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Lettere di Santa Caterina da Siena da 153 a 231 (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 10:39
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03/05/2020 12:28
 
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CLXXIV (174)- A monna Agnesa di Francesco sarto da Firenze



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce


Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti vestita di vera e perfetta umiltà; però ch'ella è quella virtù piccolache ci fa grandi nel cospetto dolce di Dio. Ella è quella virtù che costrinse e inchinò Dio a fare incarnare il Figliuolo dolcissimo suo nel ventre di Maria. Ella è esaltata, siccome e' superbi sono umiliati; ella riluce nel cospetto di Dio e degli uomini; ella lega le mani dello iniquo; ella unisce l'anima in Dio: ella purga e lava le macchie delle colpe nostre, e chiama Dio a farci misericordia. Adunque voglio, figliuola dolcissima, che tu t'ingegni di abbracciare questa gloriosa virtù, acciò che tu passi questo mare tempestoso di questo mondo, senza tempesta o pericolo neuno.


Or ti conforta con queste dolce e reale virtù; e bàgnati nel sangue di Cristo crocifisso. E quando puoi vacare il tempo tuo all'orazione, ti prego che 'l faccia. E caritativamente amare ogni creatura che ha in sé ragione. Poi ti prego e comando che tu non digiuni, eccetto e' di comandati dalla santa Chiesa, quando tu puoi. E quando non ti senti da poterli digiunare, non li digiunare. E altro tempo non digiunare altro che 'l sabato, quando ti senti da potere. Quando questo caldo è passato, e tu digiuna le Sante Marie, se tu puoi; e più no. E non bere solamente acqua veruno dì. E sforzati di crescere il santo desiderio tuo: e queste altre cose làssale ormai stare. Non ti dare pensiero né malinconia di noi: ché noi stiamo tutti bene. Quando piacerà alla divina Bontà, ci rivedremo insieme. Altro non ti dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Confortatemi le mie dolci figliuole Orsola e Ginevra. Gesù dolce, Gesù amore.



CLXXV - A certo monasterio di donne

Al nome di Gesù Cristo che per noi fu crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissime e carissime figliuole e suore mie in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo, e confortovi nel prezioso sangue del Figlio suo: con desiderio di vedervi spogliate del vestimento vecchio, e vestite del nuovo, siccome dice l'Apostolo dolce, quando dice: «Induimini Dominum nostrum Jesum Christum»; e del vecchio vestimento siate spogliate, cioè del peccato, e del disordinato timore che era nella legge vecchia, la quale era solamente fondata in timore di pena. Non vuole così Dio, cioè che la sposa sua sia fondata sopra il timore, ma sopra la legge santa e nuova dell'amore; perocché questo è il vestimento nuovo. Or così dunque vi prego che sia fondato il cuore e l'anima vostra: perocché l'anima che è fondata in amore, adopera grandi cose, e non schifa fadiga; né cerca le cose sue, ma sempre cerca in che modo ella si possa unire con la cosa che ell'ama. Onde questo è quello che fanno i servi di Dio. La prima cosa che essi fanno per essere bene uniti con Cristo, si è, che essi levano via quello mezzo perverso che ci tolle il lume, e dacci la tenebra; tolleci laconversazione di Dio, e dacci quella del dimonio; tolleci la vita, e dacci la morte. Non fa così la vera carità e il puro amore di Dio e del prossimo; anco, dà lume, vita, e unione perfetta con Dio; in tanto che, per desiderio e amore diventa un altro lui, e non può volere né amare veruna cosa la quale sia fuore di Dio. Ma ciò che è in lui,ama; e ciò che è fuore di lui, odia, cioè il vizio e il peccato; e ama le virtù in tanto che dice col dolce innamorato di Paolo:

