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Lettere di Santa Caterina da Siena da 153 a 231 (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 10:39
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03/05/2020 12:17
 
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CLXVII - A monna Nella, donna che fu di Niccolo Buonconti da Pisa



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissima madre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnata per Santo desiderio nel sangue di Cristo crocifisso, nel qual sangue l'anima si purifica da ogni colpa di peccato, e trovavi il caldo della divina carità, vedendo che per amore fu sparto. Onde l'anima s'inebria d'amore, e sente l'odore della pazienzia: e per l'amore che ha trovato nel sangue si spoglia d'ogni amor pruprio di sé a porta con mansuetudine ogni avversità e tribulazione del mondo, trapassandole con vera pazienzia. E le prosperità e le delizie del mondo e gli stati e l'amore de' figliuoli, sì trapassa, con uno vero e Santo timore amandole come cosa prestata, e non come cosa sua. E così debbe fare ogni persona che ha in sé ragione.


Facendo così, non offende Dio; e gusta l'arra di vita eterna in questa vita, con una carità fraterna col prossimo suo. E tutto questo trova l'anima nella memoria del sangue. E veramente così è: perocché, mentre che noi terremo a mente con ansietato desiderio il benefizio del sangue, saremo grati e cognoscenti a rendergli il debito dell'affetto della carità e delle vere a reali virtù. Ché peraltro non offende tanto la creatura, se non perché non ha la memoria del sangue e degli altri benefizi: e però non è grato; non si cura delle virtù.


Adunque, carissima madre, poiché c'è di tanta necessità la memoria di questo sangue, stringetevi coll'umile e immacolato Agnello, bagnandovi nel sangue dolcissimo suo. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CLXVIII - Agli anziani della città di Lucca

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. lo Catarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi pieni della divina Grazia e lume di Spirito Santo; considerando me, che senza questo lume non possiamo andare. Sapete, fratelli carissimi, che noi siamo in via peregrini e viandanti in questa tenebrosa vita. Noi siamo ciechi per noi medesimi: come dunque potrà andare il cieco per la via che è molto dubbiosa, senza guida, che egli non caggia? Adunque c'è bisogno, di avere il lume e la guida che c'insegni. Ma confortatevi, fratelli carissimiche non ci bisogna dubitare, perché Dio per la sua infinita bontà ci ha dato il lume del cognoscimento, onde l'uomo cognosce che la virtù e il servire al suo Creatore gli dà vita: e 'l vizio e peccato e l'amore proprio di sé medesimo. e la superbia in cercare e tenere e possedere le cose del mondo e gli Stati suoi ingiustamente cioè con poco timore e onore di Dio vede che questo gli dà la morte e fallo degno dell'eterna dannazione. Dico che c'è data la guida, cioè l'Unigenito Verbo incarnato Figliuolo di Dio, che c'insegna per che modo dobbiamo andare per questa via cotanto lucida. Sapete che egli dice: «Io sono via, verità e vita. Chi va per me, non va per le tenebre, ma va per la luce». Elli è verità che non ha in sé bugia. E che via ha fatta questo dolcissimo maestro? Ha fatta una via d'odio e d'amore. Odio ha avuto e dispiacimento del peccato, sì e per siffatto modo che ne fete vendetta sopra il corpo suo con molte pene, scherni, strazii e rimproverii, morte e passione; non per sé, ché insé non era veleno di peccato, ma solo in servizio della creatura per satisfare alla colpa commessa; rendégli il lume della Grazia, e tolsegli la tenebra, che per lo peccato era entrata nell'anima. Insegnaci dunque la via d'andare, per odio e dispiacimento del vizio e del peccato, e dell'amore proprio, il quale è quella tenebra onde viene ogni tenebra spiritualmente a temporalmente. Colui che ama sé per sé, non si cura del danno del fratello suo né del vituperio e offesa di Dio, però che non ragguarda altro che a sé medesimo d'amore sensitivo e non ragionevole. E questa è la cagione che gli Stati del mondo non bastano; perché non s'attende all'onore di Dio e alla giustizia santa, altro che a sé medesimo.

