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Che cosa è la Mistagogia

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2018 22:52
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02/01/2018 22:43
 
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C A P I T O L O III

LA MISTAGOGIA NEI PADRI GRECI: 
CIRILLO DI GERUSALEMME E GIOVANNI CRISOSTOMO

Abbiamo approfondito nel I capitolo, anche se molto sommariamente, la semantica, dei due termini: catechesi e mistagogia, e abbiamo notato come il genere mistagogia, sia nettamente diverso per il contenuto, dal genere catechesi, essendo quest'ultima soltanto una fase preparatoria, un prodromo, all'approfondimento mistagogico della dottrina cristiana, che ricevevano solo i neofiti, ormai diversi ontologicamente dai catecumeni e in grado di penetrare con la mente e col cuore quei misteri che avevano ricevuto corporalmente.
La mistagogia, l’abbiamo visto, era: immediata, data cioè dopo il battesimo; e permanente, impartita cioè lungo l’anno liturgico.
La fase immediata era riservata, ma non esclusivamente, ai neo battezzati, gli illuminati, quella permanente a tutti i fedeli.
La mistagogia era vista, e lo deve essere tuttora, come lo stadio avanzato dell'esperienza interiore dei cristiani in quanto comunità radunata dallo Spirito e, sotto l'azione dello Spirito, condotta a vivere sempre più profondamente il mistero salvifico del Signore Gesù; e del singolo fedele inserito in Lui morto e risorto.
La realtà mistagogica si estendeva a tutta la vita del cristiano innestato misticamente nel grande albero che è il corpo di Cristo: la Chiesa; dalla nascita alla morte, il fedele, è l'oggetto delle cure amorevoli della Chiesa madre, essa lo aiuta a dare significato alla sua esistenza su questa terra, grazie all'inserimento della sua vita in quella di Gesù.
Ma non solo questo, la mistagogia della Chiesa aiutava il cristiano a perfezionarsi fino all'incontro definitivo e trasformante con il volto di Colui che, come recita il salmo: " il tuo volto, Signore, io cerco " (Sl 26,8), è sempre stato l'oggetto della sua ricerca.
Dedicheremo, dunque, questo III capitolo alla mistagogia dei Padri: Cirillo di Gerusalemme e Giovanni Crisostomo.
Si tratta solo di un approccio utile ed indispensabile ma non esaustivo, in quanto ci occuperemo solo della loro mistagogia dell'iniziazione cristiana.
Bisognerebbe leggere tutti i Padri, della Chiesa d'Oriente e d'Occidente, come si dovrebbe leggere la Scrittura, perché uno studio serio sulla mistagogia dei sacramenti non può prescindere dal riferimento costante alla loro teologia, e poi perché non si capirebbe a fondo la prassi sacramentaria odierna, senza questo sguardo retrospettivo a coloro che prima di noi hanno curato il gregge di Cristo.
Inoltre la conoscenza della prassi dei Padri farà evitare abusi, errori, deviazioni pastorali e vuoti sentimentalismi pietistici, ispirando una sana cura pastorale alla Chiesa odierna.
Dovrebbe, infine, allontanare i ricatti nel conferimento dei sacramenti ed eliminare alcune incoerenze nel conferimento degli stessi.
La vera mistagogia patristica farà così gustare ai fedeli il dono della grazia, valorizzerà il contenuto e il significato dei sacramenti e della vita liturgica nello Spirito Santo.
E' necessario ed indispensabile, dunque, il ritorno alle fonti, non come cultura cartacea, ma come conversione alla dottrina, all'insegnamento, allo zelo pastorale dei Padri, nella assoluta certezza che essi ci portano a Cristo, e per recuperare al più presto la sensibilità e l'ansia della loro pastorale , secondo il detto di S. Paolo: " Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato in voi Cristo " (Gal 4, 19).
Convertirsi ai Padri significa avere la loro stessa sensibilità e la stessa passione per Cristo e per il suo corpo: la Chiesa; sentimenti che sono validi in tutti i tempi.