«Quelle cose che prima mi recavo a guadagno, ora per Cristo mi reco a danno, e il danno mi reco a guadagno». Cioè, dice Paolo, cioè, quando l'uomo è nell'amore proprio di sé medesimo, e ha disordinati gli appetiti dell'anima; i diletti allora, le consolazioni e i piaceri delmondo gli paiono buoni; onde egli gli ama e dilettasene: ma subito che l'anima si spoglia di questo uomo vecchio e vuole seguitare Cristo crocifisso, subito vede il danno suo nel quale è stato, e però odia lo stato quo di prima; onde subito si trova innamorata di Dio, e non vuole darsi ad altro se non ad amare la virtù in sé e nel prossimo suo. E in due cose più singolarmente si diletta che in verun'altra, perché le trova più singolari in Cristo Gesù: cioè la virtù dell'umilità e della carità. perocché vede Dio umiliato a sé uomo, e per stirpare la nostra superbia, fugge l'onore e la gloria umana, e abbraccia le vergogne e le ingiurie, scherni e vituperii, pena, fame, e sete, e persecuzioni.

Così la sposa consacrata a Cristo, la quale è tutta dritta e libera, s'è data a lui, in questo modo il vuole seguitare, e non per diletto; e così manifesta d'avere in sé la virtù dell'umilità. Anco diceva che tale sposa si diletta nella carità, manifestandola in amore del prossimo suo, intanto, che volentieri darebbe la vita corporale per rendergli la vita dell'anima. questo desiderio riceve ragguardando lo sposo, confitto, svenato, chiavellato in croce, versare l'abbondanza del sangue suo, non per forza di chiodi né di croce, ma per forza di dilezione e amore ch'egli ebbe all'onore del padre, e alla salute nostra. Onde l'amore fu quello forte legame che tenne Dio-e-Uomo confitto e chiavellato in croce. Levatevi dunque e non dormite più in negligenzia, voi spose consecrate a Cristo: ma come il corpo è rinchiuso dentro alle mura, così gli affetti e desiderii vostri siano rinchiusi e serratinel cuore, consumato e aperto per noi, di Cristo crocifisso. Ine ingrasserà ed empirassi l'anima delle virtù; e di subito si troverà queste due ale, che la faranno volare a vita eterna, cioè umiltà e carità, dimostrando d'averle per lo modo detto di sopra.

Pregovi dunque, madonna figliuola mia, e tutte le nostre figliole, che siate sollecita d'adoperare la salute lorosenza timore o tristizia, ma con sicurtà pensando per Cristo crocifisso potere ogni cosa. Pensate che Dio v'abbia fatta uno ortolano a stirpare il vizio e piantare la virtù. E così vi prego che facciate e non ci siate negligente a farlo. E così prego loro, che esse siano suddite a ricevere la correzione, sapendo ch'egli è meglio di darla, e a noi di riceverla, in questa vita e nell'altra. Pregovi tutte, carissime suore in Cristo Gesù, che siate tutte unite etrasformate nella bontà di Dio: e ognuna conosca sé medesima e i difetti suoi. E così conservare la pace e unioneinsieme; perocché per altro modo non nascono le divisioni, se non per vedere i difetti altrui, e non i suoi. e non sapere ne volere portare l'uno i difetti dell'altro. Non facciamo dunque così ma legatevi nel vincolo della carità, amando e sopportando l'una l'altra, piangendo con le imperfette, e godendo con le perfette. E con vestire del vestimento nuziale, perverremo con lo sposo alle nozze di vita eterna. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. La pace, di Dio sia nell'anime vostre.


CLXXVI - A Francesco di Pipino sarto da Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di veder crescere in voi il fuoco del santo desiderio; perocché, non crescendo, tornereste addietro; sareste degno di maggior giudicio che se mai non vi fuste mosso. Perocché più è richiesto a chi ha più ricevuto. Voglio, dunque, che virilmente vi leviate dal sonno della negligenzia; e con ogni studio brigate di crescere in voi il lume: però che, crescendo il lume, crescerà l'amore; e crescendo l'amore, cresceranno le virtù e l'opere infino alla morte. E allora renderetequello che v'è richiesto, cioè d'amare Dio sopra tutte le cose, e 'l prossimo come voi medesimo.

E così dico a te, Agnesa. Fa' che io ti senta crescere infame dell'onore di Dio e della salute dell'anime e spandere fiumi di lagrime con umile e continua orazione dinanzi a Dio per salute di tutto quanto il mondo, a specialmente per la riformazione delle dolceSposa di Cristo, la quale vediamo venire in tanta tenebra, e in tanta ruina. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Amore.




