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LA VERA RELIGIONE (2) opera completa

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2018 22:08
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20/03/2018 22:04
 
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La Chiesa cattolica e le sue sètte.

5. 8. Ma, quale che sia la presunzione dei filosofi, per chiunque è facile capire che la vera religione non va cercata tra coloro che condividevano con il popolo gli stessi culti, mentre nelle loro scuole, pur in presenza della medesima moltitudine, proclamavano dottrine diverse e persino opposte sulla natura degli dèi e sul sommo bene. Perciò, anche se l'insegnamento cristiano non avesse fatto altro che guarirci da questo unico grande vizio, nessuno potrebbe dire che non sia da celebrare con ineffabile lode. Le innumerevoli eresie, che si sono allontanate dalla disciplina cristiana, attestano che sono esclusi dalla partecipazione ai sacramenti coloro che, intorno a Dio Padre, alla sua Sapienza e al Dono divino, pensano in modo diverso da come la verità richiede e cercano di convincerne gli altri. Così appunto si crede e si insegna - e questo è il principio della salvezza umana - che la filosofia, cioè l'amore della sapienza, e la religione sono la stessa cosa, dal momento che non partecipano con noi ai sacramenti coloro di cui non condividiamo la dottrina.


5. 9. Ciò desterà poca meraviglia in riferimento a coloro che vollero differenziarsi anche nella liturgia sacramentale, come lo è dei cosidetti Serpentini, dei Manichei e di alcuni altri. Ma questo fatto va tenuto in maggiore considerazione e va fortemente sottolineato in rapporto a coloro che, pur celebrando sacramenti identici ai nostri, tuttavia si differenziano da noi nella dottrina, preferendo difendere i loro errori con zelo piuttosto che correggerli con la dovuta prudenza. Pertanto, esclusi dalla comunione cattolica e dalla partecipazione ai suoi sacramenti, benché fossero identici ai loro, hanno meritato denominazioni e assemblee proprie, non solo per il loro linguaggio ma anche per i loro culti: così i Fotiniani, gli Ariani e molti altri. Diversa è la questione relativamente a coloro che si fecero promotori di scismi. Infatti avrebbero potuto restare, come paglie, nell'aia del Signore fino al momento del vaglio finale, se non avessero ceduto, per eccessiva leggerezza, al vento della superbia e non si fossero, di propria iniziativa, separati da noi. I Giudei poi, sebbene rivolgano le loro preghiere all'unico onnipotente Dio, tuttavia, poiché si attendevano da Lui soltanto beni temporali e visibili, per eccessiva presunzione non hanno voluto riconoscere nelle loro stesse Scritture gli esordi del nuovo popolo che sorgeva dall'umiltà e così sono rimasti nella condizione dell'uomo vecchio. Di conseguenza, la vera religione non va cercata né nella confusione dei pagani né nella feccia degli eretici né nella fiacchezza degli scismatici né nella cecità dei Giudei 11, ma solo tra quelli che si chiamano cristiani cattolici, o ortodossi, ossia che ne custodiscono l'integrità e seguono la retta via.


Anche gli erranti rientrano nel piano di salvezza previsto dalla divina Provvidenza e realizzato dalla Chiesa.

6. 10. La Chiesa cattolica, diffusa saldamente ed ampiamente per tutta la terra, si serve di tutti gli erranti per i propri fini e per farli redimere, se vorranno svegliarsi. Si serve infatti dei gentili come terreno di proselitismo, degli eretici a riprova della propria dottrina, degli scismatici a dimostrazione della propria stabilità, dei Giudei come termine di confronto per la propria eccellenza. Pertanto invita i primi ed esclude i secondi, abbandona gli altri ed oltrepassa gli ultimi; a tutti comunque dà la possibilità di partecipare alla grazia di Dio, sia che si tratti ancora di formare o di correggere, sia che si tratti di recuperare o di accogliere. Nei confronti poi dei suoi membri carnali, cioè di coloro che vivono e giudicano secondo la carne, li tollera come la pula protegge il frumento nell'aia fino a che esso non venga liberato di tale protezione 12. Ma, siccome in quest'aia ciascuno è pula o frumento a seconda della sua volontà, il peccato o l'errore di ciascuno viene tollerato fino a che egli non trovi un accusatore o non difenda la sua perversa opinione con tenace animosità. Gli esclusi, infine, o ritornano perché pentiti oppure, facendo cattivo uso della libertà, si perdono nella dissolutezza per ammonirci ad essere vigili; oppure suscitano scismi per mettere a prova la nostra pazienza; oppure escogitano qualche eresia per offrirci l'opportunità di saggiare la nostra intelligenza. Questa è la sorte dei cristiani carnali, che non fu possibile né correggere né tollerare.


