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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (7)

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2018 16:02
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27/02/2018 09:14
 
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"Denuncio la crisi di fede di un clero che ha tradito"
ECCLESIA 27-02-2018

Il cardinal Sarah in Belgio ha parlato della crisi della fede a partire dalle alte gerarchie ecclesiastiche e non ha esitato a denunciare il tradimento dei chierici per mancanza di fede.

 

Nei giorni scorsi il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, era in Belgio, dove  alla presentazione del suo libro “Dio o niente”, ha risposto a certi tentativi di modificare la morale cattolica, in particolare per quello che riguarda il matrimonio e la famiglia, oltre che l’insegnamento sulla vita. Si può leggere in certe sue parole una risposta alle esternazioni del cardinale tedesco Reinhard Marx, del vicepresidente di quella conferenza episcopale, Franz-Josef Bode, e al cardinale di Vienna, Schoenborn? 

Sembra proprio di sì. Davanti a una chiesa piena di fedeli, con in prima fila il nunzio apostolico, il cardinale De Kesel, il Borgomastro Woluwé-Saint Pierre e anche l’abate Philippe Mawet, responsabile della pastorale francofona, che aveva criticato il libro del cardinale qualche giorno prima in un articolo sul quotidiano di sinistra “Libre Belgique”, il porporato ha evocato le ideologie e i gruppi di pressione che “con mezzi finanziari e mediatici potentissimi, attaccano le finalità naturali del matrimonio e si impegnano a distruggere la cellula della famiglia”.

Ma il porporato guineano, in un delle Chiese più disastrate del Continente non ha avuto paura di aggiungere parole dure verso i suoi confratelli nell’episcopato. “Degli alti prelati, provenienti soprattutto dalle nazioni opulente, si danno da fare per apportare modifiche alla morale cristiana per ciò che riguarda il rispetto assoluto della vita dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, la questione dei divorziati risposati e altre situazioni familiari problematiche. 

Questi ‘guardiani della fede’ dovrebbero tuttavia non perdere di vista il fatto che il problema posto dalla frammentazione degli scopi del matrimonio è un problema di morale naturale”. Ma il cardinale non si è fermato lì. Ha proseguito con tranquillità: “Le grandi derive sono sorte quando alcuni prelati o intellettuali cattolici hanno cominciato a dire o a scrivere ‘semaforo verde per l’aborto’, ‘semaforo verde per l’eutanasia’. Ora, a partire dal momento in cui i cattolici abbandonano l’insegnamento di Gesù e il Magistero della Chiesa, contribuiscono alla distruzione dell’istituzione naturale del matrimonio come della famiglia ed è tutta la comunità umana che si trova incrinata da questa nuovo tradimento dei chierici”.

Nell’anno in cui si celebra il mezzo secolo di vita dell’enciclica “Humanae Vitae”, con i tentativi neanche troppo nascosti di attenuare in qualche maniera il suo insegnamento, il cardinale ha pronunciato parole molto forti: “Bisognerebbe che la Chiesa tornasse all’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI così come agli insegnamenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI su queste questioni vitali per l’umanità. Lo stesso papa Francesco resta nel solco dei predecessori quando sottolinea la coincidenza fra il vangelo dell’amore e il vangelo della pace. Bisogna affermare con forza e senza ambiguità il peso magisteriale di tutto questo insegnamento, mettere in rilievo la sua coerenza e proteggere questo tesoro contro i predatori di questo mondo senza Dio”.

In un’intervista concessa a Cathobel, ha messo in evidenza che la Chiesa oggi debba affrontare grandi questioni, e soprattutto “la sua fedeltà a Gesù, al suo Vangelo, all’insegnamento che ha sempre ricevuto dai primi papi, dai concili…e questo non è evidente, perché la Chiesa desidera adattarsi al suo ambiente, alla cultura moderna”.

