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Una provocazione ma anche uno studio sulla scelta di Paolo VI per la messa moderna

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2019 22:51
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14/10/2017 23:29
 
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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 3 dicembre 1969

Risultati immagini per Paul VI

 

Le importanti novità dell'oggi escludono ogni flessione dalla incorrotta ortodossia

Diletti Figli e Figlie!

Noi vorremmo guardare per un momento dentro i vostri animi. Noi vi supponiamo tutti buoni e fedeli, e desiderosi d’incontrare il volto della Chiesa vera; un volto giovane e vivo, un volto bello, come un volto di sposa, la sposa di Cristo, «senza alcuna macchia, senza difetti, santa e immacolata» (cfr. Eph. 5, 27), come dice San Paolo, e come il Concilio ci aveva lasciato sperare. Invece pare a Noi d’intravedere nei vostri cuori un doloroso stupore: dov’è la Chiesa, che noi amiamo, che noi desideriamo? quella d’ieri era forse migliore di quella d’oggi? e quella di domani, quale sarà? un senso di confusione sembra diffondersi anche nelle file dei migliori figli della Chiesa, talora anche fra i più studiosi e fra i più autorevoli. Si parla tanto di autenticità; ma dove la possiamo trovare, mentre tante cose caratteristiche, alcune anche essenziali, sono messe in questione? Si parla tanto di unità: e molti cercano d’andare per conto proprio. Di apostolato: e dove sono gli apostoli generosi e entusiasti, mentre le vocazioni diminuiscono, e fra il Laicato cattolico stesso si affievolisce la coesione e lo spirito di conquista? Si parla tanto di carità, e si respira in certi ambienti stessi ecclesiali un fiato critico ed amaro, che non può essere quello del vento di Pentecoste. E che dire della marea avversaria alla religione, alla Chiesa, che sale intorno a noi? Un senso d’incertezza percorre, come un brivido febbrile, il corpo ecclesiale; è mai possibile che questo paralizzi nella Chiesa cattolica il suo carisma caratteristico, quello della sicurezza e del vigore?

LA DIFFUSIONE DELLA PAROLA VERA E SANA

Carissimi Figli! quale lungo discorso meriterebbe un tema come questo, cioè sulla diagnosi spirituale, morale e psicologica del popolo cattolico in quest’ora forte e burrascosa per il mondo intero! Come già altre volte, e com’è Nostra abitudine in questo breve trattenimento settimanale, Noi vi accenniamo appena, solo perché sappiate che anche il Papa vi pensa, e che anche voi dovete pensarvi. Vi diremo innanzi tutto che non bisogna lasciarsi troppo impressionare, né tanto meno impaurire. Anche se i fenomeni preoccupanti assumono misure di gravità, bisogna pur rilevare che spesso nascono da minoranze numericamente piccole, e da fonti molto spesso punto autorevoli: i mezzi moderni di diffusione pubblicitaria invadono oggi con strepitosa facilità l’opinione pubblica, e dànno a fatti minimi effetti sproporzionati. Resta ancora un’immensa maggioranza di gente sana, buona e fedele a cui possiamo far credito; anzi a questa Noi ci rivolgiamo con la Nostra fiducia, e la invitiamo con la Nostra esortazione a rimanere salda e a farsi più cosciente ed operosa: il Popolo cristiano deve da sé immunizzarsi e affermarsi; silenziosamente, ma sicuramente. La diffusione della parola vera e sana - della predicazione sacra, della scuola fondata su principii cristiani, della stampa improntata al nome cattolico, o relativa al magistero della Chiesa - può essere l’antidoto opportuno alla vertigine delle troppe voci rumorose, che riempiono oggi le correnti della pubblica opinione.