6. 11. Spesso la divina Provvidenza permette anche che, a causa di alcune rivolte troppo turbolente dei carnali, gli uomini buoni siano espulsi dalla comunità cristiana. Ora essi, se sopporteranno pazientemente l'ingiusto affronto per la pace della Chiesa, senza cercare di dar vita a qualche nuovo scisma o eresia, con ciò insegneranno a tutti con quanta autentica disponibilità e con quanta sincera carità si deve servire Dio. È loro intenzione infatti ritornare, una volta cessata la tempesta; oppure - se ciò non è loro concesso sia per il perdurare della tempesta sia per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una simile o più furiosa - non abbandonano la volontà di aiutare coloro che, con i loro fermenti e disordini, ne provocarono l'allontanamento, difendendo fino alla morte, senza ricorrere a segrete conventicole e mediante la loro testimonianza, quella fede che sanno proclamata dalla Chiesa cattolica. Il Padre, che vede nel segreto, nel segreto li premia 13. Questo caso sembra raro; gli esempi però non mancano, anzi sono più numerosi di quanto si possa credere. Così la divina Provvidenza si serve di ogni genere di uomini e di esempi per guarire le anime e formare spiritualmente il popolo.


Le ragioni della fede e dell'adesione alla Chiesa.

7. 12. Perciò, mio carissimo Romaniano, poiché già da qualche anno ti ho promesso di farti conoscere il mio pensiero sulla vera religione, mi pare giunto il momento di farlo poiché, dato l'affetto che mi lega a te, non potrei consentire più a lungo che le tue domande così acute restino sospese, senza alcun esito sicuro. Lasciamo dunque da parte tutti quelli che non sanno essere né filosofi nelle questioni religiose né religiosi nelle questioni filosofiche e quanti, per un'errata convinzione o per qualche ostinato rancore, si sono allontanati dalla disciplina e comunione della Chiesa cattolica e quanti ancora non hanno voluto accogliere né la luce delle Sacre Scritture né la grazia del popolo spirituale, cioè il Nuovo Testamento, dei quali ho fatto cenno nel modo più breve possibile. Dobbiamo attenerci alla religione cristiana e alla comunione della sua Chiesa, che è cattolica ed è chiamata tale non solo dai suoi membri, ma anche da tutti i suoi nemici. Lo vogliano o no, infatti gli stessi eretici e i sostenitori di scismi, quando parlano non fra loro ma con gli estranei, chiamano cattolica soltanto la Chiesa cattolica. Del resto, non riuscirebbero a farsi comprendere se non la distinguessero con il nome con cui è designata da tutto il mondo.


7. 13. Il caposaldo di questa religione è costituito dalla storia e dalla profezia del manifestarsi nel tempo della divina Provvidenza per la salvezza del genere umano, che doveva essere restituito alla sua condizione originaria in vista della vita eterna. Credendo queste cose, si terrà uno stile di vita conforme ai divini precetti, per cui la mente si purificherà e diventerà capace di comprendere le realtà spirituali, che non hanno né passato né futuro ma, non essendo soggette a mutamento, restano sempre identiche, ossia l'unico stesso Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Una volta capita questa Trinità, per quanto è consentito in questa vita, senza alcuna esitazione si comprende che ogni creatura dotata di intelletto, di anima e di corpo, in quanto è, trae il suo essere da questa Trinità creatrice, dalla quale ha la sua forma ed è regolata nel modo più ordinato possibile. Ciò però non va inteso come se, dell'intero creato, una parte l'avesse fatta il Padre, un'altra il Figlio e un'altra ancora lo Spirito Santo, ma nel senso che il Padre, mediante il Figlio, nel dono dello Spirito Santo, ha creato simultaneamente tutte le cose ed ogni singola natura. Infatti ogni cosa, sostanza, essenza o natura, o con quale altra parola la si voglia meglio designare, ha queste tre proprietà insieme: di essere qualcosa di uno, di distinguersi da tutto il resto per la sua forma propria e di avere un suo posto nell'ordine naturale.


