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Dove e' il tuo Dio? Documento del Consiglio per la Cultura emanato da Giovanni Paolo II 13 marzo 2004

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2017 23:55
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14/10/2017 23:53
 
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2. Evangelizzare la cultura della non credenza e dell’indifferenza

Evangelizzare le persone non esaurisce il mandato affidato da Cristo alla Chiesa. È necessario evangelizzare anche la coscienza di un popolo, il suo ethos, la sua cultura (Cfr. Evangelii nuntiandi, n. 18). Se la cultura è ciò per cui l’uomo diventa più uomo, l’atmosfera spirituale all’interno della quale vive e svolge la sua attività, è chiaro che la salute spirituale dell’uomo dipende molto dalla qualità dell’aria culturale che egli respira. Se la non credenza è anche un fenomeno culturale, la risposta della Chiesa deve anche avere presenti le problematiche della cultura di ogni società e paese.

Evangelizzare la cultura mira a far sì che il Vangelo impregni la realtà concreta della vita delle persone. «La pastorale deve assumere il compito di plasmare una mentalità cristiana nella vita quotidiana» (Ecclesia in Europa, n. 58). Più che a convincere, questo annuncio, nel cuore delle culture, mira a preparare un terreno favorevole all’ascolto, una sorta di pre-evangelizzazione. Se il problema fondamentale è l’indifferenza, il primo e irrinunciabile compito è attirare l’attenzione, suscitare l’interesse delle persone. Identificando i punti di ancoraggio per l’annuncio del Vangelo, le proposte qui presentate offrono diversi orientamenti - nova et vetera - per una pastorale della cultura che aiuti la Chiesa a proporre la fede cristiana, in risposta alla sfida della non credenza e dell’indifferenza religiosa, all’alba del nuovo millennio.

 

2.1. Presenza della Chiesa nel foro pubblico

«… fino alla fine del tempo, la Chiesa si evolve pellegrina tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio»[17] nella fiducia e nella certezza di essere sorretta dalla forza e illuminata dalla luce del Signore. La sua presenza visibile e la sua azione tangibile, come sacramento universale di salvezza nella società pluralista, sono necessarie oggi più che mai per consentire a tutti i popoli del mondo di entrare in contatto con il messaggio della Verità rivelata in Gesù Cristo. Essa lo fa attraverso una presenza diversificata nei luoghi di scambio, nei grandi dibattiti di società al fine di suscitare la curiosità del mondo spesso indifferente, e di presentare la persona di Cristo e il suo messaggio in maniera da catturare l’attenzione e di favorire l’accoglienza da parte della cultura dominante:

La testimonianza pubblica data dai giovani che partecipano alle Giornate Mondiali della Gioventù è un avvenimento che suscita sorpresa, meraviglia e attenzione, così da interpellare i giovani spesso privi di punti di riferimento e di motivazioni religiose. Per questo motivo, l’impegno dei diversi movimenti spirituali che coinvolgono i giovani è fondamentale. Le GMG aiutano in modo particolare a cambiare una falsa visione della Chiesa, considerata istituzione opprimente, invecchiata e decadente.

Le nuove missioni nelle città riportano la Chiesa sulla pubblica piazza, come quella in Europa che si svolge successivamente in quattro grandi capitali: Vienna, Parigi, Lisbona e Bruxelles. Le meraviglie apostoliche suscitate da dieci anni con il pellegrinaggio delle reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù attraverso il mondo, sono stupende[18]: davanti a pastori stupiti, questo viaggio ha già richiamato folle immense, persino milioni di persone, che in gran parte ignorano abitualmente il cammino delle chiese o non frequentano più.

I Movimenti e le associazioni di cristiani attivi nella sfera pubblica, nei mezzi di comunicazione sociale e anche presso il governo, contribuiscono a sviluppare una cultura diversa da quella dominante, non solo a livello intellettuale, ma anche concreto. Vivere in pienezza il mistero di Cristo e proporre dei modi di vivere, ispirati dal Vangelo secondo l’ideale della lettera a Diogneto[19], rimane la testimonianza privilegiata dei cristiani nel cuore del mondo.

La collaborazione dei cristiani con organizzazioni di non credenti serve per realizzare attività buone in sé, permette di vivere dei momenti forti di partecipazione e di dialogo. Secondo le direttive pastorali di Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris, «Gli incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio. (n. 83). Succede così che dei cristiani collaborino con la «Lega agnostica in favore della vita» per la difesa della vita.

La promozione di eventi pubblici sui grandi temi della cultura. Questi incontri favoriscono i contatti e il dialogo personale con quelli che lavorano nei diversi ambiti della cultura, e costituiscono un modo significativo di presenza pubblica della Chiesa.

