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Natale e quel Gesù Bambino di tutti e di nessuno sfruttato e strumentalizzato

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2017 22:58
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19/12/2017 22:21
 
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 Se nel presepe Gesù Bambino sembra un intruso


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Alla fine ci sono andato. A vedere il presepe di piazza San Pietro. Ieri è stato il mio amico pizzaiolo di Borgo Pio a spingermi: «Ci vada, ci vada, poi mi dirà».

Gli ho chiesto: non le è piaciuto?

«Per niente».

E perché?

«Mi ha messo a disagio. Con quell’uomo nudo in primo piano, il palestrato. Ma che? È un poveretto quello? Andiamo! Sembra appena uscito da un centro benessere. E poi Maria e Giuseppe sono persi là in mezzo, quasi nascosti dagli altri personaggi. Ci vada, ci vada, poi ne parliamo».

E così ci sono andato. E in effetti devo dire che l’uomo nudo si impone su tutto. Sta proprio lì davanti, in primissimo piano, roseo, ben tornito, depilato, con tutti i muscoli disegnati. Ha ragione l’amico pizzaiolo: non sembra per niente un povero, bisognoso di essere rivestito. Sembra piuttosto un modello che si compiace delle sue fattezze.

Poi mi ha colpito il morto. Se ne sta un po’ defilato, sopra un tavolo. È coperto da un sudario bianco e di lui si vede soltanto un braccio, naturalmente cadaverico, che pende inerte. Accanto a lui c’è un omaccione: non si sa bene che cosa stia facendo, ma sembra piuttosto minaccioso, con una mano alzata sopra il cadavere e lo sguardo un po’ torvo.

Il presepe quest’anno è stato donato dall’abbazia territoriale di Montevergine e si tratta, come apprendo dalla Radio Vaticana, di «un’opera d’arte  realizzata in stile settecentesco secondo la più antica tradizione napoletana». Frutto del lavoro di «un laboratorio artigianale partenopeo», il presepe occupa « un’ampia superficie di circa ottanta metri quadri, con un’altezza massima di circa sette metri». Il tutto è ispirato «alle opere della misericordia, rappresentate da venti figure, con un’altezza variabile intorno ai due metri e composte in terracotta policroma, occhi in cristallo e abiti in tessuto».

Il sottoscritto non ha alcuna competenza artistica. Le statue, in quanto singole statue, sono certamente pregevoli. Ma l’impressione, da ignorante, è di trovarsi di fronte non tanto a un presepe, ovvero alla rappresentazione della nascita di Gesù, bensì a un gruppo di personaggi molto indaffarati, tanto da risultare indifferenti al miracolo della Natività.

Le opere di misericordia sono rappresentate da personaggi impegnati a  metterle in pratica: un uomo visita un carcerato (del quale si vede solo la testa, con un effetto raccapricciante perché sembra mozzata); una donna con una brocca in mano dà da bere a un assetato; un giovane assiste un infermo; un signore guarda l’ignudo e gli porge un telo (che però gli pende dalla mano e non è stato ancora impiegato per coprire almeno un pochino il bisognoso), e poi c’è chi alloggia i pellegrini e c’è l’omaccione che, presumibilmente, sta per seppellire il cadavere adagiato sul tavolaccio.

In mezzo a tutto questo attivismo e a questo incrociarsi di sguardi e di membra umane, Giuseppe e Maria sembrano quasi due intrusi, capitati lì per caso. Non so, magari, quando arriverà Gesù Bambino, la sacra famiglia riuscirà a conquistarsi un po’ di spazio, ma per adesso il presepe sembra piuttosto una cooperativa sociale piuttosto disordinata.

Ripeto, non ho competenze artistiche e certamente ciò che sto dicendo farà inorridire gli esperti, ma non posso nascondere lo sconcerto. Perfino i re magi sembrano colpiti più dall’attività che si svolge davanti a loro che non dalla nascita di nostro Signore. E poi manca del tutto la capanna o grotta o riparo che dir si voglia, ridotto a un accenno di cupola, come se Gesù Bambino avesse deciso di venire al mondo in una chiesa terremotata, della quale è rimasta in piedi solo una piccola porzione traballante.