Autorità e ragione. Anche gli eretici giovano alla Chiesa cattolica.

8. 14. Con questa conoscenza apparirà chiaro all'uomo, per quanto gli è consentito, come ogni cosa sia sottomessa a Dio, suo Signore, secondo leggi necessarie, inviolabili e giuste. Perciò tutte quelle cose, che prima abbiamo creduto confidando unicamente nell'autorità 14, in parte le comprendiamo come evidenti, in parte come tali che possono diventare evidenti ed è opportuno che lo diventino. Quindi compiangiamo gli increduli i quali, invece di credere insieme a noi, preferirono irridere la nostra fede. Una volta conosciuta l'eternità della Trinità e la mutevolezza della creatura, infatti la sacra e santa incarnazione, il parto della Vergine, la morte del Figlio di Dio per noi, la sua resurrezione dai morti, la sua ascensione al cielo, il suo sedersi alla destra del Padre, la remissione dei peccati, il giorno del giudizio, la resurrezione dei corpi non sono più soltanto oggetto di fede, ma vanno considerati anche come espressione della misericordia che il sommo Dio mostra nei confronti del genere umano.


8. 15. Ma, siccome è stato detto con assoluta verità che è necessario che vi siano molte eresie, perché risulti manifesto chi sono i veri credenti tra voi 15, serviamoci anche di questo beneficio della divina Provvidenza. Gli eretici infatti sorgono fra quegli uomini che errerebbero ugualmente, anche se restassero nella Chiesa. Per il fatto che ne sono fuori, invece sono di grande giovamento, non certo perché insegnano il vero che non conoscono, ma perché spingono i cattolici carnali a cercarlo e i cattolici spirituali a renderlo manifesto. Nella santa Chiesa sono moltissimi gli uomini cari a Dio 16, ma essi restano tra noi sconosciuti almeno fino a che, trovando noi piacere nelle tenebre della nostra ignoranza, preferiamo dormire piuttosto che contemplare la luce della verità 17. E però sono molti quelli che sono svegliati dal sonno ad opera degli eretici, perché vedano il giorno del Signore e ne gioiscano 18. Serviamoci dunque anche degli eretici, non per condividerne gli errori, ma per essere più vigili e scaltri nel difendere la dottrina cattolica contro le loro insidie, anche se non siamo capaci di ricondurli alla salvezza.


La fede cristiana non teme le insidie del dualismo manicheo.

9. 16. Confido nell'aiuto di Dio perché questo scritto possa essere di giovamento ai lettori che sono già in spirito di pietà e di bontà non contro una soltanto, ma contro tutte le opinioni perverse e false. Esso, tuttavia, si rivolge soprattutto contro quanti ritengono che esistano due nature o sostanze in lotta tra loro, ciascuna con il proprio principio. Contrariati da alcune cose e soddisfatti da altre, essi pretendono che Dio sia l'autore non di quelle che li disgustano ma di quelle che li soddisfano. E poiché non sanno vincere le loro abitudini, presi ormai come sono nei lacci della carne, pensano che nel corpo vi siano due anime: l'una che proviene da Dio e che per natura è identica a Lui, l'altra che deriva dagli abitanti delle tenebre, la quale non sarebbe stata né generata né creata né fatta crescere per condanna da parte di Dio, ma che avrebbe avuto una propria vita, una propria terra, propri figli e animali, dunque un proprio regno ed un proprio principio innato. Ad un certo momento essa si sarebbe ribellata contro Dio e Dio, non potendo far altro e non sapendo in quale altro modo opporsi al nemico, costretto dalla necessità, avrebbe inviato quaggiù un'anima buona, una piccola parte della sua sostanza, con la cui unione e mescolanza, secondo le loro fantasie, sarebbe stato placato il nemico e costruito il mondo.


