A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Udienze generali del Pontefice da gennaio 2018

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2018 16:23
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
05/04/2018 18:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

UDIENZA GENERALE


Piazza San Pietro
Mercoledì, 4 aprile 2018

[Multimedia]


 

La Santa Messa - 15. Riti di conclusione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona Pasqua!

Voi vedete che oggi ci sono dei fiori: i fiori dicono gioia, allegria. In certi posti la Pasqua è chiamata anche “Pasqua fiorita”, perché fiorisce il Cristo risorto: è il fiore nuovo; fiorisce la nostra giustificazione; fiorisce la santità della Chiesa. Per questo, tanti fiori: è la nostra gioia. Tutta la settimana noi festeggiamo la Pasqua, tutta la settimana. E per questo ci diamo, una volta in più, tutti noi, l’augurio di “Buona Pasqua”. Diciamo insieme: “Buona Pasqua”, tutti! [rispondono: “Buona Pasqua!”]. Vorrei anche che dessimo la Buona Pasqua – perché è stato Vescovo di Roma – all’amato Papa Benedetto, che ci segue per televisione. A Papa Benedetto, tutti diamo la Buona Pasqua: [dicono: “Buona Pasqua!”] E un applauso, forte.

Con questa catechesi concludiamo il ciclo dedicato alla Messa, che è proprio la commemorazione, ma non soltanto come memoria, si vive di nuovo la Passione e la Risurrezione di Gesù. L’ultima volta siamo arrivati fino alla Comunione e l’orazione dopo la Comunione; dopo questa orazione, la Messa si conclude con la benedizione impartita dal sacerdote e il congedo del popolo (cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 90). Come era iniziata con il segno della croce, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è ancora nel nome della Trinità che viene sigillata la Messa, cioè l’azione liturgica.

Tuttavia, sappiamo bene che mentre la Messa finisce, si apre l’impegno della testimonianza cristiana. I cristiani non vanno a Messa per fare un compito settimanale e poi si dimenticano, no. I cristiani vanno a Messa per partecipare alla Passione e Risurrezione del Signore e poi vivere di più come cristiani: si apre l’impegno della testimonianza cristiana. Usciamo dalla chiesa per «andare in pace» a portare la benedizione di Dio nelle attività quotidiane, nelle nostre case, negli ambienti di lavoro, tra le occupazioni della città terrena, “glorificando il Signore con la nostra vita”. Ma se noi usciamo dalla chiesa chiacchierando e dicendo: “guarda questo, guarda quello…”, con la lingua lunga, la Messa non è entrata nel mio cuore. Perché? Perché non sono capace di vivere la testimonianza cristiana. Ogni volta che esco dalla Messa, devo uscire meglio di come sono entrato, con più vita, con più forza, con più voglia di dare testimonianza cristiana. Attraverso l’Eucaristia il Signore Gesù entra in noi, nel nostro cuore e nella nostra carne, affinché possiamo «esprimere nella vita il sacramento ricevuto nella fede» (Messale Romano, Colletta del lunedì nell’Ottava di Pasqua).

Dalla celebrazione alla vita, dunque, consapevoli che la Messa trova compimento nelle scelte concrete di chi si fa coinvolgere in prima persona nei misteri di Cristo. Non dobbiamo dimenticare che celebriamo l’Eucaristia per imparare a diventare uomini e donne eucaristici. Cosa significa questo? Significa lasciare agire Cristo nelle nostre opere: che i suoi pensieri siano i nostri pensieri, i suoi sentimenti i nostri, le sue scelte le nostre scelte. E questo è santità: fare come ha fatto Cristo è santità cristiana.

Lo esprime con precisione san Paolo, parlando della propria assimilazione a Gesù, e dice così: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Questa è la testimonianza cristiana. L’esperienza di Paolo illumina anche noi: nella misura in cui mortifichiamo il nostro egoismo, cioè facciamo morire ciò che si oppone al Vangelo e all’amore di Gesù, si crea dentro di noi un maggiore spazio per la potenza del suo Spirito. I cristiani sono uomini e donne che si lasciano allargare l’anima con la forza dello Spirito Santo, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lasciatevi allargare l’anima! Non queste anime così strette e chiuse, piccole, egoiste, no! Anime larghe, anime grandi, con grandi orizzonti… Lasciatevi allargare l’anima con la forza dello Spirito, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo.