E poi la fede: “La fede è venuta a mancare, non solo a livello di popolo di Dio, ma anche fra i responsabili della Chiesa, ci si può chiedere qualche volta se abbiamo davvero la fede”. Il card. Sarah ha ricordato l’episodio del Credo, di don Fredo Olivero, e ha concluso: “Penso che oggi ci sia una grande crisi di fede e anche una grande crisi della nostra relazione personale con Dio”.

E l’Europa? “Non solamente l’Occidente sta perdendo la sua anima, ma si sta suicidando, perché un albero senza radici è condannato a morte. Penso che l’Occidente non possa rinunciare alle sua radici, che hanno creato la sua cultur, i suoi valori”. Il porporato ha continuato così: “Ci sono cose agghiaccianti che succedono in occidente. Penso che un parlamento che autorizza la morte di un bimbo innocente, senza difesa, sia una grave violenza fatta contro la persona umana. Quando si impone l’aborto, soprattutto in Paesi in via di sviluppo, dicendo che se non lo fanno non li si aiuterà più, è una violenza. Non c’è da stupirsi. Quando si ha abbandonato Dio, si abbandona l’uomo, non si ha più una visione chiara dell’uomo. C’è una grande crisi antropologica oggi in Occidente. E questo porta a trattare le persone come oggetti”.






Divorziati "risposati", un altro cardinale sposa i dubia

ECCLESIA  08-03-2018

"Ciò che è vero in un posto A non può essere falso in un posto B. Queste interpretazioni differenti dell’esortazione, che riguardano delle questioni dottrinali, causano confusione fra i fedeli. Io sarei lieto perciò se il Papa facesse chiarezza al riguardo, preferibilmente nella forma di qualche documento magisteriale". Intervistato dal Timone, il cardinale arcivescovo di Utrecht, Eijk chiede al pontefice un documento magisteriale per mettere fine alla confusione generata dall’esortazione post sinodale Amoris laetitia.

Olandese, 65 anni, medico e teologo esperto di bioetica, dal 2007 arcivescovo di Utrecht e fino al 2016 presidente della conferenza episcopale dei Paesi Bassi. E' il cardinale Willem Jacobus Eijk che ha rilasciato una lunga intervista pubblicata sul numero di marzo del Timone.

Nelle risposte affronta apertamente quel piano inclinato che i paesi del centro nord Europa hanno imboccato da tempo e su cui ormai scivolano tutti i paesi dell’Occidente. «La porta, una volta socchiusa, alla fine si apre completamente», dice Eijk spiegando la situazione dell’Olanda rispetto all’eutanasia. La perdita dei principi non negoziabili, anche nell’azione politica dei cattolici, si mostra come una ferita mortale nella ricerca del bene comune e per la dignità della persona umana.

Per quanto riguarda il dibattito ecclesiale sulla questione dell’accesso all’eucaristia per i divorziati risposati, il cardinale ritiene «sarebbe necessario fare chiarezza». Una confusione generata dal capitolo VIII di Amoris laetitia per cui alcuni vescovi o conferenze episcopali offrono soluzioni diverse al fedele.

Ecco alcune risposte del cardinale Eijk al giornalista del Timone Lorenzo Bertocchi.

Eminenza, sembra che molti cattolici impegnati in politica abbiano dimenticato i cosiddetti “principi non negoziabili” (difesa della vita, famiglia naturale e libera educazione).
«I numeri 73-74 dell’Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (1995) permettono che i politici cattolici sotto certe condizioni, cioè rispettando le condizioni dei principi generali sulla collaborazione al male, possano votare per una legge, per esempio una norma più restrittiva sull’aborto procurato, anche se si tratta di una legge intrinsecamente ingiusta, nel tentativo di prevenire che sia accettata una proposta di legge sull’aborto più permissiva. I politici, limitando così il numero di aborti procurati, possono vedere questa azione come un contributo al bene comune. Molti politici cattolici hanno difeso in questo modo il loro voto a favore di una legge sull’aborto o sull’eutanasia, sebbene ci si possa chiedere se davvero abbiano seguito sempre tutte le condizioni menzionate nella Evangelium vitae e se il loro voto possa davvero essere interpretato come un contributo al Bene Comune. Ora, a parte il fatto che molti politici cattolici siano effettivamente preparati per dialogare sui principi non negoziabili e per arrivare a un compromesso eticamente giustificabile o meno, temo che molti di loro non li vedano nemmeno più come non negoziabili».