9. 17. Per il momento non ho intenzione di confutare queste opinioni: in parte l'ho già fatto; per il resto lo farò, se Dio lo consentirà. In quest'opera voglio dimostrare, per quanto ne sono capace e con gli argomenti che il Signore si degnerà di fornirmi, come la fede cattolica sia al riparo da esse e come non turbino il nostro animo i motivi per i quali gli uomini aderiscono a tale dottrina. Prima di tutto desidero che tu, che bene conosci il mio animo, sappia per certo (e non è per sfuggire all'accusa di presunzione che lo dico in modo quasi solenne) che deve essere imputato a me soltanto quanto di errato si può trovare in questo scritto, mentre quanto vi è di vero e presentato in modo conveniente deve essere attribuito a Dio, unico dispensatore di ogni bene.


L'origine dell'errore in materia di religione.

10. 18. Ti sia ben chiaro, perciò, che non vi sarebbe nessun errore in fatto di religione se l'anima, invece del suo Dio, non adorasse o un'altra anima o un corpo o le proprie rappresentazioni o due di queste cose congiuntamente o tutte quante insieme. Durante questa vita essa, pur adeguandosi con lealtà alle esigenze della convivenza umana, dovrebbe meditare le realtà eterne e onorare un solo Dio il quale, se non restasse immutabile, renderebbe impossibile la sussistenza di qualsiasi natura mutevole. Ciascuno sa dai propri stati affettivi che l'anima è soggetta a cambiamento, non certo per quel che concerne il luogo, ma a proposito del tempo. Per ciascuno poi è facile rendersi conto che il corpo è mutevole tanto rispetto al tempo quanto rispetto al luogo. Le rappresentazioni, a loro volta, non sono altro che immagini ricavate dalla forma corporea mediante i sensi. È facilissimo ricordarle così come le abbiamo ricevute oppure, mediante il pensiero, dividerle, moltiplicarle, riunirle, ampliarle, metterle insieme, scompigliarle o dar loro qualunque forma, mentre è difficile liberarsene completamente quando si cerca la verità.


10. 19. Guardiamoci dunque dal servire la creatura invece del Creatore, dal perderci dietro alle nostre fantasie 19: in questo consiste la perfetta religione. Infatti, se stiamo vicini al Creatore eterno, necessariamente anche noi saremo resi eterni. Ma l'anima, sommersa e avvolta dai peccati, di per se stessa non sarebbe capace né di scorgere né di raggiungere questa meta, poiché non troverebbe tra le realtà umane nessun punto d'appoggio che le consenta di afferrare quelle divine e attraverso il quale, perciò, l'uomo possa cercare di innalzarsi dalla vita terrena alla somiglianza con Dio. Per questo motivo l'ineffabile misericordia divina viene in aiuto in parte di ciascun uomo, in parte dello stesso genere umano, secondo un'economia di ordine temporale, per mezzo di creature mutevoli ma sottomesse alle leggi eterne, allo scopo di ricordare loro la loro primitiva e perfetta natura. Un aiuto di tal genere è ai nostri tempi la religione cristiana nella cui conoscenza e pratica è la garanzia assoluta della salvezza.