Venne dunque questo dolce Gesù, e hacci insegnata la via d'avere in odio e dispiacimento questo amore proprio tanto pericoloso. Hacci dato il lume dell'amore della sua verità: però che l'amore di Dio e della virtù santa è un lume che tolle ogni tenebra d'ignoranzia; donaci vita, e tolleci la morte; dacci una forza sicura e fortezza contra ogni avversario e nemico nostro. perché, come dice san Paolo: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?». Non dimonio né creatura ci potrà tollere questo bene e vero lume che ci ha a conservare la Grazia nell'anima, e anco lo stato e la signoria sua. Egli è potente, lo Dio nostro dolce, a volerci e poterci conservare e trarre dalle mani de' nemici nostri, purché voi attendiate all'onor suo ed all'esaltazione nostra, perché in altro non riceve l'anima vita, se non in essa chiesa.

Questo dolce Gesù, il quale s'è fatto a noi via e insegnatore e nostro conducitore, non guardò mai altro se non all'onore del Padre e alla salute nostra; e prese per sposa la santa madre Chiesa. Ine messe il frutto e il caldo del sangue suo, quasi per medicina delle nostre infirmitadi. Ciò sono i sacramenti della Chiesa, che hanno ricevuta vita nel sangue del Figliuolo di Dio, il quale fu sparto con tanto fuoco d'amore. E pensate che nel fuoco della sua carità egli ha sì fermata questa sposa in sé, e tutti coloro che a essa stanno appoggiati e fannosi suoi figli legittimi, che eleggono innanzi cento migliaia di volte la morte, prima che mutare il passo senza lei; che non sarà dimonio né creatura che le possa tollere che ella non sia eternalmente, che ella non sia durabile questa venerabile e dolcissima sposa.

E se voi mi diceste: «pare che ella vengasi meno, e non pare che possa aiutare sé, non tanto che i figliuoli suoi»; dicovi che non è così; ma e' pare bene all'aspetto di fuori. Oh ragguarda dentro, e ritruoveravi quella fortezza, della quale il nemico suo è privato.

Voi sapete bene che Dio è colui che è forte, e ogni fortezza e virtù procede da lui. Questa fortezza non è tolta alla sposa. né questo adiutorio forte a fermo, che non l'abbi. Ma i nemici suoi che fanno contro a lei, hanno perduto questa fortezza e adiutorio; perocché, come membri putridi, tagliati sono dal corpo loro; onde subito che 'l membro è tagliato, si è indebolito. Stolto dunque e matto è colui il quale è uno piccolo membro, e vuol fare contro un gran capo. E specialinente quando vede che prima verrebbe meno il cielo e la terra che venisse meno la virtù sua di questo capo. E se diceste: «io non so! io veggo pure le membra che prosperano e vanno innanzi», E aspetta un poco: ché non debbe andare né può andare così. Perocché dice lo Spirito Santo nella scrittura santa: «In vano s'affadiga colui che guarda la città che non venga meno, se Dio non la guarda». Adunque non può durare che ella non venga meno, e non sia destrutta l'anima e' l corpo; però che sono privati di Dio, per grazia che la guarda, perché hanno fatto contra la sposa sua, dove si riposa Dio che è somma fortezza. Non c'inganni dunque verun timore servile: perocché il timore servile fu quello che ebbe Pilato, il quale per paura di non perdere la signoria uccise Cristo: e per la sua ignoranzia perdé lo stato dell'anima e del corpo. Ma se avesse mandato innanzi il timore di Dio, non cadeva in tanto inconveniente.

