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Che cosa è la Mistagogia

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2018 22:52
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02/01/2018 22:50
 
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CAPITOLO VIII

LA MISTAGOGIA DEL SACRO ORDINE

L'incarico di continuare a nutrire il santo popolo di Dio con la Parola e i Sacramenti, dopo l'ascensione di Gesù, dal Signore stesso è stato affidato agli uomini da lui scelti e mandati nel mondo a perpetuare l'opera da lui iniziata e voluta dal Padre. 
Per questo motivo dopo la sua risurrezione il primo dono che egli fa ai suoi, è il dono dello Spirito Santo per la remissione dei peccati, ossia per la salvezza del mondo (52).
Tutti i sacramenti hanno in vista la salvezza e la salvezza è data dall’abbattimento del muro di inimicizia che ci separava da Dio. Abbattuto il muro che ci separava da Dio, Gesù ha voluto che i benefici della sua morte e risurrezione continuassero ad essere perpetuati fino al suo ritorno.
Perpetuare la salvezza, distribuirla, è compito degli uomini che Dio sceglie e mette da parte affinché l’unico Sacerdote agisca nei sacerdoti a favore del popolo santo di Dio.
La riscoperta del carattere cristiano e apostolico del sacerdozio universale dei fedeli non costituisce un ostacolo al sacerdozio ministeriale ma piuttosto un impulso a favore dei fratelli consacrati a servizio totale della Chiesa. 
Il sacerdozio ministeriale è un dono di Dio alla Chiesa e per la Chiesa in vista della salvezza come afferma anche il Concilio (cf. OT 2, 6, 12; PO 11; AG 23, 29 ).
La concezione bizantina del ministero sacerdotale nei suoi tre gradi superiori (episcopato, presbiterato e diaconato), s'inserisce nel contesto della riflessione patristica che ci ha offerto un'ampia e documentata letteratura.
Basti citare, tra i più significativi, il Sermo de sacerdotio di S. Efrem, l'Oratio secunda di S. Gregorio di Nazianzo, il De Sacerdotio di S. Giovanni Crisostomo.
Inoltre i testi delle preghiere esprimono tutta la realtà a cui l'essere umano è chiamato: la testimonianza che deve dare, la fatica che comporta una vocazione abbracciata con amore e portata a compimento con serietà, incarnata nella realtà del Cristo Offerente e Offerto, e soprattutto il premio riservato in cielo a coloro che hanno ben amministrato.
La definizione bizantina del "Sacerdote", così come si evince dai riti dell'ordinazione, attualissima nel richiamo alla Parola di Dio, teologicamente fondata e pastoralmente feconda, chiarifica la realtà e il ruolo specifico di chi è scelto e ordinato, incaricato e mandato (Eb 5,1). 
L'uomo di Dio(1Tm 6,11) che coopera alla missione salvifica (1Cor 3,9), dispensando i divini misteri (1Cor 4,1) e annunciando la riconciliazione in Cristo di cui è ambasciatore (2 Cor 5,18-20) è stato conquistato da Cristo (Fil 3,12) e segregato per il Vangelo (Rm 1,1), in vista di un compito santo (At 13,2). 
L'ordine sacro, infatti, più che un mezzo di santificazione personale, necessario alla salvezza, (come il santo battesimo che introduce alla nuova vita in Cristo), è una funzione a carattere sociale, a vantaggio degli altri.
Si tratta di un servizio (di una diaconia), prestato con umile fedeltà a Cristo e ai fratelli (Christus totus - Cristo totale), con i quali condivide la gioia cristiana dei redenti: scelto dal Signore e inviato dalla Chiesa, di cui è figlio insieme ai fratelli, è l'uomo per gli altri. 
Sua missione fondamentale e specifica, al di là di ogni pur nobile impegno o di preoccupazioni giuridico-amministrative, è donare Dio agli uomini, mediante la parola annunciata e vissuta, e portare gli uomini a Dio, mediante i sacramenti, che concretizzano e rendono visibile, nella celebrazione e nei gesti, la Parola stessa di Dio; ed è Dio che opera sempre la salvezza a prescindere dalla santità o dalla cattiveria del ministro.
Le preghiere d'ordinazione non cessano di richiamare l’attenzione sull’adeguamento del ministro col proprio ministero, tuttavia se per nostra disgrazia questo non avviene, la divina grazia supplisce a tutte le nostre deficienze.
A proposito, S. Agostino afferma che: la vita nuova sgorga dalla fecondità della Verità e non dalla sterilità del ministro, e che nel ministro di Dio, non di se stesso o di qualche umana autorità, santo o peccatore, stimato o biasimato, accolto o respinto, non bisogna fermarsi o attaccarsi eccessivamente, nel bene o nel male, alla persona, ma si deve guardare piuttosto all'incarico ricoperto, alla funzione rappresentata, al servizio svolto a favore del popolo di Dio, in nome di Cristo, sotto il quale i molti pastori che si succedono nel tempo si riducono a uno solo, a Cristo unico pastore (53). 
Il servizio della Parola, nella sua accezione più ampia, quale annuncio ed evangelizzazione per generare la fede (catechesi), l’istruzione e l’omelia liturgica (mistagogia) per consolidarla, la celebrazione dei Misteri, l’educazione alla preghiera, la formazione e la direzione spirituale, per intensificare la vita dei credenti, sono i primi e più importanti doveri pastorali. 
Vedremo con quanta attenzione le preghiere di ordinazione si soffermino su questi delicatissimi obblighi. Ma il distintivo del servizio pastorale e la suprema norma di condotta dei ministri di Dio rimane la carità.
Tutti i doveri, per svariati che possano essere, si riducono all'amore: un amore senza limiti e senza risparmio, ricco di umana tenerezza e traboccante di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani, particolarmente delicato verso i più deboli: i piccoli e i semplici del Vangelo, gli erranti e i peccatori, cui rivela l’infinita misericordia di Dio con parole rassicuranti di speranza (cfr. la seconda preghiera d’ordinazione del Vescovo).
Secondo l'ammonizione di S. Paolo (Rm 13,8) è l’unico debito mai pienamente saldato: interpella continuamente e reclama sempre nuove ed esigenti risposte, ispirando tutti i gesti del ministro.
"Pietro, mi ami tu più di costoro?", "Si, o Signore, tu lo sai che ti amo!", "Pasci il mio gregge!" (cf. Gv 21, 15-17 ).
Quando il Risorto affida a Pietro il compito pesante di pascolare il suo gregge, vuole il suo amore perché lo sa che dove maggiore è l’amore, minore è la fatica (54).