A suo parere qual è la causa di questa situazione?
«La crisi della fede colpisce sempre anche le convinzioni morali, che ne sono una parte intrinseca. La crisi della fede in Cristo ha condotto a una crisi della fede nella norma assoluta, l’esistenza di atti intrinsecamente cattivi, e perciò nel fatto che certi principi non sono negoziabili. Tuttavia, “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5,29). Le leggi umane devono corrispondere alla legge morale naturale, che salvaguarda la dignità della persona e che deriva dall’ordine che Dio ha dato alla sua creazione». (…)

Nel mese di gennaio lei ha rilasciato un’intervista al quotidiano olandese Trouw, dove ha affrontato la controversa questione dell’accesso ai sacramenti per le coppie di divorziati risposati, un tema che è frutto del cammino sinodale. Potrebbe ripetere il suo pensiero al proposito?
«La questione se si possa consentire ai cosiddetti divorziati risposati civilmente di ricevere l’assoluzione sacramentale e quindi l’eucaristia sta spaccando la Chiesa. Si incontra un dibattito, alle volte abbastanza veemente, a tutti i livelli, fra cardinali, vescovi, preti e laici. La fonte della confusione è l’esortazione post sinodale Amoris laetitia, scritta da Papa Francesco in conclusione dei Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015. Questa confusione concerne soprattutto il numero 305 dell’esortazione. Si osserva che alcune conferenze episcopali hanno introdotto delle regole pastorali che implicano che i divorziati risposati possano essere ammessi alla comunione con una serie di condizioni e dopo un periodo di discernimento pastorale da parte del sacerdote che li accompagna. Invece, altre conferenze episcopali escludono questo. Ciò che è vero in un posto A non può essere falso in un posto B. Queste interpretazioni differenti dell’esortazione, che riguardano delle questioni dottrinali, causano confusione fra i fedeli. Io sarei lieto perciò se il Papa facesse chiarezza al riguardo, preferibilmente nella forma di qualche documento magisteriale.

Io stesso, partecipando a entrambi i Sinodi sulla famiglia, ho argomentato che non si può consentire ai divorziati risposati in rito civile di ricevere la comunione, l’ho fatto anche in un articolo pubblicato su di un libro che conteneva interventi di undici cardinali (“Si può consentire ai divorziati risposati con rito civile di ricevere la comunione?,” in: Matrimonio e Famiglia: Prospettive pastorali di undici cardinali, W. Aymans (ed.), Cantagalli, Siena 2015, pp. 75-86, ndr)».

Può spiegare brevemente qual è la sua posizione?
«Gesù stesso dice che il matrimonio è indissolubile (Mt 5,32; 19,9; Mc 10,11-12; Lc 16,18). Gesù, nel Vangelo secondo Matteo (19,9; cfr. 5,32), sembra ammettere una eccezione, cioè che si possa ripudiare la propria moglie «in un caso di unione illegittima». Tuttavia, il significato della parola greca, porneia, tradotta qui con «unione illegittima», è incerto: significa molto probabilmente un’unione incestuosa a causa di un matrimonio entro gradi di parentela proibiti (cfr. Lev 18,6-18; cf. Atti degli apostoli 15,18-28).

