Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA VERA RELIGIONE (2) opera completa

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2018 22:08
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
20/03/2018 22:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

LA VERA RELIGIONE


 


Disaccordo tra dottrina e culto nei filosofi pagani.

1. 1. La via che conduce alla vita buona e felice risiede nella vera religione, con cui si onora l'unico Dio e, con purissima pietà, si riconosce in Lui il principio di tutte le creature, per il quale l'universo ha un inizio, un compimento ed una capacità di conservazione. Da ciò emerge con maggiore evidenza l'errore di quei popoli che preferirono adorare una moltitudine di dèi anziché l'unico vero Dio, Signore di tutto; tale errore è in relazione al fatto che i loro sapienti, chiamati filosofi, pur appartenendo a scuole tra loro in contrasto, frequentavano i medesimi luoghi di culto. Non sfuggiva infatti né ai popoli né ai sacerdoti quanto fossero diverse le loro posizioni sulla natura degli dèi, dal momento che nessuno di essi aveva ritegno a rendere pubblica la propria opinione e, se possibile, faceva in modo da persuaderne gli altri; eppure tali sapienti, insieme ai loro seguaci, anch'essi di opinione diversa e perfino contraria, partecipavano tutti agli stessi riti sacri, in piena libertà. Ora, non si tratta di stabilire chi di loro abbia pensato in maniera più conforme al vero; di certo però, a quanto mi sembra, è abbastanza chiaro che essi, in materia di religione, con il popolo sostenevano una posizione, mentre in privato, ma con lo stesso popolo che ascoltava, ne difendevano un'altra.


Socrate si libera dell'idolatria, ma resta ancora lontano dal vero Dio.

2. 2. Si dice comunque che Socrate fosse più impudente degli altri, in quanto giurava su qualsiasi cane o pietra o cosa che si trovasse davanti o che, per così dire, gli capitasse per le mani al momento di giurare. A mio avviso, comprendeva che qualsiasi opera della natura, generata con il governo della divina provvidenza, è di gran lunga migliore di quelle fatte dagli uomini e da qualsivoglia artigiano, e perciò è più degna di onori divini degli oggetti che sono adorati nei templi. Quindi lo faceva non già perché davvero i sapienti dovessero adorare la pietra e il cane, ma perché, in tal modo, chi ne era capace comprendesse che gli uomini erano sprofondati in una superstizione così grande che occorreva mostrare, a chi ne stava uscendo, che il livello a cui si era pervenuti era tanto turpe, perché si rendesse conto che, se era vergognoso pervenirvi, molto di più lo era restare ad un livello ancora più turpe. Nello stesso tempo, a coloro i quali credevano che questo mondo visibile fosse il sommo Dio, faceva rilevare la loro bassezza morale, mostrando che ne scaturiva, come conseguenza, l'opinione per cui era legittimo adorare una pietra qualsiasi allo stesso modo di una sua particella. Se la cosa pareva loro esecrabile, dovevano cambiare giudizio e cercare l'unico Dio che, come sappiamo, è il solo ad essere sopra le nostre menti ed è colui dal quale è stata creata ogni anima e questo mondo nella sua totalità. In seguito, di queste cose scrisse anche Platone, ma in modo più piacevole a leggersi che efficace a persuadere. Questi, come Socrate, invero non era nato per far passare i popoli dalla superstizione degli idoli e dalla vanità di questo mondo all'autentico culto del vero Dio. Socrate stesso, del resto, venerava gli idoli insieme al popolo; eppure, dopo la sua condanna a morte, nessuno osò più giurare su un cane o dare il nome di Giove ad una pietra: di queste cose si tramandò soltanto il ricordo mediante gli scritti. Non spetta a me giudicare se ciò sia stato fatto per timore di pena o per adattamento ai tempi.


Il Cristianesimo come vera religione e la sua diffusione universale.