LIMITI DELL’INCHIESTA SOCIOLOGICA

La quale tende oggi a prodursi anche con un metodo, che possiamo chiamare nuovo, quello dell’inchiesta sociologica. È di moda; e si presenta con la severità del metodo, che pare del tutto positivo e scientifico, e con l’autorità del numero; così che il risultato d’un’inchiesta tende a diventare decisivo, non solo nell’osservazione d’un fatto collettivo, ma nell’indicazione d’una norma da adeguare al risultato stesso. Il fatto diventa legge. Potrebbe essere un fatto negativo, e l’inchiesta tende egualmente a giustificarlo come normativo. Senza tener conto che l’oggetto d’un’inchiesta è, di solito, parziale e quasi isolato dal contesto sociale e morale, in cui è inserito, e che riguarda spesso l’aspetto soltanto soggettivo, cioè quello dell’interesse privato o psicologico, del fatto osservato; non quello dell’interesse generale e d’una legge da compiere. L’inchiesta allora può generare un’incertezza morale, socialmente assai pericolosa. Sarà sempre utile come analisi d’una situazione particolare; ma per noi, seguaci del regno di Dio, essa dovrà sottoporre i suoi risultati a criteri diversi e superiori, come quelli delle esigenze dottrinali della Fede e della guida pastorale sui sentieri del Vangelo.

Questo ci fa riflettere se i malanni, dei quali soffre oggi nel suo interno la Chiesa, non siano principalmente dovuti alla contestazione, tacita o palese, della sua autorità, cioè della fiducia, dell’unità, dell’armonia, della compagine nella verità e nella carità, secondo la quale Cristo l’ha concepita e istituita, e la tradizione per noi l’ha sviluppata e trasmessa.

SICUREZZA, UNITÀ, ARMONIA

E allora Noi vorremmo che la vostra venuta, pia e fiduciosa, alla tomba dell’Apostolo, su cui il Signore ha fondato la sua Chiesa, premiasse i vostri passi con la visione, sì, ideale e celeste della Chiesa, della Chiesa una e santa, cattolica ed apostolica, e con la visione altresì terrestre della Chiesa reale, umana e sempre imperfetta, ma tesa, oggi specialmente, in un mirabile sforzo, doloroso e gioioso insieme, d’adeguarsi al pensiero di Cristo irradiandone la Parola e la luce e facendo propri tutti i doni, tutti i bisogni, tutti i dolori del ‘mondo presente.

Pietro non cambia; e ciò vi possa dare il conforto del quale i vostri cuori hanno ora segreta necessità, quello della sicurezza; e Pietro è sempre vivo; vivo di quel Cristo che passa dall’avvento di Betlemme all’avvento dell’ultimo giorno nei secoli, nella storia nostra, sempre eguale e crescente appunto come un albero vivo, che dal piccolo seme germoglia ad ogni stagione nuova vegetazione. È un antico maestro (quello che ci ha dato la formula dottrinale della tradizione ecclesiastica autentica, formula, fatta propria dal Concilio Vaticano I [cfr. DENZINGER 3020], la quale dice: «Nella Chiesa cattolica si deve essere assai premurosi a conservare ciò che dappertutto, ciò che sempre, ciò che da tutti è stato creduto»), è S. Vincenzo Lirinese un Padre della Chiesa, un dotto monaco del quinto secolo, che ci offre altresì la formula dell’incremento dottrinale del cristianesimo: «. . . la dottrina della religione cristiana, egli insegna . . . . con gli anni si consolidi, col tempo si sviluppi, con l'età s’innalzi . . hoc idem floreat et maturescat,... proficiat et perficiatur» (CommonitoriumP.L. 50, 668).

 È la formula che non ammette i cambiamenti sostanziali, ma spiega gli sviluppi vitali della dottrina e della norma ecclesiastica; è la formula che il Newman farà propria e che lo condurrà alla Chiesa romana. La potremo meditare anche noi per comprendere certe importanti novità nella Chiesa d’oggi, le quali escludono ogni flessione dalla sua incorrotta ortodossia, e ne documentano la perenne e fiorente vitalità.

Con la Nostra Benedizione Apostolica.

* * * 



dal libro

Lo hanno detronizzato.

Dal liberalismo all’apostasia. La tragedia conciliare.

brani scelti

Parte Terza - Il complotto liberale di Satana contro la Chiesa e il Papato

Capitolo XXIII - Il sovvertimento della Chiesa operato da un Concilio

I dettagli dell’impresa di sovvertimento della Chiesa e del Papato progettata dalla setta massonica sono stati compresi più di un secolo fa da un grandeilluminato, il canonico Roca. Monsignor Rudolf Graber cita nel suo libroAthanase le opere di questo Roca (1830-1893), sacerdote nel 1858, canonico onorario nel 1869. In seguito scomunicato, predicò la rivoluzione, annunciò l’avvento della sinarchia. Nei suoi scritti parla spesso di una «Chiesa novellamente illuminata», che verrebbe, annuncia, influenzata dal socialismo di Gesù e dei suoi Apostoli.