I Colloqui, organizzati dal Pontificio Consiglio della Cultura insieme con l’Ente dello Spettacolo, a Roma, sul cinema spirituale, e il Convegno, realizzato in collaborazione con il centro culturale della Chiesa Luterana di Oslo, in Norvegia, su la Chiesa e il cinema, sono degli esempi di incontro in cui viene messa in luce la capacità del linguaggio cinematografico di veicolare, con la forza delle immagini, valori spirituali idonei a fecondare le culture. Un’altra iniziativa di Incontro del Pontificio Consiglio della Cultura, sul teatro religioso, si rivela promettente. Tali eventi permettono di assicurare una presenza cristiana nella cultura, valorizzano le potenzialità dell’arte e creano spazi di dialogo e di riflessione.

Ogni anno il Santo Padre assegna il Premio delle Pontificie Accademie, in seguito ad un concorso preparato dal Pontificio Consiglio della Cultura, al fine di incoraggiare quei giovani universitari o artisti le cui ricerche e opere contribuiscono notevolmente alla promozione dell’umanesimo cristiano e delle sue espressioni artistiche. Le Settimane degli intellettuali cattolici e le Settimane Sociali danno rilievo pubblico all’incontro tra fede e cultura e mostrano l’impegno dei cattolici nei grandi problemi sociali.

I Mezzi di Comunicazione Sociale giocano nella cultura dominante un ruolo fondamentale. L’immagine, la parola, i gesti, la presenza sono elementi irrinunciabili per l’evangelizzazione inserita nella cultura delle comunità e dei popoli, anche se bisogna essere attenti a non favorire l’immagine a scapito della realtà e dei contenuti obiettivi della fede. La svolta epocale che i mezzi di comunicazione sociale stanno producendo nella vita delle persone richiede un impegno pastorale adeguato: «Molti giovani laici si orientano verso i media. Spetta alla pastorale della cultura prepararli ad essere attivamente presenti nel mondo della radio, della televisione, dei libri e della stampa periodica, vettori di informazione che costituiscono il riferimento quotidiano della maggior parte dei nostri contemporanei. Attraverso mass-media aperti ed onesti, cristiani ben preparati possono svolgere un ruolo missionario di primo piano. E’ importante che siano formati e aiutati» (Per una pastorale della cultura, n. 34). La presenza professionale di cattolici qualificati, che si identificano chiaramente come tali nei mezzi di comunicazione sociale, nelle agenzie di stampa, nei giornali, nelle riviste, nei siti internet e nelle aziende radio-televisive, è importante per diffondere notizie e informazioni accurate sulla Chiesa e aiuta a capire la singolarità del mistero della Chiesa, evitando focalizzazioni su aspetti marginali e insoliti e scorciatoie ideologiche. Premi, come il Premio cattolico del cinema, il Premio Robert Bresson al Festival di Venezia, borse di studio, le Semaines Chrétiennes du cinéma, e la creazione di reti e di associazioni professionali cattoliche incoraggiano e manifestano insieme il necessario impegno in questo campo così importante, senza cadere nel rischio di creare un ghetto cattolico.

Sappiamo che non basta parlare per essere capiti. Ci è chiesto un grande sforzo per utilizzare il linguaggio degli uomini d’oggi, al fine di condividere le loro attese e di rispondervi con sincerità e con uno stile accessibile. Così, per esempio, l’arcivescovo di Danzica, in Polonia, ha presentato una Carta dei Diritti Umani che ha avuto un grande impatto sul pubblico, onorando così l’approccio positivo del Concilio Vaticano II nella sua Costituzione pastorale Gaudium et spes «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini, i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia » (n. 1).

In definitiva, assicurare la presenza della Chiesa nella vita pubblica, in dialogo con i non credenti, permette di creare un ponte tra il messaggio evangelico e la vita quotidiana, messaggio che non manca di suscitare interrogativi e, spesso, di rivelare l’invisibile nel cuore del visibile. Si tratta di far nascere interrogativi veri prima di proporre risposte convincenti. In effetti, se queste non rispondono alle domande vere, e dunque ad una ricerca personale, non suscitano attenzione e non sono recepite come pertinenti. Uscendo dal santuario per andare sulle piazze, i cristiani testimoniano pubblicamente, senza pubblicità, la gioia di credere e l’importanza della fede per la loro vita. I dialoghi intrattenuti e le testimonianze offerte possono suscitare il desiderio di entrare nel mistero della fede. E’ il modo di fare di Gesù nel Vangelo: «Venite e vedete» (Gv. 1,36).

 

