A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Magistero integrale Ognissanti e Defunti di Giovanni Paolo II

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2018 21:02
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
22/10/2018 20:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota




SANTA MESSA DURANTE LA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI 
NEL CIMITERO MONUMENTALE ROMANO DEL VERANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Tutti i Santi - Lunedì, 1° novembre 1993

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Celebriamo quest’oggi, come ogni anno, il sacrificio eucaristico qui, nell’antico cimitero romano del Verano. Lo celebriamo alla vigilia della Commemorazione dei nostri cari defunti, mentre contempliamo il mistero della santità nella Solennità di Tutti i Santi. Grande giorno, questo, per la Chiesa pellegrinante sulla terra; giorno di particolare vicinanza a quanti prima di noi sono passati su questa terra ed ora “stanno in piedi davanti all’Agnello” (cf. Ap 7, 9). I loro cuori sono pieni della gloria di Dio. Giorno glorioso questo di “Tutti i Santi” che commemora la salvezza giunta a compimento nella storia dell’umanità grazie al sangue del Redentore. “Una moltitudine immensa... di ogni nazione, razza, popolo e lingua... “Chi sono e donde vengono?”... «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello»” (cf. Ap 7, 9. 13-14). Giorno di Tutti i Santi – giorno della Redenzione compiuta, grande festa dell’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.

2. Questo giorno è fissato con impronta indelebile nella mia memoria. È infatti nella Solennità di Tutti i Santi di quarantasette anni fa che ho ricevuto il dono del sacerdozio di Cristo e sono diventato servo dell’Eucaristia. Ricordo con perenne devozione coloro che mi hanno accompagnato verso questo ministero. A loro mi unisco nel mistero della Comunione dei Santi. In questi giorni, il primo e il due novembre, ho potuto compiere il cammino, che conduce un sacerdote novello alla celebrazione della prima Santa Messa: dalla celebrazione cioè con il mio Vescovo (il Card. Adamo Stefano Sapieha) nel corso dell’ordinazione sacerdotale, alla prima Messa, che potremmo dire “propria”. Una Messa, però, non può essere considerata mai come “propria”! Essa è sempre sacrificio di Cristo e di tutta la Chiesa, suo Mistico Corpo. La Santa Messa costituisce così un entrare profondo nel mistero di Tutti i Santi, come pure un andare incontro a coloro che soffrendo nel purgatorio “cercano il volto di Dio” (cf. Sal 23). Ogni Santa Messa annunzia ciò che viene proclamato dall’odierna liturgia nel Salmo responsoriale: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti” (Sal 23, 1). Sì! Il sacrificio redentore di Cristo abbraccia tutto e tutti. Cosciente dei propri limiti, il sacerdote celebrando la Messa sperimenta sempre un dono che lo supera infinitamente.

3. La mattina del giorno della Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, mi è stato dato di celebrare l’Eucaristia insieme con “la generazione che cerca il volto di Dio” (cf. Sal 23, 6), unito a quanti – come sottolinea la liturgia – lo vedono “così come egli è” (1 Gv3, 2).Davanti agli occhi della mia anima resta sempre presente il luogo, la cripta sotto la cattedrale di Wawel, a Cracovia, dove giacciono le spoglie mortali dei re, grandi condottieri, e delle profetiche guide spirituali della mia Nazione. La cattedrale è tutta permeata della loro presenza e della loro testimonianza, come nella Basilica di San Pietro s’avverte in modo significativo il fascino spirituale che s’irradia dalle tombe dei Papi. Essi sono testimoni della storia in cui tutte le nazioni, di generazione in generazione, insieme con la Chiesa cercano “il volto del Dio di Giacobbe” (cf. Sal 23, 6), perché, come ricorda sant’Agostino, il cuore dell’uomo rimane inquieto finché non riposa in Dio (cf. Confessioni, 1,1).

4. Quel giorno, il giorno della prima Santa Messa, dura sempre. E non solo nella memoria: si perpetua nell’Eucaristia di Cristo che è la stessa: ieri, oggi e sempre. Si prolunga nel ministero sacerdotale, come fondamento della vocazione di ogni Vescovo, e in particolare del Vescovo di Roma. Celebrando il Sacrificio eucaristico qui nel “Campo Verano”, vorrei abbracciare nella comune preghiera tutti i cimiteri di Roma e quanti vi “dimorano”. Non solo i defunti di questa città che viene chiamata “eterna”, bensì “l’universo e i suoi abitanti” (Sal 23, 1): tutti, dovunque siano state deposte le loro spoglie terrene, dovunque siano stati sepolti, talora persino senza il giusto rispetto dovuto al loro corpo (e non sono, purtroppo, pochi i luoghi di tal genere...). Tutti li abbraccia il Sacrificio redentore di Cristo. Essi sono presenti in questo Sacrificio della Chiesa, che prega in suffragio dei defunti. Sacrificio tutto di Cristo e, al tempo stesso, sacrificio tutto per gli uomini: per i vivi e per i defunti.