«La nuova Chiesa, predice, che probabilmente non potrà conservare più nulla dell’insegnamento e della forma primitiva dell’antica Chiesa, riceverà tuttavia la benedizione e la giurisdizione canonica di Roma». Roca annuncia anche la riforma liturgica: «Il culto divino, cioè la liturgia, il cerimoniale, il rituale, quali sono stati regolati dalle prescrizioni della Chiesa romana, subiranno una trasformazione in seguito ad un concilio ecumenico […], che renderà loro la semplicità esemplare dell’età d’oro apostolica, in armonia con la nuova condizione della coscienza e della civiltà moderna».

Roca precisa i frutti di questo concilio: «Ne verrà fuori una cosa che lascerà il mondo stupefatto, e che getterà il mondo in ginocchio dinanzi al suo Redentore. Questa cosa sarà la civiltà moderna e l’idealità del Cristo e del suo Vangelo. Sarà la consacrazione del Nuovo Ordine Sociale e il battesimo solenne della civiltà moderna».

In altre parole, tutti i valori della sedicente cultura liberale saranno riconosciuti e canonizzati in seguito al concilio in questione.

Poi ecco che Roca scrive sul papa: «Un sacrificio si prepara, che offrirà una penitenza solenne […]. Il papato cadrà, morrà sotto il sacro coltello che i Padri dell’ultimo concilio forgeranno. Il Cesare pontificale sarà l’ostia consumata per il sacrificio». Bisogna riconoscere che tutto ciò è in procinto di accadere, come dice Roca, a meno che Nostro Signore non lo impedisca! Infine Roca designa col nome di «progressisti» i nuovi preti che compariranno; parla della soppressione dell’abito talare, del matrimonio dei preti … altrettante profezie!

Vedete come Roca ha ben individuato il ruolo determinante di un ultimo concilio ecumenico nel sovvertimento della Chiesa!

***

Ma non sono solo i nemici della Chiesa a puntare il dito sugli sconvolgimenti che provocherebbe un concilio ecumenico riunito in un’epoca in cui le idee liberali hanno già ben penetrato la Chiesa.

Durante il concistoro segreto del 23 maggio 1923, racconta il reverendo Dulac (175), Pio XI interrogò i Cardinali di Curia sull’opportunità di convocare un concilio ecumenico. Erano una trentina […]; Merry del Val, De Lai, Gasparri, Baggiani, Billot … Billot diceva: «Non si può nascondere l’esistenza di divergenze profonde in seno all’episcopato stesso … [Esse] rischiano di dar luogo a discussioni che si prolungheranno indefinitamente». Baggiani richiamava le teorie moderniste dalle quali, affermava, non sono immuni una parte del clero e dei Vescovi. «Questa mentalità può indurre alcuni Padri a presentare mozioni, a introdurre metodi incompatibili con le tradizioni cattoliche». […] Billot è ancora più preciso. Esprime il suo timore di vedere il concilio «manovrato» (sic!) da «i peggiori nemici della Chiesa, i modernisti, che già si apprestano, come rivelano indizi certi, a fare la rivoluzione nella Chiesa, un nuovo 1789».

Quando Giovanni XXIII riprese l’idea, già vagheggiata prima di lui da Pio XII (176), di convocare un concilio ecumenico, «si fece leggere i documenti, racconta padre Caprile (177), durante alcune passeggiate nei giardini del Vaticano…»; è tutto. Ma la sua decisione era presa. Affermò più volte di averla presa sotto un’improvvisa ispirazione dello Spirito Santo (178): «Obbedendo ad una voce interiore che Noi consideriamo giunta da unimpulso superiore, abbiamo giudicato il momento opportuno per offrire alla Chiesa cattolica e a tutta la famiglia umana un nuovo concilio ecumenico» (179). Questa «ispirazione da molto in Alto», questa «sollecitazione divina», come la chiama ancora, la ricevette il 25 gennaio 1959, mentre si preparava a celebrare una cerimonia a San Paolo Fuori le Mura a Roma, e la confidò subito dopo la cerimonia ai diciotto Cardinali presenti. Ma questa ispirazione fu davvero divina? Sembra dubbio: la sua origine mi pare tutt’altra …

