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Benedetto XVI Discorsi al termine del mese di maggio

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2019 18:45
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10/05/2019 18:45
 
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VISITA AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL DIVINO AMORE

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Lunedì, 1° maggio 2006

 

Cari fratelli e sorelle,

è per me motivo di conforto essere oggi con voi per recitare il Santo Rosario, in questo Santuario della Madonna del Divino Amore, in cui si esprime il devoto affetto per la Vergine Maria, radicato nell'animo e nella storia del popolo di Roma. Una gioia particolare nasce dal pensiero di rinnovare così l'esperienza del mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, che, esattamente 27 anni or sono, primo giorno del mese di maggio 1979, compì la sua prima visita da Pontefice a questo Santuario.

Saluto con affetto il Rettore, Mons. Pasquale Silla, e lo ringrazio per le calde parole che mi ha rivolto. Saluto con lui gli altri Sacerdoti Oblati Figli della Madonna del Divino Amore e le Suore Figlie della Madonna del Divino Amore, che si dedicano con gioia e generosità al servizio del Santuario e di tutte le sue multiformi opere di bene. Saluto il Cardinale Vicario Camillo Ruini e il Vescovo Ausiliare del Settore Sud, Mons. Paolo Schiavon, e voi tutti, cari fratelli e sorelle, che siete qui tanto numerosi.

Abbiamo recitato il Santo Rosario percorrendo i cinque misteri "gaudiosi", che fanno passare davanti agli occhi del nostro cuore gli inizi della nostra salvezza, dal concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria fino al ritrovamento di Lui, ormai dodicenne, nel Tempio di Gerusalemme, mentre ascoltava e interrogava i Dottori. Abbiamo ripetuto e fatto nostre le parole dell'Angelo: "Rallegrati Maria, piena di grazia, il Signore è con te", e anche le espressioni con cui santa Elisabetta accolse la Vergine, che si era prontamente recata da lei per aiutarla e servirla: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo". Abbiamo contemplato la fede docile di Maria, che si fida senza riserve di Dio e si mette totalmente nelle sue mani. Ci siamo sentiti anche noi, con i pastori, vicini al Bambino Gesù che giace nella mangiatoia e abbiamo riconosciuto e adorato in Lui il Figlio eterno di Dio diventato, per amore, nostro fratello e così anche nostro unico Salvatore. Siamo entrati anche noi, con Maria e Giuseppe, nel Tempio per offrire a Dio il Bambino e compiere il rito della purificazione: e qui ci siamo sentiti anticipare, nelle parole del vecchio Simeone, insieme alla salvezza la contraddizione e la croce, e quella spada che, sotto la croce del Figlio, trafiggerà l'anima della Madre e proprio così la renderà non soltanto madre di Dio ma anche nostra comune madre.

Cari fratelli e sorelle, in questo Santuario veneriamo Maria Santissima con il titolo di Madonna del Divino Amore. È posto così in piena luce il legame che unisce Maria allo Spirito Santo, fin dall'inizio della sua esistenza, quando nella sua concezione lo Spirito, l'Amore eterno del Padre e del Figlio, prese dimora in Lei e la preservò da ogni ombra di peccato; poi, quando il medesimo Spirito fece nascere nel suo grembo il Figlio di Dio; poi ancora per tutto l'arco della sua vita, lungo la quale, con la grazia dello Spirito, si è compiuta in pienezza la parola di Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore"; e finalmente quando, nella potenza dello Spirito Santo, Maria è stata assunta con tutta la sua umanità concreta accanto al Figlio nella gloria di Dio Padre.

"Maria - ho scritto nell'Enciclica Deus caritas est - è una donna che ama ... In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, Ella non può essere che una donna che ama" (n. 41). Sì, cari fratelli e sorelle, Maria è il frutto e il segno dell'amore che Dio ha per noi, della sua tenerezza e della sua misericordia. Per questo, insieme ai nostri fratelli nella fede di ogni tempo e di ogni luogo, ci rivolgiamo a Lei nelle nostre necessità e speranze, nelle vicende liete e dolorose della vita. Il mio pensiero va in questo momento, con profonda partecipazione, alla famiglia dell'isola di Ischia, colpita dalla sciagura avvenuta ieri.