Ho letto da qualche parte che Facebook ha rifiutato la foto del presepe di piazza San Pietro in quanto «sessualmente allusiva e provocante». A causa di quello che il mio amico piazzaiolo chiama «il palestrato», naturalmente. Non so come funzionino queste cose e non mi ci voglio addentrare. Mi limito a osservare quale potrà essere la reazione di un bambino portato a vedere il presepe.

«Scusa papà, scusa mamma, ma dov’è la Madonna? E Gesù Bambino? E san Giuseppe».

«Guarda bene, figlio mio».

«Ma dove?».

«Là, dietro l’uomo… ehm… poco vestito. Li vedi?».

«No papà, non vedo niente».

«Ok, spostiamoci. Ecco, ora vedi?».

«No, vedo la testa di un signore con la pelle scura, che spunta da una finestrella. Gliel’hanno tagliata?».

«No, figlio mio, non gliel’hanno tagliata. Quello è un carcerato e la sua testa spunta dalla prigione. Lo stanno aiutando».

«Sì, ma Gesù Bambino dov’è?».

«Ok, spostiamoci. Ora lo vedi?».

«No, vedo solo un signore steso sul tavolo. Sopra gli hanno messo un lenzuolo bianco. Ma perché?».

«Perché… ehm… è morto».

«Morto? Ma come? Chi lo ha ammazzato? Che gli hanno fatto?».

«Niente, niente, figlio mio. È morto è basta, e ora lo devono seppellire».

«E Gesù Bambino?»

«Ok, spostiamoci. Anzi, ti prendo in braccio. Ora lo vedi?».

«No, vedo solo un re magio con un gran turbante in testa. Non mi piace».

«Ma no, dai, figlio mio, non dire così».

«Papà, mamma, ho paura! Andiamo via!».

«Ma perché? Non sei contento? Non ti piace il presepe?».

«No, non mi piace questo presepe, mi fa paura. Andiamo a casa».

Ecco.

Ora vado a trovare l’amico piazzaiolo. Mi sa che avremo da chiacchierare.


Aldo Maria Valli

 

Leggo ora da Corrispondenza Romana:
https://www.corrispondenzaromana.it/lanti-presepe-piazza-san-pietro/

Secondo Antonio Cantone, l’autore dell’opera inedita, «questo è un presepe speciale, in quanto è stato meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di Papa Francesco (…) E’ un presepe particolare, che fa riflettere, non è un presepe lezioso che lascia indifferenti, ci sono delle provocazioni, ci sono delle scene particolari (…) Un’opera ricca di spiritualità e significato religioso».

E si capisce bene dove sta il problema: non esiste infatti la “dottrina” di un singolo Papa! Non esiste un Presepe “speciale” un anno sì, ed un altro no o meno speciale o per screditare quello tradizionale. Eccolo il punto dolente, che il Presepe tradizionale stufa ai modernisti e progressisti, si vogliono sempre le novità e si inventa che un Papa possa avere una dottrina tutta sua sulla quale imbastire un nuovo Presepe, più speciale.
Quali sarebbero, per l’autore, i Presepi “leziosi che lasciano indifferenti?” San Paolo ci aveva avvisati: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie” (2Timoteo, 4, 3)
L’unica provocazione che deve lanciare il Presepe è la nascita del Dio che si fa Bambino, uomo, altrimenti non è più il presepio, ma la realizzazione delle proprie dottrine, della personale spiritualità, di un personale senso religioso.
Dopo la “chiesa di papa Francesco”, siamo arrivati anche al “presepio di papa Francesco?”
E quando la Chiesa e il Presepe ritornerà ad essere solo ed esclusivamente di Gesù Cristo? Il compleanno di papa Francesco era il 17 dicembre, il 25, cerchiamo di lasciarlo a Gesù Cristo. In questo caso non è certo colpa dl Papa, lo scempio di tal presepio, ma dei fans di Bergoglio che continuano a giustificare tutto, pur di compiacere lui, e giammai Nostro Signore.