CLXXVII - A Pietro Cardinale portuense

Al nome di Gesù Cristo crocifisso E di Maria dolce.

A voi, dilettissimo E reverendissimo padre E fratello in Cristo Gesù, io Catarina, serva E schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi un agnello umile e mansueto, imparando dall'Agnello immacolato, che fu umile e mansueto in tanto che non fu udito il grido suo per veruna mormorazione; ma come agnello che non si difende, si lassò menare al macello della santissima e dura croce. O inestimabile fuoco d'amore! la carne ci ha data in cibo, e 'l sangue in beveraggio. Tu se' quello agnello che fusti arrostito al fuoco dell'ardentissima carità. Non veggo altro modo, padre, a potere avere virtù, se non ponendoci questo Agnello per obietto alli occhi della mente nostra; perocché in lui troviamo la vera e profonda umiltà, con grande mansuetudine e pazienzia. E poniamoché sia figliuolo di Dio, egli non viene né sta come re, perocché la superbia e l'amore proprio di sé non è in lui; e però viene come servo vile; e non cerca sé per sé, ma attende solo a rendere onore e gloria al padre, e a rendere a noi la vita, la quale per lo peccato perdemmo. E questo fa solo per amore, e per adempire la volontà del padre in noi. Che, avendo Dio creato l'uomo alla imagine a similitudine sua solo perché godesse a gustasse lui nella vita durabile, per la ribellione che l'uomo fece a Dio, li fu rotta lavia; sicché le dolcevolontà di Dio; con la quale creò l'uomo, non s'adempiva, cioè d'avere vita eterna; ché non fu creato per altro fine.

Mosso dunque da quella pura e smisurata carità con la quale ci creò, per adempire la sua volontà in noi, ci diè il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo. sicché dunque il Figliuolo di Dio non ragguarda a sé, ma solo d'adempire questa dolce volontà. é fatto dunque tramezzatore tra Dio e l'uomo; e della grande guerra ha fatto pace, perocché con l'umiltà ha vinta la superbia del mondo. Però disse egli: «Rallegratevi ché io ho vinto il mondo» E cioè la superbia dell'uomo. ché non è veruno tanto enfiato, superbo, e sì impaziente, che non diventi umile e mansueto quando considererà e vedrà tanta profondità e grandezza d'amore, vedere Dio umiliato a noi uomini. E però li santi e veri servi di Dio, volendogli rendere cambio, sempre si umiliano; tutta la gloria e la loda dànno a Dio: ricognoscono, loro, e ciò che eglino hanno, solo avere da Dio. Veggono, loro non essere. E ciò ch'eglino amano, amano in Dio, siano in stato o in grandezza quanto si vuole. ché quanto è più grande, più si debbe umiliare, e cognoscere sé non essere: ché nel cognoscimento di sé egli s'umilia e non leva 'l capo o enfia per superbia: ma china 'l capo, e ricognosce, la bontà di Dio adoperare in sé. E così acquista la virtù dell'amore e dell'umiltà: ché l'una è balia e nutrice dell'altra; e senzaesse non potremmo avere la vita. oimé, oimé, chi sarà quello stolto bestiale, che, vedendosi amare, non ami, e che al tutto non levi e toglia da sé l'amore proprio perverso, che è principio e radice d'ogni nostro male? E non so vedere che sia veruno sì indurato, che non ami, vedendosi amare; purché egli non si toglia il lume coll'amore detto. Che segno dà colui che ama? Questo è il segno che appare di fuore. Dimandianne; e vedrete Jeronimo, che fu nello stato vostro: mortificava la carne sua con digiuni, vigilie a orazione, con abito sempre despetto; uccideva in sé la superbia, e con grande sollicitudine, non cercava, ma fuggiva ogni onore e stato del mondo. E pur Dio, coloro che sé umiliano, li esalta; ... avendo lp stato, non perde però la virtù sua, ma raffina, come l'oro nel fuoco, aggiugendovi la virtù della carità. Diventa mangiatore e gustatore dell'anime; non teme di perdere la vita del corpo suo, perocché egli ha presa la forma e il vestimento dello Agnello dolce, Gesù. Perocché non ama sé per sé, né il prossimo per sé, né Dio per sé ma ogni cosa ama in Dio. Non si cura né di vita né di morte né di persecuzione, né di veruna pena che sostenesse; ma attende solo all'onore della somma ed eterna Verità. Or questi sono li segni de' veri servi di Dio. Di questi cotali vi prego e voglio che siate voi, padre. Portatemi il segno della vera umilità non curioso nello stato vostro, ma despetto. Non impaziente per veruna pena o ingiuria che sostenessi, ma con ferma virtù di pazienzia sostenete nel corpo della santa Chiesa infine alla morte, annunziando e dicendo la verità, o consigliando, o per qualunque modo l'avete a dire, senza veruno timore; attendendo solo all'onore di Dio, e alla salute delle anime, e alla esaltazione della Santa Chiesa, siccome figliuolo vero suo, notricato da sì dolce madre. Or in questo dimostrerete la divine dolcecarità insiememente con la pazienzia. Siatemi largo, caritativo spiritualmente, come detto è, e temporalmente. Pensate, che le mani de' poveri v'aiutino a porgere e recare la divina Grazia. Voglio che cominciate una vita e uno vivere nuovo. Non più dormite nel sonno della negligenzia e ignoranzia.