S. Cirillo di Gerusalemme ( 315 c. – 387 )

L'opera di S. Cirillo di Gerusalemme: Le Catechesi, è il testo più valido e interessante di tutto il genere catechetico-mistagogico della letteratura cristiana antica, senza detrarre nulla al valore di opere quali:
la Didachè
la Tradizione Apostolica di Ippolito,
il De Mysteriis di S. Ambrogio,
la Grande Catechesi di S. Gregorio di Nissa,
il De Catechizandis rudibus di S. Agostino,
le Catechesi battesimali di S. Giovanni Crisostomo
le Omelie catechetiche di Teodoro di Mopsuestia.
E’, in effetti, l’opera di Cirillo, uno dei tesori più preziosi che la Chiesa antica ci ha tramandato.
Si tratta di una serie di conferenze catechetiche (24 discorsi di diversa lunghezza), la maggior parte delle quali fu pronunziata nella chiesa del Santo Sepolcro e, come ci ricorda una nota di molti manoscritti, riportate stenograficamente da uno degli uditori (12). Le conferenze catechetiche si dividono in due gruppi. Il primo comprende una Pro-Catechesio discorso preliminare di introduzione al corso catechetico, e diciotto Catechesi rivolte ai candidati al battesimo, i prós tò phótisma cioè gli illuminandi, i quali avevano dato il loro nome al diacono incaricato di ciò, facendosi iscrivere nel libro dei battezzandi per poter ricevere l'iniziazione la notte del Sabato Santo.
Il secondo gruppo comprende le cinque ultime istruzioni, chiamate Catechesi Mistagogiche e rivolte ai photizómenoi, gli illuminati, cioè i neofiti, durante la settimana pasquale.
Le catechesi ai battezzandi come abbiamo detto sopra venivano impartite in quaresima. Nella pro-catechesi si afferma infatti: "Hai molto tempo a tua disposizione. Hai quaranta giorni per convertirti" (Pr-cat 4).
Cirillo, poi, sottolinea (dalla I alla V catechesi) la serietà del passo che i candidati stanno per compiere, la necessità della penitenza e della preghiera, della disciplina morale e dell'irrobustimento della volontà, della rettitudine di intenzione e della massima purezza nell'atto di accostarsi ai sacramenti dell'Iniziazione, della remissione dei peccati, degli effetti del Battesimo, dell'origine della fede, ecc.
Nelle rimanenti catechesi (dalla VI alla XVIII) tratta del credo di Gerusalemme, simile al Costantinopolitano del 381.
Le cinque catechesi mistagogiche (XIX-XXIII), assai più brevi delle altre, sono dedicate alla spiegazione delle cerimonie liturgiche dei tre sacramenti che i neofiti hanno ricevuto durante la veglia pasquale.
Crediamo che sia necessario, ora soffermarci su queste ultime, per un ulteriore approfondimento di quello che in seguito si dirà.
E' da notare in primo luogo che ogni mistagogia è preceduta dalla lettura di un brano scritturistico che fà da supporto a tutto il discorso.
- La prima mistagogia tratta dei riti preliminari del battesimo: la rinuncia a satana, l'adesione a Cristo, la professione di fede, sulla base di 1 Pt 5,8-11.
- La seconda, tratta del Battesimo e dei suoi effetti, sulla base di Rm 6,3-4.
- La terza, sulla base 1 Gv 2, 20-28, parla del sacramento della Confermazione o Crismazione che, come giustamente afferma S. Cirillo, è ben diversa dall'unzione pre-battesimale di cui parla nella precedente mistagogia al n° 3.
- La quarta tratta della dottrina eucaristica, sulla base di 1 Cor 11,23.
- La quinta, infine, spiega la liturgia dell'Eucaristia, sulla base 1 Pt 2,1.
Dall'attenta lettura delle mistagogie si evince la necessità di vedere i riti per capirli:
"Desideravo anche per il passato, o figli genuini e desideratissimi della Chiesa, parlarvi di questi spirituali e celesti misteri.
Siccome però sapevo che si crede di più a quello che si vede che a quello che si sente, aspettai questo momento.
Prendendovi ora che l'esperienza vi ha reso maggiormente atti a comprendere quello che sarà detto, vi potrò guidare (mistagogizzare) verso il prato assai splendido e profumato di questo paradiso.
Ormai siete divenuti capaci dei più divini misteri, perché fatti degni anche del battesimo vivificatore..." (Mist I, 1).
Tutto, dunque, deve essere analizzato, spiegato e approfondito da parte del vescovo, e tutto come riappreso da parte dei battezzati, ma con una percezione più profonda, in quanto ontologicamente diversi dai catecumeni.
All'ammonizione che ormai si deve procedere sempre in avanti:
"Bada a te stesso - dice al neofita - perché non ti avvenga che, mentre metti mano all'aratro, ti volga poi indietro e ritorni alle amare consuetudini di questa vita. Fuggi invece sul monte incontro a Cristo... " (I, 8).
L’Iniziazione non è un punto d'arrivo ma di partenza!
Altri elementi caratteristici li ritroviamo nella II Mistagogia al 1° paragrafo:

"Utili sono a noi le catechesi quotidiane e le nuove istruzioni che annunciano nuove verità, specialmente a voi che siete passati da ciò che era vecchio alla novità.
Perciò è necessario che io vi esponga la continuazione della mistagogia di ieri, per farvi imparare il significato simbolico dei riti avvenuti nell'interno del battistero ".
L'insistenza è su realtà vere, ma non ancora ben note e tuttavia avvenute e perfettamente efficaci, la cui più profonda istruzione dura adesso giorno per giorno.
Lo scopo ultimo, delle mistagogie, però è quello di introdurre definitivamente i battezzati nell'interno del santuario spirituale per la cena delle nozze con l'Agnello.
L'anima del battezzato rivestita della nuova veste della gloria divina, avendo recuperato per intero l'immagine divina, è ormai degna di unirsi al suo Signore grazie all'eucaristia, la quale unendo il cristiano a Cristo come al suo sposo, lo rende concorporeo e consanguineo di Lui (IV, 1).
"I due - dice la Scrittura - non saranno più due ma una carne sola" (Gn 2,24 e Ef 5,30-32) uniti indissolubilmente con l'indicibile conseguenza, per l'anima, della divinizzazione:
"In questo modo noi diventiamo Cristofori, in quanto il corpo e il sangue di Cristo si è distribuito per le nostre membra e, al dire del beato Pietro, noi diventiamo partecipi della natura divina " (IV, 3).
L'Eucaristia infine santifica il battezzato: "Allora il celebrante dice: "Le cose Sante ai Santi". Le offerte sull'altare sono sante perché hanno accolto la venuta dello Spirito Santo.
Ma santi siete anche voi perché fatti degni dello Spirito Santo. Le cose sante convengono ai santi.
Poi voi dite: "Uno solo è il santo, uno solo è il Signore, Gesù Cristo". Sì, egli solo è veramente santo, santo per natura; anche voi siete santi, ma per partecipazione, per l'esercizio delle buone opere, per la preghiera" (V, 19).
Il fine della mistagogia di Cirillo è dunque la comprensione da parte del fedele della totale santità a cui egli è chiamato; portato ad una crescita continua verso l'incontro con la Presenza divina "faccia a faccia", verso la parusia gloriosa del Signore risorto.
" Conservate inviolate queste tradizioni e tenetevi lontani da ogni pericolo di caduta.
Non separatevi dalla comunione e non macchiatevi di peccato, così da privarvi di questi spirituali misteri, "Dio stesso vi santifichi fino alla perfezione e tutto quello che è vostro: spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo ".
A lui sia gloria, onore e impero, con il Padre e lo Spirito Santo, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen ". (V, 23).

 