10. 20. Molti sono i modi in cui la verità può essere difesa contro i chiacchieroni e resa accessibile a chi la ricerca: è Dio stesso onnipotente che la rivela mediante se stesso e aiuta coloro che hanno buona volontà a intuirla e contemplarla, per mezzo di angeli buoni e di alcuni uomini. Spetta poi a ciascuno servirsi del metodo che gli pare più adatto per coloro con i quali deve trattare. Da parte mia, dopo aver considerato a lungo e attentamente la questione, nel tentativo di capire quali uomini parlino a vanvera e quali cerchino la verità sul serio ovvero quale io stesso sono stato, sia quando semplicemente cianciavo sia quando l'ho cercata veramente, ho ritenuto che fosse meglio procedere in questo modo : tieni ben saldo ciò che hai riconosciuto come vero e attribuiscilo alla Chiesa cattolica; respingi invece ciò che è falso e, poiché sono solo un uomo, perdonami; accetta ciò che ti pare dubbio, fino a che o la ragione non ti avrà dimostrato o l'autorità non ti avrà ordinato di respingerlo o di riconoscerlo come vero oppure di continuare a crederlo. Per quanto puoi, dunque, presta attenzione in modo diligente e pio a ciò che segue; Dio infatti non può che aiutare gli uomini che si comportano così.


Ogni vita proviene da Dio. La morte dell'anima consiste nella malvagità.

11. 21. Non vi è vita che non provenga da Dio, perché Dio è la vita suprema e la sorgente stessa della vita. Nessuna vita, in quanto tale, è male, ma lo è in quanto volge verso la morte. Tuttavia la morte della vita non è altro che l'iniquità, la quale appunto è così chiamata perché non è nulla, ed è per questo che gli uomini più iniqui sono chiamati uomini da nulla. La vita dunque volge verso il nulla se, per volontaria colpa, si allontana da Colui che la creò e della cui essenza godeva, per poter godere, contro la legge divina, delle realtà corporee alle quali Dio l'aveva preposta. In questo sta l'iniquità. Ma ciò non significa che il corpo sia nulla : anche il corpo, infatti, presenta una certa armonia tra le sue parti, senza la quale non potrebbe assolutamente essere; perciò anche il corpo è opera di Colui che è il principio di ogni armonia. Il corpo poi consta di un certo equilibrio nella sua forma, senza il quale non sarebbe proprio nulla; anche il corpo perciò è stato creato da Colui dal quale proviene ogni equilibrio, forma increata e di tutte la più bella. Il corpo si caratterizza anche per una sua bellezza, senza la quale non sarebbe un corpo. Se dunque si vuol sapere chi ha formato il corpo, si cerchi Colui che è il più bello di tutti, perché è da Lui che deriva ogni bellezza. Ora chi è costui, se non l'unico Dio, unica verità, unica salvezza per tutti e prima e somma essenza, dalla quale proviene tutto ciò che è, in quanto è? Perché ciò che è, in quanto è, è buono.


11. 22. La morte dunque non viene da Dio. Dio, infatti, non ha creato la morte, né gode per la rovina dei viventi 20, giacché la somma essenza fa essere tutto ciò che è: per questo si chiama essenza. La morte, invece, fa sì che tutto ciò che muore non sia più, in quanto muore. Se, infatti, le cose che muoiono morissero del tutto, certamente giungerebbero al nulla; esse invece in tanto muoiono in quanto partecipano meno dell'essenza o, per dirla in maniera più breve, tanto più muoiono quanto meno sono. Ora, il corpo è inferiore a qualsiasi genere di vita perché, per quanto poco conservi la sua forma, la conserva in virtù della vita, sia di quella che governa ogni essere animato sia di quella che regola l'intera natura del mondo. Il corpo dunque è più esposto alla morte e quindi è più vicino al nulla; pertanto la vita che, attratta dai godimenti del corpo, dimentica Dio, volge verso il nulla. In questo sta l'iniquità.


Caduta e redenzione dell'uomo.

12. 23. Così la vita diventa carnale e terrena, e appunto per questo l'uomo è chiamato anche carne e terra 21; e finché è tale, non possederà il regno di Dio e gli sarà portato via ciò che ama. Egli infatti ama ciò che è meno della vita, perché è corpo; e, a causa di questo peccato, ciò che è amato diviene corruttibile 22, in quanto che esso, con il suo dissolversi, abbandona chi lo ama, perché anche questi, con l'amarlo, ha abbandonato Dio. Non ha tenuto conto appunto dei precetti di Colui che dice: Mangia questo e non quello 23. Costui perciò viene trascinato verso la pena perché, amando cose inferiori, si predispone per gli inferi, dove sarà privato dei piaceri e proverà dolore. Cosa è infatti il dolore fisico, se non un'improvvisa alterazione della salute di quella cosa che l'anima, con il cattivo uso, ha reso suscettibile di corruzione? E cosa è poi il dolore morale, se non la privazione delle cose mutevoli di cui si godeva o si sperava di poter godere? In questo consiste tutto ciò che si chiama male, cioè il peccato e la pena del peccato.