ANALISI MISTAGOGICA DEI RITI D’ORDINAZIONE

Tre sono i gradi gerarchici del sacerdozio nel rito bizantino: l’Episcopato, il Presbiterato e il Diaconato.
Ma prima di entrare nella "gerarchia" bisogna ricevere due "ordini minori": il Lettorato e il Suddiaconato.
All’interno della gerarchia sacerdotale vi sono delle mansioni conferite sempre con l’imposizione delle mani. 
Ciò può far pensare che si tratti di "ordinazioni". Non lo sono, sono solo delle benedizioni che si danno per svolgere una "missione" entro l’ambito sacerdotale (ad es. l’arcidiaconato, il protopresbiterato, l’archimandritato, ecc. ) .
In questo studio non tratteremo delle chirotesíe (ordini minori e mansioni) ma solo delle chirotoníe (55).
Le ordinazioni "maggiori" avvengono con una struttura che è uguale per tutt'e tre. Si tratta di una struttura semplice e logica.
Notiamo:
- la presentazione del candidato
- il triplice giro attorno all’altare
- l'inginocchiamento davanti all'altare
- l’imposizione della mano del vescovo sulla testa del candidato
- una preghiera anamnetico-epicletica, una supplica litanica e una preghiera di petizione e ringraziamento
- la presentazione al popolo con la relativa vestizione.

