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LETTERA PROFETICA DI SAN PIO X SULLA APOSTASIA NELLA CHIESA del 25 agosto 1910

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2017 15:27
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12/06/2017 15:23
 
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[III. Giudizio complessivo ed esortazioni]

[Illuminismo e spirito della Rivoluzione]

[41] Conosciamo fin troppo le cupe officine, in cui si elaborano queste dottrine deleterie, che non dovrebbero sedurre spiriti chiaroveggenti. I capi del Sillon non hanno potuto difendersene; l'esaltazione dei loro sentimenti, la cieca bontà del loro cuore, il loro misticismo filosofico, mescolato con una componente illuministica, li hanno trascinati verso un nuovo vangelo, nel quale hanno creduto di vedere il vero Vangelo del Salvatore, al punto che osano trattare Nostro Signore gesù Cristo con una familiarità assolutamente irrispettosa e che, poiché il loro ideale è imparentato con quello della Rivoluzione, non temono di fare collegamenti blasfemi fra il Vangelo e la Rivoluzione, che non hanno la scusa di essere sfuggiti a qualche tumultuosa improvvisazione.

[Vangelo e società idealizzata]

[42] Vogliamo attirare la vostra attenzione, Venerabili Fratelli, su questa deformazione del Vangelo e del carattere sacro di Nostro Signore Gesù Cristo, Dio e Uomo, praticata nel Sillon e altrove. In altri ambienti è di moda, quando si tocca la questione sociale, mettere anzitutto da parte la Divinità di Gesù Cristo, e poi parlare soltanto della sua sovrana mansuetudine, della sua compassione per tutte le miserie umane, delle sue pressanti esortazioni all'amore del prossimo e alla fraternità. Certo, Gesù ci ha amati di un amore immenso, infinito, ed è venuto sulla terra a soffrire e a morire affinché, riuniti attorno a Lui nella giustizia e nell'amore, animati dai medesimi sentimenti di carità reciproca, tutti gli uomini vivano nella pace e nella felicità.

Ma, per la realizzazione di questa felicità temporale ed eterna, Egli ha posto, con un'autorità sovrana, la condizione che si faccia parte del suo gregge, che si accetti la sua dottrina, che si pratichi la virtù e che ci si lasci ammaestrare e guidare da Pietro e dai suoi successori.

Inoltre, se Gesù è stato buono con gli smarriti e con i peccatori, non ha rispettato le loro convinzioni erronee, per quanto sincere sembrassero; li ha tutti amati per istruirli, per convertirli e per salvarli. Se ha chiamato a Sé, per consolarli, quanti piangono e soffrono, non è stato per predicare loro l'invidia di un'uguaglianza chimerica. Se ha sollevato gli umili, non è stato per ispirare loro il sentimento di una dignità indipendente e ribelle all'ubbidienza.


Se il suo Cuore traboccava di mansuetudine per le anime di buona volontà, ha saputo ugualmente armarsi di una santa indignazione contro i profanatori della casa di Dio, contro i miserabili che scandalizzano i piccoli, contro le autorità che opprimono il popolo sotto il carico di pesanti fardelli, senza muovere un dito per sollevarli.

Egli è stato tanto forte quanto dolce; ha rimproverato, minacciato, castigato, sapendo e insegnandoci che spesso il timore è l'inizio della saggezza e che a volte conviene tagliare un membro per salvare il corpo. Infine, non ha annunciato per la società futura il regno di una felicità ideale, da cui sarebbe bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e i suoi esempi, ha tracciato il cammino della felicità possibile sulla terra e della felicità perfetta in Cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che si avrebbe torto ad applicare soltanto alla vita individuale in vista della salvezza eterna; sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Nostro Signore Gesù Cristo una realtà ben diversa da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità.