12. 24. Se invece l'anima, finché è nello stadio della vita umana 24, riesce a vincere quei desideri che ha alimentato a suo danno godendo delle cose mortali e, per vincerli, confida nell'aiuto della grazia di Dio, che serve con la mente e la buona volontà, senza dubbio sarà rigenerata e dalla molteplicità delle cose mutevoli sarà riportata all'Uno immutabile e, rinnovata dalla Sapienza non creata 25 ma che crea tutte le cose, godrà di Dio per virtù dello Spirito Santo, che è suo dono. Così si forma l'uomo spirituale che tutto giudica senza essere giudicato da nessuno 26, che ama il Signore Dio suo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, e il suo prossimo non secondo la carne ma come se stesso. Ama se stesso secondo lo spirito chi ama Dio a partire da tutto ciò che in Lui vive. In questi due precetti, infatti, è contenuta tutta la Legge e i Profeti 27.


12. 25. In conseguenza di ciò, dopo la morte fisica, che è un effetto del peccato originale, questo corpo, a suo tempo e nel suo ordine, sarà restituito alla sua primitiva stabilità, condizione però che non avrà da se stesso ma dall'anima divenuta stabile in Dio. Essa, a sua volta, non è stabile per se stessa, ma per virtù di Dio di cui gode. Perciò sarà più vigorosa del corpo; il corpo infatti trarrà il suo vigore da essa ed essa dalla verità immutabile, che è il Figlio unigenito di Dio. Così anche il corpo avrà vigore in virtù del Figlio di Dio, perché tutto esiste per mezzo di Lui 28. Per il dono di sé, che è concesso all'anima, cioè per lo Spirito Santo, non soltanto l'anima, che lo riceve, ottiene la salvezza, la pace e la santità, ma anche il corpo avrà la vita e diventerà purissimo nella sua natura 29. Infatti Egli stesso ha detto: Purificate ciò che è interno, e anche ciò che è esterno sarà puro 30. E l'Apostolo aggiunge: Darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi 31. Tolto dunque il peccato, sarà tolta anche la pena del peccato: e allora che ne è del male? Morte, dov'è la tua forza? Dov'è il tuo pungiglione? 32 L'essere infatti vince il nulla e così la morte sarà riassorbita nella sua vittoria 33.


La caduta dell'angelo malvagio.

13. 26. Contro coloro che sono stati santificati neppure l'angelo malvagio, che è chiamato diavolo 34, potrà alcunché; anche lui, del resto, non è malvagio in quanto angelo, ma in quanto si è pervertito per propria volontà. Se infatti solo Dio è immutabile, bisogna ammettere che anche gli angeli sono mutevoli per natura; tuttavia per quella volontà, per la quale amano più Dio che se stessi, restano fissi e stabili in Lui e godono della sua maestà, sottomessi a Lui soltanto in modo completamente libero. L'angelo malvagio invece, amando più se stesso che Dio, non volle essergli sottomesso e, gonfio di superbia, si allontanò dalla somma essenza e cadde. In tal modo è inferiore rispetto a quello che fu, perché volle godere di ciò che era inferiore quando volle godere della propria potenza piuttosto che di quella di Dio. Infatti, anche se il suo essere non era al sommo grado, perché solo Dio è in sommo grado, tuttavia era maggiore quando godeva di colui che è in sommo grado. Ora, tutto ciò che è inferiore rispetto a quello che era è male, tuttavia non in quanto è ma in quanto è inferiore, e appunto per questo, cioè in quanto è inferiore di quello che era, tende alla morte. Che c'è dunque da meravigliarsi se dall'allontanamento proviene la privazione e dalla privazione l'invidia, per la quale il diavolo è proprio il diavolo?