L’anti-presepe di piazza san Pietro

(di Alfredo De Matteo) Quest’anno il presepe esposto a piazza San Pietro è stato realizzato dalla bottega d’arte Cantone & Costabile e donato a Papa Francesco dall’Abbazia Territoriale di Monte Vergine. Il presepe, in stile napoletano settecentesco, consta di 20 statue di circa 2 metri di altezza posizionate all’interno di una scenografia di circa 80 metri quadri ed è ispirato alle 7 opere di misericordia corporale che, nelle intenzioni degli ideatori, avrebbero dovuto rivivere nei gesti e nelle espressioni delle statue.

Secondo Antonio Cantone, l’autore dell’opera inedita, «questo è un presepe speciale, in quanto è stato meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di Papa Francesco (…) E’ un presepe particolare, che fa riflettere, non è un presepe lezioso che lascia indifferenti, ci sono delle provocazioni, ci sono delle scene particolari (…) Un’opera ricca di spiritualità e significato religioso».

Premesso che non è ben chiaro in che modo un presepe possa risultare lezioso, ossia eccessivamente aggraziato o sdolcinato, quando la rappresentazione della natività di nostro Signore è una delle tradizioni che più elevano l’animo dell’uomo e ne nobilitano i sentimenti, il complesso artistico allestito in piazza San Pietro desta più di una perplessità, soprattutto per la raffigurazione di situazioni e personaggi ambigui e financo spettrali che sembrano contraddire la lieta novella dell’annuncio cristiano: un uomo semi nudo e dai muscoli ben scolpiti sdraiato in terra; la testa di un condannato che spunta dall’interno di una minuscola cella; un cadavere con un braccio penzolante che giace su una specie di lettiga posta vicino ad una piccola grotta somigliante ad un forno in pietra; l’Arcangelo Gabriele con una ghirlanda di fiori arcobaleno; la cupola di San Pietro semi distrutta; la stella cometa che punta verso il basso come se stesse precipitando. Inoltre, i personaggi che compongono la Sacra Famiglia si trovano in una disposizione prospettica tutt’altro che ottimale.

In effetti, il presepe meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di Papa Francesco non lascia indifferenti: esso, all’opposto, oltre a suscitare sentimenti di inquietudine che risultano essere contrari allo spirito natalizio, sembra rappresentare con notevole verosimiglianza la profonda crisi valoriale e dottrinale di cui è preda la Chiesa al suo interno, tanto che, più che un’opera ricca di spiritualità e sentimento religioso, appare piuttosto come la loro negazione.

Insomma, un anti-presepe per un anti-chiesa ridotta ad un cumulo di macerie morali e spirituali. Non a caso, nel presepe sono rappresentate solo le opere di misericordia corporale mentre sono del tutto assenti quelle spirituali, gerarchicamente superiori alle prime, quasi a significare l’appiattimento della Chiesa al mondo e la rinuncia a qualsiasi pretesa di superiorità morale.

Non era certo con questo afflato spirituale che il poverello d’Assisi volle omaggiare la Sacra Famiglia di Nazareth dando vita per la prima volta nella storia al presepe, nel Natale del 1223 a Greccio; ossia a quella rappresentazione visiva di quanto si legge nel Vangelo di San Luca al capitolo secondo: la nascita di Gesù che «viene adagiato in una mangiatoia perché non vi era posto per loro nell’albergo». Ma gli angeli trasformano la notte in una festa meravigliosa, invitando i pastori a rendere omaggio a quel bambino che cambiò per sempre le sorti dell’umanità.




[Modificato da Caterina63 20/12/2017 15:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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