Adunque io vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, fratelli carissimi a figliuoli della santa Chiesa, che sempre stiate fermi e perseveranti in quello che avete cominciato. E non vi muova né dimonio, né creatura, che sono peggio che dimoni. Li quali drittamente hanno preso l'ufficio loro; che non basta il male loro, ma vanno invitando e ritraendo coloro che non vogliono essere e sono stati figliuoli. Non vi muovete per veruno timore di perder la pace e lo stato vostro né per minacce che questi dimoni facessino a voi; però che non vi bisogna: ma confortatevi con un dolce e santo ringraziamento, che Dio v'ha fatto grazia e misericordia: perocché non sete sciolti dal capo e da colui che è forte e non sete legati nelmembro debile e putrido tagliato dalla sue fortezza. Guardate, guardate che questo legame voi non faceste. Prima eleggete ogni pena: e vada camera innanzi il timore dell'offesa di Dio, oltr'a ogni pena; e non vi bisogneràpoi temere. Ma io godo ed esulto in me della buona fortezza che infin'a qui avete avuta, d'essere stati forti e perseveranti e obbedienti alla santa Chiesa. Ora udendo il contrario, mi contristai fortemente: e però ci venni da parte di Cristo crocifisso per dire a voi che questo non dovete fare per veruna cosa che sia. E sappiate che se questo faceste per conservarvi e aver pace, voi cadereste nella maggior guerre a ruina che avesse mai l'anima e il corpo. Or non cadete dunque in tanta ignoranzia; ma siate figliuoli veri e perseveranti. Voi sapete bane: se ilpadre ha molti figliuoli e solo l'uno rimanga fedele a lui,a colui darà la eredità. Questo dico che se solo vi rimanesse, fermi state in questo campo, a non vollete il capo addietro: ché, per la grazia di Dio, ancor ce n'è rimasto un altro. Ciò sono e' Pisani vostri vicini; che, colà dove voi vogliate star fermi e perseveranti, mai non vi verranno meno, ma sempre vi aiuteranno e difenderanno da chi vi volesse fare ingiuria, infino alla morte. oimé, dolcissimi fratelli, quale sarà quello dimonio che possa impedire questi due membri che sono legati per non offendere Iddio nel legame della carità, appoggiati e stretti nel corpo suo ? Non veruno.

Abbiamo dunque a cercare il lume, dal quale io prego la somma ed eterna Bontà e Verità che n'adempia e vesta l'anima vostra. Perocché, se questo sarà in voi, non temo che facciate il contrario di quello che io vi prego e dico da parte di Cristo, cioè di fare altro per lo avvenire, che abbiate fatto per lo tempo passato. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CLXIX - A frate Matteo Tolomei da Siena dell'ordine de' predicatori in Roma, ed a don Niccolo di Francia monaco di Certosa e Belriguardo

Proemio, di Niccolò Tommaseo:
Forza e diletto delle battaglie interiori contro le illusioni del pensiero e le fiacche delizie del mondo. L'impazienza e il consenso al male sono i colpi che atterrano; ma la libertà può, se vuole, fra la tempesta de' più laidi pensieri tenersi alta e pura. Lodi eloquenti delle ben combattute battaglie. Destano l'anima, le fanno sentire i propri difetti, e umiliando, la sollevano a riconoscenza amorosa di Dio.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero combattitore in questo campo della battaglia, sicché mai non volliate il capo indietro per veruna cosa che sia; ma, come cavaliere virile, stiate a ricevere i colpi senza timore servile: perocché, essendo voi armato, i colpi non vi potranno nuocere. Convienci armare coll'arme della fortezza, unite coll'ardentissima carità; perocché, per amore dal sommo e eterno Bene, ci doviamo disponere a portar volontariamente ogni pena e fadiga. Questa è un'arme di tanto diletto e fortezza, che né dimonia con diverse e molte tentazioni, né le creature con scherni e ingiurie che ci facessero, non ci possono tollere la fortezza né il diletto che riceve l'anima nella dolcezza dellacarità. Anco, l'anima che così dolcemente è armata, percuote loro: perocché le dimonia, trovando l'arme della fortezza nell'anima, nelle battaglie che egli le dà, vede che con allegrezza le riceve per odio santo che ha di sé medesima, e per desiderio che ha di conformarsi con Cristo crocifisso e portare pene e fadighe per lo suo amore. E vede che con dilezione d'amore del suo Creatore le spregia, cioè che con la volontà non consente a veruna illusione sua. Onde di questa fortezza che' l dimonio trova e vede in quell'anima, n'ha pena, e vedesene rimanere sconfitto: e l'anima si rimane piena della divina Grazia, tutta affocata d'amore, a inanimata alla battaglia a combattere per Cristo crocifisso. Sicché vedete, carissimo figliuolo, che con la fortezza percuoterete loro. E dico che percuoterete il mondo, con tutte le sue delizie, e le creature che vi volessero perseguitare inqualunque modo si fusse; sostenendo con la dilezione della carità, con vera e santa pazienzia. E con la pazienzia a con la carità lor gitterete carboni accesi d'amore sopra i capi loro; ché per forza d'amore si placherà l'ira e la persecuzione loro. Molto ci è dunque necessaria quest'arme, perocché senz'essa non potremo resistere. La battaglia non potiamo noi fuggire, mentre che siamo nel corpo mortale, in qualunque stato la persona si sia; e ciascuno le porta in diversi modi, secondo che piace alla bontà di Dio di darle. Onde se la persona non è armata, riceve il colpo della impazienzia, e riceve il colpo del diletto di consentire volontariamente: e non ripara a colpi delle molte battaglie che' l dimonio gli dà. E così ne rimane morto, rimanendo nella colpa del peccato mortale. Ma s'egli è armato, neuno colpo gli può nuocere, come detto è.