Siatemi, siatemi campione vero. Io v'ho detto che io desidero che siate uno agnello a seguitare il vero Agnello. Ora vi dico, che voglio che siate uno leone, forte a gittare il mugghio vostro nella santa Chiesa; e siate si grande in voce, e in virtù, che voi aitiate a resuscitare lifigliuoli morti, che dentro ci giaciono. E se diceste: doveaverò questo grido e voce forte dell'Agnello? che secondo l'umanità non grida, ma sta mansueto, e secondo la divinità dà potenzia al grido del Figliuolo con la voce della smisurata sua carità; sicché, per la forza e potenziadella divina essenzia e dell'amore che ha unito Dio con l'uomo, con questa virtù è fatto l'agnello uno leone; e stando in su la cattedra della croce, ha fatto sì fatto grido sopra del figliuolo morto dell'umana generazione, che li ha tolta la morte, e data la vita. Orda costui riceveremo la forza: perocché l'amore che trarremo dell'obietto del dolce Gesù, ci farà participare della potenzia del Padre. Bene vedete che egli è così: che né dimonio né creatura ci può costringere a uno peccato mortale; perocché ha fatto l'uomo libero e potente sopra di sé. Nell'amore participiamo il lume e la forza dello Spirito Santo, 'l quale è uno mezzo che lega l'anima col suo creatore, e allumina l'intelletto e il cognoscimento, nel quale lume participa la sapientia del Figliuolo di Dio. O carissimo padre, scoppino e divellansi li cuori nostri a vedere in che stato e dignità la infinita Bontà ciha posti sì per la creazione dandoci la imagine sua, sì perla ricomperazione e unione che ha fatta la Natura Divina nell'umana. Più non poteva dare, che dare sé medesimo a coloro che per lo peccato erano fatti inimici di Dio. Oh ineffabile consumato amore, bene se' innamorato della fattura tua; perocché non potendo tu, Dio, sostenere pena, e volendo fare pace con l'uomo, e la colpa commessa si voleva pur vendicare, non essendo sufficiente puro uomo a satisfare alla grande ingiuria che fatta era a te, Padre eterno; tu ora coll'amore che hai a noi hai trovato il modo, vestendo il Verbo della carne nostra, sicché insiememente t'ha renduto l'onore, e hai placata l'ira tua, sostenendo la pena nella propria carne, cioè della massa d'Adamo, che commise la colpa. Or come dunque, uomo, ti puoi tenere che tu non abbandoni te medesimo ? Tu vedi che egli ha giocato in su la croce, e si ha lassato vincere, avendo vinto. Perocché la morte vinse la morte: fecero uno torniello insieme; al tutto la morte fu sconfitta, e la vita resuscitò nell'uomo. Or oltredunque correte, e non si tenga più il cuore vostro. Arrendasi la città dell'anima vostra: e se non s'arrende per altro, si debbe arrendere perché egli ha messo il fuoco da ogni pane; voi non vi potete voltare né spiritualmente né temporalmente, che non troviate fuoco d'amore.

