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Lettere di Santa Caterina da Siena da 153 a 231 (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 10:39
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07/01/2020 08:57
 
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CLIII  (153)- A monna Caterina, a monna Orsola, e altre donne in Pisa


Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissime figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnate e annegate nel sangue dello svenato Agnello, considerando me, che nel sangue abbiamo la vita. E però io voglio, dilettissime figliuole, che apriate l'occhio dello intellettoa ragguardare nel vasello del cognoscimento di voi. Nel quale cognoscimento trovate voi, essere uno vasello dove si riceve questo glorioso e prezioso sangue, perocché nel sangue è unita la natura divina intrisa col fuoco dellacarità. E però l'anima che ragguarda nel vasello del cognoscimento di sé, trova questo sangue, il quale Dio ha dato per mezzo del Figliuolo suo. E perché il sangue fu sparto solo per lo peccato, però vi trova il cognoscimento di sé; a vedendosi difettuosa, vede ancora nel sangue la divina giustizia; perocché per fare giustizia del peccato commesso, sparse il sangue suo. E cognosce allora l'anima che l'eterna volontà di Dio non cerca né vuole altro che la sua santificazione; perocché, se egli avesse voluto altro che il nostro bene, non avrebbe dato la vita. Adunque specchiatevi nel sangue che trovate nel vasello di voi medesime.


Aprite, aprite l'occhio dello intelletto nella potenzia del Padre eterno, il quale trovate in questo sangue per l'unione della natura divina nella natura umana. Troveretevi ancora la sapienzia del Figliuolo, nella quale sapienzia cognoscerete la somma ed eterna sua bontà, e la miseria nostra; trovando la clemenzia dello Spirito Santo il quale fu quello legame, che unì Dio nell'uomo, a l'uomo in Dio; a tenne confitto e chiavellato questo Verbo in sul legno della santissima croce. E così s'empirà a distenderà la volontà vostra ad amare; e per siffatto modo vi legherete con Cristo crocifisso, che né dimonio né creatura non ve ne potranno mai separare; ma ogni contrario che vi venisse, vi fortificherà in amore e in unionecon Dio a col prossimo vostro. Perocché nei contrari si prova la virtù; a tanto quanto più è provata nell'anima, tanto è più perfetta questa unione fatta col suo Creatore.


E parendovi forse alcuna volta che le tribolazioni siano cagione di separarvi dall'unione di Dio a dalla virtù, non è però così: anco, sono accrescimento di virtù a d'unione: perocché l'anima savia, del sangue di Cristo crocifisso vestita, quanto più si vede perseguitare a scalcheggiare dal mondo, tanto più leva l'affetto dal mondo. E se elle sono battaglie che elle procedono dal dimonio; elle ci fanno umiliare a levare dal sonno della negligenzia, a fannoci venire a perfetta sollicitudine. Torranvi, sesarete savie a prudenti, ogni ignoranzia: a concepirete uno lume e uno cognoscimento; e per siffatto modo riceverete grazia che non tanto che renda lume in voi, ma renderallo di fuore nell'altre creature per esempioe specchio di virtù. E così adempirete la parola del nostro Salvatore, cioè che noi dobbiamo essere lucerna ardente, che renda lume, a non tenebre.


Orsù dunque, dilettissime figliuole, fate che io non vi senta più dormire, né vi vegga tenebrose per amore proprio, ma con amore ineffabile, nel quale amore cerchiate voi per Dio, il prossimo per Dio, a Dio per Dio, in quanto egli è somma ed eterna Bontà, degno d'essere amato, a non offeso da noi. Altro non dico. Amatevi, amatevi, dilettissime a carissime figliuole, insieme; e legatevi nellegame della vera a ardentissima carità. Permanete nella santa e dolcedilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


 


CLIV - A frate Francesco Tebaldi di Fiorenza, essendo nell'Isola di Gorgona


Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo a dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voinel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi abitare nella casa del cognoscimento di voi, nel quale cognoscimento acquisterete ogni virtù; a senza questo vivereste in ogni male e senza veruna ragione. Ma potreste dire a me: «In che modo ci posso entrare? e come mi ci posso conservare dentro?». Rispondovi. Voi sapete che senza il lume in neuno luogo potremo andare se non in tenebre; dalla qual tenebra saremooffesi: e in questa tenebra non potreste cognoscere la vostra necessità di quello che vi bisogna tra via. Noi siamo tutti viandanti e peregrini, posti nella strada della dottrina di Cristo crocifisso. Chiva con comandamenti nella carità comune; e chi va per gli consigli, per la carità perfetta, non scordandosi però dei comandamenti. Per questa via neuno può andare senza il lume; perocché non avendo lume, non potrebbe vedere il luogo dove gli conviene riposare, nel quale luogo può discernere chi l'offende e chi 'l sovviene.