[Il fondamento per la soluzione della questione sociale: l'adempimento dei doveri sociali e la giusta organizzazione della società secondo prospettive realistiche]

[43] Da parte vostra, Venerabili Fratelli, continuate attivamente l'opera del Salvatore degli uomini, con l'imitazione della sua dolcezza e della sua forza. Siate attenti a tutte le miserie; nessun dolore sfugga alla vostra sollecitudine pastorale, nessun lamento vi trovi indifferenti. Ma predicate anche coraggiosamente i loro doveri ai grandi e ai piccoli; spetta a voi formare la coscienza del popolo e dei pubblici poteri. La questione sociale sarà decisamente prossima alla soluzione quando gli uni e gli altri, meno esigenti sui loro reciproci diritti, compiranno più precisamente i loro doveri.

[44] Inoltre, come nel conflitto degli interessi, e soprattutto nella lotta con forze disoneste, la virtù di un uomo, la sua stessa santità non è sempre sufficiente per garantirgli il pane quotidiano, e i meccanismi sociali dovrebbero essere organizzati in modo tale che, con la loro attività naturale, paralizzino gli sforzi dei cattivi e rendano accessibile a ogni buona volontà la sua parte legittima di felicità temporale, desideriamo vivamente che prendiate una parte attiva nell'organizzazione della società a questo fine.

Per questo scopo poi, mentre i vostri sacerdoti si dedicheranno con ardore al lavoro della santificazione delle anime, della difesa della Chiesa, e alle opere di carità propriamente dette, voi ne sceglierete alcuni, attivi e di spirito prudente, dotati della qualifica di dottore in filosofia e in teologia, e che possiedano perfettamente la storia della civiltà antica e moderna, e li applicherete agli studi meno elevati e più pratici della scienza sociale, per metterli, a tempo opportuno, alla testa delle vostre opere di azione cattolica. Tuttavia questi sacerdoti non si facciano deviare, nel dedalo delle opinioni contemporanee, dal miraggio di una falsa democrazia; non prendano a prestito della retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo un linguaggio enfatico, pieno di promesse tanto sonore quanto irrealizzabili.

Abbiamo la convinzione che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, felicemente concertati, hanno suscitato a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che non ha mai tradito la felicità del popolo con alleanze compromissorie, non deve distaccarsi dal passato e che le basta riprendere con la collaborazione dei veri operai della restaurazione sociale, gli organismi infranti dalla Rivoluzione e adattarli, nel medesimo spirito cristiano che li ha ispirati, al nuovo ambiente creato dall'evoluzione materiale della società contemporanea: infatti i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti.

[45] A quest'opera sommamente degna del vostro zelo pastorale, desideriamo che la gioventù del Sillon, liberata dai suoi errori, lungi dal porvi ostacolo, vi apporti, nell'ordine e nella sottomissione convenienti un concorso leale ed efficace.

[Orientamenti per i membri del movimento del Sillon]

[46] Rivolgendoci dunque ai capi del Sillon con la fiducia di un Padre che parla ai suoi figli, chiediamo loro per il loro bene, per il bene della Chiesa e della Francia, di cedervi il loro posto. Certamente ci rendiamo conto della portata del sacrificio che sollecitiamo da loro, ma li sappiamo anche sufficientemente generosi da compierlo, e, anticipatamente, in nome del Nostro Signore Gesù Cristo, di cui siamo l'indegno rappresentante, per questo li benediciamo. Quanto ai membri del Sillon, vogliamo che si organizzino per diocesi allo scopo di lavorare, sotto la direzione dei rispettivi vescovi, alla rigenerazione cristiana e cattolica del popolo, contemporaneamente al miglioramento della sua condizione. Per il momento, questi gruppi diocesani saranno indipendenti gli uni dagli altri; e allo scopo di sottolineare che hanno rotto con gli errori del passato, prenderanno il nome di Sillon cattolici e ciascuno dei loro membri aggiungerà alla sua qualifica di "membro del Sillon" lo stesso aggettivo di cattolico.