Poiché la presenza reale di Cristo nel Pane consacrato non termina con la Messa (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1374), l’Eucaristia viene custodita nel tabernacolo per la Comunione ai malati e per l’adorazione silenziosa del Signore nel Santissimo Sacramento; il culto eucaristico fuori della Messa, sia in forma privata che comunitaria, ci aiuta infatti a rimanere in Cristo (cfr ibid., 1378-1380).

I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno. Possiamo dire così, un po’ forzando l’immagine: la Messa è come il chicco, il chicco di grano che poi nella vita ordinaria cresce, cresce e matura nelle opere buone, negli atteggiamenti che ci fanno assomigliare a Gesù. I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno. In verità, accrescendo la nostra unione a Cristo, l’Eucaristia aggiorna la grazia che lo Spirito ci ha donato nel Battesimo e nella Confermazione, affinché sia credibile la nostra testimonianza cristiana (cfr ibid., 1391-1392).

Ancora, accendendo nei nostri cuori la carità divina, l’Eucaristia cosa fa? Ci separa dal peccato: «Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da Lui con il peccato mortale» (ibid., 1395).

Il regolare accostarci al Convito eucaristico rinnova, fortifica e approfondisce il legame con la comunità cristiana a cui apparteniamo, secondo il principio che l’Eucaristia fa la Chiesa (cfr ibid., 1396), ci unisce tutti.

Infine, partecipare all’Eucaristia impegna nei confronti degli altri, specialmente dei poveri, educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato (cfr ibid., 1397). 

Portando il tesoro dell’unione con Cristo in vasi di creta (cfr 2 Cor 4,7), abbiamo continuo bisogno di ritornare al santo altare, fino a quando, in paradiso, gusteremo pienamente la beatitudine del banchetto di nozze dell’Agnello (cfr Ap 19,9).

Ringraziamo il Signore per il cammino di riscoperta della santa Messa che ci ha donato di compiere insieme, e lasciamoci attrarre con fede rinnovata a questo incontro reale con Gesù, morto e risorto per noi, nostro contemporaneo. E che la nostra vita sia sempre “fiorita” così, come la Pasqua, con i fiori della speranza, della fede, delle opere buone. Che noi troviamo sempre la forza per questo nell’Eucaristia, nell’unione con Gesù. Buona Pasqua a tutti!


Saluti:

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i Diaconi del Collegio internazionale del Gesù di Roma e i ragazzi della Professione di Fede provenienti dalle diocesi di Milano e di Cremona. Incoraggio ciascuno a vivere coerentemente la fede, testimoniandola ogni giorno con gesti di carità.

Saluto il Gruppo del Premio San Donnino d’oro di Faenza e le Parrocchie, specialmente quelle di Maria Santissima Immacolata di Pontecagnano-Faiano, Maria Ausiliatrice in Portichetto-Luisago e la Santissima Trinità di Napoli. Auspico che quest’incontro sia per tutti occasione di rinnovata adesione a Gesù risorto e ai suoi insegnamenti di vita.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cristo ha vinto la morte e ci aiuta ad accogliere le sofferenze come occasione privilegiata di redenzione e di salvezza. Cercate di vivere il messaggio pasquale, testimoniando nei luoghi di vita la pace e la gioia, doni del Risorto.





UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 aprile 2018

[Multimedia]



 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

I cinquanta giorni del tempo liturgico pasquale sono propizi per riflettere sulla vita cristiana che, per sua natura, è la vita che proviene da Cristo stesso. Siamo, infatti, cristiani nella misura in cui lasciamo vivere Gesù Cristo in noi. Da dove partire allora per ravvivare questa coscienza se non dal principio, dal Sacramento che ha acceso in noi la vita cristiana? Questo è il Battesimo. La Pasqua di Cristo, con la sua carica di novità, ci raggiunge attraverso il Battesimo per trasformarci a sua immagine: i battezzati sono di Gesù Cristo, è Lui il Signore della loro esistenza. Il Battesimo è il «fondamento di tutta la vita cristiana» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1213). E’ il primo dei Sacramenti, in quanto è la porta che permette a Cristo Signore di prendere dimora nella nostra persona e a noi di immergerci nel suo Mistero.

