa da tensioni profonde. «Le tensioni nascono dalla contrapposizione tra un fronte tradizionalista estremista su alcuni siti web, e un fronte progressista ugualmente esagerato, che oggi cerca di accreditarsi come superpapista», secondo Müller. Si tratta di minoranze, ma agguerrite.

Per questo il cardinale trasmette un messaggio di unità ma anche di preoccupazione. «Attenzione: se passa la percezione di un’ingiustizia da parte della Curia romana, quasi per forza di inerzia si potrebbe mettere in moto una dinamica scismatica, difficile poi da recuperare. Credo che i cardinali che hanno espresso dei dubbi sull’Amoris Laetitia, o i 62 firmatari di una lettera di critiche anche eccessive al Papa vadano ascoltati, non liquidati come “farisei” o persone brontolone. L’unico modo per uscire da questa situazione è un dialogo chiaro e schietto. Invece ho l’impressione che nel “cerchio magico” del Papa ci sia chi si preoccupa soprattutto di fare la spia su presunti avversari, così impedendo una discussione aperta ed equilibrata. Classificare tutti i cattolici secondo le categorie di “amico” o “nemico” del Papa, è il danno più grave che causano alla Chiesa. Uno rimane perplesso se un giornalista ben noto, da ateo si vanta di essere amico del Papa; e in parallelo un vescovo cattolico e cardinale come me viene diffamato come oppositore del Santo Padre. Non credo che queste persone possano impartirmi lezioni di teologia sul primato del Romano Pontefice».

Müller non vede una Chiesa più divisa di quanto fosse negli anni di Benedetto XVI. «Però la vedo più debole. Fatichiamo ad analizzare i problemi. I sacerdoti scarseggiano e diamo risposte più organizzative, politiche e diplomatiche che teologiche e spirituali. La Chiesa non è un partito politico con le sue lotte per il potere. Dobbiamo discutere sulle domande esistenziali, sulla vita e la morte, sulla famiglia e le vocazioni religiose, e non permanentemente sulla politica ecclesiastica. Papa Francesco è molto popolare, e questo è un bene. Ma la gente non partecipa più ai Sacramenti. E la sua popolarità tra i non cattolici che lo citano con entusiasmo, non cambia purtroppo le loro false convinzioni. Emma Bonino, per esempio, loda il Papa ma resta ferma sulle sue posizioni in tema di aborto che il Papa condanna. Dobbiamo stare attenti a non confondere la grande popolarità di Francesco, che pure è un enorme patrimonio per il mondo cattolico, con una vera ripresa della fede: anche se tutti sosteniamo il Papa nella sua missione».

Nell’ottica del cardinale Müller, dopo quasi cinque anni di pontificato una fase si è chiusa: quella della Chiesa intesa come «ospedale da campo», definizione felice che Francesco affidò alla Civiltà Cattolica nel 2013, poco dopo l’elezione. «Fu una grande intuizione del Papa. Ma forse ora bisogna andare oltre l’ospedale da campo, e archiviare la guerra contro il bene naturale e soprannaturale degli uomini di oggi che lo ha reso necessario», sostiene. «Oggi avremmo bisogno più di una Silicon Valley della Chiesa. Dovremmo essere gli Steve Jobs della fede, e trasmettere una visione forte in termini di valori morali e culturali e di verità spirituali e teologiche». Non basta, aggiunge, «la teologia popolare di alcuni monsignori né la teologia troppo giornalistica di altri. Abbiamo bisogno anche della teologia a livello accademico».

Dalle sue parole si intuisce che le critiche sono rivolte soprattutto ad alcuni collaboratori di Francesco. «Va bene la divulgazione. Francesco tende giustamente a sottolineare la superbia degli intellettuali. A volte, tuttavia, i superbi non sono solo loro. Il vizio della superbia è una impronta del carattere e non dell’intelletto. Io penso alla umiltà di San Tommaso, il più grande intellettuale cattolico. La fede e la ragione sono amiche».Nell’ottica del cardinale, il modello di papato che tende a emergere a intermittenza, «più come sovrano dello Stato del Vaticano che come supremo insegnante della fede», può suscitare qualche riserva.

«Ho la sensazione che Francesco voglia ascoltare e integrare tutti. Ma gli argomenti delle decisioni devono essere discussi prima. Giovanni Paolo II era più filosofo che teologo, ma si faceva assistere e consigliare dal cardinale Ratzinger nella preparazione dei documenti del magistero. Il rapporto fra il Papa e la Congregazione per la dottrina della fede era e sarà sempre la chiave per un proficuo pontificato. E ricordo anche a me stesso che i vescovi sono in comunione con il Papa: fratelli e non delegati del Papa, come ci ricordava il Concilio Vaticano II».

Müller non ha ancora smaltito «la ferita», la chiama così, dei suoi tre collaboratori licenziati poco prima della sua sostituzione. «Sono stati dei preti buoni e competenti che lavoravano per la Chiesa con dedizione esemplare», è il suo giudizio. «Le persone non possono essere mandate via ad libitum, senza prove né processo, solo perché qualcuno ha denunciato anonimamente vaghe critiche al Papa mosse da parte di uno di loro…».

 




 

[Modificato da Caterina63 27/11/2017 08:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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