Il peccato dipende dalla libera volontà dell'uomo.

14. 27. Se questo allontanamento, che si dice peccato, si impadronisse dell'uomo contro la sua volontà, come la febbre, di certo apparirebbe ingiusta la pena che ne scaturisce per il peccatore e che si chiama dannazione. Il peccato però è a tal punto un male volontario che non sarebbe assolutamente un peccato se non fosse volontario. E la cosa è così evidente che trova il consenso sia dei pochi dotti sia della folla degli incolti. Pertanto è giocoforza negare che si commette peccato oppure bisogna ammettere che lo si commette con la volontà. D'altro canto, non c'è possibilità di negare che l'anima abbia peccato quando si riconosca che essa si emenda con il pentimento, che è perdonata se si pente, e che è giustamente condannata secondo la legge di Dio se persevera nel peccare. Insomma, se non facciamo il male volontariamente, non dobbiamo essere né rimproverati né ammoniti; ma, se si prescinde da tutto questo, non ha più ragione di esistere la legge cristiana e ogni disciplina di religione. Dunque, è con la volontà che si pecca. E, poiché non c'è dubbio che si pecca, non vedo nemmeno come si possa dubitare che le anime possiedono il libero arbitrio della loro volontà. Dio infatti ha giudicato migliori fra i suoi sudditi quelli che lo hanno servito liberamente, il che non sarebbe potuto in nessun modo avvenire se essi lo avessero servito non per volontà, ma per necessità.


14. 28. Dunque gli angeli servono Dio liberamente e ciò non è di giovamento a Dio, ma a loro stessi. Dio infatti non ha bisogno del bene di un altro: poiché è, dipende da se stesso. La medesima cosa vale anche per chi è stato generato da Lui, in quanto non è stato creato, ma generato. Gli esseri creati invece hanno bisogno del bene di Dio, che è il bene supremo, vale a dire l'essenza suprema. E se per il peccato dell'anima tendono verso di Lui in misura minore, essi diventano inferiori a quello che erano; pur tuttavia non se ne separano del tutto, altrimenti cesserebbero definitivamente di essere. Ciò che accade all'anima in rapporto alle sue affezioni, accade al corpo in rapporto ai luoghi; l'anima infatti si muove per la volontà, il corpo invece nello spazio. In merito a quello che si dice dell'uomo, cioè che fu persuaso da un angelo perverso, occorre aggiungere che egli vi acconsentì con la volontà, giacché, se lo avesse fatto per necessità, non sarebbe colpevole di alcun peccato.


La pena del peccato non è solo una punizione, ma anche un ammonimento di Dio.

15. 29. Il fatto poi che il corpo dell'uomo, che era ottimo nel suo genere prima del peccato, sia divenuto debole e destinato alla morte dopo il peccato, sebbene rappresenti la giusta punizione del peccato, tuttavia mostra più la clemenza che la severità del Signore. In tal modo infatti ci convinciamo che dobbiamo abbandonare i piaceri del corpo e rivolgere il nostro amore all'eterna essenza della verità. Ed è la giustizia nella sua bellezza, in armonia con la benignità nella sua grazia, che fa sì che, dopo essere stati tratti in inganno dalla dolcezza dei beni inferiori, veniamo ammaestrati dall'amarezza dei castighi. La divina Provvidenza, infatti, ha disposto le nostre pene in modo che, pur con questo corpo tanto soggetto a corruzione, ci è consentito di mirare alla giustizia e, deposta ogni superbia, di sottometterci all'unico vero Dio, senza contare affatto su noi stessi, ma affidandoci a Lui solo, perché ci governi e ci custodisca. Così, sotto la sua guida, l'uomo di buona volontà trasforma le molestie di questa vita in uno strumento di fortezza; nell'abbondanza dei piaceri e nel felice esito delle sue vicende temporali mette alla prova e consolida la sua temperanza; nelle tentazioni perfeziona la prudenza, non solo per non cedere ad esse, ma anche per divenire più vigile e più ardente nell'amore per la verità, che è la sola che non inganna.