Il verbo greco “battezzare” significa “immergere” (cfr CCC, 1214). Il bagno con l’acqua è un rito comune a varie credenze per esprimere il passaggio da una condizione a un’altra, segno di purificazione per un nuovo inizio. Ma per noi cristiani non deve sfuggire che se è il corpo ad essere immerso nell’acqua, è l’anima ad essere immersa in Cristo per ricevere il perdono dal peccato e risplendere di luce divina (cfr Tertulliano, Sulla risurrezione dei morti, VIII, 3: CCL 2, 931; PL 2, 806). In virtù dello Spirito Santo, il Battesimo ci immerge nella morte e risurrezione del Signore, affogando nel fonte battesimale l’uomo vecchio, dominato dal peccato che divide da Dio, e facendo nascere l’uomo nuovo, ricreato in Gesù. In Lui, tutti i figli di Adamo sono chiamati a vita nuova. Il Battesimo, cioè, è una rinascita. Sono sicuro, sicurissimo che tutti noi ricordiamo la data della nostra nascita: sicuro. Ma mi domando io, un po’ dubbioso, e domando a voi: ognuno di voi ricorda qual è stata la data del suo battesimo? Alcuni dicono di sì – sta bene. Ma è un sì un po’ debole, perché forse tanti non ricordano questo. Ma se noi festeggiamo il giorno della nascita, come non festeggiare – almeno ricordare – il giorno della rinascita? Io vi darò un compito a casa, un compito oggi da fare a casa. Coloro di voi che non si ricordano la data del battesimo, domandino alla mamma, agli zii, ai nipoti, domandino: “Tu sai qual è la data del battesimo?”, e non dimenticarla mai. E quel giorno ringraziare il Signore, perché è proprio il giorno in cui Gesù è entrato in me, lo Spirito Santo è entrato in me. Avete capito bene il compito a casa? Tutti dobbiamo sapere la data del nostro battesimo. E’ un altro compleanno: il compleanno della rinascita. Non dimenticatevi di fare questo, per favore.

Ricordiamo le ultime parole del Risorto agli Apostoli; sono un mandato preciso: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Attraverso il lavacro battesimale, chi crede in Cristo viene immerso nella vita stessa della Trinità.

Non è infatti un’acqua qualsiasi quella del Battesimo, ma l’acqua su cui è invocato lo Spirito che «dà la vita» (Credo). Pensiamo a ciò che Gesù disse a Nicodemo per spiegargli la nascita alla vita divina: «Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Gv 3,5-6). Perciò il Battesimo è chiamato anche “rigenerazione”: crediamo che Dio ci ha salvati «per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito» (Tt 3,5).

Il Battesimo è perciò segno efficace di rinascita, per camminare in novità di vita. Lo ricorda san Paolo ai cristiani di Roma: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4).

Immergendoci in Cristo, il Battesimo ci rende anche membra del suo Corpo, che è la Chiesa, e partecipi della sua missione nel mondo (cfr CCC1213). Noi battezzati non siamo isolati: siamo membra del Corpo di Cristo. La vitalità che scaturisce dal fonte battesimale è illustrata da queste parole di Gesù: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto» (cfr Gv 15,5). Una stessa vita, quella dello Spirito Santo, scorre dal Cristo ai battezzati, unendoli in un solo Corpo (cfr 1 Cor 12,13), crismato dalla santa unzione e alimentato alla mensa eucaristica.

Il Battesimo permette a Cristo di vivere in noi e a noi di vivere uniti a Lui, per collaborare nella Chiesa, ciascuno secondo la propria condizione, alla trasformazione del mondo. Ricevuto una sola volta, il lavacro battesimale illumina tutta la nostra vita, guidando i nostri passi fino alla Gerusalemme del Cielo. C’è un prima e un dopo il Battesimo. Il Sacramento suppone un cammino di fede, che chiamiamo catecumenato, evidente quando è un adulto a chiedere il Battesimo. Ma anche i bambini, fin dall’antichità, sono battezzati nella fede dei genitori (cfr Rito del Battesimo dei bambini, Introduzione, 2).