5. “Chi sono e donde vengono?” (Ap 7, 13). Da ogni luogo. Da ogni luogo... “Signore mio, tu lo sai” (Ap 7, 14). Da qualunque parte vengano, tutti “hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Ed ora stanno in piedi davanti a Te. Signore! Possano vedere il Volto del Padre. Vedano Te, Dio vivo. Vedano Dio, così come egli è. Così Sia!


-----------------------------

MOMENTO DI PREGHIERA PER I SOMMI PONTEFICI DEFUNTI

MEDITAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Tutti i Santi
Grotte Vaticane - Mercoledì, 1° novembre 1995

 

1. “Urbi et Orbi”... È un’antica tradizione la solenne Benedizione che il Vescovo di Roma imparte “alla città e al mondo” in alcune grandi occasioni, come, ad esempio, a Natale e a Pasqua. “Alla città e al mondo” si allarga il mio pensiero oggi, solennità di Tutti i Santi. Quarantanove anni fa fui ordinato sacerdote ed unisco questo ricordo personale alla memoria dei defunti “della città e del mondo”.

Il giorno di oggi e quello di domani parlano del mistero della Chiesa che trascende il tempo. La Solennità di Tutti i Santi ci fa pregustare la definitiva comunione che costituisce l’eredità dei salvati nel regno del Padre. La memoria dei defunti ci fa guardare verso quanti ancora si stanno purificando, per essere degni di vedere Dio faccia a faccia. Così, dunque, la Solennità di Tutti i Santi e il ricordo dei fedeli defunti formano come un solo richiamo alla preghiera: preghiera di gloria e di lode, il Te Deum celeste, preghiera d’impetrazione per chi attende il nostro ricordo davanti a Dio. Lo attendono i resti mortali di tanti Pontefici, che in questo luogo, sul Colle Vaticano, nell’area di un antico cimitero romano, riposano accanto alla tomba di Pietro; lo attendono quanti sono sepolti nei cimiteri di Roma e del mondo intero: “Urbis et Orbis”...

2. Mi soffermo, dunque, in preghiera presso le tombe dei miei predecessori, prima di tutto di quelli vissuti nel ventesimo secolo: Giovanni Paolo I, Paolo VI, Giovanni XXIII, Pio XII, Pio XI, Benedetto XV, San Pio X e Leone XIII. Ricordandoli nel mistero della comunione dei Santi, vorrei abbracciare con la memoria il servizio da loro reso alla Chiesa lungo questo secolo che volge ormai al termine. Per loro domandiamo, carissimi Fratelli e Sorelle, la luce eterna e il riposo in Dio: “Buon Gesù e Signore nostro, dona loro l’eterno riposo. Splenda ad essi la luce perpetua là dove si trovano tutti i santi”. Queste semplici parole di un canto polacco ben esprimono la verità dell’odierna festa e della commemorazione dei defunti.

“Ricordati, o Signore, di liberare la tua Chiesa da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore. Raccogli dai quattro venti la Chiesa che tu hai santificato, nel regno che le hai preparato” (Didachè). La Chiesa pellegrina nel tempo, che ha il suo centro sul Colle Vaticano, è allo stesso tempo la Chiesa di Roma e del mondo: “Urbis et Orbis”. Mentre, dunque, ricordiamo tutti coloro le cui spoglie riposano in questa Basilica e nel vicino Camposanto Teutonico, ci rechiamo contemporaneamente in pellegrinaggio nei cimiteri di Roma: dal Campo Verano a Prima Porta, ripetendo: “Buon Gesù e Signore nostro, dona loro l’eterno riposo”.

3. Da Roma, il ricordo dei defunti si estende al mondo intero. Anzitutto all’Italia, divenuta patria adottiva della Chiesa col martirio a Roma delle “colonne” Pietro e Paolo; e poi ai Paesi dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia, del Lontano Oriente, dell’America del Nord, del Centro e del Sud, dell’Australia e di ogni altra regione del mondo: ovunque i nostri fratelli pregano come noi, oggi e domani, per chi ci ha preceduto nel passaggio verso la vita eterna.