 ***

In ogni modo, una riflessione di un vecchio amico del Cardinale Roncalli, futuro Giovanni XXIII, è illuminante in proposito: alla notizia della morte di Pio XII, il vecchio don Lambert Beauduin, amico di Roncalli, confidava al reverendo padre Bouyer: «Se eleggono Roncalli tutto sarà salvo: sarebbe capace di convocare un concilio e di consacrare l’ecumenismo» (180). Come fa vedere il reverendo Bonneterre, don Lambert Beauduin conosceva bene il Cardinale Roncalli, sapeva dal 1958 che Roncalli, una volta divenuto Papa, avrebbe realizzato l’ecumenismo e lo avrebbe fatto, molto probabilmente, tramite un concilio. Ma chi dice ecumenismo dice libertà religiosa e liberalismo. La «rivoluzione in tiara e piviale» non fu un’improvvisazione. Nella prossima conversazione cercherò di farvene rivivere lo svolgimento durante il concilio Vaticano II.

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

175) Raymond Dulac, La collégialité épiscopale au 2e concile du Vatican, Cèdre, Paris 1979, pp. 9-10.

176) Op. cit. p. 10; Fratel Michel de la Sainte Trinité, Toute la vérité sur Fatima, le 3e secret, pp. 182- 199.

177) Nella sua storia del Vaticano II. Cfr. Dulac, op. cit. p. 11.

178) Cfr. Jean XXIII et Vatican II sous les feux de la pentecôte luciférienne, in «Le Règne social de Marie, Fatima», gennaio-febbraio 1985, pp. 2-3.

179) Bolla Humanae salutis.

180) L. Bouyer, Dom Lambert Beauduin, un Homme d’Eglise, Casterman, 1964, pp. 180-181, citato dal reverendo Didier Bonneterre in Le Mouvement liturgique, Ed. Fideliter, 1980, p. 19.

 




Intervista a Martin Mosebach: un grande difensore della liturgia tradizionale

 
Martin Mosebach è un famoso scrittore tedesco, noto sia come romanziere, sceneggiatore, drammaturgo, saggista e poeta. Nel 2007 ha vinto il Premio Georg-Büchner, uno dei più prestigiosi premi letterari del Paese. I suoi articoli sulla sua scoperta e la difesa della liturgia tradizionale hanno fatto un certo scalpore, non potendo essere ignorata la sua voce. Era uno degli oratori del Colloquio del 14 ottobre a Roma in occasione del pellegrinaggio Summorum Pontificum [vedi, nel blog l'intero resoconto dell'evento, compresa la sintesi della relazione di Mosebach].
Martin Mosebach è autore de: La Liturgia romana e il suo nemico, l'eresia dell'informe ed. Hora Decima, 196 pag, 18 euro (In Italia nelle ed. Cantagalli, pag. 251, € 17,90 [qui]).

Qual è stato il ruolo della scoperta della liturgia cattolica tradizionale nella crescita della sua fede cattolica?
È stata la scoperta della liturgia tradizionale che mi ha riportato alla Chiesa. Non sono un teorico né un filosofo, ma piuttosto una persona concreta - la liturgia tradizionale è stata per me la forma visibile della Chiesa e quindi la Chiesa stessa. La religione dell'Incarnazione possiede un rito dell'incarnazione. Il lato fisico del rito mi convince perché il Dio dei cristiani è stato uomo.
 
Cosa cambierebbe ora sulle sue osservazioni nel libro La liturgia romana e il suo nemico, l'eresia dell'informe, apparso (almeno nella sua traduzione francese) nel 2005?
Dopo aver mandato innumerevoli lettere a Roma, ho capito che nel cuore della Chiesa non c'era ferma volontà di incoraggiare la liturgia tradizionale. Papa Giovanni Paolo II non le ha riservato interesse e il cardinale Ratzinger ha incontrato una violenta resistenza contro tutto ciò che voleva fare per la liturgia. Ero convinto di scrivere per una causa persa. Oggi, la situazione della liturgia appare migliore.
 
