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Lettere di Santa Caterina da Siena da 153 a 231 (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 10:39
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03/05/2020 12:14
 
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CLXV - A monna Bartolomea, donna di Salvatico da Lucca



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


A voi, dilettissima e carissima suoro in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi sempre pascere e nutricare al petto delle dolcemadre Carità: considerando me, che senza questo latte che ci dà questa gloriosa madre, neuno può avere vita. Ella è tanto dolce e tanto soave all'anima che la gusta, che ogni cosa amara in lei diventa dolce, e ogni grande peso leggero. Non me ne maraviglio se così è; perocché stando in questa carità e amore, si sta in Dio. Così dice Santo Giovanni; che Dio è carità; e chi sta in carità, sta in Dio, e Dioin lui. Dunque, avendo Dio, non può avere alcuna amaritudine; però che egli è sommo diletto, somma dolcezza e letizia.


E questa è la ragione perché sempre e' servi di Dio godono: onde, se essi sono infermi, godono; o in fame o in sete, o poveri, o afflitti, o tribolati o perseguitati dallecreature; che se tutte le lingue loro tagliassero sopra il servo di Dio, non se ne cura, ma d'ogni cosa gode e esulta: perocché egli ha Dio che è ogni suo riposo; e ha gustato il latte della divina carità. E siccome il fanciullo trae a sé il latte per mezzo del petto della madre, così l'anima innamorata di Dio trae a sé per mezzo di Cristo crocifisso: seguitando sempre le vestigie sue, volendolo seguitare per la via degli obbrobrii, delle pene e delle ingiurie; e in altro non si vuole dilettare se non in Cristo crocifisso, e fugge di gloriarsi in altro che nella croce. Questi cotali dicono con santo Paolo: «a Io mi glorio nelle tribulazioni per amore del mio signore Gesù Cristo, per cui il mondo m'è crocifisso, e io a lui». Allora l'anima s'abbraccia al legno della santissima croce e volle in su il volto del santo desiderio, e ragguarda al consumato ardentissimo amore, il quale gli ha portato il corpo suo che da ogni parte versa sangue per amore. Adunque non mi maraviglio se l'anima allora è paziente nelle tribolazioni; perocché per amore e con libera volontà ha rifiutate le consolazioni del mondo, e ha fatta grande amistà con le fadighe e con le persecuzioni: però che ha veduto che questo fu il vestimento del Figliuolo di Dio, il quale egli elesse per lo più prezioso e glorioso vestimento che trovare si potesse. Questa è quelle dolcemargarita che dice il nostro dolce Salvatore che l'uomo poiché l'ha trovata, vende ciò ch'egli ha per comprarla.


Quale è questa cosa che è nostra, che c'è data da Dio, che né demonio né creatura ce la può tollere? é la volontà. A cui venderemo questo tesoro di questa volontà? a Cristo crocifisso. Cioè, che volontariamente a con buona pazienzia renunceremo alla nostra perversa volontà; la quale quando è posta in Dio, è uno tesoro. E con questo tesoro compriamo la margarita delle tribolazioni, traendone il frutto con la virtù della pazienzia, ilquale mangiamo alla mensa della vita durabile.


Ora a questo cibo, mensa e latte v'invito figliuola mia dolcissima; e pregovi che ne siate sollicita di prenderlo. Levatevi dal sonno della negligenzia, poiché non voglio che siate trovata a dormire quando sarete richiesta dalla prima Verità. O dolce e soave richiedimento, il quale tolli la gravezza del corpo nostro che è quello mezzo perverso che sempre ha ribellato al suo Creatore con diletti e piacimenti disordinati, facendosene per disordinato amore uno nostro Dio! Era tanto abbondante la cecità nostra, che non ragguardavamo, non essere; ma come superbi credevamo passare per la porta stretta col peso dell'affettuoso perverso amore del mondo; il quale è la morte dell'anima nostra.


