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LETTERA PROFETICA DI SAN PIO X SULLA APOSTASIA NELLA CHIESA del 25 agosto 1910

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2017 15:27
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12/06/2017 15:07
 
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  Lettera (profetica, sulla apostasia nella Chiesa)


Notre charge apostolique - 25 agosto 1910


La concezione secolarizzata della democrazia
Lettera agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi - Pio X

[1] La nostra carica apostolica ci rende doveroso vigilare sulla purezza della fede e sull'integrità della disciplina cattolica, preservare i fedeli dai pericoli dell'errore e del male, soprattutto quando l'errore e il male sono loro presentati con un linguaggio trascinante, che velando l'incertezza delle idee e l'equivocità dell'espressione con l'ardore del sentimento e con l'altisonanza delle parole, può infiammare i cuori per cause seducenti, ma funeste. Tali sono state un tempo le dottrine dei sedicenti filosofi del secolo diciottesimo, quelle della Rivoluzione e del liberalismo, tante volte condannate; tali sono, ancor oggi, le teorie del Sillon, che, sotto le loro apparenze brillanti e generose, mancano troppo spesso di chiarezza, di logica e di verità, e, da questo punto di vista, non derivano dal genio cattolico e francese.

[2] Abbiamo lungamente esitato, Venerabili Fratelli, a dire pubblicamente e in forma solenne il nostro pensiero sul Sillon. Per deciderci a farlo è stato necessario che le vostre preoccupazioni venissero ad aggiungersi alle nostre. Infatti amiamo la valorosa gioventù schierata sotto la bandiera del Sillon, e la riteniamo degna di elogio e di ammirazione sotto molti aspetti. Amiamo i suoi capi, nei quali abbiamo il piacere di riconoscere anime elevate, superiori alle passioni volgari e animate del più nobile entusiasmo per il bene. Li avete visti, Venerabili Fratelli, pervasi da un sentimento vivissimo di umana fraternità, presentarsi davanti a quanti lavorano e soffrono per sollevarli, sostenuti nella loro dedizione dall'amore per Gesù Cristo e dalla pratica esemplare della religione.

[3] Era l'indomani della memorabile Enciclica del nostro predecessore di felice memoria, Leone XIII, sulla condizione degli operai. La Chiesa, per bocca del suo capo supremo, aveva riservato sugli umili e sui piccoli tutte le tenerezze del suo cuore materno, e sembrava invocare paladini sempre più numerosi della restaurazione dell'ordine e della giustizia nella nostra turbata società. I fondatori del Sillon non venivano, al momento opportuno, a mettere al suo servizio truppe giovani e credenti, per la realizzazione dei suoi desideri e delle sue speranze? E, di fatto, il Sillon innalzò in mezzo alle classi operaie lo stendardo di Gesù Cristo, il segno della salvezza per gli individui e per le nazioni, alimentando la sua attività sociale alle sorgenti della grazia, imponendo il rispetto della religione agli ambienti meno favorevoli, abituando gli ignoranti e gli empi a sentir parlare di Dio, e spesso sorgendo, nel corso di pubblici contraddittori, di fronte a un pubblico ostile, sollecitato da una domanda o da una espressione sarcastica, per gridare ad alta voce e con fierezza la propria fede. Erano i tempi belli del Sillon; è il suo lato bello, che spiega gli incoraggiamenti e le approvazioni che non hanno risparmiato a esso l'episcopato e la Santa Sede, fino a quando questo fervore religioso ha potuto velare il vero carattere del movimento del Sillon.

[4] Perché, bisogna dirlo, Venerabili Fratelli, le nostre speranze sono state, in gran parte, ingannate. Venne il giorno in cui il Sillon mise in evidenza, per occhi chiaroveggenti, tendenze inquietanti. Il Sillon usciva di strada. Sarebbe potuto capitare diversamente? I suoi fondatori, giovani, entusiasti e pieni di fiducia in sé stessi, non erano sufficientemente dotati di scienza storica, di sana filosofia e di solida teologia per affrontare senza pericolo i difficili problemi sociali verso i quali erano attirati dalla loro attività e dal loro cuore, e per mettersi in guardia, sul terreno della dottrina e dell'ubbidienza, contro le infiltrazioni liberali e protestanti.

[5] I consigli non sono loro mancati; dopo i consigli sono venuti gli ammonimenti; ma abbiamo avuto il dolore di vedere sia gli avvertimenti che i rimproveri scivolare sulle loro anime sfuggenti e restare senza esito. Le cose sono giunte a un punto tale, che tradiremmo il nostro dovere, se mantenessimo più a lungo il silenzio. Dobbiamo la verità ai nostri cari figli del Sillon, che un ardore generoso ha condotto su una via tanto falsa quanto pericolosa. La dobbiamo a un gran numero di seminaristi e di sacerdoti, che il Sillon ha sottratto, se non all'autorità, almeno alla direzione e all'influenza dei loro vescovi; la dobbiamo infine alla Chiesa, dove il Sillon semina la divisione e di cui compromette gli interessi.





[Modificato da Caterina63 12/06/2017 15:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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