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Aprile con santa Caterina da Siena

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2020 09:02
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03/04/2020 08:53
 
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 QUEL CLERO CORROTTO PER CUI BISOGNA PREGARE TANTO…

Il capolavoro riguardante i problemi della Chiesa e l’ampia dottrina sulla Chiesa mistica lo troviamo invece dal cap. 108 al cap.134: possiamo dire che non ha eguali.

E’ importante sottolineare, per una lettura corretta, che per santa Caterina da Siena il “corpo mistico” non è prettamente la Chiesa in generale o le membra, ma solo il clero in tutta la sua gerarchia, dall’ultimo parroco di campagna al Pontefice, quel clero al quale Cristo ha affidato il ministero sacro.

Da questo particolare si comprende l’apprensione di Caterina contro un clero corrotto a causa del quale, pur non “infettando” i Sacramenti, si perdono molte anime, rendendo spesso inefficaci i Sacramenti stessi. Un simile clero è, inoltre, nocivo per se stesso, provocando immenso dolore a Nostro Signore Gesù Cristo che nel sacerdote agisce ed opera nel mondo.

Nel Dialogo, dopo un’accorata preghiera e supplica, Caterina implora la Provvidenza Divina di svelarle i “mali della Chiesa” affinché lei possa avere riguardo a tutti i chierici “materia per accrescere nel dolore, nella compassione, nel desiderio ansioso per la loro salute…”. Il Signore Dio, scrive la santa, volgendo lo sguardo della compassione, comincia ad istruirla ma con questo monito: “…non commettere negligenza nel fare le orazioni, o nel dare l’esempio della vita e la dottrina della parola, riprendendo il vizio e raccomandando la virtù, secondo il tuo potere“.


Vale la pena di leggere questo passo che spiega chi sono i sacerdoti e che cosa c’è nell’Ostia Santa da essi consacrata: “Questa è la grandezza data a tutte le creature dotate di ragione; ma fra queste ho eletto i miei ministri per la vostra salvezza, affinché per mezzo loro vi fosse somministrato il Sangue dell’umile e Immacolato Agnello, l’Unigenito mio Figlio. A costoro ho dato di amministrare il Sole, donando loro il lume della scienza, il calore della divina Carità e il colore unito al calore ed alla luce,cioè il Sangue e il Corpo del Figlio mio! (..)
Dello Spirito Santo è proprio il fuoco; del Figlio è propria la Sapienza; in questa Sapienza i miei ministri ricevono un lume di grazia perché somministrano questo stesso Lume con la Luce che ne proviene e con gratitudine per il beneficio ricevuto da me, Padre Eterno, seguendo la dottrina di questa Sapienza, l’Unigenito Figlio mio! Questo Lume ha in sé il colore della vostra umanità…(…) A chi l’ho dato da amministrare? Ai miei ministri nel corpo mistico della santa Chiesa, affinché aveste vita attraverso il dono del Suo Corpo in Cibo e del Suo Sangue in bevanda. (…)
E come il sole non può dividersi, così nella bianchezza dell’Ostia Io sono tutto unito: Dio e uomo! Se l’Ostia si spezzasse e fosse possibile farne migliaia di frammenti, in ciascuno è tutto Dio e tutto uomo, come ho detto! Come lo specchio può andare in frantumi, e tuttavia non si divide l’immagine che si vede in ogni suo pezzo, così anche dividendo questa Ostia non vengo diviso Io, tutto Dio e tutto uomo, ma sono tutto in ciascuna parte! (…) Essi sono i consacrati da Me, ed Io li chiamo i miei “cristi” perché ho dato loro me stesso da amministrare per voi, ponendoli come fiori profumati nel corpo mistico della santa Chiesa…”

Sappiamo come all’epoca della santa senese vi fossero gran numero di cospiratori contro il legittimo Pontefice – nulla di nuovo per noi oggi – e, nel Dialogo, Caterina non risparmia lezioni divine anche a loro: la Divina Provvidenza rivela a Caterina che la colpa di chi perseguita i ministri e il Papa stesso è ritenuta fra le più gravi delle colpe. In tutto il capitolo 116 spiega le motivazioni: “perché ogni atto di rispetto verso di loro non è fatto a loro ma a Me, in virtù del Sangue che Io ho dato loro da somministrare. Se così non fosse, li rispettereste non più di quanto rispettate ogni altro uomo di questo mondo. Invece dovete riverirli grazie al loro ministero, e dovete ricorrere alle loro mani; dovete ricorrere a loro non per loro stessi, ma in forza del potere che Io ho dato loro, se volete ricevere i santi Sacramenti della Chiesa; se, infatti, pur potendoli ricevere, voi non li voleste, vivreste e morreste in stato di dannazione.”



CHI NON AMA I SACERDOTI, NON AMA LA CHIESA 


Santa Caterina fa presente, anche in alcune Lettere, come sia più facile per certuni vedere Cristo esclusivamente nel povero, nel bisognoso, nel carcerato, mentre poi lo si dileggia e lo si “schiaffeggia” in quel “povero Cristo” che è il sacerdote stesso, e definisce questo atteggiamento di due specie: o ipocrita, e quindi non scusabile, o “per ignoranzia” e allora la Santa consiglia ai Sacerdoti stessi una sollecita opera di diffusione della conoscenza della dottrina, accusando il clero stesso, spesso direttamente i vescovi, di tiepidezza nei confronti delle catechesi al popolo, perché viene perso tempo non ad istruire le anime come Dio vorrebbe, ma a “curare i propri interessi”. Il rimando all’attualità, come possiamo vedere, non manca.