S. Giovanni Crisostomo ( 354 c. - 407 )

Dal 386 al 398, per 12 anni, su incarico del vescovo Flaviano, il Crisostomo presbitero ad Antiochia, fu predicatore ufficiale di quella Chiesa.
A tale titolo gli spettava anche la preparazione dei catecumeni al battesimo e la mistagogia ai neofiti e ai già da tempo battezzati.
Egli procede nella predicazione secondo la dottrina e la prassi affermate nelle Chiese di Dio, e dice di sé di essere un iniziatore sacro un mystês, un pedagogo, colui che conduce i catecumeni al mistero dell'Iniziazione e i fedeli dentro il mistero già ricevuto (13).
Per indicare i catecumeni il Crisostomo usa varie espressioni, ma tutte indicano la prassi della Chiesa. Egli li chiama " coloro che stanno per essere iniziati ", oppure che " si sono iscritti alla milizia di Cristo", o ancora " coloro che sono in procinto di incontrare il gran Re ", ecc.
Anche ad Antiochia la catechesi maggiore, veniva data durante la Quaresima per concludersi il giorno del battesimo, la vigilia di Pasqua, e dar luogo alla mistagogia.
E’ la mistagogia del Crisostomo che a noi interessa particolarmente e su questa ci soffermeremo.
La mistagogia del grande predicatore è di due tipi: una post-battesimale e un’altra di " tutto l’anno ".
La mistagogia post-battesimale è data regolarmente per la durata di otto giorni a partire dalla notte pasquale, così come era consuetudine nella Chiesa antica e unita.
Rileggiamo qualche testo che ci aiuti nella comprensione: " Sia benedetto Dio! Ecco, sulla terra appaiono astri, astri più luminosi di quelli del cielo. Astri di giorno più luminosi di quelli della notte.
Quelli scompaiono quando è apparso il sole, questi invece risplendono maggiormente quando è sorto (su di loro) il sole di giustizia " (VII, 1) (14).
Il Crisostomo compara qui i neofiti alle stelle del cielo. Tali stelle viventi godono degli effetti molteplici del mistero ricevuto perché su di loro è sorto il sole di giustizia: " Sia benedetto Dio! ripetiamo, egli solo compie prodigi, Egli che tutto crea e tutto rinnova.
Quelli che fino a ieri erano schiavi, ora sono liberi e cittadini della Chiesa; quelli che prima vivevano nel disonore dei peccati, ora sono reintegrati nella libertà e nella giustizia.
Non sono infatti soltanto liberi, ma anche santi; non solo santi, ma anche giusti; non solo giusti, ma anche figli; non solo figli ma anche eredi; non solo eredi, ma anche fratelli di Cristo; non solo fratelli di Cristo; ma pure coeredi; non solo coeredi, ma pure membra; non solo membra, ma pure tempio; non solo tempio ma pure strumenti dello Spirito " (VII, 5).
In questa bellissima successione di attributi di carattere biblico, tipica dello stile del grande Crisostomo, vengono enumerati dieci doni o frutti del battesimo. Tali e tanti sono gli effetti dei Sacramenti dell'Iniziazione, dei quali partecipano fedeli redenti: vecchi e nuovi.
"Hai notato quanti sono i doni del battesimo? Anche se molti pensano che il dono consista unicamente nella remissione dei peccati, noi invece abbiamo enumerato dieci prerogative" (VII, 6).
Per queste prerogative, continua il santo, si battezzano anche i bambini (ivi).
Ma proprio da quel giorno santo inizia anche un tempo straordinario: il tempo della lotta e della gara.
" Il tempo anteriore al battesimo costituiva la fase di addestramento e di preparazione, sicché le cadute erano tollerate; ma, da oggi è stato aperto lo stadio e incomincia la gara; il pubblico siede in alto, né soltanto gli uomini, ma anche le innumerevoli schiere di angeli osservano le vostre lotte, e Paolo scrivendo ai Corinzi esclama: "Siamo diventati spettacolo al mondo, non solo agli uomini ma anche agli angeli".
Gli angeli dunque assistono, il Signore degli angeli è l'arbitro del combattimento: ciò non è soltanto un onore ma anche una grazia. Se infatti colui che ha offerto la sua vita per noi giudica i combattimenti, non è questo per noi di grande onore e condizione di sicuro successo? "(VII, 8).
Così la vita cristiana è gara, agone, combattimento per Cristo e combattimento di Cristo nei fedeli. Così come infatti continua a soffrire nelle sue membra, così continua a lottare contro satana e i suoi angeli: "Tra noi e il diavolo, Cristo non si pone in mezzo (per giudicare come fanno i giudici di gara), ma è tutto per noi! " (VII, 9).
Cristo ha disposto tutto per la vittoria: adesso - sembra dire il Crisostomo - dipende da te! Dipende dal fedele, non solo per la volontà ma soprattutto perché il battezzato ha dato la parola; ha contratto un’alleanza per l’eternità: "Pertanto noi che abbiamo beneficiato di così grande dono mostriamo somma diligenza e ricordiamoci dei patti che abbiamo stretto con lui.
Mi rivolgo a voi che siete stati battezzati oggi e a quanti lo sono stati da tempo più o meno lontano. La mia esortazione interessa tutti, perché tutti abbiamo concluso con lui dei patti, che abbiamo sottoscritto non con l'inchiostro ma con lo spirito, non con la penna ma con la lingua. Con tale penna si sottoscrivono i patti con Dio; perciò dice Davide: "La mia lingua è stilo di scriba veloce"(Sl 44, 2).
Abbiamo confessato la sua sovranità: "Credi in Lui come Re e come Dio?" - "Credo!"; abbiamo rinnegato la tirannia del diavolo: "Rinunzi a Satana" - "Rinunzio!" : ecco la firma, ecco il patto, ecco l’impegno" (VII, 20) .
E’ stato rilevato, con diverse accentuazioni, e talvolta anche con esagerazioni e svalutazioni, che S. Giovanni Crisostomo è troppo pastore (!), cioè che in lui la pastorale immediata prevale sulla grande speculazione teologica (15).
In realtà la grande teologia in lui è originata in vista e soprattutto per la cura delle anime. Non esiste la pura speculazione teologica fine a se stessa. Se esiste è sterile e inutile.
Giovanni ha un cuore di pastore ed è proprio per questo che è teologo e non viceversa!
La teologia deve servire il suo gregge. Le sue pecore razionali devono essere nutrite con la mistagogia, e questa non è frutto di scienza infusa bensì di una tensione pastorale, di un notevole studio della Scrittura e della Tradizione e di un'intensa vita di unione con Dio.
Egli desidera che i fedeli una volta ben iniziati coi sacramenti dell'Iniziazione si incamminino verso un altrettanto sicura maturazione e crescita: la pienezza del rivestirsi di Cristo nello Spirito Santo. La partenza è nota e datata, il traguardo certissimo, il percorso invece può essere incerto e talvolta errabondo. Ecco allora la necessità dell'istruzione mistagogica continua e permanente nella Chiesa in prospettiva della fedeltà alla parola data verso la dimensione dell'Eterno:
"Voglio rivolgere un'ultima parola ai nuovi illuminati; e chiamo così non solo quanti hanno meritato di recente il dono spirituale, ma pure coloro che l'hanno ricevuto già da un anno o da molto più tempo. Anch'essi se vogliono, possono gioire continuamente di tale appellativo.
In realtà questa nuova giovinezza non conosce vecchiaia, non soggiace a malattia, non cede allo scoraggiamento, non appassisce con il tempo, non si arrende a nulla, non è vinta da nulla, tranne solo che dal peccato. E' il peccato infatti la sua gravosa vecchiezza... (X, 21).
Ecco perché, temendo anch'io le insidie del nemico, vi rivolgo una insistente esortazione a custodire incontaminata la veste nuziale e con essa venire sempre a queste nozze spirituali.
E' infatti un vero matrimonio spirituale ciò che si compie qui. Deducilo dal fatto che, come nelle nozze umane le feste durano sette giorni, così anche noi per altrettanti giorni vi prolunghiamo questa festa spirituale, allestendovi la mistica mensa colma di innumerevoli beni.
Ma che dico, sette giorni? Queste feste spirituali continueranno per sempre, se voi, restando sobri e vigilanti, conserverete immacolata e smagliante la veste nuziale. (X, 24) .
Così indurrete lo sposo ad amarvi più intensamente, e voi, col passare del tempo, apparirete sempre più luminosi e splendenti, poiché la grazia crescerà con la pratica delle opere buone.
Sia concesso a noi tutti di custodire degnamente il dono ricevuto e meritare la benevolenza dall'alto; per la grazia e la misericordia dello stesso unigenito Figlio e nostro Signore Gesù Cristo, con il quale al Padre e allo Spirito Santo sia gloria, potenza e onore, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen." (X, 25).