E su questo io vorrei dirvi una cosa. Alcuni pensano: ma perché battezzare un bambino che non capisce? Speriamo che cresca, che capisca e sia lui stesso a chiedere il Battesimo. Ma questo significa non avere fiducia nello Spirito Santo, perché quando noi battezziamo un bambino, in quel bambino entra lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo fa crescere in quel bambino, da bambino, delle virtù cristiane che poi fioriranno. Sempre si deve dare questa opportunità a tutti, a tutti i bambini, di avere dentro di loro lo Spirito Santo che li guidi durante la vita. Non dimenticate di battezzare i bambini! Nessuno merita il Battesimo, che è sempre dono gratuito per tutti, adulti e neonati. Ma come accade per un seme pieno di vita, questo dono attecchisce e porta frutto in un terreno alimentato dalla fede. Le promesse battesimali che ogni anno rinnoviamo nella Veglia Pasquale devono essere ravvivate ogni giorno affinché il Battesimo “cristifichi”: non dobbiamo avere paura di questa parola; il Battesimo ci “cristifica”, chi ha ricevuto il Battesimo e va “cristificato”, assomiglia a Cristo, si trasforma in Cristo e lo rende davvero un altro Cristo.


Saluti:

Porgo un particolare pensiero ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. L’annuncio pasquale continui ad infiammare il vostro cuore, affinché ciascuno possa sperimentare Cristo sul proprio cammino e aderire ai suoi insegnamenti.






UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 aprile 2018

[Multimedia]



 

Catechesi sul Battesimo. 2. Il segno della fede cristiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo, in questo Tempo di Pasqua, le catechesi sul Battesimo. Il significato del Battesimo risalta chiaramente dalla sua celebrazione, perciò rivolgiamo ad essa la nostra attenzione. Considerando i gesti e le parole della liturgia possiamo cogliere la grazia e l’impegno di questo Sacramento, che è sempre da riscoprire. Ne facciamo memoria nell’aspersione con l’acqua benedetta che si può fare la domenica all’inizio della Messa, come pure nella rinnovazione delle promesse battesimali durante la Veglia Pasquale. Infatti, quanto avviene nella celebrazione del Battesimo suscita una dinamica spirituale che attraversa tutta la vita dei battezzati; è l’avvio di un processo che permette di vivere uniti a Cristo nella Chiesa. Pertanto, ritornare alla sorgente della vita cristiana ci porta a comprendere meglio il dono ricevuto nel giorno del nostro Battesimo e a rinnovare l’impegno di corrispondervi nella condizione in cui oggi ci troviamo. Rinnovare l’impegno, comprendere meglio questo dono, che è il Battesimo, e ricordare il giorno del nostro Battesimo. Mercoledì scorso ho chiesto di fare i compiti a casa e ognuno di noi, ricordare il giorno del Battesimo, in quale giorno sono stato battezzato. Io so che alcuni di voi lo sanno, altri, no; quelli che non lo sanno, domandino ai parenti, a quelle persone, ai padrini, alle madrine… domandino: “Qual è la data del mio battesimo?” Perché è una rinascita il Battesimo ed è come se fosse il secondo compleanno. Capito? Fare questo compito a casa, domandare: “Qual è la data del mio Battesimo?”.

Anzitutto, nel rito di accoglienza, viene chiesto il nome del candidato, perché il nome indica l’identità di una persona. Quando ci presentiamo diciamo subito il nostro nome: “Io mi chiamo così”, così da uscire dall’anonimato, l’anonimo è quello che non ha nome. Per uscire dall’anonimato subito diciamo il nostro nome. Senza nome si resta degli sconosciuti, senza diritti e doveri. Dio chiama ciascuno per nome, amandoci singolarmente, nella concretezza della nostra storia. Il Battesimo accende la vocazione personale a vivere da cristiani, che si svilupperà in tutta la vita. E implica una risposta personale e non presa a prestito, con un “copia e incolla”. La vita cristiana infatti è intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù. E’ importante dunque il nome! E’ molto importante! I genitori pensano al nome da dare al figlio già prima della nascita: anche questo fa parte dell’attesa di un figlio che, nel nome proprio, avrà la sua identità originale, anche per la vita cristiana legata a Dio.