Nel 2005, ha scritto che il cattolico legato al rito tradizionale non aveva «alcun diritto alla speranza». E oggi? E in che misura?
Sarebbe irragionevole affermare che Summorum Pontificum non abbia notevolmente migliorato la situazione del rito tradizionale. La più grande speranza è nei giovani sacerdoti, molto più favorevoli all'antico rito. Ma non dobbiamo dimenticare che la lotta è lungi dall'essere finita. La maggior parte dei cattolici ha perso il senso liturgico. Molti cattolici pii non comprendono il problema della salvaguardia della liturgia tradizionale. A ciò si aggiunge l'incomprensione di gran parte dei vescovi. La mia speranza si basa su una imprevedibile conversione delle mentalità - essa sola può consentire un ampio riconoscimento del rito tradizionale.
 
Stiamo celebrando nel 2017 il decimo anniversario del Motu proprio di Benedetto XVI, che specificatamente dichiarato che il rito tradizionale non è mai stato vietato, in contrasto con le affermazioni di molti sacerdoti e anche vescovi, rito tradizionale che il papa ha voluto tirar fuori delle catacombe. Ma cosa succede oggi sul campo? In Germania, per esempio?
Effettivamente ci sono molti luoghi dove si può celebrare il rito tradizionale, ma sono di gran lunga insufficienti. Soprattutto, viene impedito ai sacerdoti diocesani di celebrare il rito tradizionale. Nelle parrocchie ordinarie, solo una piccola parte dei cattolici hanno l'opportunità di conoscerlo. Chi lo cerca può trovarlo ora in Germania ma, per cercarlo bisogna conoscerlo e la maggior parte delle persone è ne è resa ancora molto lontana.
 
Lei solleva il problema dei canti durante la Messa in Germania, che non sono molto antichi (inseriti per rispondere al protestantesimo). E' d'accordo in questo con il cardinale Sarah e la sua lode al silenzio?
Il problema dei canti è soprattutto il fatto che nascondono lo svolgimento della liturgia. La liturgia è confusa per i parrocchiani quando essi cantano mentre il sacerdote sta facendo qualcosa di diverso. È un problema essenzialmente tedesco, che non è ancora troppo importante, salvo che la maggior parte dei canti sono molto belli ma disturbano la liturgia. La lode del silenzio di cui ha parlato il cardinale Sarah è, soprattutto, penso, il silenzio del Canone, che naturalmente non è pronunciato ad alta voce.
 
La mia arringa contro i canti era soprattutto a favore del canto gregoriano, un ritorno alla musica essenziale della Chiesa, una musica che è parte integrante della liturgia e non la sua decorazione.
 
Lei nota che l'attuale anti-ritualismo è dovuto più a una debolezza religiosa, ad una sorta di astenia, che ad una passione religiosa. Non è forse peggio di qualsiasi altra cosa?
Sì, è molto più grave! Le eresie antiche furono caratterizzate da una violenta passione: gli eretici erano spesso pronti a rischiare la loro vita e i loro aderenti erano frequentemente ascetici - pensate solo al calvinismo francese. L'attuale crisi è il risultato di un rilassamento della Chiesa e propaga la mediocrità borghese. Produce un'eresia di indifferentismo.
 
Oggi a Roma, nel settembre 2017, per questo anniversario del motu proprio Summorum Pontificum, non vediamo «questi sacerdoti e monaci inflessibili che tengono ora viva la tradizione con la loro resistenza, perché un giorno non sia ricostruito in maniera libresca (a tavolino)» che stavi chiamando i tuoi voti?
Effettivamente è parte della grande gioia di questo colloquio romano vedere quanti giovani sacerdoti e monaci sono pronti a prendere il testimone. Per quanto riguarda il numero totale di cattolici nel mondo, rimangono pochi in numero, ma comunque sufficienti a mantenere viva la questione del rito. È anche un vantaggio speciale che oggi esistano molte comunità spirituali di carattere molto diverso che si impegnano a mantenere il rito tradizionale - è veramente cattolico e mostra che il rito ha il suo posto in tutte le forme immaginabile spiritualità.
[Fonte: Anne Le Pape - Presente, 13 ottobre 2017 by TradiNews
Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio


[Modificato da Caterina63 18/10/2017 20:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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