Voglio dunque che ci leviamo il carico d'ogni vanità del mondo e amore proprio di sé medesima. Sai tu, perché dice che la porta è stretta, onde dobbiamo passare? perché dobbiamo ristringere l'amore e' desiderii nostri in ogni diletto e consolazione del mondo e trasformare sé medesimo nella dolce madre della Carità, come detto è. Dico che debbe chinare il capo, perché la porta è bassa; perocché portandolo alto, cel romperemmo. Vuolsi chinare per santa e vera umiltà, ragguardando che Dio è umiliato a noi. Debbiti tenere e voglio che ti tenga la piùvile di tutte l'altre. E guarda che tu non volla il capo indietro per neuna cosa che sia, né per illusione di demonio, né per parole che io udissi o dallo sposo tuo o da neuna altra creatura.


Persevera virilmente nel santo proponimento cominciato. ché sai che dice Cristo: «Non vi vollete in dietro amirare l'arato». Perocché la perseveranzia è quella cosa che è coronata. Volliti con affettuoso amore, con quelle dolceinnamorata di Maddalena, abbracciando quella venerabile e dolce croce: ed ine troverai le dolci e reali virtù; perocché ine troviamo e Dio e uomo. Pensati che 'l fuoco della carità ha premuto quello venerabile e dolce corpo in tanto che d'ogni parte versa sangue con tanto amore e pazienzia santa, che il grido di questo Agnello non è udito per mormorazione. é umile e despetto e saziato d'obbrobri. Féndati il cuore e l'anima tua per caldo d'amore ... a questo petto della carità col mezzo della carne di Cristo crocifisso. In altro modo non potresti gustare né avere virtù; perché egli è la via ed è verità; e chi tiene per essa, non può essere ingannato.


Fàtti ragione che tutto el mondo ti fusse contra; e tu con uno cuore virile e non vollere il capo in dietro; ma pàrati innanzi con lo scudo in mano a ricevere e' colpi. Sai che lo scudo ha tre canti: così ti conviene avere in tetre virtù. Odio e dispiacimento dell'offesa che hai fatta al tuo Creatore, singolarmente nel tempo passato, quando tu eri uno demonio; perocché seguitavi le vestigie sue. Dico che poi ti conviene avere l'amore ragguardando nella bontà di Dio che tanto t'ha amata non per debito ma per sola grazia, mosso solamente dall'amore ineffabile suo: e non ti trasse l'anima del corpo nel tempo che tu eri ribella a lui; ma hatti il dolce Gesù tratta dallemani del demonio e portata a Grazia. E dicoti che, subito che averai questo perfetto amore e odio, ti nascerà la terza, cioè una pazienzia: che non tanto che tu ti doglia di parole o d'ingiurie che ti fussero dette o fatte, o per veruna pena che sostenessi tu non ti muoverai per impazienzia, ma con letizia sosterrai, avendole in riverenzia, reputandoti indegna di tanta grazia. Non sarà veruno colpo né di demonio né di creatura, che, avendo questo scudo dell'odio e dell'amore e della vera pazienzia, che ti possa nuocere; perocché elle sono quelle tre colonne forti che conservano, e tolgono la debilezza dell'anima.


Questo prese quelle dolce Maddalena per siffatto modo che ella non vedeva sé, ma con uno cuore reale si vestì di Cristo crocifisso; non si volle più né a stati né a grandezze né alle vanità sue: perduto ha ogni piacere e diletto del mondo. In lei non si trova altra sollecitudine né pensiero se non in che modo ella possa seguitare Cristo. E subito ch'ella ha posto l'affetto in lui, e cognosciuta sé medesima; ella l'abbraccia e prende la via della viltà, dispregia sé per Dio, perché vede che per altra via nol può seguitare né piacergli. Ella si fa ragione d'esserela più vile creatura che si truovi. Costei, come ebra, non si vede più sola che accompagnata: che se ella si fosse veduta, non sarebbe stata tra quella gente di soldati di Pilato; ma né andata e rimasa sola al monumento. L'amore non le faceva pensare: «Che parrà egli? sarà egli detto male di me, perché io son bella e di grande affare?» Non pensa qui; ma pure in che modo possa trovare e seguitare il maestro suo. Or questa è quella compagna la quale io ti do, e che io voglio che tu seguiti; perché ella seppe sì bene la via, ch'ella è fatta a noi maestra. Corri, figliuola e figliuole mie: non mi state più a dormire, ché'l tempo corre e non aspetta punto.