Resta indiscusso che ogni membro del Sillon cattolico conserverà la libertà di mantenere d'altra parte le sue preferenze politiche, epurate di tutto quanto no sia completamente conforme, in questa materia, alla dottrina della Chiesa. Se tuttavia, Venerabili Fratelli, dei gruppi rifiutassero di sottomettersi a queste condizioni, dovreste considerarvi, per questo, in stato di rifiuto di sottomettersi alla vostra direzione; e, allora, vi sarebbe da esaminare se essi si limitano alla politica o all'economia pura, o se perseverano nei loro vecchi sbandamenti. Nel primo caso, è chiaro che non dovreste occuparvene più che dei comuni fedeli; nel secondo, dovreste agire di conseguenza, con prudenza, ma con fermezza.

I sacerdoti dovranno mantenersi completamente al di fuori dei gruppi dissidenti e si limiteranno a fornire il soccorso del santo ministero individualmente ai loro membri, applicando loro al tribunale della Penitenza le regole comuni della morale relativamente alla dottrina e alla condotta. Quanto ai gruppi cattolici, i sacerdoti e i seminaristi, pur favorendoli e assecondandoli, si asterranno dall'aderirvi come membri, perché è giusto che la milizia sacerdotale resti al di sopra delle associazioni laiche, anche le più utili e animate dallo spirito migliore.

[Conclusione]

[47] Tali sono le misure pratiche, con le quali abbiamo creduto necessario sanzionare questa lettera sul Sillon e sui suoi aderenti. Voglia il Signore, e noi lo preghiamo dal fondo dell'anima, far comprendere a questi uomini e a questi giovani le gravi ragioni che l'hanno dettata, dia loro la docilità del cuore, e il coraggio di provare, di fronte alla Chiesa, la sincerità del loro fervore cattolico; e ispiri a voi, Venerabili Fratelli, per loro, che ormai sono vostri, i sentimenti di un affetto assolutamente paterno.

[48] In questa speranza, e per ottenere questi tanto desiderabili risultati, vi accordiamo di tutto cuore, come al vostro clero e al vostro popolo, la Benedizione Apostolica.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 agosto 1910, nell'anno ottavo del Nostro Pontificato

Note:

(1) "[.] dispares tueatur ordines, sane proprios bene constitutae civitatis; eam denum humano convictui velit formam atque indolem esse, qualem Deus auctor indidit" (Leone XIII Enciclica Graves de communi [del 18-1-1901, in ASS, vol. XXXIII, p.387])

(2) "Hinc imperium penes plebem in civitate velint esse, ut, sublatis ordinum gradibus aequatisque civibus, ad bonorum etiam inter eos aequalitatem sit gressus" (ibidem): "Per questo vogliono che il potere nella città sia in mano al popolo, affinché, soppresse le classi sociali e livellati i cittadini, si apra fra loro la via anche all'uguaglianza dei beni"

(3) "Instaurare tutte le cose in Cristo" (Ef. 1, 10); l'espressione paolina fu assunta da Papa san Pio X come divisa del suo pontificato.

(4) "Immo recentiores perplures, eorum vestigiis ingredientes qui sibi superiore saculo philosophorum nomen inscripserunt, omnem inquiunt potestatem a populo sibi mandatam, et hac quidem lege, ut populi ipsius voluntate, a quo mandata est, revocari possit. Ab his vero dissentium catholici homines, qui jus imperandi a deo repetunt velut a naturali necessarioque principio" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, del 29-6-1881, in ASS, vol. XIV, p.4)

(5) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907

(6) "Interest autem attendere hoc loco, eos, qui reipublicae praefuturi sint, posse in quibusdam causis voluntate iudicioque deligi multitudinis, non adversante neque repugnante doctrina catholica. Quo sane delectu designatur princeps, non conferuntur iura principatus: neque mandatur imperium, sed statuitur a quo sit gerendum" (Leone XIII, Enciclica Diuturnun illud, cit., pp.4-5)

(7) Mt. 22,21

(8) "Quamobrem, salva iustitia, non prohibentur populi illud sibi genus comparare reipublicae, quod aut ipsorum ingenio, aut maiorum istitutis moribusque magis apte conveniat" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, cit., pp. 5)

(9) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907

(10) Marc Sangnier, Parigi, maggio 1910




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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