Questa struttura è sempre la stessa. Variano però i momenti di ordinazione: il vescovo prima delle letture, il presbitero prima dell’anafora, il diacono prima della comunione.
Varia il modo di stare in ginocchio: il vescovo con due ginocchia e coll’Evangelo sulle spalle, il presbitero con due ginocchia, mentre il diacono con un solo ginocchio destro.
E' prescritto che gli ordinandi tengano la fronte appoggiata sull'altare; è prescritto che il vescovo ordinante oltre alla mano, imponga anche la parte finale dell'omofórion.
Variano ancora, e necessariamente, le preghiere per il contenuto ma non per struttura.
Variano infine anche le vesti liturgiche, ma non il modo con cui vengono date.
Non varia il modo di presentazione se non perché l’ordinando se deve essere ordinato diacono viene presentato da due diaconi, se deve essere consacrato presbitero da due presbiteri, se vescovo da due vescovi. 
Questi "padrini" accompagnano l’ordinando attorno all’altare e gli fanno baciare gli angoli mentre il coro canta i tropari che si cantano durante le nozze.
I riti d'ordinazione dunque avvengono così:
Giunto il tempo dell'ordinazione, il candidato viene presentato da due "padrini" i quali gli fanno fare tre metánie (grandi prostrazioni) per terra. 
Ogni prostrazione è accompagnata da un verbo imperativo: "Kéleuson"! ossia: "Degnati o santo vescovo di accettare questo candidato per l’ordinazione"(56).
Dopo le tre prostrazioni il candidato con i "padrini" entra nel santuario e gira attorno all'altare baciandone, come abbiamo detto gli angoli. Il vescovo ordinante intanto si è seduto dinanzi all’altare.
Quando il candidato passa dinanzi a lui, gli bacia la mano destra e l’epigonátion.
Il significato del giro l’abbiamo spiegato come entrata nella dimensione eterna. 
Tuttavia nel battesimo e nel matrimonio il giro si effettua dopo il conferimento del sacramento, qui invece prima della consacrazione dell’ordine. Perché?
Il motivo di questa "anticipazione" è forse questo: l’altare indica e simboleggia il Cristo. 
Il battezzato gli gira attorno dopo che è rinato in Lui; gli sposi dopo che sono diventati una sola realtà in Lui; l’ordinando, invece, prima, per indicare che intende mettersi a servizio di Cristo e del suo altare. Questa intenzione è espressa dal bacio dell’altare stesso. 
Egli baciando l’altare mette in evidenza due realtà: l’amore verso il Cristo che intende servire come ministro, e la dipendenza da Cristo stesso.
In linguaggio antropologico, questo rito è paragonato ai riti di corteggiamento: si gira attorno alla persona che si ama danzando, manifestandole così il proprio amore (57).
Anche i tropari si adattano a questa interpretazione: il primo invoca i martiri che hanno amato il Signore fino alla morte, il secondo invoca Cristo gloria degli Apostoli e vanto dei martiri, dunque anche dei suoi ministri, il terzo invoca il profeta Isaia affinché avvenga nell'ordinando quasi una nuova incarnazione del Verbo, così come il profeta la previde per la Santa Vergine.
Segue dunque l’ordinazione vera e propria. Il Vescovo traccia tre segni di croce sulla testa dell’ordinando, quindi lo inginocchia, gli pone l’omofórion e la mano sulla testa (se l'ordinando è per l’episcopato, anche l’Evangelo) e quindi a voce alta e chiara esprime la formula di elezione: 
" La Divina Grazia, che guarisce ogni malattia e supplisce ogni mancanza (= limitatezza, deficienza, insufficienza umana), elegge ... (nome), reverendissimo (Suddiacono a Diacono; oppure Diacono a Presbitero, oppure Presbitero a Vescovo).
Preghiamo, dunque, per lui, affinché su di lui scenda la Grazia del Tuttosanto Spirito ".
A questa richiesta del Vescovo si risponde col solito: Kyrie eléison cantato tre volte dal clero e tre volte dal popolo.
Notiamo anche qui due elementi fondamentali per la concezione sacramentaria della Chiesa Bizantina:
- E’ la Divina Grazia che elegge e promuove.
- Lo Spirito Santo è dono della preghiera di tutta la Chiesa. Tutta la Chiesa, cioè, è coinvolta nella richiesta dello Spirito santificatore.
Segue la prima preghiera anamnetico-epicletica, quindi la litania di supplica e dopo la seconda preghiera di petizione e ringraziamento.
Quindi il Vescovo fa rialzare l'ordinato e presentandolo al popolo lo riveste degli abiti propri, dicendo per ogni indumento: Axios ossia: "E' degno!". Si risponde: "E' degno!".
Alcuni interpretano questa affermazione del vescovo come un interrogativo, quasi che il vescovo chiedesse l’approvazione del clero e del popolo: " E' degno – cioè - l’ordinato di essere rivestito di tale o tal altro indumento sacro e di esercitare il ministero? ".
A cui si potrebbe anche rispondere: " No, non è degno! ".
Questa è un’interpretazione assurda e irriverente!
Come si può pensare che un vescovo, una volta che ordina una persona e la consacra definitivamente, chieda poi l’approvazione del clero e del popolo? E' come se un battezzato, per rivestire l'abito bianco dovesse chiedere il consenso della comunità.
Come si può pensare che un vescovo ordini qualcuno senza conoscerlo? Non solo andrebbe contro il buon senso ma anche contro la legislazione della Chiesa!
Bisogna invece interpretare quell’affermazione come una affermazione e non come una domanda
Il vescovo afferma una realtà avvenuta: la consacrazione di un individuo, e il clero e il popolo confermano la parola del vescovo, non l’affermano. 
Il vescovo afferma e non domanda e il popolo conferma e non afferma!
Terminata la vestizione, il vescovo dà l’abbraccio di pace all'ordinato. Quindi se l’ordinato è diacono si scambia il bacio coi diaconi presenti, se presbitero coi presbiteri presenti, se vescovo coi vescovi presenti.
Poi prende il primo posto: fra i diaconi se diacono, fra i presbiteri se presbitero, fra i vescovi se vescovo.
Segue quindi la Divina Liturgia, da dove era stata interrotta.

