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La volontà di Dio di sant'Alfonso de Liguori

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2019 10:26
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Sesso: Femminile
01/12/2019 10:25
 
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A ciò bisogna anche ridurre la perdita, che tal volta noi soffriamo delle persone utili al nostro profitto, o temporale, o spirituale. L’anime divote spesso fanno gran difetti circa questo punto, non rassegnandosi alle divine disposizioni. La nostra santificazione non ci ha da venire dai Padri spirituali, ma da Dio. Vuol’egli già, che noi ci vagliamo de’ Direttori per la guida dello spirito, quando ce li dà; ma quando ce li toglie, vuole che ce ne contentiamo, ed accresciamo la confidenza nella sua bontà, dicendo allora: Signore, voi me l’avete dato questo ajuto, ora me l’avete tolto, sia sempre fatta la vostra volontà; ma ora supplite voi, ed insegnatemi quel, che debbo fare per servirvi. E così similmente dobbiamo accettare dalle mani di Dio tutte l’altre croci, che ci manda. Ma tanti travagli, dite voi, sono castighi. Ma rispondo io, i castighi, che Dio manda in questa vita, non sono grazie e benefici? Se l’abbiamo offeso, dobbiamo soddisfare la divina giustizia in qualche modo, o in questa, o nell’altra vita. Perciò dobbiamo dir tutti con S. Agostino: Hic ure, hic seca, hic non parcas, ut in aeternum parcas: e col S. Giobbe; Haec sit mihi consolatio, ut affligens me dolore non parcas. (6.10) Dee pur consolarsi, chi s’ ha meritato l’Inferno, in vedere, che Dio qui lo castiga, poiché ciò dee molto animarlo a sperare, che Dio voglia liberarlo dal castigo eterno. Diciamo dunque ne’ castighi di Dio ciò, che diceva il Sacerdote Eli: Dominus est, quod bonum est in oculis suis, faciat. (Lib 2 Reg. 3.18)


 


Di più obbiamo star rassegnati nelle desolazioni di spirito. E’ solito il Signore, quando un’anima si dà alla vita spirituale, di abbondarla di consolatiozioni, affin di slattarla dai gusti del mondo; ma poi quando la vede più fermata nello spirito, ritira la sua mano, per provare il di lei amore, e vedere se lo serve, ed ama senza paga qui in terra di gusti sensibili. Mentre si vive (dicea S. S. Teresa), non consiste il gaudagno in procurare di godere più Dio, ma in fare la sua volontà. Ed in altro luogo: Non consiste l’amore di Dio in tenerezze, ma in servire con fortezza, ed umiltà. Ed altrove: Con aridità, e tentazioni fa pruova il Signore de’ suoi amanti. Ringrazi dunque il Signore l’anima, quando si vede accarezzata con dolcezzo, ma non si deve affliggere con impazienze, quando si vede lasciata in desolazione. Bisogna molto avvertir questo punto, perché alcune anime sciocche vedendosi aride, si pensano, che Dio l’abbia abbandonate, o pure, che non faccia per sees la vita spirituale; e così lasciano l’orazione, e perdono quanto han fatto. Non v’ è più bel tempo di esercitare la nostra rassegnazione alla volontà di Dio, che il tempo dell’aridità. Io non dico, che voi non proviate pena in vedervi lasciata dalla presenza sensibile del vostro Dio; non più sensirsi una tal pena; nè può l’anima non lagnarsene, quando lo stesso nostro Redentore se ne lagnò sulla croce: Deus meus, ut quid dereliquisti me? (Matt. 22.46) Ma nella sua pena dee sempre tutta rassegnarsi nella volontà del suo Signore. Tutti i Santi hanno patite queste desolazioni, ed abbandoni di spirito. Che durezza di cuore (dicea S. Bernardo) è quella che provo; non gusto più della lezione, non mi piace più il meditare, non più l’orare! Per lo più i Santi sono stati in aridità, non già in consolazioni sensibili. Queste il Signore non le concede, se non di rado, ed agli spiriti forse più deboli, acciò non arrestino nel cammino spirituale, le delizie, che son di premio, ce le prepara in Paradiso. Questa terra è luogo di merito, ove si merita col patire, il cielo è luogo della mercede, e del godere. Perciò in questa terra, non il fervore sensibile col godere, ma il ervore dello spirito col patire è quello, che han desiderato, e cercato i Santi. Diceva il V. Giovanni Avila (Audi fil. c. 26): Oh quanto è meglio stare in aridità, e tentazioni colla volontà di Dio, che in contemplazione senza di quella!




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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