3. 3. Posso tuttavia dire, con la massima sicurezza e con buona pace di tutti coloro che amano ostinatamente i loro libri, che non si può dubitare, in questi tempi segnati dal Cristianesimo, quale religione sia da preferire e costituisca la via per la verità e la felicità. Se infatti Platone stesso fosse vivo e non disdegnasse le mie domande o, piuttosto, se qualcuno dei suoi discepoli l'avesse interrogato quando era ancora in vita, egli lo avrebbe persuaso che la verità non si vede con gli occhi del corpo, ma con la mente pura; che qualunque anima, che ad essa aderisca, diviene felice e perfetta; ma che nulla le impedisce di coglierla più della vita dedita ai piaceri e delle false immagini delle cose sensibili, le quali, impresse in noi da questo mondo sensibile attraverso il corpo, sono fonte di opinioni diverse e di errori. E che, perciò, bisogna risanare l'animo perché possa fissare lo sguardo sull'immutabile forma delle cose e sulla bellezza che si conserva sempre uguale e in ogni aspetto simile a se stessa, non divisa dallo spazio né trasformata dal tempo, unitaria e identica in ogni sua parte: una bellezza della cui esistenza gli uomini diffidano, mentre esiste davvero e al massimo grado. Inoltre, l'avrebbe persuaso che tutte le altre cose nascono, muoiono, scorrono, svaniscono, ma tuttavia, in quanto sono, sussistono create dall'eterno Dio mediante la sua verità; e che, fra queste cose, soltanto all'anima razionale e intellettuale è stato concesso di godere della contemplazione della sua eternità, di ornarsene e di poter meritare la vita eterna. Gli avrebbe fatto presente anche che, finché è presa dall'amore e dal dolore per le cose che nascono e passano e, dedita alle consuetudini di questa vita e ai sensi del corpo, si perde dietro a vuote immagini, essa irride a chi afferma che vi è qualcosa che non può né essere visto con questi occhi né essere pensato mediante immagini, ma che può essere percepito soltanto dalla mente e dall'intelligenza. Qualora dunque quel discepolo, mentre il maestro lo persuade di queste cose, gli domandasse - nel caso in cui esista un uomo grande e divino che riesca a convincere i popoli per lo meno a credere tali cose, quando non siano capaci di comprenderle; o ad impedire che quelli che ne sono capaci, in quanto non inviluppati nelle perverse opinioni della moltitudine, rimangano sopraffatti dagli errori comuni - se lo giudica degno di onori divini, credo che risponderebbe che ciò non può essere opera di un uomo; a meno che la Virtù e Sapienza stessa di Dio non lo abbia sottratto alle leggi della natura e, dopo averlo istruito fin dall'infanzia non con un insegnamento umano ma con un'illuminazione interiore, non lo abbia ornato di tanta grazia, dotato di tanta fermezza, infine elevato con tanta maestà da convertire il genere umano, con sommo amore e autorità, ad una fede così salutare, disprezzando tutto ciò che i perversi desiderano, sopportando tutto ciò di cui hanno orrore e facendo tutto ciò che guardano con ammirazione. Riguardo invece agli onori dovuti a tale uomo, invero sarebbe stato inutile chiedere a Platone un parere, poiché si può facilmente comprendere quali grandi onori si debbano rendere alla Sapienza di Dio, sotto la cui azione e guida siffatto uomo, per la vera salvezza del genere umano, ha meritato qualcosa di grande e che oltrepassa le possibilità umane.


3. 4. Ora, appunto, è accaduto, e i libri e i monumenti lo celebrano, che da una sola regione della terra, nella quale soltanto si onorava l'unico Dio e in cui soltanto avrebbe potuto nascere un tale uomo, sono stati inviati in ogni parte della terra alcuni uomini eletti , i quali hanno suscitato il fuoco dell'amore divino con le loro opere virtuose e con la loro predicazione e, dopo aver consolidato quell'insegnamento veramente salvifico, hanno lasciato ai posteri le terre ricolme di luce. Per non parlare di eventi passati a cui qualcuno potrebbe anche non credere, oggi tra le genti e i popoli si annunzia: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente senza di Lui 1. E, per far sì che questa verità sia compresa, amata e goduta, di modo che l'anima sia risanata e l'occhio della mente si rinvigorisca per accogliere una luce così grande, agli avari si dice: Non accumulate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori nel cielo, dove né la tignola né la ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, ivi sarà anche il tuo cuore 2; ai lussuriosi: Chi semina nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione; mentre chi semina nello spirito, dallo spirito raccoglierà vita eterna 3; ai superbi: Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato 4; agli iracondi: Hai ricevuto uno schiaffo, porgi l'altra guancia 5; ai litigiosi: Amate i vostri nemici 6; ai superstiziosi: Il regno di Dio è in mezzo a voi 7; ai curiosi: Non cercate le cose che si vedono, ma quelle che non si vedono; quelle che si vedono infatti sono temporanee, quelle che non si vedono eterne 8; e infine si dice a tutti: Non amate il mondo e ciò che è del mondo, perché tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia mondana 9.