ANALISI MISTAGOGICA DELLE PREGHIERE DI ORDINAZIONE

Ordinazione di un Diacono

Nella prima preghiera d’ordinazione di un diacono, si esprimono questi concetti:
- Si invoca il Signore Dio affinché mandi il suo Santo Spirito per il servizio dei Misteri .
- Si supplica perché il candidato abbia una fede forte e una coscienza pura nel servizio.
- Si fa l’epiclesi: "donagli la Grazia (lo Spirito Santo) che hai donato al diacono Stefano primo martire".
- Si prega ancora che il Signore renda degno il diacono di concludere l’opera iniziata, perché coloro che hanno ben servito si meritano una buona ricompensa.
Dopo la prima preghiera segue una litania di supplica, detta dall’arcidiacono, in cui si prega per il neo consacrato diacono, per la sua salvezza, perché svolga la sua diaconianella purezza e in maniera irreprensibile.
Quindi il vescovo nuovamente prega per l’ordinato:
- Affinché si ricordi che nell’Evangelo c’è scritto che chi vuol essere il primo deve essere diacono (servo) di tutti.
- Affinché il Signore riempia di tutta la fede il neo diacono, di amore, di forza, di santificazione, per l’intervento dello Spirito Santo, grazie al quale si compie l’opera della salvezza.
- Affinché il Signore tenga l’ordinato lontano da ogni peccato, perché possa presentarsi irreprensibile davanti al tribunale nel giorno del giudizio.
La preghiera termina con una dossologia.
Segue la vestizione. 
Gli impone l’orárion (la stola diaconale) sulla spalla sinistra dicendo ad alta voce e affermando: "’Axios!": "E' degno!".Quindi gli consegna il ripídion (flabello) affermando ancora: "E’ degno!" Lo bacia e lo pone al primo posto fra i diaconi.

Ordinazione di un Presbitero

Per ordinare un presbitero, la prima preghiera esprime questi concetti:
- Dopo la solita prefazio in cui si ricordano, in poche righe, i magnalia Dei e i suoi piani (lo stesso avviene nella prima preghiera del diacono e del vescovo), avviene l'epiclesi:
"Rendi degno il tuo servo della grande grazia del tuo Spirito, rendilo perfetto nell'opera del sacerdozio".
- Poi si prega il Signore che il candidato gli possa piacere in tutto il ministero presbiterale che Lui, il Signore, per mezzo dell'imposizione delle mani del vescovo, gli ha concesso.
Segue anche qui la litania, detta però dal protopresbitero. 
Le intenzioni di preghiera sono: Per la salvezza e per un sacerdozio puro e irreprensibile dell’or ora consacrato presbitero. Quindi il vescovo conclude con la seconda preghiera e la dossologia.
I contenuti di questa seconda preghiera, che caratterizzano la consacrazione presbiterale, sono espressi nella domanda per la confermazione dell’elezione presbiterale con il conferimento totale (plêroma) del dono dello Spirito Santo affinché: 
- sia degno di amministrare l’altare;
- sia degno di annunciare il Vangelo del Regno di Dio; 
- sia degno di rivelare in maniera sacra la Parola divina di verità;
- sia degno di offrire a Dio doni e sacrifici spirituali;
- sia degno di rinnovare il popolo di Dio con il lavacro della rinascita,
- riceva la ricompensa nel giorno del giudizio.