L’argomento più profondo è che non si può consentire ai divorziati risposati di ricevere la comunione in base all’analogia tra il rapporto fra marito e moglie e quello fra Cristo e la Chiesa (Ef 5,23-32). Il rapporto fra Cristo e la Chiesa è un mutuo dono totale. La donazione totale di Cristo alla chiesa si realizza nella donazione della sua vita sulla croce. Questa donazione totale è resa presente nel sacramento dell’Eucaristia. Chi partecipa all’Eucaristia deve essere pronto a un dono totale di se stesso, che fa parte della donazione totale della Chiesa a Cristo. Chi divorzia e si risposa in rito civile, mentre il primo matrimonio non è stato dichiarato nullo, viola il dono mutuo totale che questo primo matrimonio implica. Il secondo matrimonio in rito civile non è un matrimonio vero e proprio. Il violare il dono totale del primo matrimonio ancora da considerare come valido, e l’assenza della volontà di attenersi a questo dono totale, rende la persona coinvolta indegna di partecipare all’eucaristia, che rende presente la donazione totale di Cristo alla Chiesa. Questo non toglie, però, che i divorziati risposati possano partecipare alle celebrazioni liturgiche, anche quella Eucaristica, senza ricevere la comunione, e che i sacerdoti li accompagnino pastoralmente.

Nel caso in cui i divorziati risposati civilmente non possono separarsi, ad esempio per le loro obbligazioni verso i figli di entrambi, possono essere ammessi alla comunione o al sacramento della penitenza, solo rispondendo alle condizioni menzionate nel numero 84 della Familaris consortio e nel numero 29 della Sacramentum caritatis. Una di queste condizioni è che loro devono impegnarsi a vivere come fratello e sorella, cioè smettere di avere rapporti sessuali».






IL CASO

"Il Papa mi ha detto...". Si fa largo il magistero privato

EDITORIALI 05-04-2018

Una suora dall'Argentina sdogana i preservativi: "Me l'ha detto il Papa...". Silenzio dalla sala stampa vaticana. Intanto però si fa largo un magistero privato di Francesco esposto sempre da terzi, ma in contraddizione con quello pubblico che rende ormai urgente un intervento chiarificatore. Perché quando le opinioni sono imposte da chi ha potere, il passo verso l'ideologia è molto breve.

 

Martha Pelloni

A forza di dichiarazioni choc finirà che la sala stampa della Santa Sede verrà ribattezzata Ufficio smentite & conferme. Non si è ancora sopito il can can mediatico dopo le parole attribuite al Papa da Eugenio Scalfari sull’inesistenza dell’inferno, che sul tavolo del portavoce vaticano ieri è piombato come un macigno un nuovo faldone: quello dello sdoganamento dei preservativi. Contraccettivi per evitare l’aborto. Il tutto attribuito a Papa Francesco da una suora argentina. Possibile? Il metodo è quello ormai della dichiarazione choc fatta da un interlocutore che sostiene di averne parlato con il Papa.

In Argentina si è nel mezzo del dibattito sulla depenalizzazione dell’aborto e una radio locale, Fm la Patriada ha intervistato una suora molto conosciuta nel Paese, Martha Pelloni, che si occupa di bambini da strappare alla droga e di donne in difficoltà.  Ebbene, nel corso dell’intervista, la Pelloni, dopo aver detto di essere a favore del dibattito, come il presidente Macri, ha sostenuto che una donna non debba aver bisogno di abortire perché se è ben informata, se lavora e se non subisce violenza non ha bisogno di ricorrere all’interruzione di gravidanza. Ma andando sul tema della paternità responsabile dice: “Papa Francesco parlando su questo argomento mi ha detto tre parole: preservativo, transitorio e reversibile. Un diaframma e, nell'ultimo caso, che è ciò che consigliamo alle donne sul campo ... la legatura delle tube”.

