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Il Sensus Fidei nella vita della Chiesa - Documento

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2018 15:21
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03/03/2018 15:13
 
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COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

IL SENSUS FIDEI
NELLA VITA DELLA CHIESA

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Nota preliminare

Nel corso dell’ottavo quinquennio, la Commissione teologica internazionale ha condotto uno studio riguardante la natura del sensus fidei e del suo ruolo nella vita della Chiesa. Il lavoro è stato sviluppato in una sottocommissione presieduta da mons. Paul McPartlan e composta dai seguenti membri: p. Serge-Thomas Bonino op (segretario generale), sr. Sara Butler msbt (Ancelle missionarie della Santissima Trinità), p. Antonio Castellano sdb, p. Adelbert Denaux, p. Tomislav Ivanĉić, mons. Jan Liesen, p. Léonard Santedi Kinkupu, prof. Thomas Söding e p. Jerzy Szymik.

Le discussioni generali su questo tema si sono svolte nel corso dei vari incontri della sottocommissione e durante le sessioni plenarie della Commissione stessa che si sono tenute negli anni 2011-2014. Il presente testo, intitolato Il sensus fidei nella vita della Chiesa, è stato approvato in forma specifica dalla maggioranza dei membri della Commissione per mezzo di un voto scritto, ed è stato in seguito sottoposto all’approvazione del suo presidente, card. Gerhard L. Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il quale ne ha autorizzato la pubblicazione.

Introduzione

1. Per il dono dello Spirito Santo, «lo Spirito della verità che procede dal Padre» e che rende testimonianza al Figlio (Gv 15,26), tutti i battezzati partecipano alla funzione profetica di Gesù Cristo, «Testimone degno di fede e veritiero» (Ap 3,14). Essi devono rendere testimonianza al Vangelo e alla fede degli apostoli nella Chiesa e nel mondo. Lo Spirito Santo dona loro l’unzione e fornisce le doti per questa alta vocazione, conferendo loro una conoscenza molto personale e intima della fede della Chiesa. Nella sua Prima lettera, san Giovanni dice ai fedeli: «Voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza»; «l’unzione che avete ricevuto da lui [da Cristo] rimane in voi, e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca»; «la sua unzione vi insegna ogni cosa» (1Gv 2,20.27).

2. Ne consegue che i fedeli possiedono un istinto per la verità del Vangelo, che permette loro di riconoscere la dottrina e la prassi cristiane autentiche e di aderirvi. Questo istinto soprannaturale, che ha un legame intrinseco con il dono della fede ricevuto nella comunione ecclesiale, è chiamato sensus fidei, e permette ai cristiani di rispondere alla propria vocazione profetica. Nel suo primo Angelus, papa Francesco citò le parole di un’umile anziana donna che egli incontrò una volta: «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe»; e il papa aggiunse l’ammirato commento: «Quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo».[1]L’intuizione di quella donna è una toccante manifestazione del sensus fidei, il quale consente un certo discernimento riguardo alle cose della fede e al tempo stesso nutre la vera saggezza e suscita la proclamazione della verità, come in questo caso. È dunque chiaro che il sensus fidei rappresenta una risorsa vitale per la nuova evangelizzazione, che è oggi uno dei principali impegni per la Chiesa.[2]

3. Come concetto teologico, il sensus fidei fa riferimento a due realtà distinte, anche se strettamente connesse; il soggetto proprio dell’una è la Chiesa, «colonna e sostegno della verità» (1Tm 3,15),[3] mentre il soggetto dell’altra è il singolo credente, che appartiene alla Chiesa per mezzo dei sacramenti dell’iniziazione e che partecipa alla fede e alla vita ecclesiali particolarmente mediante la celebrazione regolare dell’eucaristia. Da una parte, il sensus fidei fa riferimento alla personale attitudine che il credente possiede, all’interno della comunione ecclesiale, di discernere la verità della fede. Dall’altra, il sensus fidei fa riferimento a una realtà comunitaria ed ecclesiale: l’istinto di fede della Chiesa stessa, per mezzo del quale essa riconosce il suo Signore e proclama la sua Parola.