In particolare, vorrei ricordare i cimiteri in cui riposano i caduti delle guerre mondiali, i reclusi dei campi di concentramento e dei gulag, sepolti dove è loro accaduto di concludere l’esistenza terrena, spesso lontano dalla patria. Con speciale compassione penso alle tombe scavate in questi anni nei Balcani per le vittime di una guerra fratricida. Non vorremmo dimenticare nessuno: siamo vicini a tutti coloro che oggi ricordano, piangono e pregano.

4. Al termine di questo pellegrinaggio attraverso i cimiteri di Roma e del mondo, mi sia permesso di fermarmi nei luoghi da cui provengo, dove sono nato e dove riposano le persone a me più care: i miei genitori, mio fratello, i parenti, i miei maestri, educatori e benefattori, i pastori d’anime, gli amici di vari periodi della vita, ai quali debbo moltissimo. Mi sia lecito ricordare ancora un luogo tanto importante nella storia della mia nazione: la Cattedrale di Wawel a Cracovia, nella quale riposano i re polacchi, le grandi guide e i vati della nazione.

Ciascuno di noi sa quanto deve ai genitori, agli educatori, agli artefici della cultura, e perciò i luoghi dove riposano le spoglie di queste persone ci sono particolarmente cari. Li visito col pensiero e col cuore come Vescovo di Roma. Ricordo non soltanto i miei predecessori nella Sede di Pietro, ma anche i miei predecessori a Cracovia, Vescovi e Cardinali: del loro patrimonio spirituale per tanti anni ho beneficiato. E così, mentre vado ricordando, mi tornano alla mente i canti del “giorno dei morti”, affiorano alle labbra oggi e domani e per tutto il mese di novembre: “Gesù agonizzante nel Getsemani, che versi sudore di sangue, le anime nel purgatorio languiscono, il tuo refrigerio anelano, o Gesù!”. Ed anche: “Salve, Regina del cielo, Madre di misericordia. Salve, nostra speranza nello sconforto e nel dolore [...]. O Gesù, fa’ che ti vediamo dopo la morte. O Maria, ottienici quanto desideriamo”.

5. Questa sera e domani, nei cimiteri di Roma e del mondo si avvertirà un bagliore particolare. I lumi accesi sulle tombe dei defunti rischiarano la notte: offrono un segno, quasi un anticipo per noi credenti, di quella luce eterna in cui speriamo e che imploriamo pieni di fiducia per i nostri cari e per noi stessi, in attesa del giorno in cui il Signore Dio ci chiamerà nel suo Regno. Amen.


---------------------------------

SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI
VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DEL CARDINALE BERNARDIN GANTIN
A NOME DI GIOVANNI PAOLO II

Martedì, 11 novembre 1997

 

1. "Voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria" (Gv 17, 24).

Con queste parole Gesù, nell'imminenza della sua dipartita, affida al Padre gli Apostoli. Egli sta per andarsene, mentre essi resteranno per proseguire la sua missione salvifica, annunciando il Vangelo, custodendo il deposito della fede e guidando il popolo della Nuova Alleanza. Lo faranno dapprima personalmente e poi mediante l'opera dei successori, ai quali trasmetteranno il loro compito.

Anche a questi futuri ministri della salvezza si estende il pensiero di Gesù nell'ora suprema della sua vita: l'ora della sua Pasqua di morte e risurrezione. "Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io . . .". L'intima comunione di amore che unisce Cristo agli Apostoli ed alla schiera di coloro che ne raccoglieranno il mandato troverà il suo pieno compimento quando anch'essi saranno insieme con Lui accolti presso il Padre, per contemplarne la gloria, quella gloria che gli appartiene da "prima della creazione del mondo" (cfr Ibid.).

2. Nel clima tipico del mese di novembre segnato dal ricordo dei fedeli defunti, siamo oggi raccolti attorno all'Altare per fare memoria dei Cardinali, Arcivescovi e Vescovi ritornati alla casa del Padre durante quest'ultimo anno. Mentre offriamo in loro suffragio il Sacrificio eucaristico, chiediamo al Signore di concedere loro il premio celeste promesso ai servi buoni e fedeli.

In questa celebrazione vogliamo ricordare in modo particolare i compianti e venerati Fratelli Cardinali Joseph Louis Bernardin, Jean Jérôme Hamer, Narciso Jubany Arnau, Juan Landázuri Ricketts, Mikel Koliqi, Ugo Poletti, Bernard Yago, entrati nella casa del Padre nel corso degli ultimi dodici mesi.