Questo luogo è la casa del cognoscimento santo di sé; la quale casa l'anima vede col lume della santissima fede che sta nella strada della dottrina di Cristo crocifisso. Cioè, che colui che vuole seguitare, subito entra in sé medesimo. In questa casa truova il principale nemico suo, che' l vuole offendere, cioè la propria sensualità, ricoperto col manto dell'amore proprio. Il quale nemico ha due principali compagni, con molti altri vassalli d'intorno. L'uno è il mondo con le vanità a delizie sue, il quale s'è fatto amico dell'appetito sensitivo che disordinatamente desidera; l'altro è il dimonio co' suoi inganni a con false a diverse cogitazioni a molestie, alle quali lavolontà sensitiva è inchinevole, che volontariamente si diletta in esse cogitazioni per qualunque modo il dimonio gli le ponesse innanzi. Questi principali nemici hanno molti servitori, che tutti stanno per offendere l'anima, se per lo lume non è discreta a ponerci rimedio. E però la ragione trae fuora il lume della santissima fede, eintra in casa, e signoreggia la propria sensualità; perché ha veduto ch'ella non cerca né vuole altro che la morte sua; a però s'è accompagnata co' falsi suoi nemici. Questo ha cognosciuto col lume:e però con impeto si leva; e trae fuora il coltello dell'odio d'essa sensualità, a dell'amore delle vere a reali virtù, e con esso l'uccide.


Morto questo, tutti gli altri rimangono sconfitti: ché neuno il può offendere se egli non vuole. Con questo lume vede chi è quello che l'ha sovvenuto e campato dalla morte e ridottolo a vita: vede ch'è il fuoco della divina carità; perocché Dio per amore diè la virtù a potenzia all'anima, che con la forza della ragione salisse in su la sedia della coscienzia, e con la sapienzia del Verbo, che egli le fece participare, desse la sentenzia che la sensualità fosse morta. La volontà che participa la clemenzia dello Spirito Santo, a le dolcevolontà di Dio, col coltellosopraddetto a con la mano del libero arbitrio l'uccida. Vedendo che Dio è il suo rimedio, sovvenitore ed aitatore, cresce l'anima, in questa casa del cognoscimento di sé, in uno lume della verità a in uno fuoco inestimabile ineffabile e incomprensibile, che arde e consuma ciò che fusse nella casa contra la ragione; consumando nella fornace della carità di Dio e del prossimo l'acqua dell'amore proprio spirituale e temporale. In tanto che veruna cosa cerca l'affetto dell'anime, se non Cristo crocifisso; volendolo seguitare per la via delle pene, a modo di Dio, e non a modo suo; libero libero si lassa guidare alle dolcevolontà di Dio.


Allora i nemici nol possono offendere. égli bene data licenzia dal giusto Signore, che percuotano alla porta: e questo permette egli, perché più sia sollicita la guardia anon dormire nel letto della negligenzia, ma prudentemente vegghi; e anco per provare se questa casa è forte o no, acciocché, non trovandosi forte, abbia materia di fortificarsi, e col lume vedere chi la fa forte e perseverante; e poiché l'ha veduto, con grande sollicitudine la stringa a sé. Quale è quella cosa che ci fai forti a perseveranti? é l'orazione umile e continua, fatta nella casa del cognoscimento di sé e della bontà di Dio in sé. Facendola fuore di questa casa, l'anima n'averebbe poco frutto.


Questa orazione ha per suo fondamento l'umilità; la quale umilità s'acquista in questa casa sopraddetta; e è vestita del fuoco della divina carità; la quale si trova nelcognoscimento che aviamo di Dio, quando col lume l'anima ragguarda sé essere amata inestimabilmente da lui. Il quale amore prova ed ènne certificata nella propria creazione, vedendosi creata per amore alla imagine e similitudine di Dio; e nella seconda si vide ricreato a grazia nel sangue dello immacolato Agnello. Queste sono due principali grazie che rinchiudono in sé ogni altra grazia spirituale e temporale, particolare e generale. E così con questo lume si veste di fuoco. A mano a mano séguita la lagrima; perché l'occhio, quando sente il dolore del cuore, gli vuole satisfare, e geme, siccome il legnoverde quando è messo nel fuoco, che per lo grande calore gitta l'acqua. Così l'anima che sente il fuoco della divina carità, il desiderio e l'affetto suo stanno nel fuoco, el'occhio piange, mostrando di fuore quella particella che gli è possibile di quello che è dentro. Questa procede da diversi sentimenti dentro, secondo che le è porto dall'affetto dell'anima: siccome voi sapete che si contiene nel Trattato delle Lagrime; e però in questo non mi stendo più.