Il sensus fidei inteso in questo senso si riflette nel fatto che i battezzati convergono nell’adesione vitale a una dottrina di fede o a un elemento della praxis cristiana. Questa convergenza (consensus) riveste un ruolo vitale nella Chiesa: il consensus fidelium è un criterio sicuro per determinare se una particolare dottrina o una prassi particolare appartengono alla fede apostolica.[4] Nel presente documento utilizzeremo il termine sensus fidei fidelis per fare riferimento all’attitudine personale del credente a operare un giusto discernimento in materia di fede, e quello di sensus fidei fidelium per fare riferimento all’istinto di fede della Chiesa stessa. A seconda del contesto, sensus fidei si riferirà all’uno o all’altro senso, e per il secondo si utilizzerà anche il termine sensus fidelium.

4. L’importanza del sensus fidei nella vita della Chiesa è stata fortemente sottolineata dal concilio Vaticano II. Respingendo la distorta rappresentazione di una gerarchia attiva e di un laicato passivo, e in particolare la nozione di una rigorosa separazione fra Chiesa docente (Ecclesia docens) e Chiesa discente (Ecclesia discens), il Concilio ha insegnato che tutti i battezzati partecipano secondo il modo che è loro proprio alle tre funzioni di Cristo profeta, sacerdote e re. Ha in particolare insegnato che Cristo esercita la funzione profetica non soltanto per mezzo della gerarchia, ma anche attraverso il laicato.

5. La recezione e l’applicazione dell’insegnamento del Concilio su questo tema pongono tuttavia numerose questioni, in particolare in relazione alle controversie su diversi punti dottrinali o morali. Cos’è esattamente il sensus fidei, e come lo si può identificare? Quali sono le fonti bibliche di questa idea e qual è la funzione del sensus fidei nella tradizione della fede? Qual è la relazione del sensus fidei con il magistero ecclesiale del papa e dei vescovi, come pure con la teologia?[5] Quali sono le condizioni di un esercizio autentico del sensus fidei? Il sensus fidei è qualcosa di diverso dall’opinione della maggioranza dei fedeli in un dato luogo e in un dato momento? E se sì, come se ne differenzia? Tante domande alle quali è necessario fornire risposte, per comprendere meglio e utilizzare con maggiore fiducia oggi l’idea del sensus fidei nella Chiesa.

6. Il proposito del presente documento non è di rendere conto in maniera esaustiva del sensus fidei, ma semplicemente di chiarire e approfondire alcuni aspetti importanti di questa nozione vitale, al fine di trovare una risposta ad alcune domande, in particolare quelle che si riferiscono all’identificazione del sensus fidei autentico in situazioni controverse, ad esempio qualora esistano tensioni fra l’insegnamento del magistero e punti di vista che pretendono di esprimere il sensus fidei. Di conseguenza, il documento prenderà innanzitutto in considerazione le fonti bibliche dell’idea del sensus fidei e il modo in cui questa idea si è sviluppata e ha operato nella storia e nella tradizione della Chiesa (capitolo primo).

Considererà in seguito la natura del sensus fidei fidelis, come pure le sue manifestazioni della vita personale del credente (capitolo secondo). Rifletterà poi sul sensus fidei fidelium, ovvero il sensus fidei nella sua forma ecclesiale, esaminandone in primo luogo il ruolo nello sviluppo della dottrina e della prassi cristiane, poi la sua relazione, rispettivamente, con il magistero e con la teologia, e quindi anche la sua importanza per il dialogo ecumenico (capitolo terzo). Cercherà infine di identificare quali sono le disposizioni necessarie per una partecipazione autentica al sensus fidei – le quali costituiscono dei criteri per un discernimento dell’autentico sensus fidei – e rifletterà su alcune applicazioni delle conclusioni tratte alla vita concreta della Chiesa (capitolo quarto).

I. Il sensus fidei nella Scrittura
e nella Tradizione

7. L’espressione sensus fidei non si trova nelle Scritture né nell’insegnamento formale della Chiesa prima del Vaticano II. Tuttavia, l’idea che la Chiesa considerata nel suo insieme sia infallibile nella fede poiché essa è il corpo di Cristo e la sua sposa (cf. 1Cor 12,27; Ef 4,12; 5,21-32; Ap 21,9), e che tutti i suoi membri possiedano un’unzione che li ammaestra (cf. 1Gv 2,20.27), grazie al dono dello Spirito di verità (cf. Gv 6,13), costituisce una nozione che si rinviene ovunque, fin dagli inizi del cristianesimo. Il presente capitolo seguirà le grandi linee dello sviluppo di questa idea, anzitutto nella Scrittura, e in seguito nella storia della Chiesa.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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