3. 5. Queste massime oggi vengono lette ai popoli in tutto il mondo e sono ascoltate con la più schietta venerazione. Dopo tanto sangue, tanti roghi, tante croci di martiri, le chiese infatti sono sorte con tanta maggiore fertilità ed abbondanza fin tra le popolazioni barbare. Ormai più nessuno si meraviglia delle migliaia di giovani e fanciulle che rinunciano al matrimonio per vivere castamente; mentre Platone, che aveva fatto lo stesso, si dice che fosse tanto condizionato dalle perverse idee del suo tempo da far sacrifici alla natura, quasi per purificarsi da un atto peccaminoso. Queste cose invece oggi sono così accettate che sarebbe una mostruosità metterle in discussione, come una volta lo era il ritenerle possibili. A questa promessa e a questo impegno, in ogni parte abitata della terra, sono affidati i misteri cristiani. Ogni giorno queste massime sono lette e illustrate dai sacerdoti nelle chiese, e coloro che si sforzano di attuarle si battono il petto; e sono così numerosi coloro che si mettono per questa via che isole un tempo deserte e terre desolate si riempiono di uomini di ogni genere, i quali, abbandonate le ricchezze e gli onori di questo mondo, vogliono dedicare tutta la vita all'unico e sommo Dio. Infine, nelle città, nei villaggi, nei luoghi fortificati, nei borghi e anche nelle campagne e nelle private dimore questa scelta è così condivisa e la fuga dai beni terreni per consacrarsi all'unico vero Dio così cercata, al punto che ogni giorno per l'intero universo il genere umano quasi ad una sola voce risponde di avere i cuori in alto, rivolti a Dio 10. Se è accaduto tutto ciò, perché dunque sbadigliamo ancora per le gozzoviglie di ieri e ricerchiamo i segni della volontà divina negli animali sacrificati? E perché, quando si viene ad una discussione, preferiamo avere la bocca che risuona del nome di Platone piuttosto che il cuore ripieno della verità ?


Non meritano considerazione i filosofi che restano attaccati alle realtà sensibili.

4. 6. Chi, dunque, reputa cosa inutile o dannoso il disprezzo di questo mondo sensibile e la purificazione dell'anima con la virtù, sottomettendola al sommo Dio, deve essere confutato con altri argomenti, se mai vale la pena di discutere con lui. Chi invece ammette che è cosa buona e desiderabile, cerchi di conoscere Dio e si sottometta a Lui per mezzo del quale ormai tutti i popoli si sono persuasi che queste verità vanno credute. Di certo, lo farebbero anche i filosofi, se ne fossero capaci; oppure, se non lo facessero, non potrebbero evitare l'accusa di essere invidiosi. Prendano atto della loro inferiorità rispetto a chi è stato capace di farlo; la curiosità e la vana presunzione non impediscano loro di riconoscere la differenza che c'è tra le timide congetture di pochi e la manifesta salvezza e rigenerazione dei popoli. Se infatti ritornassero in vita quegli illustri uomini dei cui nomi costoro si gloriano e trovassero le chiese gremite e i templi deserti, e il genere umano che, non più attratto dalla cupidigia dei beni temporali e caduchi, corre verso la speranza della vita eterna e verso i beni dello spirito e dell'intelletto, forse direbbero (se fossero tali quali si tramanda che siano stati): " Queste sono le verità di cui non abbiamo osato persuadere i popoli; abbiamo ceduto ai loro costumi di vita invece di condurli alle nostre convinzioni e ai nostri propositi ".


4. 7. Pertanto, se quei grandi uomini potessero di nuovo vivere con noi, di certo si renderebbero conto qual è l'autorità che più facilmente provvede all'umanità e, operato qualche cambiamento nel linguaggio e nel modo di pensare, diventerebbero cristiani, come hanno fatto la maggior parte dei Platonici dell'epoca più recente e della nostra. Se invece non lo riconoscessero e non lo facessero, perseverando nella superbia e nell'invidia, non vedo come, impigliati in queste meschinità, sarebbero capaci di rivolgersi di nuovo verso quei beni che, anche a loro avviso, si devono amare e desiderare. Non so poi se tali uomini si facciano ostacolare da un terzo vizio, cioè dalla curiosità di consultare i demoni: è, questo, un vizio troppo puerile; eppure è quello che allontana dalla salvezza cristiana in modo particolare i pagani, con i quali abbiamo ora a che fare.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:57. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com