Pregovi, dunque, e voglio che amiate Cristo in terra. E pregatelo dell'avvenimento suo; e che tosto drizzi il gonfalone della santissima croce sopra gl'Infedeli. E non mirate né voi né gli altri perché li Cristiani si levino e sieno levati, come membri putridi e ribelli al loro dolce capo, perché questo sarà il modo a placarli e farli tornare figliuoli. Pregatenelo, e fatenelo pregare che tosto si faccia. Perdonate alla mia ignoranzia, che tanto presumo di favellare; scusimi l'amore e il desiderio che io ho della salute vostra e della renovazione ed esaltazione della Santa Chiesa, ch'è tanto impallidita, che il cuore della carità pare che sia motto venuto meno. Perocché ognuno le ruba, li tolle il colore a lei, e pollo a sé, cioè, peramore proprio di sé medesimo, dovendo solo attenderere al bene e alla esaltazione sua. Questo è il segno de' superbi, che per essere bene grandi e enfiati, non si curano che la Chiesa sia destrutta, e il Dimonio divori l'anime. Molto è contrario il segno loro, che sono lupi rapaci, a servi di Dio. che sono agnelli e seguitano 'l segno dell'Agnello. E così desidera l'anima mia di vedervi agnello.

Non dico più: ché se io andasse alla volontà, anco non mi ristarei. Raccomandatemi strettamente in Cristo Gesù al nostro Cristo in terra, e confortatelo che non tema per veruna cosa che avvenga. Permanete nella Santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CLXXVIII - A Neri di Landoccio

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti con vero lume, acciocché col lume cognosca la verità del tuo Creatore. La verità sua è questa: che egli ci creò per darci vita eterna; ma per la ribellione che fece l'uomo a Dio,non si compiva questa verità; e però discese alla maggior bassezza che discendere potesse, cioè quando vestì la deità della nostra umanità. E così vediamo con questo glorioso lume, Dio esser fatto uomo; e questo ha fatto per compiere la verità sua in noi: e col sangue dell'amoroso Verbo ci l'ha bene manifestato, in tanto che quello che per fede tenevamo, ci è certificato col prezzo d'esso sangue. E non può la creatura che ha in sé ragione, negare che quello non sia così.

Adunque io voglio che la tua confusione si consumi e venga meno nella speranza del sangue e nel fuoco della inestimabile Carità di Dio, e rimanga solo il vero cognoscimento di te; col quale cognoscimento ti umilierai, e crescerai, e notricherai il lume. E non è egli più atto a perdonare che non a peccare? E non è egli nostro medico, e noi gl'infermi? Portatore delle iniquità? E non ha egli per peggio la confusione della mente, che tutti gli altri difetti? Sì bene. Adunque carissimo figliuolo, apri l'occhio dell'intelletto tuo col lume della santissima fedee ragguarda quanto tu sei amato da Dio. E per ragguardare l'amor suo, e la ignoranzia e freddezza del cuore tuo, non entrare in confusione; ma cresca il fuoco del santo desiderio con vero cognoscimento, e umiltà, come detto è. E quanto più vedi te non corrispondere a tanti beneficii, quanti n'ha fatti e fa il Creatore, più ti umilia,e di' con un proponimento santo: «quello che io non ho fatto oggi, e io il farò ora». Sai che la confusione si scorda in tutto della dottrina che sempre t'è stata data. Ella èuna lebbra che dissecca l'anima e 'l corpo e tienla in continua aflizione, e lega la braccia del santo desiderio, e non lassa adoperare quello che vorrebbe; e fa l'anima incomportabile a sé medesima con la mente disposta a battaglie, e diverse fantasie; tollete il lume sopranaturale, e offuscale il lume naturale. E così giugne a molta infedelità, perché non cognosce la verità di Dio, con la quale egli l'ha creata: cioè in verità la creò per darle vitaeterna. Adunque con fede viva, col desiderio santo, e con speranza ferma nel sangue, sia sconfitto il dimonio della confusione.