2.2. La famiglia

Se per alcuni la non credenza rimane un fenomeno teorico, in realtà per molti genitori diventa molto concreta quando constatano con dolore che i figli abbandonano la fede o vivono come se non credessero. E’ importante, dunque, aiutare i genitori a trasmettere ai figli, insieme con il patrimonio culturale, l’eredità della fede e l’esperienza di Dio fonte di libertà e di gioia. L'aiuto offerto alle coppie, nel periodo del fidanzamento e dopo il matrimonio, è quanto mai necessario per affrontare queste situazioni. È significativa l’esperienza dell’Equipes Notre-Dame, nelle quali gli sposi si aiutano reciprocamente a crescere nella loro vita di fede, condividono le gioie e le difficoltà quotidiane e, nello stesso tempo, approfondiscono la loro fede. Laddove il Vangelo è già scritto nei cuori dei ragazzi dagli insegnanti e dalla famiglia, diventa più facile superare le crisi dell’adolescenza. La famiglia, prima scuola di evangelizzazione, è il luogo della trasmissione di una fede viva, incarnata nella vita quotidiana, attraverso gesti diversi: la celebrazione delle feste religiose, le preghiere in famiglia prima dei pasti, la recita del rosario, la visita delle chiese, la partecipazione a momenti scelti per la lectio divina. I genitori sono i primi evangelizzatori dei figli all’interno della famiglia, in cui le gioie, come le sofferenze, sono occasioni per far crescere le virtù cristiane. Accompagnando i figli alle attività dei movimenti ecclesiali, essi li aiutano ad approfondire la loro fede, per prepararli a ricevere i sacramenti e a formarsi una coscienza cristiana. Così, tutti vivono in modo più pieno la vita familiare ed ecclesiale. Ne sono un esempio le "catechesi familiari", attraverso di esse viene chiesto ai genitori stessi, e soprattutto ai padri di famiglia, di esercitare la loro responsabilità nell’annuncio del Vangelo. La famiglia appare così come un luogo di cultura della vita e per la vita, in cui impariamo, gli uni dagli altri, i valori fondamentali per vivere insieme apprezzando la diversità e le ricchezze di ognuno.  Per impostare, nella vita di famiglia, «i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita» (Evangelii nuntiandi, n. 19), cioè una cultura ispirata dalla fede, è importante dedicare più tempo alla vita in famiglia. Così può nascere un nuovo modo di vedere e di vivere, di capire, di agire e di pianificare il futuro, e di essere, laddove sia necessario, promotori di una nuova cultura. Inoltre, in una cultura dell’immagine, è importante che i genitori educhino i ragazzi a guardare la televisione, discutendo insieme i programmi e vedendoli con loro, si dimostrino disponibili a rispondere alle loro domande. Altrimenti, la televisione rischia di occupare il tempo necessario da dedicare ai rapporti interpersonali tanto importanti per la trasmissione della fede.

 

2.3. Iniziazione cristiana e istruzione religiosa

L’ignoranza, sia religiosa sia culturale, è una delle cause principali della non credenza, della mal credenza e dell’indifferenza religiosa. Per far fronte all’ignoranza, è necessario ripensare le diverse forme di educazione e di formazione tuttora in atto, soprattutto a livello di base. E’ decisivo il ruolo dei docenti e dei maestri, che devono essere ancor prima testimoni. Ogni momento è valido per insegnare, ricordando che Gesù passò la maggior parte del tempo della sua vita pubblica insegnando alle folle.

In quest’ambito diventa necessario identificare meglio la specificità cristiana nei confronti del New Age[20], delle sette, e dei Nuovi movimenti religiosi[21], sia a livello di ricerca teologica, sia a livello di formazione dei catechisti. La superstizione e il fascino per la magia sono i risultati di una formazione insufficiente. L’ignoranza dei contenuti essenziali della fede favorisce la crescita di sette e il moltiplicarsi di falsi profeti. E’ importante far capire la differenza tra «vita eterna» e «mondo degli spiriti»; tra «meditazione trascendentale» e «contemplazione cristiana»; «miracolo» e «guarigione mediante la fede»; «ciclo liturgico» e «rapporto con la natura».

Iniziazione cristiana, catechesi e catecumenato. L’importanza di una maggiore attenzione data all’iniziazione cristiana è ampiamente avvertita e si accompagna alla preoccupazione per una catechesi sacramentale sostanziosa e prolungata, conditio sine qua nonper la crescita continua della vita divina nelle persone e del loro amore per la Chiesa. Molti sottolineano la necessità di ripristinare la catechesi degli adulti, non solamente per colmare le lacune riguardanti la conoscenza, ma soprattutto per favorire l’esperienza personale ed ecclesiale della fede. Questo catecumenato viene proposto in diverse forme, tra le quali i movimenti ecclesiali si rivelano di sostegno alla formazione e alla crescita della fede, tanto che già in diversi paesi il numero dei catecumeni non cessa di aumentare e prepara una nuova generazione di credenti, i quali riscoprono insieme la gioia di credere in Cristo, nella fede condivisa nella Chiesa, un fervore ed entusiasmo comunicativo e una speranza viva.

La lettura e lo studio della Bibbia, nelle parrocchie sono facilitati attraverso programmi adatti. Allo stesso tempo, sono offerte delle vere possibilità per onorare il diritto di ogni battezzato a ricevere una solida educazione dottrinale, diritto al quale è pure legato il dovere di continuare ad approfondire i contenuti della fede e di trasmetterli alle generazioni future[22]. In questo contesto è utile orientare tale attività verso gruppi specifici: bambini, universitari, neolaureati, adulti e anziani, persone impegnate con responsabilità nella comunità. Iniziative prese a vari livelli di formazione - biblica, morale e di dottrina sociale della Chiesa - permettono ai partecipanti di discernere, alla luce del Vangelo, gli avvenimenti negli ambienti in cui vivono.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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