Certo, diventare cristiani è un dono che viene dall’alto (cfr Gv 3,3-8). La fede non si può comprare, ma chiedere sì, e ricevere in dono sì. “Signore, regalami il dono della fede”, è una bella preghiera! “Che io abbia fede”, è una bella preghiera. Chiederla in dono, ma non si può comprare, si chiede. Infatti, «il Battesimo è il sacramento di quella fede, con la quale gli uomini, illuminati dalla grazia dello Spirito Santo, rispondono al Vangelo di Cristo» (Rito del Battesimo dei Bambini, Introd. gen., n. 3). A suscitare e a risvegliare una fede sincera in risposta al Vangelo tendono la formazione dei catecumeni e la preparazione dei genitori, come l’ascolto della Parola di Dio nella stessa celebrazione del Battesimo.

Se i catecumeni adulti manifestano in prima persona ciò che desiderano ricevere in dono dalla Chiesa, i bambini sono presentati dai genitori, con i padrini. Il dialogo con loro, permette ad essi di esprimere la volontà che i piccoli ricevano il Battesimo e alla Chiesa l’intenzione di celebrarlo. «Espressione di tutto questo è il segno di croce, che il celebrante e i genitori tracciano sulla fronte dei bambini» (Rito del Battesimo dei Bambini, Introd., n. 16). «Il segno della croce esprime il sigillo di Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1235).

Nella cerimonia facciamo sui bambini il segno della croce. Ma vorrei tornare su un argomento del quale vi ho parlato. I nostri bambini sanno farsi il segno della croce bene? Tante volte ho visto bambini che non sanno fare il segno della croce. E voi, papà, mamme, nonni, nonne, padrini, madrine, dovete insegnare a fare bene il segno della croce perché è ripetere quello che è stato fatto nel Battesimo. Avete capito bene? Insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce. Se lo imparano da bambini lo faranno bene dopo, da grandi.

La croce è il distintivo che manifesta chi siamo: il nostro parlare, pensare, guardare, operare sta sotto il segno della croce, ossia sotto il segno dell’amore di Gesù fino alla fine. I bambini sono segnati in fronte. I catecumeni adulti sono segnati anche sui sensi, con queste parole: «Ricevete il segno della croce sugli orecchi per ascoltare la voce del Signore»; «sugli occhi per vedere lo splendore del volto di Dio»; «sulla bocca, per rispondere alla parola di Dio»; «sul petto, perché Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori»; «sulle spalle, per sostenere il giogo soave di Cristo» (Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, n. 85).

Cristiani si diventa nella misura in cui la croce si imprime in noi come un marchio “pasquale” (cfr Ap 14,1; 22,4), rendendo visibile, anche esteriormente, il modo cristiano di affrontare la vita. Fare il segno della croce quando ci svegliamo, prima dei pasti, davanti a un pericolo, a difesa contro il male, la sera prima di dormire, significa dire a noi stessi e agli altri a chi apparteniamo, chi vogliamo essere. Per questo è tanto importante insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce. E, come facciamo entrando in chiesa, possiamo farlo anche a casa, conservando in un piccolo vaso adatto un po’ di acqua benedetta – alcune famiglie lo fanno: così, ogni volta che rientriamo o usciamo, facendo il segno della croce con quell’acqua ci ricordiamo che siamo battezzati. Non dimenticare, ripeto: insegnare ai bambini a fare il segno della croce.


Saluti:

APPELLO PER VINCENT LAMBERT E ALFIE EVANS

Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans, e vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone e specialmente di questi due fratelli nostri. Preghiamo in silenzio.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i partecipanti al Seminario promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma e quelli al Convegno promosso dal Movimento dei Focolari; i Membri della Commissione Presbiterale Italiana e i Diaconi dell’Arcidiocesi di Milano. Auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio alla tomba di Pietro vi renda sempre più generosi nella testimonianza di fede.

Saluto i pellegrini dell’Ordine della Madre di Dio, nell’80° di canonizzazione del Fondatore: San Giovanni Leonardi; le Parrocchie; gli Istituti scolastici, in particolare l’Highlands Institute di Roma; gli Sbandieratori e Musici di Asti; l’Associazione “Musica bene comune” di Roma.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Invito tutti a vedere in Gesù Risorto, vivo e presente in mezzo a noi, il vero maestro di vita; la sua intercessione vi ottenga la serenità e la pace e il suo insegnamento vi sia di incoraggiamento nel cammino quotidiano verso la santità.












[Modificato da Caterina63 18/04/2018 12:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:14. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com