Altro non dico. Permani nella Santa e dolce dilezione di Dio. Prego lui che ti doni la sue dolce benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.



CLXXIX - A Francesco di Pipino sarto da Firenze e a monna Agnesa sua donna

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuolo e figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi amatori della virtù; perocché in altro modo non potreste avere la vita della grazia, né partecipare il sangue del Figliuolo di Dio. Poi, dunque, che ella c'è tanto necessaria, e convienci in tutto estirpare da noi li vizii e piantarela virtù e far forza alle nostre passioni sensitive e dire noimedesimi: «innanzi voglio morire che offendere il mio Creatore, e tollermi la bellezza dell'anima mia»; così voglio, carissimi figliuoli, che facciate. Siatemi specchio divirtù; e mettetevi il mondo con tutte le sue delizie sotto ipiedi, e voi seguite Cristo crocifisso. Altro non dico. Permanete nella Santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CLXXX (180) - A Pietro marchese del Monte a S. Maria, quando era senatore di Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissimo e carissimo padre mio in Cristo Gesù, Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo raccomandomivi; con desiderio di vedervi sempre osservatore de' santi comandamenti di Dio, senza i quali niuna creatura può avere in sé la vita della Grazia. E non è neuno che per gentilezza né per ricchezza né per signoria, né prosperità né grandezza si possa ritrarre né iscusare che non sia servo atto a servire a ad osservare questi dolci e santi comandamenti; e' quali sono dati a noi dalla prima e dolce Verità, il quale fu regola e via e vita nostra. E così disse egli: «lo son, Via, Verità e Vita». O reverendo Padre ragguardate al nostro dolce Salvatore, che fu datore della legge, che perfettamente la volle osservare in sé. Bene è adunque grande confusione, e deesi vergognare l'uomo che vede Dio umiliato a sé uomo. Onde se la Ragione si dà a considerarlo, giammai non leverà il capo contra Dio per superbia, né per neuno stato che abbia.

Oh dolce e inestimabile diletta Carità! che se' fatto servo per fare l'uomo libero, e hai dato a te la morte per dare a noi la vita; e se schernito alla obrobriosa morte della Croce per rendere a noi l'onore, il quale noi perdemmo per lo peccato della disobedienzia. oimé trovammo la morte per la ribellione che facemmo a' comandamenti di Dio; a ogni dì cadiamo in questa morte eternale, trapassando le dolcevolontà di Dio. Venne l'Agnello immacolato, svenato, in sul legno della santissima croce, arso al fuoco della divina Carità; e hacci renduta e restituita la grazia con la obedienzia santa sua. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo dolce Gesù che noi seguitiamo questa via e regola de' veri e santi comandamenti, osservandoli in fino alla morte con la memoria del sangue del Figliuolo di Dio, acciò che siamo più animati ad osservarli. O quanto è dolce questa servitudine, che fa l'uomo libero dalla servitudine del peccato!

Ora restringiamo questi comandamenti in due parti: cioè nell'amore e dilezione di Dio e del prossimo. E questo amore fonderemo in uno timore santo di riverenzia; ed eleggeremo innanzi la morte, che offendere a quella cosa che noi amiamo non per timore di pena, ma perch'egli è degno d'essere amato, però che è somma ed eterna Bontà. E quanto più amerete Dio, tanto più si distenderà l'amore al prossimo vostro; sovnendolo spiritualmente e temporalmente, secondo che vengono e' casi, e il tempo che bisogna servire al prossimo suo. E così sarà adempiuta la volontà di Dio, che non vuole altro che la nostra santificazione.

Non dico più. Raccomandovi quanto l'anima mia due piati, de' quali vi parlerà ser Francesco portatore di questa lettera. L'uno si è del monastero di Santa Marta, che sono perfettissime serve di Dio; l'altro si è di Monna Tommasa grande serva di Dio, e a me carissima madre. So veramente, che se non fusse di ragione, nol dimanderebbero. Pregovi caramente che le spacciate 'l più tosto che potete, sì che non abbiano lunghezza di tempo. Non dico più. Innamoratevi e bagnatevi nel sangue del Figliuolo di Dio. Benedicetemi il mio singolare figliuolo e tutti gli altri. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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