E se voi mi diceste: «Io non posso avere quest'arme» o «che modo posso tenere per averla?» io vi rispondo che non è alcuna creature che abbia in sé ragione, che non la possa avere, se egli la vuole mediante la divina Grazia. Perocché la colpa e la virtù si fanno con la volontà: ché, tanto quanto la volontà dell'uomo consente al peccato o adopera una virtù tanto è peccato o virtù. Però che senza la volontà né il peccato sarebbe peccato, né la virtù sarebbe virtù; però che l'anima non riceverebbe colpa, né dall'atto del peccato né d'alcuna ria cogitazione né l'atto della virtù darebbero vita di Grazia all'anima, se la volontà non consentisse a riceverle con aff'etto d'amore. E questa volontà dell'uomo è si forte, che né dimonio, né creature, né veruna cosa creata la può muovere, ne fare consentire né a peccato né a virtù più che voglia. Questo ci mostra Paolo, quando disse: «Né fame né sete né persecuzione né fuoco né coltello, né cose presenti né future, né angeli né dimonia mi partiranno dalla carità di Dio, se io non vorrò». In queste parole il glorioso Apostolo ci dimostra quanta è la fortezza della volontà che Dio ci ha data per sua misericordia. sicché neuno può dire: «Io non posso», né avere veruna scusa di peccato. Possono bene venire i molti e laidi pensieri nel cuore, a' quali neuno può resistere che non vengano: ma il venire non è peccato; ma il riceverli con la volontà è peccato, e a questo si può resistere di non consentire.

Poi, dunque, che sì grande tesoro aviamo, che neuno può essere vinto se egli non vuole; non è da schifare i colpi, ma è da dilettarsi di star sempre in battaglia, mentre che viviamo. Chi vedesse quanto è il frutto della battaglia, non sarebbe neuno che con desiderio non l'aspettasse. Chi non ha battaglia non ha vittoria; e chi non ha vittoria, si è confuso. Sapete quanto bene ne viene per la battaglia? l'uomo ha materia, nel tempo delle grandi battaglie, di levarsi dalla negligenzia e d'essere più sollicito ad esercitare il tempo suo, e di non stare ozioso; e singolarmente all'esercizio dell'orazione santa, nella quale orazione umilmente ricorre a Dio, il quale vede che è sua fortezza, e dimandagli l'adiutorio suo. Ed anco ha materia di cognoscere la debilezza o fragilità della passione sua sensitiva: onde per questo concepe uno odio verso il proprio amore, e con vera umilità dispregia sé medesimo e fassi degno delle pene e indegno del frutto che séguita dopo le pene. E anco cognosce la bontà di Dio in sé, vedendo che la buona volontà, la quale egli ha che non consente, l'ha da Dio; e però concepe amore nella bontà sua con uno santo ringraziamento perché da lui si cognosce e sente conservato nella buona volontà. Nelle battaglie veramente s'acquistano le grandi virtù, perocché ogni virtù riceve vita dalla carità, e la carità è nutricata dall'umilità: e come già abbiamo detto che nel tempo delle battaglie, l'anima ha materia di cognoscere più sé medesimo e la bontà di Dio in sé, dico che in sé cognosce la sua fragilità, e però s'umilia; e nella buona volontà, la quale si trova conservata, cognosce in sé la bontà di Dio, onde viene ad amore e carità.