Ritorno breve breve all'orazione: breve ve ne dico, perché distesamente l'avete. In tre modi potiamo intendere, orare. L'uomo è orazione continua, alla quale ogni creatura che ha in sé ragione è obbligata. Questo è il fuoco a vero desiderio fondato nella carità di Dio e del prossimo; facendo per onore di Dio tutte le sue operazioni in sé e nel prossimo suo. Questo desiderio sempre òra; cioè òra l'affetto della carità dinanzi al suo Creatorecontinuamente, in ogni luogo e in ogni tempo che l'uomo è, in ciò che egli fa. Che frutto riceve di questo? riceve una tranquillità serena dentro nell'anima, d'una volontà accordata a sottoposta alla ragione; che in neuna cosa si scandalizza. Non gli è dura a portare il giogo della vera obedienzia, quando gli sono posti i pesi e gli esercizi manuali, o a servire il fratello suo, secondo i casi etempi che occorrono: per questo già non viene a tedio né in afflizione di mente, e non si lassa ingannare al desiderio dell'anima, che appetisce la cella, la consolazione epace sua. né quando egli vuole orare attualmente, ed egli gli conviene far altro; dico che non si lassa ingannare a questo desiderio, pigliandone pena tediosa a affliggitiva, iria trae fuore l'odore con vera umilità, e il fuocodella carità del prossimo suo. A questa orazione c'invita il glorioso apostolo Paolo, quando dice che noi doviamo orare senza intermissione. E chi non ha questa, neuna ne può avere che gli dia vita. E chi volesse lassare questo per avere la pace sua, perde la pace.


Ed un'altra orazione, cioè orazione vocale, quando vocalmente l'uomo dice il divino Officio, o altre orazioni che voglia dire. Questa è ordinata per giugnere alla mentale; e questo è il frutto che ne riceve, se ella è fondata in su la prima, e con esercizio vi perseveri, sforzando sempre la mente sua a pensare, porgere e ricevere in sé più l'affetto della carità di Dio, che il suono delle parole. E con prudenzia vada: che quando si sente essere visitato nella mente sua, ponga termine alle parole; eccetto l'Officio divino, il quale egli fusse obbligato di dire. E così giunge alla terza, cioè alla mentale, levando lamente e il desiderio suo sopra di sé a una considerazione dell'affetto della carità di Dio e di sé medesimo; dove cognosce la dottrina della verità, gustando il latte della divina dolcezza, il quale latte esce delle mammelle della carità per lo mezzo di Cristo cruciato a passionato. Cioè, che non si diletta di stare altrove che in croce con lui. Da questo giunge e riceve il frutto dell'unitivo stato; dove l'anima viene a tanta unione, che ella non vede più sé per sé, ma sé per Dio, il prossimo per Dio, e Dio per la sua infinita bontà. II quale vede che è degno d'essere amato e servito da noi: e però l'ama senza modo, ma come spasimata corre morta ad ogni volontà perversa; dilettasi di stare nel talamo e cubicolo dello sposo suo, dove Dio manifesta sé medesimo a lei, a dove vede le diverse mansioni che sono nella casa del Re eterno. E però gode e ha in reverenzia ogni modo differente che vedesse nelle sue creature; giudicando in ogni cosa la volontà di Dio, e non la volontà degli uomini. Così è liberata da falso giudicio: che non giudica né si scandalizza nell'operazioni di Dio, né in quelle del prossimo suo.


Il diletto è vita eterna che gusta quest'anima. Dio vel faccia provare per sua infinita misericordia, perocché con lingua né con inchiostro none 'l voglio né posso narrare.


Sicché avete che ci fa perseverare fermi nella casa del cognoscimento di noi; a chi vi ci conduce, a dove lo troviamo.