Non voglio dire più. Confortate madonna Colomba; che io mando a lei come a voi e anco a monna Giovanna d'Azzolino. Benedimmi monna Mellina e Caterina e monna Lagina, e tutte l'altre figliuole in Cristo Gesù. Non si maraviglino e non piglino pena, perché io non abbia scritto a loro. Hone fatto uno corpo di tutte quante. Ho fatto questo perché piante novelle hanno bisogno di maggiore aiuto. Confortatevi in Cristo Gesù da parte di tutte. Permanete nella Santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CLXVI - A monna Colomba in Lucca

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima suoro e figliuola in Cristo dolce Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere che voi fuste uno campo fruttifero che faceste frutto, ricevendo il seme della parola di Dio, per voi e per altrui; essendo specchio di virtù voi vecchia oggi mai nel mondo, sciolta del legame del secolo, alle giovane, che anco sono legate nel mondo per li legami degli sposi loro.

Oimé, oimé, io m'avveggio che noi siamo terra infruttifera, che lasciamo affogare il seme della parola di Dio dalle spine e pruni de' disordinati affetti a desiderii delmondo, andando per la via de' diletti e delizie sue, studiandoci di piacere più tosto alle creature che al Creatore. E anco è maggiore miseria, che non ci basta assai il nostro male; ché colà dove noi dobbiamo essere esempio di virtù e di onestà, noi ci poniamo in esempio di peccato e di vanità. E pare che, come il dimonio non volle cadere solo, ma volle la molta compagnia; così noi a quelle medesime vanità e diletti e piacimenti che sono in noi, a essi stessi invitiamo altrui. Dovete ritrarre voi(che nol richiede lo stato vostro) delle vane letizie e nozze del mondo, ed ingegnarvi di ritrarne coloro che vi volessero essere, per amore della virtù e salute vostra. E voi ne dite male, e invitate le giovane che per amore della virtù se ne vogliono ritrarre, a non andarvi, perché veggono che è offesa di Dio. Non mi maraviglio dunque se 'l frutto non apparisce, perocché 'l seme è affocato, come detto è.

Forse che pigliereste alcuna scusa in dire: «Mi conviene pure condescendere a' parenti e agli amici, a fare questo; se non che si turberebbono a scandalizzerebbono contro di me». E così il timore e piacimento perverso ci tolle la vita, e spesse volte ci dà la morte; tolleci la perfezione alla quale Dio ci elegge e chiama. Non è accettata a Dio questa scusa; perocché non dobbiamo condescendere agli uomini in cosa che offenda Dio e l'anima nostra; né amarli né servirli dobbiamo se non in quelle cose che sono di Dio e secondo lo stato nostro.

Oimé misera miserabile me! Sono stati o parenti o amici o neuna creatura che ci abbia ricomperate? No: solo Cristo crocifisso fu quello Agnello che coll'amore ineffabile svenò e aperse il corpo suo, dandoci sé in bagno e in medicina, e in cibo, e in vestimento, e in letto dove ci possiamo riposare. Non ragguardando ad amore proprio di sé né a diletto sensitivo, ma con pena, sostenendo obbrobrii e vituperii, avvilì sé medesimo, cercando l'onore del Padre e la salute nostra. Non si conviene che noi miseri miserabili teniamo per altra via che tenesse la prime dolceVerità.