Il filone principale rimane “Dio è Amore”: la Carità è la più grande di tutte, come sottolinea lo stesso san Paolo, e Caterina incide con parole di fuoco questo aspetto ma ribaltando un pò quell’immagine, spesso ipocrita, che concentra la carità esclusivamente in un attivismo che vorrebbe fare a meno di Dio, vorrebbe fare a meno dei sacerdoti e persino della Chiesa stessa.

Basta rileggere attentamente la prima enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas est, per comprendere l’immensa dottrina racchiusa in questo Dialogo e la sua urgente applicazione ai giorni nostri. Chi non ama i sacerdoti, chi non ama la Chiesa stessa: per quante opere di bene possa compiere, viene ripreso da Dio con parole gravi e moniti severi, fino al rischio della dannazione eterna: ” …questa colpa è fra le più gravi in quanto è commessa con la malizia e spesso con deliberazione: essi, infatti, se chiedessero il Lume della Sapienza, capirebbero, ma essi sanno che questo peccato non può essere fatto in “buona coscienza”, e dunque, commettendolo, Mi recano offesa(…) Ecco perché nessuno può dire a mò di scusa: “io non offendo la santa Chiesa né mi ribello, ma colpisco i difetti dei cattivi pastori…” Costui mente sul suo capo e, come accecato dall’amor proprio, non riesce più a vedere chiaramente. Ma in realtà costui vede benissimo, anche se finge di non vedere per far tacere il pungolo della propria coscienza. Se ascoltasse la propria coscienza vedrebbe, come in realtà vede, di star perseguitando il Sangue offerto e non i suoi ministri difettosi. A Me è rivolta l’offesa, così come per Me è la riverenza e mio è ogni danno – scherni, villanie, obbrobri e persecuzioni – che sia fatto a loro! Io reputo fatto a Me quel che gli uomini fanno a loro, poiché questo Io dissi, che non voglio che i miei consacrati siano toccati da altri. Io solo ho il potere di punirli, non altri!”

Non a caso lo stesso venerabile Pio XII tornò a parlare di uno squilibrio grave, di moda, fra coloro che ostentano una fede “Cristo si, la Chiesa no“, sottolineando come questo non può essere accettabile, tanto meno taciuto, perché ne esce un’ immagine di Cristo privata del Corpo e privata dei ministri “santi e santificatori”, riflesso di un Cristo falso e non del Gesù Cristo vivo e vero.



CIECHI CHE GUIDANO ALTRI CIECHI


C’è poi il capitolo 119 riguardante il compito che spetta ad ogni sacerdote e che, se ben esercitato e correttamente applicato, è fermento anche per la società civile. Per santa Caterina da Siena, infatti, è la Chiesa che deve istruire ed ammaestrare la società attraverso il popolo di Dio “foraggiato dai ministri” e laddove questo esercizio si corrompe o si spezza a causa dei “difetti” del clero ne risente tutta la società.

Si comincia con un avvertimento che ancora oggi è più attuale che mai: secondo la dottrina cristiana, qui testimoniata e ribadita, non ci può essere totale separazione fra legge civile e legge morale. La giustizia infatti fa capo ad un solo principio ordinatore, senza il rispetto del quale la legge civile non può né valere, né essere osservata. Dunque, la virtù della giustizia, che comincia dal dover essere praticata verso se stessi, è indispensabile non solo per la vita spirituale ma anche per la vita civile delle nazioni. Una legislazione – spiega il Dialogo – che favorisca la mollezza dei costumi e l’impoverimento spirituale della mentalità corrente non può che annunciare una decadenza civile…

E’ sbalorditivo come questo messaggio sia di una attualità così palese che solo un atto di ripudio sconsiderato può rendere vano il ricorso alla sua applicazione. Lo scopo sarebbe quello di migliorare il nostro tempo che si trova in avanzato stato di decomposizione.

Con parole che vale la pena di leggere attentamente, il Dialogo ammonisce tale sovvertimento a causa dei “sacerdoti cattivi”: “Nessuno Stato si può conservare nella legge civile e nella legge divina in grazia senza la santa giustizia; perché colui che non è corretto e non corregge fa come il membro che è cominciato ad imputridire e se il cattivo medico vi pone l’unguento solo, ma non brucia la piaga, tutto il corpo comincia ad infettarsi, imputridisce e si corrompe. (..) Per timore di perdere lo Stato, le cose temporali o la prelazione, essi non correggono, ma fanno come accecati, e per questo non conoscono in che modo si conservi lo Stato; ché se vedessero come esso si conservi con la santa e vera giustizia, la manterrebbero…(..) il vero è che essi non correggono, perché essi stessi sono in medesimi difetti, o persino maggiori! Si sentono presi dai sensi di colpa e perciò perdono l’ardire e la sicurezza e legati dal timore servile, e sospinti dalla falsa carità, fanno vista di non vedere, oppur se vedono non correggono, anzi, si lasciano contaminare e lusingare con parole d’alloro, rincorrono i molti doni, ed essi stessi trovano scuse e giustificazioni per non punire il male. In essi si compie la parola: – Costoro sono ciechi e guide di ciechi; se un cieco guida l’altro, ambedue cadono nella fossa -, in questo modo nessuna nazione potrebbe sperare nel suo proprio futuro…”

Lo situazione dipende, dunque, dallo stato in cui si trovano i ministri della santa Chiesa! Ci appare importante sottolineare la sollecitudine di Benedetto XVI nell’indire l’Anno Sacerdotale, durante il quale ha promosso una costante riforma dei costumi e della stessa formazione del clero. Sembra andare nella stessa direzione anche il recente annuncio dell’indizione dell’Anno della Fede, che sarà aperto l’11.10.2012 per concludersi il 24.11.2013, nella Solennità della festa liturgica di Cristo re dell’Universo.

 continua....




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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