Il benefico effetto dell'incarnazione di Cristo.

16. 30. Dio provvede alle anime in tutti i modi, a seconda delle circostanze che la sua meravigliosa sapienza ha predisposto; di questi però non dobbiamo trattare, oppure dobbiamo farlo soltanto tra uomini pii e perfetti. Tuttavia, non si è mai preso cura del genere umano con maggiore generosità di quando la stessa Sapienza di Dio, cioè l'unico Figlio consustanziale e coeterno al Padre si degnò di assumere la natura umana nella sua interezza, e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 35. Così infatti ha mostrato agli uomini carnali, incapaci di cogliere la verità con la mente perché schiavi dei sensi, quale elevata posizione la natura umana occupi tra le creature, dal momento che è apparso agli uomini non solo sotto forma visibile (cosa che avrebbe potuto fare anche in un corpo celeste adattato al grado di tolleranza della nostra vista), ma anche nelle vesti di un vero uomo: bisognava infatti che assumesse proprio la stessa natura che doveva liberare. E, affinché nessuno dei due sessi ritenesse di essere stato disprezzato dal suo Creatore, assunse l'aspetto di uomo e nacque da una donna.


16. 31. Non fece niente con la forza, ma tutto con la persuasione e l'ammonimento. Terminato infatti il tempo dell'antica servitù, era spuntato il tempo della libertà e perciò era ormai opportuno e utile per la salvezza dell'uomo persuaderlo di essere stato creato dotato di libero arbitrio. Con i miracoli Egli suscitò la fede nel Dio che era, con la passione nell'uomo che impersonava. Così, parlando come Dio alle folle, non volle riconoscere come sua madre 36 quella che gli veniva annunziata e tuttavia, come dice il Vangelo, da fanciullo era sottomesso ai genitori 37. Per la dottrina infatti appariva Dio, per l'età uomo. Allo stesso modo, sul punto di cambiare l'acqua in vino, come Dio dice: Allontanati da me, o donna: che ho da fare io con te? Non è ancora giunta la mia ora 38. Venuta poi l'ora in cui come uomo sarebbe morto, dalla croce riconobbe la madre e la raccomandò al discepolo che amava più di tutti 39. Soggetti ai piaceri, i popoli, a loro danno, desideravano le ricchezze: egli volle essere povero 40. Erano avidi di prestigio e di cariche: non volle essere re 41. Consideravano un gran bene avere figli nati dalla carne: egli disdegnò il vincolo coniugale e la prole. Nella loro incommensurabile superbia avevano orrore per gli oltraggi: egli ne sopportò di ogni tipo. Reputavano intollerabili le ingiurie: quale ingiuria maggiore di quella di essere condannato, pur essendo giusto e innocente? Avevano disgusto per i dolori del corpo: fu flagellato e messo in croce 42. Temevano di morire: fu condannato a morte. Ritenevano la morte in croce come la più grande ignominia: Egli fu crocefisso. Privandosene, tolse ogni valore a tutte le cose che desideravamo possedere e ci facevano vivere in modo disordinato; sopportandole, si liberò di tutte quelle cose che desideravamo evitare e ci distoglievano dall'amore per la carità. Infatti si commette peccato solo se si desidera quello che egli disdegnò o si rifiuta quello che egli apprezzò.


16. 32. In tal modo, attraverso la natura umana che si era degnato di assumere, tutta la sua vita sulla terra fu un insegnamento morale. La sua resurrezione dai morti, poi, mostrò a sufficienza come niente vada perduto della natura dell'uomo, poiché Dio salva tutto, e come tutto serva al Creatore sia per punire i peccati sia per liberare l'uomo, e quanto è facile per il corpo servire l'anima quando questa è sottomessa a Dio. In virtù di questo compimento, non solo nessuna sostanza è male (il che è assolutamente impossibile), ma non è neppure colpita da alcun male, in quanto ciò può accadere a causa del peccato e della sua punizione. Questo è l'insegnamento relativo all'ordine naturale delle cose, che è assolutamente degno di piena fede per i cristiani meno dotti e privo di errori per quelli più dotti.

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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