Sapete che nelle delizie e nei diletti non si trova Dio. Vediamo, che quando il nostro Salvatore si smarrì nel Tempio andando alla festa, Maria non lo potè trovare né tra gli amici né tra' parenti, ma trovollo nel Tempio che disputava con dottori: e questo fece per dare esempio a noi; perocché egli è nostra regola e via, la quale noi dobbiamo seguitare. Odi, che dice che si smarrì andando alla festa. Sappiate, dilettissima suoro: come detto è, Dio non si trova alle feste, né a balli o giuochi o nozze o delizie. Anco, andandovi, è strumento e cagione di perderlo, cadendo in molti peccati e difetti, e in molti piacimenti di disordinati detti . Poiché questa è la cagione che ci ha fatto smarrire Dio per Grazia; ècci modo a ritrovarlo? Sì: accompagnarci con Maria. E cerchianlo con lei, cioè coll'amaritudine, dolore e dispiacimento della colpa commessa contro 'l nostro Creatore per condescendere alla volontà delle creature. Convienci dunque andare al Tempio; ed ine si trova. Levisi il cuore, l'affetto 'l desiderio nostro con questa compagnia dell'amaritudine, e vada al tempio dell'anima sua, ed ine cognosca sé medesima. Allora cognoscendo, sé medesima non essere, cognoscerà la bontà di Dio in sé, ch'è colui ch'è. Allora si leverà la volontà con sollicitudine, ed amerà quello che Dio ama, e odierà ciò ch'egli odia. Allora riprenderà, stando a disputare in sé medesima, la memoria che ha ricevuto in sé, e' diletti, e' piaceri del mondo,e non ha ricevuto né riservato in sé le grazie e' doni ed e'grandi benefici di Dio, che ha dato sé medesimo a noi con tanto fuoco d'amore. Riprenderà l'intelletto, che s'è dato più tosto a intendere la volontà delle creature, a osservare e' pareri del mondo, che la volontà del suo Creatore; e però la volontà e l'amore sensitivo s'è vòlto ad amare e desiderare queste cose grosse sensitive, che passano come il vento. Non debbe fare così; ma debbe intendere e cognoscere la volontà di Dio, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione, e però ci ha datola vita.

Non v'ha Dio sciolta dal mondo, perché voi siate affogata e annegata nel mondo coll'affetto e col disordinato desiderio. Or avete voi altro che un'anima? no. Che se ne aveste due, potreste l'una dare a Dio, e l'altra al mondo. né altro che uno corpo non avete; e questo d'ogni leggera cosa si stanca. Siatemi dispensatrice a' poveri delle vostre sostanzie temporali. Soggiogatevi al giogo della santa a vera obedienzia. Uccidete, uccidete la vostra volontà, acciò che non sia tanto legata ne' parenti, e mortificate il corpo vostro e nol vogliate tenere in tante delicatezze. Dispregiate voi medesima: non ragguardate né a gentilezza né a ricchezza; però che solo la virtù è quella cosa che ci fa gentili, e le ricchezze di questa vita sono pessima povertà, quando sono possedute con disordinato amore fuore di Dio. Recatevi alla memoria quello che ne dice il glorioso Jeronimo (che non pare che se ne possa saziare) vietando che le vedove non abbondino in delizie, e non portino la faccia pulita né e' gentili e delicati vestimenti. né le conversazioni loro debbono essere con giovane vane né dissolute, ma la loro conversazione debba essere in cella: e debbe fare come la tortora, che, poi ch'è morto il compagno suo, sempre piange, e stringesi in sé medesima, e non vuole altra compagnia. Restringetevi, carissima e dilettissima suora, con Cristo crocifisso; ine ponete l'affetto e 'l desiderio vostro, in seguitarlo per la via degli obbrobrii e della vera umiltà; e con mansuetudine, legandovi coll'Agnello col legame della carità.

Questo desidera l'anima mia; si che voi siate vera figliuola e sposa consacrata a Cristo, e campo fruttifero e non sterile, pieno di dolci frutti delle reali virtù. Correte, correte; ché 'l tempo è breve, e il cammino è lungo. E se voi deste tutto l'avere del mondo, non v'aspetterebbe 'l tempo che non facesse il corso suo. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi se io ho dette troppe parole; ché l'amore e la sollecitudine ch'io ho della salute vostra me l'ha fatte dire. Sappiate che più tosto 'l farei, ch'io nol dico. Dio vi riempia della sua dolcissima grazia. Gesù dolce, Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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