P A R T E S E C O N D A

LA MISTAGOGIA DEI MISTERI SACRAMENTALI

Il primo approccio col "sacro", per tanta gente, avviene generalmente in occasione della celebrazione di un sacramento: Battesimo, Confessione, Matrimonio, ecc.; o in occasione di una benedizione (es. la benedizione delle famiglie e delle case nei tempi stabiliti dalla Liturgia), o la celebrazione delle esequie, o di un pellegrinaggio ecc.
E' da questo approccio che alle volte può scaturire l'interesse alla fede.
Il compito di un buon mistagogo, intelligente e paterno, consiste, allora, nella capacità di cogliere questo desiderio e di iniziare un discorso interessante sulla fede senza traumatizzare la gente con lo spauracchio di futuri corsi e lezioni cattedratiche, che sanno tanto di scuola ed esami.
Il fedele praticante, prima di ogni cosa, in Chiesa deve sentirsi a casa sua, il non praticante invece a suo agio, e nessuno deve sentirsi in imbarazzo o disadattato, o, peggio, un esaminando sui banchi di scuola.
In questa seconda parte del lavoro, analizzeremo la mistagogia sacramentale ossia l'istruzione legata ai sacramenti.
La Chiesa, nella persona dei suoi mistagoghi, non si può però limitare a preparare i candidati ai sacramenti, deve anche curarsi di coloro che partecipano alla loro celebrazione, perché non siano freddi ascoltatori o spettatori passivi. Questa era la metodologia dei Santi Padri.
S. Giovanni Crisostomo, come abbiamo visto, non si limitava ad esporre la mistagogia ai neofiti, ma estendeva il suo insegnamento anche a coloro che da tempo erano stati già battezzati (17).
La celebrazione dei misteri costituisce un momento propizio e favorevole e il mistagogo, scrupoloso dispensatore della parola di verità, deve annunziare la Parola, insistere in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonire, rimproverare, esortare con ogni magnanimità e dottrina, così come insegna l’Apostolo (cf. 2 Tm 2, 15. 4, 2).
Procederemo quindi per gradi, in modo da avere una chiara esposizione della mistagogia che deve essere fatta nell’amministrazione dei sacramenti.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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