Estendiamo il nostro affettuoso ricordo agli Arcivescovi ed ai Vescovi che, in questo stesso periodo, hanno lasciato questo mondo. Si sono addormentati nel Signore affidandosi al suo amore misericordioso, nella speranza ben fondata di poter partecipare all'eterno banchetto del cielo (cfr Is 25, 6).

3. Quando erano quaggiù, questi nostri Fratelli hanno proclamato e testimoniato la fede nella risurrezione con la parola e con la vita. Quante volte hanno avuto modo di ripetere le parole di san Paolo, poc'anzi proclamate: "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti" (1 Cor 15, 20)! Chiamati ad essere nella Chiesa dispensatori della vita divina, ora riposano nell'attesa della risurrezione finale, quando la morte sarà sconfitta per sempre (cfr Is 25, 8; 1Cor 15, 26) e Dio sarà tutto in tutti (cfr 1 Cor 15, 28).

Li ricordiamo con affetto e riconoscenza per il generoso servizio pastorale, reso a volte anche a costo di gravi disagi e sofferenze: dalle loro fatiche apostoliche ha tratto giovamento l'intera Comunità cristiana. Allo stesso tempo, innalziamo la nostra fervida preghiera affinché il Signore li accolga accanto a sé nella gloria (cfr Gv 17, 24). Per loro ed insieme con loro manifestiamo il desiderio del definitivo incontro con Dio: "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio" (Sal 41, 2).

4. Alla Vergine Addolorata, che nella tradizionale immagine della Pietà contempliamo nell'atto di stringere fra le braccia il divin Figlio morto e deposto dalla croce, affidiamo ora le anime di questi nostri Fratelli nella fede e nel sacerdozio. Essi, che durante la vita terrena hanno amato e venerato Maria con amore di figli, siano da Lei introdotti nel Regno eterno del Padre.

Col suo sguardo premuroso vegli Maria su di loro, che ora dormono il sonno della pace in attesa della beata risurrezione! Noi eleviamo a Dio per loro la nostra preghiera, sorretti dalla speranza di ritrovarci tutti un giorno, uniti per sempre in Paradiso.

L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen!

_______________________

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI S. MARIA DEL ROSARIO DI POMPEI ALLA MAGLIANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 8 novembre 1998

 

1. "Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui" (Lc 20, 38).

Ad una settimana di distanza dalla solennità di Tutti i Santi e dalla Commemorazione dei fedeli defunti, la Liturgia di questa domenica ci invita ancora a riflettere sul mistero della risurrezione dei morti. Questo annuncio cristiano non risponde in maniera generica all'aspirazione dell'uomo verso una vita senza fine; è, al contrario, annuncio di una speranza certa, perché fondata, come ricorda il Vangelo, sulla stessa fedeltà di Dio. Egli, infatti, è il "Dio dei vivi" e comunica a quanti in lui confidano quella vita divina che egli possiede in pienezza. Egli, che è il "vivente", è la fonte della vita.

Già nell'Antico Testamento era venuta progressivamente maturando la speranza nella risurrezione dai morti. Ne abbiamo ascoltato un'eloquente testimonianza nella prima Lettura, dove viene narrato il martirio dei sette fratelli al tempo della persecuzione scatenata dal re Antioco Epifane contro i Maccabei e quanti si opponevano all'introduzione dei costumi e dei culti pagani all'interno del popolo giudaico.

Questi sette fratelli affrontarono le sofferenze ed il martirio, sostenuti dall'esortazione della loro eroica madre e dalla fede nella ricompensa divina riservata ai giusti. Come afferma uno di loro ridotto ormai in fin di vita: "E' bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati" (2 Mac 7, 14).

2. Queste parole, risuonate oggi nella nostra assemblea, richiamano alla mente l'esempio di altri martiri della fede che, non lontano da questo luogo, hanno offerto la vita per la causa di Cristo. Penso ai giovani fratelli Simplicio e Faustino, uccisi durante la persecuzione di Diocleziano, ed alla loro sorella Viatrice (Beatrice), anch'essa morta martire. I loro corpi sono sepolti, com'è noto, nelle vicine Catacombe di Generosa, a voi molto care.

La coraggiosa testimonianza di questi giovani Martiri, ancora oggi ricordati e celebrati con il nome di Santi Martiri Portuensi, deve costituire per la vostra Comunità un pressante invito ad annunciare con forza e perseveranza la morte e la risurrezione di Cristo in ogni momento e dappertutto.

Il loro esempio animi il vostro slancio apostolico, soprattutto durante questo anno pastorale in cui la Missione cittadina si rivolge in modo speciale agli ambienti di vita e di lavoro. Sono proprio questi, infatti, i contesti sociali in cui, non di rado, i cristiani rischiano di trovarsi chiusi nell'anonimato ed hanno, pertanto, maggiore difficoltà nel proporre un'incisiva testimonianza evangelica.