Adunque bene è da godere nel tempo delle battaglie, e non venire mai a confusione. perocché non potendoci alcuna volta il dimonio ingannare coll'amo del diletto d'esse, ci vuole pigliare con l'amo della confusione, volendoci far vedere che nel tempo delle battaglie siamo riprovati da Dio, e che l'orazione e li altri santi eserciziinon ci vogliano; dicendo nella mente nostra: «Questo che tu fai, non ti vale. Tu debbi fare la tua orazione e l'altre cose col cuore schietto e con mente quieta e non con tanti disonesti e variati pensieri. Meglio t'è dunque di lassare stare». E tutto questo fa il dimonio acciocché noi gittiamo a terra i santi esercizii e l'umile orazione, la quale è l'arme con che noi ci difendiamo, o vogliamo dire uno legame che lega e fortifica la volontà nostra in Dio e cresce la fortezza coll'ardentissima carità, con la quale l'anima resiste a i colpi come detto è. E però il dimonio s'ingegna con questo amo, di fare che noi la gittiamo a terra: perocché, perduto questo a mano a mano potrebbe avere di noi quello che vuole. Adunque mai per veruna battaglia doviamo venire a confusione, né lassare alcuno esercizio. Eziandio se avessimo peccato attualmente, a confusione di mente non si debbe venire, perocché doviamo credere che subito che l'uomo si ricognosce e ha dolore e dispiacimento della colpa commessa, Dio li riceve a misericordia. Ma con speranza e fede viva si debba credere in verità che Dio non vi porrà maggiore peso che voi potiate portare; perocché tanto ci molestano le dimonia quanto Dio lo permette, e più no. E noi dobbiamo esser certi che Dio sa, può e vuole liberarci, quando vederà che sia el tempo che faccia per la salute nostra di tollerci le tentazioni e ogni altra fadiga;perocché ciò che ci dà e permette, il fa per nostra salute e per accrescimento di perfezione.

Or con questo lume della fede e vera speranza passerete questo e ogni altro inganno del dimonio: con profonda umilità, inchinando il capo a passare per la porta stretta: seguitando la dottrina di Cristo crocifisso,acquisterete il dono della fortezza e della carità, della quale abbiamo detto ch'è l'arme con che noi ci difendiamo. Con che s'acquista quest'arme? col lume della santissima fede, come detto è. Sicché la fede con ferma speranza e con la carità (che altrimenti, non sarebbe fede viva) ci darà lume in cognoscere la nostra fortezza, Cristo dolce Gesù e la debilezza de' nemici. E la speranza ci farà certi ch'ell'è così aspettando che ogni colpa sarà punita e ogni fadiga remunerata. E la carità ci fortifica contra ogni avversario. Dunque su a combattere, carissimo figliuolo; ponendoci dinanzi il sangue dell'umile e immacolato Agnello, che ci farà essere forti e inanimati alla battaglia. In altro modo non torneremo alla città nostra di Gerusalemme, cioè vita eterna, con la vittoria. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi vero combattitore, mentre che siamo nel campo della battaglia, siccome cavaliere virile; e così vi prego che facciate. E sempre con la verga della vera obedienzia.

O carissimo figliuolo, parmi che lo Sposo eterno voglia che voi vi gloriate insieme col glorioso Paolo, il quale si gloria nelle molte tribolazioni: e fra l'altre, del grande stimolo, che egli ebbe, poiché fu preso e battuto cotante volte da' Giudei. E voi con lui insieme, figliuolo carissimo, vi gloriate, e abbiatele in debita reverenzia; reputandovi indegno del frutto e degno della pena. Ora è il tempo nostro di sostenere per gloria e loda del nome di Dio. Non dubitate: né voglio che veniate meno sotto la discipline dolcedi Dio. Confortatevi; che tosto verrà l'aurora. Voi chiamerete, e saravvi risposto in verità. Annegatevi, annegatevi nel sangue dolce di Cristo crocifisso, dove ogni cosa amara diventa dolce, e ogni grande peso leggiero. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Gridate in cella, e la Verità eterna udirà il grido vostro. Ed io, ignorante e misera vostra madre, farò il simile: e così sarà sovvenuto a' vostri bisogni. Non mancate in speranza: ché a voi non mancherà la divina Provvidenza.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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