Con il mese di maggio aumenta il numero di coloro che, dalle parrocchie di Roma ma anche da tante altre contrade, vengono qui pellegrini, per pregare e anche per godere della bellezza e della serenità riposante di questi luoghi. Da qui, da questo Santuario del Divino Amore, attendiamo dunque un forte aiuto e sostegno spirituale per la Diocesi di Roma, per me suo Vescovo e per gli altri Vescovi miei collaboratori, per i sacerdoti, per le famiglie, per le vocazioni, per i poveri, i sofferenti, gli ammalati, per i bambini e per gli anziani, per tutta l'amata nazione italiana. Attendiamo specialmente l'energia interiore per adempiere il voto fatto dai romani il 4 giugno 1944, quando chiesero solennemente alla Madonna del Divino Amore che questa Città fosse preservata dagli orrori della guerra e furono esauditi: il voto e la promessa cioè di correggere e migliorare la propria condotta morale, per renderla più conforme a quella del Signore Gesù. Anche oggi c'è bisogno di conversione a Dio, a Dio Amore, perché il mondo sia liberato dalle guerre e dal terrorismo. Ce lo ricordano purtroppo le vittime, come i militari caduti giovedì scorso a Nassiriya, in Iraq, che affidiamo alla materna intercessione di Maria, Regina della pace.

Cari fratelli e sorelle, da questo Santuario della Madonna del Divino Amore rinnovo dunque l'invito che ho formulato nell'Enciclica Deus caritas est (n. 39): viviamo l'amore e così facciamo entrare la luce di Dio nel mondo. Amen!


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PREGHIERA DEL ROSARIO PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE

DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica di Santa Maria Maggiore
Sabato, 3 maggio 2008

 

 

Cari fratelli e sorelle,

al termine di questo momento di preghiera mariana, desidero rivolgere a tutti voi il mio cordiale saluto e ringraziarvi per la vostra partecipazione. Saluto in particolare il Cardinale Bernard Francis Law, Arciprete di questa stupenda Basilica di Santa Maria Maggiore. Questo è, in Roma, il tempio mariano per eccellenza, in cui il popolo della Città venera con grande affetto l’icona di Maria Salus Populi Romani. Ho accolto volentieri l’invito che mi è stato rivolto nel primo sabato del mese di maggio, a guidare il santo Rosario, secondo la bella tradizione che ho vissuto fin dalla mia infanzia. Nell’esperienza della mia generazione, infatti, le sere di maggio rievocano dolci ricordi legati agli appuntamenti vespertini per rendere omaggio alla Madonna. Come, infatti, dimenticare la preghiera del Rosario in parrocchia oppure nei cortili delle case e nelle contrade dei paesi?

Oggi insieme confermiamo che il santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Nel mondo attuale così dispersivo, questa preghiera aiuta a porre Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva. Quando si recita il Rosario si rivivono i momenti importanti e significativi della storia della salvezza; si ripercorrono le varie tappe della missione di Cristo. Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria. Ci aiuti Maria ad accogliere in noi la grazia che promana da questi misteri, affinché attraverso di noi possa “irrigare” la società, a partire dalle relazioni quotidiane, e purificarla da tante forze negative aprendola alla novità di Dio. Il Rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria.

Cari fratelli e sorelle, ringraziamo Dio che ci ha concesso di vivere questa sera un’ora così bella di grazia, e nelle prossime sere di questo mese mariano, anche se saremo distanti, ciascuno nelle proprie famiglie e comunità, sentiamoci ugualmente vicini e uniti nella preghiera. Specialmente in questi giorni che ci preparano alla solennità della Pentecoste restiamo uniti con Maria invocando per la Chiesa una rinnovata effusione dello Spirito Santo. Come alle origini, Maria Santissima aiuti i fedeli di ogni comunità cristiana a formare un cuore solo e un’anima sola. Vi affido le intenzioni più urgenti del mio ministero, le necessità della Chiesa, i grandi problemi dell’umanità: la pace nel mondo, l’unità dei cristiani, il dialogo fra tutte le culture. E pensando a Roma e all’Italia vi invito a pregare per gli obiettivi pastorali della Diocesi, e per lo sviluppo solidale di questo amato Paese. Al nuovo Sindaco di Roma, Onorevole Gianni Alemanno, che vedo qui presente, rivolgo l’augurio di un proficuo servizio per il bene dell’intera comunità cittadina. A tutti voi qui convenuti e a quanti si sono uniti a noi mediante la radio e la televisione, in particolare ai malati e agli infermi, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

 

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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 
ALLA DELEGAZIONE DELLA "MARIANISCHE MÄNNER-CONGREGATION ‘MARIÄ VERKÜNDIGUNG’" DI REGENSBURG

Sala dei Papi
Sabato
, 28 maggio 2011

  

Caro Signor Presidente,
cari sodali!