"Il Signore diriga i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo" (2Ts 3, 5). Faccio mie queste parole dell'apostolo Paolo, che desidero lasciarvi come ricordo ed augurio in occasione di questa Visita. L'amore di Dio, rivelatoci in pienezza nella passione, morte e risurrezione di Cristo, è fonte ispiratrice e luce che illumina ogni impegno missionario. Vi sostenga la forza d'amore dello Spirito e vi aiuti a confessare coraggiosamente il nome di Gesù, senza mai vergognarvi della Croce.

Sia dinanzi a voi l'esempio dei santi Martiri Portuensi e vi assista la materna protezione della Madonna del Rosario, speciale Patrona del vostro quartiere. Santa Maria del Rosario di Pompei, prega per noi. Amen!

----------------------------------

CAPPELLA PAPALE IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI 
E DEI VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Venerdì, 12 novembre 1999

 

1. "Vivremo alla sua presenza" (Os 6, 2)

Verso il grande mistero della morte e della vita eterna ci hanno orientato nei giorni scorsi le celebrazioni liturgiche della solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione di tutti i Fedeli defunti. E' in questo clima spirituale che ci ritroviamo oggi nella Basilica di San Pietro per offrire il Sacrificio Eucaristico in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi che hanno raggiunto la casa del Padre nel corso di quest'ultimo anno.

Mi è caro ricordare, in particolare, i venerati Cardinali Carlos Oviedo Cavada, Raúl Silva Henriquez e George Basil Hume. Ad essi, come agli Arcivescovi e Vescovi deceduti nel corso dell'anno, va il nostro pensiero commosso e riconoscente. Nella loro azione apostolica, fondata sulla fede, e nel loro attento servizio pastorale, hanno rivolto lo sguardo ben al di là dei confini terreni sperando nel Signore, annunciandone il nome ai fratelli e lodandoLo in mezzo all'assemblea dei credenti. Possano ora riposare nella casa del Padre celeste, dimora di pace per i figli di Dio!

2. "Tutti quelli, infatti, che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8, 14).

Quante volte questi Fratelli, che oggi commemoriamo, hanno fatto riferimento, nella loro vita e nell'esercizio del loro ministero, alla fondamentale verità enunciata dall'Apostolo! Quante volte hanno invocato il divino Paraclito e Lo hanno pregato perché effondesse la sua grazia sul Popolo cristiano! Il loro esempio ci invita a confermare la fede nella persona del nostro Salvatore e nella forza vivificante del suo Spirito. La fede ci infonde la consolante certezza che la morte è un passaggio verso la vita eterna. Ce lo ricorda il prefazio dei defunti: "Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno viene preparata un'abitazione eterna nel cielo".

3. "Il Figlio dà a tutti la vita eterna" (cfr Gv 17, 2).

Nel Vangelo abbiamo ascoltato l'inizio della grande preghiera di Gesù al Padre, prima della Passione. Essa ha come sfondo la croce, ma lascia intravedere la gioia della risurrezione. Fissando lo sguardo sul Crocifisso, comprendiamo che proprio in quell'estremo donarsi del Figlio, il Padre ha effuso in pienezza sul mondo lo Spirito Santo. Il Buon Pastore, venuto perché gli uomini "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10), porta così a compimento la sua missione e dona lo Spirito Santo per la salvezza dell'intera umanità.

4. Alla luce di così confortanti verità, ci rivolgiamo al Dio della vita, perché accolga questi nostri fratelli defunti, per lunghi anni generosi operai nella sua vigna. Ora che il Signore li ha chiamati a sé, possano sperimentare la consolante verità della promessa di Cristo: "Il Figlio dà a tutti la vita eterna". Pensando a loro e pregando per loro, proseguiamo con fiducia nel cammino verso la Patria celeste. Ci sostenga ogni giorno Maria Santissima, che Gesù sulla croce ci ha dato come madre. A Lei volgiamo lo sguardo fiduciosi, cercando rifugio sotto la sua protezione. Ella, Vergine gloriosa e benedetta, ci liberi da ogni pericolo e ci accompagni all'incontro con Dio.

Amen!

 
--------------------------------------


A causa dell'avanzare della malattia, Giovanni Paolo II non si è più recato al Cimitero di Roma per la Messa e il Suffragio pubblico.


----------



[Modificato da Caterina63 22/10/2018 21:02]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:31. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com