Non si capisce per quale motivo la legatura delle tube debba rientrare tra le procedure reversibili, data la sostanziale irreversibilità della sterilizzazione tubarica. In ogni caso, la battuta, riportata senza particolari dettagli, ha provocato il necessario clamore: “Il papa sdogana i contraccettivi”. Ovviamente si ignora il contesto, quando sarebbe stata detta questa frase e soprattutto si ignora se la frase sia stata realmente pronunciata da Papa Francesco o dall’allora vescovo Bergoglio. La sala stampa ieri non ha fornito nessun chiarimento. Intanto però la macchina mediatica macina e assimila il concetto, quello dei contraccettivi da liberare dal laccio dottrinale che già sono interessati da una vasta operazione di rilettura critica dell’Humanae vitae di Paolo VI.

Sarà vero? L’avrà detto o no? La confusione regna sovrana. In fondo, basterebbe poco da parte della Santa Sede: un comunicato secco per dire che non è vero o che ciò che emerge negli incontri privati del Papa non è materia di Magistero perché rientra appunto nel privato. Ma forse è proprio questo il punto, la sovrapposizione tra il piano privato e quello pubblico per portare avanti spinte rivoluzionarie in tema di dottrina e di morale utilizzando materia teologica che è già da tempo dibattuta e spinge per essere approvata.

Come dimostra infatti la vicenda Scalfari, ultimamente ciò che esce nel privato di Bergoglio, in un modo o nell’altro, diventa anche di dominio pubblico e viene rielaborato come se si trattasse di una dichiarazione pronunciata in cathedra Petriassistita dall’infallibilità pontificia. Delle due l’una: o c’è un complotto internazionale che vuole far passare il Papa per quello che non è o il Papa in privato fa affermazioni che non sono in conformità con la dottrina. In ogni caso è sempre più necessario spiegare e se il caso chiarire questo pericoloso corto circuito che ha ricadute anche immediate. Pensiamo solo a come possa uscire depotenziata la contrarietà dei vescovi argentini nella battaglia contro l’approvazione di una legge che depenalizzi l’aborto se si fa uscire la notizia che il Papa sdogana i contraccettivi.

Adesso qualcuno si prenderà la briga di riportare tutti gli interventi pubblici nel corso dei quali il Papa ha detto no ai contraccettivi, un po’ per placare le ansie, un po’ per normalizzare il tutto, ma nel frattempo lavorerà anche quel magistero parallelo che si nutre di dichiarazioni private o parziali di Bergoglio per sostenere il contrario, in uno scontro all’ultimo sangue dove ad uscire sconfitto è il principio di non contraddizione.

E questo modus operandi non sembra trovare ostacoli da parte dello stesso pontefice e dei suoi collaboratori più stretti. Con questo pontificato è stato inaugurato un nuovo tipo di comunicazione: “Il Papa mi ha detto che…”. Lo si vede ora con i casi Pelloni e Scalfari, ma lo si è visto anche in passato con tanti altri interpreti delle confidenze del Papa. Basti solo ricordare il caso del vescovo Bruno Forte su come accomodare le risultanze del Sinodo dei vescovi in materia di comunione ai divorziati risposati. 

In questo modo si crea così un Magistero privato da contrapporre a quello ufficiale. Un Magistero personale che viaggia parallelamente e con il favore mediatico sul quale però sarebbe il momento che sia lo stesso Bergoglio a intervenire per dire se sia quello da tenere in considerazione o no perché la coabitazione tra una verità e il suo contrario sta gettando nello sconcerto sempre più fedeli.

Il passo è breve. Si va dal Magistero del dubbio, sostenuto da vescovi e cardinali, in cui la dottrina non viene più in aiuto per confermare la fede, ma per ampliare il raggio delle possibilità e delle soluzioni, al magistero privato, in cui ognuno, smettendo di insegnare non fa altro che esporre le sue opinioni. E quando le opinioni acquisiscono autorevolezza in forza non della loro verità, ma del grado gerarchico del potente di turno che le espone, il passo verso l’ideologia è davvero breve. 






 

[Modificato da Caterina63 05/04/2018 09:21]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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