Un cordiale “Vergelt’s Gott” [“Dio ve ne renda merito”] per la vostra visita, per il dono, per il fatto di aver tirato fuori dal cassetto una data dimenticata della mia vita. E’ una data, infatti, che non è semplicemente “passato”: l’ammissione nella Congregazione mariana guarda al futuro, e non è mai semplicemente un fatto accaduto. Ecco che, ancora dopo 70 anni, questa data è una data dell’“oggi”, una data che indica la via verso il “domani”. Vi sono grato per avere “tirato fuori” questa data e ne sono contento. Ringrazio di cuore Lei, caro Presidente, per le Sue gentili parole che sono venute dal cuore e al cuore vanno. A quell’epoca, allora, erano tempi bui – c’era la guerra. Hitler aveva sottomesso uno dopo l’altro la Polonia, la Danimarca, gli Stati del Benelux, la Francia e nell’aprile del 1941 – proprio in questo periodo, 70 anni fa – aveva occupato la Jugoslavia e la Grecia. Sembrava che il Continente fosse nelle mani di questo potere che, allo stesso tempo, poneva in forse il futuro del cristianesimo. Noi eravamo stati ammessi alla Congregazione, ma poco dopo iniziò la guerra contro la Russia; il seminario fu sciolto, e la Congregazione – prima che si fosse riunita, che riuscisse a radunarsi – era già stata dispersa ai quattro venti. Così ciò non è entrato come “data esteriore” della vita, ma è rimasto come “data interiore” della vita, perché da sempre è stato chiaro che la cattolicità non può esistere senza un atteggiamento mariano, che essere cattolici vuol dire essere mariani, che ciò significa l’amore per la Madre, che nella Madre e per la Madre troviamo il Signore.

Qui, attraverso le visite “ad limina” dei vescovi, sperimento costantemente come le persone – soprattutto in America Latina, ma anche negli altri continenti – possono affidarsi alla Madre, possono amare la Madre e, attraverso la Madre, poi, imparano a conoscere, a comprendere e ad amare Cristo; sperimento come la Madre continui a mettere al mondo il Signore, come Maria continui a dire “sì” e a portare Cristo nel mondo. Quando studiavamo, dopo la guerra – e credo che oggi non sia cambiato molto, non credo che la situazione sia molto migliorata – la mariologia che si insegnava nelle università tedesche era un po’ austera e sobria. Credo però che vi abbiamo trovato l’essenziale. A quel tempo, ci orientavamo a Guardini e al libro del suo amico, il parroco Josef Weiger, “Maria, Mutter der Glaubenden” (Maria, Madre dei credenti), il quale si rifà alle parole di Elisabetta: “Beata te che hai creduto!” (cfr. Lc 1,45). Maria è la grande credente. Ella ha raccolto la missione di Abramo di essere credente ed ha concretizzato la fede di Abramo nella fede in Gesù Cristo, indicando così a noi tutti la via della fede, il coraggio di affidarci a quel Dio che si dà nelle nostre mani, la gioia di essere suoi testimoni; e poi la sua determinazione a rimanere salda quando tutti sono fuggiti, il coraggio di stare dalla parte del Signore quando egli sembrava perduto, e di rendere proprio così quella testimonianza che ha portato alla Pasqua.

Sono dunque grato di sentire che in Baviera ci sono circa 40 mila sodali; che ancora oggi ci sono uomini che, insieme a Maria, amano il Signore, che attraverso Maria imparano a conoscere e ad amare il Signore, e, come Ella, rendono testimonianza al Signore nelle ore difficili e in quelle felici; che stanno con Lui, sotto la Croce e che continuano a vivere gioiosamente la Pasqua insieme a lui. Ringrazio quindi voi tutti perché tenete alta questa testimonianza, perché sappiamo che ci sono uomini cattolici bavaresi che sono sodali, che percorrono questo cammino aperto dai Gesuiti nel XVI secolo, e che continuano a dimostrare che la fede non appartiene al passato, ma apre sempre ad un “oggi” e, soprattutto, ad un “domani”.

“Vergelt’s Gott für alles” [Dio vi renda merito per tutto], e Dio benedica voi tutti! Grazie di cuore.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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