Detto è che il lume ci guida; trovianla nella dottrina di Cristo crocifisso, come detto è; e l'orazione vi ci serrae conserva dentro. E così è la verità. Adunque voglio, carissimo e dolcissimo figliuolo, che, acciocché potiate compire il voto della santa obedienzia, alla quale novellamente sete intrato, sempre stiate nella casa del cognoscimento di voi; perché in altro rnodo non potreste osservare. E però dissi ch'io desideravo di vedervi in questa casa del cognoscimento. Questa casa, poiché i nemici ne sono cacciati, e morto il principale nemico della volontà sensitiva, ella si riempie e s'adorna dell'adornamento delle virtù. A questo voglio che studiate; perocché non basterebbe se la casa fusse vota a non si riempisse. Io voglio che sempre stiate in questo cognoscimento di voi, e in voi cognoscere il fuoco e la bontà della carità di Dio. Questa è quella cella la quale io voglio che per l'isola e in ogni luogo la portiate con voi in ciò che avete a fare; e non l'abbandoniate mai nel coro, nel refettorio, nella congregazione, negli esercizi; ein ciò che avete a fare vi strigniate in essa. E voglio chenell'orazione attuale sempre si drizzi l'intelletto vostro alla considerazione dell'affetto della carità di Dio più ehe nel dono che vi paresse ricevere da lui, acciocché l'amore sia puro e non mercennaio. E voglio che la cella attuale sia visitata da voi quanto vi permette l'obedienzia; a piuttosto vi dilettiate di stare in cella con guerra, che fuora di cella in pace. Perocché 'l dimonio usa questa arte co' solitari per fargli venire a tedio la cella, didargli più tenebre, battaglie e rnolestie dentro, che di fuore; acciocché ella lor venga in terrore, quasi come la cella fusse cagione delle loro cogitazioni. Sicché per questo non voglio che voltiate il capo a dietro, ma siate costante e perseverante; non stando mai ozioso, ma esercitando il tempo con l'orazione, con la lezione santa, o con esercizio manuale; stando sempre con la memoria piena di Dio, acciocché l'anima non sia presa dall'ozio. E voglio che in ogni cosa giudichiate la volontà di Dio, come di sopra è detto, acciocché dispiacimento né mormorazione non cadesse in voi verso i vostri fratelli. Anco, voglio che l'obedienzia pronta tutta riluca in voi, non in parte né a mezza, ma compitamente; che in neuna cosa ricalcitriate alla volontà dell'Ordine né del prelato vostro; facendovi specchio dell'osservanzia e de' costumi dell'Ordine, studiandovi d'osservarli infino alla morte; dispregiando a tenendo a vile voi medesimo, uccidendo la propria volontà, a mortificando il corpo con quella mortificazione che ha posto l'Ordine. Anco voglio che caritativamente vi sforziate di portare i costumi e le parole, le quali alcuna volta o per illusione del dimonio o per la propria fragilità, o che siano pur così, paiono incomportabili. In tutto si vuole resistere in questo e in ogni altra cosa; a così osservare la parola di Cristo chedice che' l reame del cielo è di coloro che fanno forza a loro medesimi con violenzia.


La memoria voglio che s'empia e stia piena del sangue di Cristo crocifisso, de' beneficii di Dio, e del ricordamento della morte; acciocché cresciate in amore, in timore santo, e in fame del tempo; ragguardandoli con l'occhio dell'intelletto, col lume della santissima fede, acciocché la volontà corra prontamente senza veruno legame di disordinato amore che aveste a veruna cosa fuore di Dio. Anco voglio che quando il dimonio invisibile o visibile o la fragile carne dessero battaglie o ribellioneallo spirito, di qualunque cosa si sia o fusse, voi il manifestiate, aprendo il cuore vostro al priore, se egli v'è, e se non v'è, a un altro al quale ve ne sentiate più disposta lamente di manifestarlo, e che vediate che sia più atto a darvi rimedio. Anco voglio che guardiate che 'l movimento dell'ira non si porga alla lingua, gittando parole rimproccevoli che abbiano a dare scandalo o turbazione; ma la reprensione e l'odio si rivoltino verso voi medesimo.


Queste sono quelle cose le quali Dio e la perfezione che avete eletta, vi richieggono. E io indegna a miserabile vostra madre, cagione di male a non cagione di veruno bene, desidero di vederle nell'anima vostra. Pregovi dunque e stringo per parte di Cristo crocifisso, dolce e buono Gesù, che vi studiate d'osservarle infino alla morte, acciocché siate la gloria mia, e voi riceviate la corona della beatitudine per la lunga perseveranzia, la quale è sola quella che è coronata. Altro non vi dico. Fate sì che io non abbia a piangere e che io non mi richiami di voi a Dio. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


 


 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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