Come si vede la preghiera contiene tutti gli elementi che caratterizzano la vita del presbitero.
Segue la vestizione. Il vescovo gli toglie l’orárion (stola diaconale) dalla spalla sinistra e gliela impone su ambedue le spalle dicendo: "’Axios!" : "E’ degno!".
Quindi lo cinge con la cintura e poi, dandogli il felónion (la casula) ancora afferma: " E’ degno! ". E tutti, clero e popolo rispondono e confermano: " E’ degno! ".
Il vescovo bacia il neo presbitero e lo pone alla sua destra, primo fra i presbiteri.
Non bisogna infine tralasciare un significativo e tremendo gesto compiuto dal vescovo verso il neo consacrato.
Dopo l’epiclesi della Liturgia, egli prende l’amnós (l’agnello, cioè l’ostia grande) e lo consegna al neo presbitero dicendogli:
"Ricevi questo deposito e custodiscilo fino alla parusia del Signore nostro Gesù Cristo, quando egli ti chiederà di renderne conto".
La consegna dell’Eucaristia nelle mani del neo presbitero è il segno più grande e terribile (phryktós, afferma S. Giovanni Crisostomo), come abbiamo già detto, perché esprime quello che il sacerdote è: depositario della grazia e suo amministratore, egli dovrà renderne conto.
La parola italiana deposito o pegno, non esprime il greco di parakatathêkês; così come l’imperativo "custodiscilo" non esprime il greco: phylaxon.
Il primo termine indica qualcosa di prezioso, di valore inestimabile che viene consegnato affinché fruttifichi. Di un deposito vivo, vivificante e fruttificante.
Il verbo, invece, indica "custodire gelosamente e con ogni cura, perché ciò che è stato affidato sia protetto e fatto fruttare pur conservandolo intatto". 
Indica anche l’amore verso qualcosa che si affida e l’amore con il quale questo qualcosa viene custodito e salvaguardato.
Il sacerdote tiene nelle sue mani il Divino Agnello fino al momento dell'elevazione, pregando il Kyrie eleison e il Salmo 50.

Ordinazione di un Vescovo

Nell’ordinare un vescovo, i contenuti della prima preghiera sono questi:
- E’ Dio che pone nella Chiesa i gradi gerarchici, li pone per mezzo della rivelazione ( in questo caso viene nominato l’apostolo Paolo) per il servizio dei Divini Misteri.
- E’ Dio Padre, che il celebrante supplica affinché mandi lo Spirito Santo, per mezzo dell’imposizione delle mani sue e dei vescovi concelebranti, su colui che è stato giudicato degno di aver imposto sul suo collo il giogo evangelico.
- Lo Spirito Santo lo rafforzi per mezzo della sua discesa, della sua potenza e della sua grazia, come ha reso forti gli apostoli e i profeti.
- Possa, l’eletto, avere un episcopato irreprensibile, essere rivestito di ogni dignità, essere santo e degno di pregare per la salvezza del popolo, ed essere esaudito.
Segue la litania di supplica detta, questa volta dal più anziano dei vescovi consacranti. 
Si prega sempre per la salvezza del neo vescovo e perché possa avere un episcopato puro e irreprensibile.
Quindi il primo vescovo consacrante conclude la litania con la seconda preghiera e la dossologia.
I concetti di questa seconda preghiera esprimono il programma del vescovo, sono quasi un piano di vita:
- Dio ha disposto che occupi il "trono" un uomo, con le nostre stesse debolezze e passioni, non un angelo.
- Il nuovo vescovo sia imitatore di Dio, Pastore buono.
- Guida dei ciechi.
- Luce per coloro che sono nelle tenebre.
- Precettore per gli ignoranti.
- Maestro per i piccoli.
- Fiaccola luminosa nel mondo.
- Capace di armonizzare e fondere nell'unità gli animi.
- Capace di soffrire per l’Evangelo.
- Degno della gloria futura.

Quindi lo rialza e lo presenta al popolo e lo riveste del Sákkos (Dalmatica episcopale) e dell’Omofórion (pallio) dicendo sempre l’affermazione: "’Axios! ", "E’ degno! ".
Segue l’abbraccio di pace e quindi la Divina Liturgia prosegue da dove si era interrotta e il nuovo vescovo, se non celebra il Patriarca, tiene il primo posto.
Questi, dunque, i riti e le preghiere delle ordinazioni. Riti e preghiere semplici ma profonde per il contenuto teologico e mistagogico.
Riti e preghiere che ci richiamano la fede vissuta e pregata, la fede che dà senso a tutto ciò che si fa, perché ogni celebrazione è la celebrazione del Signore morto e risorto per la remissione dei nostri peccati; la celebrazione della nostra speranza insieme a tutti i Santi.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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